PER CHI NUTRISSE ANCORA DUBBI SUI LEGAMI TRA GESUITI E MASSONERIA....
PREMESSA Negli ultimi 20-25 anni diversi Gesuiti si sono interessati in senso positivo alla Massoneria, hanno partecipato a dibattiti pubblici, a convegni organizzati dal Grande Oriente d’Italia, hanno scritto articoli e libri sul pensiero filosofico e sulla storia della Massoneria: in altre parole, sono stati gli unici ecclesiastici che, nonostante gli anatemi e le varie scomuniche della Chiesa di Roma nei confronti dell’Istituzione massonica, hanno cercato di capirne, finendo molto spesso per condividerla, l’impostazione filosofica.Scrive il Gesuita Prof. Dr. Josè Antonio Ferrer Benimeli ordinario di Storia Contemporanea nell’Università spagnola di Saragozza: “La Massoneria del secolo dei Lumi- lasciando da parte le deviazioni e gli errori propri di qualunque organizzazione raggiunta grande diffusione- appare come una riunione, al di sopra delle divisioni politiche e religiose del momento, di uomini che credono in Dio, rispettano la morale naturale e desiderano conoscersi, aiutarsi e lavorare insieme, malgrado le differenze di rango sociale, la diversità di fede religiosa e della loro appartenenza a confessioni o partiti più o meno contrapposti. Senza dubbio, la Chiesa romana, seguendo l’esempio di tanti governi europei, perseguitò questa associazione in accordo con la legislazione dell’epoca, aggiungendo alle pene civili quelle ecclesiastiche per una condotta che a quel tempo costituiva sospetto di eresia e che, invece, ai nostri giorni la Chiesa stessa chiama ecumenismo. Dovettero trascorrere ben due secoli perché la Chiesa superasse una situazione che, fortunatamente, appartiene ormai al passato e tante lezioni offre oggi a noi storici alla ricerca della comprensione e dell’unione tra tutti gli uomini che formano la Cattedrale della fraternità dell’Universo: l’Umanità 1” A questo punto viene spontanea la domanda: cosa ha spinto la Compagnia di Gesù a cambiare idea e ad avvicinarsi ad una Istituzione che sin dal suo nascere aveva sempre combattuto con tutti mezzi? Se ripercorriamo, anche per sommi capi- dato il carattere di questo scritto che è solo una relazione sommaria-, la storia di queste due Istituzioni, si troveranno dei punti di contatto che hanno permesso in questo ultimo quarto di secolo un riavvicinamento, o quantomeno un dialogo, fra due entità che sembravano destinate a combattersi in eterno. Il primo fatto da prendere in considerazione è come siamo arrivati alla nascita di queste due Istituzioni e, attraverso l’evoluzione nel tempo, se ancora oggi restano validi quei principi etici, morali, religiosi che portarono al loro sorgere.
LA COMPAGNIA DI GESU’
Scrive Malachi Martin: “…non bisogna considerare l’Ordine religioso dei gesuiti un’organizzazione umana come tante altre. Tanti altri organismi del genere hanno avuto il loro momento di gloria, per poi declinare, fossilizzarsi e infine scomparire. La Compagnia di Gesù fu fondata nel 1540 da un oscuro basco chiamato Iñigo de Loyola, meglio noto con il nome di Ignatius de Loyola. Non si possono mettere i gesuiti di Iñigo sullo stesso piano di altre organizzazioni per il semplice motivo che nessun altra organizzazione a noi nota ha potuto competere con i gesuiti per gli immensi servizi resi alla famiglia umana, al di là di ciò che hanno fatto in favore del popolo e della Chiesa cattolica 2“.
Dice Antonio Santoni Rugiu: “…. il Collegio, destinato alla formazione dei gesuiti, ma anche a quella dei laici, fu una delle più importanti invenzioni della Compagnia: in esso gli <scolastici> ossia gli allievi, dovevano apprendere innanzi tutto la <abnegazione di se stessi>, l’annullamento del proprio temperamento e la rinuncia a personali scelte, e acquisire poi gli strumenti di comportamento e di comunicazione che servissero meglio gli scopi <moderni> della Compagnia 3“.
L’Ordine aveva quindi delle caratteristiche militari, sia nella forma che nella disciplina: “il primo requisito era infatti l’obbedienza, che doveva essere cieca e assoluta (perinde ac cadaver, con la remissività di un cadavere), proprio come quella di un soldato in battaglia 4“. Sembra che Lenin, alla fine della sua vita, affermasse che se avesse avuto con sè dodici uomini simili ai primi gesuiti il comunismo avrebbe conquistato il mondo.
Per la “maggior gloria di Dio” erano i difensori degli interessi della Chiesa, erano “gli uomini del Papa”; aveva detto Ignazio di Loyola: “Più il vostro lavoro è universale, più diventa religioso“. La Compagnia comprese ed assolse sino agli estremi il proprio compito: i gesuiti dilagarono in tutto il mondo, si immersero nei più svariati tipi di società, da quelle primitive a quelle più evolute, si adattarono a tutti i costumi, subirono i più svariati e atroci tipi di martirio, così convinti di dover adempiere in ogni modo la missione loro affidata, che essi stessi non indietreggiarono di fronte a niente guadagnandosi una cattiva fama, che l’uomo della strada conosce molto più di quelli che sono stati e sono tuttora i meriti della Compagnia nel campo della cultura e della scienza più che in quello religioso.
Ma addirittura in pubblicazioni scientifiche come in alcuni dizionari, il Webster’s Third New International Dictionary, il dizionario di Dornseif, dopo aver dato la definizione di base di Gesuita come membro dell’Ordine, si danno significati negativi come: “di chi è dedito all’intrigo o al sotterfugio; di persona astuta; di doppio, falso, insidioso, simulatore, perfido…insincero, disonorevole, disonesto, che non dice il vero 5“. E nel colorito linguaggio della gente di Roma il Padre Generale dell’Ordine trovò una definizione che tuttora lo accompagna: il Papa nero, definizione che diventò emblematica quando incominciarono i contrasti con il Pontefice romano.
Iñigo aveva scritto: “Speriamo che l’ostilità del mondo non lasci mai in pace troppo a lungo l’Ordine“. Ed è stato esaudito. Gli uomini del Papa fecero guerra a Lutero, Calvino e a tutte le Chiese protestanti. Scrive M. Martin: “I gesuiti portarono la guerra all’interno dei territori di questi nemici del Papa. Affrontarono controversie pubbliche, discussero nelle Università protestanti, predicarono nei crocicchi e nei mercati. Si rivolsero ai consigli municipali, cercarono consigli della Chiesa. Si infiltrarono nei territori ostili travestiti, si mossero nella clandestinità. Erano dappertutto, con la loro intelligenza, il loro acume, il loro sarcasmo, la loro cultura e la loro pietà. Il loro tema costante:<Il Vescovo di Roma è il successore di Pietro, l’apostolo su cui Cristo ha fondato la sua Chiesa… Questa Chiesa è una gerarchia di Vescovi in comunione al Vescovo di Roma… Ogni altra associazione ecclesiastica è un’indecente eresia, figlia di Satana…>. In altre parole, nessuno poteva ignorare i gesuiti; tutti sapevano che erano campioni incrollabili di quella autorità e di quella supremazia 6“.
Per più di duecento anni ebbero in Europa il monopolio dell’educazione. Dice Santoni Rugiu: “Il Collegio non nasce con i gesuiti… Ma il Collegio gesuitico era non solo una istituzione ben più ampia e diffusa …, soprattutto sfruttava fino in fondo la condizione di vita collegiale come <comunità educativa>, diremmo oggi. Che le regole di vita, e quindi i modi formativi, fossero per molti aspetti lontane e opposte alla nostra idea di libertà e di laicismo pedagogico, non toglie nulla alla realtà storica che il successo dei gesuiti, prima che al curriculum didattico, fu dovuto all’organizzazione complessiva dei loro strumenti formativi e anche al fatto- certo non trascurabile, anzi- che nei paesi cattolici i fini generali del loro insegnamento concordavano benissimo con quelli della classe dominante…… 7“.
“Al culmine della loro storia” – dice Martin – “duecento anni dopo la fondazione, i gesuiti ebbero un ruolo formativo e decisivo nell’educazione e nelle scienze praticamente di tutti i paesi dell’Europa e dell’America Latina. Giocarono un ruolo in ogni alleanza politica in Europa, ebbero una posizione influente in ogni governo, un posto di consigliere presso ogni grand’uomo e ogni donna potente. Il primo occidentale a frequentare la corte del Gran Mogol fu un gesuita. Sempre un gesuita fu il primo a essere dichiarato mandarino nel palazzo dell’Imperatore di Pechino……. La lista dei grandi che hanno frequentato i gesuiti potrebbe continuare per pagine e pagine. Essi stilarono trattati, negoziarono paci, fecero da mediatori fra nazioni in armi, combinarono matrimoni reali, partirono per pericolose missioni di salvataggio, vissero dove non erano bene accolti come agenti segreti della Santa Sede 8“.
Tutte queste manifestazioni di potenza fecero sì che nel 1773 Clemente XIV decidesse di abolire la Compagnia di Gesù; di conseguenza sciolse i ventitremila gesuiti, fece incarcerare il Padre Generale ed i suoi consiglieri, abbandonò al loro destino i missionari sparsi nel mondo, giustificando questo atto con le seguenti parole:”Le ragioni le teniamo chiuse nel Nostro minuscolo cuore.”
Una frase simile l’aveva adottata alcuni anni prima Carlo III di Spagna (1759-1788) che nel decreto per la esecuzione dell'”Espulsione dei regolari della Compagnia di Gesù” aggiungeva: “e per molte altre (ragioni) urgenti, giuste e necessarie, che racchiudo nel mio animo Regale 9“.
Ma non è tutto. Anche Clemente XII nella costituzione apostolica “In eminenti” del 26 aprile 1738 (prima bolla papale di scomunica della Massoneria) “..in mancanza di prove concrete o di motivazioni atte ad avvalorare crimini o delitti proporzionali a così severa condanna… con il ricorso al sospetto o alla supposizione quale argomento supremo col quale, in verità, non si fa altro che mettere in evidenza l’incredibile livello di ignoranza circa l’oggetto della condanna ..” conclude con il famoso motivo segreto: “E per altre ragioni giuste e ragionevoli conosciute da Noi soli 10“.
Ma torniamo alla Compagnia di Gesù che Papa Pio VII nel 1814 decise di far risorgere perchè aveva bisogno dei gesuiti: non va dimenticato che nel 1814 si aprì il “Congresso di Vienna” il cui obiettivo principale fu la Restaurazione. E gli “uomini del Papa” in pochissimo tempo tornarono all’antico splendore. Dice M. Martin:”I gesuiti resuscitati ricominciarono da capo, con zelo rinnovato e si prodigarono in uomini e fatica per assicurare che il Primo Concilio Vaticano proclamasse nel 1860 che l’infallibilità del Papa era un articolo di fede e un dogma rivelato. La loro opera fu così efficace e così odiosa per tanti, che valse ai gesuiti un nuovo epiteto; furono chiamati <ultramontani>, coloro che appoggiavano l’odioso Vescovo che viveva a Roma oltre le montagne (le Alpi) 11“.
E Martin prosegue: “Con la vita e con la morte, i gesuiti scrissero la propria storia come <gli uomini del Papa>…. come padre Walter Ciszeck finito a languire per diciassette anni nel Gulag sovietico;… o padre Augustin Bea, che percorse in lungo e in largo l’Unione Sovietica del tempo di Stalin per raccogliere un quadro accurato per la Santa Sede; o padre Tacchi Venturi, promotore dei negoziati tra Mussolini e papa Pio XI…… In realtà, ciò che li fece agire a grande distanza di spazio e di tempo fu il favoloso attaccamento all’obbedienza, consacrato da un voto speciale: che ogni loro impresa sarebbe stata all’insegna dell’obbedienza al Papa…. L’ampiezza di vedute continuò ad evolversi fino a che i gesuiti raggiunsero il momento di massima fioritura nella prima metà del ventesimo secolo. Grazie ai loro sforzi, ebbe luogo uno pseudo rinascimento del cattolicesimo sociale e culturale, che rese possibile ai cattolici di essere scienziati, tecnologi, psicologi, sociologi, politologi, capi politici, artisti, studiosi, rimanendo se stessi anche nelle branche più nuove del sapere, sempre in grado di conciliare tutto con una convinzione solida come la roccia 12“.
Fino al 1965 la Compagnia non aveva mai deviato da questa missione. Ma con la chiusura dell’ultima delle quattro sessioni del Concilio Vaticano II avvenne ciò che nessuno avrebbe potuto immaginare. Dice M. Martin: “Pedro de Arrupe y Gondra fu eletto ventisettesimo padre generale dei gesuiti. Sotto la guida di Arrupe e nelle aspettative di un cambiamento autorizzato dal Concilio, la visione di natura antipapale e socio-politica che era maturata di nascosto per più di un secolo fu accolta dalla Compagnia in quanto organizzazione. Il repentino cambiamento non fu casuale, ma un atto deliberato, al quale Arrupe, come padre generale, fornì una guida ispirata ed entusiasta.
Ma ci vuole del tempo prima che il modo di considerare una grande istituzione religiosa cambi. La reputazione che la Compagnia si era guadagnata nei secoli era il migliore paravento dietro il quale costruire una Compagnia molto diversa, come quella che si è venuta a creare negli ultimi vent’anni. In effetti la storia, la storia gloriosa della Compagnia fece sì che i fatti attuali risultassero invisibili e che i nuovi capi potessero presentare il nuovo atteggiamento verso il mondo come l’estrema e migliore espressione della spiritualità e della lealtà ignaziane.
Per la grande massa dei cattolici, sia laici che ecclesiastici, era impensabile che proprio i gesuiti potessero diffondere una nuova idea della Chiesa; o che muovessero guerra non a un solo Papa, ma addirittura a tre, denigrandoli, ingannandoli, disubbidendo loro, aspettando la morte di ciascuno con la speranza che il prossimo avrebbe lasciato loro mano libera.
Inevitabilmente, la guerra dei gesuiti contro il papato è venuta alla luce durante il pontificato di Karol Wojtyla. Quest’uomo carismatico e ostinato giunse al soglio pontificio con l’esperienza diretta del marxismo in Polonia……. Dal momento dell’elezione, fu chiaro che Giovanni Paolo II avrebbe incontrato l’opposizione di molti membri della burocrazia vaticana che aveva ereditato. Ciò che fu meno chiaro, anche per i consumati osservatori vaticani, era che anche i gesuiti avrebbero sfidato la sua autorità in materia politica.
Niente di ciò che Giovanni Paolo II ha tentato dal momento in cui è arrivato alla cattedra di S. Pietro nel 1978 è servito a dissipare o almeno ad attenuare l’opposizione gesuita 13“.
Fin qui si è cercato, attingendo a fonti sicuramente insospettabili, di delineare per sommi capi quella che è stata la storia della Compagnia di Gesù, sottolineando in particolare quelle attitudini e quei condizionamenti che hanno determinato nei gesuiti una particolare forma mentis che ha da sempre improntato il loro modo di agire.
Ma l’osservazione preliminare, che dovrebbe portare ad una qualche conclusione, era che al giorno d’oggi, e probabilmente anche in passato, la lotta dei gesuiti contro tutto e contro tutti sembra essersi arrestata di fronte ad un’altra Istituzione che a sua volta ha improntato le proprie dottrine ed il proprio comportamento a difesa di certi irrinunciabili principi, sì che anch’essa è continuamente sul piede di guerra nei confronti di quei governi, sia civili che ecclesiastici, che non consentono l’espressione della piena libertà dell’uomo.
Non a caso, la Massoneria non esiste o è stata soppressa, almeno ufficialmente, in quei Paesi e in quei periodi in cui si è affermata la dittatura; e non a caso, come si è visto, i gesuiti sono stati fatti oggetto di analoghe persecuzioni là dove i loro principi in materia religiosa incontravano l’opposizione di precise norme comportamentali volte a salvaguardare questa o quella autorità.
LA MASSONERIA
Da alcuni anni gli organi di informazione pubblica – stampa e tv – non perdono occasione di attribuire alla Massoneria una deleteria influenza sulla vita economica e politica del nostro Paese, attribuendo a tale istituzione fatti e comportamenti che in realtà sono addebitabili a persone o a gruppi che con la vera Massoneria non hanno niente a che fare. E’ allora legittimo chiedersi quale influenza essa abbia realmente ed abbia avuto in passato nello sviluppo culturale, morale e sociale delle Nazioni europee e del Nord America e se tale influenza sia stata dannosa o al contrario determinante per tale sviluppo.
Poichè le origini tradizionali della Massoneria si fanno risalire ad epoche anteriori alla civiltà egiziana, è necessario restringere il campo di indagine e partire dalla Massoneria cosiddetta moderna.
D’altra parte non è possibile un esame di un determinato periodo senza far cenno a quella che è stata la storia della Massoneria quale istituzione avente come scopo principale la difesa della libertà di pensiero, che in certe epoche fu possibile proprio e soltanto nelle Logge massoniche; e dovremo anche vedere come la Massoneria operativa si sia trasformata in Massoneria speculativa che è quella dell’epoca attuale.
A) LIBERTA’ DI PENSIERO E SEGRETO MASSONICO
E’ una delle tante contraddizioni dell’essere umano: la libertà, il più prezioso dei doni dati all’uomo dalla sua stessa natura, diventa spesso un tesoro proibito da custodire nell’ombra!
Per dimostrare questa affermazione, occorre rifarsi alle origini della Massoneria limitatamente al periodo storico, in quanto le sue origini mitiche altro non sono che la narrazione simbolica dell’evoluzione naturale dell’uomo e della sua progressiva presa di coscienza della duplicità della propria natura, dell’esistenza del divino in lui e della necessità di svilupparlo attraverso valori universali, quali la solidarietà, la tolleranza, lo spirito di pace, l’amore verso gli altri e verso il proprio SE’.
E poiché i livelli evolutivi – che niente hanno a che fare con quelli culturali – variano profondamente da individuo a individuo, ne derivava la necessità che le istituzioni preposte alla scoperta e all’utilizzazione delle potenzialità umane più elevate assumessero un carattere élitario e separassero l’insegnamento esoterico da quello exoterico, per meglio adattare l’uno e l’altro alle esigenze delle varie personalità. Non si trattava soltanto di “non dare perle ai porci” ma soprattutto di non turbare le coscienze più semplici con idee inadatte.
Va notato per inciso che ogni qualvolta la Massoneria ha assunto un atteggiamento più permissivo nell’accogliere i profani nel suo seno, lasciando che la quantità andasse a detrimento della qualità, si è verificato all’interno dell’istituzione un processo involutivo con scadimento dei valori intrinseci e perfino della ritualità. Perciò, insieme a quell’ampiezza di vedute e a quel sentimento di solidarietà universale che non fa distinzioni di razza, di censo, di professione ecc., deve essere rigorosamente mantenuta quella cautela nella selezione degli aspiranti che garantisce il mantenimento dell’istituzione stessa con le sue caratteristiche e le sue finalità.
Dunque fin dall’inizio la Massoneria si è connotata per una continuità concettuale e metodologica della tradizione esoterica, mutuando i suoi simboli ed i suoi riti dalle antiche scuole pitagoriche, platoniche, gnostiche, cabbalistiche ecc., oltre che dall’umanesimo egizio, orientale, greco, arabo, romano e così via. Ma quando l’oscurantismo del cattolicesimo dogmatico scatenò in Italia e in tutta Europa le persecuzioni contro tutti coloro che dissentivano da tali concezioni, il segreto divenne necessario anche per motivi pratici di sicurezza e la libertà di pensiero poté sopravvivere grazie alle associazioni iniziatiche che annoveravano ordini cavallereschi e corporazioni d’arti e mestieri, accademie, circoli e scuole filosofiche che fiorivano nei liberi Comuni grazie al mecenatismo dei Signori rinascimentali.
E tutte queste associazioni avevano in comune quella che è tuttora la base portante della Massoneria moderna, e cioè una concezione antidogmatica della religione e di tutte le conoscenze umane, una concezione deistica e gnostica dell’uomo- nel senso che la sua realizzazione parte dalla conoscenza di se stesso e del divino in lui- ed una concezione altamente democratica sul piano politico e sociale.
Perciò, mentre da una parte riscontriamo una unicità ed una continuità tradizionale del pensiero massonico, dall’altra troviamo una molteplicità di filoni storici della Massoneria, che si sono sensibilmente ridotti dopo che le molte associazioni preesistenti hanno lasciato la loro eredità ideale ad un unico grande organismo, la Grande Loggia di Londra, la cui fondazione nel 1717 segna la nascita della Massoneria moderna.
B) MASSONERIA OPERATIVA E MASSONERIA SPECULATIVA
Tralasciando, come si è detto, le origini mitiche della Massoneria possiamo rifarci alla tradizione medioevale per distinguere i diversi filoni cui si è accennato: Eugenio Bonvicini, cui si devono dotte opere storiografiche, distingue infatti tre tipi di associazioni che possono considerarsi le antenate della moderna Massoneria non solo per lo spirito che le animava ed i principi cui si ispiravano, ma anche per le peculiarità del comportamento reciproco fra gli associati, trasfuse nella attuale ritualità massonica 14.
Innanzi tutto egli cita gli ordini cavallereschi e parareligiosi ed in particolare l’Ordine dei Templari: quest’ultimo, che attraverso le Crociate era stato in contatto con la cultura del mondo arabo ed orientale, fra il 1100 ed il 1300 da Compagnia a carattere monastico e militare sorta per la difesa della Terra Santa si trasformò in un organismo assai più complesso a carattere imprenditoriale, con la caratteristica di essere svincolato da legami territoriali e da sudditanze feudali e teologiche e quindi in grado di assumere in tutto il bacino del Mediterraneo e nell’Europa continentale un potere politico ed economico che non avrebbe tardato a scontrarsi con quello degli Stati sovrani e della Chiesa.
E proprio per questa sua conquista della libertà materiale e morale l’Ordine dei Templari fu caratterizzato da quelle qualità che hanno sempre connotato l’istituzione massonica, cioè rispetto e tolleranza – inusuale all’epoca – per ogni altra forma di culto, compreso quello mussulmano, e poté sviluppare dei contatti con le città che si erano date la forma di Comune libero e la cui economia si imperniava sulle Corporazioni d’arti e mestieri e sulle Fratellanze.
Il Bonvicini ritiene perciò più che probabile un collegamento ed una influenza reciproca tra l’Ordine dei Templari e questi altri organismi, in particolare con gli Ordini dei Costruttori o dei Liberi Muratori, le cui regole riflettevano un cammino iniziatico; ciò tanto più che anche i Templari erano costruttori di strade, monasteri e fortificazioni militari. Di conseguenza non fa meraviglia che all’epoca delle persecuzioni scatenate da Filippo il Bello e Papa Clemente V (1307-1314) i Templari sfuggiti alla strage abbiano trovato rifugio nelle Logge dei Liberi Muratori, cui li accomunavano gli ideali di libertà.
Un altro tipo di associazioni, imperniato sulla difesa di questi ideali ed in particolare sul rifiuto dei dogmi della Chiesa romana, era costituito dalle varie sette religiose che questa considerava eretiche: Gnostici, Manichei, Alchimisti, Pitagorici ecc..
Vi erano poi le scuole letterarie della Provenza- i Trovatori- e la scuola italiana del “Dolce Stil Nuovo”, che avrebbero dato origine alle Accademie del XIV e XV secolo, dove ritroviamo una multiformità di interessi che avevano in comune l’affrancazione dal potere politico e religioso e l’esaltazione dell’ideale umanistico.
E finalmente, per quanto concerne le basi organizzative della Massoneria anteriore al 1717, esse vanno certamente ricercate nelle associazioni dei Liberi Muratori, in particolare nelle Confraternite dei Maestri Comacini “in cui, dice il Bonvicini, predominava l’aspetto corporativo e di fratellanza, dando ad esse quel carattere massonico che forse originariamente non ebbero e che invece si evidenzia già nei Collegi dei Fratelli Comacini 15“: questi già con l’Editto di Rotari del 632 furono affrancati dalle leggi delle autorità feudali di quei luoghi dove si recavano a costruire, donde la denominazione di “liberi o franchi muratori“.
La loro libertà fu ancor più garantita nelle epoche successive e ciò consentì loro di avere una propria legislazione comprendente statuti, rituali, regole per il passaggio di grado, mentre il luogo delle loro riunioni segrete prese il nome di “Loggia” dal locale in cui erano custoditi gli attrezzi e gli strumenti di calcolo.
L’ammissione a tali Logge era strettamente riservata a coloro che operavano nell’arte muratoria e quindi si usa dire che la Massoneria degli inizi era una “Massoneria Operativa”; solo nel 1600 avrebbe avuto luogo la “accettazione” di persone estranee all’arte per consentire loro di partecipare a lavori “speculativi” che si svolgevano nelle Logge, ma il Bonvicini ritiene che questa pratica abbia avuto inizio assai prima, in quanto all’interno delle corporazioni esisteva una élite formata dagli Architetti o Maestri d’Arte che costituivano la massima espressione culturale laica dell’epoca e che ovviamente si incontravano con altri uomini di pensiero aventi gli stessi ideali, fra i quali i già citati Templari. Così, molto prima del 1717, la Massoneria divenne anche “speculativa” per l’accettazione di personaggi provenienti da organismi assai simili nelle loro finalità e che con le Logge stabilivano un legame di pensiero, in cui l’arte muratoria restava come simbolo.
Osserva acutamente il Bonvicini: “Da qui si comprende come la Loggia, da studio di lavoro professionale, si trasformasse in luogo di riunione segreta per il reciproco scambio culturale e come si ricercasse nel rito e nel simbolo di celare il segreto di essere diventato l’uomo libero, affrancato dai pregiudizi, dalle superstizioni, dal dogmatismo ufficiale. Era inoltre l’homo vagantis per tutta Europa e quindi aperto alle più vive sorgenti letterarie delle varie lingue nazionali e da qui è facile intravedere i possibili punti di contatto con gli uomini colti delle Corti più evolute e meno conformiste e con i Trovatori, con i letterati e poeti che in tali Corti si raccoglievano 16.”
Dell’antichità del fenomeno dell’accettazione muratoria di persone estranee al mestiere esistono prove storiche in quanto già in atti inglesi risalenti al XIII e XIV secolo si trovano le espressioni “accepted massons” e “free massons” contrapposti agli “admitted massons” che erano gli affiliati per il loro lavoro.
C) LA MASSONERIA RINASCIMENTALE E MODERNA
Si è già accennato alle Accademie che sorsero allorché alla aristocrazia feudale venne a poco a poco a sostituirsi una nuova classe formata dalla borghesia arricchitasi con le attività produttive e con il commercio, e questi mutamenti sociali dettero luogo ai fenomeni dell’umanesimo, del rinascimento e anche della riforma religiosa. Ed è in questo ambiente che dovettero aver luogo gli incontri fra i liberi pensatori dell’epoca, sì che alla decadenza del filone comacino fece seguito in Italia il sorgere delle Accademie in cui si rinnovava una libera muratoria a carattere europeo.
Dunque la Massoneria speculativa si sovrappose a quella operativa molto tempo prima della costituzione della Gran Loggia di Londra. Dobbiamo tener presente che le Logge muratorie inglesi ebbero vita assai più tranquilla di quelle esistenti in Italia e in Francia dove era assai maggiore l’intolleranza religiosa. Si arrivò così all’unione delle quattro Logge esistenti a Londra in un’unica Gran Loggia, con l’elezione di un Gran Maestro e con l’approvazione dei cosiddetti “Landmarks” cioè di una serie di regole che costituivano gli antichi doveri e gli antichi principi osservati tradizionalmente nelle istituzioni iniziatiche e non soltanto in quelle massoniche. I Landmarks raccolti da Anderson furono dunque approvati nel 1723 dalla Gran Loggia di Londra e costituiscono tutt’oggi il fondamento di tutte le istituzioni massoniche da questa riconosciute.
A questo punto la Massoneria diventava la protagonista del secolo dell’Illuminismo e dette vita a vari “filoni” anche attraverso i cosiddetti “riti di perfezionamento”; ognuno di questi filoni fu a sua volta protagonista di mutamenti politici e sociali nei vari Paesi, in cui contribuì a determinare eventi storici di fondamentale importanza come la Rivoluzione Francese,le guerre di indipendenza americane, il Risorgimento Italiano ecc.
La fondazione della Gran Loggia di Londra sanciva la frattura con il passato e gettava le basi per una nuova concezione della società, della religione e dell’uomo abbracciando e sviluppando i contenuti della filosofia deistica. Le successive Costituzioni del 1723 erano una sorta di impegno morale alla lotta contro il dogma attraverso l’esaltazione della libertà e della tolleranza.
Nel terzo e quarto decennio del XVIII secolo l’Europa accoglieva in pieno questi nuovi principii e Grandi Orienti nascevano in tutti gli Stati anche sotto la protezione dei monarchi, come nella Prussia e in Austria.
Ma per quale motivo la Massoneria si diffuse così velocemente sul Continente ed anche in quegli Stati dove esistevano monarchie assolute, dove i tribunali dell’Inquisizione svolgevano ancora la loro opera, dove esisteva ancora il diritto di censura?
La risposta sembra debba ricercarsi in quello spirito anticlericale e anticuriale nonché giurisdizionalista che pervadeva la politica del XVIII secolo, in particolar modo nei primi decenni. Si avvertiva sempre più da una parte la necessità di riforme politiche e sociali e dall’altra il bisogno di riscattare il potere laico dai pesanti condizionamenti che la Chiesa di Roma aveva messo in atto con una pressante politica curiale. E fu proprio nel campo religioso che questo rinnovamento si fece sentire con il consolidarsi di quel movimento “giansenista” che attirava le basse gerarchie ecclesiastiche e che lottava contro il fanatismo e l’autoritarismo infallibile del Papa. E questa lotta dei giansenisti era vista di buon occhio dal potere laico, in particolar modo in Francia dove trovò valido sostegno nei Parlamenti Provinciali, convinti assertori della linea gallicana. Non va dimenticato che il documento più rappresentativo del gallicanesimo “Dichiarazione del clero gallicano sul potere nella Chiesa“, fu approvato nel 1682 in una riunione straordinaria dell’Assemblea Generale del clero francese.
In Francia si andava così preparando quello scontro con la “Compagnia di Gesù”, che era divenuta uno dei più ricchi e potenti ordini ecclesiastici, assertrice dell’infallibilità del Papa e strenua sostenitrice della gerarchia clericale. Questo scontro si concluse con la vittoria del Parlamento di Parigi che metteva al bando su tutti i territori del Regno di Francia la Compagnia di Gesù confiscandone tutti i beni e mettendo fine all’istruzione scolastica ed universitaria degli Ordini Religiosi.
E proprio in questa contrapposizione fra potere laico e potere curiale le monarchie europee mostrarono un atteggiamento tollerante nei confronti della Massoneria che, come movimento laico e anticlericale, poteva esercitare nell’ambito sociale una influenza favorevole alle nuove istanze giurisdizionaliste. Ma l’interesse dei monarchi verso questa nuova istituzione era dovuto anche al fatto che essa raccoglieva le simpatie della classe intellettuale che si ispirava alle nuove idee di libertà di pensiero e di giustizia. Vi fu quindi il fenomeno dell’adesione alla Massoneria dell’aristocrazia e delle case regnanti con il dichiarato intento di controllare questa istituzione dal suo interno: Federico di Prussia fondò un Grande Oriente Prussiano del quale fu Gran Maestro; nei territori dell’impero asburgico fu fondato un Grande Oriente cui aderirono i maggiori esponenti della monarchia. Si moltiplicarono le logge illuministe, dove dominava lo spirito riformatore e progressista ispirato alle dottrine di Rousseau e di Voltaire.
Nacquero così a Parigi la “Loggia delle Nove Sorelle” e a Vienna la “Zur Wahren Eintracht” che raccolsero il fior fiore degli intellettuali francesi e austriaci, e intorno agli anni ’80 la Massoneria europea raggiunse la massima diffusione e popolarità a tutti i livelli della società penetrando anche nell’alta aristocrazia che non mancò di offrire protezione a molti “fratelli”.
GLI ULTIMI SVILUPPI – CONCLUSIONI
Dopo la Rivoluzione Francese, l’Istituzione massonica cambiò fisionomia perché i suoi ideali vennero in gran parte asserviti al sogno di grandezza napoleonico; e dopo la Restaurazione la Massoneria non ebbe più il favore dei governanti che non dimenticavano la sua precedente strumentalizzazione. Ciò avvenne soprattutto nei Paesi in cui si era maggiormente affermato il dominio napoleonico e cioè in Francia e in Italia. Già dal 1814 i governi italiani proibirono l’appartenenza alla massoneria e “l’opposizione al regime autoritario dovette quindi utilizzare un nuovo strumento, quello della società segreta, arma di lotta attiva e impegnata sul terreno politico e non di sola battaglia ideologica e culturale. Le società segrete sorte in Francia, in Italia e in altri Paesi…… derivavano certamente dalla Massoneria i metodi organizzativi, la pratica latomistica, il rituale e il frasario simbolici, ma al tempo stesso si differenziavano dalla Massoneria settecentesca per la pratica attivistica e cospiratoria…… Nel novero delle nuove società segrete la più operosa e vitale apparve presto la Carboneria (la quale) derivata dai Charbonniers della Franca Contea e introdotta nell’Italia Meridionale intorno al 1806, pur subendo il fascino del rituale massonico, fu cosa diversa dalla Massoneria….. Un netto stacco nei confronti non soltanto dell’ideologia, ma anche della struttura organizzativa e del ritualismo simbolico massonico fu poi operato all’inizio degli anni ’30 da Giuseppe Mazzini e dalla sua Giovine Italia…..Si può quindi concludere che la Massoneria nel corso del Risorgimento, sia prima che dopo le rivoluzioni del 1848, pur avendo a volte costituito un modello o un punto di riferimento organizzativo per il mondo settario italiano, restò inoperosa e quasi in letargo 17“.
Di Massoneria si torna a parlare, nel senso in cui oggi la intendiamo, con la costituzione della Loggia Ausonia di Torino nel 1859 e successivamente con la fondazione del Grande Oriente d’Italia: essa però risorgeva risentendo fortemente del degrado conosciuto nel periodo napoleonico, per cui agli ideali dei Landmarks, tuttora alla base dell’Istituzione, si aggiungevano chiari scopi politici e di potere. Inoltre essa risentiva ancora degli influssi giacobini che le davano una precisa connotazione anticuriale e anticlericale.
Le cose non cambiarono nel periodo che va dall’unificazione d’Italia alla Grande Guerra, periodo cui si riferisce la dotta disamina del Prof. Augusto Comba dell’Università di Torino.
Fino all’avvento del fascismo la Massoneria si rafforzò politicamente, rappresentando la corrente laica ed il potere laico in contrapposizione alle forze conservatrici e clericali. Dichiarata fuori legge dal fascismo, che subito dopo risolse la questione romana con i Patti Lateranensi del 1929, rialzò le colonne dei propri Templi alla fine della seconda guerra mondiale e da allora continua a rappresentare, per la verità con assai minor forza ideologica e politica, la corrente laica ed anticlericale. Al periodo che va dal 1929 al 1980 si riferisce l’articolo del Gesuita Padre Giovanni Caprile.
Le trattative tra il Governo Mussolini e la Santa Sede, che portarono alla stipula dei Patti Lateranensi, videro l’alleanza tra Pio XI e Mussolini per “liquidare” la Massoneria, sebbene lo stesso Pio XI nell’Enciclica “Non abbiamo bisogno” del 1931 lamentasse il persistere di fatto di gruppi massonici. Nel secondo dopoguerra la Massoneria in Italia ebbe l’appoggio di quella americana, ma gli ideali che l’avevano caratterizzata nel passato erano sostituiti dalla ricerca del potere ideologico e politico.
Ciò si prestava assai bene ad offrire il fianco alle critiche spesso feroci che di volta in volta apparivano su “Civiltà Cattolica”: i Gesuiti erano in quel momento totalmente identificati nella loro missione di difensori del Papa e non perdevano quindi occasione di battersi in maniera assai oculata, sia per le modalità che per la scelta dei tempi, per mantenere alla Chiesa romana il maggior numero possibile di privilegi. L’avversario però non era tanto la Massoneria, quanto la coalizione di sinistra (PCI-PSI), tanto è vero che l’affermarsi della DC, nelle elezioni del 1948, fu dovuto principalmente alla mobilitazione in suo favore del mondo ecclesiastico.
E che il problema della Massoneria non costituisse più una spina nel fianco del Vaticano, che fino ad allora non era stato avaro di scomuniche, lo dimostra il fatto sottolineato dal già citato Padre Caprile, che nel Concilio Vaticano II tale questione non fu nemmeno trattata. Ma quel Concilio avrebbe segnato l’inizio di una autentica rivoluzione in seno alla Compagnia di Gesù, la quale avrebbe a poco a poco assunto un atteggiamento di distacco dalle posizioni ufficiali della Chiesa di Roma, culminato in un’aperta dissociazione.
Contemporaneamente, anche la Massoneria- con riferimento principalmente a quella ufficiale riconosciuta dalla Gran Loggia d’Inghilterra e cioè al Grande Oriente d’Italia- abbandonava la sua rigidità ed il suo atteggiamento anticlericale, tornando all’antica tolleranza verso ogni fede religiosa: i vecchi massoni di mentalità “carbonara e giacobina”, lasciavano il posto ad uomini aperti ad ogni esperienza di carattere spirituale, che vedevano nel Grande Architetto dell’Universo il fine ultimo a cui tendere.
E i Gesuiti, con Teilhard de Chardin, consideravano il “fenomeno umano” con la larghezza di vedute dello scienziato, riconoscendo nella libertà di coscienza la matrice della sua evoluzione. Così i secolari nemici, massoni e gesuiti, si ritrovavano in pieno accordo nel perseguire la missione propria di ogni associazione religiosa e iniziatica: l’elevazione materiale, morale e spirituale dell’uomo, che è poi il programma della Massoneria.
Ottavio Gallego
NOTE E BIBLIOGRAFIA
1– J. A. Ferrer BENIMELLI – “La Massoneria nella storia d’Italia” a cura di Aldo A. Mola – Edizioni Atanor – Roma – Settembre 1981 – pagg. 43-44.
2– Malachi MARTIN – “I Gesuiti” – Sugar Editore – Milano 1987 – pagg. 19-20.
3– Antonio SANTONI RUGIU – “Storia Sociale dell’Educazione” – Principato Editore – Milano gennaio 1990 – pag. 224.
4– Ibidem
5– Malachi MARTIN – op. cit. – pag. 21
6– Malachi MARTIN – op. cit. – pag. 22
7– Antonio SANTONI RUGIU – op. cit. – pag. 226.
8– Malachi MARTIN – op. cit. – pagg. 24-25
9– J. A. FERRER BENIMELLI – op. cit. – pag. 24
10– J. A. FERRER BENIMELLI – op. cit. – pagg. 22-24
11– Malachi MARTIN – op. cit. – pag. 26.
12– Malachi MARTIN – op. cit. – pagg. 27-28.
13– Malachi MARTIN – op. cit. – pagg. 29-30
14– Eugenio BONVICINI – “Massoneria antica – Dalla Carta di Bologna del 1248 agli Antichi Doveri del 1723” – Edizione Atanor – Roma 1989 – pag. 21
15– Eugenio BONVICINI – op. cit. – pag. 102
16– Eugenio BONVICINI – op. cit. – pag. 153
17– Franco DELLA PERUTA – “La Massoneria nella Storia d’Italia” a cura di Aldo A. Mola Edizioni Atanor – Roma – Settembre 1981 – pagg. 62/66