Dell'Africa sappiamo tutto, ma capiamo poco. Lo si deduce anche dalle ultime dichiarazioni di Bill Gates, il fondatore di Microsoft che con la Bill&Melinda Gates Foundation aiuta i paesi in via di sviluppo. Propone un piano di aiuti economici e controllo delle nascite, un progetto che si scontra con la realtà locale ed è destinato al fallimento. Idem per Soros, che aiuta gli africani ad emigrare in Europa, ma non si rende conto che al 90% sono maschi.
“Hic sunt leones” c’era scritto al centro delle carte geografiche dell’Africa una volta, quando di quel continente si conoscevano solo le coste e nulla o quasi si sapeva degli immensi territori interni ancora inesplorati e delle genti che li popolavano. Oggi dell’Africa sappiamo tutto, il percorso di ogni fiume, l’altezza di ogni verde collina, le migrazioni e gli habitat di ogni specie di fauna selvatica, metro per metro, e gli ornamenti, le scarificazioni, i riti di ogni tribù. Abbiamo dati su ogni aspetto della vita economica e sociale: scolarizzazione, speranza di vita alla nascita, Pil, andamenti demografici, situazione sanitaria, budget nazionali, profughi, emigranti. Eppure un numero sorprendentemente elevato di persone che all’Africa, per una ragione o per un’altra, dedicano la vita, o quanto meno una parte consistente delle loro risorse e della loro attenzione, di quel che succede in quel continente e perché non hanno un’idea. Lo provano i loro discorsi e le attività che intraprendono convinti che servano a risolvere i problemi.
Un esempio clamoroso è quello di Bill Gates che due giorni fa è intervenuto nel dibattito sull’emergenza degli emigranti illegali con due suggerimenti. Il primo è rendere difficile raggiungere l’Europa illegalmente. Il secondo è aumentare gli aiuti allo sviluppo: “la tumultuosa crescita demografica in Africa diventerà un’enorme pressione migratoria sull’Europa – ha detto nel corso di una intervista a un quotidiano tedesco – a meno che gli stati decidano di aumentare in modo consistente gli aiuti allo sviluppo alle terre d’oltremare”. La Germania devolve lo 0,7% del proprio Pil alle nazioni africane e asiatiche in difficoltà – ha aggiunto – gli altri stati europei dovrebbero fare lo stesso.
La Bill & Melinda Gates è la fondazione più grande del mondo. Da 17 anni finanzia progetti in paesi in via di sviluppo, molti dei quali in campo sanitario ed educativo, intesi a migliorare le condizioni di salute e di vita delle popolazioni più povere. Molti progetti sono destinati all’Africa che quindi Bill Gates dovrebbe conoscere bene.
Invece in 17 anni il fondatore della Microsoft non ha colto due fatti fondamentali. Prima di tutto la scarsità di denaro non è il problema. Nel 2014, ultimo anno per cui si hanno dati complessivi, sono arrivati in Africa 662 miliardi di dollari in investimenti esteri diretti, 135 di aiuti internazionali e 443 di rimesse di emigranti: miliardi che si aggiungono a quelli prodotti dagli africani e ricavati dalla vendita di materie prime, minerali e agricole. Ma la corruzione sottrae al continente il 25% del suo Pil. Tutto l’oro del mondo non darà pace e benessere ai somali se continueranno a intascare due terzi degli aiuti internazionali destinati alla ricostruzione del paese invece di depositarli nelle casse dello stato e se continueranno a dividersi e scontrarsi, ognuno fedele al proprio clan e ostile a tutti gli altri.
Tanto meno i problemi africani derivano da una “tumultuosa crescita demografica”. Ma, se anche fosse, Gates non capisce, e non è il solo, che gli africani non si convinceranno ad avere meno figli finché le loro tradizioni non saranno del tutto spazzate via e con esse l’imperativo cardinale di non lasciar finire nessuna linea di discendenza: sacro, imprescindibile dovere di ogni uomo e donna. E anche allora continueranno ad avere molti figli, finché non disporranno di sistemi di previdenza sociale sicuri e ben funzionanti, per garantirsi assistenza e cure in vecchiaia e in caso di disgrazie. Fino ad allora Bill Gates continuerà a sprecare miliardi di dollari – suoi e altrui – in programmi per il controllo delle nascite dall’esito deludente.
Sprecherebbe il suo denaro però anche George Soros che invece "salva" gli emigranti se davvero fosse complice di un piano di cui farebbe parte, e che per l’Europa prevede flussi di immigrazione indotta, destinati a sostituire la popolazione europea autoctona con l’obiettivo di impoverire il continente, indebolire i ceti medi, inquinare e annullare le identità nazionali e religiose. C’è persino gente convinta che si tratti di un complotto ordito per realizzare, a quasi un secolo dalla sua elaborazione, il Piano Kalergi, un progetto paneuropeo che, tramite una immigrazione allogena di massa, si proponeva il genocidio dei popoli europei per creare masse di meticci facilmente manipolabili.
Se davvero esistesse un "piano" di Soros, qualcosa però sta andando storto. Per prima cosa, quasi il 90% degli immigrati illegali sono maschi e questo rende piuttosto lunghi i tempi della sostituzione. I giovani africani per inondare di figli l’Europa devono o convincere le donne europee a far figli con loro oppure, se sono sposati in patria, farvi ritorno regolarmente per ingravidare le mogli e intanto avviare le pratiche per il ricongiungimento famigliare oppure, se celibi, guadagnare il denaro necessario a pagare prezzo della sposa e nozze e portarsi in Europa alcune mogli.
Inoltre i flussi migratori si sono ridotti notevolmente. Nel 2016 gli arrivi sono più che dimezzati rispetto al 2015. L’Europa, Italia esclusa, ha reagito: accetta solo profughi, ha chiuso porti e frontiere. Soros dovrà inventarsi qualcos’altro.
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