giovedì 8 ottobre 2020

In mare ci sono più mascherine che meduse. L’allarme dell’ISPRA


Dove finiranno le mascherine e i guanti una volta usati?


ALLA FINANZA "GREEN" CHE COSA IMPORTA? IN FONDO A BLACKROCK E ALTRI COLOSSI INTERESSA SOLO IL BUSINESS DELLE MASCHERINE NON DOVE FINISCONO....

L’IPSRA lancia un tragico allarme: in mare ci sono più mascherine che meduse e la situazione è destinata a peggiorare, soprattutto a causa della scuola.

I fondali marini hanno un nuovo inquilino e purtroppo non è una buona notizia. L’ISPRA, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, lancia l’allarme spiegando che a breve i nostri mari potrebbero avere più mascherine che meduse.
I dispositivi anti Covid-19 usa e getta porteranno maggiore problemi ora che la scuola ha riaperto le sue porte, dal momento che agli studenti sarà fornita ogni giorno una nuova mascherina monouso. Il Governo ha difatti annunciato la fornitura di 11 milioni di presidi monouso ogni giorno.

In questo modo l’Italia aumenterà notevolmente la produzione di immondizia, aggiungendo molti quintali di rifiuti difficili da smaltire e soprattutto non riciclabili. Da mesi ormai mascherine di ogni tipologia si trovano gettate in strada, nei parchi, nelle aree verdi della città e a breve le troveremo molto spesso in mare.
L’ISPRA non è il solo istituto a lanciare l’allarme, dal momento che anche l’associazione francese Opération Mer Propre ha descritto lo stesso fenomeno affermando che il mare si sta riempiendo di mascherine, che diventano più numerose delle meduse.

Gli studi dell’ISPRA: le mascherine popoleranno i nostri mari

Sin da inizio pandemia mascherine monouso e guanti di plastica hanno destato preoccupazioni tra gli ambientalisti, dato l’enorme utilizzo. Purtroppo i timori si sono ben presto trasformati in una reale situazione fuori controllo, che porta i mari e la natura ad essere sempre più inquinati.
L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale ha reso note le sue stime a inizio maggio e non sono per nulla incoraggianti: per il 2020 la produzione complessiva di rifiuti, tra guanti e mascherine, sarà tra i 160mila e le 440mila tonnellate.

Il dato medio ci dice che saranno prodotte 300mila tonnellate di spazzatura solo con questi dispositivi di protezione dal Covid. Ma se fino all’inizio delle scuole si poteva pensare ad una gestione idonea di questi rifiuti con la ripresa delle lezioni in sede si avrà un incremento della produzione. Si aggiungono infatti 11 milioni di dispositivi ogni giorno e diventa così molto complessa anche la gestione dello smaltimento.
Le mascherine, dopo esser state usate, devono infatti essere gettate nella raccolta indifferenziata, dal momento che in questo modo saranno poi smaltite mediante inceneritore. Un modo in sostanza per eliminare ogni tipo di possibile virus, batterio e rischio di contagio attraverso il fuoco.

In Italia però gli inceneritori, soprattutto al Sud, non riusciranno a smaltire l’enorme mole di rifiuti e il rischio è che mascherine e guanti rimarranno in discarica o, peggio ancora, dispersi nell’ambiente e soprattutto nel mare. La paura è che a breve in mare troveremo più mascherine che meduse, rifiuti che finiranno in acqua a causa di una cattiva gestione dello smaltimento e a causa dell’inciviltà dei cittadini.
Del resto dobbiamo pensare che, se anche solo l’1% delle mascherine usate finisse smaltita in modo errato, avremmo ogni mese 10 milioni di mascherine sparse nella natura e nelle nostre acque. Un vero e proprio disastro ambientale a cui ad oggi nessuno sembra essere particolarmente interessato.

Disastro ambientale in Kamchatka, moria di animali e surfisti con febbre: cosa sta accadendo

IL PIANETA VUOLE LIBERARSI DEI SUOI INQUINATORI?....

In Russia è stato registrato un nuovo disastro ambientale: in Kamchatka diversi surfisti hanno riportato diversi problemi di salute e sulle spiagge sono stati rinvenuti molti animali marini morti. Ecco cosa sta accadendo.



Un nuovo disastro ambientale colpisce la Russia, dopo quello dello scorso maggio, che colpì la Siberia. Adesso è la volta della penisola di Kamchatka, ed in modo particolare le coste della spiaggia Khalaktyrskij. Da diversi giorni i surfisti della zona hanno lanciato l'allarme riportando una massiccia moria di animali marini, oltre che dei danni alla propria salute.

Attualmente non si conoscono ancora con certezza le cause che hanno portato a questo disastro e sono al vaglio diverse ipotesi. Si presume tuttavia che siano state riversate in acqua delle sostanze tossiche o dei veleni che hanno causato la moria di animali marini e hanno causato diversi problemi di salute ai bagnanti.

Disastro ambientale in Kamchatka: cosa sta accadendo

Negli scorsi giorni diversi surfisti hanno lanciato l'allarme, dopo che, da circa un mese hanno iniziato a sperimentare diversi problemi di salute, tra cui ustioni oculari, tosse secca, febbre e nausea. Nel mentre sui social network sono cominciate a diventare virali diverse immagini e video che immortalavano una moria di animali marini, come pesci, polipi e molluschi, portati a riva dalle maree.

Dopo la diffusione di queste informazioni Greenpeace Russia si è immediatamente recata sul luogo e ha gridato alla catastrofe naturale. Il governatore della regione Vladimir Solodov ha avviato subito le indagini incaricando il Centro idrometeorologico e il ministero per l'Ambiente di condurre una serie di esami sui campioni di acqua.

Dalle analisi è emerso che nel mare era presente una concentrazione di petrolio superiore alla norma, così come quella di fenoli, per questo motivo il ministro dell'Ambiente ha presupposto che la causa dell'inquinamento potesse essere lo sversamento di questi liquidi da parte di alcune navi di passaggio. Questa teoria non ha però convinto Dmitry Lisitsin, il capo della guardia ecologica di Sachalin che nel corso di un'intervista per Il Fatto Quotidiano ha affermato:

“Non c'è nulla che punti all'inquinamento da petrolio come causa di questi eventi. Il petrolio è più leggero dell'acqua e forma una pellicola sulla sua superficie, ha un odore caratteristico e causa la morte soprattutto di uccelli e non dei pesci o organismi del fondale, come in questo caso”, precisando che potrebbe trattarsi di “un veleno molto forte che uccide organismi viventi”.

L'intervento di Mosca

La vicenda ha nuovamente scatenato l'ira di Mosca, proprio come accaduto nel caso della Siberia, per la cattiva gestione delle autorità locali. Per questo motivo la vice presidente della Duma Irina Yarovaya ha deciso di occuparsi di persona della vicenda, facendo analizzare quasi 150 chili di materiale dai laboratori della Capitale.

Dalle analisi del governo è emerso che con molta probabilità il materiale finito in mare non ha origine industriale, ma si presume che sia di origine naturale, come le alghe, ha precisato il ministro. Nel mentre anche Greenpeace ha continuato le sue indagini esaminato le acqua inquinate lo scorso 4 ottobre, trovando delle “macchie di origine ignota”.

I TAMPONI COVID-19 PRODUCONO FINO AL 95% DI FALSI POSITIVI : CONFERMATO DALL’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ



La disobbedienza civile diviene un dovere sacro quando lo Stato diviene dispotico o, il che è la stessa cosa, corrotto. E un cittadino che scende a patti con un simile Stato è partecipe della sua corruzione e del suo dispotismo. 

Ghandi 


(Mi rendo conto che è un po’ lungo…se non avete pazienza di leggerlo tutto, andate almeno all’ultimo capitolo, dove viene presentato il documento dell’Istituto Superiore di Sanità da cui emerge il numero del 91% di falsi positivi per i tamponi Covid…) di Stefano Scoglio


Dopo aver dimostrato come le stesse autorità sanitarie Europee e Americane affermino che il virus non è mai stato isolato, come in un uno-due pugilistico, vedremo ora come le stesse autorità sanitarie, in primis il nostro Istituto Superiore di Sanità, ammettono che i tamponi Covid-19 sono del tutto inaffidabili. Ho già scritto alcuni post e articoli su come i tamponi e i test sierologici per il Covid-19 siano inaffidabili, di fatto senza alcun significato perché senza nessun vero legame con un presunto virus SARS-Cov2, che non è mai stato isolato.

Abbiamo anche visto come tale inaffidabilità sia stata addirittura certificata dalla Commissione Europea e dall’Istituto Superiore di Sanità, che nell’Aprile-Maggio scorso hanno pubblicato documenti dove affermavano che in Europa circolavano 78 tamponi diversi, di cui nessuno validato da organismi indipendenti, nessuno valutato o autorizzato preventivamente, e addirittura la stragrande maggioranza dei quali non dichiarava neppure quali sequenze geniche utilizzasse, e quindi potenzialmente contenenti qualsiasi cosa. A questo punto ho voluto approfondire la cosa, e ho scoperto ulteriori elementi, sia scientifici che legali.

La situazione normativo-regolatoria

Innanzitutto, va detto che i tamponi rientrano nella nuova normativa REGOLAMENTO (UE) 2017/746 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 5 aprile 2017 relativo ai dispositivi medico-diagnostici in vitro e che abroga la direttiva 98/79/CE.

Nella normativa precedente abrogata, in generale bastava l’apposizione del marchio CE, che è un marchio relativo soprattutto alla sicurezza; e solo per alcuni dispositivi diagnostici in vitro elencati nell’Allegato II, e aventi a che fare con i virus già conosciuti (HIV 1 e 2, HTLV I e II e dell’epatite B, C e D), si richiede la valutazione tecnica e di efficacia da parte di un Organismo Notificato, ovvero un organismo di validazione riconosciuto dalla EU. Ora, sappiamo dal Documento della Commissione Europea del 16 Aprile scorso che nessuno dei 78 modelli di test tampone in circolazione a quella data sono stati valutati o sottoposti a qualsiasi organismo di valutazione riconosciuto, e che addirittura ciò non sarebbe stato neppure possibile dato che quasi nessuno di quei 78 tamponi mette a disposizione una adeguata scheda tecnica, inclusa la specifica delle sequenze geniche utilizzate. Come è possibile? In fondo, il SARS Cov2 dovrebbe essere un virus anche più importante di quelli dell’epatite o dell’HIV, che non hanno mai portato alla chiusura dell’economia e della vita sociale di intere nazioni. E’ possibile perché il Regolamento della Direttiva 98/79 CE elenca solo i virus suddetti, ed essendo il SARS Cov 2 un nuovo virus non è incluso.

Già, ma abbiamo appena visto che tale regolamento è stato abrogato dal regolamento del 2017, che a sua volta pone requisiti ancora più stringenti di quello precedente, richiedendo valutazioni preliminari di efficacia da parte di organismi di validazione riconosciuti per tutti i dispositivi diagnostici in vitro in cui rientrano anche i tamponi Covids-19. E allora perché sono stati autorizzati in commercio test tampone privi di qualsiasi validazione o anche solo valutazione preliminare, e addirittura privi delle specifiche sulle sequenze geniche utilizzate?

Perché l’Italia ha fatto scuola, e il motto “fatta la legge trovato l’inganno” è diventato motto europeo: il Regolamento 2017/46 del 5 Aprile 2017 entrerà in vigore, per i dispositivi diagnostici in vitro, solo il 26 Maggio 2022! E con questo i tamponi Covid-19 hanno goduto dell’interregno, non essendo inclusi, in quanto relativi a un virus nuovo, nel Regolamento del ’98; e non essendo ancora sottoposti a un Regolamento del 2017 che li avrebbe messi tutti fuori legge, ma che non entrerà in vigore se non a metà del 2022!

La domanda che occorre porsi, e che non può non avere rilevanza anche giuridica, è: questi tamponi sono del tutto privi di valutazione e validazione, e sono in circolazione solo grazie al fatto che si è creato un vuoto normativo tra Regolamento del 1998, che limitava la lista dei virus solo a quelli conosciuti (ma che per analogia dovrebbe applicarsi anche ai nuovi emergenti) e Regolamento del 2017, che abroga quello del ’98 ma entra in vigore solo nel 2022; se insomma questi tamponi Covid-19 sono utilizzati solo grazie ad una anomalia legislativa, e nel 2022 sarebbero del tutto illegali; è ammissibile che a tali tamponi, in vita per puro miracolo o distorsione giuridica, si affidino le sorti di intere nazioni e dell’intera economia mondiale? Ovviamente no, non dovrebbe essere ammissibile, e se lo sarà, sarà solo perché la forma giuridica viene fatta prevalere sulla sostanza giuridica.

Veniamo però alla sostanza scientifica dei tamponi. Il primo argomento è che sono del tutto senza significato perché il virus non è mai stato isolato, e dunque non esiste nessun marker realistico che ne supporti l’azione. Questo è discorso che ho affrontato in dettaglio altrove; ma sembra che su questo punto le orecchie di chi dovrebbe intervenire tendono a restare chiuse (anche se noi continueremo a gridare la verità). Facciamo dunque finta che non sia questo il problema, che il virus sia stato isolato. Vedremo che anche da questo punto di vista, i tamponi restano del tutto inaffidabili e privi di significato.

La questione della mutazione del virus

Uno dei problemi fondamentali è la continua mutazione del virus. Come scrive lo stesso Istituto Superiore di Sanità (confermando quello che vado dicendo da sempre):

“…il virus infatti può mutare e nuove sequenze nucleotidiche depositate nelle banche dati possono rivelare se queste mutazioni possano a loro volta rendere un particolare test meno efficace o addirittura inefficace…È importante puntualizzare che per la diagnostica di questo virus emergente, con uno stato dell’arte in evoluzione, le reali prestazioni del dispositivo osservate possano differire rispetto a quelle determinate dallo studio iniziale delle prestazioni condotto dal fabbricante ai fini della marcatura CE, in uno stato dell’arte precedente.” (Gruppo di Lavoro ISS Test Diagnostici COVID-19, Dispositivi diagnostici in vitro per COVID-19. Parte 2: evoluzione del mercato e informazioni per gli stakeholder , Rapporto ISS COVID-19 n. 46/2020, 23 Maggio 2020, p. 8).

Come ho sempre sostenuto anch’io: se al GISAID, dove si raccolgono le sequenze geniche del SARS-Cov 2, ci sono oltre 100.000 sequenze diverse, e aumentano costantemente, che valore ha un tampone messo a punto nel febbraio 2020 e utilizzato nel Luglio 2020, quando il virus era certamente modificato?

Per capire ciò, basterebbe dire che la gran parte dei tamponi in circolazione sono stati strutturati (se lo sono stati) sul virus sequenziato dai Cinesi a Wuhan. Ma in Italia sono stati sia lo Spallanzani che il San Raffaele a fornire sequenziamenti genici diversi, ed entrambi, oltre a pseudo-isolare il virus con le stesse metodiche farlocche che ho descritto altrove (https://www.byoblu.com/2020/09/12/lo-studio-in-esclusiva-su-byoblu-virus-mai-isolato-una-dittatura-basata-su-tamponi-non-convalidati-stefano-scoglio-candidato-premio-nobel-per-la-medicina-nel-2018/), hanno subito messo in chiaro che si trattava di virus modificati rispetto a quello isolato in Cina (Capobianchi M.R. et al., Molecular characterization of SARS-CoV-2 from the first case of COVID-19 in Italy, Clin Microbiol Infect, 2020 Jul;26(7):954-956.); e in uno studio organizzato da diversi centri medici italiani (Sacco, San Raffaele, etc.), quando hanno analizzato 59 campioni di liquido da pazienti Covid-19 da diversi centri del Centro e Nord Italia, hanno trovato una notevole mutazione, al punto da trovare :

“A mean of 6 nucleotide substitutions per viral genome was observed, without significant differences between synonymous and non-synonymous mutations, indicating genetic drift as a major source for virus evolution.” (Lai A. et al., Molecular Tracing of SARS-CoV-2 in Italy in the First Three Months of the Epidemic, Viruses 2020, 12, 798; doi:10.3390/v12080798.)

“Una media di 6 sostituzioni nucleotidiche per ogni genoma virale, senza differenze significative tra mutazioni sinonime e non sinonime, delineando così una deriva genetica come importante fonte dell’evoluzione del virus.”

Da questo studio si evince che non solo il virus muta da continente a continente, da nazione a nazione, ma addirittura da provincia a provincia, e di fatto da persona a persona! Ci sono dunque 7 miliardi di virus diversi che solo si assomigliano? Esiste un virus talmente magico da incorporare 7 miliardi di mutazioni? E soprattutto: a cosa serve, in questo quadro, un test tampone universale, che ha solo una o al massimo 3 sequenze geniche?

Come afferma lo stesso ISS, “…queste mutazioni possano a loro volta rendere un particolare test meno efficace o addirittura inefficace”, e tuttavia nessuno, tra le autorità politiche o giuridiche, si preoccupa di verificare se i tamponi che sostengono e mantengono la pseudo-pandemia, siano o no corrispondenti alle innumerevoli mutazioni di questo super-virus!

La costante mutazione del SARS-Cov2, tale da renderlo di fatto irriconoscibile, è stata confermata anche a livello internazionale: un articolo americano, che include anche Robert Gallo tra gli autori, ha riscontrato decine di mutazioni crescenti nel tempo in parallelo con la presunta diffusione del virus dall’Asia all’Europa agli USA (Pachetti M. et al., Emerging SARS-CoV-2 mutation hot spots include a!novel RNA-dependent RNA polymerase variant, J Transl Med (2020) 18:179 https://doi.org/10.1186/s12967-020-02344-6.); mentre un autore asiatico ha analizzato 85 diverse 6sequenze genomiche SARS-Cov2 disponibili presso GISAID, e ha trovato ben 53 diversi ceppi SARS-Cov2 provenienti da varie aree della Cina, dell’Asia, dell’Europa e degli Stati Uniti (Phan Tung, Genetic diversity and evolution of SARS-CoV-2, Infection, Genetics and Evolution, 81 (2020), 104260.).

Insomma, se il virus muta costantemente, allora il test tampone è inutile, perché va a cercare un virus sempre precedente e sempre diverso rispetto a quello attualmente in circolazione. Basterebbe questo da solo per capire che il tampone Covid-19 il test è completamente, al 100%, fallace!

Questo è davvero ciò che accade nella realtà. Il “Drosten PCR Test” e il test dell’Institute Pasteur, i due test considerati i più affidabili (sebbene nessuno dei due lo sia stato convalidato esternamente), entrambi utilizzano un test del gene E, anche se il test di Drosten lo utilizza come test preliminare, mentre l’Institut Pasteur lo utilizza come test definitivo. Secondo gli autori del Drosten test, il test E-gene è in grado di rilevare tutti i virus asiatici, essendo così al contempo molto aspecifico (tutti i ceppi viruali) e limitato ad un’area geografica (Asia). Ancora, il test Institut Pasteur, uno dei più adottati in Europa, utilizza il test E-Gene come test finale, anche se è ormai noto che il virus (o virus) SARS-Cov2 che si ritiene circolino in Europa sarebbero diversi da quelli asiatici. E poi ad aprile, l’OMS ha cambiato l’algoritmo “… raccomandando che da ora in poi un test può essere considerato positivo anche se solo il dosaggio del gene E (che probabilmente rileverà tutti i virus asiatici!) dà un risultato positivo”. Insomma, per OMS ed epigoni, tutto fa brodo pur di mantenere la tragica farsa della pandemia!

La questione dei cicli (runs) della RT-PCR

Un’altro grave problema dei tamponi, che utilizzano la metodica della RT-PCR, è che l’affidabilità di tale metodica dipende dal numero di cicli (replicazioni) che vengono usati per trovare il virus SARS-Cov2. Prof. Stephen Bustin, una delle autorità mondiali di PCR, ha scritto in un recente articolo relativamente alla identificazione della presenza di SARS-Cov 2:

“…the most widely used method is quantitative fluorescence-based reverse transcription polymerase chain reaction (RT-qPCR). Despite its ubiquity, there is a significant amount of uncertainty about how this test works, potential throughput and reliability.”(Bustin S.A, Nolan T., RT-qPCR Testing of SARS-CoV-2: A Primer, Int. J. Mol. Sci. 2020, 21, 3004; doi:10.3390/ijms21083004, p. 1).

“…il metodo più utilizzato è la Reazione a catena delle polimerasi quantitativa a trascrizione inversa basata sulla fluorescenza (RT-qPCR). Nonostante la sua ubiquità, c’è un significativo livello di incertezza su come funziona questo test, sulla sua potenziale produzione e affidabilità.“

Probabilmente questo è dovuto anche e soprattutto alla questione dei cicli di PCR che vengono normalmente effettuati coi tamponi. In una intervista al compianto David Crow, prezioso ricercatore canadese, Bustin afferma:

“…the cycle number per se is not a good measure…most instruments, when you get above a cycle number of 35, then you start worrying about the reliability of your result…so, you want to be sure that your results are within the 20 to 30 cycles…”

“…il numero di cicli di per sé non è una buona misura…la maggioranza degli strumenti, quando sali oltre il numero di 35 cicli, cominci a preoccuparti sull’affidabilità dei tuoi risultati…quindi, vuoi assicurarti che i tuoi risultati siano prodotti dai 20 a un massimo di 30 cicli…”.

E dato che la maggioranza dei tamponi sale fino e oltre i 40 cicli, Crow domanda a Bustin:

“…if you get up to 40 cycles, you could get a ghost, the PCR could string bases together casually…”

“…se sali a 40 cicli, potresti produrre un fantasma, la PCR può iniziare a raccordare assieme basi nucleotidiche in modo casuale…”

E Bustin risponde: “I would be very unhappy about 40 cycles…”;(David Crow, The Infectious Myth: https://infectiousmyth.podbean.com/e/the-infectious-myth-stephen-bustin-on-challenges-with-rt-pcr/)

“Sarei molto scontento a 40 cicli…”.

Vediamo quindi quanti cicli vengono normalmente usati nei tamponi. Forse vi ricordate della recente polemica, alimentata dal dr. Remuzzi del San Raffaele, per cui i tamponi che trovano il virus solo con un’alto numero di cicli si riferiscono a casi di bassissima viralità, considerata non infettiva:

“Remuzzi riferisce che la positività nei tamponi dello studio del Mario Negri emergeva solo dopo 34-38 cicli di amplificazione. Ma più si amplifica, più il segnale si fa debole e incerto, facendo pensare a tracce di Rna virale ormai residuali e inattive. Niente infezione, insomma.”(Luca Carra, Debolmente positivi: realtà o illusione?, Internazionale, 23 Giugno 2020.).

Questo è in accordo con ciò che sostiene il Prof. Bustin: sopra i 35 cicli, l’affidabilità del tampone crolla, e al massimo, per salvare la baracca, si può sostenere che si tratta di presenza di virus talmente debole da non essere più infettivo. La sostanza non cambia: che il virus venga creato dalla PCR come un “fantasma”, come sostengono Crow e Bustin, o che esso sia senza nessuna carica virale, perché si conti una a utilizzare questi risultati da tampone per terrorizzare la gente e prorogare vari tipi di lockdown?

E che i tamponi utilizzino normalmente sopra i 35 cicli di PCR è confermato da questa tabella che riporta una serie di diversi tamponi e la media del loro numero di cicli :



La tabella presenta un campione di 6 dei 22 tamponi analizzati da FIND (Foundation for Innovative New Diagnostics) , la più autorevole organizzazione di valutazione degli strumenti diagnostici, presa come riferimento dallo stesso Istituto Superiore di Sanità italiano (per la tabella completa vedi: https://www.finddx.org/covid-19/sarscov2-eval-molecular/).

Come si vede dalla tabella, i tamponi sono tutti sopra i 35 cicli; e si consideri che i numeri dati sono medie, il che significhi che nel 3-40% dei casi si sale anche sopra i 40 cicli!

E la cosa è confermata anche per il test Xpert Xpress di Cepheid, che la FDA americana ha ritenuto così importante e affidabile da conferire a questo test un’autorizzazione di emergenza, saltando tutti i passaggi di verifica. Ebbene, anche questo test così importante, adotta un numero di cicli eccessivo:


La media riferita al gene E, che è comunque aspecfifico e tipico di tuti i coronavirus, è attorno ai 34-35 cicli; ma la media riferita al gene N2, che dovrebbe essere più specifico del SARS-Cov2 (vedremo che non è così neppure per questo gene), si attesa attorno a 37-38 cicli!

Questo significa che nella maggioranza dei casi i tamponi danno o risultati fantasma, o se anche “beccano” il virus, lo trovano in uno stato talmente indebolito da non costituire più nessun pericolo. Questo significa anche che dunque non c’è più nessuna motivazione per terrorizzare con lo spettro dei positivi asintomatici, perché come minimo si tratta di individui incapaci di infettare alcunché. Ma la verità, come stiamo per vedere, è che i tamponi producono risultati senza nessun significato, risultati fantasma o comunque non indicativi della presenza del SARS-Cov 2 .

La questione della cross-reattività, o mancanza di specificità.

Prendiamo i tre più importanti modelli di test-tampone, utilizzati da molti dei tamponi circolanti, quello della OMS, quello tedesco-europeo del gruppo di Drosten, e quello del CDC americano. Quello della OMS, come abbiamo già visto altrove, è talmente a rischio di aspecificità (ovvero di cogliere col tamponi virus o particelle simil-virali diverse dal SARS-Cov2) che in uno dei suoi 3 primers (le sequenze geniche con cui si va alla ricerca del virus) c’è addirittura una sequenza genica tipica del DNA umano, quella del cromosoma 8:

Qui il rischio di far venire il tampone positivo anche senza nessun virus presente è ovviamente molto alta, visto che tutti gli esseri umani possiedono quella sequenza CTCCCTTTGTTGTGTTGT come parte del loro corredo genico.

Il CDC americano utilizza invece altre sequenze geniche, relative al gene N del virus, quello del suo nucleocapside. Questa scelta di focalizzarsi sul gene N, nelle sue due versioni N1 e N2, è dovuto al fatto che il gene E “… also detects SARS-related coronaviruses” (“rileva anche altri SARS-coronavirus” : Wagginer J et al., Triplex Real-Time RT-PCR for Severe Acute Respiratory Syndrome Coronavirus 2, Research Letter, Volume 26, Number 7—July 2020). Questo mostra come il tampone OMS possa, in aggiunta a legarsi al genoma umano, identificare altri coronavirus scambiandoli per il SARS-Cov 2.

Ma che garanzie ci sono che i geni N1 e N2 siano invece più specifici? Tutti i coronavirus hanno un nucleo-capside, e dunque geni del tipo N. Il CDC sostiene che il gene N2 è specifico del SARS-Cov2; ma anche su questo non c’è accordo, dato che per alcuni ricercatori non è così:

“…we found out that only one of them (RdRP_SARSr-P2) was almost specific for the new coronavirus and the other introduced probes would detect the other types of coronaviruses. In this regard, the false-positive test results may extend for COVID-19” (Kakhki RK et al, COVID-19 target: A specific target for novel coronavirus detection, Gene Reports 20 (2020) 100740.)

“…abbiamo trovato che solo uno di loro (il gene RdRP-SARSr-P2) è quasi specifico per il nuovo coronavirus, mentre le altre “sonde” (sequenze geniche) rilevano anche altri tipi di coronavirus. Sotto questo aspetto, i risultati con falsi positivi possono ampliarsi in rapporto al Covid-19.”

Ciò significa che non c’è alcuna sicurezza neppure sulla specificità del gene N2 usato dal modello della CDC, specie se si considera che appunto i geni N sono tipici di tutti i coronavirus. E si noti come gli autori, anche per il gene che ritengono specifico, lo definiscono “quasi” specifico, nel senso che anche quello non è completamente specifico!

E quando veniamo al test di Drosten, il test-tampone europeo, le cose diventano anche più evidenti. Innanzitutto, vediamo qui in modo apertamente dichiarato, che questi isolamenti e definizioni del virus sono tutte elaborazioni al computer, senza nessuna presenza fisica del virus:

“The present report describes the establishment of a diagnostic workflow for detection of an emerging virus in the absence of physical sources of viral genomic nucleic acid.”(Corman V et al, Detection of 2019 novel coronavirus (2019-nCoV) by real-time RT-PCR, Euro Surveill. 2020 Jan 23; 25(3): 2000045, p.10.)

“Il presente documento descrive la realizzazione di un processo diagnostico per il rilevamento di un virus emergente in assenza delle fonti fisiche degli acidi nucleici genomici virali”.

Quindi qui l’astrazione dei tamponi dall’effettivo virus è dichiarata apertamente, e appare evidente anche dalla tabella delle sequenze geniche utilizzate dal gruppo di Drosten:



Come si vede, il tampone di Drosten utilizza tutti e 3 i geni, E, N e RdRP. Ma se confrontiamo la sequenza genica del SARS-Cov 2 con quella del SARS-Cov originario (al penultimo posto nella lista), vediamo che:


il gene E del SARS-Cov 2 è identico al 100% a quello del SARS-Cov1, e probabilmente a quello di tutti i SARS coronavirus (nella penultima riga non ci sono variazioni di lettere);


Il gene N ha una sola variazione, una C invece di una T, al 15° posto della sequenza del Reverse primer. Questa è una variazione di appena 1/64esimo, ovvero di appena l’1.5%. Le possibilità di confusione e cross-reattività (rilevare un SARS virus diverso dal SARS-Cov2) è molto elevata.


Il gene RdRP è l’unico che ha 5 variazioni su 64, di nuovo non una grande differenza, anche se meglio degli altri due (e per questo gli autori sopra lo hanno definito “quasi” specifico).

Insomma, in totale abbiamo una differenza di soli 6 nucleotidi su 214, una percentuale di appena il 2.8%. E per questo anche quando autori indipendenti hanno testato l’efficienza del test Drosten hanno concluso che il test dimostrava:

“…a lot of cross-reactions with Coronavirus BtRs-BetaCoV (MK211374- MK211378), SARS coronavirus Urbani (MK062179-MK062184), Bat coronavirus (KY770858-KY770859), SARS coronavirus (AH013708-AH013709), and others”.

“…elevata cross-reattività con i Coronavirus BtRs-BetaCoV (MK211374- MK211378), SARS coronavirus Urbani (MK062179-MK062184), Bat coronavirus (KY770858-KY770859), SARS coronavirus (AH013708-AH013709, e con altri.”

E anche il gene RdRP, che dovrebbe essere più specifico

“…covers many coronavirus isolates, including Bat SARS-like Coronavirus (MG772904-MG772932), Rhinolophus pusillus Coronavirus (KY775091), Bat SARS-like Coronavirus (MG772903) and many others” (Kakhki RK et al, COVID-19 target: A specific target for novel coronavirus detection, Gene Reports 20 (2020) 100740.)

“…copre molti altri isolati di coronavirus, inclusi Bat SARS-like Coronavirus (MG772904-MG772932), Rhinolophus pusillus Coronavirus (KY775091), Bat SARS-like Coronavirus (MG772903), e molti altri.”

Insomma, tutti i principali test-tamponi mancano di specificità, e sono affetti da un elevata cross-reattività, ovvero producono un elevata quantità di falsi positivi. Questa verità, che dovrebbe porre immediatamente fine alla follia della pseudo-pandemia spinta da questi tamponi farlocchi, è da ultimo, last but not least, apertamente confermata dallo stesso Istituto Superiore di Sanità, organismo del governo italiano.

ISS del Governo Italiano: in questa situazione epidemica, i test-tampone danno fino al 91% di falsi positivi!

Nel documento Dispositivi diagnostici in vitro per COVID-19. Parte 2: evoluzione del mercato e informazioni per gli stakeholder, del 23 Maggio 2020, l’Istituto Superiore d Sanità fa una analisi approfondita dei dispositivi test-tampone in circolazione, sottolineando la tensione esistente tra sensibilità, la capacità di rilevare quanto più RNA virale possibile, e la specificità, ovvero la necessità che tale RNA virale si riferisca solo al virus che si sta cercando, in questo caso il SARS-Cov2.

“Un test molto sensibile nel rilevare il bersaglio di interesse ha maggiori probabilità di rilevare anche bersagli correlati ma distinti che non sono di interesse, vale a dire che può essere meno specifico.”(Gruppo di Lavoro ISS Test Diagnostici COVID-19, Dispositivi diagnostici in vitro per COVID-19. Parte 2: evoluzione del mercato e informazioni per gli stakeholder , Rapporto ISS COVID-19 n. 46/2020, 23 Maggio 2020, p. 6).

L’ISS spiega poi che tale tensione è modulata da un altro fattore, ovvero quello di “prevalenza”. In ambito epidemiologico, la prevalenza descrive la percentuale di popolazione affetta da una certa patologia. Nel caso di una patologia presuntivamente virale come il Covid-19, la prevalenza indica quanti malati attuali di Covid-19 ci sono sul totale della popolazione.

Perché questo dato è importante in rapporto alla affidabilità dei test-tampone? Perché maggiore è la percentuale di popolazione affetta, maggior è la circolazione del virus, e quindi maggiore è la probabilità che il test-tampone rilevi effettivamente quel virus anziché altri, riducendo così il gap tra sensibilità e specificità.

L’ISS riprende una tabella che considera l’effetto della prevalenza sull’efficacia dei tamponi. La tabella è stata pubblicata da FIND, autorevole organizzazione internazionale già vista sopra; e così, il dato che emerge dalla tabella FIND, accettato e riproposto dal’ISS, ha valore non solo per l’Italia, ma per tutto il mondo.

Scrive l’ISS a introduzione della Tabella:

“Nella tabella che segue, tratta dal documento Rapid diagnostic tests for COVID-19 (FIND, Rapid Diagnostic Tests for Covid-19: https://www.finddx.org/wp-content/uploads/2020/05/FIND_COVID-19_RDTs_18.05.2020.pdf), viene mostrato con un esempio numerico come la capacità di identificare correttamente i positivi (colonna PPV) sia correlata sia alla sensibilità e specificità del test, sia alla prevalenza del marcatore nella popolazione target, esemplificata da quattro coorti di 1.000 individui con quattro diversi valori di prevalenza: 2%, 5%, 10% e 30%. “

Quindi, la capacità del test di rilevare correttamente la presenza del virus dipende da 3 fattori, tutti considerato nella tabella, ovvero sensibilità e specificità, ma alla luce della prevalenza; e la Tabella prende in considerazione 4 livelli di prevalenza: 2%, 5%, 10% e 30%. Prima di vedere la Tabella, vediamo a quale dei quattro gruppi appartiene la situazione Italiana (e di riflesso anche quella degli altri paesi, in cui il livello di prevalenza non si discosta molto da quello italiano). Quello che segue è la situazione Covid-19 in Italia al 25 Settembre 2020:



Il numero da considerare è quello degli attuali positivi, ovvero 47,718, che rappresenta appena lo 0.079% della popolazione italiana, assai distante persino dal livello più basso del 2%. Anche se volessimo esagerare, e prendere in considerazione il totale dei casi che ci sono stati dall’inizio a oggi, avremmo che il numero di 306,235 è pari allo 0.5% della popolazione italiana. Utilizzare questo secondo numero è statisticamente del tutto errato, ma l’ho fatto per sottolineare come neppure prendendo tutti i casi Covid-19 ufficiali (cioè CON Covid e non PER Covid) emersi dall’inizio della pseudo-pandemia ad oggi, si arriverebbe neppure lontanamente al 2% della popolazione. Vediamo finalmente la Tabella:



Il numero decisivo è il PPV, ovvero la capacità del test di rilevare effettivamente il virus. I numeri che ci interessano sono quelli legati al livello del 2%, che nel caso dell’Italia è in realtà molto più basso, assestandosi attorno allo 0.1%. Questo significa che i numeri di questa Tabella sono addirittura ottimisti, anche al livello del 2%, e più avanti faremo anche la proiezione della Tabella sul livello dello 0.1%.

Intanto, qui vengono considerati 3 modelli di tampone: quelli ad alta performance, a media performance, e a bassa performance. Al livello di prevalenza del 2%, questi sono i livelli di veri e falsi positivi dati dai tamponi:

Livello Veri positivi Falsi positivi

2% Alta performance 49.2% 50.8%

2% Media performance 14.8% 85.2%

2% Bassa performance 9.3% 90.7%

Quindi, nella migliore delle ipotesi, i tamponi danno il 50% di falsi positivi, e nella peggiore delle ipotesi danno quasi il 91% di falsi positivi! Mediamente, possiamo dire che i tamponi danno l’85,2% di falsi positivi!

In tutti i casi, l’Istituto Superiore di Sanità certifica che i tamponi sono del tutto inaffidabili! Ci sarà qualche politico che avrà voglia di ascoltare questa verità ufficiale, che più ufficiale non si può?

Qual’è il numero più probabile tra il 50% e il 91% di falsi positivi? Avendo visto in precedenza la inaffidabilità delle sequenze geniche dei principali tamponi, e soprattutto il fatto che tutti utilizzano più di 35 cicli di PCR, e dunque che i tamponi non possono che essere a bassa performance, il numero più realistico è il 91% di falsi positivi! Ma se anche fossero una via di mezzo, ad esempio il risultato della “media performance” dell’85%, le cose non cambierebbero. I tamponi sono del tutto inaffidabili, lo afferma lo stesso Istituto Superiore di Sanità e un’organizzazione autorevole internazionalmente come FIND: cosa si aspetta a far cessare la tragica farsa dei tamponi e dei positivi asintomatici?

E qui veniamo all’ultima considerazione, anche se non sarebbe neppure necessaria. I numeri che abbiamo visto si riferiscono al livello di prevalenza del 2%; ma in Italia oggi il livello è dello 0.1%. Un adeguato aggiustamento statistico richiederebbe un lavoro ad hoc. Ma se consideriamo che nel passaggio dal 30% di prevalenza al 2% (riduzione di 15 volte) i valori si riducono dal 95% al 49.3%, ovvero di circa la metà (50%); possiamo ragionevolmente valutare che passando dal 2% allo 0.1% (riduzione di 20 volte), i valori subiscano come minimo lo stesso dimezzamento. Questo significa che il range dei falsi positivi passa dal 50.3 al 75% nella migliore delle ipotesi; e dal 90.7 al 95% circa nella peggiore delle ipotesi.

Una ragione ancora più convincente per gridare con forza: BASTA CON LA TRUFFA DI QUESTA FALSA PANDEMIA, che genera una prevalenza di appena lo 0,1% (mentre i modelli parlano di prevalenze fino al 30%!); e che si regge su tamponi che, secondo l’autorevole opinione di FIND ripresa dallo ISS italiano, producono fino al 95% di falsi positivi!

Bill Gates e la minaccia del bioterrorismo: quali rischi ci sono davvero?

QUANDO NEL 2017 BILL GATES GIA' "PROFETIZZAVA" SU UN ATTACCO BIOTERRORISTICO E DI PANDEMIA. SIAMO NEL 2020: PROFEZIA AVVERATA, MA IL NOSTRO AGUZZINO HA GIA' PRONTO UN VACCINO DAL NUMERO DI BREVETTO SINISTRO "666"....

Un attacco bioterroristico o comunque una pandemia nei prossimi anni non è improbabile, dice Bill Gates. E in Italia siamo pronti?


immagine di DFID – UK Department for International Development (CC)

“La prossima epidemia potrebbe essere originata dallo schermo di un computer di un terrorista con l’intenzione di usare l’ingegneria genetica per creare una versione sintetica del virus del vaiolo… o un ceppo di influenza super contagiosa e mortale”. A dirlo non è un teorico cospirazionista e paranoico del bioterrorismo, ma uno che si intende sia di computer che di ricerca medica: Bill Gates.

Il co-fondatore di Microsoft è da anni impegnato a finanziare progetti internazionali riguardanti prevenzione e salute pubblica. Ma lo scorso sabato al convegno sulla sicurezza di Monaco (Germania), ha fatto agitare più di qualcuno. Bill Gates ha snocciolato cifre allarmanti: oltre trenta milioni di persone potrebbero essere uccise in un solo anno. Che la minaccia derivi dai terroristi o meno, c’è una ragionevole probabilità che il mondo possa affrontare un evento del genere nei prossimi dieci o quindici anni.

Sembrano dichiarazioni piuttosto agghiaccianti, che sono rimbalzate sui media come una pallina di un flipper. Ed effettivamente lo sono, ma non dovrebbero stupire più di tanto. Incrociando numerose variabili, dalle situazioni geopolitiche e climatiche, alle rilevazioni epidemiologiche, oggi sappiamo che il bioterrorismo è uno scenario possibile. I terroristi potrebbero sintetizzare in vitro virus o batteri e diffonderli. Quanto sia probabile però è difficile dirlo. “Da tempo esperti del settore hanno indicato proprio in un super bug la minaccia del futuro”, ci fa sapere Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica del polo ospedaliero Luigi Sacco di Milano.

Gismondo è chiamata a intervenire abitualmente come delegata italiana alle riunioni delle Nazioni unite per il disarmo biologico. Lì l’assunto è “sappiamo che potrà avvenire ma non sappiamo se e quando”.

L’Italia però è pronta in caso di attacco bioterroristico? “Sì, lo siamo”, rassicura Maria Rita Gismondo. “Abbiamo un ottimo sistema di medical intelligence e due centri pronti ad intervenire”. Non a caso quello di massimo livello di sicurezza è proprio il suo, il laboratorio BSL 4 dell’ospedale Sacco di Milano. L’altro è a Roma, il laboratorio BSL 3 dell’ospedale Spallanzani di Roma.

Se ogni scenario è diverso, esiste però un piano di bioemergenza preciso. “Si parte dalla rilevazione di un focolaio per poi arrivare ad un macrofenomeno”, spiega Gismondo. “Dopo alcune misure generali di contenimento ci sono le indagini di identificazione dell’agente causa”. Dalla sua natura dipende quindi il piano di intervento vero e proprio, legato ai meccanismi di trasmissione dell’infezione.

In teoria fare i bioterroristi negli ultimi anni è diventato meno difficile. Il miglioramento tecnico-scientifico soprattutto nell’ambito della biologia molecolare facilita il lavoro. Ma bisogna considerare due fattori: le capacità e le conoscenze adatte nonché laboratori calmi e tranquilli in cui operare. Condizioni che almeno nelle zone di conflitto non è banale trovare.

Bill Gates però ricorda che catastrofi epidemiologiche con decine di milioni di morti non arrivano necessariamente per mano dell’uomo. E soprattutto sono avvenute in epoca moderna. Meno di cento anni fa, nel 1918, ci fu la famosa Spagnola. Un ceppo particolarmente letale di influenza, infatti, uccise tra i cinquanta e cento milioni di persone. Circa il 3-5% della popolazione mondiale.

Bill Gates ha ricordato che le azioni principali per prevenire un’epidemia di origine naturale sono le stesse di un attacco biologico su larga scala. Però bisogna farle. “Dovremmo essere abbastanza saggi da considerare l’impatto sociale ed economico che potrebbe derivare da qualcosa di simile all’ebola nei nostri centri urbani”, precisa Gates.

Non basta quindi capire come le malattie si diffondono. Bisogna anche analizzare come le persone rispondono a situazioni di panico, e come poter fronteggiare sistemi di comunicazione intasati e strade bloccate. E la peggiore cosa che potremmo fare è chiudere i confini alle cooperazioni internazionali. Sia in campo diplomatico che, soprattutto, della ricerca.

TRUMP DECLASSIFICA I DOCUMENTI SUL RUSSIAGATE

UNA NOTIZIA IMPORTANTE COME QUESTA TACIUTA DAL MAINSTREAM...


Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump svela le trame del grande “complotto” ai suoi danni e di come l’indagine del Russiagate fu orchestrata dai democratici per tentare di “sabotare” la sua elezione e, successivamente, la sua presidenza. Trump aveva annunciato tramite una serie di tweet di aver ordinato la “totale” declassificazione dei documenti relativi allo scandalo delle email del dipartimento di Stato sotto la gestione della democratica Hillary Clinton e delle indagini relative alla presunta collusione tra la sua campagna elettorale e la Russia, che ha definito “una menzogna”. “Ho dato piena autorizzazione alla declassificazione totale di qualunque documento relativo al più grande crimine nella storia degli Stati Uniti, la menzogna della collusione con la Russia. Altrettanto per lo scandalo delle email di Hillary Clinton. Nessuna omissione!”, ha scritto il presidente, che in un secondo tweet ha aggiunto: “Ho già ordinato la declassificazione di tutte le informazioni relative al falso scandalo della collusione con la Russia. Sfortunatamente per il nostro Paese, chi deve occuparsene ha agito molto lentamente, specie in merito a quello che è forse il più grave crimine politico mai perpetrato nella storia del nostro Paese. E’ ora di agire!”.

I documenti che incastrano Clinton e Obama

Come sottolineato Fox News, i tweet del presidente sul Russiagate arrivano dopo che il direttore dell’intelligence nazionale John Ratcliffe ha declassificato i documenti che rivelano come l’ex direttore della Cia John Brennan avesse informato l’ex presidente Obama sul presunto “piano” di Hillary Clinton di legare l’allora candidato Donald Trump alla Russia come “un mezzo per distrarre il pubblico” dallo scandalo Emailgate. Come già spiegato da InsideOver lo scorso 30 settembre, il direttore della National Intelligence, John Ratcliffe, ha inviato una lettera al presidente della Commissione Giustizia del Senato, Lindsey Graham, in merito ai nuovi documenti di intelligence declassificati, secondo i quali Hillary Clinton, allora candidata democratica alla presidenza, approvò personalmente uno sforzo “per suscitare uno scandalo contro il candidato alla presidenza degli Stati Uniti Donald Trump legandolo a Vladimir Putin e all’hackeraggio dei russi del Comitato nazionale democratico”. Secondo i suoi appunti scritti a mano, l’ex direttore della Cia John Brennan avrebbe successivamente informato il presidente Obama e altri alti funzionari della sicurezza nazionale del piano della candidata dem, inclusa la “presunta approvazione da parte di Hillary Clinton, il 26 luglio 2016, di una proposta di uno dei suoi consiglieri di politica estera, per denigrare Trump scatenando uno scandalo che denunciasse interferenze da parte dei servizi di sicurezza russi”.

Come spiega Ratcliffe nella lettera inviata a Graham, il 7 settembre 2016, i funzionari dell’intelligence Usa avrebbero chiesto di avviare un’indagine al direttore dell’Fbi James Comey e al vicedirettore del controspionaggio Peter Strzok “in merito all’approvazione da parte del candidato alla presidenza degli Stati Uniti Hillary Clinton di un piano riguardante il candidato alla presidenza Donald Trump e hacker russi che interferivano nelle elezioni Usa, come mezzo per distrarre il pubblico dal suo uso di un server di posta privato”.

“La Cia ha nascosto le informazioni”

I repubblicani hanno ripetutamente accusato il direttore della Cia Gina Haspel di aver bloccato il rilascio dei documenti declassificati. “C’era una montagna di prove di cui la comunità dell’intelligence era a conoscenza, dovrebbero dire la verità al potere. Quello che sembra è il Comitato Nazionale Democratico, i Clinton e gli Obama, possiedono le agenzie in questo Paese“, ha dichiarato a Just the News il deputato Devin Nunes. Il direttore dell’intelligence nazionale John Ratcliffe martedì ha declassificato due documenti che dimostrano come la Cia sotto la presidenza Obama – nell’estate 2016 – temesse che Hillary Clinton stesse “fomentando” una falsa narrativa di collusione russa per “diffamare” Donald Trump al fine di distrarre l’opinione pubblica dalle sue controversie dirette alle elezioni.

Le rivelazioni bomba

Il numero uno dell’intelligence Usa, John Ratcliffe, Director of National Intelligence (Dni), ha declassificato un memo inviato nel 2016 dalla Cia all’allora direttore dell’Fbi James Comey, nel quale si indicava che informazioni di intelligence suggerivano che la candidata democratica alla presidenza Clinton aveva approvato un piano per collegare la campagna di Trump all’hackeraggio del Democratic National Committee, di cui venne accusata la Russia.

La scorsa settimana, durante un’audizione davanti alla commissione Giustizia del Senato, l’ex direttore dell’Fbi James Comey affermò di non ricordare di aver ricevuto il documento. Insieme a lui, destinatario del memo era anche il capo della sezione controspionaggio dell’Fbi Peter Strzok, che guidò le indagini sull’uso di un server di posta elettronica personale da parte di Hillary Clinton, all’epoca in cui era segretario di Stato. Le tre pagine del documento sono state inviate da Ratcliffe ai presidenti e ai membri delle commissioni Intelligence di Senato e Camera dei Rappresentanti. Insieme al memo, sono state desecretate anche alcune note scritte dall’allora direttore della Cia, John Brennan. Secondo le note declassificate, dunque, Brennan e la comunità dell’intelligence statunitense sapevano mesi prima delle elezioni del 2016 che le accuse collusione erano il risultato di un’operazione organizzata dalla campagna di Hillary Clinton.

“Ho autorizzato completamente la declassificazione totale di tutti i documenti relativi al singolo più grande crimine politico nella storia americana, la bufala russa. Allo stesso modo, lo scandalo e-mail di Hillary Clinton” ha twittato Trump.

LITURGIA DEL GIORNO

La Liturgia di Giovedi 8 Ottobre 2020

Giovedì della XXVII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)


Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Antifona d'ingresso
Tutte le cose sono in tuo potere, Signore,
e nessuno può resistere al tuo volere.
Tu hai fatto tutte le cose, il cielo e la terra
e tutte le meraviglie che vi sono racchiuse;
tu sei il Signore di tutto l’universo. (Est 4,17b)

Colletta
O Dio, fonte di ogni bene,
che esaudisci le preghiere del tuo popolo
al di là di ogni desiderio e di ogni merito,
effondi su di noi la tua misericordia:
perdona ciò che la coscienza teme
e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Gal 3,1-5)
È per le opere della Legge che avete ricevuto lo Spirito o per aver ascoltato la parola della fede?


Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati

O stolti Gàlati, chi vi ha incantati? Proprio voi, agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù Cristo crocifisso!
Questo solo vorrei sapere da voi: è per le opere della Legge che avete ricevuto lo Spirito o per aver ascoltato la parola della fede? Siete così privi d’intelligenza che, dopo aver cominciato nel segno dello Spirito, ora volete finire nel segno della carne? Avete tanto sofferto invano? Se almeno fosse invano!
Colui dunque che vi concede lo Spirito e opera portenti in mezzo a voi, lo fa grazie alle opere della Legge o perché avete ascoltato la parola della fede?

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Lc 1)
Rit: Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato il suo popolo.

Ha suscitato per noi un Salvatore potente
nella casa di Davide, suo servo,
come aveva detto
per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo.

Salvezza dai nostri nemici,
e dalle mani di quanti ci odiano.
Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri
e si è ricordato della sua santa alleanza.

Del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre,
di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore, in santità e giustizia
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.

Canto al Vangelo (At 16,14)
Alleluia, alleluia.
Apri, Signore, il nostro cuore
e accoglieremo le parole del Figlio tuo.
Alleluia.

VANGELO (Lc 11,5-13)
Chiedete e vi sarà dato.


+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai discepoli:
«Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Il Signore ci incoraggia ad essere fiduciosi. Chiediamogli dunque con insistenza ciò che ci serve, disponibili sempre a fare la sua volontà. Diciamo insieme:
Ascoltaci, o Signore.

Per la Chiesa di Cristo, perché non ponga la fiducia nel valore delle sue opere, ma unicamente in Gesù Cristo, crocifisso e risorto per noi. Preghiamo:
Per tutti gli uomini di buona volontà, perché siano costanti nell'operare il bene e non si lascino scoraggiare o intimorire dalla effimera prosperità di chi opera il male. Preghiamo:
Per coloro che incontrano difficoltà nella preghiera, perché trovino nelle parole di Cristo, un incoraggiamento a non desistere, ma ad affrontare i momenti di aridità e di vuoto con pazienza e perseveranza. Preghiamo:
Per i dubbiosi, gli incerti, gli angosciati, perché Gesù di Nazaret li aiuti a superare la sfiducia e la diffidenza nel riconoscimento delle ricchezze del proprio essere. Preghiamo:
Per noi qui riuniti, perché il Padre celeste ci conceda la luce e la forza del suo Spirito, e ci renda capaci di gustare la verità e gioire nel compimento del bene. Preghiamo:
Per chi non ha ancora sentito l'esigenza di pregare il Padre.
Per chi dubita che la sua preghiera non venga ascoltata.

O Padre, che hai inviato nella Chiesa il tuo Spirito per completare l'opera della redenzione, riempici di te e rendici testimoni credibili e trasparenti dell'amore di Cristo, che è Dio e vive e regna con te per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Preghiera sulle offerte
Accogli, Signore, il sacrificio
che tu stesso ci hai comandato d’offrirti
e, mentre esercitiamo il nostro ufficio sacerdotale,
compi in noi la tua opera di salvezza.
Per Cristo nostro Signore.




Antifona di comunione
Il Signore è buono con chi spera in lui,
con l’anima che lo cerca. (Lam 3,25)

Oppure:
Uno solo è il pane, e noi, pur essendo molti,
siamo un corpo solo, perché partecipiamo tutti dell’unico pane
e dell’unico calice. (cf. 1Cor 10,17)


Preghiera dopo la comunione
La comunione a questo sacramento
sazi la nostra fame e sete di te, o Padre,
e ci trasformi nel Cristo tuo Figlio.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.



Commento
Gesù ci assicura che la nostra preghiera sarà esaudita. Se accontentiamo la richiesta di un amico in difficoltà, anche se dobbiamo fare grandi sforzi per rendergli questo favore, a maggior ragione Dio ascolterà la nostra preghiera perché è nostro amico. E quanto più essa sarà pressante e ostinata, tanto più egli l’ascolterà. Non si adirerà contro di noi nemmeno quando, perseveranti e pieni di fiducia e di rispetto, ci faremo temerari al punto da importunarlo. È difficile trovare un amico del genere. Gesù ci assicura che Dio è proprio un tale amico. In seguito, però, sfuma un pochino il suo pensiero: Dio esaudisce la nostra preghiera non solo perché egli è amico, ma anche perché è Padre. Tuttavia egli non concede sempre tutto ciò che chiediamo, perché ha un’offerta migliore da proporci: lo Spirito Santo, che non nega mai a nessuno che gliene faccia richiesta. Questo dono dello Spirito contiene tutti gli altri beni a cui l’uomo aspira. In lui sono soddisfatti i nostri desideri, anche i più segreti.
Nel Vangelo di oggi, Gesù ci insegna a perseverare nella preghiera e traccia una meravigliosa immagine di Dio, nostro amico e Padre.

mercoledì 7 ottobre 2020

BlackRock si schiera: la sostenibilità sia lo standard della finanza


Da chi è presieduta la Task force sulla divulgazione finanziaria legata al clima (Tcfd)? Dal miliardario Michael Bloomberg, JP MorganChase; BlackRock, uno dei maggiori gestori patrimoniali al mondo con quasi settemila miliardi di dollari; Barclays Bank; Hsbc, la banca Londra-Hong Kong multata ripetutamente per riciclaggio e altri fondi neri; Swiss Re, la seconda riassicurazione più grande al mondo; la banca cinese Icbc; Tata Steel, Dow Chemical, il gigante minerario Bhp Billington e David Blood di Al Gore' s Generation Investment Llc. Le volpi stanno scrivendo le regole per la nuova green economy.

Chi finanzia Greta Thunberg


Il nome per esteso della società è BlackRock Asset Management e, per chi non la conoscesse, si tratta di una società globale di gestione del risparmio. Così perlomeno la BlackRock si autodescrive sul proprio sito, in pagine nelle quali, naturalmente, si descrive in maniera autopromozionale. Parole chiave nel sito sono, com’è prevedibile, l’aiuto nella realizzazione degli obiettivi di ognuno e la possibilità di mettere in mano ad ognuno il proprio futuro benessere finanziario.

In realtà dietro il nome BlackRock si cela, ma neppure troppo, una gigantesca creatura della finanza. Si tratta infatti della maggiore società mondiale di investimento, con sede principale a Manhattan ma operativa in 30 Paesi. Com’è ovvio, a causa delle proprie dimensioni e della amplissima portata delle sue attività finanziarie, BlackRock esercita una gigantesca influenza nel settore. Importanti testate che si occupano di finanza hanno definito la società la più grande banca ombra del mondo, paragonandola al wi-fi, in quanto invisibile eppure presente.



L’importanza di BlackRock nel mondo della finanza

A partire dal 1988, quando Larry Fink e Robert Kapito, assieme ad altri professionisti della finanza, iniziarono a fornire servizi di gestione patrimoniale con ricorso al rischio, BlackRock (allora Blackstone Financial Management) moltiplica annualmente il proprio valore. Si calcola che nel 2018 la società abbia riportato utili per oltre 4 miliardi di dollari. BlackRock conta partecipazioni in migliaia di aziende in tutto il mondo. Il fondo è stato o è attualmente il principale azionista di brand quali JPMorgan Chase, Bank of America, Citibank, Apple, McDonald’s, Nestlé, Shell ed Exxon Mobil. E’ un azionista di peso di gruppi come Intesa Sanpaolo, Deutsche Bank, BNP e ING.

Solo negli ultimi due anni, a partire dal gennaio 2017, il valore azionario di BlackRock alla borsa di Wall Street è aumentato di circa il 40%. Il sistema di cartolarizzazione prestiti della Banca Centrale Europea è stato creato dagli esperti di BlackRock. La società è stata advisor della BCE nel 2016 per mettere a punto gli stress test di ben 39 banche europee. In Irlanda e Spagna il fondo ha giocato un ruolo di primo piano per assorbire la crisi sistemica che ha coinvolto i Paesi a seguito della crisi globale del 2009. Il sistema di analisi Aladdin, creato da BlackRock Solutions, è tra i più utilizzati dai grandi investitori. I tentacoli societari hanno da tempo svalicato i naturali confini del proprio portafoglio di attività.
La sostenibilità come standard

Una società come BlackRock, che come appena visto vanta quote in numerose multinazionali ben poco interessate al cambiamento climatico, quale posto può occupare all’interno de L’EcoPost? E’ notizia di questi giorni che Fink abbia messo la sostenibilità al centro della propria mission aziendale. Il CEO ha pubblicamente riconosciuto l’urgenza dei temi posti dal cambiamento climatico. A chiunque conosca l’operato recente di BlackRock questa affermazione appare in chiara discontinuità con il passato. All’inizio di gennaio BlackRock ha aderito alla campagna globale Climate Action 100 Plus. Pochi giorni dopo, Fink ha scritto una lettera aperta ai suoi clienti.

Il testo della missiva si può leggere integralmente sul sito di BlackRock, è però importante riproporre alcuni dei suoi passaggi essenziali.

Larry Fink, ceo di Blackrock.

Inversione di rotta

Ogni governo, ogni azienda e ogni azionista devono fronteggiare il cambiamento climatico. Non gira molto intorno al problema il CEO di BlackRock, nell’incipit della lettera. Dal momento che “in un futuro più vicino di quanto molti anticipano avrà luogo una significativa riallocazione del capitale”, occorre che la sostenibilità diventi il nuovo standard nel mondo degli investimenti. “Ci si rende sempre più conto di come rischio climatico significhi rischio d’investimento”. “Quale impatto avranno le politiche climatiche sui prezzi, sui costi e sulla domanda economica nel suo complesso?””I mercati dei capitali anticipano sempre il rischio futuro.” Le considerazioni di Fink sono lapidarie, ciniche come cinico è il suo ambito professionale, eppure innegabilmente veritiere.

Come ben sappiamo, comunque, tra il dire e il fare vi è di mezzo il mare, e anche questa volta potrebbe essere così. Alcune ONG, oltre ad un nutrito numeri di investitori di primo piano, non hanno infatti perso tempo a criticare BlackRock. Tali critiche si devono soprattutto al fatto che, nonostante i proclami, la società di Fink non stia votando sempre a favore delle risoluzioni domandanti maggiore trasparenza verso la sostenibilità, all’interno delle aziende dov’è presente.



L’esempio di BlackRock

Naturalmente non siamo ancora in grado di dire se Fink e la sua BlackRock siano in buona fede o meno, nella stesura di questa dichiarazione d’intenti. Indipendentemente da ciò, ad ogni modo, la lettera ora esaminata è importantissima per la nostra epoca. Larry Fink non è uno scienziato. Non è un filosofo. Non è tantomeno un ambientalista, figurarsi. E’ il timoniere di uno tra i più importanti soggetti della finanza mondiale. E’ il simbolo stesso della spaccatura sociale e ambientale che il capitalismo più cieco e sordo sta causando al nostro pianeta.

I decani dell’economia e della finanza, da sempre, sacrificano tutto in nome del profitto: giustizia sociale, equità, ecologia e preservazione della Terra; tutto questo è secondario per gente come Fink, per chi conta solo gli 0 che chiudono il capitale societario. Prerogativa della riflessione ambientale, da Ralph Waldo Emerson a Greta Thunberg, è che sostenibilità e capitalismo sono antitetici. La presa di posizione di BlackRock potrebbe, potenzialmente, ribaltare questo dogma. La mossa di Fink è una rivoluzione finanziaria in potenza, un monito che ci auguriamo tutti i suoi colleghi e competitor prendano in attento esame. Potrebbe porre le basi di una nuova finanza etica, verde, pulita ed attenta al grido lancinante che il Pianeta sta gridando. O potrebbe perdersi nel vento, senza attecchire in alcun consiglio d’amministrazione, in alcun palazzo vetrato e ultramoderno che costella i quartieri finanziari delle capitali mondiali del business.

Non sappiamo se la lettera di Larry Fink troverà seguito, non sappiamo neppure se la BlackRock intraprenderà davvero questa strada. Sappiamo però che c’è stata una presa di coscienza da parte di alcuni soggetti di quel mondo e questo rappresenta un buon punto di partenza, un nuovo inizio. Come ci ha insegnato Biancaneve, c’è sempre speranza nei nuovi inizi.

IL RITORNO DELLA MONARCHIA, UN ENIGMA SVELATO

RITORNO DELLA MONARCHIA IN ITALIA?...



Il mese di Settembre ci introduce nella stagiona “calda” dell'anno, quella che solitamente vede nascere problematiche socio politiche piuttosto rilevanti. Nel nostro caso bisognerà affrontare le conseguenze economiche della pandemia e l'eventuale seconda ondata. I rapporti internazionali fra le nazioni vanno inasprendosi ed è ormai otto gli occhi di tutti, anche se non di quelli dei mass media, la crisi nel Mediterraneo Orientale che in realtà interessa anche quello Centrale.

Nei prossimi giorni la Turchia potrebbe spingersi all'interno delle sei miglia nautiche della costa greca in quella che è una corsa continua alla provocazione e la Grecia potrebbe rispondere estendendo nell'Egeo la propia fascia alle dodici miglia. Se ciò dovesse avvenire saremmo veramente ad un passo dal conflitto.

Anche le navi russe sono presenti nell'area.

Erdogan e la Turchia sono avvisati. Le conseguenze del conflitto saranno esiziali. Sarebbe di fatto il primo atto di guerra di quella che può essere definita Terza Guerra Mondiale.

Ma non è di questo che voglio parlare oggi; smorziamo la tensione e gettiamo uno sguardo negli enigmi nostradamici che ci parlano del Grande Monarca.

Lo faccio con quartina 674 collocata nel Ramo III del 2000:



Dal Ramo III del 2000 “Crisi in Europa”

674
La dechassè au regne tournerà,
Ses ennemis trouves des coniures:
Plus que iamais son temps triompherà,
Trois & septante a mort trop asseures.

674
La scacciata al regno tornerà,
Trovati i suoi nemici dei congiurati:
Più che giammai il suo tempo trionferà,
Tre e settanta: in tanti a morte assicurati. 


Il mistero si colloca in ciò che è stato cacciato e che deve tornare a regnare. E la risposta viene data all'ultimo verso. Bisogna cercare nella terza quartina e nella settantesima della stessa Centuria, la sesta.


603
Fleuve qu'esprouve le nouveau nay Celtique,
Sera en grande de l'Empire discorde:
Le ieune prince par gent ecclesiastique,
Ostera le sceptre coronal de concorde.




603
Fiume che attesta il nuovo nato di gente Celtica,
Sarà in grande discordia dell'Impero:
Il giovin principe da gente ecclesiastica,
Rimuoverà il coronale scettro della concordia.


670
Au chef du monde le grand Chyren sera,
Plus oultre apres aymè, craint, redoubtè:
Son bruit & loz les cieulz surpassera,
Et du seul tiltre victeur fort contentè.

670
In cima al mondo il grande Chyren sarà,
Più oltre ancora amato, temuto, acclamato:
Suo potere e legge i cieli sorpasserà,
E del solo titolo di vittorioso s'accontenterà.



Come si può vedere entrambe le quartine, che sono cronologicamente collocate nel passato, identificano in questo contesto un personaggio destinato al governo universale, un principe atteso di origine Celtica il cui nome è Enrico (Chyren-Enrych).

Nella 603 ne vediamo l'emersione osteggiata dai contemporanei mentre nella 670 il trionfo. Ancora una volta le quartine si comportano come tessere di un puzzle poliedrico dove il significato del quadro cambia modificando le parti.

Tornando alla 674 vediamo dunque che abbiamo la risposta al mistero del primo verso: la scacciata che tornerà al regno è la Monarchia di Francia. Quando la Repubblica cadrà sotto il peso delle rivolte s'invochera nuovamente un monarca. Vorranno però un finto Re ed una finta Monarchia, come le attuali (probabilmente con un Orleans a capo) fino a quando non giungerà colui che è destinato a governare per volere divino.

Gli altri tre versi riassumono quanto detto fino adesso: l'emersione sarà osteggiata dai nemici, anche nella Chiesa, che tuttavia nulla potranno. Verrà il tempo del trionfo che per molti sarà invece un tempo di condanna.


“Allora Gesú Cristo con un atto della Sua misericordia grande per i giusti comanderà ai Suoi angeli che tutti i Suoi nemici siano messi a morte.
Improvvisamente i persecutori della Chiesa di Gesú Cristo e tutti gli uomini dediti al peccato moriranno e la terra diventerà come un deserto.” (La Salette)


Anche l'Italia in un mese di Maggio avrà il suo Re Cattolico alla fine della Guerra d'Italia e della tribolazione. Le Repubbliche come si vede ormai tutti i giorni sono esangui, senza più forza vitale: stanno esalando gli ultimi respiri in un clima di sempre più soffocante costrizione, fisica e mentale (quella spirituale proprio non esiste).

Pertanto è necessario che ogni azione intrapresa dal singolo sia fatta tenendo a mente il percorso che verrà seguito.