sabato 22 dicembre 2018

CHIEDERE UNA GRAZIA A GESÙ BAMBINO



“Chiedete e vi sarà dato”


Non va dimenticato che questi gesti di predilezione divina, con cui Gesù Bambino ha risanato i malati, ha confortato gli afflitti, ha convertito i peccatori, ha sostentato i poveri, ha suscitato la vita nelle madri sterili, ecc… sono – come dice la parola stessa – doni assolutamente gratuiti, “grazie”, favori personali che egli concede come, quando e a chi vuole, con sovrana liberalità. Nessuno, quindi, ha il diritto di chiedergliene conto o di vantare dei meriti o delle precedenze, pena di ricevere il rimprovero del Signore che disse: «Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?» (Mt 20,15).


Del resto sono innumerevoli le grazie, sia spirituali che materiali, che Dio continuamente accorda e di cui, forse, neanche ci accorgiamo.


Quali “grazie” è bene richiedere?


Occorre anzitutto dire che le “grazie” più importanti, quelle da chiedere per prime, sono i doni spirituali e, tra questi, soprattutto il rafforzamento della fede, come gli stessi Apostoli chiesero a Gesù (cfr. Lc 17,6). Del resto, i racconti dei miracoli compiuti dal Maestro mostrano come ciò a cui egli guardava era la fede, per premiarla, come nel caso del servo del centurione (cfr. Mt 8,10), o per suscitarla, come nel caso della guarigione del cieco nato (cfr. Gv 9,38).


Gli altri doni spirituali sono, ad esempio, la conversione del cuore, il perdono dei peccati, il consiglio divino di fronte a una scelta importante, la fortezza nella tribolazione, la pazienza nell’adempimento di un ufficio, la mansuetudine dell’animo, la purezza di corpo e di cuore, la grazia di una buona morte, ecc… Questi doni spirituali hanno la precedenza sui benefici materiali in quanto direttamente ordinati ad ottenere la più importante delle “grazie”: la salvezza eterna.


Tenuta presente questa graduatoria, resta pur sempre valido il ricorso a Gesù Bambino per implorare le “grazie” materiali, quali la guarigione da una infermità fisica o psichica, la protezione contro la sventura, il superamento di una prova, l’occupazione in un lavoro, la riuscita di un’attività, il ritrovamento di un oggetto smarrito, ecc… tra questi favori materiali, uno è senz’altro il più prezioso: il dono di un bambino. È una delle “grazie” che il Piccolo Re concede più volentieri, proprio perché non c’è nessun dono materiale così grande e bello come quello di una nuova vita, che Dio stesso suscita, che a Dio stesso ritorna, e che di Dio stesso è la gloria.


Il giusto atteggiamento nel chiedere una grazia.


Se Dio conosce tutti i nostri pensieri e sa già ciò di cui abbiamo bisogno, che necessità c’è di esporgli le nostre richieste? E se Dio non concede quello che gli domando, vuol forse dire che non lo prego abbastanza, che non lo merito, che mi castiga?


Sono domande che tutti, più o meno, si pongono. Nel fedele devoto la richiesta non deve mai avere i toni della pretesa, né di una estenuante insistenza, quasi si debba “strappare” a Dio il favore. La liberalità sovrana di Dio va sempre rispettata, nella convinzione che “Dio vede e provvede” prima e meglio degli uomini.


Chi non ha questo rispetto e “pretende da Dio un segno” e su di esso fonda la sua fede, ha già il rimprovero di Gesù: «Se non vedete segni e prodigi voi non credete» (Gv 4,48). Costoro, inoltre, se la grazia tanto invocata non avviene, spesso hanno un rigetto della fede (presunta tale) perché “tanto non serve!”.


La richiesta non deve essere fatta nemmeno con lunghi discorsi, quasi si debba spiegare a Dio “il perché e il per come” di ciò che si chiede. Gesù stesso insegna a «non sprecare parole, come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole» (Mt 6,7).


In ultimo, è decisivo che la richiesta parta da un cuore onesto, che non cerca di piegare Dio a sé, ma di convertire sé a Dio, vivendo fino in fondo il cristianesimo che professa.


Riassumendo, i sentimenti che devono animare chi si rivolge a Gesù Bambino per una supplica sono la fiducia, il riconoscimento della potenza divina, la gratitudine, l’abbandono alla sua volontà, l’unione di preghiera con tutti i fratelli. Se ci pensiamo, sono gli stessi atteggiamenti del bambino quando chiede qualcosa al genitore.



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