Storicamente la Francia è stata rifugio dei più disparati e ambigui gruppi terroristici internazionali, dalle Brigate Rosse italiane ai dissidenti iraniani dell’Mko (Mojahedin-e Khalq). Quest’ultimo gruppo terroristico, osannato, difeso e finanziato dall’Occidente, è responsabile di numerosi atti di terrorismo e di violenza contro i civili sciiti iraniani e iracheni. Dopo l’instaurazione della Repubblica Islamica hanno stretto legami con il regime sionista e quello americano, tramutandosi in uno dei maggiori strumenti di Israele e del Grande Satana nel loro tentativo di rovesciare l’ordinamento della Repubblica Islamica.
L’Mko si è trasferito in Iraq nel 1986, dove ha ricevuto il sostegno di Saddam Hussein. Quasi 17mila iraniani sono stati uccisi in attentati terroristici dopo la vittoria della Rivoluzione Islamica del 1979, di cui 12mila vittime di atti di terrorismo effettuati dall’Mko. Il gruppo si è anche schierato con Saddam durante la guerra imposta durata otto anni (1980-1988), tra l’Iraq e la Repubblica islamica dell’Iran.
Il gruppo terroristico ha abbandonato l’Iran dopo la Rivoluzione islamica del 1979 e dopo aver effettuato un’ondata di omicidi e attentati che hanno causato la morte di migliaia di iraniani. L’organizzazione criminale, finanziata e sostenuta dagli Stati Uniti, Israele e dai loro alleati regionali, si è resa responsabile di numerosi atti di terrorismo contro civili e funzionari iraniani; nel 1991 ha partecipato alla sanguinosa repressione degli sciiti nel sud dell’Iraq e al massacro dei curdi iracheni nel nord del Paese.
Questa setta, a seguito dell’instaurazione della Repubblica Islamica in Iran nel 1979, nel tentativo di destabilizzare il neonato ordinamento islamico rivoluzionario, scatenò un’ondata indiscriminata di stragi e attentati che colpirono proprio quel popolo che a parole sostenevano di servire. Poco dopo l’invasione dell’Iran da parte dell’esercito di Saddam nel 1980, i “Monafeqin” (gli ipocriti) strinsero alleanza con il regime di Baghdad, spostando le loro basi e membri in Iraq, ricevendo sostegno e addestramento dai servizi segreti del Baath e lanciando numerosi attacchi e aggressioni contro la loro stessa madrepatria.
Mko in Albania
Dopo essere stati cacciati dall’Iraq, i “Mojahedin” iraniani sono arrivati in Albania come “profughi di guerra” nel 2013, dopo l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca. L’Mko, che gestisce un campo paramilitare nel villaggio di Manez, poco fuori Durazzo, è stato accusato da vari media albanesi e occidentali di svolgere attività illegali in Albania. L’Mko infrange molte leggi albanesi e internazionali, invita a compiere atti terroristici contro l’Iran. Mantengono molti dei loro membri in condizioni simili agli schiavi e subiscono il lavaggio del cervello. Se un albanese dovesse fare in Albania ciò che fa Mko e la sua leader Maryam Rajavi, si farebbe 15 anni di carcere. Tuttavia, l’Albania non applica le sue leggi sui membri Mko.
Dal suo campo paramilitare, l’Mko attacca quotidianamente l’Iran con notizie false e spionaggio, ma non solo. Le persone che hanno familiarità con i loro siti Web e pubblicazioni, sanno che l’Mko attacca anche i media albanesi e occidentali che non supportano la posizione dell’amministrazione Trump nei confronti dell’Iran o mettono in dubbio le credenziali “democratiche” di questa organizzazione terroristica. Attraverso i suoi giornalisti (finanziati dall’Occidente), l’Mko ha attaccato negli ultimi mesi molte testate come Al-Jazeera English, Channel 4 News, The Guardian e The Independent. Ha anche attaccato molti media e personalità in Albania, tra cui l’ex presidente dell’Albania, Rexhep Mejdani, sostenendo che lavorano per l’Iran contro l’”opposizione democratica” di Maryam Rajavi.
All’interno della loro base, 50 volte più grande di un campo di calcio, vivono duemila membri del gruppo terroristico. Gli elementi dell’Mko non hanno accesso a telefoni cellulari, orologi o calendari, alcuni di loro sono attivi nei lavori di costruzione mentre altri siedono dietro ai computer per pubblicare notizie false sull’Iran su Twitter e Facebook o arruolare nuovi membri via Telegram.
Maryam Rajavi, leader Mko, incontra senatore americano, John McCain
Mko e il presunto attentato di Parigi
Una lettera ricevuta dai media iraniani da un ex membro del terrorista Mojahedin-e Khalq-e dichiara che due dei quattro arrestati per il presunto attacco alla riunione dell’Mko a Parigi, era costituita da ex membri che non erano più necessari al gruppo.
Mesi fa, l’ufficio del procuratore federale belga ha dichiarato che una coppia di sposi di origine iraniana è stata arrestata dopo essere stata accusata di preparare un attentato dinamitardo durante un incontro dell’Mko in Francia. L’ufficio del procuratore belga ha nominato la coppia come “Amir S [aa’douni]” e “Nasim N”. Successivamente, un vecchio amico di Amir, che ha scritto per anni sulla storia oscura del famigerato gruppo criminale, ha fornito all’agenzia stampa iraniana Mehr News Agency immagini e note che rivelavano la trama sporca dei leader dell’organizzazione contro i suoi membri. Nella sua lettera, dichiara che Amir era uno dei membri attivi dell’organizzazione in Europa.
Nella sua lettera si legge: “L’Mko ha ignorato tutto ciò che Amir ha fatto per l’organizzazione per vent’anni e lo ha etichettato come agente del governo iraniano”. L’ex membro dell’Mko ridicolizza l’affermazione dei leader dell’organizzazione terroristica secondo cui Amir avrebbe voluto attaccare il loro incontro per assassinare tutti i leader dell’Mko, dato che lo avrebbe potuto fare facilmente avvelenando il cibo durante il periodo in cui era il cuoco dell’organizzazione.
Inoltre, mette in dubbio la capacità di Amir di attaccare l’annuale meeting dell’Mko che si tiene a Parigi tra rigidissime misure di sicurezza per la partecipazione di politici statunitensi, tra cui Rudy Giuliani, l’avvocato di Donald Trump. Alla fine, la lettera descrive ulteriormente l’affermazione dell’Mko sul presunto attentato come “infondata e banale”, nonché uno spettacolo di propaganda.
Ogni anno, i terroristi dei Mojahedin-e Khalq organizzano la loro conferenza annuale a Parigi, in cui partecipano diversi leader politici occidentali, italiani compresi.
di Giovanni Sorbello
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