martedì 8 ottobre 2019

IL TAGLIO DEI PARLAMENTARI SPIANA LA STRADA AL PERICOLOSO 5G




Un numero minore di parlamentari significa facilitare la vita ai lobbisti, che avranno buon gioco e faranno meno fatica ad ottenere leggi in favore dei loro interessi e delle multinazionali che rappresentano....

Il taglio dei parlamentari è un attacco palese e deliberato alla democrazia di questo Paese. Un numero minore di parlamentari significa facilitare la vita ai lobbisti, che avranno buon gioco e faranno meno fatica ad ottenere leggi in favore dei loro interessi e delle multinazionali che rappresentano. Questo provvedimento infatti arriva giusto in tempo con la mozione pro 5G dei 5 stelle, di Forza Italia e del PD, notoriamente i partiti più vicini alle lobby. Anche se la Lega voterà comunque a favore. Il delirante e futuristico sogno di Casaleggio di un mondo dominato dalle macchine per soppiantare l'uomo procede speditamente... E' iniziata la discussione generale del provvedimento che riforma la Costituzione. Martedì 8 ottobre ci sarà il quarto e ultimo voto sul provvedimento. In parallelo la maggioranza lavora a un accordo su riforme che dovranno accompagnare la riduzione degli eletti. Il numero dei parlamentari fu stabilito e sancito dalla nascita della nostra Costituzione settanta anni fa, e per tutto questo tempo le norme della nostra Carta fondamentale hanno regolamentato i tre poteri fondamentali che costituiscono il sistema politico della nostra Repubblica Italiana: giudiziario, esecutivo e legislativo. 
La legge per il taglio dei parlamentari dovrebbe essere approvata a larga maggioranza dai deputati: oltre ai pentastellati voteranno sì anche i rappresentanti di Forza Italia, della Lega e quelli del Partito democratico. Questi ultimi, in passato, si erano opposti adducendo problemi di rappresentanza, ma hanno rivisto il loro posizionamento nei confronti della riforma – comunque tangenzialmente rivista rispetto alla versione originaria – per via dell’alleanza governativa con i 5 stelle.
La normativa ha conseguenze molto importanti sia a livello di rappresentanza che di costi della politica. Una volta tagliato il numero dei parlamentari, l’Italia diventerà il paese europeo col parlamento più piccolo in base alla popolazione e risparmierà circa 78 milioni di euro. Per vedere questi cambiamenti, però, bisognerà aspettare alcuni anni, o in ogni caso le prossime elezioni politiche, sempre che la riforma non venga sottoposta a referendum e bocciata, come è successo nel 2016 a quella proposta da Matteo Renzi.
L’articolo 138 della Costituzione stabilisce che qualsiasi legge di revisione costituzionale può essere sottoposta a referendum se nella seconda votazione è stata approvata dalla sola maggioranza assoluta, e non da quella dei due terzi, ed entro tre mesi dalla sua pubblicazione dietro richiesta presentata da un quinto dei membri di una camera, da 500mila elettori o da 5 consigli regionali. La riforma del taglio dei parlamentari può essere sottoposta a referendum perché il Senato l’ha approvata in ultima lettura a maggioranza assoluta lo scorso 11 luglio (allora Pd e Movimento 5 stelle non avevano ancora raggiunto un accordo). Per ora non sembrano esserci le condizioni perché ciò accada. In ogni caso, è molto difficile che la proposta verrà infine respinta, perché gode di un amplissimo consenso elettorale. 
Il Carroccio continua a non presentarsi in aula, anche se Salvini ha detto che voteranno a favore. Voteranno a favore? Ma che razza di opposizione è questa? La domanda sorge spontanea: Ma se andavano così d'accordo perché il governo precedente è caduto? Forse per fare spazio al PD e portare il Paese allo sfacelo definitivamente? Non solo. Con il taglio dei parlamentari non si potrà votare prima di aprile-giugno 2020. Se si voterà entro dicembre, si voterà su 945 parlamentari e non su 600. Ma la proposta di riduzione del numero dei parlamentari non sarebbe vigente nella successiva legislatura. Se invece si vuole renderla davvero vigente nella legislatura successiva, bisogna attendere almeno la primavera inoltrata del 2020, rispettando l'iter dell'articolo 138 della Costituzione. 
A proposito della mozione sul 5G tanto caro a Di Maio, è successo tutto ieri, dopo che appena 40 parlamentari hanno ascoltato la mozione per la precauzione presentata dall’On. Sara Cunial per la tutela della salute pubblica. E’ arrivata la contro-mozione, o meglio due diverse mozioni diverse ma convergenti presentate da maggioranza di Governo e opposizione. Tutti uniti per soddisfare le richieste avanzate dall’industria del wireless nelle audizioni parlamentari: innalzamento dei valori soglia d’irradiazione elettromagnetica dagli attuali 6 V/m fino a 61 V/m, progresso e sviluppo scambiati per sicurezza solo verso gli investitori, i big spender, stravolto il sacrosanto principio di precauzione e qualsiasi appello alla prevenzione del danno avanzato dalla comunità medico-scientifica internazionale.
Insomma, l'ennesima fregatura per il "popolo sovrano" è servita. 
CINZIA PALMACCI


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