mercoledì 17 luglio 2019

Processare i gesuiti, riappropriarsi della Chiesa


Ciò che è avvenuto nella Chiesa cattolica, a partire dal Concilio Vaticano II, e che sta culminando ai nostri giorni con il pontificato di Francesco, è l’equivalente di un colpo di Stato. Un ordine religioso potente, disciplinato, deciso, quello dei gesuiti, si è trasformato in una fazione, e questa fazione ha stabilito che era necessario prendere il controllo del vertice della Chiesa, per il suo bene e per la sua salvezza; ma, di fatto, capovolgendo la dottrina e stravolgendo la natura e la finalità della Chiesa stessa. 

I gesuiti hanno favorito l’instaurarsi di una nuova liturgia, di una nuova pastorale e perfino di una nuova teologia, e hanno così favorito il dilagare della medesima eresia anche negli altri ordini religiosi e nel clero secolare, così da creare una situazione di apostasia generalizzata e, se possibile, di “non ritorno”, tagliando i ponti col passato e inaugurando una nuova “stagione” che, di fatto, è la nascita di una nuova chiesa, quella che merita di essere chiamata neochiesa, per distinguerla dalla vera Chiesa cattolica, di cui si vuol far sparire, insieme alla prassi e alla dottrina, anche il ricordo. 
Si vuol fare in modo che i giovani cattolici, tutti quelli nati e vissuti dopo il Concilio, non sappiano cos’era, né com’era, la Chiesa di prima del 1962-65; bisogna stendere una fittissima cortina fumogena e avvolgere il passato in un alone di oscurità, dandone una versione tendenziosa e denigratoria. I papi che si sono succeduti dopo il conclave del 1958 hanno via, via esteso e sviluppato i temi e gli aspetti di novità creati con il fatto compiuto del Concilio, nel corso del quale venne operato un inganno e un tradimento rispetto alle aspettative del clero: perché tutti avevano pensato a un concilio breve, di tre mesi, che avrebbe rafforzato la fede, condannando gli errori del mondo moderno, mentre si ebbe un concilio di tre anni che non condannò niente e nessuno, anzi, gettò tutta una serie di ponti verso quegli errori, dando l’impressione che il peccato e l’eresia non esistano più e che un cattolico possa e debba adattarsi benissimo alle pratiche anticristiane della civiltà moderna.

Gesuiti al vertice della Chiesa: papa Bergoglio e il generale dell'ordine Arturo Sosa Abascal

C’erano stati dei segnali d’allarme. Il caso del gesuita Teilhard de Chardin era stato uno di questi: le sue balorde teorie pseudo teologiche, un pasticcio di evoluzionismo e di un personalissimo ”cristocentrismo cosmico”, avevano seminato abbastanza scandalo e confusione; ma non si era voluto capire che tutto l’ordine dei gesuiti era infettato da tendenze ereticali. In realtà, era inevitabile che andasse a finire in questo modo: tutta la storia dei gesuiti è anomala. 
Nati da una situazione di emergenza, il dilagare della riforma protestante, e nati come una specie di milizia privata del papa, con tanto di ordinamento militare e disciplina assoluta, probabilmente essi si sono sempre considerati più come i fedelissimi del papa che come un ordine religioso fra gli altri. 
In altre parole, i gesuiti sono sempre stati prima gesuiti, e poi cattolici. Lo si è visto quando i loro missionari, attivissimi, instancabili, sono penetrati in India e in Cina: se l’autorità dei pontefici non fosse intervenuta a fermarli, avrebbero tenuto a battesimo un sincretismo cattolico-induista e cattolico-confuciano, gettando la Chiesa nell’apostasia e aprendo una fase post-cristiana, che avrebbe relegato la fede cattolica fra le anticaglie del passato. 

Quel che è accaduto a partire dall’elezione di Giovanni XXIII è la ripetizione di quella storia, ma con i gesuiti ormai abbastanza forti da imporre al papa e alla Chiesa la loro riforma, sempre in senso gnostico e sincretista. Il loro teorico è stato Karl Rahner, vero artefice della svolta conciliare in teologia; e adesso il loro uomo forte è Bergoglio, messo sulla cattedra di san Pietro per portare la manovra sino in fondo. 
E che sia un colpo di Stato risulta anche dal fatto che un gesuita non potrebbe essere eletto cardinale, né tanto meno, papa, e infatti nessun gesuita era mai stato fatto papa. I gesuiti sono nati per obbedire al papa, non per essere papi; però, sin dalle origini, si sono comportati come se la salvezza e il futuro della Chiesa dipendessero da loro. Nel corso del XX secolo si sono convinti, come nel XVI, che la Chiesa versa in pericolo mortale, e che loro soli possiedono la chiave per scongiurare la catastrofe. Per questo motivo hanno deciso di prendere il comando: a mali estremi, estremi rimedi.


Il teorico del Concilio Vaticano II Karl Rahner, artefice della svolta "Antropologica" in teologia

La mafia di San Gallo, organizzata sotto la regia di un gesuita (cardinale, ma, almeno, fornito di apposita dispensa, a differenza di Bergoglio: Carlo Maria Martini) ha deciso di dare la spinta decisiva per affrettare una manovra che era già in corso, e questo fin dal conclave del 2005, che avrebbe dovuto eleggere Bergoglio; i gesuiti hanno pensato che la crisi della Chiesa era talmente grave che bisognava bruciare le tappe e mettere un loro uomo al comando. La loro eresia nasce da qui: dal sentirsi e ritenersi indispensabili: un peccato di superbia intellettuale. 
Da questo peccato nasce l’idea che soltanto loro possono salvare la Chiesa; e che, per salvarla, è necessario varare una serie di riforme sempre più precipitose, per non dire vertiginose. Per usare le parole di Martini, “la Chiesa è in ritardo di almeno 300 anni”, dunque bisogna recuperare il tempo perduto. In ritardo rispetto a che cosa? Ai processi della modernità. E siccome il primo di tali processi è stata l’eresia protestante, ecco che l’eresia protestante viene prosciolta, riabilitata, istituzionalizzata: non esistono altre spiegazioni per il modo in cui la neochiesa di Bergoglio ha “celebrato” i cinquecento anni dallo scisma di Lutero, definendolo, per bocca di monsignor Galantino, “un dono dello Spirito Santo”. 
Gli altri processi della modernità comprendono il principio della libertà religiosa, la democrazia liberale, il marxismo, il radicalismo, il divorzio, l’aborto, l’eutanasia, la libertà di drogarsi, le unioni di fatto al posto del matrimonio e, da ultimo, i cosiddetti matrimoni omosessuali: e la neochiesa, nell’arco di soli cinque anni, cioè da quando è stato fatto papa Bergoglio, ha detto sì, o ha manifestato significative aperture, o, quanto meno, ha scelto un silenzio eloquente, rispetto a tutte queste cose. 
È inutile, ora, scandalizzarsi: tutto quel che sta accadendo fa parte di un’agenda precisa; Bergoglio è stato eletto per attuarla, e non si fermerà prima di averlo fatto. 
Per questo ha commissariato i Francescani dell’Immacolata, per questo ha aperto la strada alla comunione ai divorziati e alla comunione ai protestanti, per questo non ha risposto ai Dubia dei quattro cardinali, né alla Correctio filialis dei teologi e dei sacerdoti. Non gli interessa dialogare, beninteso all’interno della Chiesa; per lui, il dialogo è sacro solo con i non cattolici e con i non cristiani. 
Lui non è stato fatto papa per dialogare, ma per attuare il Concilio, vale a dire per accelerare e rendere irreversibile ciò che è stato incominciato con il colpo di Stato del 1962-65. Ritiene di avere non solo il diritto, ma il dovere di fare quel che sta facendo; di andare avanti a passo di carica, senza fermarsi, finché l’ultimo ostacolo sarà abbattuto e l’ultima resistenza sarà ridotta al silenzio. 
Con lui, e con quelli che lo hanno messo al potere, non è possibile alcuna mediazione, perché non farà prigionieri. Essendo un politico, non gl’importa della fede, tanto meno delle anime che getta nell’angoscia e nella sofferenza con i suoi modi di fare, con i suoi discorsi e le sue espressioni oltraggiose, blasfeme; gli importa solo di consolidare la sua popolarità, anche se essa è assai maggiore fra i non credenti che fra i credenti, fra i non cattolici che fra i cattolici. 

Ricordiamolo e teniamolo bene a mente: lo scopo di Bergoglio, e di quelli che lo hanno eletto, non è salvare la fede, ma salvare la chiesa; anche a costo di trasformarla in una neochiesa che non ha niente che fare con la vera Chiesa. Ad essi è sufficiente che si conservi la struttura esteriore della chiesa, che vescovi e cardinali conservino le loro cattedre, che l’otto per mille continui a fluire nelle casse della chiesa; a loro basta che in Vaticano ci sia un papa, non importa se non sarà più un papa cattolico. 
Sono massoni quasi tutti e il loro scopo non è preservare il cattolicesimo, ma distruggerlo. Si sono convinti che, per salvare la chiesa, bisogna che il cattolicesimo scompaia e sia sostituito dal modernismo. Ed è quello che stanno facendo, senza remore né scrupoli. 
Essendo massoni, non credono alla divinità di Gesù Cristo, né alla dottrina della grazia e del peccato, e nemmeno al giudizio, all’inferno e al paradiso, come la Chiesa ha sempre insegnato tali cose; e siccome non ci credono, per loro non è un sacrificio sbarazzarsene, ma un guadagno. Sono fieri di ciò che stanno facendo. È sommamente ingenuo chiedersi come mai essi non provino alcun disagio, vedendo quanta confusione e quanta amarezza stanno causando a una parte dei fedeli. Provava forse disagio padre Turoldo, quando spezzava in pubblico la corona del Rosario e gridava ai fedeli: Basta con queste superstizioni da Medioevo? Prova forse imbarazzo Bergoglio, alla notizia che il cardinale Caffarra è morto senza aver avuto da lui neppure una parola di risposta, benché lo abbia incontrato, ma per caso e per dovere d’ufficio, insieme ad altri, durante una visita pastorale, e ipocritamente lo abbia abbracciato, per la gioia dei fotografi? 
No, nessun imbarazzo: loro tirano dritto, hanno un lavoro da fare.

Se questa è la situazione, che fare? Per prima cosa, i gesuiti dovrebbero essere processati e disciolti: come si fece, al principio del XIV secolo, con i templari. Potremmo discutere fino a domani se le accuse rivolte ai cavalieri del Tempio erano fondate e legittime, oppure no; e quanta parte vi ebbe la politica, specie la volontà di Filippo il Bello d’impossessarsi dei loro ingenti beni. Ma la sola domanda che qui c’interessa è se erano fondate le accuse di natura religiosa: che essi disprezzassero Gesù Cristo, che sputassero sul crocefisso, che praticassero la sodomia e che adorassero un idolo chiamato Bafometto. Clemente V non ritenne assurde tali accuse, e, anche se non li condannò in maniera esplicita, li soppresse. Si è detto che quegli atti erano la simulazione di ciò che i templari avrebbero subito, se fossero caduti nelle mani dei musulmani: debole spiegazione, perché, quando il Tempio venne processato, era stato già espulso dalla Terra Santa e, di fatto, non era più un ordine combattente; in compenso si diceva, probabilmente con fondamento, che avesse contratto tendenze eretiche proprio dal contatto con gli islamici.
Oggi un processo ecclesiastico dovrebbe stabilire se i gesuiti sono ancora cattolici o se sono diventati un ordine eretico; e se, per il bene della fede e della vera Chiesa, sarebbe meglio che venissero sciolti. Se si passano in rassegna i loro campioni più recenti, da Teilhard, a Rahner, Martini, Sosa Abascal, James, Bergoglio, e gli uomini e le donne di cui sono amici, e dei quali fanno il pubblico elogio, da Scalfari, a Pannella, a Bonino, risulta che il dubbio è più che giustificato, anzi, che è molto più di un dubbio. 
Oggi i gesuiti sono diventati la centrale operativa della congiura anticattolica che sta portando la Chiesa in piena apostasia: se si vuole arrestare la deriva, bisogna fermarli. Se qualcuno non li ferma, essi non si fermeranno: sono pervasi da un delirio di onnipotenza, si credono indispensabili, non sanno cosa sia l’umiltà, e quel che è più grave di tutto, hanno perso la fede: lo dicono i loro atti e le loro parole. Può darsi che molti semplici gesuiti non se ne rendano conto, ma i loro capi sanno molto bene quel che stanno facendo. Perciò bisogna adottare la loro filosofia: a mali estremi, estremi rimedi; se si vuol salvare il cesto, bisogna eliminare le mele marce. 
Qualcuno penserà che tutto ciò è eccessivo. Bene: lasciate allora che citiamo le parole che Pio XII disse al suo confessore, gesuita anche lui, padre Entrich, nel 1954, già malato, quattro anni prima della morte, mostrandogli gli Esercizi spirituali di sant’Ignazio di Loyola (cit. in Antonio Spinosa, Pio XII. L’ultimo Papa, Milano, Mondadori, 1992, p. 385): 
«Qui dentro troviamo la Compagnia di Gesù come Noi l’amiamo. Lo spirito di disciplina della Compagnia si è affievolito, non è più come ai tempi in cui studiavamo all’Università Gregoriana. Con la disciplina ha salvato la fede, la fede, la fede. Lei ne conosce la storia. Così deve rimanere la Compagnia di Gesù, non altrimenti, non altrimenti. Noi siamo molto preoccupati dei gesuiti di oggi. Sentire “cum ecclesia” stimare la scolastica, e la sana dottrina, conservare il “depositum fidei”. Noi ci sentiamo responsabili, e ce ne rivolgiamo un rimprovero, di non esser intervenuti in modo più energico.»

L'accordo con i Luterani? Oggi un processo ecclesiastico dovrebbe stabilire se i gesuiti sono ancora cattolici o se sono diventati un ordine eretico. 
Questo pensava e diceva Pio XII, alcuni anni prima del Concilio: che penserebbe e direbbe oggi? 
Proviamo a riformulare le sue domande: i gesuiti mostrano di sentire cum ecclesia? Stimano la scolastica e la sana dottrina? Conservano il deposito della fede? Rispondere onestamente a tali domande significa trarre le implicite conclusioni. I gesuiti, oggi, sono un elemento di dissoluzione della fede, e i principali artefici della distruzione della vera Chiesa. Quella che Bergoglio lascerà al suo successore non sarà più tale: sarà una chiesa apostatica, ove i veri cattolici saranno perseguitati, come del resto sta accadendo già ora. 

Per questo è necessario agire, senza perdere altro tempo: i gesuiti sono fuori controllo, vanno fermati. Gli elementi sani che ancora esistono nella Chiesa devono insorgere. I laici devono protestare, far sentire la loro voce. Ogni volta che un prete indegno si serve della santa Messa per tenere arringhe politiche, per diffondere concetti non cattolici, come purtroppo avviene ormai ovunque, essi devono contestare quel prete. Quando don Olivero ha detto ai fedeli che non avrebbe fatto loro recitare il Credo, perché lui non ci crede, i fedeli avrebbero dovuto uscire dalla chiesa. Questi preti infedeli devono trovare la ferma opposizione dei cattolici, altrimenti la loro impudenza non avrà limiti. E l’osceno affresco del duomo di Terni, che celebra il peccato, va distrutto. E se Paglia esalta le virtù di Pannella, un coro di fischi lo deve sommergere…


PREGHIERE E LITURGIA DEL GIORNO


PREGHIERE DEL GIORNO
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Mercoledì 17 Luglio 2019
  
  



DEVOZIONI DEL GIORNO



 Mese di Luglio dedicato al PREZIOSISSIMO SANGUE

  SANTO ROSARIO  da recitare on-line 


  VANGELI 





LITURGIA DEL GIORNO
- Rito Romano -




 PRIMA LETTURA 

Es 3,1-6.9-12
Dal libro dell’Èsodo

In quei giorni, mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb.
L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?».
Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!». E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio.
Il Signore disse: «Ecco, il grido degli Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto come gli Egiziani li opprimono. Perciò va’! Io ti mando dal faraone. Fa’ uscire dall’Egitto il mio popolo, gli Israeliti!».
Mosè disse a Dio: «Chi sono io per andare dal faraone e far uscire gli Israeliti dall’Egitto?». Rispose: «Io sarò con te. Questo sarà per te il segno che io ti ho mandato: quando tu avrai fatto uscire il popolo dall’Egitto, servirete Dio su questo monte».


  SALMO  

Sal 102
Misericordioso e pietoso è il Signore.

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.

Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia

Il Signore compie cose giuste,
difende i diritti di tutti gli oppressi.
Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie,
le sue opere ai figli d’Israele.


 VANGELO 

Mt 11,25-27
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.
Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo». 

martedì 16 luglio 2019

LA MISSIONE DELL'ORDINE GESUITA




GESUITI: Quest’anno sono usciti allo scoperto partecipando al “BILDERBERG GROUP” a Torino con la presenza del segretario di STATO del VATICANO, cardinale “Pietro Parolin”.
Ma vediamo chi sono questi Gesuiti...
La "MISSIONE dell' ORDINE GESUITA" è tenere sotto ipnosi le masse tramite propagande travestite in misticismo solidaristico (umanesimo) rubando e consumando indisturbati risorse umane e naturali della terra. Queste SOCIETÀ SEGRETE o ideologiche e militari diffuse dai questi Gesuiti, provengono da quell'unica matrice fraudolenta e garantiscono profitti pecuniari ad un gruppo ristretto ed entro la corte servente costituita da Generali militari, Capi di Stato repubblicani e monarchici alti traditori dei popoli
Malachi Martin - ex membro della compagnia di Gesù. 1921 - 1999
---------------------------AGGIUNGO:
Il Papa nero - I gesuiti e nero Papa Adolfo Nicolas, ex capo, dico EX perché ora l'ordine è passato in mano al nuovo Venezuelano "Arturo Sosa Abascal" superiore generale della compagnia di Gesù e diabolico piano per un nuovo ordine mondiale.
1) il nuovo superiore generale dei Gesuiti il Papa nero, Arturo Sosa Abascal e i suoi 6 generali, controllare il "bianco" Papa Benedict XVI e il Vaticano.
2) gli Illuminati, sionisti, globalista élite, Council on Foreign Relations, gruppo Bilderberg, massoni, Consiglio dei 300 e il malvagio Concilio di Trento.
3) i gesuiti di controllo, i Cavalieri Templari, Cavalieri di Colombo e dei Cavalieri di Malta.
Nuovo Ordine Mondiale, cos'è 🤔?
E' quello che si sono prefissi coloro che hanno creato le CRISI economiche e che portano la GUERRA o gli "aiuti Umanitari" ai popoli e che come nel nostro caso lo attuano tramite i nostri Politici (TUTTI). Portando ovunque sciagura e sottraendo benessere, perchè poi NOI tutti si debba chiedere l'aiuto a questi stessi potenti, che si fanno chiamare ILLUMINATI, tutti membri o ospiti del Gruppo BILDERBERG e di varie associazioni Massoniche Mondiali. Riassumendo le cariche di costoro sono: Banchieri, Teste Coronate, Capi Religiosi, Famiglie Nobili antiche ed illustri, Multinazionali, Politici, Alte Cariche Militari. E' tutto UNA MEGA TRUFFA attuata tramite i MEDIA che mentono, occultano, deviano.

Claudio de marco da: https://avanguardianazionale1960.blogspot.com/2018/06/la-missione-dellordine-gesuita.html

UN ALTRO GESUITA IN UN POSTO CHIAVE. Germán Arana. I futuri nunzi li sceglie lui.

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Ha fatto molto rumore il precedente post sul gesuita Germán Arana e i suoi cattivi consigli a Francesco, anche perché pochi sapevano dello stretto legame di amicizia e di confidenza che intercorre da tempo tra lui e il papa.

A conferma di questo legame c’è il ruolo molto delicato che padre Arana ricopre in un istituto vaticano particolarmente caro a Francesco: la Pontificia Accademia Ecclesiastica, il cenacolo di formazione dei futuri nunzi apostolici, gli ambasciatori del papa presso gli Stati.

Sono una dozzina, da tutto il mondo, i giovani sacerdoti che ogni anno sono ammessi a questa scuola d’alta diplomazia. E la loro selezione è molto severa.

Ebbene, padre Arana fa parte della ristretta commissione che approva o respinge l’ammissione di ciascun candidato.

Non appare nulla di tutto ciò nel pur voluminoso Annuario Pontificio stampato ogni anno dalla segreteria di Stato, con l’organico dettagliatissimo della curia vaticana e dell’intera Chiesa cattolica mondiale. L’ultima edizione è di questi giorni e fa i nomi, per la Pontificia Accademia Ecclesiastica, soltanto del suo cardinale “protettore”, che è Pietro Parolin in quanto segretario di Stato, e del suo attuale presidente, l’arcivescovo e nunzio apostolico Giampiero Gloder. Ma la commissione di cui Arana è membro c’è, e ne fa parte naturalmente anche Gloder, come pure l’assessore per gli affari generali della segreteria di Stato, monsignor Paolo Borgia.

L’Annuario Pontificio è curiosamente silenzioso anche sulla nuova terza sezione della segreteria di Stato da cui la Pontificia Accademia Ecclesiastica ora dipende. È stata creata lo scorso novembre e di essa l’Annuario dà solo il nome: “Terza sezione – Personale di ruolo diplomatico della Santa Sede”, senza nessun’altra specificazione. Ci è detto solo – ma in un’altra pagina – che la presiede l’arcivescovo e nunzio apostolico Jan Romeo Pawlowski, con il titolo di “delegato per le rappresentanze pontificie”.

Ciò non toglie che la creazione di questa terza sezione risponde a una precisa volontà di papa Francesco, quella di appoggiarsi, nel governo della curia romana e della Chiesa universale, sulla corporazione dei diplomatici, temporaneamente messi in ombra durante il pontificato di Benedetto XVI, quando segretario di Stato era il non diplomatico – e mediocre – cardinale Tarcisio Bertone, e oggi invece più in auge che mai, anche in ruoli estranei alle loro competenze, come nel caso dei cardinali Lorenzo Baldisseri e Beniamino Stella, promossi dall’attuale papa rispettivamente a segretario generale del sinodo dei vescovi e a prefetto della congregazione per il clero.

Jorge Mario Bergoglio conobbe e apprezzò entrambi quando essi erano in servizio come nunzi in America latina. Ed è soprattutto Stella il cardinale di curia che oggi Francesco ascolta di più. Molte nomine importanti in Vaticano, ad esempio quelle degli attuali segretario, Giacomo Morandi, e sottosegretario, Matteo Visioli, della congregazione per la dottrina della fede, sono frutto delle indicazioni da lui date al papa.

Stella fu nunzio a Cuba dal 1992 e poi, dal 1999, in Colombia. Partecipò nel 2007 alla conferenza dei vescovi latinoamericani di Aparecida, nella quale Bergoglio ebbe un ruolo preminente. E nell’ottobre dello stesso anno tornò a Roma a presiedere la Pontificia Accademia Ecclesiastica, prima d’essere fatto cardinale e prefetto della congregazione per il clero – al posto del ratzingeriano Mauro Piacenza, rimosso senza complimenti – dallo stesso Bergoglio nel frattempo divenuto papa.

E chi Stella ha avuto per molti anni come proprio segretario personale? Un diplomatico spagnolo di nome Fernando Chica Arellano, dal 2007 capufficio della sezione spagnola della segreteria di Stato e dall’anno successivo anche “assistente” di Stella alla Pontificia Accademia Ecclesiastica, un ruolo prima inesistente e creato apposta per lui, con il compito di accompagnare più da vicino i futuri diplomatici nei loro anni di formazione

Dal 2015 monsignor Chica Arellano è osservatore permanente presso la FAO, l’organizzazione dell’ONU per l’alimentazione e l’agricoltura, con sede a Roma. Ma il suo legame con il cardinale Stella è sempre strettissimo. E altrettanto stretto, da tempo, è il legame d’amicizia che egli ha con il gesuita suo connazionale Arana.

L’innesto di Arana nella Pontificia Accademia Ecclesiastica ha qui la sua genesi, nel rapporto confidenziale che lo lega a Chica Arellano e al cardinale Stella, oltre che direttamente a Bergoglio.

Il quale, nel visitare lo scorso 3 maggio la Pontificia Accademia Ecclesiastica, in piazza della Minerva, a due passi dal Pantheon, conversando con superiori e alunni e fermandosi anche a cena, non ha mancato di insistere sulla formazione spirituale, oltre che diplomatica, dei futuri nunzi.

Una formazione spirituale nella quale il gesuita Arana è titolatissimo, visto il suo curriculum di direttore d’anime e grande predicatore di esercizi ignaziani, ora spezzato, però, dalla tremenda sbandata cilena, che ha portato fuori strada sia lui sia soprattutto colui che gli aveva creduto sino in fondo, il papa.

Il nuovo asse di ferro tra Francesco e Angela Merkel

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Al sesto appuntamento, si fa sempre più forte l’intesa tra il papa e la cancelliera. Dall’incontro pre-elettorale con la leader tedesca emerge il profilo di una Germania – e di un’Europa – elevate al rango di “spazio vitale” della Chiesa.

Ci sono giorni nei quali Roma, per coincidenza o “provvidenza”, diventa più eterna che in altri, alzando il sipario degli anni, recenti o remoti, e offrendo un palcoscenico al confronto tra epoche, memorie storiche, leadership politiche. La soglia di San Pietro appare allora una porta temporale: l’ingresso di una galleria dove si calca l’orma e si coglie l’ombra, gigantesca, dei protagonisti.

Accade così che il papa dei confini dell’Orbe, amante di Hölderlin e dell’idealismo tedesco, si trovi all’improvviso esecutore testamentario della eredità incompiuta, tradita di Helmut Kohl, l’ultimo imperatore d’Europa. Deve avere provato questa sensazione Angela Dorothea Merkel, sbarcando in Urbe di ritorno dal Sudamerica e schiudendo davanti a Francesco la sua ventiquattrore di emozioni e riflessioni, a metà tra il cerimoniale e il confessionale.

L’angelo e l’Angela. L’uomo più popolare secondo Time e la donna più potente secondo Forbes. Il Papa della tenerezza e la Cancelliera di ferro. La luterana monetarista e il gesuita keynesiano. La vestale del rigore finanziario e il dissacratore dei dogmi del mercato.

Combinazione di elementi aperta, suscettibile di reazioni multiple. Un esperimento che sulla carta esalterebbe qualunque laboratorio. Anzi lo inviterebbe a nozze.

A maggior ragione se la chimica risulta, diplomi alla mano, il primo amore di ambedue i protagonisti, certificato dalla Escuela Técnica del 18° Distretto di Buenos Aires e dall’Accademia delle Scienze di Berlino – Adleshof. A precedere e a prescindere dalle successive, rispettive vocazioni: religiosa e politica.

Così, al sesto appuntamento tra Francesco e Frau Merkel, la “unione di fatto” Germania-Vaticano, come la definimmo nel 2015 su queste pagine, si completa ed evolve in matrimonio. Benedetto giusto in tempo per la scadenza elettorale. Puntuale viatico e accredito preferenziale all’indirizzo dei cattolici che a settembre voteranno per il rinnovo del Bundestag e rappresentano, dati alla mano, quasi un terzo dei cittadini tedeschi.

Organico e programmatico, il feeling tra Bergoglio e la Cancelliera sfoggia un caldo, smagliante sorriso e rinvia il paragone, sul volto del pontefice, al gelo che di converso ha marcato l’analoga udienza di maggio con Donald Trump. Uno sbalzo di temperatura emotiva prontamente rilevato dai termometri mediatici, che in marzo avevano registrato altrettanta freddezza durante la visita della Merkel alla Casa Bianca.

Distanza “oceanica”, tra Berlino e Washington, che accresce ulteriormente la vicinanza con Roma e funge all’orizzonte da catalizzatore di una intesa sempre più stretta. “I tempi in cui ci potevamo affidare totalmente ad altri sono finiti”: le parole pronunciate a chiosa e chiusura del G7 disegnano lapidarie la svolta e annunciano battaglia in vista del G20 di luglio, ad Amburgo. “Vogliamo lavorare insieme in modo multilaterale, un mondo in cui non vogliamo costruire muri, bensì abbatterli”, ha ribadito ai giornalisti uscendo dal Palazzo Apostolico e ricevendo imprimatur, immediato, nelle righe della Segreteria di Stato.

S’inquadra in siffatta cornice, regale ancorché familiare, scandita da un “noi” che dice plurale maiestatis e recita, contestualmente, perfetta univocità d’intenti, la consacrazione imperiale di Angela Merkel, prescelta da Francesco nel compito audace di anti-Trump. Un gesto che insegue la scia di suggestioni millenarie, solennizzato quanto basta dalle note dei CD di Beethoven e sdrammatizzato, a un tempo, dai barattoli di “dulce de leche”, con un propiziatorio, accattivante omaggio binazionale.

L’immagine di Angela, che giunge in Vaticano all’indomani della morte di Kohl e alla vigilia della campagna d’estate, va oltre il traguardo della riconferma – peraltro scontata dopo il tracollo dei socialdemocratici nel feudo di Düsseldorf – e prelude a una più ampia investitura, concettuale e territoriale.

È questo il senso profondo dell’ammissione, e assunzione, di responsabilità che accomuna entrambi e innesta una duplice consapevolezza sulle rive del Reno e del Tevere.

Il papa che osservava l’Europa dal mare, dalle isole di Lampedusa e Lesbo, e la percorreva in ordine alfabetico, iniziando dall’Albania e dalla Bosnia, senza riguardo per i big, è oggi al contrario portato a rivalutare il baricentro tedesco, gerarchico e continentale. Verrebbe da dire l’asse Roma-Berlino, se il binomio non recasse lo stigma funesto, indelebile del passato.

Meglio parlare di Sacro Romano Impero, per descrivere l’humus e l’animus, la sorprendente alchimia che ha indotto la figlia di un pastore luterano del Baltico a riscoprirsi, suo malgrado, figlia di Roma. E ha condotto altresì “padre Bergoglio”, gesuita del Rio de la Plata, politicamente allievo di Bolivar e di Perón, a ricoprire, inopinatamente, il ruolo di padre dell’Europa.

Mentre si tiene lontano dall’Argentina, per non essere trascinato e strumentalizzato nelle locali diatribe tra governo e opposizione, Francesco non mostra viceversa remore a “ingerire” negli affari europei.

Così, se il discorso al Quirinale ha conferito un upgrade all’Italia – che sembrava fin qui marginalizzata nelle priorità della Santa Sede -, attribuendole la funzione di retroterra strategico del pontificato, dall’incontro pre-elettorale con Angela Merkel emerge il profilo di una Germania, e di una Europa, elevate al rango di “spazio vitale” della Chiesa.

Un terreno che tuttavia non si identifica con l’ambito tradizionale delle “radici cristiane”, ma si qualifica nella difesa del clima e dello stato sociale, muovendo dall’assunto, ribadito in Laudato Si’, che società e ambiente, natura e storia si degradano, e salvaguardano, insieme.

L'INGERENZA FUORI LUOGO DEI GESUITI SUGLI AFFARI TEMPORALI

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In occasione delle elezioni politiche del marzo 2018 la Civiltà Cattolica, prestigiosa rivista gesuita della Compagnia di Gesù, dava indicazioni per orientarsi in vista delle elezioni. A firmare il vademecum era Francesco Occhetta, politologo del giornale diretto da padre Antonio Spadaro, tra gli ideologi, ricorda il Fatto quotidiano, della rivoluzione di Papa Francesco in Vaticano. 


Il "consiglio disinteressato" del politologo dei gesuiti Occhetta è che l'elettore deve fare la sua scelta in base a cinque criteri. Primo: i programmi, che "non sono neutri rispetto ai valori". Secondo: affidabilità e competenza dei candidati, non solo onestà. Terzo: cultura costituzionale che deriva all'articolo 67, contro cioè il vincolo di mandato. Quarto: valutare più le (possibili) coalizioni di governo che quelle elettorali. Quinto: discernere la complessità del voto, contro le semplificazioni del gentismo (populismo). 



Ergo, i gesuiti bocciano le liste ritenute populiste (M5s, Lega e Fratelli d' Italia) e promuovono di fatto una coalizione "di coesione sociale sostenuta dall'area moderata di larghe intese, che garantirebbe anche una cultura istituzionale e più sovranità europea". Ovvero, una coalizione in cui i leader Matteo Renzi e Silvio Berlusconi siano garanti ma non protagonisti e con un Paolo Gentiloni bis più "largo" di adesso. Siamo avvertiti, ora che gli attacchi da più parti contro Salvini si sono intensificati, e possiamo farci un'idea di chi vi sia realmente dietro....

Cinzia Palmacci




VEDI ANCHE: https://verainformazionerealtime.blogspot.com/2019/05/italia-e-germania-una-nuova-legnano.html?spref=tw

https://verainformazionerealtime.blogspot.com/2019/07/il-nuovo-asse-di-ferro-tra-francesco-e.html

(PER CAPIRE L'IMPORTANZA STRATEGICA DELLA LEGA CONTRO LO STRAPOTERE DELLA GERMANIA E DELLA CHIESA GUIDATA DA FRANCESCO IL GESUITA). 


I SERVIZI DI INTELLIGENCE ANGLO-USA PREPARANO UNA CAMPAGNA DI DISINFORMAZIONE CONTRO LA CERCHIA RISTRETTA DEL PRESIDENTE PUTIN


I servizi di intelligence del Regno Unito e degli Stati Uniti sono in una fase attiva della campagna anti-russa con l’obiettivo di screditare le persone alla guida del Ministero della Difesa e della cerchia ristretta del presidente russo Vladimir Putin, secondo quanto riferito da fonti di stato russe. Lo rivela una fonte diplomatica militare.

“Come parte di azioni provocatorie e malcelate, specialisti di agenzie di intelligence degli Stati Uniti e britanniche stanno prefabbricando fatti falsi sulla leadership russa”, ha detto la fonte citata.

“Come nel caso del caso dei Panama Papers, nonostante l’assurdità delle accuse, la Casa Bianca prevede di utilizzare le contraffazioni per giustificare le sanzioni. Tali azioni sono un’interferenza diretta negli affari interni della Federazione Russa, il cui obiettivo è destabilizzare il paese, indebolire il potenziale economico della Russia e formare le leve dell’influenza politica sulla sua leadership “, ha detto la fonte.

Secondo la fonte, si potevano verificare azioni aggressive nello spazio dell’informazione e le provocazioni non erano nascoste più di tanto . Il rapporto afferma che la disinformazione sarà manipolata attraverso i media controllati da fondazioni create da influenti finanzieri come George Soros e William Browder. La campagna coinvolgerà anche i media finanziati dalle autorità statunitensi. Tra gli altri, Radio Liberty e Current Time.

Va notato che la Russia affronta costantemente le falsificazioni dei media occidentali, la pressione diplomatica indebita dei media tradizionali e quella degli stati occidentali. Pertanto, nuove azioni per screditare la Russia e la sua leadership non saranno come qualcosa di inaspettato.Putin con ministro Esteri iranano Zarif e con Lavrov

Allo stesso tempo, si vuole creare una situazione favorevole per tali campagne di disinformazione, almeno in parte, sulla cerchia di Putin e dei vertici della Russia di , così come dei loro amici e delle famiglie. La linea di abbigliamento creata dal Ministero della Difesa della Russia, in collaborazione con il rapper controverso di un’azienda di abbigliamento, la Timur “Timati” di Yunusov, potrebbe essere un esempio di come creare quell’ambiente di falsificazioni.
Alle falsificazioni dell’Occidente i russi sono ormai da tempo assuefatti.

Fonte: South Front


IL DELIRIO CONTRO LA RUSSIA E' CONTAGIOSO

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Ormai, dopo la delirante storia del PD sui fondi russi alla Lega (come l'ingerenza di Putin alle presidenziali USA), l'isteria comincia a diventare davvero contagiosa. Adesso pure le ONG stanno sviluppando una paranoia: si sentono perseguitate dalla Russia. Dopo una sana risata, leggete e fatevi un'idea della pericolosità vera di certi personaggi. A proposito, anche la prossima presidente della Commissione europea Von Der Leyen e membro storico del Bilderberg, difende a spada tratta l'operato delle ONG.   
Martedì scorso il sito della ong Mediterranea - dove era in corso una raccolta fondi per pagare le multe imposte dopo il sequestro della nave Alex per aver violato le leggi italiane - non era accessibile. Caduto, per lunghe ore, pare per un attacco informatico che sarebbe avvenuto dall'estero. "Il nostro sito ha subito innumerevoli attacchi informatici da server russi che l'anno momentaneamente compromesso e che denunceremo alle autorità competenti", hanno fatto sapere dalla ONG. Figurarsi, insomma, se non tiravano in ballo i russi, proprio nel giorno del caso-Savoini. Dal sito di Liberoquotidiano si apprende che l'attacco sarebbe stato uno dei più classici, ovvero il ddos, che impedisce l'accesso al sito simulando una imponente mole di traffico. Mediterranea ha fatto sapere di star preparando un dossier informatico e Beppe Caccia, armatore della Alex, assicura che "lo porteremo in procura per denunciare. Siamo una piccola ONG, nata non da molto, e riceviamo un'attenzione di questa portata proprio mentre siamo bersaglio del governo", conclude. Insomma, dopo i deliri che sappiamo, adesso vogliono muovere guerra sparando nel mucchio. Solo che neanche loro sanno bene con chi prendersela. Viene in mente il noto gioco lo "schiaffo del soldato" dove se ne prendono di santa ragione ma non si sa mai da chi. Quasi quasi invocare la legge Basaglia resta l'unica cosa logica da fare.

Cinzia Palmacci


Difesa della vita in Ohio


Una buona notizia dall’Ohio, Stati Uniti. I parlamentari di questo Stato stanno esaminando un progetto di legge che mira ad affermare senza ambiguità che il bambino è un essere umano già nel ventre della madre. Secondo la bozza in discussione i funzionari del dipartimento di istruzione, insieme a quelli del dipartimento di sanità, dovranno sviluppare un programma educativo che riguarda l’umanità del concepito, allo scopo di ottenere una società senza più aborti. 

Il programma dovrà contenere informazioni accurate e verificabili scientificamente sulle probabili caratteristiche anatomiche e fisiologiche del concepito a diversi stadi del processo di gestazione. E’ fatto inoltre divieto ai responsabili del programma di consultare le organizzazioni che forniscono aborti. Inoltre, il progetto di legge in questione impone al dipartimento statale di sanità di rilasciare al pubblico materiale che chiaramente e coerentemente asserisca che l’aborto uccide un essere umano, e vieta agli insegnanti di inviare i loro studenti ad un presidio medico per l’esecuzione di aborti.

Il progetto di legge sta ovviamente facendo discutere, ma è dimostrato che la diffusione di informazione corretta su quando comincia la vita ha un forte impatto sul sostegno per la vita. (T. M.)

OGGI 16 LUGLIO: Beata Vergine Maria del Monte Carmelo



Il Monte Carmelo fu, fin dai tempi più remoti, assai famoso in Palestina ma oggi territorio israeliano. Su di esso infatti si ritiravano uomini di santa vita per onorarvi, ancor prima che nascesse, la Vergine Madre di Dio. Venne santificato pure da un lungo soggiorno che vi fece il profeta Elia. 

Continuarono poi sempre pii solitari a ritirarsi sul Monte Carmelo, ma quando la spada di Maometto assoggettò la Palestina, a stento alcuni riuscirono a salvarsi nascondendosi nelle spelonche. 

Verso il secolo XI, un pio sacerdote calabrese eresse sui ruderi di una cappella anteriore una chiesetta alla Vergine, ed, avendo raccolti altri compagni, ebbe dal patriarca di Gerusalemme una regola di vita. Ebbe così inizio l'ordine dei Carmelitani che fu poi approvato dai Sommi Pontefici Onorio II e Gregorio IX.

Ma la festa della Madonna del Carmine è strettamente legata al grande devoto della Vergine, S. Simone Stock. Era questi un inglese che, per onorare la Madre di Dio, si era dato ad austerissime discipline, rinnovando le mortificazioni dei primi eremiti. E quando, sul principio del xm secolo, l'Ordine Carmelitano si estese in Inghilterra, S. Simone, attratto dalla devozione che i Carmelitani professavano a Maria, volle entrare nel loro Ordinè. Accettato, chiese di vedere il Monte Carmelo, e così visitò a piedi nudi tutti i luoghi sacri della Palestina, trattenendovisi per ben sei anni. Solo Iddio è testimonio delle fervorose preghiere che il Santo fece su quel sacro suolo nelle notti silenziose!

Ed appunto in una di quelle notti gli apparve la Vergine che, consegnandogli uno scapolare, gli disse con dolcezza: Figlio, prendi il segnale del mio amore. 

E che questo sia il segnale dell'amore di Maria ce lo dice il seguente versetto, riferito allo scapolare: Protego nunc, in morte juvo, post funera salvo! —Avranno, dice Maria, la mia protezione in vita, saranno da me aiutati in morte e dopo la morte li condurrò in cielo.

S. Simone, per soddisfare il desiderio della Regina del Cielo, con grande zelo propagò questa devozione, che si estese rapidamente.

Anche i Papi si tennero onorati di appartenere alla milizia di Maria, e concessero molte indulgenze agli ascritti. Il Privilegio sabatino che godono gli ascritti all'abitino del Carmine assicura la liberazione dal Purgatorio, per intercessione di Maria, il primo sabato dopo la morte. 

La solennità della Beata Vergine del Carmine si celebra il 16 luglio, in ricordo dell'apparizione e della consegna dello scapolare a S. Simone.

Il Beniamino di Maria, l'apostolo dell'abitino del Carmine, morì proprio il 16 luglio del 1265 in età di oltre cento anni. 

PRATICA. Impariamo ad amare Maria, e portiamo sempre sul nostro corpo l'abitino del Carmine. 

PREGHIERA. O Dío, che decorasti l'ordine del Carmelo del titolo singolare della tua beatissima sempre Vergine e Madre Maria, concedi propizio che mentre oggi ne celebriamo la festa con solenne ufficio, muniti della sua protezione, meritiamo di giungere ai gaudi eterni. 

MARTIROLOGIO ROMANO. Beata Maria Vergine del Monte Carmelo, dove un tempo il profeta Elia aveva ricondotto il popolo di Israele al culto del Dio vivente e si ritirarono poi degli eremiti in cerca di solitudine, istituendo un Ordine di vita contemplativa sotto il patrocinio della santa Madre di Dio.


SUPPLICA ALLA MADONNA DEL CARMINE



I. O Vergine Maria, Madre e Regina del Carmelo, in questo giorno che ricorda la tua tenerezza materna per chi piamente indossa il santo Scapolare, innalziamo le nostre preghiere e, con confidenza di figli, imploriamo il tuo patrocinio.


Tu vedi, o Vergine Santissima, quante prove temporali e spirituali ci affliggono: volgi il tuo sguardo di misericordia su tali miserie e da esse libera noi che ti invochiamo, ma liberane anche coloro che non t’invocano, perché imparino a invocarti.

Il titolo con il quale oggi ti celebriamo, richiama il luogo scelto da Dio per riconciliarsi con il suo popolo, quando questo, pentito, volle ritornare a Lui. Dal monte Carmelo, infatti, il profeta Elia innalzò la preghiera che, dopo lunga siccità, ottenne la pioggia ristoratrice, segno del perdono di Dio: la preannunciò con gioia il santo Profeta quando vide levarsi dal mare una nuvoletta bianca che in breve tempo ricoprì il cielo. In quella nuvoletta, o Vergine Immacolata, i tuoi figli Carmelitani hanno visto te, sorta purissima dal mare contaminato dell’umanità, che nel Cristo ci hai dato l’abbondanza di ogni bene e con quella visione nel cuore essi andarono e vanno nel mondo a parlare e a testimoniare te, i tuoi insegnamenti, le tue virtù.

In questo santo giorno sii per noi nuova sorgente di grazie e di benedizioni.

Salve Regina

II. Per dimostrarci più chiaramente il tuo affetto, o Madre nostra, tu riconosci come simbolo della nostra devozione filiale lo Scapolare che piamente portiamo in tuo onore e che tu consideri come tua veste e noi come segno della nostra consacrazione a te.

Vogliamo renderti grazie, o Maria, per il tuo Scapolare. Quante volte, però, ne abbiamo fatto poco conto; quante volte abbiamo trascurato quell’abito che doveva essere per noi simbolo e richiamo alle tue virtù! Ma tu perdonaci e fa’ che il tuo santo Scapolare ci sia di difesa contro i nemici dell’anima e del corpo, richiamandoci il pensiero di te e del tuo amore nel momento della tentazione e del pericolo.

O Madre nostra tutta santa, in questo giorno che ricorda la tua continua bontà verso di noi che viviamo la spiritualità del Carmelo, commossi e fiduciosi, ti ripetiamo la preghiera che da secoli ti rivolge l’Ordine a te consacrato: “Fior del Carmelo – vite fiorente – splendore del Cielo, – tu solamente sei Vergine Madre. – Dolce Madre e intemerata, – ai figli tuoi sii propizia – stella del mare”.

Questa invocazione segni l’aurora di un’era nuova di santità per tutti i popoli, per la Chiesa e per il Carmelo. Desideriamo rimanere saldi in questo nobile proposito, perché diventino realtà le parole che interessano tanto il Carmelo fin dai primi momenti della sua esistenza: “Molte volte e in molte maniere i santi Padri hanno stabilito che ciascuno deve vivere nell’ossequio di Gesù Cristo e servire fedelmente a Lui con cuore puro e buona coscienza”.

Salve Regina

III. O Maria, è grande il tuo amore per tutti i devoti del tuo Scapolare. Non contenta di aiutarli perché vivano in modo da evitare la condanna eterna, ti prendi cura di abbreviare ad essi le pene del Purgatorio, per affrettare l’ingresso in Paradiso. Questa è una grazia, o Maria, che rende più luminose tutte le altre grazie e degna di una madre misericordiosa quale tu sei.

Veramente, come Regina del Purgatorio, tu puoi mitigare le pene di quelle anime ancora lontane dalla gioia di Dio. Pietà ti prenda, dunque, o Maria, di tutti i tuoi figli che pieni di speranza aspettano di entrare in Cielo per vedere e udire ciò che occhio mai vide e orecchio d’uomo mai udì. In questo bel giorno si sveli loro la potenza della tua intercessione materna.

Noi ti supplichiamo, o Vergine, per le anime dei nostri cari e per quelle che in vita furono rivestite del tuo Scapolare e si impegnarono a portarlo con decoro, ma non vogliamo dimenticare tutte le altre che aspettano il dono della visione beata. Per tutte ottieni che, purificate dal Sangue innocente di Cristo, siano ammesse quanto prima alla felicità senza fine.

Anche noi ti preghiamo! Per gli ultimi momenti del nostro pellegrinaggio verso Cristo, perché nulla ci impedisca di accoglierlo nella sua nuova venuta. Prendici per mano e guidaci al godimento dei frutti del tuo Carmelo, giardino di delizie eterne.

Salve Regina

IV. Tante altre grazie vorremmo chiederti, o nostra dolcissima Madre! In questo giorno, che i nostri padri dedicarono alla gratitudine per te, ti supplichiamo di beneficiarci ancora. Impetraci la grazia di non macchiare con la colpa l’anima nostra. Liberaci dai mali del corpo e dello spirito, concedici le grazie d’ordine temporale che vorremmo chiederti per noi e per il nostro prossimo. Tu puoi esaudire le nostre richieste; e abbiamo fiducia che le esaudirai per l’amore che nutri verso il tuo Gesù e verso di noi, che a te siamo stati affidati come figli.

E ora benedici tutti noi, o Madre della Chiesa e Regina del Carmelo. Benedici il Sommo Pontefice che in nome di Gesù guida ai pascoli ubertosi il popolo di Dio; concedigli la gioia di trovare pronta e leale risposta ad ogni sua iniziativa a beneficio dell’uomo. Benedici il vescovi, nostri Pastori; le vocazioni sacerdotali e religiose, speranze della Chiesa; tutti i Sacerdoti. Benedici quanti soffrono a causa delle aridità dello spirito e delle prove della vita. Illumina gli animi tristi e infiamma i cuori inariditi. Sostieni quelli che zelano la tua devozione con il proporre lo Scapolare del Carmelo come richiamo a imitare le tue virtù. Benedici, infine, le anime del Purgatorio: libera con sollecitudine quelle che ti sono state devote. Benedici tutti i tuoi figli, o Madre nostra e nostra Consolatrice. Sii con noi sempre, nel pianto e nella gioia, ora e nel momento in cui il giorno terreno si spegnerà.

L’inno di ringraziamento qui incominciato si muti in canto di lode nei cieli dove tu vivi con Cristo, Re e Signore per tutti i secoli dei secoli. AMEN

Ave, o Maria.