Circa un decennio fa David Rockefeller spiegava alle Nazioni Unite perché solo il decremento della popolazione avrebbe salvato il Pianeta.
Ma qualche mese prima, per capire chi far invitare a parlare ai vari vertici mondiali (Bilderberg, Trilateral) David Rockefeller, Bill Gates, Frederick Taylor Gates, George Soros, Rothschild e altri avevano optato per un conviviale, una sorta di simposio per pensatori del potere. Occasione ghiotta per discutere finalmente di come si potrebbe rivedere il rapporto tra moneta e lavoro. Non è certo un mistero che per Bill Gates la remunerazione in danaro, che permette agli individui scelte di consumo, debba basarsi su un discrimine specialistico, con moneta elettronica unica mondiale e controllata da un unico ente globale con poteri fiscali, bancari, monetari e di regolazione del mercato finanziario. Incombenza che Gates, Soros e Rockefeller vorrebbero affidare ad una struttura del Fondo Monetario Internazionale. Ma, se solo oltre un certo livello specialistico si verrebbe pagati in moneta elettronica, sotto quel limite i lavoratori avrebbero una carta a punti che permette l’accesso a determinati beni di consumo fissati da un paniere universale.
Di fatto questo discrimine permetterebbe ai datori di lavoro (che godrebbero dell’agio della moneta elettronica globale) di vincolare le scelte dei beni acquisiti dai lavoratori più umili. Tra i cooptati da potere, a quella conferenza Bilderberg d’un decennio fa, figurava anche Gianroberto Casaleggio (padre ed ideologo del Movimento 5 Stelle), che naturalmente spiegava ai suoi adepti italiani l’importanza d’una democrazia diretta basata sul “software open source”, idea mutuata dal Bill Gates-pensiero. Come del resto la fissazione di rendere unica ed elettronica tutta la moneta. Di fatto il “Reddito di cittadinanza” è il figlio minore di quella “povertà sostenibile” che permetterebbe a tutti i lavoratori più umili, agli indigenti, ai poveri “irreversibili”... di poter disporre d’una carta punti su cui datori di lavoro e governo bancario mondiale verserebbero (secondo percentuali) il bastevole per attingere a determinati beni di prima necessità. Una situazione che permetterebbe difficilmente all’individuo di sortire da una sorta di limbo sussistenziale. Ma di tanto in tanto il “potere mondiale” farebbe intervenire una sorta di “economia gocciolata” in grado di premiare i più meritevoli, inserendoli nella formazione e poi nel lavoro remunerato con moneta elettronica e non più con tessere punti: questo permetterebbe loro una scelta dei beni meno condizionata.
Bill Gates è stato l’ideologo di questa scala economico-valoriale che dà anima alle criptovalute, convinto che solo la saggezza di Microsoft possa scongiurare il riciclaggio di denaro, l’evasione fiscale ed il finanziamento del terrorismo. Bill Gates è detentore del brevetto Usa (riconosciuto da Banca Mondiale, Federal Reserve e Fondo monetario) di conio virtuale della valuta digitale. Nel brevetto si fa anche veloce menzione a come la criptovaluta verrebbe distribuita alle persone, ed in base alla loro attività corporea: il famoso discrimine che divide l’umanità tra i pagati in buoni spesa e quelli in moneta elettronica. La Microsoft di Bill Gates ha lavorato a questo progetto con il plauso dei potenti della terra. La multinazionale americana ha depositato il brevetto per sviluppare una valuta digitale collegata ai corpi fisici delle persone, che dovrebbero essere tutte tracciate e prezzate in base alla singola utilità.
In molti si chiederanno che differenza ci sia con euro e dollaro. Le criptovalute si basano su principi opposti alle monete tradizionali. Si basano sulla tecnologia della blockchain: ovvero catene di blocchi interconnessi. All’interno di queste catene esiste una sorta di grande libro contabile (il ledger) che riporta tutte le transazioni effettuate dagli utenti: chi volesse creare bitcoin dal nulla potrebbe farlo, ma solamente estraendo bitcoin dalla catena delle transazioni. E qui ci si mette di mezzo Microsoft, perché il funzionamento è decentralizzato ma controllato, come i pensieri liberi che noi crediamo di gestire nei social network, salvo poi accorgerci che ce li possono cancellare, o addirittura far sparire l’utente. L’idea di Microsoft è una criptovaluta collegata al corpo umano, che interagisca direttamente con l’essere vivente, un po’ come l’orologio della moneta nel film “In Time” (nel film lo stato di povertà monetaria corrisponde alla morte biologica). L’esempio classico che usa Microsoft, per determinare lo spartiacque tra buono pasto e moneta, si basa sull’onda celebrale o il calore corporeo emesso da un utente nell’attimo in cui esegue il compito assegnato da un fornitore di server o da un datore di lavoro. Così guardare la pubblicità o utilizzare alcuni servizi di Internet può generare processi di estrazione della criptovaluta.
Di fatto Bill Gates ha depositato un progetto che gli permette d’ottenere un ruolo monopolista sul calcolo computazionale per la valuta unica elettronica mondiale. Il sistema centralizzato di Microsoft si candida così a creare valuta rileva dalle attività corporee delle persone, quindi a distribuire moneta (o buoni) in base ai compiti svolti dalla persona stessa. L’idea di Gates è allacciare virtualmente l’umanità in una sorta di Matrix che assegnerebbe criptovalute o buoni pasto solo a chi esegue le attività assegnate, ed è collegato al sistema. E, se per una qualsivoglia ragione, il sistema Microsoft ritenesse che la persona non starebbe eseguendo correttamente l’attività assegnata, o stesse tramando contro il potere, quella persona non riceverebbe quanto bastevole per vivere. Quest’idea di criptovaluta e criptocompenso ha entusiasmato il presidente cinese, Xi Jinping, che ha deciso d’entrare in partnership col progetto di identità digitale, basato sul microchip finanziato dal padre di Microsoft. Sappiamo che Giuseppe Conte è uomo dei 5 Stelle, e che ha ricevuto una telefonata da Bill Gates. Sappiamo che il movimento grillino è appoggiato dalla politica di Microsoft sulle pratiche di democrazia e gestione finanziaria. Non è eresia sostenere che si tratti di ragazzi che sognano il Grande Fratello. Il progetto è sotto gli occhi di tutti: una società cinesizzata, in cui si creano caste in base alla fruibilità di supporti informatici.