La Commissione Scientifica Internazionale
Il 22 febbraio 1952, il Ministro degli Esteri della Corea del Nord, Bak Hun Yung, protestò alle Nazioni Unite, dicendo che il popolo della Corea era attaccato con armi batteriologiche dalle Forze statunitensi. L’8 marzo, il Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Popolare Cinese, Zhou Enlai, accusò gli Stati Uniti di utilizzare armi batteriologiche anche nella Cina del nord-est. Il 29 marzo 1952, il presidente dell’Accademia Sinica e del Comitato del Popolo Cinese per la Difesa della Pace Mondiale, Guo Moruo, ottenne dal Consiglio Mondiale della Pace, riunito ad Oslo, la formazione di una Commissione Scientifica Internazionale (ISC) per verificare i fatti concernenti la guerra batteriologica. La Commissione venne formata a metà giugno del 1952 ed era costituita da:
Joseph Needham (Gran Bretagna), biochimico e sinologo, professore di biochimica all’Università di Cambridge, ex consigliere scientifico presso l’ambasciata inglese a Chongqing e direttore del dipartimento di Scienze Naturali dell’UNESCO (Organizzazione Culturale, Scientifica ed Educativa delle Nazioni Unite);
Andrea Andreen (Svezia), esperta in medicina chimica;
Jean Malterre (Francia), esperto in fisiologia animale e patologo veterinario;
Olivo Oliviero (Italia), medico e biologo, professore di anatomia umana alla Facoltà di medicina dell’Università di Bologna;
Samuel Pessoa (Brasile), parassitologo ed entomologo;
Nicolai N. Zhukov Verezinikov (Unione Sovietica), epidemiologo e batteriologo, ex esperto medico al processo di Khabarovsk e vice-presidente dell’Accademia di Medicina dell’Unione Sovietica.
Il 6 agosto 1952, si unì alla Commissione un altro italiano, Franco Graziosi, assistente all’Istituto di microbiologia dell’Università di Roma “La Sapienza”. Al suo arrivo, Graziosi ebbe dei problemi con gli altri membri dell’ISC, dovuti alla sua giovane età, ventinove anni, e al fatto che era iscritto al Partito Comunista Italiano. Ciò avrebbe potuto creare delle difficoltà relative all’imparzialità dei lavori, anche perché, poco prima della formazione dell’ISC, il delegato sovietico alle Nazioni Unite, Joseph Malik, aveva rifiutato una commissione d’inchiesta della Croce Rossa Internazionale (CRI) per verificare le accuse di guerra batteriologica, bollandola come imparziale. Anche il rappresentante cinese al Consiglio Mondiale per la Pace dichiarò che “i governi di Cina e Nord Corea non considerano il Comitato della CRI sufficientemente libero da influenze politiche per portare avanti un’equa indagine sul campo1” e la stessa obiezione venne estesa successivamente ad un altro organo dell’ONU, l’Organizzazione Mondiale della Salute (WHO). La CRI non godeva di una buona fama di neutralità fin dalla Seconda Guerra Mondiale, quando aveva mancato di fermezza nel denunciare gli orrori dei lager di sterminio nazisti. Per Graziosi, quindi, fu trovato un compromesso nominandolo non membro effettivo, ma consulente-osservatore dell’ISC. Facevano parte della Commissione segretari ed interpreti e molti scienziati cinesi che accompagnarono i tecnici occidentali in Corea del Nord a raccogliere e studiare le prove degli attacchi batteriologici statunitensi. Alcuni dei tecnici cinesi avevano studiato all’estero o erano stati professori in rinomate università europee, statunitensi e giapponesi, uomini la cui preparazione scientifica era quindi indiscussa. Graziosi arrivò dopo due mesi di viaggio a Beijing, nel momento in cui i suoi colleghi avevano già concluso la prima fase dei lavori, la raccolta dei dati.
Il lavoro dell’ISC, iniziato il 21 giugno e terminato il 31 agosto 1952, è raccolto in un voluminoso tomo di 665 pagine, il “Rapporto della Commissione Scientifica Internazionale incaricata di esaminare i fatti concernenti la guerra batteriologica in Corea ed in Cina”, edito a Beijing nel 1952. Il Black Book, altro nome del Rapporto, contiene un accurato studio delle armi batteriologiche presumibilmente utilizzate dagli USA, i metodi di disseminazione delle epidemie letali, i microrganismi e i vettori portatori delle malattie (roditori, insetti, molluschi, piume, paglia etc.). Nei numerosi Annessi del Rapporto vengono riportate le rotte degli aerei statunitensi, la presenza di insetti insoliti in luoghi ed in climi dove non potevano nascere e vivere; gli agenti biologici e batteriologici utilizzati negli attacchi; i test di laboratorio; sono riportate anche le testimonianze di quattro aviatori statunitensi prigionieri di guerra che confessarono di aver effettuato in Corea del Nord e in parte della Cina del nord-est attacchi con armi batteriologiche e la confessione di una spia sudcoreana, inviata nella Corea del Nord dall’esercito statunitense per riportare i dati relativi agli esiti degli attacchi.
Il Rapporto dell’ISC, svanito dall’interesse internazionale dopo la firma dell’armistizio di Panmunjon il 27 luglio 1953, per poter essere avvalorato, ha bisogno di essere supportato dai dati contenuti negli archivi militari statunitensi e cinesi, non ancora totalmente accessibili agli studiosi. Per comprovare il lavoro della Commissione bisogna indagare su come e su quali prove essa lavorò; quali furono gli esiti dei presunti attacchi statunitensi con organismi patogeni attivi e letali, quanti furono i contagiati e il numero delle vittime; bisogna verificare se gli attacchi, come molti affermano, siano stati di proporzioni limitate e a carattere sperimentale o se ebbero un ruolo importante se non addirittura essenziale nell’evolversi della guerra sul campo; cosa successe dopo la fine delle ostilità e come mai un assoluto riserbo ancora oggi copre le responsabilità statunitensi relative alla guerra biologica.
Grosse zanzare in Cina (video twitter)
Corvi impazziti in Cina
Tra il gennaio ed il febbraio 1952, le autorità nordcoreane e cinesi prepararono delle speciali misure per affrontare uno strano assortimento di problemi medici a sud del fiume Yalu e lungo il 38° parallelo, la linea del fronte. Furono notati, da contadini e da militari, strani oggetti lanciati dalle forze aeree USA che contenevano insetti di varia specie, foglie, piume, germogli di soia, gusci simili a molluschi, pesce e carne marcia, persino rane e roditori. Il 28 gennaio, un aereo nemico venne notato sopra il distretto di Ichon per ben tre volte e vennero ritrovate, da una truppa dei Volontari Cinesi pulci, mosche, zanzare e ragni. Gli stessi insetti furono ritrovati poco dopo anche nel distretto di Evondi e in altri luoghi dove erano stanziate le truppe cinesi. La comparsa di questi insetti fu straordinaria, in quanto vennero ritrovati sulla neve e in condizioni climatiche molto rigide (tra i – 15°C e i + 1°C) tali da non permetterne né la vita né tanto meno la riproduzione. I risultati dei test batteriologici di laboratorio condotti dal Quartiere Medico Generale dell’Esercito Coreano su pulci e ragni diedero risultati negativi, ma dimostrarono che le quattro specie di zanzare ritrovate erano positive al colera (malattia storicamente poco presente in Corea). Le zanzare, inoltre, erano molto resistenti al freddo e tre delle quattro specie non erano mai state presenti in Corea. L’11 febbraio, alcuni soldati cinesi dell’Unità N stanziati nella regione di Cheumdon, in prossimità della linea del fronte, notarono tre aerei USA F-51 lanciare alcuni oggetti cilindrici grigi e scatole di carta gialla. I cilindri contenevano zanzare, pulci, formiche e altri insetti; solamente una specie di pulci risultò positiva alla peste nei test di laboratorio. L’8 febbraio, pochi giorni prima del ritrovamento delle pulci appestate, fu catturato il caporale del 38° reggimento statunitense, James Chambers, e si scoprì che era stato immunizzato contro la peste, lo stesso venne riscontrato in altri due prigionieri di guerra sudcoreani. Durante il mese di febbraio, in Corea, si registrano temperature molto rigide che non permettevano lo sviluppo naturale di tali insetti. Il 18 febbraio, molti insetti, positivi alla peste negli esami batteriologici, vennero rinvenuti presso Anzhou, Corea nordoccidentale. Il comandante in capo dell’Armata Popolare Cinese, Nie Rongzhen, diede ordine di mandare alcuni campioni degli insetti raccolti a Beijing, per più approfondite analisi, scrivendo a Zhou Enlai che ”in base alle stime degli esperti, le possibilità di colera, febbri tifoidi, peste, febbri ricorrenti [negli insetti] sono alte2”. Le indagini a Beijing dimostrarono la presenza di colera, peste e altri tipi di germi negli insetti.
Il 22 e il 24 febbraio, rispettivamente Bak Hun Yung e Zhou Enlai accusarono gli Stati Uniti di crimini di guerra batteriologica. Il ministro cinese denunciò gli USA per aver disseminato il virus del vaiolo nella Corea del Nord, durante la ritirata a sud del 38° parallelo, dopo l’intervento cinese nella guerra negli ultimi mesi del 1950. Intanto, l’esercito cinese e coreano si preparavano ad un massiccio intervento di cura e prevenzione nelle zone sospettate di essere state oggetto di attacchi biologici. Tre milioni di dosi di vaccino antipeste, cinque milioni di vaccino contro il colera insieme a milioni di altri tipi d’immunizzazioni vennero spediti al fronte, organizzati ospedali speciali e misure preventive anti-epidemiche, cattura e sterminio di topi ed insetti, stretta sorveglianza alle risorse idriche, quarantena per le persone infette, controllo delle vie di rifornimento e di comunicazione. Fino alla fine del febbraio 1952, non venne registrato alcun caso di peste o colera né tra la popolazione civile né tra le forze armate comuniste, anche se il vaiolo mieteva moltissime vittime tra la popolazione sia del Nord che del Sud Corea e sporadiche tra le forze armate. Nel mese di marzo del 1952, si riscontrarono casi di “strane” malattie: sessanta casi di peste in sette armate dell’esercito cinese; in un piccolo villaggio di appena 600 abitanti nella prefettura di Anju, trentasei persone morirono di peste, su cinquanta contagiati; quarantaquattro casi di meningite ed encefalite tra l’esercito, con sedici morti; a Pyongyang, tre morti di colera su cinque contagiati; venti morti su quarantatre infettati da violentissime malattie non accertate in alcuni villaggi nordcoreani (alcuni morirono dopo appena due ore dalla comparsa dei sintomi).
Nella prima settimana del marzo 1952, nel nord-est della Cina furono registrate diverse incursioni aeree nemiche e ritrovati molti insetti simili a quelli rinvenuti nella Corea del Nord (trenta specie di insetti-vettori). Il governo cinese ordinò alle autorità provinciali di dare repentinamente il via a provvedimenti anti-epidemici, dopo che i test di laboratorio scoprirono la presenza di batteri di peste, colera, meningite, paratifo, tifo, salmonella e febbri ricorrenti. Il 12 marzo, nella contea di Kuandian, importante via di congiunzione tra Cina e Corea, vennero avvistati otto aerei USA (F-86 Sabrejets) sorvolare la zona e uno di questi fece cadere un oggetto cilindrico al cui interno trovarono zanzare, ragni e piume di pollo. Non lontano dal cilindro vennero scoperte centinaia di piccole bombe a frammentazione dallo strano contenuto. I test evidenziarono la presenza dell’antrace in tutti gli insetti e piume, ma non si registrarono vittime. Tra la prima settimana di marzo e il 5 aprile 1952, quattro casi di antrace vennero scoperti dalle autorità cinesi, tutti e quattro dopo che era stato avvistato un aereo nemico. Sempre tra il marzo e l’aprile, il Comitato Provinciale della Prevenzione delle Malattie Epidemiche del ?? Liaoning dichiarò che il 38% del territorio era sottoposto alle incursioni aeree batteriologiche da parte del nemico, e che, in appena quaranta giorni, 2.000 persone si erano ammalate, di cui 140 morirono. Si registrarono 589 casi di strani ed acuti disturbi, morirono di malattia anche 558 polli. A Shenyang si riscontrarono persino diversi casi di encefalite.
Alla fine del marzo 1952, le autorità cinesi e il Comitato Centrale di Prevenzione delle Malattie Epidemiche avevano organizzato ben 129 brigate di prevenzione sanitaria, in cui operavano circa 20.000 tecnici. In appena due settimane, quasi 5 milioni di persone vennero vaccinate contro la peste, migliaia di tonnellate di rifiuti bruciati e milioni d’insetti e roditori uccisi. Nel maggio 1952, il Comitato di Prevenzione dichiarò che le incursioni aeree statunitensi di guerra batteriologica si erano estese anche nella Cina centrale e meridionale, riportò 358 invasioni aeree nella provincia del Guangdong nel solo mese di aprile. Per tutta la durata del conflitto, le autorità cinesi continuarono a denunciare gli attacchi batteriologici statunitensi, che lanciavano dai loro bombardieri “bombe non esplosive” piene d’insetti e di altri vettori di malattie letali. Molti rapporti cinesi affermano la presenza di strane sostanze in differenti parti della Cina del nord-est: sostanze appiccicose trovate in una stazione ferroviaria insieme a numerosi piccoli scarafaggi neri portatori di peste e diverse borse piene di pulci; locuste furono scoperte in luoghi estremamente freddi; una valigia contenente venti specie di zanzare fu rinvenuta presso un ponte e, anche se non ci sono rapporti per stabilire se fossero portatrici di malattie, nove guardie si ammalarono di una malattie che non fu possibile diagnosticare; ventuno studenti si ammalarono gravemente dopo che furono rinvenute strane mosche e zanzare; nel marzo del 1952, un’infermiera giapponese scoprì delle mosche portatrici di tifo che non erano mai state viste in Corea, ma che riconobbe come una specie tipica della propria regione nipponica.
Nella primavera del 1952, la Cina organizzò la Commissione per Investigare sui Crimini di Guerra Batteriologica Americani costituita da numerosi scienziati, alcuni mandati in Corea insieme a giornalisti, rappresentanti internazionali, movimenti giovanili e delle donne, gli altri invece rimasero nella Cina nordorientale e si occuparono principalmente di tutti gli aspetti scientifici delle indagini: identificazione dei vettori, autopsie, analisi dei microrganismi. A capo della Commissione furono posti il Ministro della Salute cinese, Li Dequan, e Liao Chengzhi, eminente membro del governo cinese. La Commissione stilò un Rapporto (Documenti di Praga) nel quale asseriva: “il governo USA, che portando avanti una vile aggressione contro la Repubblica Popolare Cinese, ha commesso non solo il crimine di aggressione, ma anche crimini contro l’umanità e crimini in violazione delle leggi e delle convenzioni internazionali e delle consuetudini di guerra. […] Noi chiediamo che i responsabili del governo e delle Forze Armate USA e degli elementi degenerati dei circoli scientifici statunitensi siano bollati come criminali di guerra, giudicati dai popoli di tutto il mondo e severamente puniti3”.
Tutte le prove, testimonianze e analisi della Commissione cinese furono sottoposte all’analisi della nuova Commissione Internazionale formata ad Oslo, l’ISC. Sebbene l’ISC non avesse alcun capo ufficiale, Joseph Needham viene considerato la sua figura di spicco. Oltre ad essere un esperto e rinomato biochimico, era l’unico a conoscere la lingua e la cultura cinese. Aveva fatto parte della Missione Scientifica Britannica in Cina dal 1943 al 1946, partecipando insieme agli scienziati cinesi alle investigazioni sul programma di guerra biologica giapponese e di sperimentazione sull’uomo. Nel 1944, aveva scritto un Rapporto indirizzato al Ministero degli Esteri Britannico nel quale riportava alcuni casi di attacchi nipponici non convenzionali in Cina, ma purtroppo non ve ne è più traccia né negli archivi inglesi né nelle carte di Needham depositate all’Imperial War Museum di Londra.
L’ISC iniziò i lavori con alcune sedute preliminari a Beijing tra il 23 giugno e il 9 luglio, poi si mosse per Shenyang, dove rimase fino al 25 luglio. Dal 28 luglio al 5 agosto si fermò in Corea del Nord per poi unirsi a Franco Graziosi il 9 agosto a Beijing. Stando alle parole di Graziosi, “la ragione per cui la Commissione fu chiamata era di esaminare le prove fornite dal governo cinese e coreano sul fatto che queste armi [armi batteriologiche] fossero state utilizzate, ma la scala, gli scopi strategici, tattici o psicologici dell’uso delle armi biologiche, non era una questione che l’ISC poteva esaminare. Cina e Corea si interessavano solamente a fornirci quei documenti che erano utili a stabilire l’uso o il non uso di tali armi4”. L’ISC lavorò esclusivamente sulle evidenze fornite dalla Cina e dalla Corea, visitò solamente alcuni siti dove erano presumibilmente avvenuti gli attacchi statunitensi con armi invisibili, ebbe la possibilità di ascoltare i quattro aviatori statunitensi (John S. Quinn, Kenneth L. Enoch, Floyd B. O’Neal, Paul Kniss) che confessarono di aver effettuato attacchi con armi batteriologiche e che descrissero nei particolari le bombe utilizzate, intervistarono molti testimoni oculari e la spia sudcoreana catturata dalle forze comuniste, lavorarono a strettissimo contatto con le risorse e gli esperti cinesi e coreani.
Grande attenzione venne riservata ai numerosi casi di peste scoppiati nella Corea del Nord a partire dal 1952. La peste non era stata presente nella penisola coreana per lo meno dagli ultimi cinque secoli, sebbene in alcune zone della Manciuria (la più vicina a 450 chilometri) la peste fosse endemica. Tuttavia la Commissione ritenne che non si poteva assolutamente trattare di fenomeni naturali. Numerosissime pulci infette dalla peste vennero ritrovate dopo il passaggio di aerei statunitensi in luoghi molto freddi, ma ciò che più stupì fu che “le pulci ritrovate non sono le pulci dei ratti che sono normalmente i vettori abituali dei bacilli della peste, ma le pulci dell’uomo (Pulex irritans), le stesse che furono utilizzate dai giapponesi nel corso della seconda guerra mondiale. […] E’ impossibile ritrovare queste specie in così grandi quantità lontano dalle abitazioni umane5”. Affinché si manifesti, in natura, un’epidemia di peste, come spiega il professor Graziosi, deve accadere una catena di eventi ben precisa e del tutto eccezionale. Le pulci sono parassiti molto specifici, la pulce del ratto vive sui ratti, la pulce dell’uomo solamente sull’uomo, ma nel momento in cui avviene una grande moria di ratti, le pulci appestate e affamate non trovano più i loro naturali ospiti e possono venire a contatto con l’uomo. Quando appaiono i primi casi di peste nell’uomo dovute alle morsicature delle pulci dei roditori, allora la pulce umana può divenire portatrice di peste anch’essa e diffondere la malattia nelle comunità umane, ma solo in casi del tutto eccezionali e che comunque non giustificano la massiccia presenza di pulci umane vettori di peste bubbonica sul terreno nevoso, in luoghi freddi e lontani dai centri abitati. L’ISC esaminò nel dettaglio un caso avvenuto il 5 aprile 1952 in quattro villaggi nell’amministrazione di Kannan (Manciuria nord-orientale). La notte del 4 aprile, intorno alle 23 e 30, molti contadini udirono un aereo passare a bassa quota, gli abitanti dei villaggi al loro risveglio ritrovarono moltissimi topi di campagna (o arvicole) morti o visibilmente ammalati nelle loro abitazioni e nei dintorni dei paesi. La Commissione trovò le evidenze assolutamente anormali: le arvicole di quella specie (Microtus gregalis) si vedevano solamente nei mesi estivi e non affollavano le abitazioni in così grande quantità (ne vennero ritrovati 717). Ma soprattutto i Microtus gregalis non erano mai apparsi in quella zona. Le analisi batteriologiche sui topi effettuate all’Istituto Medico Cinese di Shenyang rivelarono la presenza del batterio Yersina pestis, peste bubbonica. Non furono però ritrovati resti di bombe o di involucri, sebbene nel Rapporto viene riportato un articolo del gennaio 1952 di un giornale giapponese, il Mainichi, nel quale viene descritto un recipiente di carta, in grado di essere paracadutato e di bruciare senza lasciare alcuna traccia dopo aver rilasciato il suo contenuto. L’ISC inoltre cita il Saitama Experimental Animal Research Institute gestito da Ozawa, l’unico istituto giapponese in grado di allevare migliaia e migliaia di topi. La conclusione della Commissione fu “non resta alcun dubbio sul fatto che una grande quantità di arvicole affette da peste è stata disseminata sul distretto di Kannan nella notte tra il 4 e il 5 aprile 1952 da un aereo che i contadini avevano sentito. L’apparecchio è stato identificato come appartenente all’aviazione americana di combattimento notturno del tipo F-82 a doppia fusoliera6”.
A Kuandian, la Commissione confermò le prove portate dai tecnici cinesi e, anche in questo caso, riscontrarono anomalie di stagione e zoogeografiche negli insetti cosparsi d’antrace che erano stati rinvenuti sulla nuda terra. Il tipo di bacillo dell’antrace ritrovato nei coleotteri del genere Ptinus, negli aracnidi o nelle piume oltre ad essere particolarmente letale, aveva la caratteristica di provocare la contaminazione delle vie respiratorie, una delle forme più letali dell’antrace. Gli USA avevano rivolto molta attenzione alle malattie che potevano colpire l’apparato respiratorio umano e gli stessi ricercatori di Camp Detrick avevano reso pubblico l’ottenimento di varianti del batterio dell’antrace che poteva penetrare e “avvelenare” le vie respiratorie. Fu Graziosi che, esaminando la quantità di antrace negli Ptinus7, straordinariamente alta per poter essere un evento di infezione naturale, fece notare agli altri membri della Commissione l’eccezionalità del caso non segnalato dalla Commissione cinese. Con questa osservazione Graziosi ottenne la stima e la fiducia degli altri, forse prima diffidenti per la giovane età dello scienziato italiano.
L’ISC fu invitata dal Ministro della Sanità nordcoreano ad indagare su alcuni casi di colera scoppiati a Dai Dong. Il 16 maggio 1952, venne notato un aereo volare in circolo per circa un’ora sopra ad una collina. Una contadina trovò un pacchetto contenente molluschi, che consumò crudi insieme al marito. La sera almeno dieci persone si ammalarono e morirono nel giro di un solo giorno. I rapporti medici indicarono che la morte era dovuta al colera. Gli esami batteriologici effettuati sui molluschi, oltretutto fuori stagione con un anticipo di almeno un mese, furono positivi al vibrione del colera, una malattia mai endemica in Corea. La Commissione non poté fare a meno di notare la stranezza di trovare molluschi, animali acquatici, della specie Meretrix meretrix, sul fianco di una collina in un territorio pressoché rurale; non poté fare a meno di notare che i molluschi erano stati ritrovati a meno di un chilometro di distanza da una stazione di pompaggio di acqua potabile. Le testimonianze raccolte confermarono la presenza di un forte vento nella notte del presunto attacco batteriologico, che potrebbe aver deviato la caduta dei pacchi contenenti molluschi vettori del colera e che potrebbe giustificare anche la presenza in aria per quasi un’ora dell’aereo nemico.
Particolare attenzione venne rivolta allo studio delle bombe e dei recipienti in grado di portare e disseminare vettori e materiale contaminato. La disseminazione poteva essere avvenuta tramite diverse tecniche e diversi contenitori, che, purtroppo, non sempre furono ritrovati. La Commissione quindi si basò molto sulle testimonianze di testimoni oculari, ma soprattutto sulle dichiarazioni dei quattro aviatori americani prigionieri di guerra, uno dei quali confessò che “le nostre bombe [batteriologiche] sono ancora ad uno stadio sperimentale e ne esistono di molte varietà8”. Nel Rapporto sono descritti dodici tipi di disseminazione di malattie infettive e di bombe biologiche, facendo riferimento al giorno in cui erano state ritrovate, al loro contenuto, alle loro caratteristiche strutturali e ai testimoni che le avevano scoperte.
I membri dell’ISC ebbero l’occasione di intervistare a Pyongyang un sudcoreano, Lim Choom Tack, appartenente alle Forze Ausiliarie Americane di Spionaggio e catturato il 20 maggio 1952 in territorio nordcoreano. Confessò che lo scopo della sua missione era quello di raccogliere i dati relativi agli attacchi batteriologici che erano stati effettuati e di scrivere un rapporto. Dalle analisi, a cui fu sottoposto, si poté vedere che aveva subito un gran numero di immunizzazioni per diverse malattie letali. Confessò che gli era stato ordinato di raccogliere informazioni utili su alcune malattie sulle quali gli statunitensi volevano essere informati, come tifo, peste, colera, encefalite, dissenteria e vaiolo. Era stato istruito a non passare la notte in posti infestati da insetti e di bere solo acqua prima bollita.
Le confessioni dei piloti americani svolsero un ruolo molto importante, confermando le indagini sia della Commissione cinese sia di quella internazionale, ed ebbero ripercussioni sul breve dibattito relativo alle responsabilità della guerra batteriologica che seguì dopo il ritorno a casa degli aviatori. I quattro piloti confessarono le loro responsabilità nella guerra biologica, descrissero, a volte in modo dettagliato, le bombe non-esplosive che avevano gettato in Cina ed in Corea del Nord e degli insetti-vettori, dei ratti e di alcune malattie che avevano diffuso dai loro aerei. Confessarono di aver partecipato tra il luglio del 1951 ed il marzo del 1952 a molte conferenze, in Giappone e Corea, sui metodi di guerra batteriologica. In tutto, furono trentasei i piloti che ammisero alle autorità cinesi di aver effettuato attacchi di guerra batteriologica e a cui fu richiesta una testimonianza scritta (Appendice 4, p. 214). Quando i militari catturati vennero rimpatriati negli Stati Uniti dissero di essere stati costretti a confessare gli attacchi biologici a causa del pessimo trattamento a cui erano stati sottoposti nei campi di prigionia nordcoreani, la mancanza di cibo, i lunghissimi periodi di isolamento, le crudeltà fisiche e psicologiche che subirono dai loro carcerieri. Essi rassicurarono gli USA di non sapere assolutamente nulla della guerra biologica, avevano solamente dato delle false confessioni. Il professor Zhu Chun, ex ufficiale del Quartier Generale della Divisione dei Campi di Prigionia, fu uno di coloro che interrogarono i piloti catturati. Ascoltò anche i tenenti Quinn e Enoch, poi interrogati dai membri dell’ISC. In una sua intervista concessa a Endicott e Hagerman, egli descrive come avvenivano le testimonianze scritte:
Li chiamavamo nel nostro ufficio. Parlavamo loro in modo paziente e li ascoltavamo uno ad uno. All’inizio non volevano parlare. Ma noi avevamo le prove. Nevicava fuori, c’era la neve a terra e il nostro esercito trovava insetti avvelenati a terra. Sì, noi li pressavamo. Volevamo sapere da loro che cos’erano le bombe che noi trovavamo. Volevamo sapere da loro i risultati delle loro azioni criminali. Gli chiedevamo se potevano scrivere tutto ciò che avevano fatto. Loro scrivevano qualcosa e ce lo consegnavano. Di solito era incompleto, vago a volte. Gli facevamo ancora domande. Tornavano indietro e scrivevano qualcos’altro9”.
“I membri della Commissione sono della netta convinzione che nessuna pressione né fisica né mentale sia stata esercitata sui prigionieri e che questi abbiano solamente fatto le loro confessioni10”, si legge nel Rapporto dell’ISC. Ex prigionieri di guerra dell’UNC, finito il conflitto, affermarono che nei campi di prigionia coreani non vi erano pesanti privazioni fisiche e psicologiche. Endicott e Hagerman hanno incontrato anche l’ex pilota dell’esercito USA che confessò i crimini di guerra biologica, Howard Hitchens Jr. Non subì abusi fisici come tortura o sevizie, sebbene la sua esperienza fosse stata dura e di estrema prostrazione, d’altra parte era un prigioniero di guerra statunitense reo confesso di aver effettuato attacchi con armi letali di distruzione di massa. Hitchens spiegò di aver confessato solamente per far terminare la terribile pressione a cui era sottoposto dalle autorità cinesi, che continuamente lo interrogavano per ottenere informazioni. Il colonnello Walker Mahurin nella sua testimonianza scritta descrive le bombe biologiche che “contenevano mosche, pulci e zanzare infette di malaria, febbre tifoide, peste ed altro ancora11”. Dal 10 gennaio 1952, gli vennero affidate dieci missioni di guerra batteriologica al mese, di cui almeno due in territorio cinese. Le missioni a nord dello Yalu, spiegò Mahurin, venivano affidate solamente ai piloti più esperti, dato l’alto rischio dei raid. L’obiettivo delle incursioni aeree era di contaminare le aree che erano state appena bombardate con le armi convenzionali. L’efficienza e la velocità dei servizi logistici comunisti vanificava ogni attacco nemico ed in poco tempo ogni via di comunicazione o di approvvigionamento veniva ricostruita durante la notte. Lanciare pulci infette della peste avrebbe fermato i lavori di ricostruzione. Nella deposizione di Mahurin, egli parla accuratamente di una sua visita a Camp Detrick nel novembre del 1950, dove assisté alla sperimentazione di una bomba al cui interno si trovavano insetti portatori di letali malattie, descrive gli insetti-vettori, e fornisce molti dettagli e nomi di alcuni membri delle Forze Aeree statunitensi che erano coinvolti nei segretissimi attacchi biologici. Tuttavia, al suo ritorno negli Stati Uniti, quando, insieme a tutti gli altri piloti che avevano confessato, fu messo sotto accusa per alto tradimento, che poteva significare la condanna a morte, ritrattò tutte le sue rivelazioni. Mahurin bollò le sue confessioni come ridicole, ma, a suo dire, fu fortemente costretto a fare quelle false dichiarazioni. Il governo USA portò avanti anche la tesi del “lavaggio del cervello” subito dai prigionieri di guerra per confessare atti e cose di cui non sapevano neanche l’esistenza. Nessun pilota comunque fu sottoposto ad alcun procedimento giuridico.
Il 31 agosto 1952, a Beijing, la Commissione Scientifica Internazionale firmò il proprio Rapporto concludendo che i popoli di Cina e Corea erano stati soggetti agli attacchi di guerra batteriologica statunitense. I membri dell’ISC chiesero anche a Graziosi di apporre la propria firma, ma egli, in accordo con Needham, si rifiutò. Essendo un consulente-osservatore, la propria firma avrebbe potuto scatenare false accuse sull’attendibilità del Rapporto e della Commissione, non essendo egli un membro effettivo, così scrisse una propria dichiarazione. Ogni parola fu ben misurata e accorta, tale da non lasciare fraintendimenti. Graziosi, anche se non partecipò alla prima parte dei lavori, prese visione di ogni documento che l’ISC aveva avuto a disposizione dalle autorità cinesi e coreane, ebbe modo di lavorare e discutere con molti suoi colleghi cinesi e su tutto il materiale delle biblioteche e degli archivi locali, “attraverso queste attività sul posto, mi sono convinto che le forze aeree statunitensi hanno usato armi di questo genere [armi batteriologiche]12”. Il compito dell’ISC era di una gravosa importanza, stabilire se la nazione più potente del mondo, gli Stati Uniti, avesse impiegato armi di distruzione di massa, proibite e rinnegate dalla maggior parte dei paesi e dei popoli del mondo. Inoltre Needham e Zhukov facevano parte di nazioni direttamente coinvolte nel conflitto, e, secondo Graziosi, questo gravava moralmente ancor più sul compito che era stato loro affidato. La Commissione probabilmente non poté fare molto di più sia per il tempo assai limitato, sia per la mancanza di un supporto tecnico autonomo, sia per l’obiettivo ben definito per cui era stata chiamata ad indagare. Non fu chiesto all’ISC di investigare sugli scopi o sulle proporzioni di tali attacchi, le autorità comuniste gli sottoposero solamente distinti e circoscritti casi di guerra batteriologica, anche perché il quadro generale degli attacchi biologici era coperto dalla più assoluta segretezza, per non rivelare al nemico utili informazioni. La Commissione si chiese più volte se gli attacchi potessero provenire anche da altre nazioni, ma studiando le rotte, tracciate dai radar cinesi, degli aerei che avevano effettuato gli attacchi, fu chiaro che questi provenivano dalle basi statunitensi e lo riporta anche Needham nei suoi appunti. Tuttora non si è in grado di stabilire l’esatta portata degli attacchi, il numero delle vittime o i risultati tattici e strategici, ma, senza ombra di dubbio, i casi esaminati dall’ISC confermano gli attacchi batteriologici statunitensi.
Franco Graziosi è oggi l’unico testimone ancora in vita dell’intera Commissione. Con lui, oltre ad aver avuto modo di indagare sulle questioni prettamente scientifiche e storiche, ho potuto analizzare altri aspetti del lavoro dell’ISC e sviluppare una più approfondita analisi della guerra batteriologica in Corea. Il primo problema da affrontare è l’attendibilità degli uomini coinvolti e la loro preparazione scientifica. Tutti erano affermati scienziati, noti nelle loro rispettive nazioni e all’estero ed ognuno fornì un aiuto essenziale alle indagini: Graziosi, oltre a presentare interessanti osservazioni scientifiche, soprattutto riguardo ad alcuni casi di encefalite a Shenyang, persuase Needham ad inserire all’interno del Rapporto gli annessi, in modo da dare ai lettori e agli studiosi una visione globale del lavoro svolto ed in previsione di un generale scetticismo che avrebbe avvolto tutto il Black Book; Olivo fece un accuratissimo studio sugli scheletri delle arvicole trovate a Kannan e li confrontò con quelli dei roditori locali; Pessoa ordinò tutti i dati sugli insetti disseminati dagli statunitensi; Zhukov diede moltissima importanza ai vari incidenti di disseminazione di vettori di peste bubbonica.
Più volte si è pensato ad un grande complotto nazionale da parte cinese, un’enorme frode propagandistica, un piano segreto attuato per gettare discredito sulla presenza USA in Corea. Se fosse vero, le autorità cinesi avrebbero dovuto coinvolgere migliaia e migliaia di scienziati, disseminare agenti biologici altamente letali contro le proprie truppe, costringere centinaia di testimoni oculari a giurare di aver visto aerei USA gettare strani involucri, disseminare sul terreno nevoso migliaia di insetti e vettori infetti, mettere d’accordo soldati, contadini, medici, infermieri e, cosa ancor più difficile, ingannare gli scienziati internazionali. Graziosi e Needham, durante il loro soggiorno a Beijing, si intrattenevano spesso a cena con i loro colleghi cinesi e mai nessuno fece trapelare alcun dubbio o mise in guardia i due studiosi. La Commissione incontrò anche Mao Zedong e Zhou Enlai. Graziosi ricorda che Mao chiese spiegazioni riguardo al loro lavoro “ma cosa sono tutti questi insetti che ci buttano addosso?”, dimostrando una reale e sincera attenzione.
Nell’archivio di Franco Graziosi depositato all’Imperial War Museum di Londra, oltre ai vari documenti scientifici e storici, sono raccolte alcune testimonianze che dimostrano lo spirito che coinvolgeva i membri dell’ISC: una poesia di Olivo, appunti di Needham, disegni regalati da bambini cinesi a Graziosi, erano “tutte persone con un forte senso di responsabilità e passionalmente impegnate13”, sottoposte ad una enorme pressione, ma che fecero tutto in estrema imparzialità e professionalità, scevri da qualsiasi pregiudizio “imperialista” o “comunista”.
Il Rapporto dell’ISC è un importantissimo documento scientifico e storico, ma che non hai mai avuto il dovuto e giusto riconoscimento. Le prove raccolte e studiate sono, usando le parole di Needham, al 99% inattaccabili. Soprattutto gli annessi hanno una rilevante importanza per spiegare la ragione e gli scopi degli attacchi. L’esercito USA utilizzò una grandissima quantità di agenti biologici letali: peste, carbonchio, antrace, colera, encefalite e perfino molti parassiti vegetali. L’Annesso QQ14 è un rapporto su un’epidemia di setticemia (affezione caratterizzata da un’elevata presenza di batteri nel sangue) tra i polli causata dalle morsicature dei ragni, gettati dagli aerei americani, portatori di Pasteurella multocida. La Pasteurella è un parassita che attacca principalmente roditori o pollame, solamente in casi rari può essere trasmessa all’uomo, in generale, senza causare troppi danni. Di per sé questo studio potrebbe non essere importante, ma è invece indicativo per comprendere la portata degli attacchi batteriologici statunitensi. Gli aerei USA gettarono sulle teste dei coreani e dei cinesi una vastissima gamma di agenti patogeni a volte con scopi tattici ben precisi, come impedire l’accesso delle truppe nemiche in determinate zone o per impossibilitare gli approvvigionamenti ed interdire le vie di comunicazione. Per molti altri attacchi, invece, si può parlare di vere e proprie sperimentazioni di metodi di guerra biologica sul campo, esperimenti comunque inseparabili da ben precisi scopi tattici e strategici. Si tratta sicuramente di impieghi su scala molto limitata, dato lo sparuto numero di vittime documentate e la scarsa utilità nella guerra biologica di alcuni microrganismi patogeni utilizzati. Il conflitto coreano poteva offrire alle Forze Armate statunitensi un esclusivo banco di prova per le nuove armi e per i nuovi studi sviluppati a Camp Detrick e nelle Unità giapponesi 406 e 8003, mai provati prima sul campo. Senza un’adeguata osservazione, senza una sperimentazione sugli esseri umani non si ha la possibilità di comprendere l’effettiva letalità di armi costituite da organismi vivi e attivi che causano gravi malattie nei corpi che occupano. Un conflitto confinato in una remota e quasi ignota parte del mondo, la Corea, fornì con tutta probabilità il miglior campo di sperimentazione per gli scienziati del Maryland, soprattutto dopo le recenti acquisizioni dei dati giapponesi relativi alla guerra biologica. La guerra batteriologica statunitense in Corea ed in Cina può essere quindi definita del tutto sperimentale.
Tuttavia, ci furono moltissimi casi di vaiolo negli ultimi mesi del 1950 e agli inizi del 1951 che meritano di essere approfonditi. Zhou Enlai accusò pubblicamente gli Stati Uniti di aver disseminato in Corea del Nord il virus del vaiolo durante la ritirata delle truppe dell’UNC al sud, in seguito all’urto dei Volontari cinesi entrati in guerra. Effettivamente, nel gennaio del 1951, si verificò una situazione di assoluta emergenza in cui lo sgombro USA dalla Corea sembrava quasi inevitabile. Nelle Reminiscences (Memorie) del generale Douglas MacArthur si legge:
Il 4 gennaio, i nemici ripresero Seul, il 7, l’Ottava Armata si ritirò in una nuova posizione a circa 70 miglia a sud del 38° parallelo. La stampa europea e gran parte di quella statunitense gridava istericamente che le forze delle Nazioni Unite «stanno per essere buttate a mare». La disastrosa predizione fu solennemente ripetuta all’assemblea del Congresso. La strategia della progressiva debolezza, a causa dell’allungamento delle linee di rifornimento, stava andando contro il nemico e LE MALATTIE STAVANO COMINCIANDO A DANNEGGIARE I SUOI RANGHI. IL TIFO E ALTRE DIFFUSE EPIDEMIE, CHE I CINESI NON SAPEVANO COME CONTROLLARE, DECIMARONO LE LORO LINEE15”. [maiuscolo aggiunto]
Il generale MacArthur dà una straordinaria importanza alle malattie infettive, tale da capovolgere la situazione bellica a proprio favore.
Ho tentato di scoprire con il professor Graziosi se le Forze USA avessero effettivamente utilizzato il virus del vaiolo per annientare le forze comuniste. Ciò avrebbe assolutamente smentito l’uso sperimentale degli attacchi batteriologici e provato l’uso massiccio di tali offensive. Durante il suo lavoro a Beijing, nell’estate del 1952, Graziosi visitò, insieme a Pessoa, l’Istituto Sieroterapico di Beijing in cui vide con i propri occhi la preparazione massiccia di milioni di dosi di vaccino anti-vaioloso, confezionato per un impiego rapido e su larga scala. Ciò rappresentava uno sforzo eccezionale e sicuramente connesso con gli eventi bellici. I Volontari dell’esercito cinese, in prevalenza contadini, non erano immunizzati contro il vaiolo a differenza delle Forze dell’UNC. Tuttavia nemmeno i coreani era stati vaccinati, né durante i lunghi anni del dominio giapponese né nel breve periodo di amministrazione fiduciaria statunitense. Nell’edizione del 1963 dell’Enciclopedia Britannica alla voce “smallpox” [vaiolo] si legge che nella Corea del Sud, nel 1946, si erano verificati 20.574 casi di vaiolo, in base ai dati forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Nel Rapporto del 29 aprile 1954 del colonnello statunitense Arthur P. Long, intitolato General Aspects of Preventive Medicine in the Far East Command [Aspetti Generali di Medicina Preventiva nel Comando dell’Estremo Oriente], si parla di 50.000 casi di vaiolo di cui 12.000 mortali, tra la popolazione sudcoreana e 4.000 casi tra le truppe ONU, nel solo 1951. Tutti questi numerosissimi casi indicano senza dubbio un forte endemismo della malattia nella Corea e i soldati cinesi non vaccinati potrebbero aver contratto il virus dalla popolazione locale. Questi fatti dimostrano con tutta probabilità l’estraneità degli Stati Uniti nei casi di vaiolo e che le ragioni di quest’elevato numero di contagiati fu dovuto a cause puramente naturali.
Topic: esperimenti giapponesi seconda guerra mondiale, unità 731, Shiro Ishii, crimini di guerra giapponesi
1 Milton Leitenberg, “New Russian Evidence on the Korean War Biological Warfare Allegations: Background and Analysis”, Cold War International History Project Bulletin 11, Woodrow Wilson International Centre for Scholars, marzo 1999, p. 186.
2 Stephen Endicott, Edward Hagerman, The United States and Biological Warfare, op. cit., p. 8.
3 Milton Leitenberg, “New Russian Evidence”, op. cit., p. 186.
4 Intervista a Franco Graziosi per la Thames Television PLC, Encl. 2 – List of Documents in Franco Graziosi Archive, depositato al London Imperial War Museum.
5 Rapport de la Commission Scientifique Internazionale, op. cit., pp. 26-27.
6 Rapport de la Commission Scientifique Internazionale, op. cit., p. 31.
7 Rapport de la Commission Scientifique Internazionale, Annexe C,op. cit., p. 113.
8 Rapport de la Commission Scientifique Internazionale, op. cit., p. 39.
9 Stephen Endicott, Edward Hagerman, The United States and Biological Warfare, op. cit., p. 158.
10 Rapport de la Commission Scientifique Internazionale, op. cit., p. 51.
11 Deposition of Nineteen U.S. Airmen on Their Participation in Germ Warfare in Korea, Department of Cultural Relations with Foreign Countries, Ministry of Culture and Propaganda, DPRK 1954, p. 152.
12 Intervista a Franco Graziosi per la Thames Television PLC, op. cit.
13 Intervista a Franco Graziosi per la Thames Television PLC, op. cit.
14 Rapport de la Commission Scientifique Internazionale, op. cit., pp. 607-611.
15 Douglas MacArthur, Reminiscences of General of the Army Douglas MacArthur, Bluejacket Books Naval Institute Press, Annapolis 1964, p. 383.
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