Con la manovra economica economica per il 2019 partirà anche il tanto criticato e vituperato "reddito di cittadinanza", che avrà il merito di risollevare dal disagio tante famiglie italiane e non solo, anche tanti "nuovi cittadini" italiani a patto che risiedano stabilmente in Italia da almeno dieci anni. Requisito che appartiene a migliaia di stranieri naturalizzati in Italia e, udite udite, anche ai Rom, i nomadi. Quelli che, per intenderci, sono diventati stanziali da ben più di dieci anni e che non dovrebbero neanche più essere chiamati "nomadi", perché hanno scoperto che in Italia si sta troppo bene. Adesso, con il reddito di "cittadinanza", ancora meglio. Gli stessi "nomadi" che non mandano nemmeno i figli a scuola, figuriamoci se si prenderanno la briga di "formarsi adeguatamente" per ottenere un lavoro onesto. Già, perché per fruire di questa provvidenza statale, bisognerà formarsi con alcuni corsi di aggiornamento professionale che, data la variegata e multiforme offerta presente in Italia (notare il sarcasmo), permetterà ai Comuni e alle aziende di avere un numero imbarazzante di laureati che, per scopare via le foglie dai fossi, o raccogliere patate o pulire le latrine dovranno "formarsi adeguatamente". Gli stessi lavori che gli immigrati "non vogliono più fare", perché a loro 40 euro al giorno sono più che sufficienti per le ricariche dei loro smartphone di ultima generazione. E così, i nostri bravi laureati italiani a spasso si troveranno gomito a gomito con gli immigrati SPRAR che magari, forti del loro gruzzoletto pagato dalle famiglie di quegli stessi laureati, staranno proprio lì "sul divano" a dare ordini ai nuovi schiavi italiani. Si è ribaltato il mondo amici miei! Sì, parlo proprio a voi che vedevate la prospettiva di questo reddito di cittadinanza come la risoluzione a tutti i vostri problemi, tranne a quello di non trascurabile importanza, come lo svilimento dei vostri diritti di lavoratori magari altamente qualificati, che dovranno condividere con gli immigrati spazi, "lavori socialmente utili" e umiliazioni. Per un Paese come l'Italia che manda i suoi giovani laureati all'estero o a servire panini in un chioschetto di strada, o a consegnare cibo in bicicletta con ogni tempo atmosferico, possiamo ritenerci più che fortunati non è vero? E mi raccomando la "formazione", fondamentale per una nuova generazione di schiavi, costretti a lavori usuranti e umilianti per non perdere quella grande opportunità chiamata reddito di cittadinanza. Ricordo al ministro Di Maio, che per riformare i centri per l'impiego in Italia ci vorrà ben altro che qualche viaggetto negli Stati Uniti, dove il sistema dell'istruzione e del collocamento al lavoro funzionano bene, perché le scuole e le università funzionano alla grande. In America, un laureato è considerato, giustamente, una persona con un'alta preparazione professionale e culturale che mai si sognerebbero di sprecare e umiliare in lavori socialmente utili, come facciamo in Italia. Quando il ministro Di Maio, che non si è nemmeno laureato, dice che per riavviare al lavoro tanti giovani e meno giovani bisogna formarli in modo adeguato, bisognerebbe capire a quale platea si rivolge. Perchè, se come per la sottoscritta, si rivolge ad una pletora di laureati con anni di studi e sacrifici alle spalle e niente futuro e carriera, allora il concetto suona sarcastico e a dir poco meschino. Non saremmo adeguatamente formati per ramazzare le strade? O per raccogliere carote? O per tutti quei lavoretti "socialmente utili", come li chiamano i politici che parlano bene (ma razzolano male), che in futuro spetteranno agli Italiani mentre gli immigrati diventeranno gli imprenditori di domani? O meglio, i nostri schiavisti di domani! Ebbene, caro ministro Di Maio, se questa è la sua idea di aiuto alle famiglie italiane, allora o deve rivedere qualcosa della sua riforma, o ha sbagliato a comunicarla, e dovrà "adeguatamente formarsi" in comunicazione istituzionale, visto che di studi universitari è a digiuno! Però, bisogna ammetterlo, pur senza quella preparazione appropriata, come ministro non se la sta cavando male, anche se potrebbe impegnarsi di più.
CINZIA PALMACCI
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