Il Leader supremo Xi Jinping è uno di questi uomini iniqui. Si è mostrato deciso a «opporsi e ad esaltare se stesso contro ogni cosiddetto dio o oggetto di culto», sopprimendo spietatamente la libertà di religione in Cina, spogliando le case di culto delle loro croci o altri simboli e sottoponendo tutto e tutti agli interessi del partito. Questo è l'uomo con cui il cardinale Parolin e i suoi colleghi della Segreteria di Stato, per volere di Papa Francesco, sono pronti a fare accordi. Il papa tradisce i cristiani di ogni tempo e luogo che hanno coraggiosamente resistito ai tentativi di rendere la Chiesa di Gesù Cristo piegata allo Stato.
San Paolo ci dice nella Seconda lettera ai Tessalonicesi che il Giorno del Signore non può venire prima che avvenga «l’apostasia» e «l'uomo dell'iniquità, il figlio della perdizione», sia rivelato. Ma «il mistero dell'iniquità è già in atto», aggiunge. L'uomo che dà piena espressione a quel mistero, che completa l'evoluzione dell'umanità iniqua e la guida all’ultima ribellione, è l'ultimo ma non certo il primo di questi uomini. Pertanto, l'avvertimento di Paolo è utile oggi come alla fine dei tempi.
Il Leader supremo Xi Jinping è uno di questi uomini iniqui. Si è mostrato deciso a «opporsi e ad esaltare se stesso contro ogni cosiddetto dio o oggetto di culto», sopprimendo spietatamente la libertà di religione in Cina, spogliando le case di culto delle loro croci o altri simboli e sottoponendo tutto e tutti agli interessi del partito. La politica di Xi di "sinicizzare" tutte le espressioni religiose rende la religione interamente asservita allo Stato. Paolo disse che l'uomo dell'iniquità alla fine si sarebbe seduto nel tempio come se fosse Dio - alcuni Padri credevano che con ciò intendesse la Chiesa, che Paolo insegnava fosse il nuovo tempio di Dio - e sembra che Xi stia facendo proprio questo.
Questo è l'uomo con cui il cardinale Parolin e i suoi colleghi della Segreteria di Stato, per volere di Papa Francesco, sono pronti a fare "affari". Sabato hanno firmato un accordo che secondo quanto riferito darà al Partito il ruolo principale e la decisione finale di nominare i vescovi cinesi nella Chiesa cattolica. Questo accordo richiede alla Chiesa di cancellare le precedenti scomuniche, permettendo al Partito di dettare anche la disciplina sacramentale. Porta il Partito direttamente nelle deliberazioni e azioni interne della Chiesa, sia amministrative che evangeliche o sacramentali. Sarebbe fondamentalmente sbagliato anche se lo Stato in questione fosse il Sacro Romano Impero invece di uno Stato senza Dio, spietato e omicida come è la Cina comunista. L'unità di cui il cardinale Parolin ha parlato sarà un'unità, non sotto Dio, ma sotto Xi, che eliminerà le chiese sotterranee e costringerà tutti in un recinto approvato dal Partito.
Il diritto canonico e Christus Dominus dichiarano questa azione non solo imprudente, ma anche illegittima. Francesco non ha revocato o sospeso il canone 377 § 5, che afferma che "in futuro nessun diritto o privilegio di elezione, nomina, presentazione o designazione di vescovi è concesso alle autorità civili". Lui e i suoi rappresentanti stanno agendo illegalmente nel fare questo accordo con l'uomo cinese dell’iniquità.
Inoltre, come ha detto coraggiosamente il cardinale Zen, nella loro iniquità stanno «dando il gregge in pasto ai lupi». Tradiscono i martiri cinesi e i testimoni viventi della Cina che hanno sofferto così a lungo per la fedeltà a Cristo. «I fratelli e le sorelle della Cina continentale», come aveva detto Zen in precedenza, non hanno paura della povertà, della prigione, di effondere il loro sangue; la loro più grande sofferenza è vedere se stessi traditi dalla «famiglia».
Il papa tradisce i cristiani di ogni tempo e luogo che hanno coraggiosamente resistito ai tentativi di rendere la Chiesa di Gesù Cristo piegata allo Stato. In passato, tutto ciò che era richiesto era un pizzico di incenso all'imperatore, che i cristiani rifiutavano di offrire, spesso a costo della loro vita. Ma ora ai cattolici cinesi non viene solo chiesto di offrire il pizzico di incenso al Leader supremo, ma anche di permettere ai suoi funzionari di controllare e nominare i vescovi e il clero che faranno questo a loro nome. La scandalosa pratica delle investiture laiche è tornata, e in una forma più scandalosa di quanto non fosse accaduto in passato. La strada che ha portato a Enrico VIII e alla Costituzione Civile del clero in Francia sarà di nuovo percorsa.
Questa non è una semplice questione di giudizio prudenziale. Se lo Stato ha la supervisione della Chiesa, rende falso il Vangelo della Chiesa. Mette la menzogna alla confessione fondamentale della Chiesa, "Gesù è il Signore", poiché anche nella Chiesa lo Stato diventa Signore. E in cambio della confessione del Vaticano che in Cina lo Stato è Signore, la Cina riconoscerà il Papa come il capo nominale di tutti i suoi cattolici. Che valore ha tutto questo? In realtà, i cattolici cinesi, come i cattolici di qualunque paese, hanno un solo capo: Gesù Cristo. Il Papa non è il capo dei cattolici, è il capo del collegio apostolico. E la sua funzione di capo del collegio apostolico è proprio ciò di cui lo sta privando Xi.
Com'è che abbiamo un Pontefice e una Segreteria di Stato che non capiscono queste cose o non se ne danno cura? Revocare o sospendere il canone 377 § 5 avrebbe reso la loro azione meno iniqua da un punto di vista mondano, almeno non avrebbe contravvenuto alla legge della Chiesa. Ma non l'avrebbe resa neanche un po’ meno iniqua a livello teologico. Perché questa azione è in contrasto con la legge divina, il decreto che fece risorgere Gesù dai morti e lo pose alla destra del Padre. Inoltre contraddice la natura stessa della Chiesa.
Cos’è la Chiesa, se non una missione di ambasciatori incaricata di dichiarare ai governanti e governati di questo mondo che ogni autorità è passata a Colui che siede alla destra del Padre e verrà di nuovo nella gloria per giudicare i vivi e i morti? Ma l'Associazione Patriottica Cattolica Cinese è stata istituita dalle autorità cinesi per garantire che questo messaggio non venisse ascoltato correttamente in Cina. È stata istituita in modo che fosse lo Stato a dirigere e gestire l'ambasciata ecclesiale di Gesù Cristo.
Coloro che sono inclini a dire di Francesco «Beh, dopotutto lui è il papa, e può fare ciò che vuole», dovrebbero pensarci bene. Faranno appello al canone 1404, "La prima Sede non è giudicata da nessuno", per giustificare la loro acquiescenza e inazione? Quel canone condanna lo stesso pontefice in questa faccenda. Sì, egli è responsabile direttamente al Signore piuttosto che ai tribunali umani. Ma ciò significa che non può rendere conto, né decidere di rendere conto, a Xi Jinping o a qualsiasi altro leader secolare in tutto ciò che riguarda la Chiesa in quanto Chiesa. Significa invece che è tenuto a confessare il vero Signore come Signore. A parte quel costante e fedele atto di confessione, in realtà non agisce affatto come “Pietro”, occupante della prima Sede.
Nelle parole della Commissione teologica del Vaticano II, poiché il papa è particolarmente responsabile nei confronti del Signore, è «anch'esso legato alla rivelazione stessa, alla struttura fondamentale della Chiesa, ai sacramenti, alle definizioni dei precedenti concili e ad altri obblighi troppo numerosi da citare». Tutto questo è in gioco nella decisione di Francesco di dare al Partito Comunista Cinese il diritto di avviare e supervisionare le nomine episcopali. I vescovi fedeli sono obbligati, da parte loro, a rifiutarsi di riconoscere la legittimità di questo concordato e a riconoscere come vescovi fratelli coloro che sono stati nominati prima dell’accordo e non quelli nominati in base ad esso. Oppure il mistero dell'iniquità è progredito così tanto perfino nella stessa Chiesa al punto che la luce può essere compagna delle tenebre e Cristo accordarsi con Belial, solo perché lo dice la Segreteria di Stato?
Douglas Farrow
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