sabato 23 febbraio 2019

BUONANOTTE



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GUERRA IBRIDA DELLA RUSSIA O ALLA RUSSIA?

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La scorsa estate si è tenuto il primo incontro fra i presidenti, Trump e Putin per definire i nuovi rapporti fra le due superpotenze per il superamento della nuova “guerra fredda”. Ma, a quanto pare, qualcosa dopo un anno deve essere andato storto. In realtà, ciò che è emerso da quel meeting è la conferma di un presidente Usa tenuto in ostaggio da più settori interni del “Deep State” che per districarsi da questa incomoda situazione si è venduto alla lobby più potente che esiste negli Stati Uniti, quella sionista/evangelica.


Questo spiega molte delle sue mosse "tattiche", come il riconoscimento di Gerusalemme capitale ed l’uscita unilaterale dal trattato sul nucleare con l’Iran. In particolare sembra evidente che “The Donald” ha consegnato la sua politica estera per il Medio Oriente interamente al genero Jared Kushner e si è del tutto piegato agli interessi prioritari di Israele e della cricca di Netanyahu. I rapporti con la Russia possono anche distendersi a condizione che la Russia abbandoni l’Iran e si avvicini ad Israele. A queste condizioni gli USA sono disponibili a lasciare campo libero a Mosca per l’Ucraina, mettendo in riga il Governo di Kiev e fare concessioni sulla Siria.

In cambio Trump, con tutta probabilità, ha chiesto a Putin di lasciare campo libero agli USA ed a Israele di muovere una guerra contro l’Iran, guerra che sarà in un primo tempo ibrida, con un tentativo di destabilizzazione interna e poi, se necessario, con una attacco militare diretto di tipo aeronavale missilistico.

Putin non è stupido e sa bene che la Russia si gioca la sua credibilità come alleato dell’Iran e dell’Asse della Resistenza (Iran-Siria-Hezbollah) e la posizione strategica di Mosca sarebbe compromessa se dovesse essere colpito l’Iran che in questo momento è il suo alleato strategico, assieme alla Cina, nella contrapposizione al Nuovo Ordine egemonico ricercato da Washington.

La strategia USA è quella di affrontare i nemici uno per volta: prima l’Iran, poi sarà la volta della Russia ed infine della Cina. Fondamentale per la riuscita di questa tecnica è isolare ciascuno dei rivali, indebolendolo con sanzioni e guerra ibrida, prima di colpirlo.

A proposito di "guerra ibrida", un'invenzione tutta americana

Una delle più antiche e influenti università americane, la Georgetown University, ha introdotto un corso di studio chiamato "guerra ibrida russa". 

Dalla descrizione si deduce che gli studenti analizzeranno le storie dei "troll e dei bot russi", delle "operazioni di informazione" del Cremlino, delle "ingerenze" nelle elezioni americane e "dell'annessione della Crimea".

È stato riferito che le lezioni riguarderanno "la dottrina e l'ideologia russa". Gli studenti discuteranno gli "esempi" e "perché una tale sfida ora si pone agli Stati Uniti e ai loro alleati".


Dopo le elezioni presidenziali del 2016, gli Stati Uniti hanno iniziato attivamente a parlare della presunta "interferenza russa", che è indagata dal procuratore speciale Robert Mueller. Donald Trump ha ripetutamente definito questo argomento una "caccia alle streghe". Secondo il capo dello stato, i democratici hanno speculato attivamente su questo argomento per giustificare la sconfitta della loro candidata Hillary Clinton. Le autorità russe hanno anche ripetutamente negato l'interferenza nel processo elettorale statunitense. Allo stesso tempo, Mosca ha sottolineato che gli Stati Uniti hanno interferito ripetutamente negli affari interni di paesi terzi. E, obiettivamente parlando per esperienza diretta, chi in Italia, in Europa, in Medio Oriente si sentirebbe di attribuire la paternità della "guerra ibrida" a Mosca?

C.P.

Fonti:




Scoperto scheletro di gigante umano in Tailandia - il gigante probabilmente è stato ucciso da un serpente


FOTO E VIDEO: Scheletro Umano Gigante trovato nella Grotta Khao khanap

Scheletro Umano Gigante è stato trovato presso la grotta Khao Khanap Nam in Thailandia, una delle più importanti scoperte mai fatte dai paleontologi.

Lo scheletro di questo gigante è stato scoperto nel novembre 2017 in una grotta a Krabi, in Tailandia. Ma, è stato reso pubblico pochi mesi fa. Sembra che lo scheletro stesse combattendo con un grosso serpente cornuto sopraggiungendone poi  la morte. È chiaramente visibile lo scheletro del gigante con il serpente avvolto attorno.

La persona che gli sta accanto è alto circa un metro/70  così potete rendervi conto del rapporto tra l'uomo attuale e quanto fosse enorme questo essere antico. Raramente si sente parlare di scoperte come questa sui Media Main Stream  (MSM). Quanta conoscenza e storia ci hanno nascosto? I giganti sono reali proprio come dice la Bibbia!

Qui sotto puoi vedere un gruppo di scienziati scavare i resti di uno scheletro umano di proporzioni gigantesche. Qui abbiamo finalmente la prova inconfutabile dell'esistenza di giganti umani!

Avvertiamo in anticipo il pubblico che una campagna di disinformazione globale di massa ha iniziato a provare a screditare la validità e la legittimità di questa importante scoperta!























LA PERLA DI OGGI

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Cattedra di Pietro, il culto del Magistero di Cristo

La rocambolesca e affascinante storia della Cattedra di Pietro che la tradizione identitifica con quella utilizzata dal successore di Cristo. E le parole che utilizzò per essa San Paolo VI per incentivare il "culto amoroso, fiducioso e filiale al magistero ecclesiastico stabilito da Cristo; e sia a noi propizio l’Apostolo, che primo ne ebbe il mandato".



Cattedra di San Pietro, Roma – Basilica di San Pietro



Dice il Signore a Simon Pietro: «Io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede, e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli». Lc 22,32 


Dicesi cattedrale la chiesa in cui un Vescovo risiede e da cui guida le anime a lui affidate. Da questa terminologia si evince la profonda considerazione che le comunità di ogni tempo hanno riservato al seggio episcopale. La Cattedra per eccellenza non può essere, allora, che quella di San Pietro, custodita nell’omonima basilica romana, a perenne memoria della podestà pastorale e magistrale del successore di Cristo che per primo l’aveva occupata.


Il trono ligneo che la tradizione identifica con il seggio utilizzato da San Pietro, arrivò a Roma nel IX secolo: nell’875, infatti, re Carlo il Calvo, sceso d’Oltralpe per farsi incoronare imperatore, ne fece dono a Papa Giovanni VIII, insieme ad altri preziosissimi regali. Per secoli lo splendido manufatto, continuamente spostato all’interno della basilica petrina, fu venerato come reliquia e portato in solenne processione durante la ricorrenza liturgica del 22 febbraio. E così avvenne fino al 18 gennaio del 1666 quando, per volere di Alessandro VII, fu definitivamente spostato nell’abside, inglobato nella monumentale composizione barocca firmata da Gian Lorenzo Bernini. 



La cattedra antica è da sempre al centro di un dibattito



tra studiosi per quanto concerne la sua datazione e, quindi, la sua vera origine. Il legno di rovere che la compone è impreziosito, sotto la seduta, da un pannello in avorio con diciotto riquadri su cui sono intagliate le dodici fatiche di Ercole e figure mostruose. Se alcuni ritengono si tratti di un’opera di età carolingia, altri pensano che sia, in realtà, molto più antica. I fiori di loto e l’iconografia delle scene mostrerebbero affinità con le monete imperiali coniate ad Alessandria d’Egitto ai tempi di Costantino. Che sia dunque, questa, la spalliera del trono dell’imperatore donata a Papa Milziade nel 313? Se così fosse, essa sarebbe stata, poi, staccata e applicata al trono portato a Roma da Carlo il Calvo. 

Quel che è certo e documentato è l’intervento di Bernini, chiamato in causa tra il 1656 e il 1665. La grande cattedra di bronzo, che nell’invenzione dell’artista sembra librarsi nell’aria, è sostenuta dai padri della Chiesa, quattro grandi simulacri che rappresentano due maestri latini, Sant’Ambrogio e Sant’Agostino, e due orientali, San Giovanni Crisostomo e Sant’Atanasio, come a dire che la Chiesa poggia su un’unica fede. 


Esattamente alle sue spalle si trova la finestra absidale di alabastro, perché la Chiesa si apre al mondo grazie alla luce che è dono dello Spirito Santo, qui presente in forma di sfolgorante colomba. Un tripudio di angeli accerchia il trono su cui scende un drappo con la rappresentazione della “traditio clavum”, ovvero la consegna delle chiavi da parte di Cristo a Pietro, che coincide con il conferimento del primato papale. 


Dal III secolo la festa della Cattedra di San Pietro ricorre e si celebra il 22 febbraio. Con le seguenti parole papa Paolo VI concluse, in quel giorno del 1976, l’udienza generale: “Voglia il Signore conservare ed accrescere, per i bisogni del nostro tempo, questo culto amoroso, fiducioso e filiale al magistero ecclesiastico stabilito da Cristo; e sia a noi propizio l’Apostolo, che primo ne ebbe il mandato”.

http://www.lanuovabq.it/it/cattedra-di-pietro-il-culto-del-magistero-di-cristo

Obbligo vaccini, ecco quanto costa la multa per ogni vaccinazione non fatta, ma sui danni alla salute tutto tace

IN ITALIA E' DITTATURA VACCINALE: MULTE SALATE AI GENITORI CHE NON FANNO VACCINARE I FIGLI. E LA LIBERTA' DI CURA SANCITA DALLA COSTITUZIONE SI VA A FARE BENEDIRE! MA DEI DANNI DA VACCINO E DEGLI INDENNIZZI RICONOSCIUTI DALLA LEGGE NESSUNO PARLA. CON LE VACCINAZIONI OBBLIGATORIE E DANNI CONNESSI LO STATO POTREBBE DOVER ESBORSARE OGNI ANNO CIFRE DA RECORD! ALTRA SPESA IN BILANCIO....


L’Obbligo vaccini da 0 a 16 anni prevede segnalazioni e multe per i genitori che non fanno vaccinare i figli. La circolare del Ministero della Salute fa chiarezza sulle novità ribadendo che l’obiettivo della legge è quella di arrivare ad una copertura del 95% raccomandata dall’Oms “per garantire l’immunità di gregge”.

Se i genitori non vaccinano il minore rischieranno sanzioni e multe. Prima di arrivare alla multa si passa per un invito alla regolarizzazione, prima per iscritto in forma semplice e poi, in seconda battuta, tramite raccomandata A/R per un colloquio informativo. Se non rispondono o proseguono nella volontà di non far vaccinare i figli, la Asl passerà alla contestazione formale.

Le multe per i genitori che rifiutano di far vaccinare i figli vanno da 500 a 7.500 euro. E’ prevista nei casi più gravi anche la segnalazione al Tribunale per i diritti dei minori come ultimo step.

Ecco un paio di chiarimenti importanti in merito alle multe per omessa vaccinazione e casi particolari: il genitore (o il tutore) può essere multato anche se il figlio ha superato i 16 anni se la violazione si è verificata prima.

La sanzione è unica a prescindere dal numero di vaccinazioni omesse ma l’importo può essere graduato in modo proporzionale. Se invece, dopo la sanzione, i genitori incorrono in un’altra violazione, anche per un richiamo, possono incorrere in una seconda multa.

Sui casi di risarcimento per danni da vaccini silenzio assoluto


Dal 2001 ad oggi il Coordinamento Nazionale Danneggiati da Vaccino (Condav) ha istruito ben oltre 1000 pratiche per ottenere gli indennizzi e poter così assicurare le cure o garantire un futuro a chi è rimasto segnato a vita dopo le vaccinazioni ricevute. 

Alla data del 31 marzo 2015, i beneficiari dell’indennizzo aggiuntivo, in quanto riconosciuti danneggiati da vaccinazioni obbligatoriesono 609, mentre vi sono 22 soggetti che ne hanno beneficiato, ma la cui posizione è stata chiusa a seguito di decesso.

Ai fini del riconoscimento di un indennizzo “non vi è differenza qualitativa tra obbligo e raccomandazione”, in quanto l’obbligatorietà del trattamento è “semplicemente uno degli strumenti” a disposizione delle autorità pubbliche “per il perseguimento della tutela della salute collettiva, al pari della raccomandazione”.

Con questa motivazione la Cassazione ha accolto il ricorso di un uomo della provincia di Cagliari che nel ’59, quando aveva due anni, si era sottoposto alla vaccinazione antipolio Salk, all’epoca “fortemente raccomandata” e divenuta obbligatoria per legge solo nel 1966. L'uomo, si era ammalato dopo la somministrazione del siero e aveva riportato esiti di poliomielite ad entrambe le gambe. Nel 2004 la scoperta del legame tra il suo disturbo e la vaccinazione.

Riconoscendo tale nesso di causalità, il tribunale gli aveva concesso il risarcimento, in seguito negato dalla Corte d’Appello secondo cui l’indennizzo non poteva essere riconosciuto per le vaccinazioni effettuate prima dell’entrata in vigore, nel settembre 1959, di una legge che inaugurò la campagna vaccinale. La Cassazione ha però ora annullato con rinvio la sentenza ai giudici d’Appello, che dovranno rivedere la decisione.

La sezione Lavoro della Suprema Corte, citando la giurisprudenza della Corte Costituzionale, sottolinea infatti che “la tutela indennitaria, inizialmente riconosciuta solo nell’ambito delle vaccinazioni obbligatorie, è stata ampliata ricomprendendovi le vaccinazioni imposte o sollecitate da interventi finalizzati alla protezione della salute pubblica”.

Nella sentenza della Corte di Cassazione n. 11339 del 10 maggio 2018 viene spiegato che non è costituzionalmente lecito, sulla base degli articoli 2 e 32 della Costituzione, richiedere che il singolo esponga a rischio la propria salute per un interesse collettivo, senza che la collettività stessa sia disposta a condividere, come è possibile, il peso delle eventuali conseguenze.



La stessa Costituzione, all'art 32 stabilisce che "la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti". 



Il secondo comma precisa che "nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana".



Per i soggetti che hanno subito menomazioni permanenti all'integrità psicosifisca a causa del vaccino obbligatorio, la legge 229/2005 ha previsto anche un ulteriore indennizzo consistente in un assegno mensile vitalizio corrisposto per la metà al soggetto danneggiato e per l'altra metà ai congiunti che prestano o abbiano prestato al danneggiato assistenza in maniera prevalente e continuativa. 


Alcune massime della Cassazione in materia di indennizzo ex legge 210

Cassazione civile, sentenza del 24/09/2014 n. 20111 
L'eccezione di "compensatio lucri cum damno" è un'eccezione in senso lato e va considerata come una mera difesa in ordine all'esatta entità del pregiudizio subito dal danneggiato, e, come tale è rilevabile d'ufficio.

Cassazione civile, sentenza del 27/06/2014 n. 14617 
La domanda amministrativa diretta ad ottenere l'indennizzo ex legge 210/1992, deve indicare specificamente la trasfusione alla quale si riferiscono le conseguenze dannose perché deve essere data la possibilità alla commissione medico ospedaliera di esprimere il proprio parere sul nesso di causalità casuale tra le lesioni e la trasfusione o la somministrazione di emoderivati.

Cassazione civile Sezione VI sentenza del 08/10/2014 n. 21257 


L'erogazione dell'indennizzo ex legge 210/92, non costituisce né ai fini dell'interruzione della prescrizione, né a quelli di una rinuncia ad avvalersene, un riconoscimento da parte dello Stato del diritto al risarcimento del danno.





VACCINI OBBLIGATORI: DANNO ERARIALE DA 114 MILIONI DI EURO. Vaccini e bambini - Bartolomeo Pepe


I vaccini obbligatori cambiano da Paese in Paese. Le tabelle sono nel video. In molti Paesi europei non esiste l'obbligo vaccinale. IN Italia i vaccini obbligatori sono quattro. Ma allora perché i vaccini per bambini sono disponibili quasi esclusivamente nella formulazione esavalente, che oltre a quelli obbligatori contiene anche vaccini non obbligatori? Oltre al rischio aggiuntivo di fenomeni di reazioni avverse, quanto costa allo Stato questo esborso aggiuntivo? Secondo il senatore Pepe, il danno erariale dei vaccini esavalenti è di 114 milioni di euro. E annuncia una denuncia al ministro Lorenzin.




Il Dott Burioni ammette che moriranno molti piu' bambini grazie ai vaccini.

Nonostante lui ammetta che sia giusto vaccinare obbligatoriamente, dice anche, dati alla mano, che i morti per reazioni avverse ai vaccini saranno 50 volte superiori ai morti per non vaccinati. Ovviamente dice questo a sua insaputa, lui non sa che qualcuno potrebbe ascoltarlo e soprattutto ... farsi 2 conti.

Fonti:


L’ESPERIMENTO. DOPO 25 ANNI DI (U)EURO NESSUNO E’ PIU’ AL SICURO, SIAMO TUTTI PIU’ POVERI, A RISCHIO E SENZA FUTURO


La vicenda dei pastori sardi è solo l’ultimo episodio di una crisi colossale in cui siamo precipitati negli ultimi 25 anni senza renderci conto di chi, cosa, come e perché ci abbia scaraventato nella voragine. 

In Francia, con i “gilet gialli”, la rivolta è ancora più forte e in Gran Bretagna si è espressa con la Brexit. Ma tutto è destinato ad aggravarsi. Il connotato del tempo che viviamo è l’insicurezza. Un’ansia collettiva per cui nessuno più si sente protetto. La condizione economica e sociale di tutti è destabilizzata e incerta. 


Circa 25 anni fa ci avevano prospettato la terra promessa con la Ue, l’euro e la globalizzazione. Siamo stati fuorviati da una narrazione fasulla delle élite e dei media secondo cui stavamo entrando “nel futuro”.


Altro che futuro: è una paurosa regressione all’Ottocento, un mondo senza protezione sociale. Infatti non si tratta solo di ricordare i soliti disastrosi indicatori della crisi di questi decenni: il crollo del PIL e della produzione industriale o l’esplosione della povertà e della disoccupazione giovanile. L’insicurezza ha investito proprio tutti, anche le categorie più forti. 

TUTTI NELL’INSICUREZZA

Ieri Giulio Sapelli dava dei flash di questa situazione: “disgregazione delle classi medie a reddito fisso impaurite dalla riforma dei regimi pensionistici… sottomissione di larghi strati di commis d’état a regimi privatistici che li sottopongono alla legge del mercato e alla ricerca continua di un posto di lavoro… svalutazione del principio di status per gran parte degli insegnanti sottomessi a regimi di reddito insufficienti per riprodurre la conoscenza didattica e culturale generale”.

Ed ancora:

“Nell’industria manifatturiera la crisi sottopone manager di ogni basso e medio livello all’incubo della disoccupazione… in età matura”. 


E poi lavoratori di ogni categoria “sottoposti a insicurezza di lavoro”, la “paura crescente” che “serpeggia tra la borghesia manifatturiera alveolare; le piccole e artigianali imprese” con “il rischio continuo di fallimento… La classe operaia paralizzata dalla paura della disoccupazione e dal regime neo-schiavistico a cui è sottomessa nella maggioranza delle imprese con contratti intermittenti e a tempo breve”.

Un’intera generazione di giovani che sprofonda nella sotto occupazione, precaria e mal pagata e resta esclusa dalla vita sociale, dalla possibilità di fare un progetto, una famiglia, dei figli.


L’instabilità e il rischio riguardano perfino i nostri conti correnti e le nostre banche, un tempo, fortini inespugnabili. E nemmeno i pensionati possono più sentirsi al sicuro. 


E’ diventato un lusso perfino far studiare i propri figli e rischia di diventare proibitivo addirittura curarsi. Da almeno 25 anni l’ascensore sociale è bloccato.

NOSTALGIA

Uno scenario inimmaginabile negli anni della cosiddetta Prima Repubblica, quando – al riparo di politiche keynesiane – l’Europa occidentale aveva potuto conseguire, in quarant’anni, livelli di benessere e di sicurezza sociale eccezionale.


E’ stato il quarantennio dell’unica vera grande rivoluzione sociale pacifica che il nostro Paese abbia mai conosciuto: un formidabile ascensore sociale ha permesso davvero a tutti – bastava studiare o darsi da fare – di migliorare le proprie condizioni di vita. 


I figli delle famiglie popolari hanno potuto conseguire veri traguardi di ascesa sociale e gran parte delle famiglie hanno accantonato risparmi e si sono fatte la casa di proprietà.

INIZIA L’INCUBO

Poi, dopo il crollo del Muro di Berlino, è stato decretato l’avvio di un globalizzazione selvaggia e di una Unione Europea che – con i Trattati di Maastricht – ha rottamato la piena occupazione, il welfare state e il benessere diffuso, sull’altare del “dio Mercato”.


Ai governi nazionali sono stati progressivamente sottratti poteri. Gli Stati sono stati spolpati dalle privatizzazione e sottoposti alla dittatura del Mercatismo con una perdita radicale di sovranità da parte dei popoli. 


All’obiettivo della piena occupazione è stato sostituito quello del controllo dell’inflazione e dell’austerità dei conti pubblici (con il taglio della spesa sociale). 


E’ stato un colossale esperimento politico condotto da élite che avevano chiarissimo ciò che sarebbe accaduto. Lo si trova spiegato nero su bianco. 

Penso, ad esempio, a quanto scriveva, sul “Corriere della sera” del 26 agosto 2003, Tommaso Padoa-Schioppa, un esponente dell’élite che ha lavorato ad altissimi livelli a Bankitalia, alla Banca Centrale Europea e alla Commissione Europea.

Questo “convinto europeista” è stato membro del “Comitato Delors” che delineò la strada verso la moneta unica europea, infine è stato Ministro dell’economia e delle finanze nel governo Prodi e poi dirigente del Fondo Monetario Internazionale. 

LA DUREZZA DEL VIVERE

Dunque in un memorabile articolo sul “Corriere” Padoa-Schioppa spiegava che, in tutta Europa, si doveva andare verso quelle “riforme strutturali” che consistevano nel “lasciar funzionare le leggi del mercato, limitando l’intervento pubblico a quanto strettamente richiesto dal loro funzionamento e dalla pubblica compassione”. 

A cosa avrebbe portato tutto questo? Padoa Schioppa lo spiegava chiaramente: 

“Nell’Europa continentale, un programma completo di riforme strutturali deve oggi spaziare nei campi delle pensioni, della sanità, del mercato del lavoro, della scuola e in altri ancora. Ma dev’essere guidato da un unico principio: attenuare quel diaframma di protezioni che nel corso del Ventesimo secolo hanno progressivamente allontanato l’individuo dal contatto diretto con la durezza del vivere, con i rovesci della fortuna, con la sanzione o il premio ai suoi difetti o qualità”.


Ecco il punto d’arrivo del colossale esperimento sociale mercatista. Adesso i popoli europei (e soprattutto il popolo italiano) provano nuovamente la “durezza del vivere”, la precarietà, l’insicurezza e il rischio della povertà che conobbero fino all’Ottocento.


Oggi l’esperimento è compiuto. E le moltitudini impoverite si sollevano, cosicché in Gran Bretagna decidono con la Brexit di riprendere in mano i propri destini, nelle piazze parigine si ribellano rumorosamente con i gilet gialli, fino all’Italia che si dibatte in una crisi pesantissima e il 4 marzo del 2018 ha dato il primo scossone.


Questo impoverimento generalizzato, questo senso di insicurezza e vulnerabilità che ormai attanaglia tutti i gruppi sociali e tutte le generazioni, rappresenta il fallimento delle élite. 



Stiamo vivendo una spaventosa regressione all’Ottocento che rischia di dare il colpo di grazia alla stessa democrazia, già mal ridotta.


Del resto l’esperimento dei demiurghi dell’Unione Europea è stato condotto proprio per arrivare a una sorta di super stato che allontanasse i popoli dai centri decisionali.


Come dichiarò Jean Monnet, che è uno degli architetti delle istituzioni europee, nel 1952:“Le nazioni europee dovrebbero essere guidate verso un superstato senza che le loro popolazioni si accorgano di quanto sta accadendo. Tale obiettivo potrà essere raggiunto attraverso passi successivi ognuno dei quali nascosto sotto una veste e una finalità meramente economica”.

Antonio Socci

Da “Libero”, 17 febbraio 2019

https://sadefenza.blogspot.com/2019/02/lesperimento-dopo-25-anni-di-ueuro.html
UN OTTIMO PEZZO QUESTO DI SOCCI PERCHE' RIASSUME BENE IL COMUNE SENTIRE DEGLI ITALIANI, MA ANCHE DEGLI EUROPEI DELUSI DALL'UNIONE EUROPEA DELLE LOBBY E DELLA FINANZA. MA DRAGHI, IN QUESTO DISCORSO TENUTO A BOLOGNA DOVE HA RICEVUTO LA LAUREA AD HONOREM, DICE CHE: "Non bisogna confondere l'indipendenza di un Paese con la sua sovranità". Un intervento incentrato sul tema della sovranità. "La tensione tra i benefici dell'integrazione e i costi associati con la perdita di sovranità nazionale è per molti aspetti e specialmente nel caso dei paesi europei, solo apparente" ha sottolineato Draghi aggiungendo che per ottenere i benefici "è necessaria una cooperazione talvolta politicamente difficile da conseguire o da spiegare. Secondo il presidente della Bce in molte aree l'Unione europea restituisce ai suoi paesi la sovranità nazionale che avrebbero oggi altrimenti perso". Unità, equità e soprattutto un metodo di far politica in Europa per "recuperare quell'unità di visione e di azione che può tenere insieme Stati così diversi" il richiamo del numero uno della Banca Centrale Europea che ha concluso il suo intervento citando il Papa Emerito Benedetto XVI. E diciamo pure che poteva anche risparmiarsi di "tirare per la tonaca" papa Benedetto. Ascoltate e tenetevi saldi sulla sedia. 




LITURGIA E PROPONIMENTO DI OGGI


LITURGIA DEL GIORNO
- Rito Romano -




 PRIMA LETTURA 

Eb 11,1-7
Dalla lettera agli Ebrei

Fratelli, la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio.
Per fede, noi sappiamo che i mondi furono formati dalla parola di Dio, sicché dall’invisibile ha preso origine il mondo visibile.
Per fede, Abele offrì a Dio un sacrificio migliore di quello di Caino e in base ad essa fu dichiarato giusto, avendo Dio attestato di gradire i suoi doni; per essa, benché morto, parla ancora.
Per fede, Enoch fu portato via, in modo da non vedere la morte; e non lo si trovò più, perché Dio lo aveva portato via. Infatti, prima di essere portato altrove, egli fu dichiarato persona gradita a Dio. Senza la fede è impossibile essergli graditi; chi infatti si avvicina a Dio, deve credere che egli esiste e che ricompensa coloro che lo cercano.
Per fede, Noè, avvertito di cose che ancora non si vedevano, preso da sacro timore, costruì un’arca per la salvezza della sua famiglia; e per questa fede condannò il mondo e ricevette in eredità la giustizia secondo la fede.


 SALMO 

Sal 144
O Dio, voglio benedire il tuo nome in eterno.

Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
Grande è il Signore e degno di ogni lode;
senza fine è la sua grandezza.

Una generazione narra all’altra le tue opere,
annuncia le tue imprese.
Il glorioso splendore della tua maestà
e le tue meraviglie voglio meditare.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.


 VANGELO 

Mc 9,2-13
Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elìa con Mosè e conversavano con Gesù.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati.
Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!».
E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
E lo interrogavano: «Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?». Egli rispose loro: «Sì, prima viene Elìa e ristabilisce ogni cosa; ma, come sta scritto del Figlio dell’uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. Io però vi dico che Elìa è già venuto e gli hanno fatto quello che hanno voluto, come sta scritto di lui».


Cercherò, nell'arco della giornata, un po' di tempo da dedicare alla preghiera silenziosa immerso nell'Amore di Dio, in ascolto della sua voce.

giovedì 21 febbraio 2019

Baby Market

Di Ferdinando Imposimato – «La Voce della Campania»*, marzo 2004


La tratta degli esseri umani, compresa quella dei bambini, configura un «reato contro la persona e contro l'umanità». E' un nuovo mercato criminale che consiste nel reclutamento, nell'illecito trasferimento e nella successiva introduzione, per fini di lucro, di una o più persone da uno Stato ad un altro ovvero all'interno dello stesso Stato, ad opera di organizzazioni criminali transnazionali che agiscono d'accordo con organizzazioni criminali esistenti nei paesi di transito e di destinazione finale. Al trasferimento segue lo «sfruttamento sessuale o sul lavoro» delle donne e dei bambini attraverso la violenza, l'inganno, il ricatto o l'abuso di potere o di una situazione di vulnerabilità della vittima o la concessione di somme di denaro per ottenere il consenso della persona che abbia autorità sui minori o sulle donne. 
Vittime di questo mercato sono diversi milioni di donne e bambini. 
Private della loro dignità personale e della loro libertà di azione e di movimento, le vittime sono considerate una merce e ridotte in una vera e propria condizione di 'schiavitù', in forza della quale si crea un asservimento del trafficato verso l'organizzazione criminale, spesso a causa del debito contratto dal trafficato per il trasporto dal paese di origine a quello di destinazione. Ad oggi non si dispone di dati precisi ed univoci sul mercato nero dei minori destinati allo sfruttamento sessuale, poiché le stime eseguite dalle Organizzazioni non governative e dalle Nazioni Unite non offrono valori concordanti ma diversi tra loro. 
Le Nazioni Unite dicono, al 2003, che il numero dei bambini trafficati ogni anno nel mondo si aggira intorno ad 1,2 milioni di individui. Un milione di bambini entrano nel giro della prostituzione ogni anno. Oltre l'80 per cento del traffico di esseri umani provenienti dall'Albania consiste in ragazze minorenni. Circa 200 mila bambini vengono trafficati ogni anno nell'Africa Occidentale e centrale (dati Unicef End Child Exploitation, sempre al 2003). 
Secondo l'Unicef circa un terzo del traffico globale di donne e bambini avviene all'interno dell'Asia sud orientale.


I NUMERI DELL'ORRORE Le Organizzazioni non governative stimano in due milioni l'anno il numero dei bambini vittime del traffico per fini sessuali nel mondo intero. Secondo il World Social Forum, ogni giorno 3000 tra donne e bambini al mondo vengono coinvolte nel traffico. Il numero di minori trafficati è sempre più elevato. L'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) stima a 120 milioni il numero di bambini tra i 5 e i 14 anni costretti a forme di lavoro forzato e di sfruttamento sessuale; l'OIL denuncia sistemi di commercio di minori gestiti da organizzazioni criminali internazionali.
Il traffico di bambini è preso in esame dal protocollo delle Nazioni Unite per la prevenzione e la repressione della tratta delle donne e dei bambini, che integra la convenzione delle Nazioni stesse del 15 dicembre 2000 sulla criminalità organizzata stipulata a Palermo. Con tale protocollo ogni Stato si impegna a dare assistenza alle vittime della tratta, difendendole dalle minacce degli autori del traffico e provvedendo al loro recupero fisico, psicologico e sociale, con la collaborazione delle organizzazioni statali e non governative. 
In particolare si invitano gli Stati a dare ai minori oggetti del turpe traffico alloggio adeguato, informazione sui diritti, assistenza medica, sociale e materiale, opportunità di impiego, educazione e formazione. Il protocollo stabilisce che il consenso dato dalla vittima della tratta ad ogni forma di sfruttamento non vale ad escludere il crimine in danno dei minori.


IL MACABRO BUSINESS Le cause. Il traffico di bambini si alimenta di diversi fattori: lo scopo di lucro dei trafficanti, la povertà delle famiglie, la fragilità dei bambini, la corruzione delle autorità, la mancanza di leggi adeguate, l'inerzia dei paesi dell'Europa e l'indifferenza della pubblica opinione e dei mass media. Un fattore decisivo del traffico è la crescente domanda di sesso dei bambini da parte di consumatori europei. Personaggi insospettabili del mondo della finanza, della politica, delle istituzioni, della cultura e della società civile chiedono di fruire delle prestazioni sessuali di fanciulli sempre più giovani, offrendo in cambio denaro alle famiglie ed ai trafficanti.
E come l'aumento della domanda di droga provoca un aumento del traffico, così l'aumento vergognoso della richiesta di minori provoca l'incremento del traffico di minori. In esso sono coinvolti reclutatori, agenti corrotti, autisti di Tir, madam di bordelli, mafie di vario tipo e pedofili. Il listino dei prezzi di questo turpe commercio segue le regole del mercato: 50 mila euro per un neonato maschio in buona salute, 30 mila euro per un fegato da trapiantare. Un miliardo e duecento milioni di euro è il giro di affari l'anno. 
Secondo l'Unicef il fenomeno dilaga nel cuore dell'Europa. Il teatro della vergogna è in una zona tra la Baviera, la Turingia, la Sassonia e la repubblica Ceca. Migliaia di bambini vengono portati a prostituirsi in quell'area dall'intera Europa dell'Est per 24 ore su 24. I turpi pedofili vengono dalla Germania e dalla Repubblica Ceca. I bambini per rendere al meglio vengono indotti al consumo di alcool e di droghe pesanti. Le conseguenze di queste esperienze ripugnanti sono i suicidi, le violenze, e le malattie veneree.


Questo indegno mercato si svolge con la complicità delle autorità locali corrotte, che accusano i bambini di essere consenzienti, colpevoli di offrirsi per guadagnare soldi. Il consenso dei bambini dunque giustificherebbe questo commercio. I guadagni dei trafficanti sono investiti per finanziare il traffico di armi, di droga, di visti d'ingresso, la prostituzione e per pagare le famiglie dei bambini sfruttati. Un'inchiesta dei giudici italiani ha provato un traffico di immagini di violenza sui bambini diffuse in tutto il mondo dalla mafia russa. Altra inchiesta della Direzione Nazione Antimafia riguarda bambini venduti non dichiarati alla nascita e scomparsi misteriosamente, probabilmente vittime di un traffico internazionale di organi. 
In tutti gli ordinamenti giuridici democratici vige il principio di legalità: nessuno può essere punito per un fatto che non sia previsto dalla legge come reato. I romani dicevano «nullum crimen sine lege». Il traffico di minori sfugge alla sanzione penale anche perché si svolge con modalità e con azioni che in molti Stati non sono previsti come delitti. A livello regionale, nazionale e internazionale esistono numerose leggi e convenzioni che proteggono i diritti dei bambini. Tuttavia esiste un divario tra il linguaggio energico delle convenzioni internazionali e la debolezza della loro applicazione nella realtà. Questo provoca una sfiducia della pubblica opinione verso il potere legislativo e giudiziario e una crescita del fenomeno. In molti casi, i fatti di sfruttamento sono vietati dalla legge ma la debolezza del sistema di repressione lascia impuniti i responsabili. La conseguenza è l'impunità quasi assoluta dei trafficanti e dei pedofili. Con l'ulteriore conseguenza della ripetizione e della diffusione del fenomeno anche per l'indifferenza della pubblica opinione. E di molti mass media, sempre più propensi ad insabbiare gli scandali in cui siano coinvolti persone insospettabili.
Il «consenso» dei bambini e quello delle loro famiglie spesso costituisce un alibi salvifico per i trafficanti. La convenzione sui diritti del fanciullo del 1989 - articolo 10 - e molte leggi nazionali considerano il consenso del fanciullo o dei genitori come una condizione che legittima il trasferimento del bambino da uno Stato all'altro. Si tratta di un'aberrazione; infatti si dimentica che lo spostamento del bambino è il primo passo del traffico e che il consenso del bambino e quello delle famiglie povere è viziato dalla mancanza di maturità del fanciullo o dallo stato di necessità delle famiglie.


Questa prassi agevola il traffico di minori da parte di trafficanti che riescono a «convincere» facilmente i bambini e a corrompere le famiglie povere. Affidare a un bambino o alla sua famiglia il potere di decidere il trasferimento da uno Stato all'altro significa ignorare la realtà del traffico. Che si serve di tutti i mezzi, comprese le adozioni internazionali. Non è possibile consentire ad un bimbo di essere sfruttato. Lo sfruttamento sessuale, qualunque sia l'età ed il sesso della vittima, deve essere sempre vietato e punito. Sotto i 14 anni, tutti i rapporti sessuali con il bambino devono essere considerati violenza sessuale, anche con il consenso della vittima. Si deve configurare il delitto di violenza carnale presunta. Per i maggiori degli anni 14 e minori degli anni 18, la relazione sessuale deve essere sanzionata se esiste una differenza di età notevole (asimmetria) tra maggiorenne e minore.
In Italia è così ma nel resto dell'Europa, e della Francia le cose vanno diversamente. Un altro punto critico della legislazione in Europa riguarda la prostituzione minorile, la pornografia minorile e il turismo sessuale in danno di minori. Fenomeni diffusi in tutto il mondo e spesso impuniti nei paesi dell'Asia e dell'Africa, ma anche in Europa. La legge italiana prevede sanzioni molto severe contro gli italiani che commettono all'estero i reati di sfruttamento della prostituzione minorile, la pornografia minorile e il turismo sessuale con minori, anche quando tali reati non sono puniti all'estero. Ma in molti paesi questi fatti non sono puniti. L'Unione Europea deve farsi carico di esercitare pressioni su tutti i paesi europei ed extraeuropei, a cominciare da quelli che vogliono entrare nell'Unione, per indurli ad approvare leggi in applicazione della Convenzione di Palermo e delle altre convenzioni che puniscono la pornografia, la prostituzione ed il turismo sessuale, anche se commessi dai cittadini europei all'estero.


IL CYBERMARKET Su internet esistono dei veri e propri babycibermarket e cassette porno in cui bambine e bambini vengono stuprati, torturati e uccisi. Tutto questo nell'indifferenza generale. Si tratta di delitti gravissimi puniti in Italia dal codice penale (articolo 600 ter) che sanziona le esibizioni pornografiche dei minori diffusi con qualsiasi mezzo, anche per via telematica. Norme analoghe mancano in altri paesi, dove il cibermarket viene permesso e protetto. Il problema richiede che siano perseguiti i trafficanti ed i pedofili che fruiscono dei cibermarket e gli Stati che lo tollerano.
Una legge sui pentiti appartenenti alle organizzazioni criminali del traffico di bambini potrebbe essere approvata in tutti i paesi d'Europa al pari di ciò che è avvenuto in Italia. Per l'attuazione del protocollo sul traffico delle donne e dei bambini, il Parlamento italiano ha approvato la legge 11 agosto 2003 numero 228 che ha introdotto nel codice penale la tratta di persone. La stessa legge, in attuazione dell'articolo 24 della Convenzione Onu di Palermo (protezione dei testimoni), prevede che lo speciale sistema di protezione dei testimoni e dei collaboratori di giustizia già adottato per i mafiosi che collaborano con la giustizia, sia esteso a coloro che si allontanano dal traffico di esseri umani.
Analoga legge potrebbe essere introdotta nei vari codici penali europei per rendere più efficace la lotta al traffico di minori e rompere il muro di omertà che lo circonda.


Né la polizia né la giustizia sono efficaci nella repressione del traffico dei minori. E questo accade perché manca un coordinamento moderno nella cooperazione giudiziaria tra inquirenti di vari paesi e perché gli episodi di violenza sono tenuti nascosti. Ma le violenze in danno dei bambini dovrebbero essere denunciate sia dalle vittime sia dai familiari, sia dalle Organizzazioni non governative, come enfants en danger. La convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo stabilisce che il fanciullo, a causa della mancanza di maturità fisica ed intellettuale, necessita di una protezione legale appropriata. In molti processi di violenza sessuale, i bambini sono privi di qualunque assistenza legale per l'assenza delle famiglie mentre gli autori dei delitti fruiscono di legali di grande livello.
Questa situazione è immorale e favorisce il traffico. La protezione legale deve consistere nell'obbligo stabilito dalla legge di assicurare la presenza di un difensore civico del fanciullo in ogni processo in cui il bambino sia vittima o imputato, a prescindere dall'atteggiamento dei genitori o dei rappresentanti legali. A questo riguardo occorre stipulare una convenzione ad hoc delle Nazioni unite e dell'Unione europea in cui si preveda l'obbligo della presenza fin dalla fase delle indagini e durante il processo, di un difensore civico del fanciullo.





La Voce della Campania», mensile di politica, economia, cultura. Anno XXI n.3 Marzo 2004 

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Traffico d'organi a Kabul i bambini le vittime preferite


KABUL - Un cuore fruttava dai 25 ai 30 milioni, la metà un rene o una cornea. Centinaia di bambini afgani, di età compresa fra i 4 e i 10 anni, sono stati usati come "pezzi di ricambio" e poi gettati morti per strada o nei fossati. Un maxitraffico di organi umani via Pakistan che ha prosperato per anni all'ombra dei Taliban così fiscali in fatto di barbe, donne e preghiere, ma che non hanno mai mosso un dito per reprimere questo orrore e che hanno addirittura mandato libero un reo confesso che solo lui di ragazzini ne aveva uccisi 60.

Non ci sono cifre ufficiali in materia, non c'è alcuna autorità a cui chiedere conto di questa barbarie, ma c'è la memoria della gente di Kabul, della gente di strada che ha contato i cadaveri, ha visto in faccia gli aguzzini arabi e pachistani per lo più, tutti ricchi e protetti dal regime e ha potuto solo sperare che la stessa sorte non toccasse ai propri figli. Nel più grande ospedale cittadino, Sha Faknà, c'era un reparto offlimits per i locali con personale medico straniero. Così attrezzato e pulito rispetto alla sporcizia e alla precarietà di tutto il resto da sembrare quasi una clinica svizzera. Gli espianti se non addirittura i trapianti, è opinione diffusa, si effettuavano proprio lì.

La materia prima era reperibile per le vie di Kabul, pullulanti di bambini nonostante i divieti degli studenti col mitra. Nel libro delle nefandezze commesse dai seguaci del mullah Omar, quello del traffico di organi umani occupa purtroppo un capitolo di molte pagine. Tante quante sono le storie di chi ha perso un figlio o una figlia. Quella che segue è solo una di queste, non l'ultima purtroppo.

Rhuma aveva 4 anni. Ne avrebbe compiuti 5 in ottobre. Era una bella, vivace bambina, l'unica figlia femmina di Ali Akmad, 40 anni, commesso in una botteguccia di ferramenta al bazar. Martedì 21 agosto 2001, ecco la data che quest'uomo, piccolo, macilento che da allora ha perso il sonno e l'appetito, non dimenticherà mai più. E' la data della scomparsa della sua Rhuma. Poco dopo l'ora di pranzo, Rhuma, dopo aver mangiato un po' di riso, esce in strada Akmad e i suoi vivono nel popoloso quartiere Shasdarak per giocare con gli altri bambini. Lo fa sempre. La madre non si preoccupa più di tanto. Qualche minuto dopo Najib, 18 anni, il fratello più grande, sente una brusca frenata, un pianto disperato e si precipita subito in strada, Rhuma non c'è più e i suoi compagni di gioco muti indicano il gippone che se la sta portando via. Urla a sua volta, Najib: "Papà, l'hanno rapita, rapita". La strada si affolla di gente, di madri preoccupate. Riscatto, vendetta? Due ipotesi che Ali nemmeno prende in considerazione. Non ha soldi, guadagna solo poche decine di dollari al mese, e non ha mai torto un capello a nessuno. E allora perché?, si chiede senza trovare risposta. Anzi una risposta ce l'ha ma non vuole prenderla in considerazione. Vive ore da incubo facendo mille congetture, passando al setaccio tutta la sua povera vita. Ma niente, non sa spiegarsi perché sia toccato proprio a lui. Due giorni dopo, giovedì, ore 23. Il rombo di un'auto in corsa e qualcosa che va a sbattere quasi contro il loro uscio fa sobbalzare Ali e sua moglie che si precipitano fuori. Per terra c'è un sacco di terra grezza. Dentro c'è quel che resta di Rhuma. Gli assassini l'hanno come sventrata, le hanno portato via il cuore, i reni, un occhio e l'altro le penzola fuori dall'orbita.

Ali e la sua donna stringono per ore quel corpicino piangendo tutte le lacrime che hanno, mentre una tendina viene subito riaccostata nella bella casa di fronte. Quella dove vive l'arabo. Si chiama Yasser, ha poco più di trent'anni, è ricco sfondato. Ha trequattro mogli, servitori e guardie del corpo. Davanti alla sua palazzina stazionano sempre fuoristrada nuovissimi, ha la parabola sul tetto e gira sempre con un satellitare così piccolo che sembra un cellulare. E' arrogante e violento, ha già ucciso un amico di Ali per prendersi la sua giovane donna. Traffica ogni genere di cose alla luce del sole e odia i tagiki.

Tutte le volte che incrocia Akmad, che è di quell'etnia, gli urla in faccia il suo disprezzo. Per il solo fatto che sia tagiko crede che sia parente di Massud, il leader dell'Alleanza del Nord, il nemico giurato dei Taliban. "Vi metteremo tutti al muro, compreso il tuo comandante", lo minaccia. Ali ora non ha quasi più dubbi: Yasser deve sicuramente entrarci con la morte della sua bambina. Se avesse un'arma, Ali non esiterebbe a farlo fuori all'istante, ma non ha che le mani. Bussa alla porta del suo vicino, ma uno dei suoi guardaspalle poco ci manca che lo prenda a fucilate: "E' tardi, tagiko, riprova domani".

L'indomani arriva dal prefetto Njasir. "Hanno ucciso la mia figlia più piccola strappandole cuore, reni, occhi dice so chi è stato, chiedo, anzi pretendo giustizia". Njasir lo ascolta distrattamente e poi lo licenzia con una minaccia: "Attento, vacci piano con le accuse, capisco il tuo stato d'animo ma stai gettando fango addosso a un galantuomo. Tornatene a casa, vedremo". Se ne torna a casa Ali e fa l'unica cosa che può fare: spedire lontano gli altri due figli piccoli. E fa bene perché nel suo stesso quartiere, appena una settimana più tardi, un'altra bambina subisce la stessa terribile sorte di Rhuma.

(25 novembre 2001)
 Fonte Repubblica.it