sabato 24 novembre 2018

Soros vende le azioni di Facebook e scatena la guerra al colosso social

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Tutto si può rimproverare al controverso finanziere George Soros tranne che non abbia il fiuto per gli affari. Il Soros Fund management ha risparmiato milioni di dollari questa settimana vendendo le azioni di Facebook, Netflix e Goldman Sachs, poco prima che queste calassero di valore drasticamente. A renderlo noto è il giornale finanziario statunitense Barron’s.  Il Soros Management Fund ha risparmiato 17,7 milioni di dollari nel quarto trimestre, vendendo al momento giusto le azioni dei tre titoli.
I numeri parlano chiaro. Goldman Sachs ha perso il 15% nel quarto trimestre, mentre Netflix, colosso dello streaming, è crollato del 29% dalla fine di settembre, secondo Barron’s. Male anche Facebook, che ha perso il 20% nel quarto trimestre, toccando il minimo storico di 126,85 dollari martedì scorso. E di mezzo, c’è proprio la guerra aperta tra il finanziere e Facebook. 

Sullo sfondo, la guerra tra Soros e Facebook

Probabilmente, e non per una fortunata coincidenza, il Soros Fund Management ha venduto il pacchetto azionario di Facebook poco prima della pubblicazione dell’articolo del New York Times, secondo il quale il colosso di Mark Zuckerberg avrebbe ingaggiato una società per indagare proprio su George Soros e sulle sue attività. “Sì, abbiamo incaricato Definers Public Affairs di indagare su Soros. Ma non abbiamo chiesto loro di contribuire a creare fake news” sottolinea in un comunicato il capo della Comunicazione & Policy di Facebook Elliot Schrage.

“Sì. Nel gennaio 2018, l’investitore e filantropo George Soros ha attaccato Facebook in un discorso a Davos, definendoci una “minaccia per la società”. Non avevamo mai sentito una tale critica da parte sua e volevamo determinare se avesse qualche motivazione finanziaria” osserva. A tal proposito, Facebook ha scoperto Soros ha finanziato la campagna Freedom from Facebook e che questa è tutto tranne che spontanea. Il presidente della Open Society Foundations, Patrick Gaspard, ha inviato una lettera aperta alla dirigenza esecutiva di Facebook, ai membri del consiglio di amministrazione e ai leader del Congresso per denunciare gli sforzi della compagnia nel “diffondere la vile propaganda” contro il finanziere.

“Indagate Facebook”

Dopo l’ammissione del colosso dei social media di aver ingaggiato una società al fine di indagare sulle attività del magnate, è proprio Patrick Gaspard a invocare con un tweet l’intervento del Congresso americano contro il colosso social. 
“Così @facebook decide di abbandonare il tacchino alla vigilia del Ringraziamento, ammettendo che Definers è stata incaricata dalla dirigenza dell’azienda di colpire George Soros perché ha criticato pubblicamente il loro modello di business fuori controllo. Ci dispiace, c’è bisogno di una supervisione indipendente del Congresso” ha sottolineato Gaspard.
A Davos, Soros aveva dichiarato che “i gruppi dei social media sfruttano il contesto sociale, tolgono autonomia di pensiero e inducono dipendenza”, oltre “a scaricare le responsabilità su ciò che viene pubblicato sulle piattaforme che controllano”. In particolare, secondo il magnate, i social media “influenzano il modo in cui le persone pensano e si comportano, senza che queste se ne accorgano”. Cosa ancor più grave, “ingannano i loro utenti manipolando la loro attenzione e dirigendola verso i propri obiettivi commerciali, provocando deliberatamente la dipendenza ai servizi che forniscono, il che è molto pericoloso soprattutto per gli adolescenti”. 

Un nuovo social alternativo a Facebook
Curiosamente, nel maggio 2017, un uomo molto vicino a George Soros proponeva la creazione di un social network alternativo a Facebook. Un social network pubblico pagato dai contribuenti, che sappia contrastare le “notizie di parte provenienti dagli organi d’informazione di destra”. È la proposta del ricercatore Ethan Zuckerman, membro del consiglio della Open Society Foundations, l’organizzazione internazionale con ambizioni filantropiche fondata dallo speculatore. In un articolo pubblicato su The Atlantic, l’esponente della Open Society e direttore del Center for Civic Media, proponeva la la creazione di un social media governativo che abbia “la missione civica di fornire una visione diversificata e globale del mondo”. Chissà se il finanziere sta lavorando a questa proposta…

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