lunedì 16 marzo 2020

Coronavirus: Il mondo per mero calcolo economico… si fida del regime cinese?


A volte si ha la sensazione, che i gruppi dirigenti censurano e omettono, per motivazioni soprattutto economiche episodi gravissimi e certuni gruppuscoli sociali interpretano, anche eventi gravi con le distorte lenti dell’ideologia.




Sembra impossibile per alcuni, che un regime comunista come quello cinese possa raccontare balle su eventi gravissimi di salute pubblica come l’epidemia da coronavirus. Ieri ho citato le dichiarazioni di uno dei massimi esponenti della virologia mondiale, il Prof Ruoppolo dell’Imperial College di Londra già visiting professor alla Rockefeller University e alla prestigiosissima Harward Medical School. Oggi riporterò le dichiarazioni di un epidemiologo di fama mondiale, il Prof. Neil Ferguson, che da anni fa ricerca rivolta al miglioramento della comprensione dei fattori epidemiologici e dei processi della popolazione, che modellano la diffusione delle malattie infettive nell’uomo e negli animali. E’ stato Ferguson, a mettere a punto i modelli matematici della diffusione di virus come SARS, MERS, EBOLA, ZIKA. Ha fondato il Centro MRC, per l'analisi e la modellizzazione delle epidemie nel 2008, per consolidare e migliorare il l lavoro sulle infezioni emergenti e la traduzione nel processo decisionale, in materia di sanità pubblica. E’ stato un virologo come Burioni, ricercatore nello sviluppo di anticorpi monoclonali contro agenti infettivi, a citare Ferguson, Il quale ha dichiarato che “I casi in Cina potrebbero essere sottostimati nell’ordine di 10 volte e quelli fuori dalla Cina di forse 4 volte”. Questo vuol dire che i malati superano il mezzo milione di persone !! Burioni ha dichiarato, per conto suo che “i dati che arrivano dalla Cina possono essere molto poco affidabili e i casi potrebbero essere molti di più”. Organismi di controllo e comunità scientifica ogni giorno, che passa diventano sempre più scettici sui dati forniti dalle Autorità cinesi. Addirittura è l’OMS a dichiarare, che le infezioni da coronarovirus fuori dalla Cina sono una “mera punta dell’iceberg”, intimando di aumentare la vigilanza e cambiate atteggiamento rispetto alla narrazione del virus almeno, in termini di superamento della sottostima dei primi giorni. Un segnale rilevante, che mette in discussione la veridicità dei dati cinesi, è quello relativo alla modifica dei criteri di classificazione dei soggetti ai quali il test ha confermato la presenza del virus, a prescindere dall’assenza o presenza del virus. In tal modo, in un giorno i casi sono diminuiti di 5 mila unità. Modifiche sui criteri fatti dalla National Health Commission (NHC) cinese, IGNORANDO e di fatto RINNEGANDO le direttive della Organizzazione Mondiale della Sanità. NHC che prima certificava 18/20 mila casi il giorno, dalla scorsa settimana sulla base di una circolare stabiliva di non classificare, come “casi confermati” quelli proprio, che per tenere conto del periodo di incubazione obbligano a computare come pazienti positivi ai test, ma asintomatici. Le linee guida utilizzate nel mondo e i protocolli OMS obbligano, a classificare i soggetti positivi al test tra i malati. Un’osservazione è d’obbligo fare in questa vicenda: cloud compunting, big data e Intelligenza artificiale, nonché chiusura di siti web sono usati per rafforzare il controllo del Governo sulla società. IL primo caso d’infezione si è avuto agli inizi di dicembre, ma il riconoscimento ufficiale della malattia è avvenuta il 20 gennaio. Otto operatori sanitari furono puniti, per aver lanciato l’allarme sulle reti sociali. Quando il Governo il 23 gennaio ha annunciato la quarantena a Wuhan, 5 milioni di cinesi residenti avevano lasciato la città diffondendo il virus in Cina e nel mondo. La scorsa settimana il medico che aveva lanciato l’allarme e perseguitato, per aver informato è morto di coronavirus! 

Sono i 27 paesi interessati dal coronavirus il cui allarme è stato rilasciato con colpevole ritardo dalle Autorità cinesi. Inoltre non si conosce con esattezza il numero dei colpiti e il numero di morti. Infine il caso, che nella città di Whuan centro del contagio, opera un laboratorio (ne abbiamo citate le caratteristiche nel primo articolo) ha generato sospetti e congetture. Ottanta sono le città cinesi di fatto bloccate. La Commissione Nazionale cinese ha dichiarato, che il numero dei contagiati è di 59 mila e i morti sono 1367. I problemi sanitari cinesi hanno ricadute economiche, in tutto il mondo e nel nostro paese, dove il debito pubblico, dovrebbe raggiungere il 137 per cento del Pil a fine 2020 (rispetto al 135 per cento registrato alla fine del 2018), e il dal 2,2% che l’obiettivo del Governo al 2,5%.

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