venerdì 28 settembre 2018

L’Italia entra nella European Blockchain Partnership

Adesso c’è anche l’Italia. E’ stato ufficializzato a Bruxelles l’ingresso dell’Italia nella European Blockchain Partnership, l’iniziativa nata lo scorso aprile con la missione di sviluppare un impegno comune nello sviluppo di una infrastruttura europea dedicata alla blockchain, per favorire la collaborazione tra stati nella realizzazione di servizi digitali sovranazionali e nell’assicurare all’Europa la possibilità di definire e sviluppare standard per la sicurezza e la privacy. Nell’orizzonte della European Blockchain Partnership (EBP) c’è lo sviluppo congiunto della (EBSI) European Blockchain Services Infrastructure che vede a questo punto anche la partecipazione del nostro paese.
(Leggi il servizio Che cos’è la European Blockchain Partnership dove puoi scaricare la dichiarazione ufficiale firmata dai paesi membri)
L’Italia è il paese “numero 27” della partnership e si unisce ai 21 paesi membri e ai 4 paesi UE oltre alla Norvegia, che si sono poi successivamente aggregati. L’annuncio è arrivato dal Ministro allo sviluppo economico e al lavoro Luigi Di Maio che a Bruxelles ha firmato l’ingresso nella partnership e ha nello stesso tempo annunciato l’impegno del Governo ad accompagnare questa azione con investimenti del MISE per favorire lo sviluppo di progetti legati al mondo blockchain, all’Intelligenza Artificiale e all’Internet of Things in coordinamento con le risorse che l’UE sta destinando allo sviluppo del digitale su questi temi.
In occasione della firma, avvenuta in presenza della commissaria Ue al digitale Mariya Gabriel, Luigi di Maio ha evidenziato il ruolo che la blockchain può svolgere come piattaforma per progetti che consentono di tutelare il Made in Italye il valore delle produzioni contro frodi e contraffazioni.
Gli obiettivi della European Blockchain Partnership non si fermano allo sviluppo dell’infrastruttura dal punto di vista tecnologico, ma si estendono anche alle tematiche legate alle modalità di Governance, al confronto sulle normative, all’interoperabilità a livello di definizione e di rispetto di standard comuni e di user experience.

Che cos’è la European Blockchain Partnership

L'ITALIA E' ENTRATA NEL PROGETTO BLOCKCHAIN. UN EVENTO IMPORTANTE E FUTURISTICO CHE PUO' CAMBIARE RADICALMENTE IL NOSTRO MODO DI VIVERE E INTENDERE L'ECONOMIA E IL SISTEMA MONETARIO PER COME LO CONOSCIAMO OGGI. VEDIAMO DI ENTRARE NEL DETTAGLIO E CAPIRE IN COSA CONSISTE. QUESTO BLOG DEDICHERA' PIU' DI UN ARTICOLO ALLA BLOCKCHAIN.





Non ci sono dubbi che la Blockchain è chiamata a svolgere un ruolo sempre più importante a livello di Government e di rinnovamento delle Pubbliche Amministrazioni. La logica decentralizzata permette di rivedere in modo anche molto radicale la struttura operativa delle organizzazioni e il rapporto tra cittadini e istituzioni, sotto tantissimi aspetti. I dubbi, e certamente legittimi oggi, sono sul “Come” la Blockchain possa esprimere tutto il suo potenziale. E più ancora, questi dubbi, riguardano i contenuti e la Governance di questo sviluppo.
Per cercare di orchestrare, favorire e stimolare questa innovazione 23 paesi europei hanno deciso di dare vita alla European Blockchain Partnership, una iniziativa che punta a favorire la collaborazione tra gli stati membri per lo scambio di esperienze e di expertise, sia sul piano tecnico sia su quello della regolamentazione.
Ma il punto più importante di questa partnership riguarda la progettazione e il lancio di una Blockchain dell’Unione Europea da sviluppare in sinergia con i piani del Digital Single Market come base  e infrastruttura per il settore pubblico e per le imprese private.
La tecnologia è già stata testata con successo in tante situazioni, ad oggi primariamente per i servizi finanziari, ma è destinata a diventare operativa e integrata in un numero crescente di servizi digitali, come l’agrifood, la notarizzazione, la certificazione,  l’energia e la logistica.

L’EBP si allarga: da 21 a 24 Paesi per la Blockchain

La European Blockchain Partnership ha anche lo scopo di garantire all’Europa nel suo complesso un ruolo di rilievo nello sviluppo e nella diffusione di soluzioni basate sulla Blockchain. Nel gruppo dei paesi membri della European Blockchain Partnership purtroppo manca l’Italia. Il gruppo dei fondatori era inizialmente composto da Austria, Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Olanda, Norvegia, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, UK.
A questi paesi si sono poi aggiunti: GreciaRomania e Danimarca portando il gruppo a 23 paesi
L’Italia e l’European Blockchain Partnership
L’Italia non era presente nel primo gruppo di paesi “fondatori” dell’European Blockchain partnership con un’assenza che aveva fatto discutere. Alla metà di agosto ancora il nostro paese non aveva aderito, ma era era noto l’interesse e l’impegno per muoversi in questa direzione con un gruppo di lavoro impegnato proprio a favorire lo sviluppo della blockchain anche con la partecipazione attiva a iniziative come la EBP. Blockchain4Innovation sta seguendo la vicino questo impegno e sarà nostra cura raccontare tutti i prossimi passaggi che possano portare presto (speriamo) a un’adesione.

27 Settembre: l’Italia entra nella European Blockchain partnership

E’ il 27 il numero dell’Italia nell’Europa della Blockchain. Il nostro paese è il paese “numero 27” della European Blockchain Partnership con una firma del Ministro allo sviluppo economico e al lavoro Luigi Di Maio che arriva il 27 settembre. (leggi il servizio Anche l’Italia entra nella European Blockchain Partnership ). In presenza della Commissaria UE al Digitale Mariya Gabriel il Vice Primo Ministro italiano ha anche annunciato l’impegno del Governo a mettere a disposizione una serie di fondi del MISE da indirizzare allo sviluppo di progetti per la blockchain, per l’Intelligenza Artificiale e per l’Internet of Things.

La blockchain per la Pubblica Amministrazione

In occasione dell’annuncio il commissario per l’economia e la società digitaleMariya Gabriel aveva osservato che tutti i servizi pubblici in futuro potranno utilizzare la tecnologia Blockchain che sta diventando una grande opportunità per l’Europa e per gli Stati membri . Con questa innovazione è arrivato il momento di ripensare ai sistemi informativi, per disporre di soluzioni che permettano di aumentare la fiducia dei cittadini e di garantire sempre meglio la protezione dei dati personali. nello stesso tempo la Blockchain può contribuire a creare nuove opportunità di business e stabilire nuove modalità di relazione a vantaggio dei cittadini, dei servizi pubblici e delle imprese. La European Blockchain Partnership consente agli Stati membri di collaborare con la Commissione Europea per trasformare l’enorme potenziale della tecnologia blockchain in servizi migliori per i cittadini.

L’impegno dell’Europa si sviluppa anche con l’EU Blockchain Observatory and Forum

La European Commission ha lanciato anche l’EU Blockchain Observatory and Forum (leggi il servizio L’Ue punta sulla blockchain: un osservatorio ad hoc per essere “global leader”) e ha investito qualcosa come 80 milioni di EURO in progetti pensati per diffondere l’utilizzo della blockchain. Sono inoltre previsti investimenti per 300 milioni di Euro sino al 2020 proprio per favorire lo sviluppo di progetti blockchain.

giovedì 27 settembre 2018

“TUTELARE IL DIRITTO A NON EMIGRARE”

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Altro che ius soli, nel 2013 Ratzinger citò Papa Wojtya: regolare i flussi migratori

di Joseph Ratzinger


Cari fratelli e sorelle!

(…) I flussi migratori sono «un fenomeno che impressiona per la quantità di persone coinvolte (…) e per le sfide drammatiche che pone alle comunità nazionali e a quella internazionale», poiché «ogni migrante è una persona umana che, in quanto tale, possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione». (…) Fede e speranza formano un binomio inscindibile nel cuore di tantissimi migranti, dal momento che in essi vi è il desiderio di una vita migliore, unito molte volte alla ricerca di lasciarsi alle spalle la «disperazione» di un futuro impossibile da costruire. Al tempo stesso, i viaggi di molti sono animati dalla profonda fiducia che Dio non abbandona le sue creature e tale conforto rende più tollerabili le ferite dello sradicamento e del distacco, magari con la riposta speranza di un futuro ritorno alla terra d’origine.

(…) Occorre ribadire che «la solidarietà universale, che è un fatto e per noi un beneficio, è altresì un dovere» (Caritas in veritate). Migranti e rifugiati, insieme alle difficoltà, possono sperimentare anche relazioni nuove e ospitali, che li incoraggiano a contribuire al benessere dei Paesi di arrivo con le loro competenze professionali, il loro patrimonio socio-culturale e, spesso, anche con la loro testimonianza di fede, che dona impulso alle comunità di antica tradizione cristiana, incoraggia ad incontrare Cristo e invita a conoscere la Chiesa. Certo, ogni Stato ha il diritto di regolare i flussi migratori e di attuare politiche dettate dalle esigenze generali del bene comune, ma sempre assicurando il rispetto della dignità di ogni persona umana.

Il diritto della persona ad emigrare come ricorda la Costituzione conciliare Gaudium et spes è iscritto tra i diritti umani fondamentali, con facoltà per ciascuno di stabilirsi dove crede più opportuno per una migliore realizzazione delle sue capacità e aspirazioni e dei suoi progetti. Nel contesto socio-politico attuale, però, prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra, ripetendo con il Beato Giovanni Paolo II che «diritto primario dell’uomo è di vivere nella propria patria: diritto che però diventa effettivo solo se si tengono costantemente sotto controllo i fattori che spingono all’emigrazione» (Discorso al IV Congresso mondiale delle migrazioni, 1998). Oggi, infatti, vediamo che molte migrazioni sono conseguenza di precarietà economica, di mancanza dei beni essenziali, di calamità naturali, di guerre e disordini sociali. Invece di un pellegrinaggio animato dalla fiducia, dalla fede e dalla speranza, migrare diventa allora un «calvario» per la sopravvivenza, dove uomini e donne appaiono più vittime che autori e responsabili della loro vicenda migratoria.

Così, mentre vi sono migranti che raggiungono una buona posizione e vivono dignitosamente, con giusta integrazione nell’ambiente d’accoglienza, ve ne sono molti che vivono in condizioni di marginalità e, talvolta, di sfruttamento e di privazione dei fondamentali diritti umani, oppure che adottano comportamenti dannosi per la società in cui vivono. Il cammino di integrazione comprende diritti e doveri, attenzione e cura verso i migranti perché abbiano una vita decorosa, ma anche attenzione da parte dei migranti verso i valori che offre la società in cui si inseriscono.

A tale proposito, non possiamo dimenticare la questione dell’immigrazione irregolare, tema tanto più scottante nei casi in cui essa si configura come traffico e sfruttamento di persone, con maggior rischio per donne e bambini. Tali misfatti vanno decisamente condannati e puniti, mentre una gestione regolata dei flussi migratori, che non si riduca alla chiusura ermetica delle frontiere, all’inasprimento delle sanzioni contro gli irregolari e all’adozione di misure che dovrebbero scoraggiare nuovi ingressi, potrebbe almeno limitare per molti migranti i pericoli di cadere vittime dei citati traffici.

Sono, infatti, quanto mai opportuni interventi organici e multilaterali per lo sviluppo dei Paesi di partenza, contromisure efficaci per debellare il traffico di persone, programmi organici dei flussi di ingresso legale, maggiore disponibilità a considerare i singoli casi che richiedono interventi di protezione umanitaria oltre che di asilo politico. Alle adeguate normative deve essere associata una paziente e costante opera di formazione della mentalità e delle coscienze. In tutto ciò è importante rafforzare e sviluppare i rapporti di intesa e di cooperazione tra realtà ecclesiali e istituzionali che sono a servizio dello sviluppo integrale della persona umana. Nella visione cristiana, l’impegno sociale e umanitario trae forza dalla fedeltà al Vangelo, con la consapevolezza che «chiunque segue Cristo, l’uomo perfetto, diventa anch’egli più uomo» (Gaudium et spes).

tratto dal Il giornale .it

ISRAELE E IRAN TRA SCENARI DI GUERRA ATOMICA E PROFEZIE…

PROFEZIE APOCALITTICHE: Israele e Iran tra scenari di guerra atomica . Oramai è un fatto certo: l’Iran riuscirà sicuramente ad avere le armi nucleari e nessuno potrà fermarla. Arriverà il giorno in cui l’Orso feroce si unirà al Leone divoratore ….




La prospettiva israeliana

«Noi possediamo varie centinaia di testate atomiche e missili, e siamo in grado di lanciarli in ogni direzione, magari anche su Roma. La maggior parte delle capitali europee sono bersagli per la nostra forza aerea…le nostre forze armate non sono la trentesima forza mondiale, sono la seconda o la terza. Abbiamo la capacità di trascinare giù il mondo con noi. E posso assicurarvi che questo accadrà, nel caso si crolli nell’abisso». Questa minaccia è stata pronunciata nel febbraio 2003, da Martin Van Creveld, allora docente di storia militare all’Università Ebraica di Gerusalemme, e tutto fa credere che quattordici anni dopo nulla sia cambiato nelle intenzioni di Israele nonostante l’avvicendarsi dei governanti. Ora, azioni arbitrarie di una potenza nucleare, sono tollerabili nel mondo? Israele non solo non ha mai rivelato quante testate nucleari possiede (fra 200 e 300, si calcola), ma nemmeno ha mai reso esplicita la sua «dottrina militare» riguardo all’uso delle armi atomiche. Il 6 giugno 2002, su Haaretz, due scienziati israeliani, Moshe Gelman dell’Asher Institute presso l’Israel Institute of Technology e Avi Har-Even, direttore dell’Israel Space Agency, parlarono del recente lancio in orbita del satellite Ofek 5. Il quale, spiegarono, ha «due obbiettivi strategici». Il primo, dare ad Israele una capacità di spionaggio satellitare delle attività militari di tutto il Medio Oriente. La seconda, disse Har-Even, «riguarda le capacità di lancio israeliane». «Dal momento in cui Israele può lanciare un satellite in orbita a centinaia di chilometri dalla terra», spiegò Gelman,«ha stabilito la sua capacità di lanciare, con un suo missile, un carico attivo sopra ogni luogo sulla faccia del pianeta». Dagli anni ’80, e forse anche prima, la marina israeliana ha premuto parecchio sull’idea che Israele deve costruirsi una piccola flotta di moderni sottomarini diesel per ‘finalità strategiche’, un eufemismo israeliano per indicare la capacità di lancio subacqueo di missili nucleari. Si ritiene (ma non ce n’è conferma) che l’aspetto più delicato del progetto, la tecnologia missilistica da crociera che rende i sottomarini diesel piattaforme di lancio atomico, sia stato sviluppato e fabbricato in Israele. Secondo un articolo del Sunday Times di Londra, Israele ha compiuto il primo lancio sperimentale dei suoi Cruise all’inizio del 2000. Tutto indica che Israele ha strutturato le sue forze nucleari a triade, come gli Stati Uniti. E’ la triade atomica: missili intercontinentali, bombardieri nucleari (quelli che hanno acquisito le capitali europee come bersaglio), e missili lanciati da sottomarini. Si tratta del più importante sviluppo nelle capacità nucleari di Israele. Israele ha acquistato la capacità di sopravvivenza per un secondo colpo nucleare. Una flotta di tre sottomarini è ritenuta il minimo che Israele esige per avere in mare in ogni momento almeno un sommergibile con armi nucleari. Il fatto è che pochi Stati possono essere minacciati nella loro stessa esistenza. Israele sì. E si è esposto volontariamente a questo rischio: dotatasi di armi nucleari, si è reso responsabile di una corsa all’armamento atomico. Ed ora deve preventivamente attaccare qualunque nemico potenziale che provi a fornirsi di un’atomica, come l’Iran. A proposito dell’Iran, alcune profezie della S. Vergine ad Anguera in Brasile parlano chiaro circa il coinvolgimento dell’Iran in una guerra devastante contro Israele: “Arriverà il giorno in cui il leone furioso si inchinerà ai piedi del dragone. L’unione delle fiere porterà grande sofferenza ai Miei poveri figli. Un uomo arrogante farà un patto con l’Iran. Sembrerà che lui voglia pace, ma in verità sarà una spina per molte nazioni. I terroristi, guidati da colui che sembra un profeta, porteranno sofferenza e pena al nido dell’aquila e alla Terra del Salvatore. Il leone furioso attaccherà la Chiesa e causerà grandi sofferenze ai Miei poveri figli. Le teste si uniranno e pianificheranno il grande attacco. I figli del leone agiranno con grande furia contro la casa di Dio. Un grave conflitto causerà grande distruzione. Israele vivrà l’agonia di un condannato, e per questo sarà sorpresa dai terroristi. La Siria tradirà, ma alla fine berrà il suo stesso veleno.
Gerusalemme e molte città vicine proveranno pesante croce. Grande sarà la
devastazione. La città di Gerusalemme sarà distrutta e quando la grande tribolazione sarà passata non sarà riconoscibile, tutto ciò che rimarrà sarà un grande deserto.
La terra del Salvatore deve soffrire molto, ma quando si sentirà sconfitta difenderà
se stessa con armi che spanderanno il fuoco nel cielo. Il Medio oriente tremerà con il grande olocausto atomico. La terra sarà agitata e tremerà con un grande olocausto atomico. L’Iran sarà devastata da Israele”. Secondo il commentatore, il leone furioso è l’IRAN, mentre il dragone è la CINA. L’aquila è l’AMERICA. Questa profezia concorda con una simile ricevuta dalla stimmatizzata Teresa Musco nel 1973 secondo la quale “la grande guerra, il grande castigo dal Cielo e dalla Terra inizierà dalla terra del Mio Figlio Gesù”, ed entrambe concordano con quella ricevuta dal veggente polacco Domanski. Kasimir Domanski nato nel 1934 e deceduto nel 2002 ed è stato protagonista di una vicenda molto significativa che ha segnato la sua vita per sempre. Venne infatti guarito improvvisamente dalla Madonna alla vigilia di un’operazione alla quale si era dovuto sottoporre dopo essere stato investito da un autocarro ed essere stato gravemente ferito. La Madonna gli apparve e gli disse: “Alzati, figlio, sei guarito, e ora guarirai tu i malati per grazia di mio figlio Gesù Cristo e mia”. Kasimir si alzò subito dopo ed era realmente guarito. Da quel giorno, Domanski ricevette messaggi ed è stato testimone di apparizioni vicino ad Ohlau, in provincia di Breslau (Wroclaw) fino al 2001 anno della sua morte. Interessante il particolare rivelatogli, che la guerra avrà inizio da Israele.


La prospettiva iraniana

L’Iran, per parte sua, ha costruito le sue strutture di ricerca nucleare un po’ dappertutto sul territorio, in modo che se anche una di queste andasse distrutta, le altre continuerebbero a funzionare. Malgrado questo, Israele ha cercato diverse volte di ottenere l’appoggio degli USA per colpire i reattori nucleari in Iran, ma sotto l’amministrazione Obama c’è sempre stato un rifiuto degli USA. E, per quanto possa sembrare incredibile, l’Arabia Saudita ha dato il libero accesso dei suoi spazi aerei per questo tipo di missione. I Sauditi hanno più motivi di temere le armi nucleari Iraniane che Israele, poiché la guerra più grande ora nel mondo è in Medio Oriente tra l’Islam Sunnita e l’Islam Sciita. I Sauditi sono a capo dell’Islam Sunnita e l’Iran è a capo dell’Islam Sciita. E questo spiega il miglioramento delle relazioni tra Israele e i Sauditi. Il punto è questo. Se leggiamo attentamente le profezie bibliche vediamo che sarà Damasco a venire distrutta, non Teheran; l’Iran (Persia) lancerà un attacco contro Israele unendosi alla Russia (Rosh, Mescek, Tubal) e alla Turchia (Gomer, Togarmah). Quindi quello che stiamo vedendo mette fine alla prospettiva di un attacco preventivo di Israele in Iran. Infatti possiamo vedere la possibilità di uno scontro nucleare in Medio Oriente, se leggiamo attentamente tra le righe della profezia di Ezechiele, per esempio riguardo al tipo di armi che dovranno essere seppellite per un certo numero di anni. I passi da gigante sono stati fatti in due direzioni:

1- il rafforzamento della collaborazione tra Iran e Russia, che alla fine attaccheranno insieme Israele;

Forse la Russia non parla ancora apertamente contro Israele, ma l’Iran minaccia giorno e notte di distruggerci

2- La Russia non andrà mai a contrastare l’Iran per un sistema missilistico che gli ha venduto, e con questo gesto è come se avesse avvisato Israele di non cercare di accattare il programma nucleare iraniano. Dobbiamo capire che l’alleanza tra l’Iran e la Russia è momentanea e spinta dai loro interessi personali; la Russia ha bisogno di soldi perché a causa del crollo dei prezzi del petrolio ha un economia in frantumi, e l’Iran ha bisogno di quelle armi.
Queste due nazioni sono più vicine che mai. E il fatto che l’Iran annunci che il sistema S-300 è operativo rappresenta una minaccia verso chiunque voglia opporsi al suo programma nucleare, soprattutto verso Trump che potrebbe dare il consenso degli USA ad Israele per attaccare in Iran. Oramai Israele stessa non ha più intenzione di farlo poiché sarebbe una missione suicida. Infatti il motivo che ha spinto l’Iran ad accelerare enormemente la corsa per avere questo sistema operativo il prima possibile (sapendo che inizialmente avevano annunciato che sarebbe stato fatto entro il 2018), è stata l’elezione di Trump alla Casa Bianca. Se fosse stata eletta la Clinton avrebbero preso le cose con più calma, sapendo che gli USA avrebbero continuato a bloccare i tentativi di Israele di fermare il programma nucleare iraniano, come ha fatto Obama. Ma visto la posizione di Trump contro le violazioni dell’Iran dell’accordo sul nucleare e il suo grande supporto per Israele, hanno fatto un grande sforzo per avere il sistema operativo prima che Israele, gli USA e i Sauditi potessero agire. Oramai è un fatto certo: l’Iran riuscirà sicuramente ad avere le armi nucleari e nessuno potrà fermarla da un punto di vista militare. Siamo entrati in una nuova fase per il Medio Oriente, e sappiamo che a questo punto l’appoggio degli USA non potrà avere alcuna incidenza, poiché la Russia si trova fisicamente in Medio Oriente e se permetterà all’Iran di fare quello che vuole, significa che Israele sarà esposto ad una grande minaccia. Infatti Ezechiele 38 non parla di un aiuto dell’America, né dell’Arabia Saudita, né dell’Europa, ma di una semplice protesta verso un attacco contro Israele, niente di più. Il Pastore J.D. Farag ha detto che l’elezione di Trump ha accelerato le cose verso il compimento delle profezie ed è esattamente quello che sta succedendo. Infatti è proprio a causa di Trump che l’Iran ha accelerato i test dei suoi sistemi operativi nella realizzazione del programma nucleare, per evitare che Trump permetta ad Israele di agire. Sono notizie di capitale importanza riguardo alla realizzazione delle profezie di Ezechiele 38. Tenete presente che Netanyahu sta lavorando per creare una coalizione con gli stati intorno, l’Arabia Saudita, l’Egitto, il Qatar… perché questi paesi Sunniti si sentono minacciati dall’accrescimento del potere militare dell’Iran e oramai vedono Israele più come un alleato che come un nemico: il nemico del mio nemico è mio amico. La Bibbia non parla affatto di una Soluzione a due stati, né di uno stato Palestinese, ma la Bibbia parla chiaramente dell’Iran che attacca Israele, parla di un sicuro attacco nucleare, parla della Russia coinvolta in Medio Oriente. Le profezie bibliche di Ezechiele collimano in modo impressionante con i messaggi profetici della S. Vergine Di Anguera al veggente Pedro Regis quando parlano di un’alleanza tra “l’orso feroce”, la Russia con il “leone divoratore”, l’Iran che potrebbe trovare un ottimo pretesto per scagliarsi anche contro la religione cattolica colpendo la Chiesa: “La Russia inciamperà e l’uomo orgoglioso (secondo alcuni è Vladimir Putin) agirà con la forza del demonio. Da San Pietroburgo (città di nascita di Vladimir Putin) verrà fuori una spina che ferirà i miei poveri figli. L’albero del male nacque lì ed i suoi rami si diffusero in tutto il mondo. Il seme del male ancora esiste e l’orso feroce di esso si alimenta. Un fuoco veloce (missili?) incrocerà i cieli di vari paesi d’Europa. Cadrà sopra un famoso tempio e gli uomini piangeranno e si lamenteranno. Un fuoco veloce arriverà sul palazzo, ma la roccia non si romperà. Un fuoco veloce cadrà su una grande città. L’umanità vivrà la angoscia di un condannato. Un grave conflitto finirà in una grande catastrofe.
Arriverà il giorno in cui l’Orso feroce si unirà al Leone divoratore. La furia degli animali cadrà sulla Chiesa e i Miei figli consacrati caricheranno pesante croce.
La Russia calpesterà molte nazioni e l’umanità vivrà momenti di grande panico.
L’orso feroce attaccherà e porterà sofferenza e dolore alla casa di Dio. Il seme del male ancora esiste e l’orso feroce di esso si alimenta. L’orso feroce andrà alla ricerca del suo spazio.
Tre grandi Sassi dall’Est (sono le tre armate russe di cui parlano altre profezie?) cadranno su varie nazioni, causando distruzione e morte”. 

CINZIA PALMACCI



Cosa c’è nel decreto “immigrazione e sicurezza”

Il governo ha abolito la "protezione umanitaria" e ha potenziato il DASPO urbano, tra le altre cose: cosa vuol dire?


(ANSA/ DANIEL DAL ZENNARO)

Il Consiglio dei ministri ha approvato il cosiddetto “decreto immigrazione e sicurezza” che tra le altre cose abolisce la “protezione umanitaria” e introduce altre restrizioni per gli stranieri che arrivano in Italia. Negli ultimi giorni erano circolate numerose anticipazioni del decreto, insieme a voci di malumori sul suo contenuto da parte del Movimento 5 Stelle e di dubbi della presidenza della Repubblica sul fatto che il testo abbia i requisiti di “urgenza” che sono necessari per approvare un decreto legge.

Per queste ragioni il testo ha subìto numerose modifiche negli ultimi giorni. Questi sono i punti principali del decreto, in base alle informazioni raccolte prima della sua approvazione.

  • Abolizione della protezione umanitaria. È una delle tre forme di protezione che si possono garantire agli stranieri insieme all’asilo politico e alla protezione sussidiaria (queste due regolate da trattati internazionali). Sarà sostituita da un permesso di soggiorno della durata di un anno per sei fattispecie specifiche, tra cui motivi civili, medici o per calamità naturali nel paese di origine. Chi oggi gode di un permesso di soggiorno per protezione umanitaria (che ha durata biennale) lo perderà se fa ritorno nel suo paese di origine.
  • Revoca status di richiedente asilo. È una disposizione che allunga l’elenco di reati che comportano la sospensione della domanda d’asilo e causano l’espulsione immediata, con l’inserimento tra gli altri di violenza sessuale, lesioni aggravate e oltraggio a pubblico ufficiale. La revoca dello status di richiedente asilo a causa di violazioni di questo tipo dovrebbe arrivare dopo una sentenza di primo grado, il che rischia di essere incostituzionale visto che fino al terzo grado di giudizio c’è per tutti la presunzione di innocenza.
  • Revoca della cittadinanza. È una norma simile a quella approvata due anni fa in Francia e che prevede la revoca della cittadinanza per persone ritenute un pericolo per lo stato. La Corte Costituzionale, però, considera la cittadinanza tra i diritti inviolabili e anche questa disposizione rischia quindi di essere considerata incostituzionale.
  • Raddoppio del trattenimento. Nei Centri per il rimpatrio (i vecchi CIE) gli stranieri in attesa di espulsione potranno essere tenuti non più per 30 giorni, prorogabili per altri 15, ma per 60 giorni prorogabili di altri 30.
  • Nuove procedure per il noleggi di furgoni. Lo scopo della norma, secondo quanto riferito ai giornali, è rendere più complicato l’utilizzo di veicoli nel corso di attentati.
  • Aumento di pene per gli occupanti. Chi occupa abusivamente edifici o terreni potrà essere condannato a pene maggiori e nel corso delle indagini la magistratura sarà autorizzata a utilizzare intercettazioni telefoniche.
  • Estensione del DASPO urbano. Si tratta di un provvedimento introdotto dal decreto Minniti del 2017 che prevede che sindaco e prefetto possano multare e allontanare da alcune zone della città persone che mettono a rischio la salute di cittadini o il decoro urbano. Il decreto aggiunge alle aree proibite anche i mercati e include nella lista di chi può subire il DASPO anche i “sospettati di terrorismo internazionale”.
  • Ridimensionamento del sistema SPRAR. Nella conferenza tenuta al termine del Consiglio dei ministri, Salvini ha detto che lo SPRAR – il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, cioè quello della cosiddetta “seconda accoglienza” – continuerà ad esistere ma solo per «i titolari di protezione internazionale e per i minori non accompagnati».

Il decreto immigrazione e sicurezza entrerà in vigore non appena sarà firmato dal presidente della Repubblica. Il presidente, però, potrebbe rifiutarsi di farlo se dovesse ritenere che al decreto manchino i requisiti di “urgenza” necessari in questi casi. Se dovesse entrare in vigore, il decreto andrà convertito in legge dal Parlamento entro 60 giorni.

Fonte: Il Post

TUTTI I DRONI DI SIGONELLA

La Sicilia è sempre più trampolino di lancio di pericolose operazioni militari. I droni sono i nuovi strumenti di guerra e Sigonella è la loro capitale mondiale.

Oltre 550 attacchi con missili a guida laser e Gps; centinaia di omicidi extragiudiziali di presunti combattenti Isis”; top secret il numero delle “vittime collaterali”, donne, bambini, anziani rei di essersi trovati nel luogo sbagliato al momento sbagliato. Questo il bilancio ufficiale delle operazioni in Libia condotte dal 2011 dalle forze armate USA con l’utilizzo dei droni killer, i famigerati MQ-9 “Reaper” (letteralmente macchina falciatrice), buona parte dei quali decollati dalla base aerea siciliana di Sigonella, ormai nota in ambito militare come la “capitale mondiale dei droni”. In quella che è da decenni l’installazione chiave per gli interventi del Pentagono e della NATO in Africa, Medio oriente, est Europa e sud-est asiatico, dal 25 marzo 2011 è operativo il 324th Expeditionary Reconnaissance Squadron dell’US Air Force, reparto d’élite che ha per motto il Veni, Vidi, Vici cheGiulio Cesare pronunciò dopo aver sconfitto nel 47 a.C. l’esercito di Farnace II del Ponto a Zela, nella Turchia orientale e per sistema d’armamento i droni da ricognizione e sorveglianza Predator e quelli d’attacco Reaper. Un mese dopo lo schieramento del 324th Squadron, la prima azione falciatrice a Misurata, seguita da un sanguinoso raid a Tripoli. Secondo quanto dichiarato al periodico investigativo The Intercept dal colonnello Gary Peppers, già comandante del reparto statunitense operante in Sicilia, in quella tragica primavera del 2011 gli attacchi con droni in Libia furono ben 241. D’allora, l’uso di Sigonella come piattaforma di lancio dei droni d’intelligence ed esecuzione extragiudiziale non ha conosciuto interruzioni: le operazioni si sono estese a tutta l’Africa sub-sahariana e alla Somalia, mentre solo per restare in ambito libico, la base siciliana non ha avuto rivali nell’escalation dei bombardamenti USA contro i “terroristi”. Quando nel 2016 l’Amministrazione Obama lanciò un’offensiva contro le milizie filo-Isis presenti nella città di Sirte (operazione Odyssey Lighting), in meno di cinque mesi furono effettuati 495 raid, il 60% dei quali con i Reaper di Sigonella. Una ventina quelli già autorizzati da Donald Trump in Libia: gli ultimi, in ordine, il 6 e 13 giugno 2018, quando i droni manifestarono la loro potenza di fuoco contro presunti leader pro al Qaida, colpendo però anche ignari e innocenti passanti.
Non ha scandalizzato nessuno il recente reportage di Repubblica e The Interceptsulla guerra segreta in Libia condotta da Washington da una base in territorio italiano. Anche Amnesty International ha pubblicato un documentato rapporto sul network internazionale che consente le esecrate e criminali operazioni di sterminio del Pentagono con l‘utilizzo dei droni, riservando proprio a Sigonella uno dei ruoli chiave. Ad oggi nessun  governo ha ritenuto doveroso informare il Parlamento e l’opinione pubblica sugli accordi sottoscritti per consentire l’uso del territorio e dello spazio aereo nazionale da parte dei velivoli senza pilota statunitensi. Secondo il Centro Studi Internazionali (CeSI) di Roma, il Ministero della Difesa ha concesso, con mere “comunicazioni” del 15 settembre 2012 e del 17 gennaio 2013, un’autorizzazione “temporanea” allo schieramento dei droni d’intelligence e armati nella base di Sigonella, concessione poi estesa nel numero dei velivoli e nelle funzioni alla vigilia dell’attacco a Sirte del 2016. “Concedendo le autorizzazioni, le autorità italiane hanno fissato precisi limiti e vincoli alle missioni di queste specifiche piattaforme”, aggiunge il CeSI. “Ogni operazione che abbia origine dal territorio italiano dovrà essere condotta come stabilito dagli accordi bilaterali in vigore e nei termini approvati. Nello specifico, si possono autorizzare le sortite di volo volte all’evacuazione di personale civile, e più in generale non combattente, da zone di guerra e operazioni di recupero di ostaggi e quelle di supporto al governo del Mali secondo quanto previsto nella Risoluzione n. 2085 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”. Il bollettino di guerra stilato dalle testate giornalistiche e da Amnesty International attingendo alle fonti del Pentagono, ha però documentato un quadro assai differente. In base alle norme sulla trasparenza degli atti amministrativi, l’European Center for Constitutional and Human  Rights (ECCHR) di Berlino, in collaborazione con la cattedra di Diritto penale internazionale dell’Università di Milano, ha chiesto poter visionare il testo degli accordi sull’uso di Sigonella come base dei droni USA, ma dopo l’ennesimo rifiuto del Governo, ha dovuto presentare un ricorso in sede di giustizia amministrativa. Mentre si attende un pronunciamento definitivo dei giudici, le forze armate USA continuano ad eseguire impunemente dalla Sicilia le sentenze di condanna a morte contro gli indiziati di “terrorismo internazionale”.
Dal 2008, l’US Air Force schiera a Sigonella pure 4-5 aerei senza pilota Global Hawk, utilizzati per le operazioni d’intelligence in Africa e Medio oriente, nei Balcani e più recentemente anche in Crimea e Ucraina. Lo scalo siciliano è stato inoltre prescelto dalla Marina USA come base operativa avanzata del sistema MQ-4C Triton, anch’esso con velivoli senza pilota d’intelligence e telerilevamento. Le infrastrutture necessarie saranno completate entro quest’estate (costo 40.641.000 dollari), mentre i nuovi droni dovrebbero operare dalla Sicilia a partire del giugno 2019. Come se ciò non bastasse, Sigonella sarà presto impegnata pure nelle attività di comando, controllo, gestione, telecomunicazioni via satellite e manutenzione di tutti i droni da guerra schierati dagli Stati Uniti a livello planetario, grazie al sistema UAS SATCOM Relay Pads and Facility in via di installazione.“Sigonella garantirà la metà delle trasmissioni del Sistema dei velivoli senza pilota e opererà in appoggio al sito di Ramstein (Germania)”, spiega il Pentagono. Secondo quanto riportato da The Intercept, l’UAS Satcom Relay di Ramstein è il vero “cuore hi-teach della guerra USA dei droni”. “Ramstein fa viaggiare sia il segnale satellitare che dice al drone cosa fare, sia quello che trasporta le immagini che il drone vede”, spiega il periodico. “Grazie al sistema UAS Satcom il segnale riesce a viaggiare senza ritardi in modo da permettere ai piloti di manovrare un velivolo a migliaia di chilometri con la necessaria tempestività”. L’UAS Satcom Relay di Sigonella opererà come stazione “gemella” dell’infrastruttura ospitata in Germania, assicurando la trasmissione dei dati alla base aerea di Creech (Nevada), la principale centrale di US Air Force per le operazioni dei velivoli senza pilota.
Anche la NATO ha scelto la stazione aerea siciliana come centro di comando e logistico del nuovo sistema di “sorveglianza terrestre” AGS (Alliance Ground Surveillance): esso si articolerà in stazioni di terra fisse, mobili e trasportabili per la pianificazione e il supporto operativo alle missioni e da una componente aerea basata su 5 velivoli a controllo remoto RQ-4 Global Hawk, dotati di sofisticati sensori termici per il monitoraggio di oggetti fissi ed in movimentoI droni potranno volare da Sigonella con un raggio d’azione di 16.000 km, sino a 18.000 metri di altezza e a una velocità di 575 km/h, in qualsiasi condizione atmosferica. A fine maggio, la NATO ha firmato un contratto per il valore di 60 milioni di euro con il colosso delle costruzioni Astaldi S.p.A. di Roma per la progettazione e l’esecuzione dei lavori di ampliamento dell’area per le operazioni dei velivoli AGS. Nello specifico, a Sigonella saranno realizzati 14 edifici per il “rimessaggio-attrezzaggio degli aeromobili” e uffici-comando per circa 800 addetti dell’Alleanza Atlantica. “Da Sigonella inizierà un viatico per proiettare la stabilità proprio sul confine meridionale della NATO, in collaborazione con lo Strategic Direction South Hub, basato presso il comando militare dell’Alleanza Atlantica di Napoli e che dal 2017 ha la finalità di aumentare la capacità di identificare e monitorare le molteplici minacce dal confine sud della NATO, con un centro di coordinamento per le operazioni di anti terrorismo, raccolta ed analisi dati ed informazioni sulle principali aree di crisi del Vicino oriente e dell’Africa settentrionale”, spiega l’analista Alessandra Giada Dibenedetto del Ce.S.I. di Roma. Secondo il quartier generale della NATO, il primo Global Hawk AGS dovrebbe raggiungere in volo Sigonella dagli Stati Uniti nel corso del 2019.
Anche l’Aeronautica militare italiana concorre attivamente al processo di trasformazione di Sigonella nella base strategica delle nuove dottrine di guerra  “automatizzata” del XXI secolo. Il 10 luglio 2017 è stato costituito nel settore sotto controllo italiano, il 61° Gruppo Volo Ami, dotato di droni MQ-1C Predator, “allo scopo di consolidare e rafforzare il dispositivo di sicurezza nazionale per l’attività di sorveglianza nell’area del Mediterraneo, davanti alle coste del Nord Africa”. Il rischiaramento a Sigonella dei velivoli senza pilota alle dipendenze del 32° Stormo di Amendola (Foggia), è stato ufficialmente avviato nell’ambito della missione anti-terrorismo e anti-migrazioni Mare Sicuro, ma nei report dell’Aeronautica si parla altresì di “protezione delle linee di comunicazione, dei natanti commerciali e delle piattaforme off-shore nazionali, ecc.”. Attualmente i Predator italiani sono disarmati, ma è imminente la riconversione di alcuni di essi o l’acquisizione di droni-killer, così anche Roma potrà mietere, anzi falciare, vite umane in Libia e nell’Africa sub-sahariana.

Articolo pubblicato in Mosaico di Pace, n. 8, settembre 2018

Sottomessi all'uomo iniquo

Il Leader supremo Xi Jinping è uno di questi uomini iniqui. Si è mostrato deciso a «opporsi e ad esaltare se stesso contro ogni cosiddetto dio o oggetto di culto», sopprimendo spietatamente la libertà di religione in Cina, spogliando le case di culto delle loro croci o altri simboli e sottoponendo tutto e tutti agli interessi del partito. Questo è l'uomo con cui il cardinale Parolin e i suoi colleghi della Segreteria di Stato, per volere di Papa Francesco, sono pronti a fare accordi. Il papa tradisce i cristiani di ogni tempo e luogo che hanno coraggiosamente resistito ai tentativi di rendere la Chiesa di Gesù Cristo piegata allo Stato.

San Paolo ci dice nella Seconda lettera ai Tessalonicesi che il Giorno del Signore non può venire prima che avvenga «l’apostasia» e «l'uomo dell'iniquità, il figlio della perdizione», sia rivelato. Ma «il mistero dell'iniquità è già in atto», aggiunge. L'uomo che dà piena espressione a quel mistero, che completa l'evoluzione dell'umanità iniqua e la guida all’ultima ribellione, è l'ultimo ma non certo il primo di questi uomini. Pertanto, l'avvertimento di Paolo è utile oggi come alla fine dei tempi.
Il Leader supremo Xi Jinping è uno di questi uomini iniqui. Si è mostrato deciso a «opporsi e ad esaltare se stesso contro ogni cosiddetto dio o oggetto di culto», sopprimendo spietatamente la libertà di religione in Cina, spogliando le case di culto delle loro croci o altri simboli e sottoponendo tutto e tutti agli interessi del partito. La politica di Xi di "sinicizzare" tutte le espressioni religiose rende la religione interamente asservita allo Stato. Paolo disse che l'uomo dell'iniquità alla fine si sarebbe seduto nel tempio come se fosse Dio - alcuni Padri credevano che con ciò intendesse la Chiesa, che Paolo insegnava fosse il nuovo tempio di Dio - e sembra che Xi stia facendo proprio questo.
Questo è l'uomo con cui il cardinale Parolin e i suoi colleghi della Segreteria di Stato, per volere di Papa Francesco, sono pronti a fare "affari". Sabato hanno firmato un accordo che secondo quanto riferito darà al Partito il ruolo principale e la decisione finale di nominare i vescovi cinesi nella Chiesa cattolica. Questo accordo richiede alla Chiesa di cancellare le precedenti scomuniche, permettendo al Partito di dettare anche la disciplina sacramentale. Porta il Partito direttamente nelle deliberazioni e azioni interne della Chiesa, sia amministrative che evangeliche o sacramentali. Sarebbe fondamentalmente sbagliato anche se lo Stato in questione fosse il Sacro Romano Impero invece di uno Stato senza Dio, spietato e omicida come è la Cina comunista. L'unità di cui il cardinale Parolin ha parlato sarà un'unità, non sotto Dio, ma sotto Xi, che eliminerà le chiese sotterranee e costringerà tutti in un recinto approvato dal Partito.
Il diritto canonico e Christus Dominus dichiarano questa azione non solo imprudente, ma anche illegittima. Francesco non ha revocato o sospeso il canone 377 § 5, che afferma che "in futuro nessun diritto o privilegio di elezione, nomina, presentazione o designazione di vescovi è concesso alle autorità civili". Lui e i suoi rappresentanti stanno agendo illegalmente nel fare questo accordo con l'uomo cinese dell’iniquità.
Inoltre, come ha detto coraggiosamente il cardinale Zen, nella loro iniquità stanno «dando il gregge in pasto ai lupi». Tradiscono i martiri cinesi e i testimoni viventi della Cina che hanno sofferto così a lungo per la fedeltà a Cristo. «I fratelli e le sorelle della Cina continentale», come aveva detto Zen in precedenza, non hanno paura della povertà, della prigione, di effondere il loro sangue; la loro più grande sofferenza è vedere se stessi traditi dalla «famiglia».
Il papa tradisce i cristiani di ogni tempo e luogo che hanno coraggiosamente resistito ai tentativi di rendere la Chiesa di Gesù Cristo piegata allo Stato. In passato, tutto ciò che era richiesto era un pizzico di incenso all'imperatore, che i cristiani rifiutavano di offrire, spesso a costo della loro vita. Ma ora ai cattolici cinesi non viene solo chiesto di offrire il pizzico di incenso al Leader supremo, ma anche di permettere ai suoi funzionari di controllare e nominare i vescovi e il clero che faranno questo a loro nome. La scandalosa pratica delle investiture laiche è tornata, e in una forma più scandalosa di quanto non fosse accaduto in passato. La strada che ha portato a Enrico VIII e alla Costituzione Civile del clero in Francia sarà di nuovo percorsa.
Questa non è una semplice questione di giudizio prudenziale. Se lo Stato ha la supervisione della Chiesa, rende falso il Vangelo della Chiesa. Mette la menzogna alla confessione fondamentale della Chiesa, "Gesù è il Signore", poiché anche nella Chiesa lo Stato diventa Signore. E in cambio della confessione del Vaticano che in Cina lo Stato è Signore, la Cina riconoscerà il Papa come il capo nominale di tutti i suoi cattolici. Che valore ha tutto questo? In realtà, i cattolici cinesi, come i cattolici di qualunque paese, hanno un solo capo: Gesù Cristo. Il Papa non è il capo dei cattolici, è il capo del collegio apostolico. E la sua funzione di capo del collegio apostolico è proprio ciò di cui lo sta privando Xi.
Com'è che abbiamo un Pontefice e una Segreteria di Stato che non capiscono queste cose o non se ne danno cura? Revocare o sospendere il canone 377 § 5 avrebbe reso la loro azione meno iniqua da un punto di vista mondano, almeno non avrebbe contravvenuto alla legge della Chiesa. Ma non l'avrebbe resa neanche un po’ meno iniqua a livello teologico. Perché questa azione è in contrasto con la legge divina, il decreto che fece risorgere Gesù dai morti e lo pose alla destra del Padre. Inoltre contraddice la natura stessa della Chiesa.
Cos’è la Chiesa, se non una missione di ambasciatori incaricata di dichiarare ai governanti e governati di questo mondo che ogni autorità è passata a Colui che siede alla destra del Padre e verrà di nuovo nella gloria per giudicare i vivi e i morti? Ma l'Associazione Patriottica Cattolica Cinese è stata istituita dalle autorità cinesi per garantire che questo messaggio non venisse ascoltato correttamente in Cina. È stata istituita in modo che fosse lo Stato a dirigere e gestire l'ambasciata ecclesiale di Gesù Cristo.
Coloro che sono inclini a dire di Francesco «Beh, dopotutto lui è il papa, e può fare ciò che vuole», dovrebbero pensarci bene. Faranno appello al canone 1404, "La prima Sede non è giudicata da nessuno", per giustificare la loro acquiescenza e inazione? Quel canone condanna lo stesso pontefice in questa faccenda. Sì, egli è responsabile direttamente al Signore piuttosto che ai tribunali umani. Ma ciò significa che non può rendere conto, né decidere di rendere conto, a Xi Jinping o a qualsiasi altro leader secolare in tutto ciò che riguarda la Chiesa in quanto Chiesa. Significa invece che è tenuto a confessare il vero Signore come Signore. A parte quel costante e fedele atto di confessione, in realtà non agisce affatto come “Pietro”, occupante della prima Sede.
Nelle parole della Commissione teologica del Vaticano II, poiché il papa è particolarmente responsabile nei confronti del Signore, è «anch'esso legato alla rivelazione stessa, alla struttura fondamentale della Chiesa, ai sacramenti, alle definizioni dei precedenti concili e ad altri obblighi troppo numerosi da citare». Tutto questo è in gioco nella decisione di Francesco di dare al Partito Comunista Cinese il diritto di avviare e supervisionare le nomine episcopali. I vescovi fedeli sono obbligati, da parte loro, a rifiutarsi di riconoscere la legittimità di questo concordato e a riconoscere come vescovi fratelli coloro che sono stati nominati prima dell’accordo e non quelli nominati in base ad esso. Oppure il mistero dell'iniquità è progredito così tanto perfino nella stessa Chiesa al punto che la luce può essere compagna delle tenebre e Cristo accordarsi con Belial, solo perché lo dice la Segreteria di Stato?
Douglas Farrow

TALE MAESTRO TALE DISCEPOLO. CONGRATULAZIONI AL PRESIDENTE RAI FOA


Dopo un mese di trincea contro la strenua resistenza della sinistra dei "poltronifici", finalmente la RAI ha il suo nuovo presidente: Marcello Foa. Un giornalista stimatissimo che in passato è stato oggetto di feroci strali per il suo modo di vedere sempre la realtà dei fatti da un'angolazione diversa, quella della facciata in penombra che rimane sempre celata e fuori dalla portata dell'opinione pubblica, tenuta colpevolmente all'oscuro di fatti dei quali avrebbe diritto di sapere. Marcello Foa, è stato a lungo firma de Il Giornale, ora dirige il gruppo editoriale svizzero Corriere del Ticino ed è docente di Comunicazione e Giornalismo. Quindi una figura di super garanzia per rinnovare la RAI all'insegna della trasparenza, della qualità e della indipendenza dal "politically correct", che inquina le notizie al punto da far venire una crisi profonda di coscienza a chiunque, giornalisti e operatori della comunicazione, che sentono di non onorare appieno la loro missione di divulgatori. Cominciò a 26 anni la professione di giornalista quando ebbe la fortuna di essere assunto proprio dal grande e indimenticabile Indro Montanelli, del quale lui stesso scrisse: "Era un anarchico conservatore, ma soprattutto un uomo libero che riteneva doveroso per un giornalista pensare con la propria testa, soprattutto quando è scomodo e rischioso uscire dal coro, perché solo così si onora davvero la professione". La lettera che scrisse a Montanelli, e che venne pubblicata nella rubrica "Sul carro degli onesti", fu un attestato di stima e di riconoscenza verso il suo mentore. Un famoso detto recita: "Il discepolo non può essere più grande del suo maestro", ma la grandezza non è comparativa, semmai egualitaria. Tale maestro, tale discepolo. Congratulazioni Presidente Foa.

CINZIA PALMACCI

DAVID ERMINI DEL PD ELETTO VICEPRESIDENTE DEL CSM. ALLA FACCIA DELL'INDIPENDENZA DELLA MAGISTRATURA!

Con Ermini alla vicepresidenza del CSM "qualcuno/a" si sarà voluto tutelare con l'impunità per un po' di tempo? 


Dal governo durissima reazione alla scelta del vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura. "Questo renzianissimo deputato fiorentino del Pd e' appena stato eletto. Lo hanno votato magistrati di ruolo e membri espressi dal Parlamento. Ma dov'e' l'indipendenza? E avevano pure il coraggio di accusare noi per Foa che non ha mai militato in nessun partito. E' incredibile", scrive su Facebook il vicepremier DI Maio. David Ermini, 59 anni, deputato del Pd per due legislature e avvocato penalista, è il nuovo vicepresidente del Csm. È stato eletto dal plenum di Palazzo dei marescialli, presieduto dal capo dello Stato. Una scelta che ha suscitato forti reazioni e polemiche. 

L'elezione al terzo tentativo 

Ermini è stato eletto alla terza votazione, con 13 voti. Un fatto inusuale nella prassi di Palazzo dei Marescialli: nelle consiliature passate, infatti, il vice presidente è quasi sempre passato alla prima votazione, perché si era raggiunta prima l'intesa tra i suoi componenti. 

Ermini: "Ho chiesto sospensione dal PD" 

"Ho chiesto la sospensione dal mio partito politico a cui sono iscritto perché ritengo che quando si assume un incarico istituzionale bisogna avere la possibilità di essere liberi" ha detto il neo vicepresidente del Csm Ermini, deputato del Pd, appena eletto in plenum con 13 voti. 

Di Maio: "Incredibile. Il sistema è contro di noi" 

"E' incredibile! Avete letto? Questo renzianissimo deputato fiorentino del Pd e' appena stato eletto presidente di fatto del Consiglio superiore della magistratura. Lo hanno votato magistrati di ruolo e membri espressi dal Parlamento. Ma dov'e' l'indipendenza? E avevano pure il coraggio di accusare noi per Foa che non ha mai militato in nessun partito. E' incredibile". Scrive vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio su Facebook commentando l'elezione di Ermini. "Il Sistema e' vivo e lotta contro di noi", conclude. 

Il ministro Bonafede: "Il CSM fa politica" 

"Prendo atto che all’interno del Csm, c’è una parte maggioritaria di magistrati che ha deciso di fare politica!". Lo scrive su facebook il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede commentando l'elezione di David Ermini a vicepresidente Csm. "Penso che la franchezza sia un valore nelle relazioni istituzionali! Non posso non prendere atto che i magistrati del Csm hanno deciso di affidare la vice presidenza del loro organo di autonomia ad un esponente di primo piano del Pd, unico politico eletto in questa legislatura tra i laici del Csm", scrive. "n questi anni, da deputato mi sono sempre battuto affinché, a prescindere dallo schieramento politico, il Parlamento individuasse membri laici non esposti politicamente. Una battaglia essenziale, a mio avviso, per salvaguardare l’autonomia della magistratura dalla politica". "Evidentemente sta più a cuore al ministro della Giustizia che alla maggioranza dei magistrati", conclude. 

Mattarella, auguri a Ermini
 
"Auguri per il suo lavoro. Inizia la nuova pagina del Csm che è un organo collegiale, che porta insieme la responsabilità dei compiti che gli sono assegnati dalla Costituzione". Lo ha detto Sergio Mattarella dopo aver espresso i suoi auguri al neo eletto vicepresidente del Cam, David Ermini. 

Dal Pd di Renzi alla vicepresidenza del Csm 

Avvocato penalista, ex responsabile Giustizia del Pd, David Ermini sarà il vice del presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla guida del Csm per i prossimi 4 anni. Nato a Figline Valdarno (Firenze) 58 anni fa, si è laureato all'università del capoluogo toscano con una tesi sul diritto di voto degli italiani all'estero. La sua prima esperienza politica risale agli anni Ottanta come consigliere comunale di Figline Valdarno, incarico che ha rivestito anche tra il 2001 e il 2006. Nel 2004, e fino al 2009, Ermini è stato capogruppo della Margherita alla Provincia di Firenze durante la presidenza di Matteo Renzi e, tra il 2009 e il 2013, presidente del consiglio provinciale di Firenze. È stato per la prima volta eletto deputato nel 2013, e il 16 settembre 2014 nominato responsabile Giustizia del Pd guidato da Renzi. Dal 2015 al 2017 è stato commissario regionale del Pd Liguria. Rieletto deputato nelle file del Partito democratico il 4 marzo scorso, il 19 luglio Ermini è stato scelto dalle Camere tra gli 8 laici della nuova consiliatura di Palazzo dei Marescialli, che terminerà il suo mandato nel 2022. In passato, Ermini ha svolto funzioni di vicepretore onorario e di giudice sportivo presso la Figc per il settore giovanile.
Con Ermini alla vicepresidenza del CSM "qualcuno/a" si sarà tutelato con l'impunità per un po' di tempo.