L'OMBRA DI ISRAELE E DELLA MASSONERIA DIETRO LA SOTTRAZIONE A DE MAGISTRIS DELL'INCHIESTA WHY NOT
Guardate la faccia banale, democristiana, di Giancarlo Elia Valori, al centro di questa foto, scattata alla festa a sostegno dell’attacco israeliano a Gaza, svoltasi a Roma nel 2009.
Raffaele Sassun, Giancarlo Elia Valori, Cesare Anticoli
Come vedremo, per il magistrato Luigi De Magistris, Giancarlo Elia Valori è al vertice della “nuova P2”. All'epoca dell'inchiesta Why not, la mega indagine vertente su una colossale collusione tra affaristi, giudici e politici, De Magistris collaborava con Gioacchino Genchi che in un suo libro fece delle rivelazioni su Giancarlo Elia Valori. All'indomani dell'acquisizione dei tabulati di Genchi su Elia Valori l'inchiesta Why not venne "avocata". L'inchiesta stava ricostruendo l'influenza dei poteri occulti, e i contatti di Elia Valori, Luigi Bisignani e Franco Bonferroni con il mondo bancario ed economico finanziario.
Gianni Barbacetto, in un’inchiesta sul Diario, scrive di Giancarlo Elia Valori:
“Chissà se è davvero, come dicono tanti, l’uomo più potente d’Italia. Certo è uno dei più temuti. E dei più misteriosi. E con le migliori relazioni internazionali.”
Barbacetto racconta in dettaglio le intricate vicende della vita di Giancarlo Elia Valori: Cameriere di spada e cappa del Vaticano a poco più di vent’anni, amico di Kim Il Sung, di Ceausescu e di Isabelita Peron. Fu espulso dalla Loggia massonica Romagnosi per i suoi legami clericali, ma Licio Gelli lo riprese nella P2, per poi – caso unico – espellerlo: stava diventando troppo potente per i gusti del maestro.
Grazie anche alle sue amicizie nel Sismi, Giancarlo Elia Valori iniziò a lavorare con la Libia, l’Arabia Saudita e la Turchia, dove partecipò alla costruzione della strategica diga di Karakaya che dà alla Turchia il rubinetto che controlla Siria e Iraq (tra questa e un’altra diga, 80.000 persone cacciate dalle loro case). Poi Valori si è trovato al vertice di una serie di società di stato: la Sme, la Sirti, infine Autostrade spa, di cui guidò abilmente la svendita. E molto, molto altro ancora…
Solo che l’articolo di Gianni Barbacetto non aiuta a capire chi sia davvero Giancarlo Elia Valori.
Per alcuni versi e alcuni vezzi, sembra appartenere alla specie degli avventurieri che collezionano titoli cavallereschi e foto con uomini potenti. Individui che in genere cataloghiamo tra i cialtroni. Però i suoi sono titoli veri, come sono veri i contatti di cui gode. Sta quindi ai cialtroni come l’originale sta alla grossolana imitazione; oppure, se vogliamo vederla diversamente, si può essere molto potenti, pur restando molto cialtroni.
Che cosa distingue Giancarlo Elia Valori da tutti coloro che tramano, calpestano i propri vicini, si pugnalano a vicenda, arraffano, mentono – insomma i ceti imprenditoriali e politici – senza però stringere, alla fine, quasi nulla?
C’è gente che passa la vita a sviluppare una sola competenza. Giancarlo Elia Valori sembra aver sviluppato invece quella di fare direttamente da presidente, ma non importa di cosa.
Attualmente, è presidente della Torno Internazionale, una delle più grandi società di costruzioni di un paese fondato sul cemento.
E’ presidente della T-System Italia, “il marchio del Gruppo Deutsche Telekom dedicato alla clientela business”; è stato presidente di Blu, il consorzio di gestori di telefonia oggi in disarmo; ed è presidente onorario della filiale italiana del colosso cinese delle telecomunicazioni, Huawei Technologies.
Questo “onorario” ci riporta proprio alla potenza inafferrabile di Giancarlo Elia Valori.
Infatti, altri suoi incarichi lo pongono all’indefinibile cerniera di innumerevoli confluenze, dove impresa, finanza e politica diventano tutt’uno: la presidenza di Sviluppo Lazio, la holding di controllo di tutte le società partecipate dalla Regione, gonfiata sotto il governo di Francesco Storace fino a impiegare 4.300 persone e che si presenta come “opportunita’ di ‘fare sistema’ nella nostra regione“.
Giancarlo Elia Valori presiede anche Sviluppo del Mediterraneo, una “società di investitori” che mira a farsi banca, operante nel Mediterraneo e nei Balcani.
Valori è presidente dell’Unione Industriali romana, e presiede anche una “Fondazione per le Bioscienze” che nel 2004 fa ha stabilito un patto di cooperazione scientifica a tre, con l’Università Campus Biomedico dell‘Opus Dei e l’israeliano-francese Weizmann Institute France Europe of Science. Un patto stilato alla presenza di Francesco Cossiga, nella sede di Capitalia.
Tutto questo sembra contrastare con quello che ci insegnano da piccoli. Cioè, se uno è bravino a capirci di elettronica, lo fanno tecnico; se è bravo, lo fanno dirigente; e se è bravissimo, lo fanno presidente, ma sempre di una società di elettronica.
In realtà, non è così, e lo dimostra Giancarlo Elia Valori. Che non è esperto di costruzioni, o di telefoni o di bioscienze e nemmeno, probabilmente, di finanza. Per tutte quelle funzioni, paga altri. Lui invece fa incontrare e tiene insieme la gente che ha potere, in Italia e fuori. Destra e sinistra contano poco a quei livelli.[2]
Giancarlo Elia Valori è uno dei protettori di Gianfranco Fini; ma tanti sono i suoi legami che due anni fa il Corriere della Sera doveva correggere un diffuso equivoco:
“Classificare Valori come uomo legato al centrosinistra sarebbe però un errore. Il «professore», come lo chiamano i suoi collaboratori, nelle stanze del potere gode di consensi bipartisan.”
Il magistrato Luigi De Magistris, già pubblico ministero a Catanzaro, aveva condotto tempo fa l’inchiesta Why Not, partendo da un’agenzia di lavoro interinale e finendo per coinvolgere un consulente della Presidenza del Consiglio, il senatore Giancarlo Pittelli di Forza Italia, Antonio Saladino, ex presidente della Compagnia delle opere della Calabria e persino l’allora presidente della Commissione Europea Romano Prodi, assieme – come ricorderete – a Clemente Mastella.
Il presidente Giorgio Napolitano intervenne in persona per stroncare l’intraprendente magistrato, e l’inchiesta gli fu tolta.
L‘ultimo colpo all’inchiesta è stato dato in questi giorni.
Interrogato a sua volta dai magistrati, Luigi De Magistris dichiarò che:
Negli atti di «Why Not» […] ci sarebbero le carte della «nuova P2». È questa la versione di Luigi de Magistris, ascoltato dai procuratori di Salerno, dinanzi ai quali, il 28 dicembre 2007, fa nomi e cognomi: «Le indagini Why Not stavano ricostruendo l’influenza di poteri occulti (…) in meccanismi vitali delle istituzioni repubblicane: in particolare stavo ricostruendo i contatti intrattenuti da Giancarlo Elia Valori, Luigi Bisignani, Franco Bonferroni e altri, e la loro influenza sul mondo bancario ed economico finanziario».
Non solo:
«Giancarlo Elia Valori – dice De Magistris – pareva risultare ai vertici attuali della “massoneria contemporanea” e Valori s’è occupato spesso di lavori pubblici”».
Nel verbale, l’ex pm di Catanzaro, tira in ballo anche il governo di centrosinistra guidato da Massimo D’Alema:
«Nel recente passato (Valori, ndr) ha trovato anche una sponda rilevante a sinistra, dentro il governo D’Alema, in Marco Minniti,ritenuto il “braccio destro” del Presidente del Consiglio dei Ministri».
In altri passaggi (di ulteriori verbali) De Magistris specifica che su Minniti stava «svolgendo accertamenti delicatissimi e riservatissimi».
Il coraggioso De Magistris mi sembra che scambi la normalità per l’eccezione. Quella che lui chiama “massoneria” – evocando cospiratori incappucciati – è semplicemente il sistema stesso. Chi si trova nelle vere posizioni di potere in economia e politica, non ha alcun bisogno di prestare giuramenti segreti: basta una cena. O un compleanno:
“Roma, 8 nov. (Adnkronos/Ign) – Amici e Vip hanno festeggiato i 56 anni di Goffredo Bettini. Il coordinatore del Pd ha invitato oggi politici, imprenditori e manager romani per festeggiare in forma privata il compleanno, caduto il 5 novembre scorso. Tra i presenti, anche Giancarlo Elia Valori, Pierluigi Toti, Andrea Mondello, Francesco Gaetano Caltagirone, Piero Marrazzo. Alla festa di compleanno, organizzata nell’abitazione di un’amica di famiglia di Bettini, anche Gianni Letta, Pietro Calabrese, Tonino Faranda.”
Quindi capirete perché quando Giancarlo Elia Valori fa grandi proposte strategiche e politiche, vale la pena ascoltare quello che ha da dire.
Note:
[1] Raffaele Sassun è il presidente per l’Italia del Keren Keyemet LeIsrael (KKL) o Fondo Nazionale Ebraico, una gigantesca impresa multinazionale il cui capitale immobiliare è costituito da 372 villaggi palestinesi i cui abitanti sono stati espulsi con la forza.
Raffaele Sassun è subentrato alla presidenza a Piero Abbina.
Curiosamente, Abbina ha denunciato Sassun, nel suo ruolo di amministratore della Shark s.r.l., davanti al Garante per la Privacy.
Cesare Anticoli dirige invece la sezione italiana di Keren Hayesod o United Jewish Appeal, che Wikipedia definisce “la centrale finanziaria del movimento sionista mondiale“.
[2] Ogni tanto, vengo attaccato – in genere da sinistra – perché ritengo discutibile oggi la distinzione tra “destra” e “sinistra”.
Una volta esisteva una distinzione molto netta, fondata sui fatti. C’era chi organizzava e dava voce agli interessi dei lavoratori e chi organizzava e dava voce agli interessi dei padroni, per usare due termini assai retorici e approssimativi, ma che rendono l’idea.
Oggi invece, esistono lavoratori di destra e di sinista che litigano tra di loro, mentre i padroni sono appunto bipartisan.
La destra e la sinistra costituiscono caso mai delle scale: i pochi che arrivano proprio in cima a una delle due scale possono poi partecipare alla vita bipartisan.
https://hovistocosechevoiumani.wordpress.com/2009/01/26/giancarlo-elia-valori-il-potere-e-il-dominio/
https://hovistocosechevoiumani.wordpress.com/2009/01/26/giancarlo-elia-valori-il-potere-e-il-dominio/
CATANZARO - Perquisizioni e avvisi di garanzia ai magistrati di Catanzaro. La procura di Salerno sospetta che i colleghi calabresi abbiamo commesso degli illeciti nel sottrarre all'indagine dell'ex pm De Magistris l'inchiesta Why not in cui erano coinvolti l'ex premier Romano Prodi e l'ex Guardasigilli Clemente Mastella.
E' più di un anno che l'ex sostituto di Catanzaro Luigi De Magistris va ripetendo di essere stato vittima di un piano architettato per delegittimare il suo lavoro e screditare la sua immagine. Ma il Csm aveva accolto la richiesta di trasferimento presentata dall'allora ministro della giustizia Clementa Mastella, il magistrato era stato spostato al tribunale di Napoli, e il caso sembrava chiuso.
Stamane invece il procuratore capo di Salerno e due sostituti, insieme ad una squadra di agenti e carabinieri, sono entranti nel Palazzo di giustizia di Catanzaro per perquisire i colleghi della Procura e della Procura generale. I magistrati sospettano che fu un illecito sottrarre all'ex pm le inchieste "Poseidone", sulla presunta cattiva gestione in Calabria dei processi di depurazione, e "Why not", sul sospetto uso improprio di finanziamenti pubblici, inchiesta in cui erano rimasti coinvolti anche l'ex premier Romano Prodi e l'ex Guardasigilli Mastella.
C'era stato già un pronunciamento dei magistrati di Salerno sull'operato di Luigi De Magistris ed era stato del tutto positivo. Nel giugno scorso nella richiesta di archiviazione al termine dell'indagine sull'operato dell'ex pm scrissero che il colega aveva agito in maniera "assolutamente legittima e corretta" durante le sue indagini a Catanzaro. Accogliendo le denunce dell'ex pm, i colleghi della procura salernitana confermarono che De Magistris "fu vittima di pressioni e interferenze". Trasformarono di fatto il giudice "scomodo", in vittima di quel sistema di interessi che erano l'oggetto delle sue indagini.
(2 dicembre 2008)
Nessun commento:
Posta un commento