Tracce di glifosate e metalli pesanti sui api e miele: le hanno cercato e trovato Conapi-Mielizia e Legambiente per il progetto “Api e Orti urbani”. Il monitoraggio ambientale è stato condotta per due anni in 4 città italiane, Torino, Milano, Bologna e Potenza, e si è servito dell’apporto di Claudio Porrini, tecnico presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari (DISTAL) dell’Università di Bologna.
Il Glifosato
“ll biomonitoraggio ambientale con le api ha potuto mettere in evidenza alcune criticità come nel caso del glifosate trovato in tracce a Milano e Bologna” spiega Daniela Sciarra, responsabile campagna agricoltura sostenibile di Legambiente, “A Milano, grazie a questa indicazione, i volontari del circolo di Legambiente hanno sollecitato l’amministrazione comunale a interrompere l’impiego di questo prodotto lungo le strade urbane circostanti l’area dell’orto per trattare le erbe infestanti. Probabilmente le tracce di glifosate ritrovate in alcuni campioni di api a Bologna dipendono dalla stessa motivazione, oppure, dato che gli orti bolognesi, diversamente da quelli di Milano, si trovano in periferia, da un effetto deriva di qualche trattamento agricolo”. Claudio Porrini aggiunge:“Le tracce di glifosato trovate sono comunque basse, appena al di sopra della soglia di rilevabilità”.
Metalli pesanti
Tra i 10 metalli pesanti ricercati, i più riscontrati sono stati cromo, vanadio, nichel e ferro, seguiti da piombo, rame e zinco. In generale, il 38,15% dei risultati mostrava valori più bassi rispetto a quelli di riferimento; mentre il 35,19% mostrava valori superiori. Il 26,67% rimanente si è collocato a un livello intermedio. Per quanto riguarda i 10 metalli ricercati si segnalano maggiori concentrazioni a Milano e Torino, rispetto a Bologna e Potenza. Ciò dipende dal fatto che gli orti nelle prime due città sono situati in pieno centro urbano e soggetti a maggiori fonti inquinanti. “In generale – spiega Sciarra – l’area lombarda e torinese ha dei valori di fondo di inquinamento sicuramente superiori e non paragonabili a quelli di Bologna e a maggior ragione Potenza”. Anche nel caso dei metalli pensati, va ricordato, le tracce rilevate sono molto basse. “Il piombo, l’unico per cui vi è una soglia limite fissata per legge negli alimenti, era presente in quantità decine di volte più basse di quella quella soglia”, chiarisce Porrini.
Come sono state effettuate le rilevazioni
Nel corso del 2017, in alcuni orti urbani di Bologna, Milano e Potenza, a cui nel 2018 se ne è aggiunto un altro nella città di Torino, sono stati collocati alcuni alveari che, dall’estate all’autunno, sono stati controllati tramite rilievi, prelievi e analisi di laboratorio per valutare lo stato di salute dell’ambiente circostante. Il conteggio delle api morte, necessario per rilevare eventuali mortalità anomale dovute ad avvelenamenti da pesticidi, è stato eseguito settimanalmente, mentre in due momenti dell’anno – estate e autunno – sono stati prelevati campioni di api “bottinatrici” e di miele “giovane” (non “maturo”, e quindi non destinato all’alimentazione) per effettuare analisi finalizzate ad individuare residui di pesticidi e metalli pesanti. Durante il periodo dell’indagine, il livello di mortalità delle api non ha mai superato la soglia critica e quindi non è stato necessario procedere all’analisi chimica delle api morte.
L’importanza dei bioindicatori
Data la natura non statistica dei prelievi, i ricercatori premettono che non è possibile trarre conclusioni definitive ma è possibile fare delle considerazioni a proposito delle due grandi famiglie di contaminanti ricercate: pesticidi e metalli pesanti. Da questo punto di vista, Daniela Sciarra spiega: “Quello che quest’indagine porta a galla è la potenzialità del metodo di analisi biologico (che prevede l’utilizzo di bioindicatori) e che dovrebbe integrarsi con gli altri metodi chimico-fisici, elettronici, satellitari già diffusi per il controllo dell’inquinamento ambientale nelle nostre città. Un inquinamento che nel caso delle api riguarda tracce accumulate nell’aria, nel terreno e nell’acqua, tutti elementi con cui entra in contatto l’insetto. L’altro aspetto che emerge è il ruolo delle api in città per la biodiversità, l’impollinazione delle alberate e della flora spontanea presente che si coniuga con il ruolo didattico, sociale e di sensibilizzazione degli orti urbani”. Come spiega Claudio Porrini, poi, “La differenza con la rilevazione, per esempio, del Pm10 da parte di una centralina, è che qui andiamo a rilevare come questi elementi inquinanti sono captati da un organismo vivente in movimento”.
Fonte ilSalvagente
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