giovedì 31 gennaio 2019

La situazione in Venezuela: ciò di cui i media non scrivono



UNO COME MADURO, EX AUTISTA DI AUTOBUS CHE CONOSCE BENE LE PROBLEMATICHE DEI LAVORATORI E DEL PAESE REALE, SAREBBE IL SOGNO REALIZZATO ANCHE DEI GILET GIALLI IN FRANCIA E IN TUTTO IL MONDO. CI VOGLIONO LEADER CALATI NELLA VERA REALTA' DEI PAESI, NON FANTOCCI TELECOMANDATI!!!!

Sono incredibilmente soddisfatto del crescente interesse per questo Paese, ma il quadro delle informazioni sui media differisce notevolmente dagli eventi nella realtà. Sarò breve. In Venezuela non c’è colpo di Stato. C’è un tentativo informativo su un colpo di Stato. La sua essenza è molto semplice. Un’immagine da realtà alternativa viene creata nel tentativo di fare pressioni sugli attori internazionali in merito alla “divisione” del Venezuela e allo stesso tempo di sondare i dubbiosi tra i sostenitori di Maduro. Tutto ciò non ha portato alcun risultato, consente solo a Maduro di effettuare la necessaria pulizia in quelle regioni e strutture in cui le posizioni degli agenti statunitensi sono ancora forti. Capisco che i lettori di “Aftershock” sono molto lontani dalle realtà dell’America Latina e immaginiamo male come le autorità lavorino lì e intorno a ciò che la politica costruisce. Per essere breve, anche dopo 20 anni di governo chavista, molte formazioni statali e istituti di potere sono ancora nelle mani di oppositori e agenti stranieri, questa è la realtà della regione.
Una cronologia degli eventi. Marzo 2013; Chavez muore di cancro, Maduro viene nominato presidente ad interim. Il giorno dopo le elezioni, gli Stati Uniti capiscono che l’autista d’autobus ha inaspettatamente vinto, anche se tutti predissero che avrebbe fallito. Folle preparate in anticipo da “alunni dei vari corsi nordamericani” vengono portati nelle strade generalmente nelle regioni più ricche del Paese. Il tentativo d’inscenare la rivoluzione arancione fallisce, Maduro porta il popolo in strada e aveva riunioni per dieci volte più numerose. Gli Stati Uniti, avendo fallito, strisciano via e dichiarano la guerra economica al Venezuela e al suo popolo. L’accesso al “mercato aperto” per le società venezuelane veniva bloccato, s’imposero sanzioni personali, il divieto di lavoro alle compagnie nordamericane in Venezuela e di lavoro col debito di tutti i settori dell’economia del Venezuela, venendo imposti altri biscottini dell’egemone.
Si puntò sul crollo del sistema finanziario del Venezuela e della sua economia e sulle rivolte della fame. Tuttavia, il governo di Maduro per anni sventa tali rischi e intraprende una serie di riforme economiche che consentano di ridurre la crisi nel Paese. Il picco della crisi alimentare cade nel 2015-2016. Una serie di riforme rimuove il problema, ma il settore ombra dell’economia cresce nel Paese iniziando l’iperinflazione. Nonostante tutto, il popolo continua a sostenere Maduro. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti dipendono dalle forniture di petrolio venezuelano per i loro impianti e non optano per l’escalation radicale del conflitto, mentre le autorità del Venezuela sono aperte alla cooperazione economica con tutti i Paesi. Un’assistenza sostanziale è fornita da società di Cina e Russia. Dopo quattro anni di pressione economica, le autorità statunitensi capiscono che il Paese inizia a circolare senza intoppi nella sfera economica di Cina e Russia osando intraprendere azioni più radicali. Iniziava ad aggravarsi la crisi politica nel Paese e si accende il conflitto tra le autorità centrali di Caracas e quelle locali, per lo più sotto il controllo dell’opposizione. Alle elezioni del 2015 l’opposizione vince in parlamento per la prima volta in 15 anni e immediatamente inizia ad intensificare la lotta politica. Il parlamento adottava leggi oligarchiche che in sostanza contrastano i tentativi del governo di combattere la crisi economica.
L’essenza della crisi stessa, così come della struttura economica del Venezuela, era la seguente: le autorità nazionalizzavano la compagnia petrolifera del Venezuela e determinavano per essa contributi sociali essenziali al bilancio del Paese. Le autorità, ricevendo questi soldi, perseguivano una politica sociale a vantaggio del popolo: le case costruite e distribuite ai poveri, istruzione e medicina gratuite, nei negozi i prezzi dei prodotti venivano abbassati in modo che anche i più poveri potessero permettersi di mangiare normalmente In pratica ciò avveniva così: le autorità trasferivano denaro a un fondo statale, che poi acquistava prodotti da fornitori stranieri. Per ragioni climatiche e geografiche, il cibo non è mai stato prodotto in Venezuela in volumi sufficienti. I beni già acquistati e importati nel Paese venivano distribuiti in catene di negozi al dettaglio con prezzi di acquisto talvolta 20-40 volte inferiori al prezzo d’importazione. E le catene di negozi al dettaglio vendevano questi beni alla popolazione. Va notato che queste reti in realtà appartenevano a società straniere o affaristi affiliati all’opposizione. Proprio come molti consigli locali, le autorità regionali sono in effetti ancora oligarchie fin dai tempi di Chavez. Quando rese chiaro che non sarà possibile sbarazzarsi dei chavisti nel modo più semplice; il sabotaggio nei luoghi in cui le merci venivano distribuite iniziò col forte calo delle entrate statali a causa del calo dei prezzi del petrolio. L’essenza era la seguente: tali reti vendevano tutti i beni ricevuti dallo Stato “su carta” e assegnando denaro dal proprio bilancio, ma le merci, attraverso false ditte, a volte direttamente da container e dalle navi, venivano riesportate nei Paesi limitrofi, dove venivano venduti a prezzi di mercato. Ciò causò un grave deficit. Maduro in ogni modo possibile combatté ciò, anche col coinvolgimento dell’esercito. Tuttavia, a volte le autorità locali presentavano e distribuivano tutto a proprio favore. Maduro quindi introdusse un tetto del 30% sul profitto delle società private, tuttavia questa decisione fu sabotata a tutti i livelli. Di conseguenza, alcune catene di negozi al dettaglio furono nazionalizzate o istituite da autorità militari. Ciò ebbe un certo impatto e l’offerta di cibo nel Paese è diminuita. Tuttavia, il parlamento adottò leggi che contraddicevano le decisioni del presidente e in ogni modo sabotavano l’attuazione delle riforme economiche. Inoltre, l’ufficio del procuratore del Venezuela era controllato dall’opposizione e in ogni modo possibile fermò la soluzione alla crisi. In particolare, impediva costantemente agli organismi del mantenimento dell’ordine di contrastare le proteste dell’opposizione.
Tali dettagli vanno conosciuti e compresi al fine di essere consapevoli di ciò che accade e accadrà nel Paese. Come risultato dello stallo politico, Maduro annunciò di fatto il referendum nazionale e le elezioni nell’Assemblea costituzionale nazionale del Venezuela per lo sviluppo di una nuova costituzione. In realtà, tale formazione politica è una rappresentazione diretta di tutto il popolo e possiede la massima legislatura del Paese. Le forze politiche che sostengono Maduro vinsero queste elezioni. Al primo incontro l’assemblea respinse il procuratore dell’opposizione, privando le forze del blocco filo-statunitense di un potere chiave. E più tardi l’assemblea assunse i poteri del parlamento. Le elezioni municipali dell’ottobre 2017 furono la ciliegina sulla torta. Secondo tutti i sondaggi dei media ‘autorevoli’, che dicevano molto su questi media e loro analisi, il blocco dell’opposizione era in testa con un notevole divario. Inoltre, sullo sfondo della vittoria nelle elezioni parlamentari, era prevista una vittoria ancora più schiacciante. Tuttavia, dopo che i voti furono contati, fu chiaro che l’immagine dei media differiva fortemente dalla realtà, perché il partito al governo vinse nella maggioranza assoluta delle regioni, qualcosa che non era mai accaduto prima. I sostenitori di Maduro vinsero anche nelle regioni originariamente all’opposizione. In realtà, questo fu un duro colpo per l’intero concetto di confronto politico, quando gli Stati Uniti perseguivano un aggravamento delle crisi consapevolmente, ma il popolo trasse conclusioni univoche e invece di rovesciare le autorità, si sollevò in sua difesa. La fuga del giudice della Corte Suprema del Venezuela fu l’ultimo evento significativo, nonché l’innesco del “colpo di Stato attuale”. Va notato che le famiglie della maggior parte dei funzionari di alto livello del Venezuela che si oppongono a Maduro si sono già trasferite al sicuro in Florida o altri Stati degli Stati Uniti.
Tali noiosi precedenti sono importanti per capire la reale situazione nel Paese e valutare gli atti delle autorità e dell’opposizione. In questo sistema gli Stati Uniti lavorano con ovvio ritardo e non in modo sincronizzato. È importante capire che anche oggi l’opposizione ha un forte impatto sulla situazione nel Paese, così come tra gli istituti e dipartimenti statali, specialmente quelli locali, e nelle comunità imprenditoriale e sfera economica. Ma è molto più importante capire che le vere leve del potere, oltre al controllo della mente della popolazione, scivolano sistematicamente dalle mani di Washington. Le forze che cercano la sovranità del Venezuela hanno sempre più peso nella società anno dopo anno. Quello che c’è oggi: nel maggio 2018 Nicolás Maduro vinse le ultime elezioni legittime con il 68% dei voti. Il suo giuramento fu fissato per il 10 gennaio 2019. Come si può già vedere in questa storia, fu fatto un tentativo d’interrompere il processo: il giudice della Corte Suprema fuggì e il giuramento doveva svolgersi nell’edificio della Corte Suprema, perché non era possibile farlo davanti il parlamento a causa dell’opposizione politica. Dopodiché, naturalmente, nessuno degli “elfi più alti” lo riconobbe, ma poiché Maduro accusò apertamente tutti gli elfi… questi ultimi inventavano il loro “presidente”. Per tale ruolo sceglievano un “poster boy” che non rappresenta nulla e che urlò qualcosa durante un incontro con 30-40000 manifestanti, dopodiché corse all’ambasciata della Colombia, dove si trova ancora oggi. Costui rifiuta ogni contatto con le autorità. Ma come informavano “diverse agenzie” ed alcuni autori di “Aftershock”, comunicò coi generali dell’esercito… su twitter … tuttavia i Generali non lo sapevano… aveva comunicato “in segreto”. O nominò un certo funzionario tra gli immigrati negli Stati Uniti… sempre su twitter… Bene, già si capisce cosa succede davvero. In modo che si capisca: il 90% di tutte le foto e i video delle “manifestazioni” sono in realtà riprese da raduni a sostegno di Maduro. E i discorsi contro le autorità esibiscono video con di solito 20-30 adolescenti lanciare pietre su qualche edificio. Ma Maduro ogni giorno si occupa delle questioni quotidiane legate alla costruzione dello Stato, riguardo cui ci sono molti post sui social network… corre con soldati e generali, o arriva in qualche festival locale, o è in una fabbrica a comunicare coi lavoratori … ma in questo momento nel Paese c’è una rivolta, un colpo di Stato … i carri armati sono già a Caracas, Trump ha già riconosciuto il “ragazzo”.

Traduzione di Alessandro Lattanzio


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