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mercoledì 22 luglio 2020

Covid e donne, i sogni di Melinda (Gates)

Un saggio di Melinda Gates sulla rivista di affari internazionali Foreign Affairs svela l'ideologia umanitarista ed elitaria che sta dietro alla filantropia delle grandi Fondazioni. Si batte per la salute della donna, ma lamenta la scarsità di contraccettivi disponibili. E alla fine emerge che il vero scopo è il controllo.


 
Bill e Melinda Gates sono senz’altro i personaggi del momento. La Fondazione che porta il loro nome, la più ricca al mondo con oltre 50 miliardi di dollari di dotazione, è attivamente coinvolta nella lotta al Covid, finanziando sia la ricerca sulle possibili terapie sia soprattutto la ricerca sul vaccino. Proprio quest’ultimo aspetto, unito alla notizia della simulazione degli effetti di una pandemia globale con milioni di morti, richiesta a un istituto di ricerca pochi mesi prima dell’esplosione del Covid, ha reso Bill Gates l’obiettivo preferito delle teorie complottiste riguardo l’origine del virus.
Pur senza entrare in questo genere di polemiche, è proprio perché i coniugi Gates sono i principali finanziatori privati di tali ricerche, che è importante cercare di comprendere la mentalità che li muove e gli obiettivi della loro filantropia. A questo proposito è di sicuro interesse l’articolo che Melinda Gates ha scritto per Foreign Affairs, certamente tra le più importanti e autorevoli riviste per quel che riguarda gli affari internazionali. È un articolo a cui la stessa Melinda e la direzione di Foreign Affairs evidentemente danno molta importanza, al punto che in occasione della pubblicazione la signora Gates ha concesso un’intervista a tre giornali internazionali, tra cui la nostra La Stampa.
Dunque, sostiene Melinda, nel mondo sono le donne a soffrire le maggiori conseguenze del virus, malgrado negli uomini sia molto più alta la mortalità. E tutto l’articolo è a questo dedicato, ovvero esso è la descrizione di quanto le donne paghino il conto più salato al Covid e di come però la pandemia possa essere l’occasione di riparare a questa disuguglianza. Aumento della mortalità materna, aumento delle violenze subite, maggiori possibilità di malnutrizione, maggiori difficoltà nel mantenere il posto di lavoro: sono questi in sintesi – secondo la Gates - i principali effetti del coronavirus sulle donne di tutto il mondo, soprattutto per quelle che vivono in paesi a basso-medio reddito.
Già questo approccio pone dei problemi, perché è l’assolutizzazione di un aspetto che impedisce di vedere la realtà in tutti i suoi fattori. Ed è una assolutizzazione che ha una matrice ideologica: Melinda Gates parla in fondo come qualsiasi rappresentante delle agenzie delle Nazioni Unite, dove ci sono alcune parole d’ordine che vengono imposte come chiave d’interpretazione della realtà. Il cosiddetto Gender gap, ovvero la disuguaglianza di genere (tra maschi e femmine) è una di queste, anzi la più importante.
Non c’è fenomeno globale che non debba essere interpretato alla luce di questa disuguaglianza. Già questo pone evidentemente dei problemi: se si riconosce che i maschi muoiono dalle 2 alle 4 volte più delle femmine a causa del Covid, su che base si può affermare che le donne sono le più colpite? Dice la signora Gates che la crisi dei sistemi sanitari sotto la pressione della pandemia, ha forzato molte donne a partorire in casa, aumentando così nei paesi poveri la mortalità materna e dei neonati.
Ma a dover rinunciare agli ospedali non sono state soltanto le donne in procinto di partorire; qualsiasi persona con patologie anche gravi ha trovato difficoltà, anche nei paesi ricchi, tanto che ci si aspetta di vedere – quando i dati saranno disponibili – un aumento rilevante della mortalità per cause non Covid. E se proprio dobbiamo pensare a una categoria di persone che maggiormente hanno subito gli effetti della pandemia dovremmo casomai pensare agli anziani: costituiscono oltre il 90% dei decessi, ma anche degli effetti collaterali, non ultimo i danni fisici e psicologici causati dal lungo isolamento, lontano dagli affetti e dalle relazioni sociali. Ma per l’ideologia mondialista quello che conta è la condizione della donna, preferibilmente in conflitto con l’uomo.
Dietro queste analisi e relativi rimedi, poi, c’è una forte concezione elitaria: Melinda Gates offre il suo pensiero di “illuminata” ai leader mondiali che quindi dovranno agire di conseguenza. Le cose sono andate o stanno andando male, ma se seguirete le mie indicazioni – dice Melinda – trasformeremo un fenomeno negativo nell’opportunità di costruire un mondo nuovo, più bello e più giusto.
Quello che sfugge a questi personaggi è che lo stato di inferiorità delle donne (ma bisognerebbe aggiungere anche i bambini) in tanti paesi – vedi soprattutto l’Africa, i paesi musulmani, l’India – è il frutto di una cultura che non si cambia per decreto delle Nazioni Unite. E ogni cultura ha dietro una concezione religiosa. L’imposizione per legge di un comportamento può avere un impatto solo superficiale. Solo un principio nuovo che genera una nuova cultura può avviare un processo vero di cambiamento. Solo il cristianesimo, ad esempio, può portare il valore assoluto della persona, la pari dignità di ogni essere umano, il valore positivo del lavoro, così come ha fatto nella civiltà occidentale. Ma è proprio il cristianesimo che in fondo queste élite internazionali vogliono superare, con l’imposizione di un’etica globale frutto dell’individualismo e del relativismo.
C’è poi un aspetto nell’articolo di Melinda Gates che va messo in rilievo e meglio spiega la concezione di questo umanitarismo. Melinda lamenta infatti che a causa del Covid 49 milioni di donne in più sono rimaste senza contraccettivi, e questo – dicono le stime – significherà 15 milioni di gravidanze non pianificate aggiuntive. E qui Melinda diventa molto dura nell’attaccare la comunità internazionale che ha trascurato questo aspetto: tutto può accadere nel corso di queste crisi sanitarie, ma i contraccettivi non devono mai mancare.
Non per niente la Fondazione Bill e Melinda Gates è fortemente impegnata nel finanziare progetti di diffusione della contraccezione, secondo la tradizione delle Società di Eugenetica di cui la famiglia Gates è erede. Il controllo delle nascite è uno dei pallini fissi di Bill e Melinda, e il Covid diventa ancora una volta lo strumento per fare avanzare la propria agenda.
Si presentano come benefattori dell’umanità, ma in realtà lavorano per contenerla e ridurla, grazie alla loro abbondante disponibilità finanziaria. Soprattutto il vero scopo di questi personaggi – non solo i Gates ovviamente - è il controllo dell’umanità, la possibilità di determinare comportamenti e pensiero, rendere tutta l’umanità a loro immagine e somiglianza.
Molto più pericoloso di eventuali complotti per vendere vaccini.

 

martedì 21 luglio 2020

Ecco lo studio segreto sui vaccini


QUESTO STUDIO PONE SERI PROBLEMI DI BIOETICA SUI GRAVI EFFETTI COLLATERALI DELLE VACCINAZIONI. VOLEVANO UNO STUDIO CHE NON FOSSE LEGATO AI "SOLITI" NO VAX? ORA CE L'HANNO MA LO IGNORANO IN MALAFEDE....   

di Vincenzo D’Anna


Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi

(Articolo pubblicato su “Il Tempo” di martedì 8 gennaio 2019, pagina 6)

Poco più di 400 casi di encefalomielite acuta disseminata. Casi avversi provocati da “vaccino”. Un numero che non può di certo essere sottaciuto. E che invece, chissà perché, in tutto questo tempo, è stato tenuto ben “riposto” nel classico cassetto di turno, a cinque anni di distanza dallo studio che pure ha portato alla luce tali evidenze scientifiche.

Non si tratta dei soliti “No Vax” ma di uno studio finanziato con soldi pubblici e lasciato cadere nell’incuria e nell’oblio. Nel frattempo le ricerche sui vaccini, già programmate ed avviate all’Istituto Superiore di Sanità, sono state interrotte dopo il discutibile allontanamento del presidente dott. Fabrizio Oleari, nominato con concorso dal governo Monti, e la sua sostituzione – tutta politica – con il prof. Walter Ricciardi, il quale ben si era guardato dal partecipare al quel bando di concorso, salvo poi accettare il doppio incarico di commissario dello stesso Istituto per chiara fama secondo i voleri dell’allora ministro della Salute Beatrice Lorenzin.

Tornando al tema diciamo che si tratta del primo report (“Analisi delle segnalazioni internazionali di encefalomielite acuta disseminata post vaccinazione”) che descrive, in maniera capillare, le caratteristiche epidemiologiche della encefalomielite acuta disseminata post-vaccinica. Autore dello studio, pubblicato nel 2013 su “EpiCentro” – il portale di epidemiologia dell’Istituto Superiore di Sanità – il dott. Paolo Pellegrino dell’Unità di Farmacologia clinica (Dipartimento di scienze biomediche e cliniche) dell’Azienda Ospedaliera Luigi Sacco (Università di Milano).

Epicentro, per quanti non lo sapessero, fa parte del Vaccine Safety Net (Who Vsn), la rete di siti nata nell’ambito della Global Vaccine Safety, iniziativa a cura dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), ideata per fornire ad operatori sanitari, istituzioni di salute pubblica e pubblico in generale, un facile accesso a informazioni scientificamente corrette ed affidabili sulla sicurezza vaccinale, nelle varie lingue dei diversi Paesi. I portali della rete, dopo un attento percorso di valutazione, vengono certificati dall’Oms stessa poiché adempiono a tutti i criteri di buona pratica in materia d’informazione sulle vaccinazioni. Insomma, lo avrete capito: non proprio il “circolo del dopolavoro”. Ma addirittura l’Oms e, per quanto concerne i fatti di casa nostra, l’Istituto presieduto, fino a non molti giorni fa, dal dimissionario Walter Ricciardi.

Ebbene, cosa è spuntato fuori da questa ricerca? È presto detto. Partiamo dai numeri. Sono stati ben 199 i casi rilevati dal VAERS (il reporting database americano) e 205 quelli evidenziati da EudraVigilance (il sistema di monitoraggio sulla sicurezza dei farmaci in Europa).

Casi di encefalite acuta disseminata, s’intende. Una patologia caratterizzata da un processo infiammatorio e demielinizzante che investe il sistema nervoso centrale e che, negli “episodi” passati al setaccio nello studio del professor Pellegrino, sarebbero derivati dai vaccini antimorbillo, dall’esavalente, dall’antiepatite B, dall’antimeningococco, ma soprattutto dai vaccini antinfluenzali e anti-HPV.

“In questo studio – scrive il gruppo di ricerca dell’Azienda Ospedaliera Luigi Sacco – abbiamo descritto, per la prima volta, le caratteristiche epidemiologiche della encefalomielite acuta disseminata post-vaccinica. A differenza degli studi precedenti riguardanti i casi di ADEM post infettiva, abbiamo osservato che questa patologia può riguardare ogni età. Abbiamo osservato che il vaccino anti-influenzale e anti-HPV siano quelli più comunemente associati a questa reazione avversa”.

Inoltre, sempre a leggere con attenzione le conclusioni della ricerca, si sottolinea ancora come i casi di encefalite post-vaccinica sarebbero stati sottostimati (“under-reporting”) a causa di “una riduzione dell’interesse per questo evento avverso”.

Ogni altro commento è superfluo ma una domanda sorge quanto mai spontanea: che ne era stato, finora, di questo interessantissimo studio, pure in bella evidenza sul sito dell’ISS e come mai stampa ed addetti ai lavori, solitamente sempre così vigili, lo hanno praticamente ignorato per tutti questi anni? Converrà che anche questo, così come tanti altri interrogativi sull’esatta composizione dei vaccini, (di cui nessuno, è bene ribadirlo, anche in questa sede, contesta l’efficacia), sia sottoposto all’attenzione di politici e magistrati.


lunedì 20 luglio 2020

Il vaccino di Gates modifica il DNA: scienziati ed esperti di etica danno l’allarme




Big Pharma sta sviluppando 80 vaccini contro il COVID, ma Gates & Fauci stanno spingendo sul laboratorio “Moderna https://www.modernatx.com/”, dove il vaccino utilizza una nuova, non testata e molto controversa tecnologia sperimentale RNA (https://www.modernatx.com/ecosystem/strategic-collaborators/foundations-advancing-mrna-science-and-research) che Gates sostiene da oltre un decennio.

Invece di iniettare un antigene e un adiuvante come nei vaccini convenzionali, si vorrebbe iniettare un piccolo pezzo del codice genetico del coronavirus nelle cellule umane. Cambia il DNA in tutto il corpo umano e riprogramma le nostre cellule per produrre anticorpi per combattere il virus. I vaccini contro l’MRNA sono una forma di ingegneria genetica nota come “manipolazione del gene germinale”. Le modificazioni genetiche di Moderna vengono poi trasmesse alle generazioni future. Nella Dichiarazione di Ginevra di gennaio, i maggiori esperti di etica e scienziati del mondo hanno chiesto la fine di questo tipo di esperimenti.

I prodotti di Moderna non hanno mai venduto un prodotto per portarlo sul mercato, non sono mai stati sottoposti a test clinici o hanno avuto un vaccino approvato dalla FDA. Nonostante gli investimenti di Gates, la società si è trovata sull’orlo del fallimento con 1,5 miliardi di dollari di debiti prima della COVID.


Con il sostegno di Fauci, l’azienda ha ottenuto un sorprendente finanziamento federale di 483 milioni di dollari per accelerare lo sviluppo. Il dottor Joseph Bolen, ex capo della Ricerca e Sviluppo di Moderna, è rimasto scioccato dalla scommessa di Fauci: “Non so a cosa stiano pensando”, ha detto alla CNN https://www.dailymail.co.uk/news/article-8279017/Americas-big-bet-company-promised-vaccine-weeks-despite-having-no-track-record.html, “quando l’ho letto, sono rimasto abbastanza stupito”. Moderna e Fauci hanno iniziato a Seattle il 3 marzo scorso, gli esperimenti umani sono finanziati con fondi federali.

Il dottor Peter Hotez https://edition.cnn.com/2020/03/31/us/coronavirus-vaccine-timetable-concerns-experts-invs/index.html ha messo in guardia dalle conseguenze potenzialmente letali del mancato superamento dei test sugli animali: “Coronavirus vaccine candidate uses new, never-before-approved technology – The vaccine under examination was created using a new, potentially revolutionary technology platform that, if successful, could indeed cut months from the development process. However, the technology — called a messenger RNA vaccine — has never been approved as a product for distribution; this would be the first. Developed by NIAID scientists and researchers at Moderna, a Massachusetts biotech company, the experimental product — unlike most other licensed vaccines — does not use any part of the live virus. Rather, the researchers built their vaccine from the genetic information on the coronavirus provided by China. Called mRNA-1273, the vaccine uses messenger RNA (ribonucleic acid) to direct cells in the body to make proteins to prompt an immune response that prevents or fights disease.”

Il dottor Suhab Siddiqi, ex direttore della chimica di Moderna, ha affermato alla CNN: “Non permetterei che il [vaccino] venga iniettato nel mio corpo https://edition.cnn.com/2020/05/01/us/coronavirus-moderna-vaccine-invs/index.html .

Non esistono dati sulla sua nocività e tossicità, l’ex scienziata dell’NIH Dr. Judy Mikovits, nel video sopra dice che è criminale testare i vaccini contro l’MRNA sull’uomo perché può causare il cancro e altri gravi danni che possono richiedere anni per svilupparsi.

Per precauzione Moderna ha ordinato ai partecipanti allo studio di non fare sesso non protetto o di fare donazioni di sperma.

Viene da chiedersi se Gates spera di vendere la sua tecnologia sperimentale “di modificazione genetica” su una buona parte di 7 miliardi di persone, magari una parte si trasforma “in una nuova specie OGM”.

Su https://www.instagram.com/robertfkennedyjr/ se ne sta occupando anche Robert F. Kennedy Jr.

Nel frattempo viene completamente ignorata la nuova cura: purtroppo è economica e molto veloce nel risolvere il Covid19, non buona per il Mercato dei Vaccini mondiali:
https://www.rovigooggi.it/n/98837/2020-05-03/maniezzo-m5s-a-compostella-anche-a-rovigo-si-provi-la-cura-al-coronavirus-con-il-plasma-dei-guariti: Maniezzo fa riferimento alla notizia diffusa dalla Fondazione Umberto Veronesi lo scorso 22 aprile (https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/lesperto-risponde/dal-plasma-dei-guariti-una-possibile-cura-per-covid-19) relativa alla sperimentazione in corso che “prevede l’uso del plasma dei convalescenti da Covid-19 che, se infuso in persone alle prese con la malattia, determinerebbe un rapido miglioramento delle loro condizioni – annuncia la Fondazione. Questo si evince dalle prime settimane di sperimentazione in corso in quattro ospedali della Lombardia: il Policlinico San Matteo di Pavia e i presidi Carlo Poma di Mantova, Maggiore di Lodi e Asst di Cremona”.

Molti sono i media stranieri che parlano di Bill Gates e delle sue ricerche, molti iniziano ad attaccarlo e stavolta, rispetto agli anni precedenti, non hanno bisogno di fare nessun tipo di complotto. Col Covid19 Gates è venuto fuori allo scoperto, con tutta la sua filantropia e la voglia di cambiare il mondo “come lui desidera”. In totale onestà ho persino paura che la sua ricerca danneggi in modo molto negativo chi con fatica suda ogni giorno per trovare vere cure e vaccini per sconfiggere il Covid19. Danneggia chi studia e chi testa nel completo rispetto dell’essere umano. La vera scienza ha chiesto tempo, non ha promesso miracoli, vuole fare lunghi test e a loro vanno i miei applausi per la ricerca e il rispetto dell’essere umano. 
Alessia C. F. (ALKA)

venerdì 19 giugno 2020

PROGETTO GENOMA UMANO, EUGENETICA E GENOCIDIO

logo di Human Genome Project
Margaret Sanger, Planned Parenthood and black abortions: Ben Carson's false  claim - The Washington Post


Se abbiamo ora a disposizione la mappa completa del genoma umano cioè l’intero DNA della nostra specie trasformato in un contenuto digitale di 1,5 Gigabyte, reperibile su Internet (Road Map Epigenomics) e che tutti i ricercatori, usano ed elaborano per i loro scopi, lo dobbiamo esclusivamente al Progetto Genoma Umano o HGP, una delle imprese scientifiche più importanti della storia dell’umanità per ambizione e risorse impiegate. Il coronamento di decenni di ricerca biologica da cui ha preso inizio una nuova era, l’era “post-genomica”.
L’idea di fondo del Progetto è stata l’acquisizione di conoscenze che fossero di fondamentale importanza per la comprensione dei meccanismi della genetica umana e per l’implicazione dei geni nello sviluppo delle malattie umane ma soprattutto per l’identificazione e per la mappatura di tutti quei geni presenti nel genoma umano e per il loro posizionamento, almeno approssimativamente sui cromosomi, allo scopo di sviluppare metodi più efficienti e veloci di sequenziamento del DNA, di mettere a punto software per gestire, assemblare e analizzare l’immensa mole dei dati di sequenza prodotti e infine di considerare gli aspetti etici, sociali e legali legati dalla disponibilità di dati così delicati relativi alle persone.

Ma perché sequenziare l’intero genoma umano?

Perché la conoscenza dell’intero genoma umano conduce a possedere tutte le pagine del manuale necessario per costruire il corpo umano. Ma la cosa importante è come leggere il contenuto di queste pagine e comprendere come le singole parti funzionano e interagiscano. Tutto questo vuole dire cercare di identificare i geni che controllano i vari passaggi di ciascuna via metabolica e di scoprire quali variazioni sono associate a patologie o predispongono a malattie. Quindi, avere a disposizione l’intera sequenza del genoma permette di sviluppare metodi diagnostici efficaci con la finalità di inquadrare meglio le necessità sanitarie delle persone, basandosi sulla composizione genica dell’individuo permettendo lo sviluppo di nuovo farmaci più efficaci e mirati.

La nascita del Progetto Genoma Umano

A partire dagli anni ’70 due nuove tecnologie cambiarono radicalmente il campo della ricerca biologica, consentendo la lettura del genoma di ogni organismo vivente. Tale Progetto o HGP (Human Genome Project) ebbe le sue origini ideologiche già a partire dai primi anni ’80 quando i due più importanti laboratori per lo sviluppo della genetica umana in relazione allo sviluppo delle armi nucleari rispettivamente a Los Alamos (Nuovo Messico) e a Livermore (California) incominciarono a lavorare al progetto Biblioteca Genetica. 

In particolare, tale progetto iniziò a prendere la sua vera forma grazie ai precedenti anni di lavoro finanziati dal Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti d’America (DOE) interessato, a quel tempo, alla valutazione degli effetti provocati dalle mutazioni nell’ambito di programmi nucleari civili e militari e poi dopo un workshop, nel mese di dicembre del 1984 ad Alta nello Stato dello Utah, organizzato dallo stesso Dipartimento per valutare l’efficacia delle tecnologie utilizzate all’identificazione di mutazioni. Tuttavia, la possibilità di decodificare il genoma umano per intero, per la prima volta, fu presa in considerazione nel maggio del 1985 da un certo Robert Sinsheimer dell’Università della California di Santa Cruz durante un convegno da lui stesso organizzato, mentre nel mese di dicembre dello stesso anno Kary Mullis alla Cetus Corporation sviluppava la tecnica dell’amplificazione a catena polimerasica o PCR (Polymerase Chain Reaction) una tecnica per replicare vaste quantità di DNA, che ben presto rivoluzionerà il modo di fare biologia molecolare.

Nel 1992 un biologo, imprenditore e filantropo statunitense William Haseltine già fondatore di diverse società di biotecnologia divenne amministratore delegato della Human Genome Sciences, una società che in seguito aprirà la strada nell’applicazione della genomica alla scoperta di nuovi farmaci, per la commercializzazione dei prodotti sviluppati dalle ricerche del TIGR mentre nel mese di luglio entrò nel Progetto Genoma Umano una società di ricerca britannica la Wellcome Trust con sede a Londra. 
Nel dicembre del 1995, alcuni ricercatori al Whitehead e al Genthon guidati rispettivamente da Thomas Hudson e da E. Lander pubblicarono su Science una mappa fisica del genoma umano che conteneva 15.000 marcatori.

L'entrata nel Progetto Genoma Umano della londinese Wellcome Trust o Sanger Institute tuttavia suscita qualche perplessità, se non altro per il fatto di essere una società biotecnologica legata alla controversa figura di Margaret Sanger: la madre dell'eugenetica. Tra i programmi del Sanger Institute anche "Tree of life" (albero della vita), che richiama subito alla Genesi biblica e alle origini ancestrali della vita umana.



Margaret Sanger era un’anarchica ed una razzista che credeva che il controllo delle nascite e la promozione dell’eugenetica potessero “aiutare la corsa verso l’eliminazione dei non idonei” (cfr. Engelman, Peter C., “Margaret Sanger”, article in Encyclopedia of Leadership, Volume 4, George R. Goethals, et al (eds), SAGE, 2004, p. 132).

I suoi suggerimenti includevano una rigorosa politica di immigrazione, libero accesso ai metodi di controllo delle nascite, diritti di pianificazione familiare completa per le persone normali e segregazione obbligatoria o sterilizzazione per i “profondamente ritardati” (cfr. Porter, Nicole S.; Bothne Nancy; Leonard, Jason. Public Policy Issues Research Trends, Evans, Sophie J. (ed), Nova Science. p. 126). 

Nel 1926, Sanger tenne una conferenza sul controllo delle nascite alle ausiliarie del Ku Klux Klan a Silver Lake, nel New Jersey, e in seguito lavorò in America con gruppi razzisti simili in America (cfr. Sanger, Margaret. Margaret Sanger, An Autobiography. New York: W. W. Norton, 1938. p. 361).

Alexander Sanger è il nipote di Margaret Sanger, l’educatrice sessuale che, nel 1921, fondò la Lega Americana per il Controllo delle Nascite, e poi il Comitato Nazionale sulla Legislazione Federale per il Controllo delle Nascite nel 1929. Margaret Sanger pose le basi per l’uso diffuso della contraccezione e la pratica degli aborti clinici sostenuti dallo Stato. Ha anche introdotto clandestinamente diaframmi negli Stati Uniti e pubblicato materiale osceno sulla stampa, violando così ripetutamente le leggi federali.

Nel 1923, Sanger istituì l’Ufficio di Ricerca Clinica, sfruttando una scappatoia nella legge. L’Ufficio era la prima clinica legale per il controllo delle nascite negli Stati Uniti ed era composto interamente da dottoresse e assistenti sociali. La clinica ha ricevuto finanziamenti dalla famiglia Rockefeller (tra i più appassionati di controllo globale), che ha sostenuto anonimamente le attività di Sanger per un decennio. 


Il presidente dell’International Planned Parenthood Council, Alexander Sanger, è stato Ambasciatore di Buona Volontà dell’UNFPA (Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione). Nel 1995, come rappresentante e sostenitore del controllo delle nascite, Sanger è stato nominato “una delle 100 persone più influenti del pianeta”. La famiglia di Bill Gates è legata al Planned Parenthood perché suo padre ne fu uno dei membri e seguace convinto del metodo eugenetico di Margaret Sanger. Questo spiega l'ossessione di Bill Gates per lo spopolamento e i vaccini letali.


Tuttavia, le sue idee radicali non erano limitate ai rappresentanti di altri gruppi razziali o persone con disabilità. Nel suo libro Woman and the New Race, scrisse: “La cosa più misericordiosa che la grande famiglia fa a uno dei suoi membri infanti è ucciderlo”. In un altro libro, The Pivot of Civilization, sosteneva che gli abitanti delle aree povere, che, in virtù della loro natura animale, si riproducono come conigli e sono rapidamente in grado di attraversare i confini delle proprie aree o territori e quindi infettare gli elementi migliori della società con malattie e geni inferiori, dovrebbe essere soggetto a selezione naturale Sebbene sia celebrata negli Stati Uniti come una delle fondatrici del movimento per i diritti delle donne, un certo numero di studiosi ha giustamente confrontato le sue idee con i metodi praticati dalla Germania nazista.

Margaret Sanger And Planned Parenthood: A History of Genocide and Racism. -  0Censor

Image: 1963 article urges family planning for Blacks (Image credit New York Times)


LA PLANNED PARENTHOOD, COLOSSO DEGLI ABORTI, SI SCHIERA CON IL CANDIDATO DEM JOE BIDEN. COME LA METTIAMO ADESSO CON I BLACK LIVES MATTER?

Non è un segreto che i Democratici americani con la Clinton in testa, sono tra i maggiori finanziatori della clinica abortista Planned Parenthood, la quale ha deciso di sostenere apertamente la corsa di Joe Biden alla Casa Bianca, definendo le prossime elezioni una questione «di vita o di morte». La multinazionale e l’ex vice di Obama sfruttano la retorica anti-Trump sulla questione razziale. Ma è un boomerang, perché l’aborto legale ha prodotto almeno 19 milioni di bambini neri abortiti negli Usa dal 1973 e Margaret Sanger, fondatrice del colosso abortista, voleva «sterminare la popolazione negra».

Adesso è lecito chiedersi se gli "arrabbiati" dei Black Lives Matter sanno che la loro lotta contro la rielezione di Trump è un assist fondamentale quanto stupido ai Democratici che da sempre sostengono politiche abortiste a favore del genocidio dei neri. 



E guardate l'ottimo Gianni Lannes cosa ha scoperto in merito alla pandemia di coronavirus: un tourbillon di menzogne di mass media, OMS e Governi.



Va in onda la dittatura globale travestita da democrazia. Esperimenti bellici per alterare l'economia mondiale a danno della vita umana? L'eugenetica fa miracoli. "Il coronavirus colpisce l'Italia", ripetono in coro i mass media italidioti. Infatti, il quotidiano governativo Repubblica (megafono locale del potere) ha titolato oggi: "Virus, colpita l'Italia". Nel belpaese, la notizia mascherata è stata propagata dall'attuale primo ministro pro tempore, tale Conte bis. Allarmismi istituzionali? È una guerra insospettabile. L'ultima insidia (in ordine temporale) non arriva dal nulla, ma è stata fabbricata appositamente, come tante altre. Ecco il brevetto dell'ultimo virus bellico ben mimetizzato, targato Pirbright Institute, con i soliti noti: Wellcome Trust, Bill & Melinda Gates Foundation, EU & DARPA, con il consueto sostegno propagandistico dell'OMS (WHO). Esatto, c'è di mezzo anche l'apparato dell'Unione europea.



Ci sono scienziati folli alla Darpa e in altre agenzie anglo-americane che si preparano a scatenare nuove micidiali forme di agenti biotecnologici contro avversari come la Russia, la Cina, l’Iran o l’India o chiunque non è allineato ad ubbidire alla dittatura globalizzata del XXI secolo? La verità è sotto gli occhi di tutti, basta ragionare, usare il senso critico, per capire che la tecnocrazia sta soppiantando, o meglio, sopprimendo la democrazia nel disinteresse generale. E il genere umano è la vittima (cavia) designata di tali armi della distrazione di massa. Il rimedio imposto dall'alto? Ovviamente, vaccino per tutti. Il vero pericolo? Banale: il complesso militar-industriale.








LE TECNOLOGIE PRESTATE ALLA GENETICA
Le tecniche attualmente utilizzate per lo studio dei genomi consentono di analizzare non solo la sequenza, ma anche la struttura tridimensionale del DNA all'interno del nucleo. La ricostruzione dell'architettura tridimensionale del genoma, che richiede l'utilizzo di software scientifici e di algoritmi estremamente sofisticati e potenti, è fondamentale per la salute umana. Un gruppo coordinato da Unimore - Università di Modena e Reggio Emilia e dall'Istituto FIRC di Oncologia Molecolare (IFOM laboratorio di Genomica Computazionale) di Milano ha analizzato e confrontato i diversi metodi matematici per ricostruire al computer la forma 3D del genoma. I risultati pubblicati oggi dalla prestigiosa rivista scientifica Nature Methods dimostrano la potenza di combinare strumenti computazionali e tecniche genomiche per svelare con sempre maggior dettaglio la struttura del DNA all'interno delle nostre cellule.

Anche Fondazione Vodafone e Imperial College di Londra lanciano un nuovo progetto in sostegno alla ricerca sul Covid 19. DreamLab è un'app sviluppata da Fondazione Vodafone Australia che mette a disposizione la potenza di calcolo degli smartphone mentre sono sotto carica e in Italia, da maggio 2019 è già stata applicata al progetto "Genoma in 3D", condotto con il sostegno di AIRC presso IFOM. Il progetto "Coronavirus" è ora disponibile per il download, oltre che in Italia, in Australia, Nuova Zelanda, Spagna, Romania e Regno Unito, a cui si uniranno altri paesi nelle prossime settimane.

Credevate di avere solo un semplice smartphone in tasca? In realtà, più che un telefono, uno strumento di "ultima generazione": quella umana.

Cinzia Palmacci





Bill Gates e l’eredità del “negro project”

BILL GATES COINVOLTO ANCHE NEL GENOCIDIO DELLA RAZZA NERA E NEL CONTRACCETTIVO CON MICROCHIP, MENTRE I BLACK LIVES MATTER SE LA PRENDONO CON "VIA COL VENTO"..... 

Genocide: Black Abortions in America - Grand Rapids Right To Life

Bill Gates SHOCK RIDUZIONE DELLA POPOLAZIONE


Presto sarà disponibile il contraccettivo col microchip.

Il vero obiettivo è la realizzazione di un vecchio progetto, il “negro project”.

Si è molto discusso in questi giorni del nuovissimo contraccettivo a lunga durata finanziato dalla Bill Gates Foundation, un dispositivo elettronico sottocutaneo per il rilascio controllato di sostanze anticoncezionali come il Levonorgestrel, la notizia è stata ampiamente diffusa dalla stampa con articoli ad es sul Corriere della Sera “Ecco il contraccettivo digitale. Funziona con un telecomando” e sul Sole 24Ore “Arriva il chip contraccettivo per il controllo «wireless» delle nascite“, da quest’ultimo riprendiamo:

Promette una vera e propria rivoluzione dalla parte del gentil sesso MicroChips, una startup nata all’ombra del prestigioso Massachusetts Institute of Technology (Mit), che ha messo a punto il piccolissimo dispositivo ed è pronta a partire con uno studio clinico negli Usa il prossimo anno. A sostenere il lavoro dei ricercatori è addirittura Bill Gates, che ha deciso di supportare il progetto.

I media italiani hanno riferito dell’effetto anticoncezionale sia su posizioni favorevoli che sul versante critico, ma in entrambi i casi l’analisi si è fermata su quanto riportato negli articoli nazionali e non si sono spinte oltre, ma la notizia proveniva dalla BBC che l’ha diffusa nell’aticolo “Remote control’ contraceptive chip available ‘by 2018“, un articolo che informava anche sulle ricadute della nuova tecnologia, un articolo che andava letto per intero, infatti agli aspetti già noti aggiungiamo quanto segue:

L’innovazione arriva in un momento in cui i governi e le organizzazioni di tutto il mondo hanno deciso di provare a portare la pianificazione familiare a circa 120 milioni di donne entro il 2020.

Questa sfida apre la porta a questo tipo di tecnologia di impianto utilizzato in aree in cui l’accesso ai contraccettivi tradizionali è limitato – una priorità più grande, ha sostenuto Gavin Corley, un ingegnere biomedico.

“Questo è un programma umanitario il contrario di soddisfare un bisogno del primo-mondo”, ha detto alla BBC.

Un “programma umanitario” ha detto l’ingegnere Gavin Corley, umanitario e tecnologico, sì proprio come le bombe intelligenti, altro che un semplice modo per somministrare un anticoncezionale già in vendita in compresse. Ben poco cambierà infatti per le donne dei paesi del primo mondo che non hanno problemi ad acquistare la pillola anticoncezionale e a prenderla con regolarità, al contrario delle donne africane che qualora avessero i soldi comprerebbero beni di prima necessità, ecco quindi che il giocattolo di della Gates Foundation risolve il problema: un impianto fatto una sola volta nella vita (magari accompagnato anche da un piccolo compenso in denaro) e poi i negri saranno liberi di non farsi più vedere dalle ONG che li assistono, tanto non potranno più riprodursi.

Una vera fissazione sembra essere per Gates quella della limitazione delle nascite nei paesi del Terzo Mondo, nel 2011 insieme al Governo Britannico varava un piano per raccogliere ben 4MLD di $ per portare la contraccezione a 120 MLN di donne nei pesi in via di sviluppo, come riportavail 12/7/2012 il Corriere della Sera, poi finanziava con 100.000 $ lo sviluppo di un condom di nuova generazione, come riferito sempre sul Corriere della Sera nel marzo 2013, adesso è di nuovo alla carica con un progetto che forse sarà finalmente in grado di conseguire l’obiettivo, quel ricorrente numero fissato in 120 milioni di donne, lo stesso che compare nell’ultimo articolo sul microchip contraccettivo.

La filantropia di Gates, il suo amore per l’umanità parte da lontano ed è una vera missione di famiglia, come infatti da lui stesso confermato, suo padre William Henry Gates II, fu un dirigente della “Planned Parenthood Federation of America” fondata nel 916 da Margaret Sanger, un’associazione per la limitazione delle nascite anche mediante la diffusione della pratica dell’aborto.


Qui di seguito la trascrizione delle dichiarazioni di Gates:

MOYERS: But did you come to reproductive issues as an intellectual, philosophical pursuit? Or was there something that happened? Did come up on… was there a revelation?

GATES: When I was growing up, my parents were almost involved in various volunteer things. My dad was head of Planned Parenthood. And it was very controversial to be involved with that. And so it’s fascinating. At the dinner table my parents are very good at sharing the things that they were doing. And almost treating us like adults, talking about that.

My mom was on the United Way group that decides how to allocate the money and looks at all the different charities and makes the very hard decisions about where that pool of funds is going to go. So I always knew there was something about really educating people and giving them choices in terms of family size.


La Planned Parenthood di Margaret Sanger era un’associazione di ispirazione malthusiana che vedeva quindi nella riduzione del numero delle nascite la risposta al problema della povertà. Negli anni successivi alla crisi del 1929 la soluzione proposta fu quella di ridurre la popolazione di colore, come testimonia il numero del giugno 1933 della rivista “Birth Control Revue” interamente dedicata alla questine dei negri:

In piena tradizione malthusiana l’intervento veniva presentato come qualcosa fatto per il “bene” dei soggetti che si andavano a colpire. Ancora oggi sul sito della Planned Parenthood si trova una difesa dei quello che fu poi chiamato il “Negro Project“, basata sulla negazione che si trattasse di una politica razziale.

Ad links Democrat to 'black genocide'

“Servizio umanitario” e “esperimento di race-building”, con questi argomenti la Sanger riuscì a convincere dell’efficacia della sua proposta nel contrastare la povertà e a coinvolgere nel programma di controllo delle nascite molte autorità politiche e anche religiose della comunità nera, un tentativo che anche oggi viene portato avanti dalle numerose ONG che operano nel Terzo Mondo e dalla stessa ONU. E non a caso il rappresentante di una ONG ha definito “asse del male contro le donne” l’opposizione alle politiche malthusiane nel Terzo Mondo, come riportato sul sito dell’UAAR. Ma le politiche malthusiane hanno solo dimostrato di essere un efficace metodo per impedire alla popolazione povera di raggiungere una ‘massa critica’ in grado di organizzarsi e mettere in difficoltà il ceto dominante. Oggi l’Africa è largamente sottopopolata (vedi CS -La menzogna della sovrappopolazione) e impedirne lo sviluppo demografico equivale ad impedire lo stesso sviluppo economico lasciando le sue risorse ai mercati esteri. “Il posto più pericoloso per un Afro-Americaano è il ventre materno” recita una frase di un Pastore riportata si un sito che parla del Negro Project, da qualche decennio il ventre materno rischia di diventare il luogo più pericoloso per tutti i gli abitanti del Terzo Mondo.

Con la realizzazione del microchip anticoncezionale il progetto di Margaret Sanger, un progetto al quale la famiglia Gates ha dedicato due generazioni, e di tutte le realtà che si muovono tuttora dietro la Planned Parenthood, è davvero vicino alla sua realizzazione. Noi non possiamo fare altre che continuare a produrre e diffondere informazione.

LE "VITE NERE NON CONTANO" PER LA CLINICA PLANNED PARENTHOOD

ALLA CLINICA ABORTISTA AMERICANA PLANNED PARENTHOOD GLI ABORTI DI FETI AFROAMERICANI E' PARTICOLARMENTE RACCOMANDATA....



Aborto ed eugentica: un legame dimenticato


Le recenti leggi restrittive sull’aborto negli Stati Uniti stanno mettendo in moto le coscienze bloccate per decenni sul falso mito dell’aborto come diritto e libertà. In questo articolodi Carol Novielli apparso il 29 maggio 2019 su www.liveaction.org, ci viene raccontato come una sentenza della Corte Costituzionale su una legge dell’Indiana abbia dato occasione ad un giudice (di colore, non a caso) di ricordare le origini eugenetiche della più grande industria dell’aborto negli USA, la Planned Parenthood.
Ecografia in gravidanza (fonte: CNN.Com)

Nel decidere sul recente caso Box contro Planned Parenthood di Indiana e Kentucky Inc., il Giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti Clarence Thomas ha inviato un memoriale alla Corte, suggerendo che gli Stati hanno “un interesse preminente ad impedire che l’aborto diventi uno strumento dell’eugenetica dei nostri giorni” arrivando addirittura ad implicare in questo direttamente la fondatrice e i leader della Planned Parenthood. Nella sua decisione la Corte ha consentito che una disposizione di legge dell’Indiana che impone la sepoltura umana dei bambini abortiti rimanesse in vigore, mentre ha negato un’altra disposizione per impedire l’aborto sulla base di sesso, razza o disabilità.

Il giudice Thomas ha scritto una risposta di diverse pagine per affrontare la decisione della Corte, che iniziava (enfasi aggiunta):


Scrivo separatamente per affrontare l’altro aspetto della legge dell’Indiana qui in questione, “Il divieto di aborto selettivo in base al sesso e alla disabilità” … Ciascuna delle caratteristiche immutabili protette da questa legge può essere conosciuta relativamente presto in una gravidanza, e la legge [dell’Indiana] impedisce che diventino l’unico criterio per decidere se il bambino vivrà o morirà. In altre parole, questa legge e altre leggi come questa promuovono l’interesse preminente di uno stato di impedire che l’aborto diventi uno strumento dell’eugenetica moderna.

Quindi non si è risparmiato ed ha dimostrato che la Planned Parenthood – l’imputato nel caso – è stata fondata in seno all’eugenetica:

L’uso dell’aborto per raggiungere obiettivi eugenetici non è solo ipotetico. Le basi per legalizzare l’aborto in America furono gettate durante il movimento per il controllo delle nascite all’inizio del XX secolo. Questo movimento si sviluppò parallelamente al movimento eugenetico americano. E in modo significativo, la fondatrice di Planned Parenthood Margaret Sanger ha riconosciuto il potenziale eugenetico della sua causa.

Sanger era un noto membro della Società Eugenetica Americana. Oltre a parlare su invito al Ku Klux Klan, come ha scritto nella sua autobiografia, la fondatrice della PlannedParenthood ha anche sostenuto la sterilizzazione forzata per liberare il pianeta da coloro che riteneva “inadatti”. Nonostante questo coinvolgimento, come Live Action News ha già documentato in passato, alla Sanger sono intitolati due premi attualmente conferiti dalla Planned Parenthood, nonché strutture della Planned Parenthood e Società di Assistenza, senza suscitare alcuna condanna da parte dei media favorevoli all’aborto.

Il giudice Thomas è entrato molto nel dettaglio, lasciando scritto per i posteri e per il pubblico la verità sulla fondatrice di Planned Parenthood, Margaret Sanger, che è stata ulteriormente raccontata qui . “Laddove Sanger credeva che il controllo delle nascite potesse impedire alle persone “non idonee“ di riprodursi, l’aborto può impedire loro, per prima cosa, di nascere“, ha detto, sottolineando che l’aborto è una mera estensione della mentalità eugenetica della Sanger.

Il giudice Thomas, nel suo rapporto, ha scritto un lungo resoconto storico dell’eugenetica e ha affrontato la figura di uno dei famigerati collaboratori di Margaret Sanger, Lothrop Stoddard, le cui opinioni eugenetiche sono state dettagliate su Live Action News ( qui ).

Thomas ha anche chiamato in causa l’ex presidente della Planned Parenthood e vicepresidente della Società Eugenetica, Alan F. Guttmacher, scrivendo: “Molti eugenisti hanno quindi sostenuto la legalizzazione dell’aborto” e “i sostenitori dell’aborto – incluso il futuro presidente di Planned Parenthood Alan Guttmacher – hanno approvato l’uso dell’aborto per ragioni eugenetiche … Anche dopo la seconda guerra mondiale, il futuro presidente Planned Parenthood Alan Guttmacher e altri sostenitori dell’aborto approvarono l’aborto per ragioni eugenetiche e lo promossero come mezzo per controllare la popolazione e migliorarne la qualità … “.

Live Action News ha documentato come Guttmacher sia stato determinante nella depenalizzazione dell’aborto e abbia poi spinto la Planned Parenthood a praticare aborti. Le idee di Guttmacher sulle misure forzate o obbligatorie di controllo della popolazione erano in stretto accordo con la fondatrice di Planned Parenthood, Margaret Sanger, visto che erano entrambi membri della American Eugenics Society, con Guttmacher in veste di vicepresidente del gruppo. Come documentato in precedenza da Live Action News, Sanger ha fatto in modo che la Planned Parenthood fosse profondamente eugenetica.

“Questo caso evidenzia il fatto che l’aborto è un atto pieno di potenziale per una manipolazione eugenetica”, ha scritto Thomas.

Le intuizioni del giudice Thomas sull’eugenetica non sono passate inosservate nella comunità legale; le sue osservazioni sono state elogiate dal Centro americano per la Legge e la Giustizia, che ha scritto un breve articolo sul caso. Sarah Pitlyk, Consigliere speciale della Thomas More Society, ha dichiarato a Live Action News:


“Il giudice Thomas ha speso la parte migliore delle sue 20 pagine descrivendo le origini eugenetiche dell’industria dell’aborto e ha citato, tra gli altri dati, l’incredibile incidenza dell’aborto nelle comunità delle minoranze etniche. Il giudice Thomas non ha lasciato dubbi sulla sua posizione rispetto alla costituzionalità dei divieti verso gli aborti selettivi“.

La presidente e fondatrice di Live Action, Lila Rose, ha sottolineato che Live Action ha visto in prima persona come l’industria dell’aborto si rivolge a settori demografici vulnerabili e delle minoranze come provano numerose telefonate sotto copertura: video:




(si sente un donatore – operatore di Live Action sotto mentite spoglie –chiedere al call center della Planned Parenthood se i propri soldi possono essere destinati specificamente per l’aborto di un bambino di colore. La proposta viene accettata con un entusiastico “assolutamente sì!”. Il chiamante sottolinea più volte che è proprio per limitare le nascite di bambini afro-americani che fa la donazione perché sarebbero uno svantaggio per i propri figli, bianchi: risposta “Assolutamente, è stupendo”. Al che il donatore ribadisce “meno bambini neri ci sono, meglio è” e la risposta questa volta è un “Comprensibile!” poi l’operatrice si scusa per l’esitazione essendo la prima volta che riceve una simile richiesta….e che è così eccitata che farà in modo che la cosa vada in porto. Seguono altre telefonata sotto copertura ad altri centri che ottengono le stesse risposte anche quando il finto donatore dice “Ci sono troppe persone di colore in Ohaio e sto cercando di fare la mia parte” e l’operatrice gli risponde: “accettiamo soldi per qualunque ragione” N.d.T.)


“Plaudo all’affermazione di Clarence Thomas: ‘Dato il potenziale per l’aborto di diventare uno strumento di manipolazione eugenica, la Corte presto dovrà affrontare la costituzionalità di leggi come quella dell’Indiana…. Imporre diritto costituzionale quello ad ottenere un aborto per motivi legati esclusivamente alla razza, al sesso o all’invalidità di un bambino non ancora nato, come sostiene Planned Parenthood, renderebbe costituzionali le opinioni del movimento eugenetico del XX secolo.” ha affermato Lila Rose.

Sebbene Thomas fosse d’accordo con la decisione della Corte di non pronunciarsi sulla parte di discriminazione del caso in quel momento, ha riconosciuto che la questa questione dell’eugenetica dovrà prima o poi essere affrontata dalla Corte, scrivendo: “Dato il potenziale per l’aborto diventare uno strumento di manipolazione eugenica la Corte dovrà presto confrontarsi con la costituzionalità di leggi come quella di Indiana … Sebbene la Corte decida oggi di non affrontare questi temi, non possiamo evitarli per sempre. Avendo creato il diritto costituzionale all’aborto, questa Corte è obbligata ad affrontare le sue motivazioni“.

Mentre alcuni media hanno etichettato la risposta di 22 pagine del giudice Thomas come una “invettiva”, la verità è che si tratta di Storia – qualcosa che il popolo americano ha disperatamente bisogno di conoscere.

mercoledì 17 giugno 2020

Vittoria pro life all’ONU. Una speranza per tutti



LA POSITIVA INFLUENZA DEL GOVERNO TRUMP SI FA SENTIRE ANCHE ALL'ONU....


(Chiara Chiessi) Importante vittoria pro life all’ONU: gli Stati Uniti hanno rifiutato un accordo in materia di assistenza umanitaria che avrebbe previsto l’aborto.

In una recente dichiarazione del 2 giugno 2020, i diplomatici statunitensi hanno così commentato: «Gli Stati Uniti non possono accettare i termini “servizi di assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva”». Dietro infatti a queste ingannevoli parole, si cela il desiderio, da parte degli organismi mondiali, di diffondere su vasta scala e con massicce campagne aborto e contraccezione.

L’amministrazione Trump, attraverso i suoi delegati all’ONU, ha infatti dichiarato: «Non esiste un diritto internazionale all’aborto, né un dovere da parte degli Stati di finanziare o facilitare l’aborto».

Ed ha aggiunto: «Gli Stati Uniti continueranno il loro lavoro all’ONU ed altrove, costruendo il consenso con una terminologia chiara che promuova meglio la salute delle donne, senza l’aborto».

Austine Ruse, presidente del Center for Family & Human Rights, un istituto di ricerca no profit che si occupa di difesa della vita, ha così commentato: «Questa è una grande vittoria per i pro life di tutto il mondo che sono giustamente preoccupati che i finanziamenti COVID siano utilizzati per promuovere l’aborto come assistenza sanitaria. Ringraziamo l’amministrazione Trump per aver preso questa forte posizione a favore di una vera assistenza umanitaria, e soprattutto a favore del nascituro».

Non si può non sottolineare che Planned Parenthood, con la scusa dell’emergenza Covid, è riuscita ad ottenere indebitamente 80 milioni di dollari di fondi che spettavano alle organizzazioni in crisi a causa dell’emergenza sanitaria; in risposta a questo, il 21 maggio 2020, 17 parlamentari americani avevano inviato una lettera al Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti chiedendo di indagare sulla questione.

Il senatore Marco Rubio, Presidente del Comitato per le Piccole Imprese del Senato degli Stati Uniti, aveva assicurato che sarebbero state percorse tutte le vie legali possibili per ritirare questi fondi a Planned Parenthood.

venerdì 29 maggio 2020

Fermiamo il progetto contro l’omofobia


IL PD RITORNA ALLA CARICA A LUGLIO CON LA LEGGE SULL'OMOFOBIA. IL PD SI RIVELA SEMPRE PIU' UN PARTITO POLITICO PROBLEMATICO PER LA STABILITA' ETICA E MORALE DELL'ITALIA.... 

Guai a coloro che chiamano
bene il male e male il bene,
che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre,
che cambiano l'amaro in dolce e il dolce in amaro.
(Isaia 5:20)

È stata fissata a luglio la ripresa alla Camera della discussione del Progetto di legge dal titolo «Modifiche agli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale, in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere», di cui il primo firmatario è l’on. Alessandro Zan (Pd). Trattasi del famigerato progetto di legge sull’ “omofobia”.

Se la legge vedesse la luce – eventualità probabile – colui il quale affermasse, ad esempio, che l’omosessualità è una condizione contro natura oppure citasse i giudizi più che negativi sull’omosessualità e sulle condotte omosessuali contenuti nella Bibbia e nel Catechismo della Chiesa cattolica potrebbe finirebbe in carcere (fino ad un anno e sei mesi) o sborsare sino a 6mila euro.

Per contrastare questa proposta di legge spesso, anche in casa cattolica, si articola un ragionamento che potremmo così sintetizzare: come esiste la libertà di sostenere pubblicamente l’omosessualità, parimenti deve essere riconosciuta la libertà di critica verso questa condizione. Questa analogia ha una sua efficacia sul piano retorico e dialettico, però in sé è fallace. Infatti la libertà è predicabile solo in connessione al bene e al vero. In altri termini non esiste la libertà di diffondere il male e l’errore. Dunque non esiste alcuna autentica libertà nel difendere l’omosessualità. Esiste solo la libertà di muovere critiche – ovviamente ragionevoli e mai volutamente offensive verso le persone omosessuali – all’omosessualità e alle condotte omosessuali, astenendosi, se non chiamati in causa direttamente, dal pronunciarsi sul profilo della responsabilità soggettiva (su tale aspetto l’ultimo giudizio spetta solo a Dio).

Questa riflessione, a rovescio e in prima battuta, è stata fatta propria anche dai militanti gay. Se l’omosessualità come la transessualità sono condizioni e scelte considerate dalla maggioranza delle persone eticamente buone e se entrambe sono ritenute beni giuridici (la legge Cirinnà ha elevato l’omosessualità a condizione giuridica), l’atteggiamento di rifiuto verso le stesse non può che cadere o sotto la mannaia di un divieto oppure tollerato.

Però c’è un inciampo. Nella società iperliberista in cui viviamo dove tutto è sindacabile e tutto opinabile, le lobby gay si sono rese conto che l’obiezione che fa riferimento alla libertà di espressione – se c’è la libertà di promuovere l’omosessualità deve essere garantita anche la libertà di segno opposto – è difficilmente superabile e allora ecco la strategia che appare sempre più vincente: spostare la discussione dal piano della libertà di pensiero a quello della discriminazione. Bene esprimere la propria opinione a patto che non si discrimini. Ma – sta qui il problema – la critica, ogni critica, comporta sempre operare un discrimen, ossia un discernimento, un distinguo. Se affermo che l’omosessualità è contro natura, va da sé che implicitamente distinguo tra omosessualità e orientamento naturale, considerandoli incompatibili e giudicando la prima come condizione non conforme al bene della persona.

Detto tutto ciò, domandiamoci quale potrebbe essere la strategia per tentare di fermare il progetto di legge Zan. Molte potrebbero essere le soluzioni, ma qui vogliamo accennare solo a due tipologie di interventi possibili. La prima si articola su un piano dialettico e proprio del diritto positivo. Dunque sarebbe lecito argomentare per assurdo come segue: ammesso e non concesso che si è liberi di esprimersi a favore dell’omosessualità, lo Stato non può tappare la bocca a chi disapprova tale condizione. La libertà di espressione non può essere riconosciuta a corrente alternata. Questo sì che sarebbe discriminatorio.

Su un secondo livello, assai più fondamentale, occorrerebbe invece sottolineare che solo la critica all’omosessualità è ragionevole e la possibilità di esprimersi a favore di quest’ultima dovrebbe essere derubricata come mera facoltà di fatto tollerata dall’ordinamento giuridico. Siamo ovviamente in uno scenario in cui il cane si morde la coda: infatti questo secondo piano di azione è praticabile solo a patto che venga riconosciuta la libertà di esprimersi in modo critico verso l’omosessualità, obiettivo che realisticamente oggi si potrebbe ottenere solo ricorrendo, tra le altre, alla prima strategia, quella di carattere giuridico-dialettico.

Ciò detto, questo secondo piano di azione risulta essere ovviamente e attualmente meno efficace dal punto di vista politico (sarebbe incomprensibile ai più), ma più efficace sotto l’angolatura culturale e, proprio per questo motivo, nel tempo anche più efficace sul piano politico. Ciò a dire che se non operiamo anche e soprattutto sul piano culturale per affermare che la condizione omosessuale è in antitesi con l’autentico bene della persona, ogni battaglia giuridica e politica avrà le armi spuntate. In parole povere, affermare: “Come io rispetto la tua libertà di parlar bene dell’omosessualità, tu devi rispettare la mia libertà di parlarne male”, già qualifica come un bene morale esprimersi a favore dell’omosessualità e quindi si concede un vantaggio all’avversario irrecuperabile. Occorre invece puntare sulla formazione delle coscienze.

In sintesi il confronto fondamentale su questa tematica non deve avvenire sul terreno delle libertà, ma su quello del giudizio morale sulla condizione omosessuale e le condotte omosessuali, giudizio che interessa il bene comune e quindi anche l’ambito giuridico.

«Connessi per la Vita, fermiamo il genocidio dell’aborto»



Saltata la tradizionale Marcia per la Vita a causa del Coronavirus, gli organizzatori si sono inventati #Connessiperlavita, un appuntamento online di un’ora per sabato 23 maggio (14:30). Diversi gli interventi previsti per tenere alta l’attenzione sull’aborto (40-50 milioni di morti all’anno nel mondo), «un vero e proprio tabù di cui non si deve parlare, né sui media, né a scuola, né in famiglia». La Nuova BQ intervista Virginia Coda Nunziante.

Ci sono ancora. Ci sono ancora quelli che si battono per la vita e la famiglia. Nella situazione attuale a molti sembreranno come i componenti dell’orchestrina a bordo del Titanic che continuarono a suonare anche mentre la nave affondava. Ma in realtà sono quelli che stanno gettando a mare le scialuppe di salvataggio per strappare dalla morte per aborto milioni di bambini e dalla morte per eutanasia decine di migliaia di vite fragili.

Tutti gli anni, come ogni buon pro-life sa bene, si tiene a Roma nel mese di maggio la Marcia per la Vita. Quest’anno l’evento è stato sospeso a causa dell’emergenza da Covid e gli organizzatori hanno dato appuntamento a tutti al 22 maggio del 2021.

Però i medesimi organizzatori si sono inventati una Marcia virtuale. Sabato 23 maggio si terrà #Connessiperlavita. Si tratta di un appuntamento live di un’ora che inizierà alle 14.30 e che verrà trasmesso su Facebook, YouTube e Twitter. Interverranno, tra gli altri, il professor Giuseppe Noia, neonatologo al Policlinico Gemelli e responsabile dell’Hospice Perinatale-Centro per le Cure palliative prenatali S. Madre Teresa di Calcutta; il magistrato Giacomo Rocchi, giudice della Corte di Cassazione; don Simone Barbieri, della diocesi di Livorno e vicerettore del seminario; Chiara Chiessi, presidente degli Universitari per la Vita. L’evento del 23 maggio è stato preceduto da una sorta di Settimana per la Vita, iniziata lunedì scorso, in cui esponenti dell’associazionismo pro-life e singole persone da sempre impegnate sul fronte della difesa della vita hanno registrato dei contributi video con loro testimonianze e riflessioni.

Per saperne di più di questa Marcia per la vita virtuale, la Nuova Bussola ha chiesto lumi a Virginia Coda Nunziante, portavoce della Marcia.

Una Marcia per la vita on line. Sembra una proposta un po’ bizzarra. Come giocare a calcio restandosene in poltrona a guardare la partita in TV.
Sì, è tanto vero che all’inizio tutto il Comitato della Marcia sembrava inclinato a non fare niente e a rimandare tutto al prossimo anno. Poi però ci sono giunte varie richieste, alcune dei veri e propri appelli e abbiamo scoperto che anche le altre marce nel mondo che dovevano svolgersi in questo stesso periodo si stavano organizzando, ognuna a modo proprio. Siamo allora usciti dal nostro “lockdown” che già ci proiettava al 2021 e abbiamo deciso di occupare la piazza virtuale, visto che non ci era concessa la piazza reale. Da lì è nata l’idea di una Settimana per la Vita che culminerà nella giornata del 23 maggio con un incontro di un’ora proprio quando saremmo dovuti essere in piazza. L’incontro virtuale non potrà mai sostituire quello reale perché noi tutti abbiamo la necessità di ritrovarci personalmente e di sentire anche fisicamente la forza della piazza, che è la forza delle idee che portiamo avanti. Ma l’incontro virtuale può avere anche una sua forza: quello di collegarci con persone che per motivi vari non sono mai potuti venire a Roma a marciare e magari non potranno mai venire. Può anche aiutare a costituire una più ampia famiglia di anime che si ritrovano nella battaglia per la vita. Può riuscire a raggiungere persone lontane che “navigando” intercettano il messaggio di uno dei video o di una testimonianza. Può principalmente confortare e incoraggiare tante persone che dopo questi mesi difficili hanno un poco perso la voglia di combattere o si è affievolita in loro la speranza.

È più grave l’emergenza Coronavirus o il fenomeno “aborto”?
Il Coronavirus è certamente una pandemia ancora molto sconosciuta e dunque quale sarà l’impatto nel lungo periodo è molto difficile poterlo dire oggi. Però rispondo alla domanda con dei numeri: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2019 ci sono stati nel mondo tra i 40 e i 50 milioni di aborti, ciò vuol dire, nel migliore dei casi, 110.000 aborti al giorno. Il Coronavirus, al momento, sempre secondo dati dell’OMS, ha registrato nel mondo 322.000 morti. Se considerassimo questi dati validi anche solo per il primo quadrimestre del 2020 e li moltiplicassimo per 3, arriviamo ad una cifra inferiore al milione di morti in un anno.

Direi che la differenza sostanziale è questa: il Covid-19 è un virus il quale, benché forse creato in laboratorio, sfugge ora al controllo dell’uomo e non è legalizzato ma combattuto dai governi. L’aborto è un genocidio voluto dall’uomo, introdotto nelle leggi e incentivato dalla maggior parte degli Stati a livello mondiale.

Inoltre, ormai da mesi non si sente parlare altro che di Coronavirus su qualsiasi organo di stampa e tutti sanno di cosa si tratta e come, in teoria, combatterlo. Differente invece la situazione dell’aborto: è un vero e proprio tabù di cui non si deve parlare, né sui media, né a scuola, né in famiglia. L’aborto è stato recepito ed interiorizzato dalla nostra società impregnata di cultura di morte: chi osa parlarne o, ancora peggio, metterlo in discussione, viene immediatamente demonizzato, attaccato, isolato.

Secondo lei, finita questa pandemia, la sensibilità collettiva verso le tematiche pro-life sarà accresciuta oppure diminuirà?
Dovrei dire accresciuta perché essendoci confrontati con tanti decessi, con tanti drammi che spesso hanno portato via persone care senza neanche poterle salutare, la reazione dovrebbe essere: la vita è un bene preziosissimo e dobbiamo sempre salvaguardarla.

Temo invece che questa non sarà la realtà dei fatti e questo soprattutto per un motivo: la cultura della morte che promuove aborto, eutanasia, eugenetica… è una vera macchina da guerra che anche in questo caso non si è arrestata. Ciò che è stato proposto da Boldrini e Saviano [aborto a domicilio con la RU486, ndr] in Italia ha degli antefatti in altri Paesi come la Gran Bretagna o la Francia: gli ospedali erano sotto pressione per i ricoveri di Covid-19 e dunque sconsigliavano qualsiasi altro ricovero se non urgentissimo? Ebbene tutto può essere rimandato ma non l’aborto e dunque leggi apposite, decreti d’urgenza, appelli vari sono fatti per permettere alle donne di continuare ad uccidere i propri figli. E ciò, naturalmente, con la grancassa del mondo mediatico che è il veicolo maggiore di questa cultura di morte. Per questo penso che, salvo eccezioni di persone e famiglie che in questo periodo hanno profondamente sofferto e dunque hanno sviluppato una sensibilità maggiore al tema della vita, la maggior parte dell’opinione pubblica sarà comunque sempre influenzata dal sistema mediatico e da personaggi, più che dubbi, oggi chiamati “influencer”. Questi purtroppo plasmano le menti e i comportamenti degli uomini di oggi.

Pregi e difetti del movimento pro-life italiano.
In linea di massima direi questo: il movimento pro-life italiano non si differenzia molto dai movimenti pro-life degli altri Paesi. Ovunque si ritrovano, in forma più larvata o più evidente, gli stessi problemi.

A mio avviso il pregio maggiore del movimento pro-life è la sua varietà. Ci sono realtà in tutti i campi e per tutti i gusti. È come con gli ordini religiosi: ognuno può scegliere secondo la propria vocazione, o in questo caso, secondo la propria inclinazione. E questo a mio avviso è una ricchezza perché la difesa della vita ha bisogno di impegno a 360°: dalla preghiera silenziosa nelle chiese o davanti agli ospedali, alla cura delle donne incinte; dall’accoglienza del bambino messo al mondo ma rifiutato, alla cura psicologica e spirituale della donna che ha abortito; dalla lotta politica per contrastare le leggi contro la vita, alla difesa nei tribunali di coloro che vengono ingiustamente condannati; dalle marce per la vita che si oppongono alla cultura della morte nello spazio pubblico, alla perseveranza di chi scrive e parla per denunciare la medesima cultura di morte. Questa varietà di azioni fa sì che nessuno potrà mai accampare la scusa di non aver trovato il modo più consono alla propria personalità e alla propria storia per difendere la vita umana innocente.

Per quanto riguarda i difetti, sono gli stessi che emergono ogni qualvolta ci sono uomini in azione. E questo potrebbe valere per qualsiasi realtà, non solo per il mondo pro-life. Intendo parlare della tendenza dell’uomo a pensare che l’unica cosa valida e importante che viene fatta sia la propria. Questo purtroppo genera incomprensioni, personalismi, dissidi e dunque divisioni quando invece la battaglia per la difesa della vita richiede unità visti i nemici che abbiamo di fronte. Questa tendenza purtroppo è molto umana perché sappiamo bene che nella storia si sono viste incomprensioni anche tra Santi. Ciononostante penso che lo sforzo che bisogna fare sia quello di cercare di fare al meglio, e nella maniera più perfetta, ciò a cui si è chiamati e lasciare che gli altri sviluppino diversamente i propri talenti.

Temo però che esista anche un difetto di fondo in alcune realtà pro-life, non solo italiane: una certa tendenza al compromesso. Questo compromesso lo si può declinare in tanti modi, più o meno profondi. Ma nel campo della difesa della vita, anche il pur minimo compromesso apre una fessura che poi rischia di far crollare tutto l’edificio. Si potrebbero fare tanti esempi, dalla legge 194 alla legge 40 alla legge sulle DAT, tutte leggi che sono tutt’ora giustificate da parte del mondo cattolico e anche da alcuni gruppi pro-life. Lo spirito di compromesso purtroppo è ciò che ci fa perdere oggi alcune battaglie fondamentali per la difesa della vita ma non sarà sufficiente a farci perdere la guerra perché la vittoria della Vita sulla morte è una pagina già scritta e noi dobbiamo solo esserne i valorosi combattenti.