sabato 15 febbraio 2020

STORIA DELLE GUERRE BATTERIOLOGICHE: DALLA SECONDA GUERRA MONDIALE AL CORONAVIRUS ULTIMA PARTE


La Commissione Scientifica Internazionale

Risultato immagini per rischio biologico

Il 22 febbraio 1952, il Ministro degli Esteri della Corea del Nord, Bak Hun Yung, protestò alle Nazioni Unite, dicendo che il popolo della Corea era attaccato con armi batteriologiche dalle Forze statunitensi. L’8 marzo, il Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Popolare Cinese, Zhou Enlai, accusò gli Stati Uniti di utilizzare armi batteriologiche anche nella Cina del nord-est. Il 29 marzo 1952, il presidente dell’Accademia Sinica e del Comitato del Popolo Cinese per la Difesa della Pace Mondiale, Guo Moruo, ottenne dal Consiglio Mondiale della Pace, riunito ad Oslo, la formazione di una Commissione Scientifica Internazionale (ISC) per verificare i fatti concernenti la guerra batteriologica. La Commissione venne formata a metà giugno del 1952 ed era costituita da:

Joseph Needham (Gran Bretagna), biochimico e sinologo, professore di biochimica all’Università di Cambridge, ex consigliere scientifico presso l’ambasciata inglese a Chongqing e direttore del dipartimento di Scienze Naturali dell’UNESCO (Organizzazione Culturale, Scientifica ed Educativa delle Nazioni Unite);
Andrea Andreen (Svezia), esperta in medicina chimica;
Jean Malterre (Francia), esperto in fisiologia animale e patologo veterinario;
Olivo Oliviero (Italia), medico e biologo, professore di anatomia umana alla Facoltà di medicina dell’Università di Bologna;
Samuel Pessoa (Brasile), parassitologo ed entomologo;
Nicolai N. Zhukov Verezinikov (Unione Sovietica), epidemiologo e batteriologo, ex esperto medico al processo di Khabarovsk e vice-presidente dell’Accademia di Medicina dell’Unione Sovietica.

Il 6 agosto 1952, si unì alla Commissione un altro italiano, Franco Graziosi, assistente all’Istituto di microbiologia dell’Università di Roma “La Sapienza”. Al suo arrivo, Graziosi ebbe dei problemi con gli altri membri dell’ISC, dovuti alla sua giovane età, ventinove anni, e al fatto che era iscritto al Partito Comunista Italiano. Ciò avrebbe potuto creare delle difficoltà relative all’imparzialità dei lavori, anche perché, poco prima della formazione dell’ISC, il delegato sovietico alle Nazioni Unite, Joseph Malik, aveva rifiutato una commissione d’inchiesta della Croce Rossa Internazionale (CRI) per verificare le accuse di guerra batteriologica, bollandola come imparziale. Anche il rappresentante cinese al Consiglio Mondiale per la Pace dichiarò che “i governi di Cina e Nord Corea non considerano il Comitato della CRI sufficientemente libero da influenze politiche per portare avanti un’equa indagine sul campo1” e la stessa obiezione venne estesa successivamente ad un altro organo dell’ONU, l’Organizzazione Mondiale della Salute (WHO). La CRI non godeva di una buona fama di neutralità fin dalla Seconda Guerra Mondiale, quando aveva mancato di fermezza nel denunciare gli orrori dei lager di sterminio nazisti. Per Graziosi, quindi, fu trovato un compromesso nominandolo non membro effettivo, ma consulente-osservatore dell’ISC. Facevano parte della Commissione segretari ed interpreti e molti scienziati cinesi che accompagnarono i tecnici occidentali in Corea del Nord a raccogliere e studiare le prove degli attacchi batteriologici statunitensi. Alcuni dei tecnici cinesi avevano studiato all’estero o erano stati professori in rinomate università europee, statunitensi e giapponesi, uomini la cui preparazione scientifica era quindi indiscussa. Graziosi arrivò dopo due mesi di viaggio a Beijing, nel momento in cui i suoi colleghi avevano già concluso la prima fase dei lavori, la raccolta dei dati.
Il lavoro dell’ISC, iniziato il 21 giugno e terminato il 31 agosto 1952, è raccolto in un voluminoso tomo di 665 pagine, il “Rapporto della Commissione Scientifica Internazionale incaricata di esaminare i fatti concernenti la guerra batteriologica in Corea ed in Cina”, edito a Beijing nel 1952. Il Black Book, altro nome del Rapporto, contiene un accurato studio delle armi batteriologiche presumibilmente utilizzate dagli USA, i metodi di disseminazione delle epidemie letali, i microrganismi e i vettori portatori delle malattie (roditori, insetti, molluschi, piume, paglia etc.). Nei numerosi Annessi del Rapporto vengono riportate le rotte degli aerei statunitensi, la presenza di insetti insoliti in luoghi ed in climi dove non potevano nascere e vivere; gli agenti biologici e batteriologici utilizzati negli attacchi; i test di laboratorio; sono riportate anche le testimonianze di quattro aviatori statunitensi prigionieri di guerra che confessarono di aver effettuato in Corea del Nord e in parte della Cina del nord-est attacchi con armi batteriologiche e la confessione di una spia sudcoreana, inviata nella Corea del Nord dall’esercito statunitense per riportare i dati relativi agli esiti degli attacchi.
Il Rapporto dell’ISC, svanito dall’interesse internazionale dopo la firma dell’armistizio di Panmunjon il 27 luglio 1953, per poter essere avvalorato, ha bisogno di essere supportato dai dati contenuti negli archivi militari statunitensi e cinesi, non ancora totalmente accessibili agli studiosi. Per comprovare il lavoro della Commissione bisogna indagare su come e su quali prove essa lavorò; quali furono gli esiti dei presunti attacchi statunitensi con organismi patogeni attivi e letali, quanti furono i contagiati e il numero delle vittime; bisogna verificare se gli attacchi, come molti affermano, siano stati di proporzioni limitate e a carattere sperimentale o se ebbero un ruolo importante se non addirittura essenziale nell’evolversi della guerra sul campo; cosa successe dopo la fine delle ostilità e come mai un assoluto riserbo ancora oggi copre le responsabilità statunitensi relative alla guerra biologica.

Grosse zanzare in Cina (video twitter)


时间2020年初一,坐标北京海淀区
越冬的"蚊子"? 没有听清楚,不确定。
意味什么呢?








Corvi impazziti in Cina

Tra il gennaio ed il febbraio 1952, le autorità nordcoreane e cinesi prepararono delle speciali misure per affrontare uno strano assortimento di problemi medici a sud del fiume Yalu e lungo il 38° parallelo, la linea del fronte. Furono notati, da contadini e da militari, strani oggetti lanciati dalle forze aeree USA che contenevano insetti di varia specie, foglie, piume, germogli di soia, gusci simili a molluschi, pesce e carne marcia, persino rane e roditori. Il 28 gennaio, un aereo nemico venne notato sopra il distretto di Ichon per ben tre volte e vennero ritrovate, da una truppa dei Volontari Cinesi pulci, mosche, zanzare e ragni. Gli stessi insetti furono ritrovati poco dopo anche nel distretto di Evondi e in altri luoghi dove erano stanziate le truppe cinesi. La comparsa di questi insetti fu straordinaria, in quanto vennero ritrovati sulla neve e in condizioni climatiche molto rigide (tra i – 15°C e i + 1°C) tali da non permetterne né la vita né tanto meno la riproduzione. I risultati dei test batteriologici di laboratorio condotti dal Quartiere Medico Generale dell’Esercito Coreano su pulci e ragni diedero risultati negativi, ma dimostrarono che le quattro specie di zanzare ritrovate erano positive al colera (malattia storicamente poco presente in Corea). Le zanzare, inoltre, erano molto resistenti al freddo e tre delle quattro specie non erano mai state presenti in Corea. L’11 febbraio, alcuni soldati cinesi dell’Unità N stanziati nella regione di Cheumdon, in prossimità della linea del fronte, notarono tre aerei USA F-51 lanciare alcuni oggetti cilindrici grigi e scatole di carta gialla. I cilindri contenevano zanzare, pulci, formiche e altri insetti; solamente una specie di pulci risultò positiva alla peste nei test di laboratorio. L’8 febbraio, pochi giorni prima del ritrovamento delle pulci appestate, fu catturato il caporale del 38° reggimento statunitense, James Chambers, e si scoprì che era stato immunizzato contro la peste, lo stesso venne riscontrato in altri due prigionieri di guerra sudcoreani. Durante il mese di febbraio, in Corea, si registrano temperature molto rigide che non permettevano lo sviluppo naturale di tali insetti. Il 18 febbraio, molti insetti, positivi alla peste negli esami batteriologici, vennero rinvenuti presso Anzhou, Corea nordoccidentale. Il comandante in capo dell’Armata Popolare Cinese, Nie Rongzhen, diede ordine di mandare alcuni campioni degli insetti raccolti a Beijing, per più approfondite analisi, scrivendo a Zhou Enlai che ”in base alle stime degli esperti, le possibilità di colera, febbri tifoidi, peste, febbri ricorrenti [negli insetti] sono alte2”. Le indagini a Beijing dimostrarono la presenza di colera, peste e altri tipi di germi negli insetti.
Il 22 e il 24 febbraio, rispettivamente Bak Hun Yung e Zhou Enlai accusarono gli Stati Uniti di crimini di guerra batteriologica. Il ministro cinese denunciò gli USA per aver disseminato il virus del vaiolo nella Corea del Nord, durante la ritirata a sud del 38° parallelo, dopo l’intervento cinese nella guerra negli ultimi mesi del 1950. Intanto, l’esercito cinese e coreano si preparavano ad un massiccio intervento di cura e prevenzione nelle zone sospettate di essere state oggetto di attacchi biologici. Tre milioni di dosi di vaccino antipeste, cinque milioni di vaccino contro il colera insieme a milioni di altri tipi d’immunizzazioni vennero spediti al fronte, organizzati ospedali speciali e misure preventive anti-epidemiche, cattura e sterminio di topi ed insetti, stretta sorveglianza alle risorse idriche, quarantena per le persone infette, controllo delle vie di rifornimento e di comunicazione. Fino alla fine del febbraio 1952, non venne registrato alcun caso di peste o colera né tra la popolazione civile né tra le forze armate comuniste, anche se il vaiolo mieteva moltissime vittime tra la popolazione sia del Nord che del Sud Corea e sporadiche tra le forze armate. Nel mese di marzo del 1952, si riscontrarono casi di “strane” malattie: sessanta casi di peste in sette armate dell’esercito cinese; in un piccolo villaggio di appena 600 abitanti nella prefettura di Anju, trentasei persone morirono di peste, su cinquanta contagiati; quarantaquattro casi di meningite ed encefalite tra l’esercito, con sedici morti; a Pyongyang, tre morti di colera su cinque contagiati; venti morti su quarantatre infettati da violentissime malattie non accertate in alcuni villaggi nordcoreani (alcuni morirono dopo appena due ore dalla comparsa dei sintomi).
Nella prima settimana del marzo 1952, nel nord-est della Cina furono registrate diverse incursioni aeree nemiche e ritrovati molti insetti simili a quelli rinvenuti nella Corea del Nord (trenta specie di insetti-vettori). Il governo cinese ordinò alle autorità provinciali di dare repentinamente il via a provvedimenti anti-epidemici, dopo che i test di laboratorio scoprirono la presenza di batteri di peste, colera, meningite, paratifo, tifo, salmonella e febbri ricorrenti. Il 12 marzo, nella contea di Kuandian, importante via di congiunzione tra Cina e Corea, vennero avvistati otto aerei USA (F-86 Sabrejets) sorvolare la zona e uno di questi fece cadere un oggetto cilindrico al cui interno trovarono zanzare, ragni e piume di pollo. Non lontano dal cilindro vennero scoperte centinaia di piccole bombe a frammentazione dallo strano contenuto. I test evidenziarono la presenza dell’antrace in tutti gli insetti e piume, ma non si registrarono vittime. Tra la prima settimana di marzo e il 5 aprile 1952, quattro casi di antrace vennero scoperti dalle autorità cinesi, tutti e quattro dopo che era stato avvistato un aereo nemico. Sempre tra il marzo e l’aprile, il Comitato Provinciale della Prevenzione delle Malattie Epidemiche del ?? Liaoning dichiarò che il 38% del territorio era sottoposto alle incursioni aeree batteriologiche da parte del nemico, e che, in appena quaranta giorni, 2.000 persone si erano ammalate, di cui 140 morirono. Si registrarono 589 casi di strani ed acuti disturbi, morirono di malattia anche 558 polli. A Shenyang si riscontrarono persino diversi casi di encefalite.
Alla fine del marzo 1952, le autorità cinesi e il Comitato Centrale di Prevenzione delle Malattie Epidemiche avevano organizzato ben 129 brigate di prevenzione sanitaria, in cui operavano circa 20.000 tecnici. In appena due settimane, quasi 5 milioni di persone vennero vaccinate contro la peste, migliaia di tonnellate di rifiuti bruciati e milioni d’insetti e roditori uccisi. Nel maggio 1952, il Comitato di Prevenzione dichiarò che le incursioni aeree statunitensi di guerra batteriologica si erano estese anche nella Cina centrale e meridionale, riportò 358 invasioni aeree nella provincia del Guangdong nel solo mese di aprile. Per tutta la durata del conflitto, le autorità cinesi continuarono a denunciare gli attacchi batteriologici statunitensi, che lanciavano dai loro bombardieri “bombe non esplosive” piene d’insetti e di altri vettori di malattie letali. Molti rapporti cinesi affermano la presenza di strane sostanze in differenti parti della Cina del nord-est: sostanze appiccicose trovate in una stazione ferroviaria insieme a numerosi piccoli scarafaggi neri portatori di peste e diverse borse piene di pulci; locuste furono scoperte in luoghi estremamente freddi; una valigia contenente venti specie di zanzare fu rinvenuta presso un ponte e, anche se non ci sono rapporti per stabilire se fossero portatrici di malattie, nove guardie si ammalarono di una malattie che non fu possibile diagnosticare; ventuno studenti si ammalarono gravemente dopo che furono rinvenute strane mosche e zanzare; nel marzo del 1952, un’infermiera giapponese scoprì delle mosche portatrici di tifo che non erano mai state viste in Corea, ma che riconobbe come una specie tipica della propria regione nipponica.
Nella primavera del 1952, la Cina organizzò la Commissione per Investigare sui Crimini di Guerra Batteriologica Americani costituita da numerosi scienziati, alcuni mandati in Corea insieme a giornalisti, rappresentanti internazionali, movimenti giovanili e delle donne, gli altri invece rimasero nella Cina nordorientale e si occuparono principalmente di tutti gli aspetti scientifici delle indagini: identificazione dei vettori, autopsie, analisi dei microrganismi. A capo della Commissione furono posti il Ministro della Salute cinese, Li Dequan, e Liao Chengzhi, eminente membro del governo cinese. La Commissione stilò un Rapporto (Documenti di Praga) nel quale asseriva: “il governo USA, che portando avanti una vile aggressione contro la Repubblica Popolare Cinese, ha commesso non solo il crimine di aggressione, ma anche crimini contro l’umanità e crimini in violazione delle leggi e delle convenzioni internazionali e delle consuetudini di guerra. […] Noi chiediamo che i responsabili del governo e delle Forze Armate USA e degli elementi degenerati dei circoli scientifici statunitensi siano bollati come criminali di guerra, giudicati dai popoli di tutto il mondo e severamente puniti3”.

Tutte le prove, testimonianze e analisi della Commissione cinese furono sottoposte all’analisi della nuova Commissione Internazionale formata ad Oslo, l’ISC. Sebbene l’ISC non avesse alcun capo ufficiale, Joseph Needham viene considerato la sua figura di spicco. Oltre ad essere un esperto e rinomato biochimico, era l’unico a conoscere la lingua e la cultura cinese. Aveva fatto parte della Missione Scientifica Britannica in Cina dal 1943 al 1946, partecipando insieme agli scienziati cinesi alle investigazioni sul programma di guerra biologica giapponese e di sperimentazione sull’uomo. Nel 1944, aveva scritto un Rapporto indirizzato al Ministero degli Esteri Britannico nel quale riportava alcuni casi di attacchi nipponici non convenzionali in Cina, ma purtroppo non ve ne è più traccia né negli archivi inglesi né nelle carte di Needham depositate all’Imperial War Museum di Londra.
L’ISC iniziò i lavori con alcune sedute preliminari a Beijing tra il 23 giugno e il 9 luglio, poi si mosse per Shenyang, dove rimase fino al 25 luglio. Dal 28 luglio al 5 agosto si fermò in Corea del Nord per poi unirsi a Franco Graziosi il 9 agosto a Beijing. Stando alle parole di Graziosi, “la ragione per cui la Commissione fu chiamata era di esaminare le prove fornite dal governo cinese e coreano sul fatto che queste armi [armi batteriologiche] fossero state utilizzate, ma la scala, gli scopi strategici, tattici o psicologici dell’uso delle armi biologiche, non era una questione che l’ISC poteva esaminare. Cina e Corea si interessavano solamente a fornirci quei documenti che erano utili a stabilire l’uso o il non uso di tali armi4”. L’ISC lavorò esclusivamente sulle evidenze fornite dalla Cina e dalla Corea, visitò solamente alcuni siti dove erano presumibilmente avvenuti gli attacchi statunitensi con armi invisibili, ebbe la possibilità di ascoltare i quattro aviatori statunitensi (John S. Quinn, Kenneth L. Enoch, Floyd B. O’Neal, Paul Kniss) che confessarono di aver effettuato attacchi con armi batteriologiche e che descrissero nei particolari le bombe utilizzate, intervistarono molti testimoni oculari e la spia sudcoreana catturata dalle forze comuniste, lavorarono a strettissimo contatto con le risorse e gli esperti cinesi e coreani.

Grande attenzione venne riservata ai numerosi casi di peste scoppiati nella Corea del Nord a partire dal 1952. La peste non era stata presente nella penisola coreana per lo meno dagli ultimi cinque secoli, sebbene in alcune zone della Manciuria (la più vicina a 450 chilometri) la peste fosse endemica. Tuttavia la Commissione ritenne che non si poteva assolutamente trattare di fenomeni naturali. Numerosissime pulci infette dalla peste vennero ritrovate dopo il passaggio di aerei statunitensi in luoghi molto freddi, ma ciò che più stupì fu che “le pulci ritrovate non sono le pulci dei ratti che sono normalmente i vettori abituali dei bacilli della peste, ma le pulci dell’uomo (Pulex irritans), le stesse che furono utilizzate dai giapponesi nel corso della seconda guerra mondiale. […] E’ impossibile ritrovare queste specie in così grandi quantità lontano dalle abitazioni umane5”. Affinché si manifesti, in natura, un’epidemia di peste, come spiega il professor Graziosi, deve accadere una catena di eventi ben precisa e del tutto eccezionale. Le pulci sono parassiti molto specifici, la pulce del ratto vive sui ratti, la pulce dell’uomo solamente sull’uomo, ma nel momento in cui avviene una grande moria di ratti, le pulci appestate e affamate non trovano più i loro naturali ospiti e possono venire a contatto con l’uomo. Quando appaiono i primi casi di peste nell’uomo dovute alle morsicature delle pulci dei roditori, allora la pulce umana può divenire portatrice di peste anch’essa e diffondere la malattia nelle comunità umane, ma solo in casi del tutto eccezionali e che comunque non giustificano la massiccia presenza di pulci umane vettori di peste bubbonica sul terreno nevoso, in luoghi freddi e lontani dai centri abitati. L’ISC esaminò nel dettaglio un caso avvenuto il 5 aprile 1952 in quattro villaggi nell’amministrazione di Kannan (Manciuria nord-orientale). La notte del 4 aprile, intorno alle 23 e 30, molti contadini udirono un aereo passare a bassa quota, gli abitanti dei villaggi al loro risveglio ritrovarono moltissimi topi di campagna (o arvicole) morti o visibilmente ammalati nelle loro abitazioni e nei dintorni dei paesi. La Commissione trovò le evidenze assolutamente anormali: le arvicole di quella specie (Microtus gregalis) si vedevano solamente nei mesi estivi e non affollavano le abitazioni in così grande quantità (ne vennero ritrovati 717). Ma soprattutto i Microtus gregalis non erano mai apparsi in quella zona. Le analisi batteriologiche sui topi effettuate all’Istituto Medico Cinese di Shenyang rivelarono la presenza del batterio Yersina pestis, peste bubbonica. Non furono però ritrovati resti di bombe o di involucri, sebbene nel Rapporto viene riportato un articolo del gennaio 1952 di un giornale giapponese, il Mainichi, nel quale viene descritto un recipiente di carta, in grado di essere paracadutato e di bruciare senza lasciare alcuna traccia dopo aver rilasciato il suo contenuto. L’ISC inoltre cita il Saitama Experimental Animal Research Institute gestito da Ozawa, l’unico istituto giapponese in grado di allevare migliaia e migliaia di topi. La conclusione della Commissione fu “non resta alcun dubbio sul fatto che una grande quantità di arvicole affette da peste è stata disseminata sul distretto di Kannan nella notte tra il 4 e il 5 aprile 1952 da un aereo che i contadini avevano sentito. L’apparecchio è stato identificato come appartenente all’aviazione americana di combattimento notturno del tipo F-82 a doppia fusoliera6”.

A Kuandian, la Commissione confermò le prove portate dai tecnici cinesi e, anche in questo caso, riscontrarono anomalie di stagione e zoogeografiche negli insetti cosparsi d’antrace che erano stati rinvenuti sulla nuda terra. Il tipo di bacillo dell’antrace ritrovato nei coleotteri del genere Ptinus, negli aracnidi o nelle piume oltre ad essere particolarmente letale, aveva la caratteristica di provocare la contaminazione delle vie respiratorie, una delle forme più letali dell’antrace. Gli USA avevano rivolto molta attenzione alle malattie che potevano colpire l’apparato respiratorio umano e gli stessi ricercatori di Camp Detrick avevano reso pubblico l’ottenimento di varianti del batterio dell’antrace che poteva penetrare e “avvelenare” le vie respiratorie. Fu Graziosi che, esaminando la quantità di antrace negli Ptinus7, straordinariamente alta per poter essere un evento di infezione naturale, fece notare agli altri membri della Commissione l’eccezionalità del caso non segnalato dalla Commissione cinese. Con questa osservazione Graziosi ottenne la stima e la fiducia degli altri, forse prima diffidenti per la giovane età dello scienziato italiano.
L’ISC fu invitata dal Ministro della Sanità nordcoreano ad indagare su alcuni casi di colera scoppiati a Dai Dong. Il 16 maggio 1952, venne notato un aereo volare in circolo per circa un’ora sopra ad una collina. Una contadina trovò un pacchetto contenente molluschi, che consumò crudi insieme al marito. La sera almeno dieci persone si ammalarono e morirono nel giro di un solo giorno. I rapporti medici indicarono che la morte era dovuta al colera. Gli esami batteriologici effettuati sui molluschi, oltretutto fuori stagione con un anticipo di almeno un mese, furono positivi al vibrione del colera, una malattia mai endemica in Corea. La Commissione non poté fare a meno di notare la stranezza di trovare molluschi, animali acquatici, della specie Meretrix meretrix, sul fianco di una collina in un territorio pressoché rurale; non poté fare a meno di notare che i molluschi erano stati ritrovati a meno di un chilometro di distanza da una stazione di pompaggio di acqua potabile. Le testimonianze raccolte confermarono la presenza di un forte vento nella notte del presunto attacco batteriologico, che potrebbe aver deviato la caduta dei pacchi contenenti molluschi vettori del colera e che potrebbe giustificare anche la presenza in aria per quasi un’ora dell’aereo nemico.

Particolare attenzione venne rivolta allo studio delle bombe e dei recipienti in grado di portare e disseminare vettori e materiale contaminato. La disseminazione poteva essere avvenuta tramite diverse tecniche e diversi contenitori, che, purtroppo, non sempre furono ritrovati. La Commissione quindi si basò molto sulle testimonianze di testimoni oculari, ma soprattutto sulle dichiarazioni dei quattro aviatori americani prigionieri di guerra, uno dei quali confessò che “le nostre bombe [batteriologiche] sono ancora ad uno stadio sperimentale e ne esistono di molte varietà8”. Nel Rapporto sono descritti dodici tipi di disseminazione di malattie infettive e di bombe biologiche, facendo riferimento al giorno in cui erano state ritrovate, al loro contenuto, alle loro caratteristiche strutturali e ai testimoni che le avevano scoperte.
I membri dell’ISC ebbero l’occasione di intervistare a Pyongyang un sudcoreano, Lim Choom Tack, appartenente alle Forze Ausiliarie Americane di Spionaggio e catturato il 20 maggio 1952 in territorio nordcoreano. Confessò che lo scopo della sua missione era quello di raccogliere i dati relativi agli attacchi batteriologici che erano stati effettuati e di scrivere un rapporto. Dalle analisi, a cui fu sottoposto, si poté vedere che aveva subito un gran numero di immunizzazioni per diverse malattie letali. Confessò che gli era stato ordinato di raccogliere informazioni utili su alcune malattie sulle quali gli statunitensi volevano essere informati, come tifo, peste, colera, encefalite, dissenteria e vaiolo. Era stato istruito a non passare la notte in posti infestati da insetti e di bere solo acqua prima bollita.

Le confessioni dei piloti americani svolsero un ruolo molto importante, confermando le indagini sia della Commissione cinese sia di quella internazionale, ed ebbero ripercussioni sul breve dibattito relativo alle responsabilità della guerra batteriologica che seguì dopo il ritorno a casa degli aviatori. I quattro piloti confessarono le loro responsabilità nella guerra biologica, descrissero, a volte in modo dettagliato, le bombe non-esplosive che avevano gettato in Cina ed in Corea del Nord e degli insetti-vettori, dei ratti e di alcune malattie che avevano diffuso dai loro aerei. Confessarono di aver partecipato tra il luglio del 1951 ed il marzo del 1952 a molte conferenze, in Giappone e Corea, sui metodi di guerra batteriologica. In tutto, furono trentasei i piloti che ammisero alle autorità cinesi di aver effettuato attacchi di guerra batteriologica e a cui fu richiesta una testimonianza scritta (Appendice 4, p. 214). Quando i militari catturati vennero rimpatriati negli Stati Uniti dissero di essere stati costretti a confessare gli attacchi biologici a causa del pessimo trattamento a cui erano stati sottoposti nei campi di prigionia nordcoreani, la mancanza di cibo, i lunghissimi periodi di isolamento, le crudeltà fisiche e psicologiche che subirono dai loro carcerieri. Essi rassicurarono gli USA di non sapere assolutamente nulla della guerra biologica, avevano solamente dato delle false confessioni. Il professor Zhu Chun, ex ufficiale del Quartier Generale della Divisione dei Campi di Prigionia, fu uno di coloro che interrogarono i piloti catturati. Ascoltò anche i tenenti Quinn e Enoch, poi interrogati dai membri dell’ISC. In una sua intervista concessa a Endicott e Hagerman, egli descrive come avvenivano le testimonianze scritte:

Li chiamavamo nel nostro ufficio. Parlavamo loro in modo paziente e li ascoltavamo uno ad uno. All’inizio non volevano parlare. Ma noi avevamo le prove. Nevicava fuori, c’era la neve a terra e il nostro esercito trovava insetti avvelenati a terra. Sì, noi li pressavamo. Volevamo sapere da loro che cos’erano le bombe che noi trovavamo. Volevamo sapere da loro i risultati delle loro azioni criminali. Gli chiedevamo se potevano scrivere tutto ciò che avevano fatto. Loro scrivevano qualcosa e ce lo consegnavano. Di solito era incompleto, vago a volte. Gli facevamo ancora domande. Tornavano indietro e scrivevano qualcos’altro9”.

“I membri della Commissione sono della netta convinzione che nessuna pressione né fisica né mentale sia stata esercitata sui prigionieri e che questi abbiano solamente fatto le loro confessioni10”, si legge nel Rapporto dell’ISC. Ex prigionieri di guerra dell’UNC, finito il conflitto, affermarono che nei campi di prigionia coreani non vi erano pesanti privazioni fisiche e psicologiche. Endicott e Hagerman hanno incontrato anche l’ex pilota dell’esercito USA che confessò i crimini di guerra biologica, Howard Hitchens Jr. Non subì abusi fisici come tortura o sevizie, sebbene la sua esperienza fosse stata dura e di estrema prostrazione, d’altra parte era un prigioniero di guerra statunitense reo confesso di aver effettuato attacchi con armi letali di distruzione di massa. Hitchens spiegò di aver confessato solamente per far terminare la terribile pressione a cui era sottoposto dalle autorità cinesi, che continuamente lo interrogavano per ottenere informazioni. Il colonnello Walker Mahurin nella sua testimonianza scritta descrive le bombe biologiche che “contenevano mosche, pulci e zanzare infette di malaria, febbre tifoide, peste ed altro ancora11”. Dal 10 gennaio 1952, gli vennero affidate dieci missioni di guerra batteriologica al mese, di cui almeno due in territorio cinese. Le missioni a nord dello Yalu, spiegò Mahurin, venivano affidate solamente ai piloti più esperti, dato l’alto rischio dei raid. L’obiettivo delle incursioni aeree era di contaminare le aree che erano state appena bombardate con le armi convenzionali. L’efficienza e la velocità dei servizi logistici comunisti vanificava ogni attacco nemico ed in poco tempo ogni via di comunicazione o di approvvigionamento veniva ricostruita durante la notte. Lanciare pulci infette della peste avrebbe fermato i lavori di ricostruzione. Nella deposizione di Mahurin, egli parla accuratamente di una sua visita a Camp Detrick nel novembre del 1950, dove assisté alla sperimentazione di una bomba al cui interno si trovavano insetti portatori di letali malattie, descrive gli insetti-vettori, e fornisce molti dettagli e nomi di alcuni membri delle Forze Aeree statunitensi che erano coinvolti nei segretissimi attacchi biologici. Tuttavia, al suo ritorno negli Stati Uniti, quando, insieme a tutti gli altri piloti che avevano confessato, fu messo sotto accusa per alto tradimento, che poteva significare la condanna a morte, ritrattò tutte le sue rivelazioni. Mahurin bollò le sue confessioni come ridicole, ma, a suo dire, fu fortemente costretto a fare quelle false dichiarazioni. Il governo USA portò avanti anche la tesi del “lavaggio del cervello” subito dai prigionieri di guerra per confessare atti e cose di cui non sapevano neanche l’esistenza. Nessun pilota comunque fu sottoposto ad alcun procedimento giuridico.

Il 31 agosto 1952, a Beijing, la Commissione Scientifica Internazionale firmò il proprio Rapporto concludendo che i popoli di Cina e Corea erano stati soggetti agli attacchi di guerra batteriologica statunitense. I membri dell’ISC chiesero anche a Graziosi di apporre la propria firma, ma egli, in accordo con Needham, si rifiutò. Essendo un consulente-osservatore, la propria firma avrebbe potuto scatenare false accuse sull’attendibilità del Rapporto e della Commissione, non essendo egli un membro effettivo, così scrisse una propria dichiarazione. Ogni parola fu ben misurata e accorta, tale da non lasciare fraintendimenti. Graziosi, anche se non partecipò alla prima parte dei lavori, prese visione di ogni documento che l’ISC aveva avuto a disposizione dalle autorità cinesi e coreane, ebbe modo di lavorare e discutere con molti suoi colleghi cinesi e su tutto il materiale delle biblioteche e degli archivi locali, “attraverso queste attività sul posto, mi sono convinto che le forze aeree statunitensi hanno usato armi di questo genere [armi batteriologiche]12”. Il compito dell’ISC era di una gravosa importanza, stabilire se la nazione più potente del mondo, gli Stati Uniti, avesse impiegato armi di distruzione di massa, proibite e rinnegate dalla maggior parte dei paesi e dei popoli del mondo. Inoltre Needham e Zhukov facevano parte di nazioni direttamente coinvolte nel conflitto, e, secondo Graziosi, questo gravava moralmente ancor più sul compito che era stato loro affidato. La Commissione probabilmente non poté fare molto di più sia per il tempo assai limitato, sia per la mancanza di un supporto tecnico autonomo, sia per l’obiettivo ben definito per cui era stata chiamata ad indagare. Non fu chiesto all’ISC di investigare sugli scopi o sulle proporzioni di tali attacchi, le autorità comuniste gli sottoposero solamente distinti e circoscritti casi di guerra batteriologica, anche perché il quadro generale degli attacchi biologici era coperto dalla più assoluta segretezza, per non rivelare al nemico utili informazioni. La Commissione si chiese più volte se gli attacchi potessero provenire anche da altre nazioni, ma studiando le rotte, tracciate dai radar cinesi, degli aerei che avevano effettuato gli attacchi, fu chiaro che questi provenivano dalle basi statunitensi e lo riporta anche Needham nei suoi appunti. Tuttora non si è in grado di stabilire l’esatta portata degli attacchi, il numero delle vittime o i risultati tattici e strategici, ma, senza ombra di dubbio, i casi esaminati dall’ISC confermano gli attacchi batteriologici statunitensi.

Franco Graziosi è oggi l’unico testimone ancora in vita dell’intera Commissione. Con lui, oltre ad aver avuto modo di indagare sulle questioni prettamente scientifiche e storiche, ho potuto analizzare altri aspetti del lavoro dell’ISC e sviluppare una più approfondita analisi della guerra batteriologica in Corea. Il primo problema da affrontare è l’attendibilità degli uomini coinvolti e la loro preparazione scientifica. Tutti erano affermati scienziati, noti nelle loro rispettive nazioni e all’estero ed ognuno fornì un aiuto essenziale alle indagini: Graziosi, oltre a presentare interessanti osservazioni scientifiche, soprattutto riguardo ad alcuni casi di encefalite a Shenyang, persuase Needham ad inserire all’interno del Rapporto gli annessi, in modo da dare ai lettori e agli studiosi una visione globale del lavoro svolto ed in previsione di un generale scetticismo che avrebbe avvolto tutto il Black Book; Olivo fece un accuratissimo studio sugli scheletri delle arvicole trovate a Kannan e li confrontò con quelli dei roditori locali; Pessoa ordinò tutti i dati sugli insetti disseminati dagli statunitensi; Zhukov diede moltissima importanza ai vari incidenti di disseminazione di vettori di peste bubbonica.
Più volte si è pensato ad un grande complotto nazionale da parte cinese, un’enorme frode propagandistica, un piano segreto attuato per gettare discredito sulla presenza USA in Corea. Se fosse vero, le autorità cinesi avrebbero dovuto coinvolgere migliaia e migliaia di scienziati, disseminare agenti biologici altamente letali contro le proprie truppe, costringere centinaia di testimoni oculari a giurare di aver visto aerei USA gettare strani involucri, disseminare sul terreno nevoso migliaia di insetti e vettori infetti, mettere d’accordo soldati, contadini, medici, infermieri e, cosa ancor più difficile, ingannare gli scienziati internazionali. Graziosi e Needham, durante il loro soggiorno a Beijing, si intrattenevano spesso a cena con i loro colleghi cinesi e mai nessuno fece trapelare alcun dubbio o mise in guardia i due studiosi. La Commissione incontrò anche Mao Zedong e Zhou Enlai. Graziosi ricorda che Mao chiese spiegazioni riguardo al loro lavoro “ma cosa sono tutti questi insetti che ci buttano addosso?”, dimostrando una reale e sincera attenzione.
Nell’archivio di Franco Graziosi depositato all’Imperial War Museum di Londra, oltre ai vari documenti scientifici e storici, sono raccolte alcune testimonianze che dimostrano lo spirito che coinvolgeva i membri dell’ISC: una poesia di Olivo, appunti di Needham, disegni regalati da bambini cinesi a Graziosi, erano “tutte persone con un forte senso di responsabilità e passionalmente impegnate13”, sottoposte ad una enorme pressione, ma che fecero tutto in estrema imparzialità e professionalità, scevri da qualsiasi pregiudizio “imperialista” o “comunista”.

Il Rapporto dell’ISC è un importantissimo documento scientifico e storico, ma che non hai mai avuto il dovuto e giusto riconoscimento. Le prove raccolte e studiate sono, usando le parole di Needham, al 99% inattaccabili. Soprattutto gli annessi hanno una rilevante importanza per spiegare la ragione e gli scopi degli attacchi. L’esercito USA utilizzò una grandissima quantità di agenti biologici letali: peste, carbonchio, antrace, colera, encefalite e perfino molti parassiti vegetali. L’Annesso QQ14 è un rapporto su un’epidemia di setticemia (affezione caratterizzata da un’elevata presenza di batteri nel sangue) tra i polli causata dalle morsicature dei ragni, gettati dagli aerei americani, portatori di Pasteurella multocida. La Pasteurella è un parassita che attacca principalmente roditori o pollame, solamente in casi rari può essere trasmessa all’uomo, in generale, senza causare troppi danni. Di per sé questo studio potrebbe non essere importante, ma è invece indicativo per comprendere la portata degli attacchi batteriologici statunitensi. Gli aerei USA gettarono sulle teste dei coreani e dei cinesi una vastissima gamma di agenti patogeni a volte con scopi tattici ben precisi, come impedire l’accesso delle truppe nemiche in determinate zone o per impossibilitare gli approvvigionamenti ed interdire le vie di comunicazione. Per molti altri attacchi, invece, si può parlare di vere e proprie sperimentazioni di metodi di guerra biologica sul campo, esperimenti comunque inseparabili da ben precisi scopi tattici e strategici. Si tratta sicuramente di impieghi su scala molto limitata, dato lo sparuto numero di vittime documentate e la scarsa utilità nella guerra biologica di alcuni microrganismi patogeni utilizzati. Il conflitto coreano poteva offrire alle Forze Armate statunitensi un esclusivo banco di prova per le nuove armi e per i nuovi studi sviluppati a Camp Detrick e nelle Unità giapponesi 406 e 8003, mai provati prima sul campo. Senza un’adeguata osservazione, senza una sperimentazione sugli esseri umani non si ha la possibilità di comprendere l’effettiva letalità di armi costituite da organismi vivi e attivi che causano gravi malattie nei corpi che occupano. Un conflitto confinato in una remota e quasi ignota parte del mondo, la Corea, fornì con tutta probabilità il miglior campo di sperimentazione per gli scienziati del Maryland, soprattutto dopo le recenti acquisizioni dei dati giapponesi relativi alla guerra biologica. La guerra batteriologica statunitense in Corea ed in Cina può essere quindi definita del tutto sperimentale.
Tuttavia, ci furono moltissimi casi di vaiolo negli ultimi mesi del 1950 e agli inizi del 1951 che meritano di essere approfonditi. Zhou Enlai accusò pubblicamente gli Stati Uniti di aver disseminato in Corea del Nord il virus del vaiolo durante la ritirata delle truppe dell’UNC al sud, in seguito all’urto dei Volontari cinesi entrati in guerra. Effettivamente, nel gennaio del 1951, si verificò una situazione di assoluta emergenza in cui lo sgombro USA dalla Corea sembrava quasi inevitabile. Nelle Reminiscences (Memorie) del generale Douglas MacArthur si legge:

Il 4 gennaio, i nemici ripresero Seul, il 7, l’Ottava Armata si ritirò in una nuova posizione a circa 70 miglia a sud del 38° parallelo. La stampa europea e gran parte di quella statunitense gridava istericamente che le forze delle Nazioni Unite «stanno per essere buttate a mare». La disastrosa predizione fu solennemente ripetuta all’assemblea del Congresso. La strategia della progressiva debolezza, a causa dell’allungamento delle linee di rifornimento, stava andando contro il nemico e LE MALATTIE STAVANO COMINCIANDO A DANNEGGIARE I SUOI RANGHI. IL TIFO E ALTRE DIFFUSE EPIDEMIE, CHE I CINESI NON SAPEVANO COME CONTROLLARE, DECIMARONO LE LORO LINEE15”. [maiuscolo aggiunto]

Il generale MacArthur dà una straordinaria importanza alle malattie infettive, tale da capovolgere la situazione bellica a proprio favore.
Ho tentato di scoprire con il professor Graziosi se le Forze USA avessero effettivamente utilizzato il virus del vaiolo per annientare le forze comuniste. Ciò avrebbe assolutamente smentito l’uso sperimentale degli attacchi batteriologici e provato l’uso massiccio di tali offensive. Durante il suo lavoro a Beijing, nell’estate del 1952, Graziosi visitò, insieme a Pessoa, l’Istituto Sieroterapico di Beijing in cui vide con i propri occhi la preparazione massiccia di milioni di dosi di vaccino anti-vaioloso, confezionato per un impiego rapido e su larga scala. Ciò rappresentava uno sforzo eccezionale e sicuramente connesso con gli eventi bellici. I Volontari dell’esercito cinese, in prevalenza contadini, non erano immunizzati contro il vaiolo a differenza delle Forze dell’UNC. Tuttavia nemmeno i coreani era stati vaccinati, né durante i lunghi anni del dominio giapponese né nel breve periodo di amministrazione fiduciaria statunitense. Nell’edizione del 1963 dell’Enciclopedia Britannica alla voce “smallpox” [vaiolo] si legge che nella Corea del Sud, nel 1946, si erano verificati 20.574 casi di vaiolo, in base ai dati forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Nel Rapporto del 29 aprile 1954 del colonnello statunitense Arthur P. Long, intitolato General Aspects of Preventive Medicine in the Far East Command [Aspetti Generali di Medicina Preventiva nel Comando dell’Estremo Oriente], si parla di 50.000 casi di vaiolo di cui 12.000 mortali, tra la popolazione sudcoreana e 4.000 casi tra le truppe ONU, nel solo 1951. Tutti questi numerosissimi casi indicano senza dubbio un forte endemismo della malattia nella Corea e i soldati cinesi non vaccinati potrebbero aver contratto il virus dalla popolazione locale. Questi fatti dimostrano con tutta probabilità l’estraneità degli Stati Uniti nei casi di vaiolo e che le ragioni di quest’elevato numero di contagiati fu dovuto a cause puramente naturali.

Topic: esperimenti giapponesi seconda guerra mondiale, unità 731, Shiro Ishii, crimini di guerra giapponesi


1 Milton Leitenberg, “New Russian Evidence on the Korean War Biological Warfare Allegations: Background and Analysis”, Cold War International History Project Bulletin 11, Woodrow Wilson International Centre for Scholars, marzo 1999, p. 186.


2 Stephen Endicott, Edward Hagerman, The United States and Biological Warfare, op. cit., p. 8.


3 Milton Leitenberg, “New Russian Evidence”, op. cit., p. 186.

4 Intervista a Franco Graziosi per la Thames Television PLC, Encl. 2 – List of Documents in Franco Graziosi Archive, depositato al London Imperial War Museum.


5 Rapport de la Commission Scientifique Internazionale, op. cit., pp. 26-27.


6 Rapport de la Commission Scientifique Internazionale, op. cit., p. 31.


7 Rapport de la Commission Scientifique Internazionale, Annexe C,op. cit., p. 113.


8 Rapport de la Commission Scientifique Internazionale, op. cit., p. 39.


9 Stephen Endicott, Edward Hagerman, The United States and Biological Warfare, op. cit., p. 158.


10 Rapport de la Commission Scientifique Internazionale, op. cit., p. 51.


11 Deposition of Nineteen U.S. Airmen on Their Participation in Germ Warfare in Korea, Department of Cultural Relations with Foreign Countries, Ministry of Culture and Propaganda, DPRK 1954, p. 152.


12 Intervista a Franco Graziosi per la Thames Television PLC, op. cit.


13 Intervista a Franco Graziosi per la Thames Television PLC, op. cit.


14 Rapport de la Commission Scientifique Internazionale, op. cit., pp. 607-611.


15 Douglas MacArthur, Reminiscences of General of the Army Douglas MacArthur, Bluejacket Books Naval Institute Press, Annapolis 1964, p. 383.


STORIA DELLE GUERRE BATTERIOLOGICHE: DALLA SECONDA GUERRA MONDIALE AL CORONAVIRUS VII Parte


Le Unità 406 e 8003

Risultato immagini per rischio biologico

Il Laboratorio Medico Generale 406 della Sezione Medica USA dell’Estremo Oriente (Unità 406) fu impiantato prima in uno stabilimento della base aerea di Atsugi, successivamente al Mitsubishi Higashi Building, quartier generale della Mitsubishi a Tokyo. L’Unità 406 venne creata, originariamente, per occupasi di questioni sanitarie relative alle truppe di occupazione USA in Giappone ed in Corea del Sud e dei problemi di salute pubblica tra la popolazione civile.
Fu James J. Simmons, il primo pioniere della guerra biologica statunitense, a spingere per l’attivazione dell’Unità in Giappone. Nel 1949, il tenente colonnello W.D. Tigertt venne scelto per guidare un nuovo programma di ricerca biologica all’interno dell’Unità statunitense 406. Egli era un esperto scienziato militare di Camp Detrick, specializzato nello studio degli insetti-vettori portatori dell’encefalite B giapponese. Inizialmente l’Unità era di modeste dimensioni e con compiti assai limitati, ma, nel breve volgere di qualche anno, divenne una struttura ben più complessa e ampia, che includeva dipartimenti e laboratori di entomologia, batteriologia, epidemiologia e di studio delle malattie esotiche e virali. Durante la Guerra di Corea, molto era il materiale richiesto, soprattutto animali e cavie da laboratorio (circa 20.000 al mese) che il Saitama Experimental Animal Research Institute provvedeva a reperire. Questo istituto di approvvigionamento dell’Unità 406 era gestito da Ozawa Ichisaburo, ex membro del programma di guerra biologica di Ishii Shiro. Molti lavori furono affidati all’Istituto Nazionale della Salute giapponese, dove lavorava, in qualità di ricercatore, Wakamatsu Yujiro (comandante dell’Unità 100). Come ho già detto, numerosissimi ex appartenenti alle Unità Ishii occuparono posizioni di primo piano nella vita scientifica e pubblica giapponese, e, grazie alla loro esperienza, con tutta probabilità furono reclutati dagli scienziati statunitensi per collaborare nelle ricerche sulle armi biologiche: erano i migliori al mondo, ufficialmente gli unici ad aver testato sugli esseri umani gli effetti delle armi invisibili.
Nel 1951, il nuovo comandante dell’Unità 406, il colonnello Richard P. Manson, richiese che il proprio personale fosse ben istruito sulle attività di guerra biologica, chimica e radiologica. Ogni settimana i tecnici di Manson erano sottoposti a quattro ore di lezioni su metodi e pratiche della guerra biologica, principalmente su tutto ciò che concerneva gli insetti-vettori, concentrandosi sulle mosche vettori di encefalite B giapponese ed encefalite equina, sull’identificazione delle pulci della peste, del tifo, sugli acari portatori di malattie virali. Nell’estate del 1951, venne creata all’interno dell’Unità una Sezione Ecologica, nella quale portare avanti gli studi sulle mosche-vettori in grado di resistere alle rigide temperature invernali. Questo studio era stato intrapreso anche dagli scienziati giapponesi che volevano utilizzare tali insetti per un eventuale attacco biologico contro le fredde regioni dell’Unione Sovietica. Dopo lo scoppio del conflitto coreano, venne allestito uno speciale gruppo scientifico di indagine nel Distaccamento dell’Unità 406 a Kyoto che si occupò principalmente dello studio degli acari e delle pulci che si potevano trovare in Corea ed in Giappone. Si cominciarono anche ad approfondire le ricerche sull’encefalite trasmessa dagli uccelli e su molte altre malattie pericolose e letali che si potevano diffondere tra le truppe amiche, i prigionieri di guerra e la popolazione civile: dissenteria, salmonella, tifo, vaiolo.
In collaborazione con le autorità nipponiche, l’Unità 406 si specializzò su tutto ciò che riguardava la vita degli insetti-vettori in Corea ed in Giappone (distribuzione geografica, riproduzione, abitudini), concentrandosi essenzialmente sulle mosche nere e sulle morsicature dei moscerini, probabilmente gli insetti più adatti a diffondere malattie tra gli uomini.
Tra il 1946 e il 1953, numerosi studi vennero effettuati anche su antrace, tularemia, tifo, paratifo e febbri ondulanti. Come sempre, venne data attenzione anche alla messa a punto di diversi vaccini per l’immunizzazione delle truppe amiche.
Il Laboratorio di Ricerca Medica dell’Estremo Oriente 8003 (Unità 8003) a Tokyo fu un importante laboratorio aggiunto all’Unità 406. La data della sua fondazione è incerta, molto probabilmente iniziò i suoi lavori tra il gennaio e marzo del 1952, sembra sia stato istituito su ordine del Comando Logistico Giapponese o come una sezione supplementare alla Sezione Ecologica del Dipartimento di Entomologia dell’Unità 406, per estendere le ricerche relative all’encefalite B giapponese. L’Unità 8003 aveva a disposizione laboratori di batteriologia, entomologia, epidemiologia, con squadre di tecnici per la ricerca sulle malattie virali ed infettive. Non era nient’altro che un laboratorio tale e quale all’Unità 406 e, sebbene non sia chiaro il motivo di tale raddoppiamento, il nuovo laboratorio accolse numerosissimi scienziati militari, civili, pubblici e privati.
Tutti i dati delle Unità statunitensi in Giappone venivano trasmessi a Camp Detrick, questo fatto potrebbe legarle al programma di guerra biologica che gli USA stavano portando avanti da più di dieci anni. Un altro legame tra le Unità 406 e 8003 e la guerra biologica sono le numerose voci provenienti dal Partito Comunista Giapponese relative all’assunzione di ex scienziati del programma di Ishii Shiro all’interno delle strutture di ricerca statunitensi. Nel 1951, erano 309 le persone che lavoravano nell’Unità 406, di cui 107 giapponesi. Per il Partito Comunista non dovrebbe essere stato troppo difficile infiltrare all’interno della 406 propri membri, poiché la maggior parte dei lavoratori giapponesi non parlava l’inglese. Nel 1952, uscì un opuscolo del Consiglio della Pace Giapponese, dove veniva svelato, da questi presunti infiltrati comunisti, che una base batteriologica USA era stata impiantata a Tokyo e vi si lavorava alla produzione di germi altamente letali con la collaborazione dei colleghi di Ishii.
Tra il 1951 e il 1952, scoppiarono tra le truppe USA, soprattutto quelle in contatto con il nemico lungo il 38° parallelo, casi di gravi malattie, e sebbene i medici statunitensi riuscissero a curarli, tuttavia non riuscirono ad identificare e isolare il virus se non con l’aiuto di alcuni scienziati giapponesi. Mentre i tecnici USA ritenevano si trattasse di leptospirosi (malattia solitamente trasmessa dalle feci dei roditori), i giapponesi la descrissero come febbre emorragica. Nei rapporti dell’Unità 406 viene citato il nome del nipponico Kasahara Shiro, ex membro dell’Unità 731 specializzato nello studio delle febbri emorragiche, come risulta anche dai verbali dei numerosi interrogatori a cui fu sottoposto dalle autorità statunitensi1. Il capitano John Craig, ufficiale di Medicina Preventiva del 10° Corpo degli Stati Uniti ed epidemiologo dell’Unità 406, chiese di poter ottenere le informazioni degli studi giapponesi in merito allo scoppio dei casi di febbri emorragiche, la Sezione Medica del Quartier Generale del Comando dell’Estremo Oriente quindi intervistò Kitano Masaji, Kasahara Shiro, Ishikawa Tachiomura e Tamiya Takeo, tutti ex membri dell’Unità 731.
Nel marzo del 1951, al generale di brigata statunitense Crawford Sams venne affidata una missione dietro le linee nemiche, nella Corea del Nord. La missione consisteva nel verificare se tra le truppe cinesi nell’area della città di Wonsan, nel sud-est nordcoreano, fossero comparsi casi di peste bubbonica, come era stato riferito da un agente americano infiltrato. Nel caso in cui fossero stati riscontrati casi di tale malattia, si doveva repentinamente correre ai ripari ed immunizzare i contingenti USA e ONU presenti in Corea. Il compito di Sams era rapire un soldato cinese malato e svolgere i test necessari in un laboratorio galleggiante, il Fleet Epidemic Disease Control Unit (Unità Galleggiante di Controllo delle Malattie Epidemiche), allestito appositamente per l’incarico. Una volta arrivati a destinazione, Sams incontrò un tecnico statunitense che mandò a monte il rapimento: egli riteneva che non si trattasse di peste, ma bensì di casi di vaiolo emorragico (altamente letale). Il dottor Sams e il suo laboratorio galleggiante furono coinvolti anche in un altro caso che potrebbe essere collegato al programma di guerra batteriologica statunitense. Nei primi mesi del 1951, al campo di prigionia USA presso Koje Island nella Corea del Sud, scoppiò una strana epidemia di dissenteria tra i prigionieri che durò circa un anno. L’inizio dell’epidemia coincise con l’arrivo della Fleet Unit di Sams al campo di prigionia. In un periodo di appena quattro mesi, quasi 120.000 prigionieri si ammalarono, di cui 19.320 costretti al ricovero ospedaliero, con un tasso di mortalità del 9%. La cosa straordinaria ed innaturale è che si riscontrarono una varietà enorme di batteri della dissenteria (amebica, bacillare e tanti altri tipi) tutti estremamente virulenti. Ci si può chiedere il motivo per cui una malattia ben conosciuta sia durata così a lungo e con una percentuale di mortalità così alta, ma soprattutto come mai tante varietà di batteri della dissenteria particolarmente virulente si siano ritrovate in un unico posto e tutte nello stesso periodo. Difficilmente in natura si può riscontrare un tale caso eccezionale. In un documento statunitense del Comitato della Guerra Biologica del Dipartimento della Difesa, datato 5 dicembre 1950, declassificato nel 1996 su richiesta di Hagerman e Endicott, si raccomanda che “il programma delle forze armate per la ricerca dei dati relativi all’immunizzazione contro le malattie utilizzate nella BW [guerra biologica] è essenziale che sia attivato sui disertori e sui prigionieri di guerra”.

Sebbene non espliciti, si possono trovare molti legami tra i Laboratori Medici statunitensi in Giappone e il programma di guerra batteriologica. Purtroppo molti documenti che potrebbero provare o confutare tali supposizioni non sono accessibili agli studiosi, mentre molti altri sono stati distrutti, come testimoniò l’ex direttore della CIA, Richard Helms, al Congresso nel 1977.
1 Stephen Endicott, Edward Hagerman, The United States and Biological Warfare, op. cit., pp. 148-149.

CONTINUA.....

STORIA DELLE GUERRE BATTERIOLOGICHE: DALLA SECONDA GUERRA MONDIALE AL CORONAVIRUS VI Parte

Il programma di guerra biologica statunitense

Risultato immagini per rischio biologico

Gli storici della York University di Toronto, Stephen Endicott e Edward Hagerman, dopo venti anni di ricerche e studi pubblicarono nel 1998 il libro “The United States and Biological Warfare. Secrets from the Early Cold War and Korea”, nel quale dimostrano, con un’accurata e inedita documentazione, lo sviluppo del programma di armamento biologico statunitense ed il suo utilizzo a scopo di offesa. Un documento del febbraio del 1977 del Dipartimento dell’Esercito USA asserisce che “la politica degli Stati Uniti riguardante la guerra biologica tra il 1941 e il 1969 era, in primis, improntata a scoraggiare il suo uso contro gli Stati Uniti e contro il suo esercito, e, in secondo luogo, ad essere utilizzata a scopo di rappresaglia1”. I due storici confutano questa politica, svelando, attraverso lo studio di alcuni documenti recentemente declassificati (molti su loro espressa richiesta) dai governi di Stati Uniti, Canada e Gran Bretagna, e la consultazione degli Archivi Centrali Cinesi relativi alla guerra batteriologica, come gli USA abbiano sviluppato un programma di guerra biologica, non solo a scopo di rappresaglia, ma anche come mezzo di offesa al pari di altre armi di distruzione di massa.


Gli Stati Uniti non ratificarono il Protocollo di Ginevra del 1925 relativo al divieto di utilizzare armi chimiche e agenti biologici e batteriologici contro il nemico. Le prime ricerche sulle armi biologiche risalgono al 1941, quando al colonnello James S. Simmons fu affidato uno studio, dal Generale Medico dell’Esercito, sulle armi batteriologiche da sottoporre all’attenzione dei medici militari, dei ricercatori civili medici e scientifici e dell’intelligence militare statunitense. Le raccomandazioni di Simmons portarono alla decisione di sviluppare e produrre armi batteriologiche di difesa e di offesa. La ricerca difensiva sarebbe stata affidata ai reparti medici dell’esercito, quella offensiva, a scienziati civili. Nell’ottobre del 1941, il Segretario alla Guerra, Henry Stimson, sollecitò il presidente della National Academy of Sciences a nominare un comitato per la guerra batteriologica, il Bacteriological Warfare Committee (WBC, Comitato della Guerra Batteriologica), costituito da nove dei migliori biologici civili statunitensi, che fin da subito entrarono in contatto con i colleghi ricercatori inglesi e canadesi. Nel febbraio 1942, il WBC concluse che una ricerca sulle potenzialità delle armi batteriologiche era raccomandata sia a scopo difensivo che da utilizzare come arma d’attacco. Stimson si rivolse anche al Joint Chiefs of Staff (Capo di Stato Maggiore Congiunto), che sebbene favorevole allo sviluppo di armi biologiche, non voleva essere direttamente coinvolto nella ricerca, per impedire che l’opinione pubblica ritenesse il Dipartimento della Guerra USA responsabile della produzione di terribili germi letali. Stimson inviò un memorandum al presidente Roosevelt, per promuovere l’urgente e segreto sviluppo di un arsenale batteriologico da parte di un’agenzia civile e non militare. Un documento declassificato (Appendice 2, p. 212) datato 1942, stilato dalla National Academy of Sciences, sottolinea la fattibilità di condurre ricerche nel campo degli agenti biologici letali da utilizzare contro il nemico e che “l’efficacia della guerra biologica sarà una questione discutibile fino a quando non sarà chiaramente provata dall’esperienza”. Probabilmente questo memorandum top secret convinse il presidente Roosevelt a creare un’agenzia civile, il War Research Service (WRS, Servizio di Ricerca della Guerra), nel marzo del 1942. Alla guida del WRS fu nominato George W. Merck, già a capo dell’importante industria farmaceutica Merck&Company, con l’incarico di coordinare in assoluta segretezza il lavoro sulla ricerca relativa alla guerra biologica, sull’uso di microrganismi come arma di guerra e sui mezzi di difesa contro un eventuale attacco biologico portato contro gli Stati Uniti. L’investigazione sugli sviluppi delle altre nazioni nel campo della guerra batteriologica venne affidato all’esercito, all’Office of Naval Intelligence (Ufficio dell’Intelligence della Marina), all’Office of Strategic Service (OSS, Ufficio dei Servizi Strategici, antenato della CIA) e al Federal Bureau of Intelligence (FBI). Per garantire la totale segretezza, la WRS fu accorpata alla Federal Security Agency (Agenzia Federale per la Sicurezza). La National Academy of Sciences partecipò attivamente alle ricerche in supporto ai lavori di Merck, istituendo, il 16 ottobre 1942, uno speciale comitato, ABC Committee, costituito da scienziati delle più rinomate università statunitensi. Nel giugno del 1944, Roosevelt diede il compito al Dipartimento della Guerra, in stretta collaborazione con il Dipartimento della Marina USA, di ampliare il programma di Merck. Con questo ordine, il presidente spostò le responsabilità delle ricerche biologiche a scopo offensivo dai civili all’esercito, in particolare al Corpo Medico e al Chemical Warfare Service (Servizio di Guerra Chimica), guidato dal generale William Porter.
I primi fondi per il programma furono di 250.000 dollari e il centro delle attività fu la base di Camp Detrick, nel Maryland, fondata nell’aprile del 1943, a cui furono aggiunte tre installazioni per gli esperimenti: presso Horn Island, attiva dall’estate del 1944, a Granite Peak, Utah, e a Vigo, nell’Indiana. I primi studi dei circa quattrocento scienziati di Camp Detrick vennero effettuati su antrace, brucellosi, botulino, peste, morva, tularemia, rickettsia, encefalite, colera, tifo e una svariata serie di parassiti e agenti patogeni delle piante e dei raccolti, stando alle parole di Merck, “tutti gli agenti viventi possibili, o i loro prodotti tossici, che sono considerati patogeni per l’uomo, gli animali e le piante2”. I microrganismi su cui più si concentrarono furono quelli di antrace e botulino. Lavorarono anche alla produzione su larga scala di agenti patogeni, alla fabbricazione e all’ideazione di efficaci mezzi di diffusione degli organismi letali, sempre in collaborazione con i reparti di guerra biologica canadesi e inglesi. La ricerca difensiva correva di pari passo a quella offensiva: vaccini contro tularemia, brucellosi, morva e botulino vennero perfezionati dagli scienziati statunitensi, per immunizzare le proprie truppe che si accingevano a invadere l’Europa, dopo che un’erronea nota dell’OSS aveva allarmato gli Alleati su un eventuale utilizzo da parte della Germania nazista di tossine di botulino per arrestare l’avanzata delle truppe alleate.

A Camp Detrick si lavorava anche alla messa a punto di bombe batteriologiche, in continua cooperazione con Canada e Gran Bretagna. Soprattutto quando il generale William Porter, nel 1945, prese il posto di Merck nella direzione e ricerca della guerra batteriologica, si diede il via alla progettazione di bombe capaci di disperdere bacilli dell’antrace su vaste aree. Più volte, Porter propose di utilizzare le sue armi invisibili, prima contro la Germania, convinto che la nota dell’OSS fosse veritiera, poi, poco prima del lancio delle due bombe atomiche, contro le colture di riso giapponesi, ma, vista ormai l’imminenza dell’invasione del territorio nipponico, la distruzione dei raccolti avrebbe causato agli Stati Uniti enormi problemi di approvvigionamento della popolazione.
Al termine della Seconda Guerra Mondiale, gli USA incrementarono i fondi al programma di guerra batteriologica, soprattutto dopo essersi assicurati, nel 1948, l’esclusivo possesso dei dati e della ventennale esperienza del programma di armamento biologico giapponese e della sperimentazione sugli esseri umani. Il 14 giugno 1945, Stati Uniti, Canada e Gran Bretagna firmarono una dichiarazione d’intenti per continuare la collaborazione nello sviluppo della guerra batteriologica. Gli inglesi in vari rapporti evidenziavano come le armi batteriologiche erano preferibili e molto più vantaggiose rispetto ad altre armi di distruzione di massa appoggiandone il “loro uso in guerre minori dove non è utile utilizzare ordigni atomici; o nelle maggiori nelle quali esse sono state bandite3”.

Verso la fine degli anni ’40, il Dipartimento della Difesa USA organizzò Commissioni speciali per rafforzare il programma di guerra biologica, la Commissione Noyes (1948), Haskins (1949) e Stevenson (1950). Quest’ultima produsse un rapporto molto importante, destinato ad influenzare le future decisioni relative alle armi invisibili. La Commissione fu promossa dall’emissario particolare del presidente Truman incaricato di svolgere le indagini in Giappone relative alle varie Unità di Ishii Shiro, Karl T. Compton, che sollecitò Earl P. Stevenson a presiedere la nuova Commissione. Stevenson era a capo di un’importante società di consulenza di Cambridge, nel Massachusetts, particolarmente legata al programma di guerra biologica statunitense. La Commissione, il 30 giugno 1950, sottopose il proprio Rapporto all’attenzione del Segretario alla Difesa, George Marshall. Riaffermava la linea seguita durante tutta la Seconda Guerra Mondiale: si raccomandava la ricerca sia difensiva che offensiva e si opponeva a qualsiasi obiezione morale sull’uso delle armi biologiche, facendo appello alla cruda realtà della guerra moderna, essa stessa arma di distruzione di massa.

Non esiste alcun dato che permetta un’analisi autorevole sulla possibile letalità di questi agenti quando vengono disseminati in modo intenzionale. E’ opinione degli esperti che non esistano procedure certe per produrre epidemie su larga scala tra gli esseri umani. Il modo in cui una malattia possa diffondersi in una comunità o in una nazione è largamente governata da fattori tuttora sconosciuti. […] Così, ad eccezion del fatto che l’uso di agenti patogeni contro i raccolti o gli animali potrebbe creare una seria carenza di cibo, la classificazione degli agenti biologici come «armi di distruzione di massa» è del tutto ingiustificata4.

La Commissione Stevenson sottolineò anche l’importanza che una netta superiorità militare avrebbe avuto in un eventuale scontro con l’Unione Sovietica, anch’essa attivamente impegnata nella ricerca sulla guerra biologica. Perciò fu raccomandato un ampliamento dei fondi destinati alle armi batteriologiche, per renderle operative e sfruttabili il prima possibile.
Il 27 ottobre 1950, Marshall approvò gran parte del Rapporto Stevenson. Il Dipartimento della Difesa portò a 345 milioni di dollari i fondi per i successivi tre anni (nel 1950 erano 5.3 milioni di dollari) e venne più che raddoppiato il personale impegnato nella ricerca e nello sviluppo del programma di guerra biologica.

Nei primi anni della Guerra Fredda, fu affidata al generale maggiore Egbert F. Bullen la responsabilità dello sviluppo della guerra chimica e biologica. Nel febbraio del 1952, Bullen tenne una conferenza all’Hunter College, a New York, per pubblicizzare il suo lavoro nelle attività di guerra tossica e chimica in Corea. I Corpi Chimici dell’esercito statunitense erano operativi in Corea già da due settimane dallo scoppio del conflitto e, in base alle stime di Bullen, una media di 315.000 litri di napalm venivano gettati ogni giorno sul nemico e sulle linee di approvvigionamento. Il capo del Comando della Ricerca e del Genio del Corpi Chimici, William M. Creasy, era il responsabile della guerra biologica. Egli fu un fervido fautore dell’uso strategico e tattico di tali armi non-convenzionali e dei numerosissimi vantaggi di un attacco biologico contro il nemico. Creasy pose l’accento sugli effetti psicologici della guerra biologica, “il timore delle malattie negli uomini è universale5”. Enfatizzò l’uso del botulino sia per i suoi effetti letali sia per gli enormi progressi degli scienziati di Camp Detrick nell’immunizzazione contro questa tossina. Il Rapporto Creasy dà anche enorme importanza al contemporaneo uso di armi biologiche e di defolianti chimici per stanare le truppe nemiche nascoste.

Con l’inizio delle ostilità in Estremo Oriente, il programma di armamento biologico ricevette un’enorme spinta. Tra l’ottobre del 1950 e il luglio del 1951, vennero classificati i germi letali in ordine di priorità: antrace, brucellosi, tularemia, peste e botulino come agenti contro l’uomo, la ruggine dei cereali e i regolatori chimici della crescita come agenti distruttori dei raccolti, ma non fu data troppa attenzione agli agenti patogeni contro gli animali. Il Corpo Chimico si concentrò essenzialmente su tutti quegli agenti che potevano essere disseminati per via aerea, quindi quelli che potevano facilmente essere racchiusi all’interno di bombe, cosparsi su piume o oggetti di comune utilizzo, su roditori infetti o su altri tipi di vettori animali. Dopo numerosi esperimenti, gli scienziati di Camp Detrick conclusero che l’obiettivo delle loro ricerche, per poter meglio disseminare malattie, era l’apparato respiratorio, quindi si focalizzarono su tutte le armi e le munizioni che avrebbero potuto disperdere nubi di aerosol letali. Nel Rapporto Creasy si dà molta importanza all’uso strategico delle bombe ad aerosol. Lo scopo di questo tipo di armi è di demoralizzare e spaventare e, se usate insieme alle armi convenzionali, possono creare consistenti danni alle strutture difensive nemiche. Grande considerazione viene data al fattore sorpresa, sia per non dare scampo all’avversario sia per rendere l’effetto psicologico delle armi biologiche devastante. Creasy considerò anche gli svantaggi di tali armi a diffusione aerea che, a causa di fattori incontrollabili (clima, eventi atmosferici, fenomeni naturali), avrebbero potuto causare danni rilevanti alle stesse truppe amiche o gli stessi nemici infetti avrebbero potuto trasmettere le malattie letali. Si cominciò così a sperimentare vari tipi di bombe biologiche per testarne l’efficacia: le bombe a grappolo M33 ed E61, le E133 utilizzate per diffondere spore d’antrace, le M16-A1 al cui interno vi erano scompartimenti in cui inserire piume, erba o insetti infetti di agenti letali. La Marina e le Forze Aeree statunitensi sperimentarono molti tipi di bombe biologiche che potevano essere usate contro installazioni nemiche, porti, importanti vie di comunicazione e di approvvigionamento, raccolti e risorse umane primarie.

Si fecero numerosi studi per verificare la possibilità di utilizzare insetti come vettori di malattie. Più e più volte i militari statunitensi smentirono il fatto che a Camp Detrick si portassero avanti esperimenti per la diffusione di germi letali tramite insetti-vettori, ma un documento datato 30 ottobre 1950 rivela che 160.000 dollari erano stati destinati alla ricerca su tale campo ed altri 380.000 andarono, dal 1951 al 1953, alla Johns Hopkins University per uno studio sul virus dell’encefalite diffuso da mosche e da usare come arma nella guerra biologica. Il dottor G.B. Reed, del Laboratorio di Ricerca Difensiva canadese, pioniere nella ricerca degli insetti-vettori, lavorò in stretta collaborazione con i Laboratori della Sezione Medica di Camp Detrick e con l’entomologo statunitense Dale W. Jenkins. Il progetto n° 465-20-001, intitolato “Meccanismi di Immissione e Azione di Composti Insetticidi e di Repellenti per Insetti” dimostra l’esistenza della ricerca statunitense sugli insetti vettori utilizzati nella guerra biologica difensiva ed offensiva in strettissima collaborazione con i laboratori canadesi6. Ishii Shiro e la sua numerosissima equipe avevano studiato per anni i modi migliori per diffondere malattie letali tramite insetti-vettori, e tutti i dati relativi a tali ricerche erano ora in possesso degli scienziati di Camp Detrick. Sembra quasi impossibile credere che gli USA non abbiano utilizzato i risultati dei giapponesi e che non abbiano condotto accurati esperimenti sugli insetti, come continuarono ad affermare per anni.
Il memorandum top secret JCS 1837/26 dell’Advanced Study Committee al Capo di Stato Maggiore Congiunto datato 21 settembre 1951 (Appendice 3, p. 213) rafforzò ancor più la convinzione dell’effettiva potenza di queste armi non convenzionali e spinse ad un’accelerazione nella messa a punto della guerra biologica. In un periodo di estrema tensione internazionale, il JSC 1837/26 affermava che, per la sicurezza nazionale, era fondamentale possedere una forte capacità offensiva relativa alle armi biologiche; ricordava ancora una volta i vantaggi economici e strategici della guerra dei germi, il suo costo relativamente basso, la sua grande potenza psicologica nell’indebolire il morale, la sua capacità di isolare o negare l’accesso alle truppe nemiche in determinate aree. Al punto 5 si enfatizzava la necessità della sperimentazione: “un più efficace programma di sperimentazione, che includa anche test su larga scala, dovrebbe essere condotto per verificare l’effettività di specifici agenti di BW [guerra biologica] in condizioni operative”. I punti 8 e 9 del memorandum sottolineavano l’urgenza di creare un’adeguata struttura organizzativa di coordinamento e d’indottrinamento per la guerra biologica. Il Capo di Stato Maggiore Congiunto accettò la maggior parte delle raccomandazioni del JSC 1837/26 il 26 febbraio 1952.

Importanti documenti statunitensi di recente declassificazione rivelano una lunga catena di comandi, divisioni e agenzie governative segrete collegate alla guerra batteriologica e chimica in Corea. Nell’estate del 1951, venne creata la USAF BW-CW Division (Divisione della Guerra Biologica e Chimica delle Forze Statunitensi), con a capo i generali H.G. Bunker e T.D. White, con il compito di stabilire le evidenti possibilità della guerra dei germi. Ad una seconda divisione, la Psychological Warfare Division (Divisione della Guerra Psicologica), venne assegnata “la funzione di integrare le capacità ed i fabbisogni per la guerra chimica e biologica nei piani di guerra e di partecipare alla decisione delle richieste di munizioni non convenzionali per realizzare i piani approvati7”. La guerra psicologica include una vasta serie di attività volte a ritardare, sabotare, diffondere panico, impaurire e demoralizzare le attività del nemico. Poteva impiegare un’estesa quantità di mezzi, che andavano da semplici volantini al mandato di utilizzare armi atomiche, radiologiche, biologiche e chimiche. Durante la Guerra di Corea, alla Divisione Psicologica venne aggiunta la 581° ARCW (581° Ala di Comunicazione e Approvvigionamento), una forza aerea di stanza in Asia sotto la copertura di un semplice servizio di trasporto militare, ma non era altro che un braccio armato della Divisione Psicologica. Quattro bombardieri B-29 vennero mandati alla base aerea statunitense di Yakota, in Giappone; quattro aerei C-119 alla base di Ashiya, Giappone; trentasei ufficiali e novantotto piloti vennero accorpati alla 5° Forza Aerea Statunitense in Corea. Con tutta probabilità si può collegare il lavoro della 581° ARCW con la guerra batteriologica in Corea: nell’equipaggiamento in dotazione alla 581° si trovavano contenitori di paglia e tre refrigeratori portatili dalla capacità di oltre 4000 dmq. I contenitori di paglia potevano essere utilizzati per disperdere erba, paglia e piume come vettori di malattie letali oppure per contenere insetti-vettori; i refrigeratori potevano servire a molti scopi, anche a quello di trasportare e mantenere vivi e attivi alcuni agenti patogeni. Tuttavia sono solo supposizioni, nulla di ufficiale è stato ancora scoperto per comprovare queste argomentazioni.
Anche la Central Intelligence Agency (CIA) era implicata nelle operazioni di copertura della guerra biologica. Nel 1948, il presidente Truman costituì, all’interno della CIA, l’Office of Policy Coordination (OPC, Ufficio di Coordinazione Politica), conosciuto anche come “Dipartimento dei Trucchi Sporchi”, con la responsabilità di organizzare azioni segrete, anche con l’utilizzo di armi non-convenzionali, come quelle biologiche, per scopi di guerra psicologica. Nel 1952, l’OPC aveva un budget di 82 milioni di dollari ed impegnava sul campo 2.812 agenti. Il capo dell’OPC in Giappone e Corea negli anni 1950-1951 era Hans V. Tofte. Egli organizzò sei strutture in Giappone, la più grande delle quali situata a Yokohama, in cui venivano addestrati gli agenti scelti per le operazioni segrete di sabotaggio in Corea. La 581° ARCW, dall’estate del 1952, era la principale forza aerea utilizzata dalla CIA nelle sue missioni segrete speciali.


1 George A. Carruth, U.S. Army Activity in the U.S. Biological Warfare Programs, volume 1, 24 febbraio 1977, p. 25.


2 Sheldon H. Harris, Factories of Death, op. cit., p. 157.


3 Stephen Endicott, Edward Hagerman, The United States and Biological Warfare, op. cit., p. 44.


4 Stephen Endicott, Edward Hagerman, The United States and Biological Warfare, op. cit., p. 46.


5 Stephen Endicott, Edward Hagerman, The United States and Biological Warfare, op. cit., p. 67.


6 Stephen Endicott, Edward Hagerman, The United States and Biological Warfare, op. cit., p. 77.


7 Stephen Endicott, Edward Hagerman, The United States and Biological Warfare, op. cit., p. 120.

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STORIA DELLE GUERRE BATTERIOLOGICHE: DALLA SECONDA GUERRA MONDIALE AL CORONAVIRUS V Parte

I germi sopra la Corea
La guerra illimitata

Risultato immagini per rischio biologico

La Guerra di Corea (1950-1953) fu tutt’altro che uno scontro limitato, come molto spesso è stato definito. Sebbene interamente combattuta nella sola penisola coreana, molte furono le nazioni coinvolte, diciassette del contingente ONU da una parte, Cina e Corea del Nord, supportate dell’URSS, dall’altra. La potenza di fuoco utilizzata fu spaventosa, tale che il generale statunitense Curtis LeMay affermò nel 1965: “abbiamo bruciato quasi ogni città sia del Nord che del Sud Corea. Abbiamo ucciso più di un milione di coreani e spinto diverse milioni di persone lontane dalle loro case ”. Più e più volte fu minacciato da parte degli Stati Uniti l’utilizzo di ordigni atomici, il generale Douglas MacArthur ne chiese a decine senza mai ottenerne (anche se le bombe furono consegnate alle basi USA sparse nel Pacifico). Ancora MacArthur chiese di poter utilizzare scorie di cobalto radioattivo, che ha una vita attiva dai 60 ai 120 anni, lungo le linee di rifornimento del nemico, in modo da creare una zona contaminata e inaccessibile. Le distruzioni provocate delle truppe ONU nella Corea del Nord, soprattutto nelle fasi iniziali del conflitto, avevano infatti creato un ingente bisogno di approvvigionamenti di ogni tipo che dovevano obbligatoriamente passare per il confine sino-coreano. Ma il piano, che MacArthur definì “è cosa facile”, non venne accettato. Fu persino ventilata la possibilità di creare un vasto deposito di armi chimiche nella Corea meridionale da usare in caso disperato, non fu fatto per il discredito che avrebbe generato all’interno delle forze delle Nazioni Unite coinvolte nel conflitto. Ma come si trasformarono gli scontri di una guerra interna dei coreani in una guerra moderna, tecnica e terribilmente sanguinosa durata tre lunghi anni?

Alla Conferenza Sextant, riunita a Il Cairo dal 22 al 26 novembre 1943, i Capi di Stato di Stati Uniti d’America (Roosevelt), Gran Bretagna (Churchill) e Cina nazionalista guidata da Jiang Jieshi [Chiang Kai-shek] ebbero un primo incontro per decidere il futuro assetto asiatico dopo la liquidazione dell’impero giapponese. Per quanto riguarda la penisola coreana, fin dal 1910 annessa al Giappone, venne deciso di renderla indipendente solo dopo un lungo periodo di supervisione, durante il quale sarebbe stata attuata una politica di amministrazione fiduciaria per garantire e velocizzare l’indipendenza. Così, mentre il 10 agosto l’URSS si avvicinava al nord della Corea, gli USA delinearono una propria zona di controllo coreana al di sotto del 38° parallelo. Il 15 dello stesso mese, Stalin acconsentì a dividere la Corea in due zone d’influenza (il sud sotto l’amministrazione USA, il nord sotto quella sovietica), probabilmente con la vana speranza di continuare la collaborazione con gli americani nell’imminente occupazione del Giappone. La decisione di dividere la Corea, sebbene inizialmente non avesse in alcun modo l’intento deliberato di creare due nazioni distinte, portò da lì a cinque anni ad un aperto scontro militare. Probabilmente l’unificazione del Nord e del Sud era l’obiettivo delle due superpotenze, sebbene entrambe auspicassero che il nuovo paese seguisse le loro rispettive ideologie. Nella prima metà del 1949, prima i sovietici e poi gli Stati Uniti abbandonarono le loro zone, lasciandosi alle spalle due diversi regimi: la dittatura comunista di Kim Il Sung (Repubblica Popolare di Corea) al nord e il governo nazionalista di Sygman Rhee (Repubblica di Corea) al sud. Gli incidenti lungo la zona di demarcazione erano frequenti perfino quando Stati Uniti e Unione Sovietica controllavano la penisola, ma, nel maggio del 1949, gli scontri e le incursioni sia dell’una che dell’altra parte stavano subendo un’escalation tale che, ben presto, avrebbero trasformato scaramucce di frontiera in una lotta fratricida per l’unificazione della Corea sotto un’unica bandiera.

Il 25 giugno 1950, truppe nord-coreane oltrepassarono il 38° parallelo e cominciarono l’avanzata verso il sud. Il 26 giugno, il presidente degli Stati Uniti, il democratico Harry Spencer Truman, ordinò alle forze USA in Giappone attacchi tattici contro obiettivi nordcoreani che operavano al sud. Con queste azioni, decise senza il consenso delle Nazioni Unite (ONU), gli USA affermarono chiaramente il loro ruolo di guida nel conflitto che era appena scoppiato. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, riunito il 25 giugno, chiese il ritiro immediato delle truppe sudcoreane e il sostegno dei membri dell’ONU per garantire la linea di demarcazione territoriale lungo il 38° parallelo. Il 27 giugno, il Consiglio di Sicurezza bollò la Corea del Nord «stato aggressore», in quanto senza avvertimento alcuno e senza provocazione stava conducendo un attacco militare contro uno stato sovrano. La risoluzione chiedeva anche agli stati appartenenti alle Nazioni Unite di offrire assistenza alla Corea del Sud. Le decisioni del Consiglio non incapparono nel veto sovietico: l’URSS boicottava le sedute per protesta contro il rifiuto di sostituire il rappresentante della Cina nazionalista (Taiwan) del Guomindang con uno della Repubblica Popolare Cinese guidata da Mao Zedong. Il 29 giugno, Truman ordinò alle forze statunitensi di attaccare obiettivi militari a nord del 38° parallelo. Il 7 luglio, il Consiglio di Sicurezza istituì il Comando Unificato delle Nazioni Unite (UNC), con la richiesta “che tutti i membri forniscano contingenti militari e assistenza di ogni tipo mettendosi a disposizione del Comando Unificato sotto il controllo degli Stati Uniti ”, il cui comando supremo venne affidato al generale statunitense Douglas MacArthur, già a capo dello SCAP e del Comando Americano Estremo-Orientale. Diciassette furono le nazioni che inviarono le proprie truppe nazionali all’UNC: Australia, Belgio, Canada, Colombia, Corea del Sud, Etiopia, Francia, Filippine, Gran Bretagna, Grecia, Lussemburgo, Nuova Zelanda, Olanda, Stati Uniti, Sud Africa, Thailandia, Turchia. Danimarca, India, Norvegia e Svezia provvidero alle unità mediche, mentre l’Italia, non ancora stato membro delle Nazioni Unite (vi entrò nel 1955), inviò la Croce Rossa Italiana Ospedale 68, che servì da ospedale sia militare che civile fino al 1955.
I primi due mesi di guerra segnarono la dilagante avanzata delle truppe nordcoreane che occuparono quasi tutto il sud, costringendo le forze dell’UNC a trincerarsi all’interno del cosiddetto Perimetro di Pusan, nella zona sudorientale della penisola coreana. La controffensiva del contingente internazionale cominciò il 15 settembre 1950 e in poco tempo venne ristabilita la situazione ante bellum. Le condizioni geopolitiche internazionali, la vittoria della rivoluzione comunista cinese sulle forze del Guomindang, l’instaurazione della Repubblica Popolare Cinese (1 ottobre 1949) vista come un’estensione del potere sovietico nell’Asia Orientale, ma soprattutto le logiche dell’insorgente caccia alle streghe maccartista americana e della guerra fredda spinsero gli Stati Uniti ad un’azione di forza al di sopra del parallelo che divideva le due Coree. Un’offensiva vittoriosa del mondo libero diretta contro la Corea del Nord, secondo una nota del Dipartimento della Difesa USA, avrebbe strappato per la prima volta un paese all’influenza comunista sovietica. Soprattutto avrebbe dato maggiore forza all’amministrazione Truman e ai democratici, accusati di essere troppo poco incisivi contro il comunismo, e al piano di riarmo globale per il contenimento del potere rosso. La maggior parte degli alleati degli USA erano d’accordo nel portare avanti l’attacco alla Corea del Nord, sebbene con delle riserve, per paura dell’intervento in guerra della Cina. Il 30 settembre 1950, truppe sudcoreane oltrepassarono la linea di frontiera, seguite il 7 ottobre dalle forze statunitensi. L’avanzata fu rapidissima: il 20 ottobre, le truppe dell’UNC presero Pyongyang, capitale della Corea del Nord. Il 24 ottobre, MacArthur fece muovere le proprie forze verso il fiume Yalu, lungo il confine con la Manciuria cinese, dove già 300.000 soldati cinesi dell’Armata di Difesa delle Frontiere Nord-Orientali (NEBDA) erano pronti ad intervenire. La diplomazia coreana si era già precedentemente mossa per chiedere l’appoggio militare e politico dell’Unione Sovietica e della Cina. Fin dall’inizio di ottobre, i rappresentanti del governo cinese inviarono molti avvertimenti agli occidentali tramite l’ambasciatore indiano a Beijing, Sandar K.M. Panikkar: l’intervento statunitense nella Corea del Nord avrebbe provocato l’entrata in guerra della Cina a fianco dei nordcoreani. Stalin, che non voleva essere direttamente coinvolto in una guerra globale contro l’Ovest, fece continuamente pressioni su Mao e sul Ministro degli Esteri cinese, Zhou Enlai, per spingerli all’intervento. Il 7 ottobre (giorno in cui le truppe USA oltrepassarono il parallelo), Mao Zedong diede il suo assenso all’invio delle truppe dei Volontari, così denominate probabilmente sia per dare una giustificazione morale dell’intervento agli occhi del popolo cinese sia per dimostrare il presunto ruolo supplementare che la Cina avrebbe giocato nel conflitto, riducendo il rischio di una guerra totale contro gli USA e i paesi occidentali.
I primi scontri tra Volontari cinesi guidati dal generale Peng Dehuai e forze statunitensi si verificarono lungo il fiume Yalu alla fine del mese di ottobre, ma già nei primi giorni del novembre 1950 le truppe cinesi si ritirarono fermando le loro offensive.
La situazione militare per gli Stati Uniti stava diventando ben più complicata del previsto. Il 27 novembre, truppe nordcoreane e Volontari cinesi diedero il via ad una devastante azione a sorpresa contro le truppe UNC, che furono costrette ad arretrare verso sud. Pyongyang fu liberata tra il 4 e il 6 dicembre. MacArthur chiese, senza ottenerlo, l’allargamento delle operazioni in alcune zone strategiche della Cina e della Corea del Nord, con l’utilizzo di ventisei bombe atomiche tattiche. Sygman Rhee scrisse a Truman che “per risolvere la situazione dobbiamo fare tutto il possibile per sconfiggere e distruggere ora gli invasori cinesi. […] Autorizzate il generale MacArthur ad usare qualsiasi arma possa mettere fine all’aggressione comunista su ogni fronte, anche quella atomica. Alcune bombe su Mosca basteranno a scuotere il mondo comunista ”. Quando Truman annunciò di tenere il dito sul bottone del nucleare, gli alleati europei, temendo lo scoppio della Terza Guerra Mondiale, protestarono contro un eventuale utilizzo degli ordigni atomici. Entro la fine del mese di dicembre, i nordcoreani avevano ripreso tutto il territorio al di sopra del 38° parallelo e lo oltrepassarono il 26 dicembre. Nelle prime settimane del gennaio 1951, si erano già spinti al 37° parallelo, a circa cento chilometri a sud di Seul, capitale della Corea del Sud.

Nel dicembre del 1950, il generale Matthew Rigdway prese il posto di Walton Walker, morto in un incidente automobilistico, al comando dell’8° Armata statunitense. Il nuovo comandante diede subito il via ad una feroce controffensiva, nel gennaio 1951, respingendo gradualmente la coalizione comunista al di sopra del 38° parallelo. Le continue richieste di MacArthur di voler estendere il conflitto anche alla Cina, la sua scomunica della strategia militare dell’amministrazione Truman, “noi, qui [Corea] conduciamo con le armi alla mano la battaglia dell’Europa, mentre laggiù i diplomatici la proseguono con le parole; se noi perdiamo in Asia la guerra contro il comunismo, la caduta dell’Europa diventa inevitabile; se noi vinciamo, l’Europa ha tutte le possibilità di vincere e salvare la libertà. Nulla sostituisce la vittoria”, costrinsero il presidente americano a richiamare MacArthur a Washington. Il suo posto in Estremo Oriente fu affidato, nell’aprile 1951, al più malleabile generale Matthew Rigdway.

Il 10 luglio del 1951, cominciarono a Kaesong, poco a sud della linea di demarcazione tra le due Coree, i negoziati per un armistizio. I combattimenti non si fermarono, entrambe le parti cercavano di usare la pressione militare per avere maggiori basi contrattuali in sede di negoziato. Nell’agosto 1951, gli Stati Uniti diedero il via all’ “Operation Strangle”, una violentissima compagna di bombardamenti aerei contro le linee di comunicazione e di approvvigionamento del nemico: oltre 90.000 attacchi a ferrovie, scali di smistamento, autostrade, ponti, mezzi di trasporto e case, rifugi o magazzini che potevano servire da deposito di approvvigionamento. Nel giugno del 1952, l’aviazione statunitense estese i propri attacchi contro grandi centri abitati e risorse economiche: undici centrali idroelettriche lungo lo Yalu vennero bombardate, Pyongyang e altre sessantasette città nordcoreane rase al suolo. L’aviazione statunitense utilizzò smodatamente il napalm, precedentemente usato solo a Tokyo, Okinawa ed in Grecia, bombardamenti a tappeto, molte volte fino a non lasciare alcuna struttura utile in piedi. Comunque, l’offensiva di strangolamento americana, a lungo andare, si rivelò un fallimento e non si ottenne alcun passo in avanti nei negoziati. Inoltre l’efficacia del Comando Logistico e della contraerea comunista aggiunta al supporto dei caccia MIG-15 sovietici, mettevano a dura prova i raid statunitensi.
E’ a questo periodo di escalation dell’urto statunitense che si può stabilire l’utilizzo di armi batteriologiche.

Stephen Endicott, Edward Hagerman, The United States and Biological Warfare.

Secrets from the Early Cold War and Korea, Indiana University Press 1998, p. 88.


Jon Halliday, Bruce Cumings, Korea: the Unknown War, Pantheon Books, New York 1998, p. 128.


Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU del 7 luglio 1950.


Steven Hugh Lee, La Guerra di Corea, Il Mulino Universale Paperbacks, Bologna 2003, p. 81.


Lettera inviata nell’aprile 1951 dal generale MacArthur al deputato repubblicano della Camera dei Rappresentanti, Joseph Martin.

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