Visualizzazione post con etichetta NEWS DAL COSMO. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta NEWS DAL COSMO. Mostra tutti i post

sabato 21 dicembre 2019

Gli scienziati russi registrano un forte aumento dell'attività solare


22.03.2019

L'attività del Sole è aumentata in modo significativo e continua a bruciare il "carburante" del ciclo precedente. Lo riferisce oggi il Laboratorio di Astronomia dell'Istituto di fisica dell'Accademia russa delle scienze.

"Un forte aumento dell'attività solare è stato osservato sui monitor spaziali nelle ultime 24 ore, che forniscono informazioni sul flusso di raggi X del Sole", afferma il rapporto.

Il 20 e il 21 marzo sono stati notati sul Sole tre lampi di classe C. Per la prima volta in diversi mesi, l'Indice dell'attività flare ha raggiunto il livello giallo con un valore di picco di 3,5 su una scala di 10 punti.

Oggi gli scienziati hanno registrato un altro lampo di classe C con un picco di 4,8.

Allo stesso tempo, gli esperti hanno notato che il venticinquesimo ciclo di attività solare di undici anni non è ancora iniziato. Secondo loro, il Sole continua a bruciare il "carburante" del ciclo precedente. I campi magnetici si formano sotto la superficie della stella e sono trasportati dai flussi di plasma verso l'esterno, insieme con l'energia in eccesso.


"È questa energia che viene espulsa sotto forma di lampi", spiegano gli scienziati. Queste stime dimostrano che l'aumento dell'attività solare nei prossimi 10 anni potrebbe far aumentare le temperature e accelerare i cambiamenti climatici. 


mercoledì 18 dicembre 2019

IL FENOMENO HA LA POTENZA NECESSARIA PER PORRE FINE IN UN SOLO COLPO ALLA TECNOLOGIA DEL MONDO MODERNO.


NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO

L'ignoranza della maggior parte degli uomini degli eventi che incombono sull'umanità si è diffusa anche tra i più intelligenti. Tutti coloro che dovrebbero discutere in merito agli sviluppi scientifici che faranno crollare la pace e la verità nel mondo, ammutoliscono per paura. I grandi cambiamenti si avvicinano, perché l'uomo non è cambiato nonostante i tanti annunci benevoli che gli ho inviato. Per questo riceverà il frutto della propria debolezza. Il momento si avvicina sempre di più…










Questa volta gli esperti sono tutti concordi. Una tempesta geomagnetica come quella che si è prodotta sulla terra lo scorso martedì, non è un fenomeno isolato. E nonostante che quella che ci ha colpiti la settimana scorsa, sia finora la più potente dell’attuale ciclo solare, non abbia avuto conseguenze rilevanti, in futuro potremmo non essere così fortunati.


Un fenomeno simile, in effetti, possiede la potenza necessaria per porre fine in un solo colpo, alla società tecnologica del mondo moderno.


Una tormenta solare sufficientemente forte, potrebbe in effetti destabilizzare anche in modo catastrofico, una buona parte della nostra tecnologia. Diversi specialisti hanno affermato sabato nel corso della riunione della Società Americana per il Progresso della Scienza (AASS), che il mondo moderno, dipende in modo eccessivo dalla rete di satelliti. La navigazione marittima ed aerea, la sincronizzazione tra i computers, le reti di telecomunicazioni, i sistemi GPS, gli apparati elettronici di ogni genere… Le tecnologie, tutte quante, sono estremamente vulnerabili ai “mutamenti di tempo” spaziale.


Le conseguenze, nel caso di una grande tormenta solare, sarebbero nefaste per la rete di satelliti che orbitano intorno alla terra, molti dei quali verrebbero “carbonizzati”, ma anche per le centrali elettriche di tutto il mondo, i cui trasformatori verrebbero resi inutilizzabili, provocando tagli nella distribuzione dell’energia elettrica, che potrebbero durare settimane e perfino mesi.


Attendendo la grande tormenta


La tormenta dello scorso martedì è l’inizio di una situazione che, secondo gli scienziati, può solo peggiorare. Di fatto, siamo appena all’inizio dell’attuale ciclo solare e ci si attende che l’attività dell’Astro Re si vada facendo sempre più intensa nei prossimi undici anni.


“Non é una questione se succederà – spiega Jane Lubchenco, responsabile dell’Amministrazione Nazionale Oceanica e Atmosferica degli Stati Uniti – ma di quando succederà e di quanto forte sarà.


L’ultima volta che abbiamo avuto un massimo nel ciclo solare, circa dieci anni fa, il mondo era un luogo molto diverso. Oggi i cellulari sono ovunque. Certamente c’erano anche prima, ma non dipendevamo da loro per così tante cose diverse.”


Per questa esperta, “molte delle cose che diamo per certe e garantite, oggi dipendono sempre di più dalla meteorologia spaziale anche durante l’ultimo massimo del ciclo solare.”


Nonostante il rischio, gli esperti ammettono che, attualmente, potenzialmente possiamo fare molto poco per predire una tempesta solare pericolosa. Quello che dovremmo fare, sarebbe “blindare” in qualche modo le reti e le centrali elettriche, intervenendo in qualche modo che ci permetta in caso di allarme, di spegnerle rapidamente nelle zone più sensibili, fino a che il pericolo non sia passato.


“Il problema è la dipendenza dal GPS” “Per favore, che non si diffonda il panico – ha detto StephanLechner, direttore del Centro Riunito di Investigazione della Commissione Europea -strafare servirebbe solo a peggiorare la situazione” per questo esperto, la ragione della vulnerabilità del mondo moderno, affonda le radici nella sua dipendenza dai sistemi di posizionamento globale, o GPS, senza i quali non sarebbe più possibile la navigazione marittima e aerea, né la sincronizzazione delle reti informatiche e degli equipaggiamenti elettronici.


"Il GPS ci ha aiutato – ha asserito Lechner sabato – ma ci ha anche creato una nuova dipendenza” che si estende dal settore aereospaziale alla produzione di radio e TV digitali, ai servizi finanziari e alle agenzie governative. Nella sola Europa, ha affermato, esistono 200 operatori di telecomunicazioni e “nessuno di loro è standardizzato”. 


Impossibile da prevenire.

Di fronte all’attuale impossibilità di prevenire una tormenta solare in grado di provocare la catastrofe, i governi del mondo dovrebbero elaborare strategie di cooperazione che permettano di condividere ogni informazione vitale, anticipando in questo modo i danni locali che questa tempesta potrebbe provocare. Sfortunatamente, nonostante l’attuale dispiego di mezzi, continuiamo a non sapere quando questa tempesta devastatrice potrebbe giungere a compimento.


"Attualmente - ha affermato da parte sua Juha-PekkaLuntama, dell’Agenzia Spaziale Europea - non possiamo dire se ci sarà una grande tempesta nei prossimi sei mesi, ma possiamo senz’altro dire che ci sono tutte le condizioni perché questa tempesta si verifichi.


Lo scorso martedì, una grande eruzione solare, la più grande rilevata negli ultimi cinque anni, ha indirizzato verso la terra un’enorme fiume di particelle di plasma a una velocità di 900 km al secondo.


L’eruzione è stata della classe X, la più potente di cui il sole sia capace, che ha prodotto spettacolari aurore e ha destabilizzato alcuni sistemi di comunicazione, ma i suoi effetti si sono limitati quasi esclusivamente a latitudini molto a nord del nostro pianeta.


“Si potrebbe pensare – affermò Luntama – che questa volta eravamo ben protetti. Ma risulta che i campi magnetici erano allineati in parallelo, per questo non è successo molto. Se così non fosse stato, le cose sarebbero andate molto diversamente.”



lunedì 21 ottobre 2019

SPACEX: PRONTO IL LANCIO DI 30.000 SATELLITI STARLINK PER INTERNET


Space X aveva chiesto alla International Telecommunication Union la possibilità di mettere in orbita 12.000 satelliti per le telecomunicazioni. Gli è stato concesso. Non basta. Ora ha chiesto la possibilità di mettere in orbita altri 30.000 satelliti!

SpaceX ha depositato presso l’International Telecommunication Union la richiesta per lanciare fino a 30mila satelliti che andranno ad espandere la costellazione Starlink. A riferirlo SpaceNews, secondo cui nel documento la società americana sottolinea la necessità di aumentare la disponibilità della propria rete.

Ovviamente il fatto che SpaceX abbia depositato la richiesta non significa che il lancio dei 30.000 satelliti sia imminente, ma dimostra come il progetto della compagnia stia andando a gonfie vele. A quanto pare il prossimo anno saranno lanciati in orbita solo poche centinaia di satelliti, ma SpaceX ha messo in preventivo un importante aumento della richiesta soprattutto nei paesi sottosviluppati in cui la disponibilità di internet è praticamente inesistente.

Probabile che la richiesta sia da intendere anche come un passo in avanti nei confronti della concorrenza. Il settore infatti ha registrato il crescente interesse da parte di ricchi imprenditori, che lo vedono come possibile fonte di guadagno per il futuro.

L’ITU e la Federal Communications Commission degli Stati Uniti hanno già approvato la richiesta della società di accesso allo spettro per quasi 12mila satelliti, a cui si aggiunge questo nuovo fascicolo da 20 documenti, ognuno dei quali richiede l’autorizzazione per 1.500 satelliti in varie orbite terrestri basse. La società intende piazzarli ad un’altitudine tra i 328 ed i 579 chilometri, il che ha già provocato qualche malumore in quanto si tratta di una zona in cui le agenzie spaziali spesso fanno volare i veicoli con equipaggio, compresa la Stazione Spaziale Internazionale.

A riguardo, Roger Thompson ha affermato che questa vera e propria inondazione potrebbe avere “un impatto sui futuri voli spaziali con gli umani”.

lunedì 9 settembre 2019

Otto asteroidi stanno per sorvolare la Terra: quali sono i rischi

Credit: urikyo33


I programmi di monitoraggio della NASA e dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea) hanno determinato che lunedì 9 settembre saranno ben otto gli asteroidi che sorvoleranno la Terra. Soltanto due di questi passeranno al di sotto della distanza che definisce un oggetto potenzialmente pericoloso. Il più grande del gruppo transiterà a 13 milioni di chilometri dalla superficie terrestre.

SPAZIO E TEMPO 9 SETTEMBRE 2019 10:44 di Andrea Centini

Nelle prossime ore ben otto asteroidi si avvicineranno al nostro pianeta, ma senza presentare alcun rischio di impatto. Il sorvolo dei sassi spaziali, infatti, avverrà a milioni di chilometri dalla superficie terrestre, una distanza di sicurezza che almeno per il momento non preoccupa gli scienziati. Soltanto due degli otto oggetti celesti passeranno al di sotto delle 0,05 Unità Astronomiche (una UA è pari a circa 150 milioni di chilometri, lo spazio che separa la Terra dal Sole), ovvero a poco meno di 8 milioni di chilometri da noi. Si tratta della distanza limite che, in base alla classificazione della NASA può rendere un oggetto potenzialmente pericoloso per la Terra, ovvero un PHO (Potentially Hazardous Object), che può essere sia un asteroide che una cometa.


Nel caso di 2019RX1 e 2019QZ3, i due asteroidi del gruppo di otto che passeranno più vicini, non sono tuttavia nemmeno classificati col codice di PHO, perché per essere potenzialmente pericoloso un oggetto deve avere un diametro di almeno 150 metri. Nel caso di 2019RX1 e 2019QZ3, entrambi scoperti quest'anno, il diametro stimato è rispettivamente di 28 e 40 metri, come riportato dal sito dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA) che monitora i cosiddetti NEO (Near Earth Object), gli oggetti che transitano nei pressi della Terra. Nel caso in cui oggetti di queste dimensioni dovessero schiantarsi sul nostro pianeta produrrebbero seri danni locali; basti pensare alla “meteora di Čeljabinsk” che esplose sui cieli della Russia causando un migliaio di feriti, o all'asteroide che nel 1908 rase al suolo la foresta di Tunguska. Simili oggetti causerebbero una catastrofe precipitando in un ambiente urbano, ma non avvierebbero processi di estinzione di massa come l'asteroide chicxulub di 10-14 chilometri che cadde sulla Terra 66 milioni di anni fa, spazzando via i dinosauri non aviani e molti altri gruppi animali. 2019RX1 e 2019QZ3 transiteranno a circa 3,7 milioni di chilometri di distanza, a una velocità compresa tra i 12 e 13 chilometri al secondo.


Tra gli otto oggetti che ci "saluteranno", quello da tenere sotto controllo con maggiore attenzione è 2008SR1, un colosso con un diametro compreso tra i 230 metri e il mezzo chilometro, potenzialmente in grado di innescare una vera e propria catastrofe su scala regionale. Fortunatamente sorvolerà la Terra nel tardo pomeriggio di lunedì 9 settembre in assoluta sicurezza, a 0,09 Unità Astronomiche di distanza, ovvero poco più di 13 milioni di chilometri. Per il 9 settembre era previsto un potenziale impatto dell'asteroide 2006QV89, tuttavia scienziati dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA) e dell'Osservatorio Europeo Australe (ESO) hanno recentemente confermato che non avremmo corso alcun pericolo. L'asteroide scoperto nel 2006 effettuerà un sorvolo totalmente sicuro il prossimo 27 settembre a poco meno di 7 milioni di chilometri di distanza. Il fatto che venga intercettato e monitorato un numero così cospicuo di asteroidi rispetto al passato è molto positivo, perché si potranno prendere delle contromisure nel caso in cui un oggetto celeste dovesse effettivamente puntare la Terra.


Un altro mostruoso asteroide si avvicina alla Terra: 2000 QW7 è lungo 5 volte il Pirellone di Milano



L’asteroide 2000 QW7, scoperto esattamente 19 anni fa, il 14 settembre 2019 compirà un passaggio ravvicinato alla Terra, a una distanza stimata di 5,3 milioni di chilometri. Si tratta di un oggetto potenzialmente pericoloso a causa della sua orbita e delle dimensioni considerevoli; è lungo infatti 650 metri, cinque volte il famoso grattacielo Pirelli del capoluogo lombardo.

SPAZIO E TEMPO 27 AGOSTO 2019 16:06 di Andrea Centini

Sabato 14 settembre il gigantesco asteroide 2000 QW7 classificato come “potenzialmente pericoloso” dalla NASA effettuerà un passaggio ravvicinato alla Terra, ma fortunatamente senza alcun rischio di impatto con la superficie del nostro pianeta. Il “sasso spaziale”, infatti, in base ai calcoli del Center for Near Earth Object Studies (CNEOS) sfreccerà a oltre 23mila chilometri orari a una distanza minima di 0,03564 unità astronomiche (una UA è pari alla distanza media che separa la Terra dal Sole, circa 150 milioni di chilometri); sono circa 5,3 milioni di chilometri.

Potenzialmente pericoloso. Poiché il passaggio dell'asteroide 2000 QW7 avverrà al di sotto delle 0,5 unità astronomiche e le sue dimensioni sono superiori ai 150 metri, la NASA lo ha inserito nella famigerata lista dei NEO (Near Earth Object) potenzialmente pericolosi per la Terra. L'oggetto celeste ha infatti una larghezza stimata di 290 metri (quanto la Tour Eiffel) e una lunghezza di ben 650 metri, circa cinque volte il grattacielo Pirelli di Milano – meglio conosciuto come Pirellone – o due volte l'immenso Empire State Building di New York. È un vero e proprio gigante che viene costantemente monitorato dagli scienziati; in caso di impatto, del resto, potrebbe provocare danni regionali enormi, ma non all'altezza di quelli innescati dall'asteroide chicxulub che fece estinguere dinosauri non aviani e altri animali 66 milioni di anni fa. Con i suoi 14 chilometri di diametro, infatti, il mega asteroide generò un cratere di 180 chilometri e fece sollevare dall'Oceano Atlantico un mostruoso tsunami alto 1,5 chilometri, che si propagò sulla terraferma a 143 chilometri orari.


Asteroidi simili. Poco più di un mese dopo il passaggio di 2000 QW7 un altro gigantesco sasso spaziale transiterà nei pressi della Terra. Venerdì 25 ottobre l'asteroide (162082) 1998 HL1 ci “saluterà” a circa 6 milioni di chilometri di distanza, mentre sfreccia all'impressionante velocità di oltre 40mila chilometri al secondo, quasi doppia rispetto a quella di 2000 QW7. Il più pericoloso degli asteroidi di questo gruppo è 99942 Apophis di circa 300 metri; il 13 aprile 2029 passerà ad appena 7mila chilometri dalla Terra, dunque sarà infinitamente più vicino rispetto agli altri due sassi spaziali. Secondo alcuni scienziati russi, durante questo passaggio l'orbita dell'asteroide potrebbe essere perturbata a sufficienza per metterlo in rotta di collisione con la Terra 30 anni più tardi, nel 2068. Ma si tratta di calcoli tutti da dimostrare e le probabilità restano comunque infinitesime.


martedì 27 agosto 2019

Tsunami gravitazionale colpisce la Terra. Stella di neutroni divorata da un buco nero!

Tsunami gravitazionale colpisce la Terra. Stella di neutroni divorata da un buco nero!




La sera del 14 agosto 2019 è avvenuto il rilevamento di una nuova onda gravitazionale, indentificata con S190814bv. Il suo segnale, che gli astrofisici inseguivano da tanto, è stato catturato dai tre strumenti della collaborazione internazionale Ligo-Virgo: Virgo è l’interferometro presente alle porte di Pisa, dell’Osservatorio Gravitazionale Europeo Ego.


“E’ stata intercettata il 14 agosto quando in Italia erano le 23:11”, spiega Giovanni Prodi, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.


“Quella notte abbiamo festeggiato il Ferragosto con due ore di teleconferenza; avevamo subito capito che si trattava di una cosa grossa”. I dati, infatti, provenivano da tutti e tre i rivelatori di onde gravitazionali posti sulle due sponde dell’oceano Atlantico: Virgo, l’interferometro alle porte di Pisa dell’Osservatorio Gravitazionale Europeo Ego (a cui l’Italia partecipa con l’Infn), e le due macchine del rivelatore statunitense Ligo della National Science Foundation, una nello Stato di Washington e l’altra in Louisiana.”


Signal in LIGO/Virgo data. Most likely source black hole and neutron star. Observed 7 minutes ago. Find out more at: https://gracedb.ligo.org/superevents/S190816i …


Cosa potrebbe averla generata?


Secondo le prime analisi condotte, grazie alla triangolazione ottenuta dall’utilizzo simultaneo degli interferometri, la probabilità che si tratti di un’onda gravitazionale genuina è superiore al 99%.


Dovrebbe essersi generata a 900 milioni di anni luce da noi, e potrebbe trattarsi di una stella di neutroni ingoiata da un buco nero.
Illustrazione raffigurante corpo celeste durante l’assorbimeto da un buco nero. Credits: https://www.sciencenews.org


“Se confermato, questo sarebbe il segnale che inseguiamo da tempo come il ricercato numero uno della nuova astronomia multimessaggera, perché finora avevamo registrato solo segnali della fusione di due buchi neri o di due stelle di neutroni.


Questa sarebbe la prima ‘coppia mista’ e potrebbe rivelarci quanto sono frequenti questi sistemi binari buco nero-stella di neutroni, fornendo anche informazioni preziose sulla materia e il comportamento delle stelle di neutroni, che sono oggetti estremamente densi e compatti”.

https://aerospacecue.it/nuova-onda-gravitazionale-rilevata-stella-di-neutroni-divorata-da-un-buco-nero/12715/


domenica 18 agosto 2019

IL SOLE SOTTOSOPRA

Un articolo pubblicato di recente da Haigh et al. ha avuto una risonanza nei media (EurekAlert, CNN), per una buona ragione. Infatti, usando i dati ottenuti dal nuovo strumento Spectral Irradiance Monitor (SIM) sul satellite SORCE, potrebbero aver trovato che l'influenza del sole sul clima terrestre è sottosopra. Gli scienziati e il senso comune concordano che aumentando la irradianza totale del sole la terra si riscalda. Al contrario, i dati presentati in questo articolo sembrano indicare diversamente.


Prima di continuare, è importante riportare cosa dice J. Haigh stessa:

"Non possiamo arrivare ad alcuna conclusione basandoci su quanto abbiamo trovato durante un periodo di tempo relativamente breve ed è necessario fare ulteriori studi per esplorare l'attività solare e gli andamenti che abbiamo scoperto su scale di tempo più lunghe."

Tenendo a mente questo avvertimento, riassumo i loro risultati.

Durante il ciclo solare di 11 anni, l'irradianza totale varia di circa 1 W/m2 (Watt su metro quadrato). E' anche noto che essa non varia in modo proporzionale su tutto lo spettro (Lean 2000), cioé l'ampiezza dei cambiamenti è diversa alle varie lunghezze d'onda. Quello che viene mostrato in questo nuovo articolo è che le variazioni nella parte ultravioletta dello spettro sono quasi 10 volte maggiori di quanto si pensasse e, ancora più importante, il cambiamento nella regione visibile è di segno opposto. Ciò significa che durante un massimo solare viene emessa una minore quantità di luce visibile che raggiunge la superficie della terra, producendo quindi un minor riscaldamento. Il contrario è vero per gli UV, i quali vengono assorbiti nella stratosfera dalle molecole di ozono senza raggiungere la superficie. Le implicazioni per la connessione clima terrestre-sole sono chiare, funziona sottosopra.




Fig 1: differenza fra gli spettri solare nel 2004 e nel 2007. Notare la differenza di scala fra destra e sinistra. (Da Haigh et al. 2010).

Fino a questo punto, si potrebbe pensare che, anche se confermato, questo effetto non dovrebbe avere alcun impatto sugli andamenti di lungo periodo a causa del suo comportamento ciclico. Ma che succederebbe se si dovesse provare che è un comportamento generale e non semplicemente legato al ciclo undecennale? Dato che parte del riscaldamento durante la prima metà del 20esimo secolo è stata in parte attribuita all'aumentata attività solare, 





La Dott.ssa Haigh è stata molto cauta e aperta alla possibilità che tutto sia avvenuto per una coincidenza:


"Il sole si è comportato in modo strano ultimamente. L'attività magnetica è inferiore a quanto sia mai stata da forse diversi secoli. Quindi il fatto che stia facendo cose strane anche nello spettro non è forse così sorprendente".


Ci si potrebbe chiedere perché pubblicare dati così incerti. La Haigh fornisce una risposta: "I nostri risultati potrebbero essere troppo importanti per non pubblicarli subito".

La mia (irrilevante) opinione personale? Non so se sia o meno una coincidenza, ma sono contento di vedere finalmente il nostro sole fare qualcosa di interessante. Anche se sottosopra.

Il ciclo undecennale del Sole è la causa del riscaldamento globale



Che cosa dice la Scienza...

Una attenta lettura del lavoro di Tung 2008, mostra sì che esiste un distinto segnale su base 11 anni nei records di temperatura globale, ma questo ciclo undecennale è sovrapposto al riscaldamento globale sul lungo periodo. Infatti gli autori danno anche una stima dei loro risultati calcolando un valore tra 2.3 e 4.1 °C. Ciò è in accordo con le stime della sensibilità climatica fornite della IPCC.

Le argomentazioni degli scettici...
Un nuovo studio peer review su riscaldamento in superficie e cicli solari ha trovato che i periodi di forte attività solare sono in media 0.2°C più caldi di quelli nei quali l'attività solare è bassa, e che c’è una amplificazione polare del riscaldamento. Gli autori fanno notare che questo risultato è il primo che documenta una risposta della temperatura globale statisticamente significativa rispetto al ciclo solare. (source: Mark Morano).


Lo studio in oggetto Surface warming by the solar cycle as revealed by the composite mean difference projection è di Charles D. Camp e Ka Kit Tung. I due ricercatori hanno trovato un segnale di 0.18°C attribuibile al ciclo undecennale del Sole. Cioè che nel passaggio dal minimo al massimo di attività solare, la temperatura globale aumenta di 0.18°C a causa della maggiore irradianza solare totale (TSI). Per trovare tale segnale hanno tolto il trend dal record di temperatura eliminando il trend del riscaldamento globale. Dopodichè hanno trovato che la temperatura (detrendata) viene ad essere correlata con il ciclo solare.


Figure 1: andamento della temperatura con il trend del GW sottratto (linea continua) e TSI (linea tratteggiata)(Camp 2007)

C’è da rilevare comunque che un certo grado di variabilità climatica contamina il segnale. Le eruzioni vulcaniche del 1982 e del 1991 hanno coinciso con i rispettivi massimi solari. Analogamente il picco di El Niño del 1998 è avvenuto durante il minimo di attività solare. Tung e Camp hanno filtrato il rumore a mezzo di varie tecniche statistiche ed hanno poi trovato una correlazione anche maggiore con il ciclo solare. Poi hanno concluso che passando dalla fase di minimo al massimo (per es. 1996-2001) l’aumento del forcing del Sole provoca un aumento delle temperature di 0.18°C. Al contrario passando dal massimo al minimo (2001-2007) la riduzione del forcing del Sole provoca un raffreddamento di 0.18°C. In sostanza il ciclo undecennale è sovrapposto al trend di lungo periodo del riscaldamento globale.


Sensibilità Climatica 


Camp and Tung sviluppano la ricerca in un lavoro Solar-Cycle Warming at the Earth’s Surface and an Observational Determination of Climate Sensitivity che è un seguito al precedente. Indipendentemente dal modello usato calcolano per la sensibilità climatica un valore compreso tra 2.3 e 4.1°C. Cioè per concentrazioni di CO2 doppie, la temperatura globale dovrebbe aumentare di circa 3.2°C, confermando le stime della IPCC. Tung conclude “il risultato corrobora la validità del prodotto dei modelli di sensibilità climatica e conferma le stime del futuro riscaldamento climatico prodotto dall’Uomo, togliendo di mezzo alcune delle stime più basse generate da tali modelli”. 
Il risultato significativo è che il forcing solare aggiungerà un altro 0.18°C a quello dovuto ai gas serra tra il 2007 (tempo di minimo di attività) ed il massimo solare previsto attorno al 2012. In altre parole il forcing solare fra 5 o 6 anni risulterà pari a quello prodotto dal riscaldamento globale.

sabato 6 luglio 2019

9 luglio – Un altro spettacolo dal cielo: Super Saturno – il Signore degli Anelli sarà visibile a occhio nudo…











9 luglio – Un altro spettacolo dal cielo: Super Saturno – il Signore degli Anelli sarà visibile a occhio nudo…


Saturno dà spettacolo in cielo il 9 luglio, quando sarà all’opposizione, “inquadrato” dal Sole e quindi visibile ai nostri occhi per tutta la notte, alla massima luminosità e alla minima distanza da noi. Anche a occhio nudo.


Un pianeta (o anche un asteroide o un qualsiasi oggetto celeste di orbita esterna a quella della Terra) è in opposizione quando è allineato con il nostro pianeta e con il Sole e si trova dalla stessa parte nostra rispetto a questo.


Così la nostra stella illumina il corpo celeste “inquadrandolo” ai nostri occhi, i quali, da soli o con un supporto, possono vederlo nel suo massimo splendore. È quello che accadrà a Saturno il prossimo 9 luglio.


Come spiega EarthSky il pianeta, ad una distanza pari a 10 volte quella della Terra dal Sole (distanza chiamata unità astronomica), può essere visto anche a occhio nudo, ma con un telescopio potremmo ammirare anche i suoi famigerati anelli. Basterà guardare verso la costellazione del Sagittario.


L’opposizione avverrà esattamente alle 19 ora italiana, ma il pianeta sorgerà attorno alle 20:30 e sarà visibile per tutta la notte, restando comunque di fronte al Sole anche a qualche ora di distanza. E non solo, perché in realtà potremmo ammirarlo tutta l’estate, anche se nei giorni successivi al 9 luglio non sarà più all’opposizione vera e propria (nella mappa il cielo del 9 luglio alle 23 circa).


L’evento non è di per sé particolarmente raro. La nostra orbita, infatti, ci porta a stare tra Saturno e il Sole ogni anno e, più precisamente, a circa due settimane di differenza ogni anno. Quattro anni fa, ad esempio, l’opposizione di Saturno avvenne il 23 maggio 2015, nel 2016 era il 3 giugno, nel 2017 il 15, mentre l’anno scorso il 27.


Quest’anno però, oltre ad essere in piena estate e quindi con più possibilità di cielo sereno, avremo anche la minima distanza dalla Terra, che faciliterà lo spettacolo.


Occhi al cielo, Super Saturno ci attende.

mercoledì 3 luglio 2019

ECLISSI DI SOLE 2019 IN SUDAMERICA






ll punto migliore per l'eclissi totale di sole del 2 luglio 2019 è stato il deserto cileno di Atacama, dove la mancanza di umidità e di luci cittadine hanno creato un effetto spettacolare. Qui centinaia di migliaia di turisti hanno assistito al fenomeno della sovrapposizione della luna al sole, che ha lasciato per massimo due minuti tutti al buio.



Secondo la società astronomica cilena in questa zona non si vedeva un'eclissi dal 1592. La prossima sarà nel 2165.



L'eclissi totale di sole del 2 luglio vista da alcuni boliviani anche con strumenti di fortuna (cosa altamente sconsigliata).



La fase di totalità, con il sole completamente oscurato, è durata poco più di due minuti a seconda della località da cui è stata vista.



sabato 18 maggio 2019

ATTENZIONE: una forte tempesta geomagnetica colpisce la "Terra in questo momento"

Una forte carica di particelle solari sta raggiungendo la magnetosfera terrestre e causando instabilità geomagnetiche che hanno portato l'indice KPa raggiungere il livello 7. Anche la velocità del vento solare è aumentata in modo significativo e ha raggiunto picchi di 604 km/s.




Regione attiva AR2741, vista dal telescopio spaziale SDO della NASA.

La tempesta geomagnetica è in corso e ha avuto inizio con l'arrivo di particelle molto cariche dal Sole, che hanno avuto origine dalla rottura di un lungo filamento attorno alla macchia solare AR2741, di fronte alla Terra più di una settimana fa. Apollo11 ​​aveva già attirato l'attenzione su possibili razzi o eiezioni di massa solare in questa regione attiva.


La rottura del filamento ha generato una serie di tre eiezioni di massa coronale (CME) che hanno inviato miliardi di tonnellate di materiale solare verso la Terra. 

La prima espulsione avvenne il 10 maggio e i suoi effetti iniziarono a essere percepiti martedì, con l'aumento della velocità del vento solare, che raggiunse i 600 km / s durante l'alba e il conseguente aumento dell'indice KP, che raggiunse livello 7 circa 60 minuti dopo. 


In tutto, sono stati registrati tre CME. Gli altri due dovrebbero colpire la Terra tra martedì e giovedì, il che dovrebbe prolungare le tempeste per altre 72 ore. 




Il grafico mostra l'improvvisa elevazione dell'indice KP e l'aumento della velocità dei venti solari a causa dell'arrivo di un carico di particelle provenienti dalla regione attiva AR2741.


Filamento solare 


I filamenti sono regioni molto dense, lunghe e sottili al di sopra della cromosfera solare e più fredde del gas circostante, tenute in posizione da intensi campi magnetici simili alle spirali. Poiché sono più freschi rispetto alle regioni limitrofe, i filamenti appaiono più scuri nelle immagini. 


Tuttavia, quando sono sul bordo del Sole, dal punto di vista della Terra, i filamenti appaiono molto luminosi, in contrasto con l'oscurità dello spazio. In questa condizione, cambiano il loro nome e vengono chiamati prominenze. 

La rottura di un filamento avviene a causa dell'instabilità del campo magnetico che lo mantiene coeso. Quando si rompono, liberano nello spazio, all'improvviso, milioni o miliardi di tonnellate di gas e particelle intrappolate. 

conseguenze


Le tempeste geomagnetiche dell'indice KP = 7, uguali a quelle attuali, sono considerate forti e causano grandi perturbazioni nella ionosfera terrestre. 

I sistemi di alimentazione e le linee di trasmissione di potenza possono soffrire di induzioni sporadiche e attivare falsi allarmi su alcuni dispositivi di protezione. 

Nello spazio, le correnti indotte possono influenzare i sistemi satellitari in orbita bassa e causare la diminuzione dei satelliti in altitudine a causa dell'aumento della resistenza nell'atmosfera superiore. Pertanto, le correzioni di posizionamento e orientamento diventano necessarie. 

Inoltre, possono verificarsi problemi intermittenti nella navigazione e nella guida satellitare o attraverso segnali a bassa frequenza (beacon, ILS, ecc.). Le comunicazioni HF possono subire blackout per diversi minuti. 


Le aurore polari sono visibili nelle regioni attorno al Circolo polare artico e, a causa della gravità di Kp = 7, possono formarsi anche in località di medie latitudini. 






mercoledì 15 maggio 2019

Asteroide che potrebbe colpire la Terra nel 2019

4 E la sua coda trascinava la terza parte delle stelle del cielo e le gettò sulla terra. E il dragone si fermò davanti alla donna che stava per partorire, affin di divorarne il figliuolo, quando l’avrebbe partorito.
5 Ed ella partorì un figliuolo maschio che ha da reggere tutte le nazioni con verga di ferro; e il figliuolo di lei fu rapito presso a Dio ed al suo trono. 
6 E la donna fuggì nel deserto, dove ha un luogo preparato da Dio, affinché vi sia nutrita per milleduecento sessanta giorni. 
7 E vi fu battaglia in cielo: Michele e i suoi angeli combatterono col dragone, e il dragone e i suoi angeli combatterono,
8 ma non vinsero, e il luogo loro non fu più trovato nel cielo. 
9 E il gran dragone, il serpente antico, che è chiamato Diavolo e Satana, il seduttore di tutto il mondo, fu gettato giù; fu gettato sulla terra, e con lui furon gettati gli angeli suoi. 
10 Ed io udii una gran voce nel cielo che diceva: Ora è venuta la salvezza e la potenza ed il regno dell’Iddio nostro, e la potestà del suo Cristo, perché è stato gettato giù l’accusatore dei nostri fratelli, che li accusava dinanzi all’Iddio nostro, giorno e notte. 
11 Ma essi l’hanno vinto a cagion del sangue dell’Agnello e a cagion della parola della loro testimonianza; e non hanno amata la loro vita, anzi l’hanno esposta alla morte. 
12 Perciò rallegratevi, o cieli, e voi che abitate in essi. Guai a voi, o terra, o mare! Perché il diavolo è disceso a voi con gran furore, sapendo di non aver che breve tempo. 
13 E quando il dragone si vide gettato sulla terra, perseguitò la donna che avea partorito il figliuolo maschio.
14 Ma alla donna furon date le due ali della grande aquila affinché se ne volasse nel deserto, nel suo luogo, dove è nutrita un tempo, dei tempi e la metà d’un tempo, lungi dalla presenza del serpente.

Apocalisse 12:4-14



Un team di scienziati della NASA ha scoperto un asteroide che con molta probabilità potrebbe colpire la Terra entro il 2019. Anche altri ricercatori dell’Agenzia spaziale europea (ESA) si sono già sbilanciati nel dire quando questo macigno spaziale si scontrerà con la Terra, e la data che hanno dato è per lunedì 9 settembre 2019 (9/9/9).
Secondo il tabloid La Vanguardia, la roccia spaziale che è stata chiamata “2006 QV89”,  ha una probabilità di impatto sulla Terra di 1 su 11.249. In precedenza abbiamo assistito alla caduta e all’impatto terribile di una meteora, come ad esempio quello che è successo nella città di Chelyabinsk (Russia), in cui un oggetto spaziale esploso nell’atmosfera ha causato 1.500 feriti e danni milionari alle infrastrutture. 
L’asteroide 2006 QV89 ha diametro di 40 metri e viaggia  ad una velocità di 44 mila chilometri all’ora. Attualmente si trova a circa 219 milioni di chilometri dal nostro pianeta. Sebbene la probabilità di impatto sia più alta di altri casi, ciò indica che una collisione è abbastanza probabile, gli specialisti hanno chiesto alla popolazione di non allarmarsi perché la traiettoria finale dell’oggetto non è ancora chiaramente nota.
Ettore Perozzi dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) ha detto in una dichiarazione: “con i dati che abbiamo ora, la probabilità di impatto è equivalente a come si può essere investiti da un treno se attraversiamo una pista ciecamente, senza poter vedere o sentire se il treno arriva, ma sapendo che uno passa ogni quindici ore.”
Solo nel prossimo mese di luglio gli scienziati della NASA saranno in grado di determinare le reali possibilità di impatto. Nonostante le paure, gli esperti dicono che, colpendo la Terra, l’asteroide del 2006 QV89 non rappresenta alcun pericolo per la vita sul pianeta. Tuttavia, in caso di collisione, potrebbe causare gravi danni se cade in un’area popolata o urbana.
Non è un caso che la NASA e l’ESA stanno progettando di “sparare” una sonda per colpire e deviare un asteroide, e il lancio verrà effettuato molto presto verso l’asteroide Didymos, situato a circa 11 milioni di chilometri dalla Terra, ma in particolare alla sua piccola luna, Didymoon, di circa 150 metri di diametro, grande all’incirca come la Grande Piramide di Giza in Egitto.  L’Asteroide 2006 QV89 potrebbe colpire il nostro pianeta e la minaccia è reale!! Gli enti spaziali mondiali si stanno affrettando a progettare scudi di difesa spaziale, anche perchè gli impatti di meteore sono aumentati in modo drammatico e nessuno sa il motivo. 














(Impact date: 2019 09 09.288 (UT)   Vimpact= 12.287 km/sec   Ψimpact = 45°.37) 


https://cneos.jpl.nasa.gov/sentry/




venerdì 25 gennaio 2019

SVELATA LA NASCITA DI ENORMI BUCHI NERI NEL PRIMO UNIVERSO

Una regione da 30.000 anni luce della Renaissance Simulation centrata su un gruppo di giovani galassie che generano radiazioni (bianche) e metalli (verdi) mentre riscaldano il gas circostante.  Un alone di materia oscura appena al di fuori di questa regione riscaldata forma tre stelle supermassive (riquadro) ciascuna di oltre 1000 volte la massa del nostro sole che collasserà rapidamente in enormi buchi neri e, infine, buchi neri supermassicci per miliardi di anni.  (Credito: Advanced Visualization Lab, Centro nazionale per applicazioni di supercalcolo)

La luce rilasciata dai primi enormi buchi neri dell'universo è così intensa che è in grado di raggiungere i telescopi attraverso l'intera distesa dell'universo. Incredibilmente, la luce dei buchi neri più lontani (o dei quasar) ci sta viaggiando da oltre 13 miliardi di anni luce. Tuttavia, non sappiamo come si sono formati questi mostri buchi neri.

Una nuova ricerca condotta da ricercatori del Georgia Institute of Technology, della Dublin City University , della Michigan State University , della University of California a San Diego , del San Diego Supercomputer Centere IBM fornisce una nuova ed estremamente promettente strada per risolvere questo indovinello cosmico. Il team ha dimostrato che quando le galassie si riuniscono estremamente rapidamente - e talvolta violentemente - ciò può portare alla formazione di buchi neri molto massicci. In queste rare galassie, la normale formazione stellare viene interrotta e la formazione del buco nero prende il sopravvento. 

Il nuovo studio scopre che enormi buchi neri si formano in dense regioni senza stelle che stanno crescendo rapidamente, capovolgendo la credenza ormai accettata che la massiccia formazione del buco nero era limitata alle regioni bombardate dalla potente radiazione delle galassie vicine. Le conclusioni dello studio basato sulla simulazione, riportato il 23 gennaio sulla rivista Nature e supportato dai finanziamenti della National Science Foundation, dell'Unione Europea e della NASA, hanno anche rilevato che enormi buchi neri sono molto più comuni nell'universo di quanto si pensasse in precedenza.

I criteri chiave per determinare dove massicci buchi neri si sono formati durante l'infanzia dell'universo si riferiscono alla rapida crescita di nubi di gas pre-galattiche che sono i precursori di tutte le galassie odierne, il che significa che la maggior parte dei buchi neri supermassicci ha un'origine comune scenario scoperto, ha detto John Wise Center for Relativistic Astrophysics in Georgia Tech's School of Physics e autore del paper corrispondente. La materia oscura collassa in aloni che sono la colla gravitazionale per tutte le galassie. La rapida crescita rapida di questi aloni preveniva la formazione di stelle che sarebbero state in competizione con i buchi neri per la materia gassosa che scorreva nell'area., un professore associato nel

"In questo studio, abbiamo scoperto un meccanismo totalmente nuovo che scatena la formazione di enormi buchi neri in particolari aloni di materia oscura", ha detto Wise. "Invece di considerare solo le radiazioni, dobbiamo guardare con quanta rapidità crescono gli aloni. Non abbiamo bisogno di molta fisica per capirlo - solo come viene distribuita la materia oscura e in che modo la gravità lo influenzerà. Formare un enorme buco nero richiede di essere in una regione rara con un'intensa convergenza di materia. "

Quando il team di ricerca ha individuato questi siti di formazione di buchi neri nella simulazione, questi sono stati inizialmente rimossi, ha dichiarato John Regan, ricercatore presso il Center for Astrophysics and Relativity della Dublin City University. Il paradigma precedentemente accettato era che i massicci buchi neri potevano formarsi solo se esposti a livelli elevati di radiazioni vicine. 

"Le teorie precedenti suggerivano che ciò dovesse accadere solo quando i siti fossero esposti a livelli elevati di radiazioni che uccidevano le stelle", ha detto. "Come abbiamo approfondito, abbiamo visto che questi siti stavano attraversando un periodo di crescita estremamente rapida. Questa era la chiave. La natura violenta e turbolenta dell'assemblea rapida , il violento crollo delle fondamenta della galassia durante la nascita della galassia impedirono la normale formazione stellare e portarono invece a condizioni perfette per la formazione del buco nero. Questa ricerca sposta il paradigma precedente e apre una nuova area di ricerca ".

La precedente teoria si basava su intense radiazioni ultraviolette provenienti da una galassia vicina per inibire la formazione di stelle nell'alone nero che formava buche, ha detto Michael Norman, direttore del San Diego Supercomputer Center di UC San Diego e uno degli autori del lavoro. "Mentre la radiazione UV è ancora un fattore, il nostro lavoro ha dimostrato che non è il fattore dominante, almeno nelle nostre simulazioni", ha spiegato.

La ricerca si è basata sulla suite Renaissance Simulation, un set di dati di 70 terabyte creato sul supercomputer Blue Waters tra il 2011 e il 2014 per aiutare gli scienziati a capire come l'universo si è evoluto durante i suoi primi anni. Per saperne di più su regioni specifiche in cui è probabile che si sviluppassero enormi buchi neri, i ricercatori hanno esaminato i dati di simulazione e trovato dieci aloni specifici della materia oscura che avrebbero dovuto formare stelle date le loro masse ma contenevano solo una densa nube di gas. Usando il supercomputer Stampede2, hanno poi simulato nuovamente due di quegli aloni - ognuno di circa 2.400 anni luce - con una risoluzione molto più alta per comprendere i dettagli di ciò che stava accadendo in essi 270 milioni di anni dopo il Big Bang.

"E 'stato solo in queste regioni troppo densamente dell'universo che abbiamo visto questi buchi neri formare", ha detto Wise. "La materia oscura crea la maggior parte della gravità, e quindi il gas cade in quel potenziale gravitazionale, dove può formare stelle o un enorme buco nero."

Le simulazioni rinascimentali sono le simulazioni più complete delle prime fasi dell'assemblaggio gravitazionale del gas pristino composto da idrogeno ed elio e materia oscura fredda che porta alla formazione delle prime stelle e galassie. Usano una tecnica nota come raffinamento adattivo delle maglie per ingrandire i gruppi densi che formano stelle o buchi neri. Inoltre, coprono una regione abbastanza ampia dell'universo primordiale per formare migliaia di oggetti, un requisito se uno è interessato a oggetti rari, come nel caso qui. "L'alta risoluzione, la ricca fisica e l'ampio campione di aloni collassanti erano tutti necessari per raggiungere questo risultato", ha affermato Norman.

La migliorata risoluzione della simulazione fatta per due regioni candidate ha permesso agli scienziati di vedere la turbolenza e l'afflusso di gas e grumi di materia che si formano quando i precursori del buco nero hanno iniziato a condensare e girare. Il loro tasso di crescita era drammatico.

"Gli astronomi osservano i buchi neri supermassicci che sono cresciuti fino a un miliardo di masse solari in 800 milioni di anni", ha detto Wise. "Ciò richiedeva un'intensa convergenza di massa in quella regione. Ci si aspetterebbe che nelle regioni in cui le galassie si stavano formando nelle primissime ore ".

Un altro aspetto della ricerca è che gli aloni che danno vita a buchi neri possono essere più comuni di quanto si credesse in precedenza.

"Una componente interessante di questo lavoro è la scoperta che questi tipi di aloni, anche se rari, possono essere abbastanza comuni", ha dichiarato Brian O'Shea, professore alla Michigan State University. "Prevediamo che questo scenario potrebbe accadere abbastanza da essere l'origine dei più grandi buchi neri che si osservano, sia all'inizio dell'universo che nelle galassie ai giorni nostri". 

Il lavoro futuro con queste simulazioni esaminerà il ciclo di vita di queste enormi galassie di formazione del buco nero, studiando la formazione, la crescita e l'evoluzione dei primi enormi buchi neri nel tempo. "Il nostro prossimo obiettivo è sondare l'ulteriore evoluzione di questi oggetti esotici. Dove sono questi buchi neri oggi? Possiamo rilevare prove di loro nell'universo locale o con onde gravitazionali? "Chiese Regan. 

Per queste nuove risposte, il team di ricerca - e altri - possono tornare alle simulazioni.


"Le simulazioni rinascimentali sono sufficientemente ricche che altre scoperte possono essere fatte usando dati già calcolati", ha detto Norman. "Per questo motivo abbiamo creato un archivio pubblico presso la SDSC contenente il Laboratorio di Simulazioni del Rinascimento, dove altri possono portare avanti le loro domande".