giovedì 8 ottobre 2020

Disastro ambientale in Kamchatka, moria di animali e surfisti con febbre: cosa sta accadendo

IL PIANETA VUOLE LIBERARSI DEI SUOI INQUINATORI?....

In Russia è stato registrato un nuovo disastro ambientale: in Kamchatka diversi surfisti hanno riportato diversi problemi di salute e sulle spiagge sono stati rinvenuti molti animali marini morti. Ecco cosa sta accadendo.



Un nuovo disastro ambientale colpisce la Russia, dopo quello dello scorso maggio, che colpì la Siberia. Adesso è la volta della penisola di Kamchatka, ed in modo particolare le coste della spiaggia Khalaktyrskij. Da diversi giorni i surfisti della zona hanno lanciato l'allarme riportando una massiccia moria di animali marini, oltre che dei danni alla propria salute.

Attualmente non si conoscono ancora con certezza le cause che hanno portato a questo disastro e sono al vaglio diverse ipotesi. Si presume tuttavia che siano state riversate in acqua delle sostanze tossiche o dei veleni che hanno causato la moria di animali marini e hanno causato diversi problemi di salute ai bagnanti.

Disastro ambientale in Kamchatka: cosa sta accadendo

Negli scorsi giorni diversi surfisti hanno lanciato l'allarme, dopo che, da circa un mese hanno iniziato a sperimentare diversi problemi di salute, tra cui ustioni oculari, tosse secca, febbre e nausea. Nel mentre sui social network sono cominciate a diventare virali diverse immagini e video che immortalavano una moria di animali marini, come pesci, polipi e molluschi, portati a riva dalle maree.

Dopo la diffusione di queste informazioni Greenpeace Russia si è immediatamente recata sul luogo e ha gridato alla catastrofe naturale. Il governatore della regione Vladimir Solodov ha avviato subito le indagini incaricando il Centro idrometeorologico e il ministero per l'Ambiente di condurre una serie di esami sui campioni di acqua.

Dalle analisi è emerso che nel mare era presente una concentrazione di petrolio superiore alla norma, così come quella di fenoli, per questo motivo il ministro dell'Ambiente ha presupposto che la causa dell'inquinamento potesse essere lo sversamento di questi liquidi da parte di alcune navi di passaggio. Questa teoria non ha però convinto Dmitry Lisitsin, il capo della guardia ecologica di Sachalin che nel corso di un'intervista per Il Fatto Quotidiano ha affermato:

“Non c'è nulla che punti all'inquinamento da petrolio come causa di questi eventi. Il petrolio è più leggero dell'acqua e forma una pellicola sulla sua superficie, ha un odore caratteristico e causa la morte soprattutto di uccelli e non dei pesci o organismi del fondale, come in questo caso”, precisando che potrebbe trattarsi di “un veleno molto forte che uccide organismi viventi”.

L'intervento di Mosca

La vicenda ha nuovamente scatenato l'ira di Mosca, proprio come accaduto nel caso della Siberia, per la cattiva gestione delle autorità locali. Per questo motivo la vice presidente della Duma Irina Yarovaya ha deciso di occuparsi di persona della vicenda, facendo analizzare quasi 150 chili di materiale dai laboratori della Capitale.

Dalle analisi del governo è emerso che con molta probabilità il materiale finito in mare non ha origine industriale, ma si presume che sia di origine naturale, come le alghe, ha precisato il ministro. Nel mentre anche Greenpeace ha continuato le sue indagini esaminato le acqua inquinate lo scorso 4 ottobre, trovando delle “macchie di origine ignota”.

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