venerdì 14 giugno 2019

I “Drag Kids” preadolescenti sono una dimostrazione evidente del rapido crollo della nostra società

DRAG KIDS: I BAMBINI SESSUALIZZATI. LA PEDOFILIA FA COMING OUT NEL MONDO LGBT




NON ESPONETE I VOSTRI BAMBINI AL RIDICOLO E AL PERICOLO DELLA PEDOFILIA 


Di Jonathon Van Maren

Uno dei segni che dimostrano come il movimento LGBT sia riuscito a sfruttare la Finestra di Overton a livelli quasi impensabili è il fenomeno dei “Drag Kids”: spettacoli dalla pesante connotazione sessuale in ambientazioni anch’esse dalla pesante connotazione sessuale, nei quali bambini vestiti da drag queen ballano in maniera provocante. Tra questi spettacoli, uno includeva anche uomini adulti che tiravano banconote a un ragazzino 11enne mentre ballava. Lo stesso ragazzino aveva partecipato a un video musicale di drag queen all’età di 6 anni.
Nonostante la, seppur limitata, reazione negativa, la maggior parte della popolazione adulta sembra essere assuefatta dalla tendenza sempre più diffusa di portare i bambini ai gay pride e dalle oscenità non stop trasmesse da TV, Netflix e Hollywood, al punto da esibire comportamenti che in altre circostanze sarebbero stati considerati indubbiamente inaccettabili. Ecco ad esempio come la stampa canadese ha documentato il “mondo teatrale delle drag queen preadolescenti”:

TORONTO — Il beat della musica dance riecheggia nella stanza, il pubblico è carico, e l’intrattenitore travestito di 10 anni Queen Lactatia ancheggia su e giù per una passerella improvvisata, indossando uno scintillante vestito metallico. Il pubblico entusiasta lo incita urlando e fischiando, mentre questo fenomeno della moda in miniatura serpeggia fra i tavoli, durante il brunch aperto a persone di ogni età. Il ragazzino di Montreal viene seguito da altri tre artisti preadolescenti dalla folta chioma, ciascuno sfoggiando vari livelli di lustrini, extension per le ciglia e abbigliamenti color arcobaleno.

Si crea silenzio tra il pubblico per un’emozionante interpretazione di Laddy Gaga, di soli 9 anni, dell’hit “Shallow” di Lady Gaga, cantato con passione e con tutte le inflessioni sofferenti dell’originale.

“Ho la sensazione che nessuno fosse pronto per una cosa del genere”, afferma il presentatore dello spettacolo, la drag queen Miss Fluffy Souffle, agghindato con una parrucca color lilla e un tutù rosa.

“Magari pensavi ‘Oh, sarà una cosa dolcissima’, ecco. E poi invece, tutti i nostri cuori sono letteralmente esplosi dall’emozione”, dichiara l’esperto intrattenitore di Toronto, mentre Laddy, ovvero lo spagnolo Stephan Hirst, esce barcollando sui tacchi spessi.

Benvenuti nel mondo dei drag kids, un ambiente in costante espansione dove parrucche, lustrini ed esibizionismo in miniatura regnano sovrane, e dove viene ostentata tutta l’attitudine pro-gender e il carattere impertinente della sua controparte adulta. Gli esuberanti quattro, che recentemente hanno completamente occupato una libreria/ristorante nel gay village di Toronto, sono le star del documentario canadese “Drag Kids”, la cui premiere è prevista durante il Canadian International Documentary Film Festival.

La regista Megan Wennberg sostiene che la drag culture è ormai diventata la tendenza dominante, grazie al reality “RuPaul’s Drag Race” e ai video di YouTube che la espongono come una cultura che va ben oltre locali e feste per soli adulti. Aggiunge che attira i bambini a cui piace travestirsi e cantare in playback, e che adorano “essere favolosi”. Tuttavia, attinge anche a un impulso più profondo, che spinge alcuni a definirsi in modi anticonformisti, seppur opinabili.

“È un ottimo sfogo di espressione personale, è veramente artistico, creativo, e permette di esplorare aspetti diversi di sé stessi”, spiega Wennberg, il cui documentario dovrebbe essere trasmesso su CBC-TV dopo il festival. “Tutti dicono di aver guadagnato maggiore autostima; si sentono forti, più al centro dell’attenzione e sentono di essere usciti maggiormente allo scoperto. Inoltre, dimostrano ad altri che non c’è niente di sbagliato nell’essere diversi”.

Le critiche possono essere pesanti, aggiunge, sottolineando che tutti i drag kids sono state vittime di bullismo, specialmente Queen Lactatia, ovvero Nemis Melancon-Golden. A detta di alcuni il più famoso del gruppo, è stato oggetto di critiche per via di una fotografia che ha fatto il giro del web e che vede Lactatia immortalato accanto a un seminudo Violet Chachki, vincitore di una delle “Drag Race”.
Melancon-Golden e sua madre Jessica Melancon negano le accuse che sostengono che gli abiti da drag queen stiano sessualizzando il giovane, e giustifica la foto dicendo che Violet stava indossando un toupet pubico (merkin) per un’apparizione alla DragCon di RuPaul a New York nel 2017.

“Lei indossava un costume, lui indossava un costume. L’interazione è durata due minuti”, sostiene Jessica Melancon, negando il concetto che la nudità debba necessariamente essere sempre associata al sesso e alla sessualità… Se “drag” significa superare i limiti, deve anche essere un ambiente accogliente per i bambini, aggiunge Bracken Hanke, di Vancouver.

L’unica bambina del gruppo, Hanke, sostiene che le piace esagerare gli stereotipi femminili nelle vesti di una “hyper queen”, ovvero una femmina che si veste da drag queen.

“Travestirsi è un concetto super-fluido, e quindi include molte cose. Per questo credo che non debba essere limitato solamente a un gruppo di persone specifico”, sostiene la 12enne, le cui lunghe ciocche rosa scendono lungo la schiena, sopra un vestito trasparente e un body bianco. “Travestirsi è un modo di esprimersi che dovrebbe essere aperto a tutti. E in più, mi piace sorprendere la gente”.

Ricordate che questo articolo non parla di adulti. Parla di bambini. Nello specifico, di preadolescenti. E se per caso avete dei dubbi che quello che stanno facendo a questi bambini non abbia una forte connotazione sessuale, date un’occhiata al trailer del nuovo documentario Drag Kids, che è sulla bocca di tutti nel mondo del cinema. Per la visione si consiglia vivamente allo spettatore di esercitare discrezione:



È chiaramente una cosa malvagia, e si tratta chiaramente di sfruttamento. Qualsiasi generazione prima della nostra l’avrebbe identificata come tale. Pochi anni fa, infatti, sarebbe stato un oltraggio alla sensibilità per la maggior parte dei cittadini dell’America del Nord, che si sarebbero scandalizzati nel vedere bambini preadolescenti, ingaggiati come ballerini sensuali travestiti per esibirsi in ambienti dalla pesante connotazione sessuale.
Ma quelli erano tempi diversi. Anche se quei tempi erano solo pochi anni fa.

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