Papa Francesco usa La Civiltà Cattolica per fare politica
La vera natura di Papa Bergoglio emerge da un puzzle che dal 2012 si va completando in ogni suo aspetto.
Nell’ultimo numero de La Civiltà Cattolica, che di fatto è l’organo ufficiale del Vaticano ancor più dell’Osservatore Romano, c’è un articolo a firma di Marc Rastoin, biblista e professore, che svela molte cose che finora si erano solo intuite, ma che ora sono nero su bianco.
Sebbene l’articolo mantenga un tono formale e compassato si inserisce il movimento francese dei gilet gialli nel quadro del populismo internazionale, e qui niente di male perché, sebbene con alcuni necessari distinguo, la supposizione è giusta.
Ma poi, da questo fatto, si estrapola un’analisi del fenomeno populista mondiale:
“Non è dunque inutile fare dei paragoni tra l’elettorato della Brexit nel Regno Unito, l’elettorato della Lega e del Movimento 5 Stelle in Italia, quello dell’AfD in Germania e, soprattutto, quello che ha portato al potere il presidente Trump negli Stati Uniti”, scrive Rastoin/Bergoglio.
Da quando Papa F è Pontefice, la critica anti-populista è stata continua e mirata e questo sorprende perché Papa Francesco, in realtà, è stato (è?) in Argentina un “peronista di centro” e quindi un convinto populista.
Tuttavia, per motivi di politica vaticana, il Papa ha sempre contestato i movimenti populisti e sovranisti mondiali, specialmente negli Usa e in Italia, dove è stato sempre molto critico con il Presidente Trump e con l’attuale governo giallo - verde.
Certamente c’è un obiettivo pratico ben definito che è quello di contrastare la politica sugli sbarchi e questo rientra nella legittimità della politica sociale della Chiesa Cattolica. Ma da questo fatto, spesso la critica si allarga, appunto alla politica tout court e qui il discorso invece si fa complicato perché la Chiesa non dovrebbe fare politica, non essendo un partito ma avendo a disposizione un enorme potere di moral suasion, per così dire, che riguarda miliardi di persone, senza però passare per lo strumento democratico delle elezioni.
Dietro a questa strategia c’è un nome ben preciso: si tratta del Direttore de La Civiltà Cattolica Monsignor Antonio Spadaro, che da sempre è esplicitamente (e poco diplomaticamente) contro i movimenti sovranisti e populisti mondiali e italiani in particolare.
Dice infatti Spadaro: “Non basta più formare i giardini delle élite e discutere al caldo dei "caminetti" degli illuminati. Non bastano più le accolte di anime belle. Facciamo discorsi ragionevoli e illuminati, ma la gente è altrove”.
Esplicita ammissione del “culto delle élite”, neanche velata dal solito velo di ipocrisia gesuitica.
“La gente è altrove”, scrive preoccupato Spadaro all’inizio del nuovo anno. Appunto. E la Chiesa invece di “normalizzarla” dovrebbe capire perché le è sfuggita.
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