Il nuovo ordine mondiale passa anche per alcuni gesti. Ammiccamenti, sorrisi e sguardi tesi.Come nell’incontro per il centenario della vittoria nella Grande Guerra, a Parigi. Lì, nella capitale francese, non è andato solo di scena un meeting per celebrare la fine di una tragedia. Parigi è diventata, per qualche ora, il crocevia della diplomazia mondiale, dove Emmanuel Macron, Angela Merkel, Vladimir Putin e Donald Trump, si sono incontrati tutti insieme dopo molto tempo.
Se la politica è fatta anche di immagini, quella che è scaturita dall’incontro francese è eloquente. Trump e Putin, al netto delle divergenze su alcuni punti chiave in cui gli interessi dei propri apparati collidono, si scrutano con aria quasi complice. Dall’altra parte, Macron e Merkel si sciolgono in un caloroso abbraccio, quasi a voler significare che la loro Europa, quella dell’asse franco-tedesco, è in pericolo. E che le loro leadership, sempre più deboli, sono fuse da un destino quasi indissolubile. Infine, l’incontro gelido fra il presidente francese e quello americano, con Trump che, atterrato a Parigi, non ha potuto altro definire “insulting” il pensiero di Macron sull’esercito europeo.
Siamo di fronte a un nuovo mondo, è inutile negarlo. Basta vedere la freddezza, quasi disinteresse, con cui Trump ha partecipato alle celebrazioni. Non c’è solo una questione personale. È un tema politico. Il mondo multilaterale, l’asse fra America ed Europa, l’aiuto al Vecchio Continente sono temi che stridono pesantemente con l’agenda di The Donald. Alla Casa Bianca, l’Europa non interessa, se non come singoli Paesi partner.
Meglio la Russia di Putin, con cui Trump condivide molti punti di vista che solo l’establishment Usa (profondamente russofobo) sta limitando. E questo lo si capisce anche da come il presidente degli Stati Uniti si rapporta a quelli che dovrebbero essere i suoi migliori alleati. Il mondo sta cambiando: e Washington non ha più interesse a svolgere il ruolo di garante dell’Europa.
In questo periodo di transizione politica in cui tutto appare in mutamento, Russia e Stati Uniti, antichi nemici, si scoprono nuovi alleati. Perché ci sono molti obiettivi comuni. E la strategia del Cremlino e della Casa Bianca non è molto diversa. E mentre gli Stati Uniti “arretrano”, riaffiorano gli antichi imperi desiderosi di colmare il vuoto che Washington, inevitabilmente, deve lasciare. E tutto ha un nuovo equilibrio.
Non è un equilibrio fatto di piattaforme internazionali, di accordi multilaterali, di quell’ordine internazionale liberale voluto dagli Stati Uniti e in cui le Nazioni Unite rappresentavano l’esempio più cristallino (e tutto sommato inutile). È l’equilibrio dinamico del mondo “sovranista”, come spiegato da La Stampa. Non un’internazionale, come spesso si tende superficialmente a dire, ma un mondo di interessi nazionali in cui le antiche e nuove potenze cercano un difficilissimo equilibrio fatto anche di una retorica diversa, a tratti violenta, ma molto spesso paradossalmente amichevole. Un gioco complesso e non privo di rischi in cui a pagarne le conseguenze sono quegli Stati che non si trovano a sedere al tavolo dei grandi. E che rientrano anzi nel campo da gioco della sfida fra potenze.
Trump e Putin ne sono il simbolo forse più evidente. Ma non sono gli unici. Recep Tayyip Erdogan sogna una nuova Turchia sul modello ottomano. L’Iran è tornato a pensare in grande come potenza in grado di influenzare il Medio Oriente. E la Cina, a oriente, preme per tornare a essere l’impero di mezzo, slegandosi dall’enorme guscio di terra in cui si è rinchiusa per decenni. L’Europa, che non è mai esistita, è così destinata a barcamenarsi in un gioco complesso in cui i suoi antichi e nuovi impero sembrano destinati a soccombere. Altri Stati premono per rovesciare l’alleanza fra Parigi e Berlino. E i due leader europei, deboli in patria e indeboliti all’esterno, incapaci di frenare l’onda di protesta contro l’Unione europea a trazione franco-tedesca, non possono fare altro che guardarsi negli occhi, abbracciarsi. E capire che, probabilmente, il loro mondo sta finendo. Mentre Trump e Putin si guardano come due leader che il mondo vuole nemici, ma che in fondo hanno molti interessi in comune.
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