mercoledì 12 giugno 2019

IL POKER FACE DI ANGELA MERKEL IN UE DEVE FARE I CONTI CON IL SUO OSCURO PASSATO

Emmanuel Macron voterebbe Angela Merkel come presidente della Commissione europea. "Se lei lo fa, la appoggerei", ha detto il presidente francese in una intervista al canale francese della televisione di Stato svizzera RTS. "L'Europa - sostiene Macron - ha bisogno per i suoi vertici di volti di personalità forti; ha bisogno di persone con una credibilità personale e dotate di competenze". Queste parole suonano come una investitura ufficiale di Macron per rinforzare l'asse franco-tedesco alla guida dell'Ue e a discapito, pensate un po', proprio dell'Italia. Ma le grane non finiscono qui. A novembre scadrà il mandato di Mario Draghi alla BCE e il candidato più quotato è un altro tedesco: Jens Weidmann. 
Il fatto è che nei suoi oltre 13 anni di governo Angela Merkel non è mai riuscita a piazzare un tedesco o una tedesca nei posti top: non alla Commissione, non alla Bce, non alla presidenza del Consiglio europeo, non alla rappresentanza della politica estera (il socialdemocratico Martin Schultz ha presieduto il Parlamento di Strasburgo ma non è stato indicato dalla cancelliera). Merkel ha sempre influito sulle scelte finali e detenuto un potere di veto implicito ma non ha mai avuto la chance di imporre un connazionale a un vertice importante. Ora, giunta alla stagione finale della sua leadership, sembra decisa a completare il proprio medagliere con una nomina tedesca di alto livello in Europa. Negli ultimi giorni sono cresciute le pressioni affinché la cancelliera chieda la posizione di vertice della Bce per la Germania, in particolare per il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann. 
Inoltre, l’opposizione di Emmanuel Macron al sistema di nomina automatica a presidente della Commissione che vedrebbe Weber — lo Spitzenkandidat del Partito popolare europeo — probabile candidato a sostituire Jean-Claude Juncker, fa agevolmente intuire quali siano gli assetti di potere in Ue. Merkel ha di recente ribadito di appoggiare Weber. «Ma questo non significa che la Germania non abbia altre personalità eccellenti per altri posti», ha chiarito in un’intervista alla Süddeutsche Zeitung. Ad ogni modo, se Merkel insisterà per un tedesco alla Bce la trattativa sarà complessa, e potenzialmente foriera di scontri, soprattutto con l'Italia.
Intanto Angela Merkel, in queste ore, deve vedersela con l'accusa grave di essere stata una spia al servizio della Stasi, la polizia segreta tedesca durante la guerra fredda. L'accusa si basa su una sua foto che potrebbe imbarazzare moltissimo la Cancelliera in vista delle elezioni per il rinnovo del Bundestag a settembre.





Non si sa se sia vera o falsa, ma stando a questa immagine l'attuale Cancelliera tedesca sarebbe stata un agente della Stasi, la polizia segreta della Germania dell'Est. La Merkel ha vissuto per lunghi anni nell'ex DDR salvo poi, dopo l'apertura del Muro di Berlino, seguire Helmut Kohl nella Cdu e iniziare così la sua attuale carriera politica. Ma il passato, a volte, è difficile da dimenticare....



angela merkel nuda apeLe foto della Merkel completamente nuda da giovane ai tempi della DDR


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Angela Dorothea Merkel, nata Kasner






Alte Seilschaften – Die Achse Merkel – de Maizière! – da HarteZeit.de




Nel filmato (reso misteriosamente non disponibile), si racconta come il dissidente Robert Havemann fosse posto in stretto controllo agli arresti domiciliari nella sua casa nei pressi di Berlino dal ’79 fino alla sua morte nell’82. Robert Havemann, è stato un importante scienziato e un comunista convinto. Durante il regime è stato arrestato e condannato a morte, ma la condanna gli è in seguito stata revocata per permettergli di continuare i suoi studi e i suoi esperimenti, da cui il regime si riprometteva importanti scoperte. Le proprietà confinanti erano state acquisite dalla STASI che con vari mezzi sorvegliava gli accessi. Il controllo telefonico è stato stimato del costo di 740 000 marchi RDT. Circa 200 giovani agenti denominati IM (Informelle Mitarbeiter = collaboratore informale), parte integrante della rete spionistica della Stasi, erano incaricati dei compiti di sorveglianza del solo Havemann. Tra le foto del 1980 visionate dalla redazione di WDR compare “casualmente” nelle vicinanze della dimora sorvegliata una giovane donna riconoscibile come Angela Dorothea Kasner in Merkel.



Il passato (scomodo?) di Angela Merkel. Cosa c’è dietro il rifiuto di pubblicazione di una foto articolo del 4/6/2008 dal sito “Un po’ di Danubio. La Germania in Italia”



[…] Ma se del caso Gysi si è parlato molto e ovunque, poco si è detto delle scoperte fatte dai giornalisti della WDR, che, nell’ambito delle loro ricerche e dei loro lavori per la produzione di un documentario dal titolo “Im Auge der Macht – die Bilder der Stasi”[Al centro del potere – le immagini della Stasi] hanno trovato i documenti riguardanti i tantissimi (fino a 200 al giorno) collaboratori incaricati dalla Stasi di sorvegliare la tenuta di Havemann. Tra questi ci sarebbe anche la foto di una giovane Angela Merkel.

I redattori del filmato avrebbero chiesto alla signora Merkel il permesso di pubblicazione del documento all’interno del loro filmato, ma il capo di gabinetto avrebbe rifiutato. Secondo quanto riportato dallo Spiegel: […] [I curatori del film hanno richiesto il permesso di pubblicazione della foto. Il suo (di Angela Merkel) entourage ha però comunicato che la signora Merkel non intende concedere il nulla osta per “motivi legati alla protezione della propria privacy” e anche per “uguaglianza di trattamento in casi di richieste simili”] […]


L’Angela sterminatrice di Paola Mirenda da Left.it del 27/1/2012 (l'articolo è stato cancellato su Left.it)

[…] Per la ragazza cresciuta oltre la cortina di ferro, sentirsi dire cosa deve fare è una cosa improponibile. Nei 23 anni della sua carriera politica “occidentale”, iniziata con la caduta del Muro, non lo ha mai permesso a nessuno. A meno che non le convenisse. La sera del 9 novembre 1989 era «in una sauna con una amica» e nemmeno si era accorta che il Muro cadeva (anche lei a sua insaputa…), ha raccontato nel ventennale della riunificazione. «L’avevo sentito alla tv, ho chiamato mia madre per dirglielo e poi, come ogni giovedì, sono andata alla sauna. All’uscita, mi sono diretta verso Ovest, assieme alla folla che festeggiava. Ma mi dovevo alzare presto, così me ne sono tornata a casa». Imperturbabile, si direbbe, alla Storia che cambiava. Ma invece già pronta a cambiare assieme a lei. Quindici anni dopo avrebbe governato la Germania riunificata.

Angela Dorothea Merkel, nata Kasner, aveva 35 anni nel 1989. Figlia di un pastore protestante che voleva coniugare religione e comunismo, cresce nella Repubblica democratica tedesca dove i genitori si erano trasferiti lasciando la Germania federale. Studia con profitto, ottiene il diploma col massimo dei voti, si iscrive all’università laureandosi in fisica quantica, e a 23 anni convive in 10 metri quadri con un collega di studi, Ulrich Merkel, che sposerà nel 1981. Oggi le rimproverano di “arrivare tardi alle cose”, da giovane invece faceva tutto di fretta, con un occhio ai libri di testo e l’altro a quelli di partito. Entra nella Frei Deutsche Jugend, la gioventù libera tedesca, come praticamente tutti i suoi coetanei, salendone i gradini fino a diventare responsabile propaganda nel suo luogo di lavoro, l’Accademia delle Scienze. Nelle foto dell’epoca ha i capelli corti e un improbabile antenato dei telefonini in mano, alle sue spalle un manifesto della FDJ. Lei, la signora in tailleur, è stata un’agit-prop, anche se oggi minimizza il suo ruolo: «Prenotavo solo i posti a teatro», dice. A dispetto della falsa modestia, è ambiziosa, e la politica è un modo per ottenere molto. Intanto, con la stessa velocità con cui si è sposata, Angela Merkel divorzia. Il marito racconta, in una delle rarissime interviste, che lei ha fatto i bagagli senza nemmeno avvertire. «Ha riflettuto, ne ha tratto le conseguenze, e se ne è andata via. Dividere, non è stato difficile, Angela ha preso la lavatrice, io ho tenuto i mobili». Dorotea era un santa “pura, caritatevole e sapiente”, e il padre ci avrà pure sperato, quando glielo ha messo come secondo nome. Ma almeno per la virtù di mezzo, pare non abbia funzionato.

Quanto alla sapienza, Angela l’ha usata per essere la prima della classe, sempre. Non c’è nulla di casuale nella sua ascesa, pur costellata di scandali. Non suoi, per carità, ma dei suoi diretti superiori. Loro cadono in disgrazia, e le spianano la strada gradino dopo gradino. Prendiamo il primo partito post muro a cui si iscrive, la Demokratischer Aufbruch (Da). Nel dicembre 1989 la Merkel diventa responsabile comunicazione di questa piccola formazione, che nelle prime elezioni libere della Ddr prende lo 0,9 per cento dei voti. Il leader della Da è Wolfgang Schnur, che pochi giorni prima delle elezioni viene accusato di aver fatto parte della Stasi, la polizia segreta della Germania Est. Lui si dimette, Angela ne dà l’annuncio alla stampa e in virtù dell’alleanza con la Cdu viene subito nominata portavoce aggiunta di quello che sarà l’ultimo governo della Ddr. A capo dell’esecutivo c’è Lothar de Maizière, ma anche la sua carriera politica sarà breve. Diventa ministro con il primo governo Kohl dopo la riunificazione – è incaricato dei rapporti con l’Est – ma è costretto a dimettersi presto: come Schnur, è accusato di aver fatto parte della Stasi. Angela non spende una parola per difenderlo: è in campagna elettorale per ottenere un seggio al Bundestag, e lo vince. Da quel bagno nella sauna sono passati esattamente 12 mesi e 23 giorni. Un mese e mezzo più tardi, sarà ministro delle Pari opportunità e Gioventù nel IV governo Kohl.

Il Cancelliere la chiamava Das Mädchen, ragazzina, figlia. E politicamente Angela lo è stata, almeno fino al 1999, anno dell’ultimo dei suoi tradimenti ai padri. Con Kohl c’è, all’inizio, un rapporto di convenienza. A lui servono un ministro donna, un giovane e qualcuno dell’Est: e con Angela ottiene tutto in un colpo solo. A lei invece occorre un mentore più famoso dei precedenti, che la inserisca nella Cdu facendole saltare la gavetta. In pochi anni la Merkel diventa presidente regionale della Cdu nel land Mecklembourg Pomerania (1993), ministro dell’Ambiente (1994), segretario della Cdu (1998). Infine, nel 2000, si assicura il posto di presidente del partito con il 96 per cento dei voti. Nel frattempo Kohl è stato fatto fuori: nel 1999 è scoppiato lo scandalo dei fondi neri alla Cdu, e il Cancelliere si rifiuta di fare i nomi dei “donatori”. È proprio la Merkel, in un’intervista alla stampa nazionale, a chiedergli di fare un passo indietro. E ne prende il posto. Siamo a dieci anni dal famoso bagno. Ce ne vogliono altri 5 prima che l’ex Mädchen possa candidarsi alla guida della Germania. Nel 2002 perde la sfida per rappresentare la coalizione Cdu/Csu con Edmund Stoiber, ma lui perde le elezioni, al governo va il socialdemocratico Gerhard Schröder. Una lezione per la Cdu, che ottiene meno del 30 per cento dei voti. Ma anche per la Merkel: sarà l’ultima volta che un avversario interno al partito o alla coalizione le sbarrerà la strada. D’ora in poi li farà fuori uno ad uno, grazie agli scandali o piazzandoli in posti chiave prima che diventino fastidiosi.

Stoiber si ritira dalla vita politica nel 2007, dopo le accuse di spionaggio interno alla Csu; Christian Wulff, suo amico ma anche possibile rivale, diventa il suo candidato alla presidenza della Germania nel 2011. Il partito non lo vuole, ma lei insiste, per levarselo dai piedi. Risultato: è eletto solo al terzo turno. Per la Merkel è una sconfitta di immagine ma così Wulff ha tolto il disturbo. Più sofferta invece la perdita di Karl-Theodor zu Guttenberg, allora ministro della Difesa: nel luglio 2010 lo Spiegel chiede alla Cancelliera se vede nel suo giovane ministro un possibile successore. Lei nicchia, lo elogia, ma chiude il discorso. A gennaio 2011 zu Guttemberg viene indagato sulla sua attività governativa. Poi il colpo di grazia a marzo, con l’accusa di aver copiato la tesi. Il ministro si dimette. Angela annuncia nell’estate la sua decisione di ricandidarsi per un terzo mandato.



Il pastore «rosso» da IlSole24Ore 11/9/2011

Un viaggio nella direzione “sbagliata”. La Guerra fredda è al suo apice, e sono in molti a lasciare la Germania orientale, per trasferirsi nella Repubblica federale, già in pieno miracolo economico. A Horst Kasner piace però andare controcorrente. È vero che Angela, la sua prima figlia, è nata da poche settimane, ma Horst è un pastore evangelico, e a Est, nei territori sotto il controllo sovietico, c’è bisogno più che mai di chi si occupi della cura delle anime. Così, nel 1954, si trasferisce con la famiglia da Amburgo in un minuscolo villaggio agrario del Brandeburgo. Nella parrocchia di campagna resta solo tre anni: nel 1957 gli viene affidata la direzione del Seminario di Waldhof, un compito difficile. Kasner è un ottimo mediatore, e riesce a intrattenere rapporti cordiali con le autorità comuniste. Troppo cordiali, secondo alcuni, che gli affibbiano il soprannome di «Kasner il rosso». Convinto che il cristianesimo si possa conciliare con il socialismo reale, diviene uno dei promotori del «Gruppo di lavoro del Weissensee», che mira a staccare la Chiesa evangelica della Germania est da quella dell’ovest. È insomma il portavoce di una linea lealista, gradita alle autorità della Ddr, che lo ricompensano con alcuni, significativi privilegi. Come la possibilità di avere due automobili, e di viaggiare liberamente all’estero. O di far studiare i figli. E proprio questo è il punto che rende particolarmente interessante la biografia di Horst Kasner, scomparso a 85 anni la settimana scorsa. Angela Dorothea Kasner è il nome da nubile di Angela Merkel, e la storia di suo padre aiuta a comprendere alcuni aspetti di colei che viene spesso definita la donna più potente del mondo. La cancelliera ha affermato di aver molto imparato dallo spirito di realismo del genitore. Più che realismo, l’atteggiamento del pastore Kasner può far pensare a un’acquiescenza verso il potere, che – secondo alcuni – getta qualche ombra anche sugli anni giovanili della figlia. Fu infatti grazie alle buone relazioni del padre che Angela poté accedere alle scuole superiori, per passare all’università e ottenere infine un posto prestigioso all’Accademia delle scienze (*). Qui Angela, che nel frattempo si era sposata con Ulrich Merkel, conosciuto durante un viaggio di studio a Mosca, divenne segretaria dell’organizzazione giovanile comunista. Secondo i suoi ricordi, si occupava solo «di cultura e di biglietti di teatro». Ma secondo altre testimonianze, sarebbe invece stata incaricata «dell’agitazione e della propaganda». Una foto – conservata in un fascicolo della Stasi e di cui la Merkel ha impedito la pubblicazione – ha fatto pensare, probabilmente a torto, che la futura cancelliera si sia prestata, nel 1980, a spiare un dissidente del regime. Quando, nel 1989, la Ddr si avviò al tracollo, Horst Kasner non nascose il proprio disappunto. Angela si decise invece per l’impegno politico. Anche in questo caso, le vecchie relazioni di famiglia le furono molto utili. A proiettarla sulla scena pubblica fu infatti Lothar de Maizière, figlio di un amico del padre e ultimo premier della Ddr, che la nominò propria portavoce. Poco importa se, dopo appena qualche mese, de Maizière fu accusato di aver collaborato con la Stasi e costretto ad abbandonare i propri incarichi. La Merkel era intanto entrata nel governo Kohl e aveva cominciato un’ascesa inarrestabile. La Germania riunificata non era stata nei desideri del pastore Kasner, eppure è toccato proprio alla figlia Angela compiere il tragitto in senso inverso, da est a ovest. Certo la figura volitiva del padre, idealista-realista, deve averla accompagnata in questo ritorno.


L’ultimo Muro: la Merkel e la Stasi di Vito Punzi da La Bussola Quotidiana 12-08-2011 (link a pdf)



[…] Pochi giorni fa, Oskar Lafontaine — uno dei capi della Linke, il partito nato dalla fu­sione degli ex comunisti della Ddr con alcu­ni fuoriusciti socialdemocratici — aveva ac­cusato Frau Merkel di essere stata una fun­zionaria della Freie Deutsche Jugend (Fdj), l’organizzazione ufficiale dei giovani: si oc­cupava di propaganda. Un posto che pote­va essere affidato solo a «una giovane co­munista convinta», ha detto. Merkel — che quando cadde il muro ave­va 35 anni — ha confermato (lo si sapeva) di essere stata un membro della Fdj. Ma quanto a co­munista… […]

Per la prima volta, Frau Merkel ha anche raccontato di essere stata avvicinata dallaStasi, che le offrì di diventare una spia, come ce n’erano a decine di migliaia nella Ddr. Fu quando chiese di diventare assisten­te universitaria. Dopo il colloquio con il professore, fu fatta entrare in una stanza dove fu raggiunta da un funzionario che le fece l’offerta. Se l’aspettava da tempo e quindi aveva la risposta pronta: non avrebbe saputo ta­cere e mantenere i segreti, portò a giu­stificazione del suo rifiuto, era una chiacchierona. Utile, ma una menzogna spudorata: una chiacchierona che per raccontare di se stessa nella Ddr ha aspet­tato vent’anni.


La dama di ferro che disse no alla Stasi da Repubblica.it del 10/10/2005

[…] Donna tenace, ha saputo resistere alle lusinghe della Stasi, la polizia segreta della Germania comunista, che voleva farne una sua collaboratrice, con la conseguenza di vedersi rifiutare il posto di assistente all’università di Illmenau. (* Ma non aveva ottenuto un posto prestigioso all’Accademia delle scienze?).

Due mesi prima della riunificazione, nel 1990, Angela Merkel ha aderito alla Cdu. Tre mesi dopo è entrata nel gabinetto dell’ex cancelliere Helmut Kohl. Dieci anni più tardi si è guadagnata l’appellativo di “madre coraggio” (!) per aver preso le redini dell’Unione cristianodemocratica dopo la sconfitta del partito nell’aprile del 2000 e non ha esitato ad allontanarsi dall’ex cancelliere Helmut Kohl dopo le rivelazioni sui fondi neri. Angela Merkel è stata nominata ministro della Condizione femminile e della gioventù nel gennaio 1991, poi ministro dell’ambiente nel 1994. Sposata ad un professore di chimica, senza figli, ha uno stile sobrio, (AHH!…datemi un martello!) secondo alcuni addirittura freddo.


Günter Grass racconta la Stasi: “Io e mia moglie spiati e seguiti” Intervista al Nobel tedesco. Un libro di Kai Schlueter spiega come il grande scrittore fosse nel mirino dei servizi segreti della Ddr fin dagli anni ’60. da Repubblica.it del 4/3/2010

Una cancelliera venuta dall’Est governa la Germania. Può aiutare?

“La signora Merkel nella Ddr non era all’opposizione. Imparò nella gioventù comunista la tattica e il tatticismo della carriera politica e del potere. Non mi dà speranze di un futuro migliore tra Est e Ovest della Germania. Spero nella nuova generazione, nata e cresciuta dopo l’89, ma le disuguaglianze restano e resteranno a lungo”.


Altre notizie sull'oscuro passato di Angela Merkel qui:






Benjamin Fulford: L'alleanza cementata dalla visita di Trump nel Regno Unito porterà a un'inversione della tendenza fascista post 11 settembre


ELEZIONI EUROPEE TRUCCATE DALLA FAZIONE TEDESCA?


La visita del presidente degli Stati Uniti Donald Trump nel Regno Unito della settimana scorsa ha sanato le fratture dell'alleanza anglo-americana e farà in modo che il colpo di stato fascista post-9/11 in Occidente venga invertito, secondo il Pentagono e le fonti della famiglia reale britannica. "La visita in Gran Bretagna è stata incentrata su una intesa cordiale nell'asse anglo-americano e su tutti i problemi in corso di cui si è già a conoscenza. La Brexit è un grosso problema. Direi che il viaggio è stato un successo e che i legami tra i due paesi ora sono più forti", ha commentato un reale inglese.

Ciò significa che c'è una divisione tra gli anglo-americani e gli aristocratici nazi-fascisti europei dietro al gruppo Bilderberg. Un rapporto semi-ufficiale di un partecipante al Bilderberg conferma che c'è una grande divisione tra la fazione UE a guida tedesca e gli anglosassoni, così con gli italiani.




Fonti dell'intelligence francese, nel frattempo, affermano di aver trovato prove del fatto che le recenti elezioni parlamentari dell'UE sono state truccate dalla fazione tedesca. Indicano articoli che hanno annunciato con precisione i risultati delle elezioni che sono apparsi prima delle elezioni. La lotta per liberare la Francia continua, dicono le fonti. 


Nel frattempo, informatori olandesi hanno pubblicato documenti dannosi sui fondatori, nazisti, reali olandesi del Bilderberg e della loro connessione con la fazione fascista americana i Rockefeller (Clinton), Bush, ecc. Tra le altre cose, riportano che Boeing ha fabbricato le bombe mandate in Germania cha hanno usato per bombardare gli americani durante la seconda guerra mondiale. 


Questo è importante, perché ora abbiamo un veterano della Boeing da 30 anni, Patrick Shanahan, (foto sotto con Trump) come "Vice Segretario alla Difesa" degli Stati Uniti, anche se tutti i veri veterani militari hanno lasciato l'amministrazione Trump all'inizio di quest'anno.





Fonti del Pentagono dicono "il crollo sequenziale quasi a domino di 26 pali telefonici lungo l'arteria principale che serve le numerose strutture della Boeing di Seattle lungo la Via Marginale Est" la settimana scorsa "non era un caso".

"Questo era un messaggio di white-hat (cappelli bianchi militari) a Boeing di cessare e desistere dall'uso della tecnologia di controllo remoto dei suoi aerei usati nei suoi 'incidenti aerei', così come i suoi altri guerrafondai / crimini di guerra / tecnologie belliche (che potrebbero usare 5G ), sia pubblica che segreta ", affermano le fonti.

Ora ci sono anche altri segnali che indicano che un importante evento finanziario, probabilmente più grande dello shock della Lehman, si sta preparando a chiudere ilConsiglio della Federal Reserve e la fazione nazista della mafia del Khazariana, proprietaria della banca centrale europea.

Ciò significa che le "piattaforme di trading" fiat create dal Bilderberg Henry Kissinger per la famiglia Rockefeller dopo che gli Stati Uniti hanno abbandonato il gold standard nel 1971, sono state chiuse e sostituite con un paniere di valute il cui cambio è all'interno di una banda del prezzo dell'oro. Ciò può essere confermato guardando un grafico dei movimenti valutari dal 2012, quando è scaduto il mandato di 100 anni della Federal Reserve . Questo, combinato con una massiccia iniezione di denaro nei mercati azionari, ha portato alla relativa stabilità finanziaria.

Tuttavia, come ha notato il presidente russo Vladimir Putinla settimana scorsa dopo l'incontro con il presidente cineseXi Jinping, "La politica di allentamento del quantitative easing e le altre misure adottate [dopo Lehman] non risolvevano i problemi nella sostanza, ma li procrastinano solo verso il futuro . " 


Quel futuro potrebbe essere arrivato. I partecipanti al mercato scommettono su un enorme shock sismico per il sistema finanziario. Il grafico sottostante mostra come il commercio globale è collassato in un modo identico a quello che è successo al momento dello shock della Lehman. A tal proposito, abbiamo incontrato un tentativo sistematico di censurare questo grafico dall'Internet in lingua inglese e siamo dovuti andare in un sito cinese per trasferirlo nel nostro articolo.



L'altro grafico che indica che qualcosa di enorme sta arrivando è quello che mostra come i tassi di interesse a lungo termine nei mercati dei Futures Eurodollarosiano ancora più al di sotto dei tassi a breve termine di quanto non fossero immediatamente prima di Lehman. Ciò accade perché i trader sentono che qualcosa di enorme sta per accadere e cercano di bloccare i soldi stabili a lungo termine prima che sia troppo tardi.


I ministri delle finanze del G20 che si sono riuniti lo scorso fine settimana in Giappone non hanno aiutato a mitigare i timori del mercato quando hanno rilasciato una dichiarazione in parte leggibile, "i rischi rimangono verso il ribasso" e "il commercio e le tensioni geopolitiche si sono intensificate". comunicati ufficiali vaghi del G20, questa è roba abbastanza radicale.

Abbiamo chiesto ai nostri referenti della famiglia reale britannica, al Pentagono, alla CIA e ad altre fonti su cosa potrebbe essere questo shock, ma ci siamo imbattuti in un embargo giornalistico completo. I reali inglesi ha fatto capire che nulla sarebbe accaduto prima di settembre.

Il fatto che la maggior parte delle tariffe USA sulla Cina e le sanzioni contro Huawei e altre società cinesi non entrino in vigore fino a settembre allude al fatto che da ora ad allora hanno il tempo per negoziare un accordo che cambia il mondo.

Ci sono alcuni segnali di ciò che potrebbe implicare l'accordo. Fonti del ministero delle finanze cinesi dicono che la Cina si è offerta di aiutare a ricostruire le infrastrutture nazionali degli Stati Uniti e reintegrare la produzione statunitense in catene globali. Le fonti del Pentagono intanto dicono di essere pronte a tagliare gli scarti del complesso militare-industriale e pagare per ricostruire l'economia degli Stati Uniti con alcuni high tech che hanno mantenuto segreti.

L'altro grande problema che verrà elaborato nei prossimi mesi riguarda i giganti high-tech come Facebook, Google, Amazon e Apple. Qui, il G20 ha già deciso che li costringerà a pagare le tasse. 


Il nuovo ministro delle finanze indiano Nirmala Sitharaman rappresenta il paese sulle questioni fiscali del G20 a Tokyo

Tuttavia, il vero problema che deve essere affrontato è lacensura e le informazioni false che proliferano grazie a questi oligopoli high-tech. Abbiamo notato, per esempio, che tutte le fotografie che abbiamo trovato su Internet di Re Salman sono state sostituite con fotografie del suo nuovo e giovane doppio corpo. Ricordo chiaramente, come i miei colleghi, che questo articolo qui sotto, che parla di come Re Salman sia così senile da non ricordare quello che è successo un minuto prima, aveva un'immagine di un Re dall'aspetto invecchiato e decrepito. Quella foto è stata sostituita. 


I giornali e i media tradizionali, che in realtà hanno giornalisti nel mondo reale che riferiscono di eventi reali, dicono che questi oligopoli high-tech li stanno mettendo fuori mercato. Anche se i ricavi delle sottoscrizioni aumentano, il furto di alta tecnologia ha ridotto i loro ricavi pubblicitari a $ 16 miliardi nel 2017 da circa $ 50 miliardi nel 2006. Ciò li ha costretti a tagliare i dipendenti delle redazioni da 74.000 ai 39.000 nello stesso periodo. Per anni anche questa newsletter ha sofferto della pirateria di Google, la censura di Facebook, ecc. 



Ora, questi oligopoli hanno iniziato a chiudere migliaia di canali di informazione indipendenti nel nome della "lotta contro l'incitamento all'odio", quando invece molto spesso si può dimostrare che si tratta di pura censura.

Per esempio, stamattina, quando abbiamo cliccato su un link da Jimstonefreelance.com di un articolo del The New York Post sull'omicidio del fratello di Hillary Clinton, abbiamo avuto come risposta un messaggio che diceva che il link era stato censurato. Ora dice semplicemente "non riesco a trovarlo".

Questa intensificata censura da parte dei giganti di Internet coincide con una nuova campagna di omicidi. Fonti del Pentagono dicono che Hillary Clinton aveva assassinato suo fratello Tony Rodham per farlo tacere. Inoltre, il capo della polizia di New York Steven Silks e il veterano detective Joe Calabrese sono stati uccisi la scorsa settimana perché avevano il possesso di copie del video di Hillary Clinton e Huma Abedin dove si vedeva mentre torturavano e uccidevano una ragazza, dicono le fonti. È stata uccisa anche l'ex senatrice dello stato dell'Arkansas Linda Collins-Smith . La Smith stava lavorando con un membro delDipartimento della Sicurezza Nazionale per esporre la Fondazione Clinton dei $ 27 milioni prelevati dai servizi di protezione dell'infanzia, sostengono fonti della Vaticana P2.

Io stesso e la mia famiglia abbiamo ricevuto recentemente minacce di morte dagli arrabbiati nazisti khazariani per il lavoro che facciamo nell'esposizione dei loro crimini. Tuttavia, questa volta non saranno in grado di eliminare la loro strada per la giustizia. Ci sono troppe persone che dovrebbero uccidere, abbiamo la verità e la giustizia, nonché le forze militari e speciali dalla nostra parte. Il fatto che Clinton abbia dovuto ordinare la morte di suo fratello mostra quanto siano vicini gli investigatori. Le ruote della giustizia si muovono lentamente, ma li polverizzano.

Concludiamo la nostra relazione questa settimana con un aggiornamento dall'Indonesia. Le banche e i banchi di pegni hanno riaperto ora dopo essere stati chiusi per 9 giorni, con grande sollievo di tutti, dicono le fonti. Tuttavia, una fonte della White Dragon Society dice:

"Qui si sta sicuramente preparando qualcosa con i risultati delle elezioni presidenziali contestate.
"Il mio contatto all'interno mi ha detto che è previsto il parere della Corte Costituzionale (MK) intorno al 22 giugno. E non è ancora finita. Ci sono ancora alcune sorprese da esibire. Sembra che ci siano 17 milioni di voti "fantasma" confermati da analisi indipendenti a Giava centrale e orientale. Tutto a favore di Jokowi.
"Il MK ha questa informazione insieme alle prove, i giudici sanno che sono vere. Ciò può capovolgere i risultati e Prabowo risulta al fine essere il vincitore. Sono stato informato dalla Intel indonesiana che la Corte costituzionale (MK) dichiarerà che si terrà una nuova votazione per la zona centro-orientale di Giava. Non possono ignorare i fatti concreti. Il cambiamento è nel vento. "Questo fa parte della guerra per procura tra Stati Uniti e Cina che, si spera, venga risolta entro settembre.

DEPISTAGGIO SULL’ATTENTATO A BORSELLINO: INDAGATI DUE PM DEL POOL



SE QUESTA E' GIUSTIZIA....


STRAGE DI VIA D’AMELIO: SOTTO ACCUSA 
PER CALUNNIA CHE FAVORI’ COSA NOSTRA 
ANCHE LA MAGISTRATA SOSPETTATA 
NEL LIBRO D’INCHIESTA “I BOSS DI STATO”
DI AVER AVUTO L’AGENDA ROSSA SPARITA
COI SEGRETI DELL’EX GIUDICE ASSASSINATO

___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___

In questi giorni c’era fervida attesa per la decisione del Consiglio Superiore della Magistratura sui provvedimenti disciplinari nei confronti di alcuni magistrati che indagarono sulla strage di Via d’Amelio a Palermo del 19 luglio 1992 nella quale rimasero uccisi il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta, invece ecco la clamorosa novità sull’inchiesta della Procura di Messina.Il giudice Paolo Borsellino assassinato dalla mafia

Il fascicolo sul depistaggio dell’eccidio non è più contro ignoti. Finalmente, dopo quasi 27 anni, «i pm della città dello Stretto hanno iscritto nel registro degli indagati due magistrati del pool che indagò sull’attentato. Sarebbero Carmelo Petralia e Annamaria Palma. L’indagine, che ipotizza il reato di concorso in calunnia aggravato dall’avere favorito Cosa nostra, è condotta dal procuratore di Messina Maurizio De Lucia» scrive il sito internet di Rai News insieme all’Ansa ed ai principali media.

I Vigili del Fuoco mentre domano le ultime fiamme dopo la tremenda esplosione in via D’Amelio a Palermo il 19 luglio 1992

Nell’ipotesi accusatoria, in concorso con i tre poliziotti sotto processo a Caltanissetta (Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo), i due magistrati allora in servizio alla procura di Palermo, Palma, attualmente avvocato generale a Palermo, e Petralia, procuratore aggiunto a Catania, avrebbero depistato le indagini sulla strage. «Uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana» scrissero i giudici nella sentenza di primo grado del processo Borsellino quater, dopo che in precedenza erano stati condannati all’ergastolo sette innocenti.

Il reato contestato ai magistrati e ai funzionari di polizia è la calunnia: i pm e i poliziotti avrebbero imbeccato tre falsi pentiti- costruiti a tavolino, tra cui Vincenzo Scarantino-, suggerendo loro di accusare falsamente dell’attentato persone a esso estranee. Ai magistrati si contesta, oltre all’aggravante di avere favorito Cosa nostra, anche quella che deriva dal fatto che dalla calunnia è seguita una condanna a una pena maggiore di 20 anni.

Carmelo Petralia, procuratore aggiunto della Procura di Catania

«A Palma e Petralia oggi è stato notificato dalla Procura di Messina, che indaga in quanto è coinvolto un magistrato in servizio a Catania, un avviso di accertamenti tecnici irripetibili – aggiunge Rai News – Stesso avviso è stato notificato ai sette condannati ingiustamente: Cosimo Vernengo, Gaetano La Mattina, Gaetano Murana, Gaetano Scotto, Giuseppe Urso e Natale Gambino, persone offese dal reato. Tranne Urso e Gambino, che non hanno nominato legali, gli altri sono difesi dagli avvocati Rosalba Di Gregorio e Pino Scozzola». I due indagati hanno ovviamente tutta la possibilità di dimostrare la loro totale estranietà alle accuse al momento soltanto ipotizzate: l’avviso di garanzia è definito tale proprio perchè è un atto a tutela della persona sottoposta ad indagine.

IL MAGISTRATO CON L’AGENDA SEGRETA DI BORSELLINO

L’ex pm Anna Maria Palma

Il nome di Palma era balzato agli onori della cronaca il 27 giugno 2017, anniversario di un’altra strage rimasta nel mistero, quella di Ustica. In quella data presso la libreria Mondadori Mook di piazza Vanvitelli a Napoli, Roberta Ruscica, scrittrice e giornalista d’inchiesta, già collaboratrice per il Corriere della Sera e Sette, presentè il suo libro edito da Sperling & Kupfer, “I Boss di Stato – I protagonisti, gli intrecci e gli interessi dietro la trattativa Stato-Mafia”, come ricordato dal sito La Voce delle Voci (link a fondo pagina). A moderare il dibattito Sandro Ruotolo, protagonisti della discussione i magistrati Antonio Esposito, già presidente della prima sezione penale della Corte di Cassazione e Simona Di Monte della Procura generale di Napoli.

«Nel dibattito, e soprattutto nell’intervento di Ruscica, fanno capolino non poche notizie da novanta – riferisce il sito La Voce delle Voci – Una su tutte. Ecco cosa ricostruisce la giornalista: “Ho lavorato per diversi anni a Caltanissetta e a Palermo. E ho seguito molto da vicino l’inchiesta sulla strage di via D’Amelio e visto nascere il pentito Scarantino. Devo dire in tutta sincerità che, col senno di poi, mi sono sbagliata anch’io. Ero convinta di quanto mi diceva Anna Maria Palma, ero profondamente convinta di quella pista, ero convinta di quell’esito giudiziario”».

La giornalista e saggista Roberta Ruscica e la copertina del suo libro sugli intrighi tra politica e Cosa Nostra

Ma la notizia bomba è un’altra: «Sono diventata se così si può dire amica di Anna Palma, ho frequentato alcune volte la sua casa, la stimavo per il suo lavoro – aggiunge Ruscica – Eravamo arrivate a un punto tale di confidenza che un giorno mi disse che era entrata in possesso dell’agenda di Borsellino. Un fatto al quale non potevo credere, ma lei me lo disse con estrema naturalezza».

Se fosse quella di colore rosso sparita, dove il giudice conservava gli appunti più scottanti e segreti ed è da anni al centro di uno dei tanti misteri della vicenda, oppure fosse una delle altre di differente colore dovrà chiarirlo la stessa togata davanti ai magistrati di Messina che l’hanno messa sotto inchiesta. Sempre che ritengano il particolare attinente con le indagini.

LE REGISTRAZIONI: PROVE A RISCHIO DI DETORIAMENTO

Gli accertamenti tecnici irripetibili disposti dalla Procura di Messina riguardano le cassette con le intercettazioni delle conversazioni del falso pentito Vincenzo Scarantino registrate durante il periodo in cui questi era sottoposto al programma di protezione. Periodo in cui, secondo una ipotesi accusatoria, Scarantino sarebbe stato indotto, anche con la violenza dal pool di poliziotti che indagava sull’attentato, a mentire sulla fase esecutiva della strage, incolpando persone innocenti.

Le cassette, essendo di oltre vent’anni fa, potrebbero deteriorarsi, da qui la necessità di far partecipare agli accertamenti i consulenti degli indagati e delle persone offese. Del pool di investigatori che indagò sulla strage, facevano parte i poliziotti sotto processo Bo, Ribaudo e Mattei, guidati dall’ex capo della Mobile di Palermo Arnaldo La Barbera, poi deceduto, e ritenuto dagli inquirenti la mente della cospirazione depistatrice anche in virtù del suo incarico nel Sisde.

Un ruolo nei servizi segreti interni che il numero 3 dell’intelligence di allora, il superpoliziotto Bruno Contrada, a sua volta finito nei guai con la giustizia per altre questioni, ha rivelato di non conoscere affatto quando è stato chiamato a testimoniare durane le udienze del processo nisseno in corso.

Fiammetta Borsellino, la figlia del giudice assassinato

La misteriosa appartenenza al Sisde di La Barbera, ignota ad uno dei vertici, è un altro dei tanti particolari sconcertanti che si aggiunge alla storia del depistaggio di Via D’Amelio avvenuto in un intrigo tra politici, 007, poliziotti e magistrati: alcuni dei quali anche iscritti alla massoneria (nonostante sia proibito) come dichiarato apertamente dalla figlia del giudice assassinato, Fiammetta Borsellino, e come ben evidenziato da Gospa News in un precedente reportage sugli inquietanti retroscena dell’inchiesta.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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INNO E PREGHIERE ALLO SPIRITO SANTO

INNO ALLO SPIRITO SANTO

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O Spirito Creatore, vieni, le menti visita: di grazia colma l'anima di chi creasti provvido.
Consolatore ottimo, dono del Dio altissimo, sorgente, fuoco, carità, consacrazione intima.
O Donatore benefico di sette doni mistici sul labbro degli Apostoli le lingue tu moltiplichi.
I nostri sensi illumina, d'amore i cuori penetra, rafforza i corpi deboli col tuo potente impeto.
Le forze ostili dissipa, dona la pace all'anima, con Te per guida, o Spirito, scampiamo dal pericolo.
A noi rivela, o Spirito, il Padre e l'Unigenito, uniti a Te nell'intimo d'amore inestinguibile.


Sia gloria al Padre altissimo, al Vincitor degli inferi, all'increato Spirito negli infiniti secoli. Amen.


V. - Manda il tuo Spirito e sarà una nuova creazione.
R. - E rinnoverai la faccia della terra.



Preghiamo:O Dio, che hai istruito i tuoi fedeli, illuminando i loro cuori con la luce dello Spirito Santo, concedi a noi di avere nello stesso Spirito il gusto del bene e di godere sempre del suo conforto. Per Cristo nostro Signore. Amen.


Gloria, adorazione, benedizione, amore a Te, Eterno Divino Spirito, che ci hai portato sulla terra il Salvatore delle anime nostre. E gloria e onore al Suo adorabilissimo Cuore, che ci ama di infinito amore!


O Spirito Santo, Anima dell'anima mia, io Ti adoro: illuminami, guidami, fortificami, consolami, insegnami ciò che devo fare, dammi i tuoi ordini. Ti prometto di sottomettermi a tutto ciò che desideri da me e di accettare tutto ciò che permetterai mi accada: fammi solo conoscere la Tua volontà.


SEQUENZA ALLO SANTO SPIRITO.
Vieni, Santo Spirito manda a noi dal cielo un raggio della tua luce. Vieni, padre dei poveri, vieni, datore dei doni, vieni, luce dei cuori. Consolatore perfetto; ospite dolce dell'anima, dolcissimo sollievo. Nella fatica, riposo, nella calura riparo, nel pianto conforto. 0 luce beatissima, invadi nell'intimo il cuore dei tuoi fedeli. Senza la tua forza nulla è nell'uomo, nulla senza colpa. Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina. Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato. Dona ai tuoi fedeli che solo in te confidano i tuoi santi doni. Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna.



SPIRITO PARACLITO
O spirito Paraclito, uno col Padre e il Figlio, discendi a noi benigno nell'intimo dei cuori. Voce e mente si accordino nel ritmo della lode, il tuo fuoco ci unisca in un'anima sola. 0 luce di sapienza, rivelaci il mistero del Dio trino ed unico, fonte d'eterno Amore. Amen.



SPIRITO DI DIO(Canto).


Spirito di Dio scendi su di noi.
fondici, plasmaci, riempici, usaci.
Spirito di Dio scendi su di noi.
Spirito di Dio scendi su di me.
fondimi, plasmami, riempimi, usami.
Spirito di Dio scendi su di me.



VIENI, 0 SPIRITO CREATORE
Vieni, o Spirito creatore, visita le nostre menti, riempi della tua grazia i cuori che hai creato. O dolce consolatore, dono del Padre altissimo, acqua viva, fuoco, amore, santo crisma dell'anima. Dito della mano di Dio, promesso dal Salvatore, irradia i tuoi sette doni, suscita in noi la parola. Sii luce all'intelletto, fiamma ardente nel cuore, sana le nostre ferite col balsamo del tuo amore. Difendici dal nemico, reca in dono la pace, la tua guida invincibile ci preservi dal male. Luce d'eterna sapienza, svelaci il grande mistero di Dio Padre e del Figlio uniti in un solo Amore. Sia la gloria a Dio Padre al Figlio che è risorto e allo Spirito consolatore nei secoli senza fine. Amen.



Manda, o Padre, lo Spirito Santo alla tua Chiesa
Rinnova, Signore, il volto della terra.



VIENI, O SPIRITO SANTO.
Vieni, o Spirito Santo, Santificatore onnipotente, Dio d'amore. Tu che hai ricolmato di grazie la Vergine Maria, che hai prodigiosamente trasformato i cuori degli Apostoli, che hai infuso un miracoloso eroismo in tutti i tuoi martiri, vieni a santificarci. Illumina la nostra mente, fortifica la nostra volontà, purifica la nostra coscienza, infiamma il nostro cuore, e preservaci dalla sventura di resistere alle tue ispirazioni. Amen.



ALL’IMMACOLATA DELLO SPIRITO SANTO.
O Immacolata dello Spirito Santo, per il potere che l’Eterno Padre Ti ha dato sugli Angeli e gli Arcangeli, mandaci schiere di Angeli con a capo San Michele Arcangelo, a liberarci dal maligno ed a guarirci.

PREGHIERA PER IMPLORARE LO SPIRITO SANTO.
Siamo qui dinanzi a te, o Spirito Santo; sentiamo il peso delle nostre debolezze, ma siamo tutti riuniti del tuo nome; vieni a noi, assistici, vieni nei nostri cuori; insegnaci tu ciò che dobbiamo fare, mostraci tu il cammino da seguire, compi tu stesso quanto da noi richiesto. Sii tu solo a suggerire e a guidare le nostre decisioni, perché tu solo, con Dio Padre e con il Figlio suo, hai un nome santo e glorioso; non permettere che sia lesa da noi la giustizia, tu che ami l’ordine e la pace; non ci faccia sviare l’ignoranza; non ci renda parziali l’umana simpatia, non ci influenzino cariche e persone; tienici stretti a te e in nulla ci distogliamo dalla verità; fa’ che riuniti nel tuo santo nome, sappiamo contemperare bontà e fermezza insieme, così da fare tutto in armonia con te, nell’attesa che per il fedele compimento del dovere ci siano dati in futuro i premi eterni. Amen.



3 Gloria al Padre. 

TOGHE SPORCHE ALLA CORTE PD: I CORROTTI LIBERI, LA “SPIA” TORNA A FARE IL PM





SCANDALO AL CSM SULLA CASTA INTOCCABILE:
L’EX PM LONGO SI DA’ AL FITNESS DOPO LA CONDANNA
PER LE MAZZETTE ENI-CONSIP DELL’AVVOCATO AMARA
CHE ORA INGUAIA L’EX PRESIDENTE ANM PALAMARA

L’indagato Spina si dimette dal Csm ed è reintegrato in Procura
Incontri proibiti dei magistrati coi deputati Pd Ferri e Lotti
già interrogato sul caso del giudice arrestato Antonio Savasta 

___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___ 

Un magistrato può patteggiare 5 anni per corruzione in atti giudiziari, restare a piede libero e reinventarsi istruttore di fitness? Certo che può: basta che viva e lavori in Italia. Meglio ancora a Roma dove la bufera su presunte tangenti per la manipolazione delle nomine ha gettato altro fango sull’istituzione più imbarazzante della Repubblica Italiana: il Consiglio Superiore della Magistratura.

Il Palazzo dei Marescialli sede del Csm a Roma 

La melma che imbratta le toghe di alti esponenti del CSM si aggiunge a quella già grondata sullo stesso organismo per le stragi di Capaci e di Via d’Amelio in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, silurato, isolato e messo sotto inchiesta dallo stesso CSM, ed il giudice Paolo Borsellino, vittima di un attentato dinamitardo poi oggetto del «più grave depistaggio della storia giudiziaria italiana», come sancito dalla Corte d’Assise di Caltanissetta nel processo Borsellino quater. Una vicenda, quest’ultima, che ha sollevato le vibranti proteste di Fiammetta Borsellino, figlia del giudice ucciso, per l’ormai imminente archiviazione determinata dal troppo tempo trascorso dalla tragedia: «Il Csm sul piano disciplinare non ha fatto nulla e quando si è mosso non l’ha fatto di sua iniziativa ma solo su input di noi familiari e questo per me è abominevole». 





Oggi l’indagine della magistratura perugina pare aver scoperchiato un letamaio di sospetti intrighi tra esponenti del Csm, avvocati già condannati insieme a un magistrato per corruzione in atti giudiziari, e parlamentari del Partito Democratico vicini a Matteo Renzi: tra cui l’immancabile ex ministro Luca Lotti, già chiamato in causa, come semplice testimone per un incontro, in una precedente inchiesta che portò all’arresto del giudice romano Antonio Savasta. 



I CONSIGLIERI DEL CSM NELL’OCCHIO DEL CICLONE

Il sostituto procuratore Luca Palamara, ex consigliere del Csm e già presidente dell’Anm 

L’inchiesta della Procura di Perugia ruota tutta intorno al sostituto procuratore romano Luca Palamara, ex pm della Procura di Reggio Calabria, già consigliere del Csm nonché presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati (da cui si è già autosospeso), indagato per corruzione in merito al tentativo di manipolazione di alcune nomine per le procure di Roma, Gela e Perugia, e coinvolge anche l’altro magistrato Luigi Spina, subito dimessosi da consigliere Csm, nei confronti dei quali le ipotesi di reato sono rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento personale. 

Al centro delle indagini ci sono anche i nomi di due figure della malagiustizia già finite in manette per loschi affari: l’avvocato Piero Amara e l’ex sostituto procuratore di Siracusa, Giancarlo Longo. Pizzicati con le mani sulle bustarelle per manipolare i processi e costretti da prove incontrovertibili a patteggiare entrambi la pena per corruzione in atti giudiziari. Longo ho concordato 5 anni di pena e dopo essersi dimesso da magistrato è diventato istruttore di fitness in una palestra di Roma. 

Amara, con il collega Calafiore, ha patteggiato 3 anni ed è anch’egli a piede libero, braccato da vari pubblici ministeri italiani in quanto sospettato di altri episodi delittuosi, tra cui proprio la dazione a Palamara di 40mila euro per la nomina di Longo a Procuratore capo di Gela, al fine, ritengono gli inquirenti, di poter pilotare in modo benevolo i procedimenti penali sul caso Eni di cui lo stesso Amara era consulente esterno. 

Longo, in realtà, al Plenum del Csm non ottenne nemmeno un voto perché la sua nomina «venne stoppata dal presidente Mattarella» avrebbe dichiarato lo stesso ex pm in un interrogatorio. Ma il tentativo di corruzione sarebbe stato oggetto di vari approfondimenti dei Gico della Guardia di Finanza che avrebbero indagato sulle presunte regalie e sugli interessamenti di Palamara e di alcuni politici Pd alle sorti della Procura di Roma, anche attraverso intercettazioni ambientali.

L’avvocato pluriindagato per mazzette ai giudici Piero Amara 

Longo ed Amara sono stati condannati ma restano in libertà anche grazie a quel Decreto Svuotacarceri che ha innalzato fino a 4 anni di pena il tetto della carcerazione e fu predisposto dal ministro di Giustizia Andrea Orlando con l’aiuto del sottosegretario Cosimo Maria Ferri, ex magistrato, oggi deputato democratico. Una riforma approvata dal Governo Gentiloni ormai scaduto e dopo la sconfitta elettorale del Partito Democratico alle elezioni politiche del 4 marzo 2018.

Il magistrato Cosimo Maria Ferri con il premier Paolo Gentiloni quando fu riconfermato Sottosegretario al Ministero della Giustizia prima di essere eletto deputato Pd 

E anche Ferri, sottosegretario alla Giustizia in tutti i Governi targati Pd benedetti dai presidenti della Repubblica di tale schieramente, Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella, avrebbe incontrato Palamara insieme ad altri componenti del Csm tra cui il già menzionato Luigi Spina. 

Ciò è emerso dalle intercettazioni raccolte dagli investigatori delle Fiamme Gialle tramite un trojan inoculato nel telefonino del magistrato. Ferri non ha negato gli incontri bensì minimizzato coi giornalisti: «Gli incontri con Palamara e Lotti? Niente di male: di sera uno puà fare ciò che vuole». 

Ma quei vertici, secondo le registrazioni della Gdf, sarebbero avvenuti per discutere del successore del procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone: un magistrato che ha lasciato il segno con l’inchiesta su Mafia Capitale ma anche con quella sviluppata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo sul maxi-appalto truccato del Consip, l’ente del Ministero dell’Economia e Finanze incaricato della selezione dei fornitori per la pubblica Amministrazione.

Il deputato ed ex ministro del Pd Luca Lotti, uomo di fiducia di Matteo Renzi 

Per rivelazioni ad alcuni indagati dell’inchiesta Consip, in violazione del secreto istruttorio, l’attuale deputato democratico Luca Lotti, ex ministro allo Sport e braccio destro del premier Matteo Renzi, è sottoposto a richiesta di rinvio a giudizio. 

Anche Lotti, sebbene parlamentare indagato proprio dalla Procura di Roma, avrebbe preso parte a quegli incontri notturni avvenuti tra il 9 ed il 16 maggio in un hotel della capitale. In virtù della netta distinzione tra politica e giustizia sancita dalla Costituzione si tratta di meeting assolutamente proibiti nei quali, i condizionali sono d’obbligo, magistrati ed esponenti di partito si sarebbero incontrati per pilotare le nomine di procuratori amici in sedi importanti: non solo Roma ma anche Perugia, cui compete la giurisdizione territoriale sulle indagini a carico di magistrati capitolini come nel caso di Palamara. 

Spina, che secondo la Procura di Perugia avrebbe fatto soffiate al collega Palamara per avvertirlo delle indagini a suo carico, per ora ha evitato il peggio: si è dimesso il primo giugno da consigliere del Csm e tre giorni dopo è stato subito reintegrato nel ruolo di sostituto procuratore presso il Tribunale di Castelveteri. In Italia, infatti, un cittadino non è colpevole sino al Terzo grado di giudizio. Una logica che vale quasi sempre per i magistrati, soprattutto se vicini alla sinistra, ed un po’ meno per i politici, soprattutto se di destra… 



IL CSM TRA DOSSIER SECRETATI E “TRAFFICI VENALI”

L’ex ministro Luca Lotti ad un evento a Valdarno “scortato” dall’onorevole David Ermini 

Il Comitato di Presidenza del Csm, guidato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ex deputato Pd come il vicepresidente avvocato David Ermini, nel confermare l’inchiesta di Perugia ha rilasciato il seguente comunicato: «Si impone oggi un confronto responsabile tra tutti i componenti per la forte riaffermazione della funzione istituzionale del CSM a tutela dell’intera Magistratura. E’ convocato, pertanto, un Plenum straordinario per martedì 4 giugno, alle ore 16.30, nel corso del quale verrà anche preso atto delle sopravvenute dimissioni del Consigliere Luigi Spina». 

Ma lo stesso Consiglio Superiore della Magistratura non ha ovviamente dato notizia della secretazione dell’Odg n. 2893 ex art. 70 del 22 maggio 2019 per il procedimento 1/CA/2019 che aveva come relatore proprio Spina. La si trova nascosta tra gli ordini del giorno nel sito web ufficiale del CSM insieme al fascicolo 12/AE/2018 in merito all’«annullamento in autotutela della Delibera consiliare del 22 maggio 2019 di applicazione extradistrettuale Corte d’Appello di Reggio Calabria» concernente incarichi di urgenza ad alcuni magistrati per le croniche carenze di tale sede giudiziaria. Un annullamento che induce subito ad inferire qualcosa di assai grave connesso alle indagini in corso… 

Quale attinenza abbiano questi procedimenti secretati con la bufera sulle nomine pilotate è uno dei tanti misteri sepolti tra milioni di carte burocratiche di un sistema giudiziario in mano ad una casta che mira prima di tutto alla propria autodifesa a discapito dalla crescente sfiducia dell’opinione pubblica. il 7 dicembre 2018 il ministro di Grazia e Giustizia Alfonso Bonafede (M5Stelle) lanciò l’allarme sul fatto che «un italiano adulto su tre negli ultimi due anni ha rinunciato a far valere i suoi diritti» anche «per la scarsa fiducia nella magistratura, ma non per colpa della magistratura che lavora benissimo». Il post del ministro di Grazia e Giustizia Alfonso Bonafede pibblicato su Facebook venerdì 7 dicembre 

Parole evocatrici di disgrazia e smentite oggi dal vicepresidente del CSM che usa frasi lapidarie proprio contro i magistrati sotto inchiesta intrigati con i suoi colleghi del Pd: «Sono emersi traffici venali, degenerazioni correntizie e giochi di potere – denuncia l’ex deputato democratico Ermini nel suo intervento al Plenum straordinario – Gli eventi di questi giorni sono una ferita profonda e dolorosa alla magistratura e al Consiglio superiore. Il Csm e la magistratura hanno al loro interno gli anticorpi necessari per poter riaffermare la propria legittimazione agli occhi di quei cittadini nel cui nome sono pronunciate le sentenze. Siamo di fronte a un passaggio delicato: o sapremo riscattare con i fatti il discredito che si è abbattuto su di noi o saremo perduti». E proprio Ermini, in una delle intercettazioni, sarebbe stato definito «inaffidabile» dal compagno di partito Lotti per le sue resistenze… 



SPINA INDAGATO TORNA SUBITO A FARE IL PUBBLICO MINISTERO

il magistrato Luigi Spina, consigliere del Csm dimissionario 

Ma alle parole seguono fatti ben differenti: il Plenum ha subito accolto la richiesta del consigliere indagato e dimissionario Luigi Spina di tornare a fare il Pubblico Ministero. Il CSM proprio il 4 giugno, nel giorno in cui Ermini tuonava contro il vulnus tra le toghe, ha infatti deliberato «il richiamo nel ruolo organico della magistratura» del dottor Spina «magistrato ordinario che ha conseguito la V valutazione di professionalità, e la riassegnazione dello stesso alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Castelveteri con funzione di sostituto procuratore». 

Spina, che come Palamara è esponente di Unicost, la corrente di centro delle toghe, avrebbe rivelato al suo collega notizie relative all’inchiesta di Perugia, apprese proprio grazie al suo ruolo nel Csm. Una conversazione dello scorso 9 maggio «tra Spina, Palamara e due parlamentari (…) dimostra che lo stesso Palamara – riporta Rai News in merito agli atti dell’inchiesta – era “già consapevole del suo procedimento pendente a Perugia, tanto da parlarne con un parlamentare imputato”». 


«I virus inoculati dalla Guardia di Finanza nei telefoni di Luca Palamara e di altri indagati sono riusciti a risalire indietro nel tempo, documentando anche il lato oscuro del Csm in carica fino all’anno scorso – scrive Luca Fazzo su Il Giornale – È il Csm che – come ricorda Franco Roberti, ex procuratore nazionale antimafia – ridisegnò quasi per intero gli organigrammi della magistratura, dopo che Matteo Renzi aveva mandato in pensione d’autorità tutti gli ultrasettantenni, liberando decine di posti chiave. Ne scaturì una spartizione senza precedenti, davanti alla quale – dice Roberti – “Il caso Palamara è solo la punta dell’iceberg”. Una intera generazione di procuratori e presidenti di tribunale eletti in quei mesi rischia di essere investita dallo scandalo». 

Le parole dell’avvocato Ermini, uno dei primi a minimizzare lo scandalo Consip quando era responsabile parlamentare alla Giustzia nel Partito Democratico, riecheggiano in quelle dell’eurodeputato piddino Franco Roberti e sembrano voler tracciare una netta trincea tra la gestione Renzi e quella successiva che il Pd si trova ad affrontare. Una demarcazione su cui pesa come un macigno, però, la nomina della moglie dello stesso Palamara quale dirigente esterna della Regione Lazio sotto la presidenza di Nicola Zingaretti, il nuovo segretario del Partito Democratico. 



ATTACCO ALLE TOGHE PER LE INCHIESTE SUI POTENTI

Il procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo, responsabile del dipartimento reati contro la Pubblica Amministrazione e titolare dell’inchiesta Consip 

«Alla Procura di Roma, da quando è andato in pensione l’ex capo Giuseppe Pignatone, le tensioni che già c’erano sono esplose e sembra tirare un’aria da resa dei conti – scrive l’agenzia Adnkronos – Dietro i nomi dei tre pretendenti alla guida del più importante ufficio giudiziario d’Italia si combatte infatti una ‘guerra’ fra toghe più che fra correnti. Gli ‘umori’ dicono che chi vuole dare un più forte segno di continuità con la gestione Pignatone sponsorizzi il procuratore di Palermo Franco Lo Voi mentre dall’altra parte ci sarebbero quelli che puntano su Marcello Viola, procuratore generale di Firenze. Il terzo ‘incomodo’, una figura considerata intermedia, è quella del procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo. Ad infiammare lo scontro fra toghe è stato il sostituto procuratore Stefano Rocco Fava che ha scritto al Csm per segnalare il presunto conflitto di interessi di Pignatone e dell’aggiunto Paolo Ielo in merito ad alcune importanti inchieste giudiziarie a causa dell’attività professionale dei loro fratelli. Per tutta risposta, ha denunciato Fava, gli è stato tolto il fascicolo sul caso Amara e sulle presunte sentenze pilotate nell’ambito della giustizia amministrativa. A confermare l’aria tesa che tira in Procura sono alcuni magistrati titolari di inchieste che hanno chiamato in causa politici locali e nazionali e che rivendicano di aver dato fastidio ai ‘potenti’». C’è già chi parla apertamente di “una guerra che ha l’obiettivo di depotenziarci”. 

La memoria va all’inchiesta su Salvatore Buzzi e Massimo Carminati per Mafia Capitale che smascherò un sistema di appalti, in particolare nella gestione dell’emergenza migranti. trasversale a vari esponenti politici. Ma l’attualità riporta soprattutto al caso Consip ora pendente davanti al Giudice dell’Udienza Preliminare per le richieste di rinvio a giudizio formulate dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, responsabile del dipartimento Reati contro la Publica Amministrazione, per turbativa d’asta a carico di tredici imprenditori e manager delle aziende coinvolte: tra i quali l’imprenditore napoletano Alfredo Romeo, amministratore della Romeo Gestioni, e i manager di Manutencoop, Cns, Cofely, Manital, Gestione Integrata, Siram e infine la Sti, già implicata in una precedente inchiesta sull’avvocato Amara di cui parliamo più avanti. 

L’accusa è di avere stretto accordi sotterranei per vincere le gare, in spregio alla libera concorrenza. Gli indagati sono accusati di “collusioni consistite in accordi preordinati alla ripartizione” degli appalti. Mentre l’ex ministro Lotti è accusato di aver informato l’ex ad della Consip. Luigi Marroni, dell’esistenza delle cimici vanificando così le ulteriori indagini della Procura. 

Dal calderone delle battaglie tra magistrati non si salvano nemmeno quelli di Firenze dove sono ormai molteplici i fascicoli aperti dalla Procura nei confronti di parenti dell’ex premier Matteo Renzi: da quelli sui genitori Tiziano Renzi e Laura Bovoli per bancarotta fraudolenta a quelli per appropriazione indebita del cognato Andrea Conticini e fratelli per i fondi Unicef finiti nei conti correnti privati anziché in servizi per i bimbi africani. Il procuratore capo Giuseppe Creazzo, in corsa proprio per la guida della Procura di Roma, insieme al suo collega Luca Turco, è stato di recente bersagliato da un esposto a Genova in cui si contesta la gestione di alcune indagini nel campo sanitario. 





Ma lo stesso pm Fava, grande accusatore contro i colleghi romani, si trova ora invischiato nell’inchiesta su Palamara: anch’egli è indagato per favoreggiamento e rivelazione del segreto di ufficio in concorso (con Spina – ndr). Altri quattro togati, componenti del Consiglio Superiore della Magistratura, si sono autosospesi: due dei quali perché avrebbero preso parte agli incontri notturni coi parlamentari piddini Lotti e Ferri, gli altri due anche se avrebbero rinunciato all’ultimo momento alla riunione. 



L’IMPRENDITORE DEI REGALI A PALAMARA 

«Nel registro degli indagati, con l’accusa di corruzione, i pm di Perugia hanno iscritto anche Fabrizio Centofanti, l’imprenditore dei ‘regali’, e gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore – riferisce Rai News – Dalle indagini emergono viaggi e vacanze per Palamara (all’epoca consigliere del Csm) e famiglia: un’attività corruttiva messa in atto, secondo la procura di Perugia, “per fare in modo che Palamara mettesse a disposizione, a fronte delle utilità, la sua funzione di membro del Csm, favorendo nomine di capi degli uffici cui erano interessati Amara e Calafiore”. Tra i regali, anche un anello “del valore di duemila euro in favore dell’amica Adele Attisani”, oltre a un soggiorno a Taormina. E poi viaggi per lo stesso Palamara, o la sorella, in Toscana, a Madonna di Campiglio, a Dubai e Favignana». 

«Sulla mia persona si stanno abbattendo i veleni della Procura di Roma, ma ho la tempra forte e non mi faccio intimidire. Sto chiarendo punto per punto tutti i fatti che mi vengono contestati perchè ribadisco che non ho ricevuto pagamenti, né regali, né anelli e non ho fatto favori a nessuno» ha invece ribattuto lo stesso Palamara al termine dell’interrogatorio durato più di 4 ore negli uffici di una caserma della Guardia di Finanza durante al quale era assistito dagli avvocati Benedetto e Mariano Marzocchi Buratti e Michele Di Lembo. «Ribadisco che non ho ricevuto soldi né regali e non ho fatto favori a nessuno. Chi conosce le dinamiche consiliari sa benissimo che non ho mai parlato di Giancarlo Longo (ex pm di Siracusa, ndr) ne’ tantomeno ho danneggiato qualche altro collega, trattandosi di un organo collegiale che come tale ha bisogno della partecipazione di tutti i suoi membri» ha aggiunto l’ex presidente Anm spiegando di aver esibito «le ricevute dei pagamenti dei viaggi e altro mi riservo di farlo nel prosieguo dell’interrogatorio». 

Il sostituto procuratore romano, secondo i pm perugini, quando rivestiva il ruolo di componente del Csm, avrebbe anche ricevuto 40 mila euro dagli avvocati Calafiore e Amara per favorire la nomina di Giancarlo Longo, poi arrestato nel febbraio 2018 per corruzione a Messina. Ma è proprio da quell’inchiesta per corruzione in atti giudiziari che giungono le accuse di oggi. 



IL MAGISTRATO CONDANNATO E’ LIBERO E SI DA’ AL FITNESS 

«Da pubblico ministero a istruttore di fitness. Giancarlo Longo, smaltiti i veleni del “Sistema Siracusa”, ha deciso di rifarsi una vita a Roma. Dopo aver patteggiato 5 anni di pena con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e aver consegnato le dimissioni dalla magistratura (con annesso “sacrificio” del Tfr), l’ex pm ha deciso di ricominciare da quella che da sempre è stata la sua passione: lo sport». A raccontare la storia di Longo come in un gossip è il sito Siracusa News che mostra anche una foto del magistrato in tenuta da palestra. 

«L’ex pm era accusato di corruzione in atti giudiziari davanti il Tribunale di Messina nell’ambito del “Sistema Siracusa”. Inchiesta che ha al centro due avvocati, Piero Amara e Giuseppe Calafiore, che per anni avrebbero pilotato inchieste e fascicoli al tribunale di Siracusa per avvantaggiare loro clienti di peso – scrive Siracusa News – Longo, dal canto proprio, in cambio di mazzette e regali, avrebbe messo a disposizione la propria funzione di magistrato condizionando le inchieste, aprendo fascicoli ad hoc per favorire gli assistiti dei due legali o per sviare le indagini, come sarebbe accaduto nel caso Eni-Descalzi».

Un incontro tra l’ex pm Giancarlo Longo e l’avvocato Giuseppe Calafiore che hanno patteggiato per corruzione in atti giudiziari 

Un sistema rodato che ha visto gli avvocati Amara e Calafiore sotto accusa anche per le sentenze pilotate presso il Consiglio di Stato. Per la corruzione in atti giudiziari i due legali nel febbraio scorso avevano patteggiato davanti al Gup di Roma, Alessandro Arturi, una pena a 3 anni di reclusione per il primo (con 75mila euro di multa) e a 2 anni e nove mesi per il secondo (con 32,5mila). 

Ma restano entrambi in attesa di conoscere l’esito della richiesta di patteggiamento in continuazione del reato proprio per il filone siciliano riferito alla corruttela di Longo e pendente davanti al Tribunale di Messina (prossima udienza 25 giugno). Secondo fonti giornalistiche i due avvocati, pur di guadagnarsi il parere favorevole della Procura di Roma ai patteggiamenti, sarebbero diventati collaboratori di giustizia vuotando il sacco sulla vicenda Palamara. 

Un’inchiesta che va però presa con la massima cautela poiché gli avvocati giungono da quella Sicilia che è stata fucina di pentitismo finalizzato ai depistaggi giudiziari. Ma in quegli episodi di corruzione in atti giudiziari c’è l’anello di congiunzione tra le inchieste sulle tangenti Eni e una branca del già citato scandalo Consip. 



DALL’ENI AL CONSIP: LE MAZZETTE DELL’AVVOCATO 

«L’avvocato Piero Amara sapeva come fare: mazzette da 5.000 euro messe in una busta e lasciate nel bagno di un palazzo di giustizia, viaggi a Dubai e soggiorni in hotel di lusso per un pm “asservito alla sua causa”, l’ex sostituto procuratore di Siracusa Giancarlo, generosi mensili passati a consulenti e oscuri personaggi, verbali di interrogatorio fasulli scritti di suo pugno e finiti in fascicoli giudiziari. E il geniale metodo del procedimento “specchio” per attrarre in Sicilia inchieste giudiziarie che nulla avevano a che fare con la Sicilia, ma che qui potevano essere aggiustati per garantire gli interessi di due clienti preziosi». E’ quanto scritto dalla giornalista Alessandra Ziniti su Repubblica lo scorso 22 febbraio. 

«C’è tutto questo nell’ultima tranche dell’inchiesta sulla lunga catena di corruttela capace di pilotare le sentenze della giustizia amministrativa del Consiglio di Stato e del Cga siciliano che all’alba di oggi ha visto finire agli arresti domiciliari il noto imprenditore piemontese Ezio Bigotti, presidente del gruppo Sti, aggiudicatario di numerose ed importanti commesse della Consip, la centrale acquisti del Tesoro, fermato nella sua casa di Pinerolo, e Massimo Gaboardi, ex tecnico petrolifero dell’Eni, arrestato a Milano. L’Eni ha però spiegato con una nota che “da un esame degli archivi aziendali disponibili non risulta che il signor Massimo Gaboardi sia mai stato dipendente di Eni né di società del gruppo”» rimarcava sempre il quotidiano Repubblica. 

Duplice l’obiettivo dell’intervento corruttivo di Amara. In primo luogo ostacolare l’attività di indagine della procura di Milano sulle tangenti Eni in Algeria e Nigeria, avviando un filone parallelo d’inchiesta per avvalorare l’ipotesi di un complotto internazionale ai danni dell’amministratore delegato Claudio Descalzi ordito utilizzando come pedina il tecnico petrolifero Gaboardi. 

In contemporanea creare un “fascicolo specchio” con documenti creati ad hoc per consentire all’ex pm di Siracusa Longo di attrarre i fascicoli per reati fiscali aperti a Torino e Roma nei confronti di Bigotti e quindi produrre consulenze addomesticate per chiedere l’archiviazione della posizione dell’imprenditore permettendogli una pacificazione fiscale per una delle sue società del gruppo Sti sottoposta ad accertamenti dell’Agenzia delle Entrate. 



L’EX MINISTRO PD E L’INCONTRO CON IL PM POI ARRESTATO

L’ex pm di Trani poi giudice a Roma Antonio Savasta 

Alla luce di questi precedenti sviluppi l’inchiesta della Procura di Perugia su Palamara pare assumere una rilevanza maggiore soprattutto per la figura politica che sempre aleggia dietro le quinte: quella dell’ex ministro renziano Luca Lotti. Sotto inchiesta per le rivelazioni nel caso Consip si ritrova invischiato anche negli incontri notturni con i consiglieri del Csm indagati ma è anche comparso in un’ulteriore indagine che ha portato addirittura dietro le sbarre l’ex pm di Trani e poi giudice a Roma Antonio Savasta. 

Nella primavera 2018 Lotti fu interrogato dai pm di Lecce (competenti per territorio sui reati commessi nella Procura di Trani) ed affermò di non ricordare quell’incontro a Palazzo Chigi del giugno 2015: «Ho una conoscenza superficiale di Antonio Savasta – spiegò l’ex ministro ai magistrati – sicuramente me l’hanno presentato ma non ricordo chi né in quale occasione». 



A chiamarlo in causa fu il re degli outlet pugliesi, Luigi Dagostino, che per ottenere indagini aggiustate in modo a lui favorevole pagò ben 53mila euro all’ex sostituto della Repubblica di Trani, secondo l’ordinanza di arresto. Ma non si limitò a questo. 

Dagostino, oggi a giudizio a Firenze insieme a Tiziano Renzi e Laura Bovoli per una presunta maxi-fattura gonfiata, avrebbe pure favorito, secondo la Procura di Lecce, gli incontri di Savasta, che ambiva ad essere trasferito a Roma, con alcuni politici influenti come l’ex ministro Lotti e l’ex sottosegretario del Partito Democratico nei governi Letta e Renzi, Giovanni Legnini, poi divenuto vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Un’ulteriore vecchia storia che fa calare altre ombre sul Palazzo dei Marescialli e riporta alla mente il titolo del saggio di storia politico-giudiziaria dell’ex magistrato del pool antimafia Giuseppe Ayala: “Troppe coincidenze”… 

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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La venuta del Paraclito "Spirito di verità" e difensore dei credenti


"Quando sarà venuto, il Paraclito dimostrerà
la colpa del mondo riguardo al peccato, 
alla giustizia e al giudizio". 
(Giovanni 16,8)


Gesù nel Cenacolo parla a lungo ai suoi discepoli, mentre cala il crepuscolo sulla città santa, e questi discorsi si distendono nei capitoli 13-17 del quarto Vangelo. Il loro movimento è stato comparato dagli studiosi alle onde della risacca che ritornano sulla spiaggia in forme sempre diverse pur occupando lo stesso spazio. 

Così, Gesù ribadisce ripetutamente, ma con iridescenze differenti, il tema dell’amore e per ben cinque volte promette la venuta dello Spirito Santo o Spirito di verità o Paraclito. Quest’ultimo termine è di matrice giuridica e in pratica designa l’avvocato difensore: perciò lo Spirito inviato dal Padre, oltre al compito di far comprendere in pienezza la “verità”, cioè la rivelazione portata da Gesù, si ergerà in difesa della comunità dei credenti nel processo che il mondo aprirà contro di loro. 

In questo atto giudiziario Gesù delinea tre temi dell’arringa che il Paraclito terrà a tutela di Cristo e di coloro che credono in lui. 
Metterà in luce e accuserà una triplice colpa del mondo, visto negativamente come coloro che rigettano Cristo e il bene e si collocano sotto le insegne del “principe di questo mondo”, Satana. Il primo atto di accusa riguarda il “peccato” che è così spiegato da Gesù: «Perché non credono in me» (16,9). 
È, dunque, l’incredulità la prima grande colpa, come si diceva a Nicodemo: «La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce perché le loro opere erano malvagie» (3,19). 

Il secondo atto forense del Paraclito riguarda la “giustizia”, e la spiegazione è sorprendente (sant’Agostino riteneva il passo difficilissimo): «Perché vado al Padre e non mi vedrete più» (16,10). 
La “giustizia” in questione è quella divina espressa in Cristo: egli è venuto nella storia ad annunciare la parola di Dio e l’amore, dimostrando così la volontà di salvezza (nel linguaggio biblico “la giustizia”) del Padre e attestando di essere Figlio. 

Ma non fu accolto e, così, ora – mentre svela la sua divinità ritornando al Padre – condanna il rifiuto che il mondo ha compiuto della salvezza da lui offerta. Infine, lo Spirito Santo Paraclito annuncia il “giudizio”: infatti, aggiunge Gesù, «il principe di questo mondo è già condannato» (16,11). Il Cristo crocifisso sembra il segno della sconfitta e della sentenza di condanna; in realtà, quella croce si ribalta in una disfatta del male e in un trionfo del bene e dell’amore. 

Lassù, sul Golgota, si consuma in una sorta di anticipazione quello che l’Apocalisse descriverà per la fine della storia: il Messia è esaltato, Satana è incatenato e precipitato nello stagno di fuoco (c. 20).