sabato 24 novembre 2018

LA UE CHIUDE LE STALLE ITALIANE: 80 AL GIORNO

NON E' CHE CI TOCCA FARE COME IN FRANCIA?


Non è un Paese per giovani. E nemmeno per chi vuole portare avanti attività economiche come da tradizione di famiglia. In Italia spariscono le stalle. Nel 1989 se ne contavano 181.771 oggi 27 mila circa. L’allevatore era un lavoro che permetteva a chi lo svolgeva di conseguire un reddito e soprattutto di portare sul mercato prodotti di qualità. Giusto per fare un esempio in vent’anni sono state chiuse circa 40 mila stalle. I Motivi? E’ aumentata la produzione europea di latte, soprattutto in Germania, e quindi c’è più concorrenza e arriva più latte dall’estero. Questo abbassa il valore del nostro. Poi si aggiungono le tante normative sugli smaltimenti, la struttura e il benessere dell’animale. Se non c’è remunerazione ci si demoralizza. È un’attività che si porta avanti solo se si ha passione e dedizione al lavoro e c’è voglia di continuare. Le giovani generazioni non ne vogliono sapere più di fare sacrifici per guadagnare poco. Si registra inoltre un calo della redditività e si produce sottocosto, non c’è ricambio generazionale, e l’Italia subisce l’invasione del latte estero a basso prezzo (Sloveni, tedeschi, ungheresi, francese) merce che hanno in più piuttosto che buttarla via la portano da noi. Lo danno all’industriale che produce prodotti a basso costo. Nel 2014 migliaia di agricoltori aderenti alla Coldiretti presidiarono il valico di frontiera del Brennero in direzione Italia. Controllarono i Tir che importavano nel nostro paese latte e carne senza etichetta che, una volta trasformati, diventano “magicamente” made in Italy.

All’epoca il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo disse: “Siamo qui per fermare i traffici di un Europa che chiude le frontiere ai profughi e le spalanca alle schifezze”.

Per anni, la Ue ci ha costretti a buttare il nostro latte, l’obiettivo era questo. Renderci dipendenti dall’importazione. La Ue è, ed è sempre stata, una catastrofe per l’Italia.

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