mercoledì 26 settembre 2018

Il mistero dei 400 portali in pietra scoperti in Arabia Saudita

Grazie a Google Earth sono state individuate 400 strutture geometriche in pietra, simili a dei cancelli, in una zona desertica dell’Arabia. Il loro scopo? Per ora è ancora un mistero.
In Arabia Saudita, nella regione di Harrat Khaybar, sono stati scoperti 400 portali in pietra in prossimità di alcuni crateri vulcanici. Un vero e proprio mistero a cui gli archeologi dovranno trovare una spiegazione: si tratterebbe delle strutture artificiali più antiche della zona, ma in quanto al loro scopo effettivo ancora non si sa nulla.

Misteriose costruzioni a ridosso di un’area vulcanica

La scoperta è stata fatta grazie a Google Earth, strumento che al giorno d’oggi viene utilizzato sempre più spesso in ambito archeologico. Com’è noto, il software genera immagini della superficie terrestre servendosi di foto aeree e satellitari. David Kennedy, professore dell’University Western Australia, in questi anni è riuscito ad individuare quasi 2000 siti archeologici sinora sconosciuti nel solo territorio arabo. Fino ad adesso, però, non si era mai imbattuto in peculiari costruzioni a ridosso di un’area vulcanica.
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Portali antichi di 7000 anni

Le fotografie satellitari hanno rivelato la presenza di 400 strutture geometriche dai lati che vanno dai 13 sino ai 518 metri di lunghezza, edificate sulla lava in una zona dell’Arabia Saudita pressoché desertica. Secondo gli esperti questi portali potrebbero avere un’età di 7000 anni, ma a tutt’oggi “la loro funzione rimane sconosciuta”. Quel che è certo è che si tratta di costruzioni artificiali, edificate dall’uomo, “realizzate probabilmente in un periodo in cui quella zona era molto più florida ed ospitale di quanto non sia ora”, ha ipotizzato il professor Kennedy. Il paesaggio attuale è difatti costituito da campi di lava sterili e inospitali, con una presenza molto ridotta di vegetazione e acqua.
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Qual è la loro funzione?

Secondo la descrizione di Kennedy tutte le costruzioni presentano delle pareti basse, in pietra, ed alcune possiedono anche dei pali agli estremi. Tutte, però, formano delle forme rettangolari con degli orientamenti diversi ed apparentemente privi di una logica precisa, ciò fa escludere anche possibili collegamenti con le costellazioni del firmamento. Nei prossimi mesi saranno avviate delle ricerche sul posto per cercare di risolvere questo nuovo affascinante mistero.

La democrazia europea? Un falso mito: ecco chi vi si nasconde dietro


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L’Europa soffre di una grave malattia chiamata corruzione. Non è un mistero su chi sia ad influenzare pesantemente le istituzioni europee: George Soros, ancora lui.
Di recente è stata resa pubblica la lista dei fedelissimi del finanziere George Soros: nel documento figurano ben 226 parlamentari europei provenienti da ogni ala politica, a partire da Martin Schulz, ex Presidente del Parlamento europeo, passando per Guy Verhofstadt, ex presidente del Belgio, a sette vicepresidenti, commissari e persino questuanti. Queste figure seguono le idee del Soros-pensiero, ossia accogliere più migranti in Europa, l’integrazione dell’Ucraina in seno alla UE e la contrapposizione alla Russia. I membri del Parlamento europeo, com’è noto, sono 751, ciò significa che i fedeli di Soros occupano più di un terzo dei seggi.
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L’influenza di George Soros sul Parlamento Europeo

Ma vediamo in che modo i “tentacoli” di Soros riescano a raggiungere il Parlamento europeo e ad influenzarne la politica. Il proprietario della ONG Open Society Foundation ha avuto modo di incontrare “a porte chiuse e senza alcuna agenda ufficiale” Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, fattore che dà molto da pensare considerando che le proposte della UE per ridistribuire le quote di migranti fra i diversi Paesi somiglino molto ai programmi elaborati da Soros per fronteggiare la crisi. Secondo il finanziere, infatti, l’Unione Europea sarebbe tenuta ad accogliere milioni di immigrati in arrivo dall’Africa settentrionale e dal Medio Oriente, dando a queste persone un aiuto annuale di 15 mila euro e collocandoli in uno degli stati membri in cui desiderano stanziarsi, non necessariamente dove possono essere accolti.

Ungheria fermo oppositore della politica occulta di Soros

Il premier ungherese Victor Orbán ha tacciato l’Unione Europea di essere manipolata da Soros e ritiene che la politica delle “frontiere aperte” proposta dal magnate (di origini ungheresi) sia il motivo della campagna contro l’Ungheria. Il governo ungherese sta tentando di intraprendere un’azione legale tramite una nuova legge che prevede che le ONG sostenute da stranieri, molte di queste appartenenti a Soros, debbano indicare con trasparenza i nomi dei loro finanziatori d’oltremare su un registro pubblico, così come le fonti dei finanziamenti.
Il governo inoltre vorrebbe far chiudere l’Università centrale Europea di Budapest, ateneo fondato da Soros. “L’intera Unione Europea è in difficoltà perché i suoi capi ed i suoi burocrati adottano decisioni come queste. La popolazione appoggia l’ideale dell’Unione Europea. Allo stesso tempo, però, non può sopportare la sua leadership, quando insulta gli Stati membri con cose del genere e quando abusa dei suoi poteri. Tutti in Europa possono vederlo e per questo la leadership europea non viene rispettata”, ha dichiarato il Primo Ministro ungherese.
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I fedelissimi di Soros, pro migranti e anti Russia

Il Gruppo di Visegrád, alleanza fra PoloniaRepubblica CecaUngheria e Slovacchia, sta tentando di resistere alle pressioni dell’Unione Europea per quanto concerne la politica degli immigrati. La European Commission of Migration and Home Affairs sta cercando di imporre un nuovo disegno di legge per rendere obbligatori i contingenti di migranti in ogni Paese europeo e almeno 30 “amici fidati” di Soros stanno lavorando per questa commissione.
Molte delle figure citate nel documento sono conosciute per i loro attacchi alla Russia. La deputata tedesca del partito dei Verdi Rebecca Harms, ad esempio, chiede costantemente al Parlamento europeo delle sanzioni ancora più dure verso Mosca. Il politico liberale belga Guy Verhofstadt non perde occasione per accusare la Russia per qualsiasi cosa vada male nel territorio europeo: esemplificativo il suo articolo “Putting Putin in his Place” dello scorso anno. Tonino Picula, ex premier croato, nel 2012, quando era a capo di un progetto di osservatori dell’OCSE, aveva sostenuto che le elezioni presidenziali russe quell’anno erano state manipolate per favorire l’elezione di Vladimir Putin.
democrazia-europea-falso-mitoGeorge Soros e Guy Verhofstadt

Il cittadino europeo è morto, restano solo ciechi sudditi

La lista degli alleati di Soros mette tristemente in luce perché le politiche attuate dalla UE siano contrarie agli interessi dei cittadini europei. In una parola: corruzione. I politici “ammaestrati” da Soros perseguono i suoi obbiettivi e lottano contro i tentativi di alcuni premier di proteggere gli interessi della propria gente. Chi si oppone a tali politiche deve poi confrontarsi con la resistenza delle élite politiche del proprio Paese. Ne è un esempio lampante lo scontro fra il premier Orbán e la rete di Soros.

Democrazia europa: falso mito

La democrazia europea è dunque soltanto una facciata che nasconde le attività di un sistema gerarchico che ricorda un po’ il feudalesimo, in cui il signorotto locale tiene le redini e comanda su tutto. I politici, così come le persone, sono di sua proprietà, il moderno concetto di “cittadino” è totalmente snaturato, ancora di più quello di “cittadino europeo”. Non si parla più di “potere al popolo”. La pubblicazione dell’elenco di Soros dà una chiave d’interpretazione per comprendere chi davvero governa l’Unione Europea. Un’istituzione che pare ormai lontana dagli ideali iniziali e che sembra diventata un giocattolo in mano ad un uomo appartenente alle forze USA. Che sia giunto il momento, per gli europei, di alzare la testa e cominciare a pensare di cambiare il sistema per evitare altre ingerenze esterne?

In India Bill Gates usa le bambine come cavie umane?

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Il Colonialismo dei tempi moderni è quello dei test clinici, operati su gente povera ed inconsapevole. Un ricco business per le grandi case farmaceutiche a dispetto di tante vite umane, di gente povera ed inconsapevole.
Al giorno d’oggi esiste una nuova forma di colonialismo. Si tratta di quello operato con i test clinici, soprattutto in India, dove si trasformano le persone in cavie umane per testare nuovi farmaci. Questa forma brutale di nuovo colonialismo viene operata dai colossi farmaceutici, che reclutano cavie umane, non informate su quello che viene loro propinato.

Cavie umane a loro insaputa

Quindi da una parte vi sono i colossi farmaceutici e dall’altra cavie umane inconsapevoli. Le cavie non vengono ricompensate e molto spesso si trovano a firmare moduli scritti di cui ignorano il contenuto. Va detto che la maggior parte di loro è analfabeta e non può dunque capire né cosa viene loro proposto, né gli effetti collaterali dei medicinali utilizzati. Perché questo scenario si è verificato specialmente in India? Perché il Paese ha allentato la regolamentazione sugli esperimenti umani, già dal lontano 2005. Da allora i test da parte dei colossi farmaceutici hanno subito un aumento esponenziale. La denuncia era arrivata dallIndependent, che aveva evidenziato tutti i numerosissimi casi di morte registratisi durante questi esperimenti. Addirittura, a seguito dell’inchiesta da parte del giornale, era emerso che nelle aeree tribali dell’Andhra Pradesh i genitori non sapevano nemmeno che alle loro figlie fosse stato somministrato un vaccino contro il papilloma virus.
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Il caso della Fondazione Bill e Melinda Gates

Nell’occhio del ciclone è finita anche la Fondazione di Bill e Melinda Gates. Infatti la Fondazione ha iniziato a testare in particolare il vaccino Cervarix di GlaxoSmithKline su bambine indiane ignare; peccato che l’alibi fosse quello di donare farmaci gratis alla popolazione. In realtà è emerso che il medico di famiglia consigliava questi farmaci, senza spiegare altro. Molte di queste povere cavie umane, reclutate dalla Fondazione Gates, sono morte; altre hanno avuto gravi reazioni avverse che hanno provocato seri disturbi cronici o danni permanenti. Il parlamento indiano ha dichiarato che dei familiari delle persone morte avevano ricevuto somme in denaro, dopo i decessi. Somme ammontanti a pochi migliaia di euro: una cifra ridicola, di fronte alla morte di queste innocenti bambine e rispetto al denaro che si incassa in Occidente grazie alla vendita dei farmaci.
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Un business molto redditizio

Perché la Fondazione Bill Gates ed i Big della farmaceutica delocalizzano in paesi come l’India? Perché il business delle cavie umane è molto proficuo. Bisogna considerare che in Occidente i tempi per le sperimentazioni cliniche sono molto lunghi. Si arriva a parlare, nel campo dei farmaci, anche di 15 anni di tempo richiesto per i test. Inoltre i costi in Occidente sono esorbitanti, mentre in Paesi come l’India sono più bassi addirittura del 60%. Le cavie umane: un ricco business per le grandi case farmaceutiche a dispetto di tante vite umane, di gente povera ed inconsapevole.

I tre migliori rimedi naturali contro la pressione alta

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La natura può venirci in aiuto per sentirci meglio: vediamo insieme tre piante che possono rivelarsi degli efficaci rimedi naturali contro la pressione alta
Gli effetti legati alla pressione alta non vanno sottovalutati poiché potrebbe sfociare in patologie importanti e condurre a complicazioni come infarti ed ictus. L’ipertensione in genere si manifesta attraverso sintomi poco chiari e facilmente associabili ad altri disturbi, come senso di spossatezzaperdita di equilibrio e ronzio alle orecchie. Talvolta la causa scatenante può essere anche uno stato emotivo, accompagnato da difficoltà respiratoria e stato ansioso. Esistono tuttavia dei rimedi naturali per ovviare a questo disturbo, specie se si tratta di episodi sporadici. Così oltre ad adottare una dieta equilibrata, povera di sale, e cercare di mantenere il proprio peso forma, sono tre le piante principali alle quali si può ricorrere per stabilizzare i propri livelli di pressione arteriosa. Vediamo quali sono i rimedi naturali contro la pressione alta.

Biancospino

Il biancospino è una delle piante cardioregolatrici più efficaci poiché svolge un’azione vasodilatatrice ed antiaritmica, oltre ad essere un blando sedativo. Queste caratteristiche lo rendono uno dei rimedi naturali più indicati per combattere l’ipertensione, specialmente nei casi in cui questa sopraggiunga in seguito a momenti critici, stati d’ansia o di tensione nervosa. Il suo effetto vasodilatatore agisce sulle pareti delle arterie e delle coronarie, rilassandole e dilatandole. In tal mondo il sangue fluisce più facilmente ed ossigena maggiormente i muscoli, cuore incluso. Il biancospino può essere assunto in associazione con i farmaci prescritti per l’ipertensione senza problemi poiché non interferisce con la loro azione. È importante, però, consultare il proprio medico per decidere quale sia il dosaggio più adatto da assumere a seconda delle proprie necessità.
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Ulivo

Le foglie di ulivo hanno un potente effetto drenante sui reni. Questi organi, insieme al cuore, svolgono un ruolo centrale per quanto riguarda la pressione arteriosa. Per mezzo delle urine infatti l’organismo si libera dalle scorie, fra cui anche il sodio e gli zuccheri in eccesso, pertanto il sangue viene ripulito e, in assenza di particolari patologie, la pressione arteriosa mantiene livelli ottimali.
Inoltre, i principi attivi contenuti nelle foglie d’ulivo, in modo particolare l’oleuroposide, sono capaci di ridurre la pressione arteriosa sia favorendo la dilatazione dei vasi sanguigni periferici, sia agendo sul metabolismo del rame (presente in alcuni enzimi responsabili della pressione). Hanno inoltre un’azione ipolipemizzante ed antisclerotica. In virtù degli acidi grassi polinsaturi, le foglie dell’ulivo riducono i livelli di colesterolo cattivo, una delle cause principali della formazione di trombi e placche. Le foglie, una volta essiccate, possono essere assunte sotto forma di decotto o di tisana.
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Aglio

L’aglio è considerato il farmaco naturale per eccellenza contro l’aterosclerosi, vale a dire la formazione di placche di colesterolo nelle pareti delle arterie. Come il biancospino e le foglie di ulivo è un efficace vasodilatatore ma la sua peculiarità è l’alto tasso di allicina in esso contenuta, principio attivo che limita l’aggregazione delle piastrine, fattore che può causare ictus, infarti e trombosi. Piccoli quantitativi di aglio, meglio se crudo, possono essere consumate ogni giorno, magari inserite all’interno di una dieta variata. Si possono assumere anche tramite delle perle oleose reperibili in erboristeria che contengono il principio attivo dell’aglio.
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I 1000 burattinai che decidono le sorti del Mondo

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Sarebbe un’élite molto ristretta, pari soltanto ad un migliaio di persone, quella che dirigerebbe nell’ombra le redini del governo mondiale e controllerebbe indirettamente ogni aspetto delle nostre esistenze. Ecco di chi si tratta.
Chi sono i veri padroni del mondo? Un ristretto numero di persone che non supererebbe i 1000 individui a detta di Fortune, rivista che ogni anno classifica le maggiori imprese statutarie statunitensi in base al loro fatturato. Mille persone di cui la maggior parte della popolazione mondiale nemmeno conosce il nome e non ha idea di che volto abbiano, eppure si tratta dei nuovi governatori del mondo odierno.

Da chi è composta l’élite che governa il mondo

I primi 500 sono principalmente degli amministratori delegati, inseriti nella lista di Fortune 500. Questi gruppi internazionali smuovono una rete di affari costituita da 7 milioni di persone. Controllano la produzione di armamenti, di energia, di cibo, di acqua ma anche l’informazione e la politica, divenuta ormai una fedele servetta dell’economia e dei suoi capricci.
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La fame nel mondo e l’obesità: due facce della stessa medaglia

Le strategie predatorie ed egemoniche di questi individui stanno via via devastando il pianeta ed i suoi abitanti. Per fare un esempio concreto, la sola industria del trash food ha condotto i Paesi più agiati ad alimentarsi in maniera sempre meno sana, rendendo sovrappeso oltre 2 miliardi di persone (di cui mezzo miliardo obesi clinici). In questi Paesi, ogni anno, muoiono ben 3 milioni e 400 mila persone per patologie legate ad un’alimentazione errata ed eccessiva. Nel mentre, nel Sud del Mondo, quasi un miliardo di esseri umani vivono nella totale indigenza, soffrendo la malnutrizione36 milioni i morti ogni anno a causa della fame. E pensare che circa il 40% del cibo prodotto da tali industrie controllate dai 1000 viene buttato.
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Sarebbero sufficienti circa 50 miliardi di dollari per evitare queste morti. Una cifra risibile se si considera che vengono spesi circa 500 miliardi soltanto per la pubblicità e ben 1800 per gli armamenti. Nei Paesi “poveri”, o meglio, impoveriti, sino a 40 anni fa, prima che le “super èlite” economiche vi allungassero le mani, non si soffriva di malnutrizione. La distruzione delle economie di sussistenza, l’imposizione di monocolture finalizzate alla produzione di mangime per animali da allevamento e l’abbattimento dei dazi doganali hanno rotto un equilibrio millenario.

5 banche padrone dell’economia virtuale

I restanti 500 “padroni del globo” a detta dell’Ufficio del Tesoro statunitense sarebbero personalità legate prettamente al mondo finanziario. Si tratta di cinque banche: Bnp-ParibasCredit SuisseUbsDeutsche Bank  e Citycorp-Merill Linch. A queste si aggiungono cinque divisioni bancarie e società di intermediazione mobiliare come Hsbc UsaCitybankGoldman SachsJ.P. Morgan e Bank of America. Queste figure gestiscono l’economia virtuale che ha superato di gran lunga quella reale. Un ingente flusso di capitale che circola attraverso i computer di banchieri e speculatori internazionali ai quali è stato permesso di monitorare persino l’emissione della moneta.
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I capi di governo dei 35 Stati membri dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), fra cui anche l’Italia, sono dei “vassalli” di questi 1000 signori che tengono le redini del potere, e sono – in maniera conscia o meno – complici di una vera e propria “colonizzazione” delle coscienze. La maggior parte dei capi di governo oggi paiono infatti recitare un copione dove è già tutto scritto e deciso da tempo. Il primo esempio della storia fu Ronald Reagan nel 1980. Uscire dagli schemi predefiniti non è contemplato, pena la sostituzione dell’attore in questione.

Un potente e pericoloso governo ombra

Questi 1000 burattinai costituiscono una sorta di governo ombra a livello mondiale che si accaparra consenso tramite la grande macchina dei favori. Un esempio significativo è il Nobel per la pace dato all’ex presidente degli Usa Barack Obama. La maggior parte degli intellettuali come economisti, giornalisti, politici, docenti paiono essere caduti in questa rete. Il dissenso non è concesso, pena l’emarginazione o, peggio ancora, l’eliminazione fisica. Basti pensare a Saddam Hussein e Mu’ammar Gheddafi, oppure, pensando ad esempi di casa nostra, ad Aldo Moro e ad Enrico Mattei. Una politica oligarchica che sicuramente nulla ha di democratico: una prigione di vetro della quale non possiamo scorgere nemmeno le sbarre.
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Mediterraneo discarica nucleare: le bombe inabissate dagli USA in Italia

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Al largo delle coste italiane gli Stati Uniti hanno occultato interi arsenali di ordigni bellici vietati, incluse bombe chimiche, che stanno tuttora avvelenando il Mediterraneo. 
La Seconda guerra mondiale miete ancora delle vittime, a oltre settant’anni di distanza dalla sua conclusione. E lo fa in Italia, per la precisione nel mar Mediterraneo, al largo delle coste del Bel Paese, dove gli alleati anglo-americani hanno affondato in maniera deliberata interi arsenali di ordigni vietati, caricati con sostanze chimiche, destinati ad annientare Germania, Italia e Giappone. Bombe chimiche pronte all’uso ma illegali perché vietate dal Protocollo di Ginevra datato 17 giugno 1925.

Discariche chimiche nel Mare Nostrum

Quasi tre quarti di secolo dopo, quegli ordigni a base di sostanze chimiche – fra cui fosforofosgenearsenico e iprite – si trovano ancora nel mar Mediterraneo e lo stanno lentamente, ma inesorabilmente, avvelenando. Queste discariche chimiche, inoltre, vennero realizzate all’insaputa delle autorità italiane, nascondendo gli arsenali in fretta e furia al termine della guerra. Lo scopo probabilmente era evitare che venisse alla luce il fatto che si trattasse di ordigni vietati non impiegabili nel corso del conflitto.
I documenti che riguardano l’operazione di occultamento delle bombe sono ancora parzialmente top secret. Tuttavia, diverse ricognizioni effettuate sui fondali dei nostri mari hanno permesso di individuare con una certa precisione le aree in cui sono collocati tali ordigni. In alcuni casi, sono stati anche trovati i relitti di diverse bombe chimiche. Secondo uno studio diffuso dall’Ispra nel 2006, i veleni tossici presenti all’interno degli ordigni sono già penetrati nella catena biologica e giunti fino a noi.
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Le conseguenze degli ordigni chimici sull’ambiente e l’uomo

Chi ne ha fatto le spese? In primo luogo i pescatori: anche in questo caso si è cercato di occultare i documenti per evitare che divenissero di pubblico dominio. Le cartelle cliniche dei pescatori colpiti da particolari malattienon sono accessibili poiché secretate secondo quanto disposto da Winston Churchill. L’allora premier della Gran Bretagna poteva imporre tali decisioni in quanto al tempo i porti italiani erano sotto il controllo deimilitari d’Oltremanica. Gli ordigni chimici inabissati nei mari italiani verso la fine della Seconda guerra mondiale sono stati oltre 200 mila.

Dove si trovano gli ordigni chimici inabissati?

Le bombe proibite finora localizzate si trovano nei fondali bassi, al largo di Molfetta e del Gargano, altre poco distanti dall’isola di Ischia e nel mare di Sardegna. La scelta di inabissare alcuni di questi ordigni nel mareAdriatico può essere definita doppiamente criminale dato che si tratta di un bacino chiuso le cui acque superficiali impiegano per il ricambio oltre un centinaio di anni.
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Nessuna scusante

Le circostanze eccezionali della Seconda guerra mondiale non possono essere ritenute un’attenuante poiché gli Stati Uniti sembrano considerare i nostri mari una discarica in cui eliminare armi illegali. Ciò che è avvenuto nel 1945 si è poi ripetuto durante il conflitto nella ex Jugoslavia. In tale frangente ad essere gettati nell’Adriatico furono gli ordigni a base di uranio impoverito che, a distanza di vent’anni, si trovano ancora lì, a dispetto delle promesse di bonifica fatte sia dai governi italiani che dalla Nato. Gli unici che, invece, avrebbero dovuto occuparsi di bonificare i mari che hanno avvelenato, ovvero gli Stati Uniti, se ne sono lavati le mani, lasciando nelle nostre acque le loro bombe fuorilegge.

INQUINAMENTO: IN ITALIA AUMENTANO I TUMORI INFANTILI

Molfetta (24 settembre 2018) - foto MP


 di Gianni Lannes

Va tutto bene? Il cancro industriale è una cancrena istituzionale: quello bellico (ignorato) è anche peggio. Un esempio? Taranto dove i cinquestelle avevano promesso la chiusura della micidiale acciaieria in campagna elettorale solo per raccattare voti. Nel belpaese aumentano le malattie oncologiche nelle zone più inquinate con tanto di autorizzazione dello Stato italiano e delle regioni, mentre sale l’incidenza tra i più giovani. Altro che morbillo e vaccini obbligatori. A proposito: l'aerosolchemioterapia bellica della NATO che perdura in Italia dal 2002, influisce ad ammorbare l'aria?





 Molfetta (24 settembre 2018) - foto MP



La comunità scientifica è al corrente da tempo: l’inquinamento di acqua, terra e aria ha ricadute pesanti sul benessere e rappresenta un fattore di rischio acclarato per lo sviluppo di malattie a carico dell’apparato respiratorio e cardiovascolare e, per l’appunto, di malattie oncologiche. Se ne è discusso il 19 settembre scorso alla Camera dei Deputati in occasione del convegno “Emergenza cancro – fattori ambientali modificabili e stili di vita non corretti”, organizzato dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) in collaborazione con Confassociazioni Ambiente.


 Molfetta (24 settembre 2018) - foto MP
  
I dati ufficiali parlano chiaro, basta compulsarli fino in fondo: già nel 2016 il ministero della Salute aveva diffuso una mappa delle aree più contaminate d’Italia, associata al rischio di sviluppare malattie oncologiche: dai dati emergeva un incremento che arrivava fino al 90% in soli 10 anni, in particolare per tumore alla mammella, alla tiroide e mesotelioma, notoriamente legati all’esposizione a diossina, amianto, petrolio, policlorobifenili e mercurio. Ma c’è dell’altro: gli effetti dell’inquinamento colpiscono soprattutto i più piccoli. Uno studio condotto nel 2017 dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, attestano ancora gli scienziati al convegno capitolino, ha evidenziato una maggiore incidenza di tumori nei bambini tra 0 e 14 anni e negli adolescenti tra 15 e 19 anni nell’area europea che comprende Italia, Cipro, Malta, Croazia, Spagna e Portogallo. la tendenza è confermata dall’ultimo rapporto Sentieri (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento) dell’Istituto Superiore di Sanità, che rileva un’“emergenza cancro” tra i più giovani, con un aumento medio del 9% dei tumori maligni infantili (soprattutto linfomi non-Hodgkin, sarcomi e leucemie) in 28 dei 45 siti italiani maggiormente inquinati.

 Molfetta (24 settembre 2018) - foto MP

I tumori infantili non sono così rari come si vuol far credere alla popolazione: “Generalmente si pensa al cancro come a una malattia della terza età e si sostiene che il trend continuo di incremento di tumori nel corso del XX secolo in tutti i Paesi industrializzati possa essere spiegato mediante la teoria dell’accumulo progressivo di lesioni genetiche stocastiche e il miglioramento continuo delle nostre capacità diagnostiche”, ha dichiarato Ernesto Burgio, membro dell’European Cancer and Environment Research Institute (Eceri) di Bruxelles. “In genere si afferma che i tumori infantili sono una patologia rara. È opportuno però ricordare come, in termini assoluti, uno su 5-600 nuovi nati si ammalerà di cancro prima del compimento del quindicesimo anno d’età; come, nonostante i significativi miglioramenti prognostici degli ultimi decenni, il cancro rappresenti la prima causa di morte per malattia nei bambini che hanno superato l’anno d’età; come anche in questa fascia d’età, a partire dagli anni 1980-90, si sia assistito a un aumento significativo della patologia tumorale”.In ogni caso, l'avvelenamento dell'aria è uno dei fattori inquinanti più pericolosi e più taciuti.


riferimenti:


Yemen, Spagna blocca armi ai sauditi. E l’Italia?

Yemen – Il recente massacro di bambini yemeniti condotto dalla coalizione a guida saudita ha spinto il ministero della Difesa spagnolo a cancellare un accordo da 9,2 milioni di euro per vendere bombe di precisione Saudis 400 al regime saudita.
spagnaIl ministero della Difesa spagnolo ha annunciato lunedì scorso che restituirà i 9,2 milioni di euro già pagati dall‘Arabia Saudita per acquistare 400 bombe di precisione di fabbricazione spagnola, per timore che potrebbero essere utilizzate per colpire persone innocenti nello Yemen, secondo quanto riferito da El Mundo. L’accordo sulle armi era stato negoziato e messo a punto dagli ex ministri della Difesa Pedro Morenés Eulate e Maria Dolores de Cospedal.
Tuttavia, il recente attacco terroristico contro un autobus che trasportava studenti yemeniti, che ha causato l’uccisione di 51 persone, tra cui 40 bambini, ha spinto il ministro incombente Margarita Robles a rivedere tutti gli accordi sulle armi con il regno arabo. La recente decisione di congelare il contratto di vendita di bombe sarebbe la prima fase del processo di revisione.
Amnesty International afferma che la Spagna è il quarto Paese nella lista dei principali esportatori di armi al regime di Riyadh. In uno dei contratti più recenti, il costruttore navale spagnolo di proprietà statale Navantia ha firmato un contratto da 1,8 miliardi di euro per vendere cinque piccole navi da guerra all’Arabia Saudita. L’accordo è stato firmato ad aprile dal principe ereditario saudita e dal ministro della Difesa Mohammed bin Salman dopo l’incontro con il suo omologo spagnolo Cospedal a Madrid.
La decisione del ministero della Difesa spagnolo di fermare l’accordo sulle armi che aveva siglato in precedenza con Riyad ha aperto la porta alla possibilità che la Spagna si possa unire a Paesi come Svezia, Canada, Finlandia, Norvegia, Belgio o Germania, che hanno già sospeso le esportazioni di armi al Coalizione guidata dai sauditi.
Tra il 2015 e il 2017, la Spagna ha esportato 1,2 miliardi di euro di equipaggiamento militare per la coalizione saudita, secondo un rapporto pubblicato a marzo da Amnesty International. Il Parlamento europeo ha esortato i suoi Stati membri a interrompere queste vendite in numerose occasioni, ammettendo che l’alleanza militare guidata dall’Arabia Saudita viola il Diritto internazionale umanitario utilizzando queste armi per attaccare la popolazione civile e bombardare ospedali, mercati e scuole.
L’aggressione militare contro lo Yemen ha finora ucciso oltre 15mila yemeniti e messo milioni sull’orlo della carestia. Ha anche provocato una devastante epidemia di colera. Paesi europei come la Francia e la Gran Bretagna hanno fornito miliardi di armi alle forze armate saudite nonostante gli appelli internazionali per fermare i loro accordi sulle armi.

In Yemen continuano a cadere bombe made in Italy

La Rmw è un’azienda tedesca con sede a Ghedi, in provincia di Brescia e con la fabbrica in Sardegna, più precisamente nella provincia di Carbonia-Iglesias, una delle provincie più povere d’Italia. Secondo il report pubblicato dall’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (Opal), nel settembre 2016 sono state ritrovate in Yemen più di cinque bombe inerti sganciate dall’aviazione dell’Arabia Saudita e riportanti la sigla “Commercial and Government Entity (Cage) code A4447”, sigla che le ricollega inevitabilmente all’azienda Rmw Italia.
Nonostante i vari richiami dell’Onu, nonostante la legge n°185 del 1990 che vieta allo Stato Italiano di vendere armamenti a “Paesi in stato di conflitto armato”, l’Italia continua a sovvenzionare la Rmw. Nel 2016 le licenze di esportazione rilasciate dal ministro degli Esteri italiano alla Rmw ammontavano a 489,5 milioni di euro.
di Giovanni Sorbello

LA PIANTA CONTRO IL CANCRO CHE TUTTI DOVREMMO TENERE IN CASA: uno studio italiano conferma le sue grandi proprietà anti tumorali

Aloe vs cancro: l’estratto è una potenziale arma contro il tumore al cervello, studio italiano
L’aloe ha proprietà anti tumorali in caso di glioblastoma multiforma, una grave forma di cancro al cervello. La scoperta arriva dai ricercatori italiani dell’IRCCS di Pozzilli che hanno analizzato gli effetti dell’estratto di aloe, aloe-emodina, sia in vivo, sia in vitro, ottenendo risultati decisamente positivi che però hanno bisogno di ulteriori studi.
Un estratto dell’aloe potrebbe diventare un ottimo alleato nella guerra contro il cancro al cervello, il glioblastoma multiforme: un recente studio italiano ha dimostrato infatti che è in grado di inibire la crescita tumorale. Lo studio del Laboratorio di Neuropatologia Molecolare dell’Unità di Neuropatologia dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli è stato pubblicato sulla rivista Environmental Toxicology con la firma della dottoressa Antonella Arcella che ci spiega i dettagli dell’esperimento.
Aloe nemica del cancro. La dottoressa Arcella ci spiega che la sperimentazione si è concentrata su un estratto della pianta di aloa, l’aloe-emodina, visto che studi passati avevano suggerito le sue proprietà antineoplastiche, che però non erano state testate su cellule di glioblastoma. Per saperne di più, gli scienziati italiani hanno effettuato alcuni test sia in vitro, sia in vivo e, in entrambi i casi, hanno potuto osservare che l’aloe-emodina è in effetti in grado di causare una inibizione della crescita tumorale nelle cellule coltivate in laboratorio, così come nei modelli animali in cui la sostanza è riuscita a limintare lo sviluppo della malattia.
Cos’è il glioblastoma multiforme. Il glioblastoma multiforme è considerato il più grave e comune tumore al cervello degli adulti ed ha un trattamento che di solito è chirurgico, al quale si associano chemio e radioterapia. Le cellule di questo cancro però sono molto invasive, riescono a reagire e adattarsi, incrementando il rischio di recidiva che spesso ha una prognosi molto negativa.
Non possiamo ancora cantare vittoria. I ricercatori, per quanto entusiasti dei risultati ottenuti, fanno sapere però che saranno necessari ulteriori studi per capire se questa sostanza possa esseere effettivamente utilizzata come coadiuvante alle terapie attualmente impiegate. “Ci sarà naturalmente bisogno di approfondire l’azione della molecola – spiega la ricercatrice – e di valutare l’effetto dell’aloe-emodina associato al temodal (attuale farmaco per la terapia del tumore cerebrale) e analizzare gli eventuali effetti tossici su cellule normali, prima di poter pensare a un uso clinico. La prospettiva che ci si apre è molto interessante: l’aloe emodina potrebbe diventare un’arma in più contro il glioblastoma”.
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