Due disegni di legge (uno di Forza Italia, l'altro dei 5 Stelle) contro il dilagare delle sette in Italia. Alla base di queste iniziative parlamentari c'è il libro "Nella setta", scritto da Flavia Piccinni e Carmine Gazzanni
Due disegni di legge per contrastare il problema, in parte ancora sconosciuto, quello delle sette in Italia. Si stima infatti che siano ben 4 milioni gli italiani intrappolati, direttamente o indirettamente, in queste organizzazioni totalitarie e succhia-risparmi, e che il numero di queste ultime superi quota 500. Alcuni parlamentari, capeggiati da Jole Santelli di Forza Italia, hanno presentato una proposta alla Camera sull’«introduzione dell’articolo 613.1 del Codice penale in materia di manipolazione mentale e sull’istituzione di un fondo per l’erogazione di elargizioni alle vittime del reato».
L’altra iniziativa di legge è di Stefania Ascari del Movimento 5 Stelle e verte sulla creazione di una commissione parlamentare d’inchiesta ad hoc. Entrambi i DDL mirano a colmare un vuoto normativo che dura da tempo. Dall’ultima volta che se n’è parlato ufficialmente, sono trascorsi vent’anni: l’argomento non è stato mai più affrontato da quella lontana relazione commissionata dal Ministero dell’Interno (epoca Giorgio Napolitano) nel 1998.
C’è voluto, per smuovere le acque, un libro uscito da poco, che aveva già generato un’interrogazione parlamentare della stessa Santelli e una mozione di dieci deputati pentastellati con cui si impegnava il governo a varare un osservatorio permanente sul fenomeno settario. Il saggio-inchiesta si intitola Nella setta (Fandango), ed è stato scritto da Flavia Piccinni e Carmine Gazzanni, due giovani giornalisti e autori di razza. Flavia e Carmine hanno viaggiato lungo tutto lo Stivale: si sono infiltrati dentro le comunità, hanno incontrato adepti e fuoriusciti, illuminato i nodi politici e finanziari che rendono queste strutture così potenti e tracotanti. Ne è emerso un quadro agghiacciante, fatto di sfruttamento della credibilità popolare e dei conti correnti, pedinamenti, ricatti, violenze sessuali, abusi psicologici, parascienza, sincretismi religiosi, mondi «di sotto» ermetici e autoreferenziali, miti fondativi grotteschi e ritorsioni per gli apostati, per chi ha trovato il coraggio di andarsene, «disconnettersi». Da Scientology (dove i due si sono infiltrati) di Ron Hubbard e delle star di Hollywood «che comprende tutte le religioni», all’incredibile città-stato di Damanhur, alle porte di Torino, che vive nel culto del dio Horus e dove tutti gli abitanti si chiamano con nomignoli di animale o pianta. E poi il Forteto, i macrobiotici, le sette di provincia e tanto altro. Una melliflua zona grigia, un pericoloso piano inclinato che può risucchiare chiunque si trovi a vivere un periodo di fragilità.
Ne abbiamo discusso con gli autori del libro.
Sul retro di copertina c’è questa frase molto emblematica: «C’è un’Italia che esiste, ma non si vede».
«È esattamente quello che documentiamo: ci sono decine e decine di vittime, spesso insospettabili.
Sovente sono i nostri vicini di casa o gente che incontriamo abitualmente. Sono persone che, ora per un ingiustificato senso di vergogna, ora per l’assoluta assenza dello Stato, finiscono col nascondere drammi e violenze di ogni tipo. Questo è il punto di partenza della nostra inchiesta: l’articolo 19 della Costituzione, quello che riconosce e garantisce la libertà di culto, è sacrosanto, ci mancherebbe. Ma noi fotografiamo abusi, drammi, vite spezzate. Storie che hanno ben poco di religioso».
Tra tutte le testimonianze che avete raccolto, qual è quella che più vi ha spiazzato o sconvolto?
«Sono storie che molto spesso ci hanno tolto il sonno. Com’è capitato con Valentina, una ragazza per anni all’interno di una comunità che riteneva di poter guarire mali indicibili attraverso alcune diete. Lei è stata “spinta” ad avere rapporti sessuali con un membro della comunità perché quest’ultimo aveva urgenza di espellere “sale”. Quando poi avrebbe voluto intrattenere con quest’uomo un minimo rapporto umano, si è deciso di spedirla a fare la governante nel nord Italia per mesi, come punizione. Valentina era entrata all’interno del gruppo per alcuni problemi all’utero: era stata persuasa che solo con la dieta sarebbe guarita, quando il medico le aveva garantito che sarebbe stata necessaria un’operazione col laser. Quando ne è uscita, le hanno asportato metà utero».
Esiste un meccanismo-standard con cui una setta si insinua nella psiche, nella sfera sociale, nel portafogli, nella vita globalmente intesa di un nuovo adepto?
«C’è un minimo comun denominatore che va sotto il nome di love bombing, come lo definì la professoressa Margaret Singer. Parliamo cioè di un vero e proprio bombardamento d’amore che anche noi abbiamo provato sulla nostra pelle, da parte delle organizzazioni in cui ci siamo infiltrati nel corso dell’inchiesta. Il punto da cui partiamo, infatti, è quello di sfatare il luogo comune secondo cui solo determinate persone possono cadere nella rete settaria. Tutti invece possiamo essere esposti, perché il love bombing colpisce e attecchisce laddove c’è fragilità, e tutti, fisiologicamente, siamo destinati a vivere periodi simili nella nostra vita: per un lutto, per la perdita del lavoro, perché siamo stati lasciati dal nostro ragazzo o dalla nostra ragazza».
Che cosa ne pensate dei decreti legge proposti sulla scia del vostro libro?
«Sono iniziative assolutamente condivisibili, e per una ragione ben precisa: il fenomeno che denunciamo è ben radicato, ed è decisamente altro rispetto alle polemiche sterili e inutili sulla performance sanremese della bravissima Virginia Raffaele. Le istituzioni, per troppo tempo, hanno chiuso tutti e due gli occhi. La Francia, tanto per dire, ha un osservatorio che relaziona ogni anno sul tema, e questo anche perché c’è una raccomandazione del Consiglio Ue che invita i Paesi a informare e combattere la tendenza. In Italia abbiamo sempre fatto orecchie da mercante».
Chiunque di noi potrebbe finire «in pasto» a una setta, quindi, non solo persone emotivamente deboli e intellettualmente un po’ sprovvedute?
«Il fenomeno è veramente trasversale. Abbiamo incontrato gente da nord a sud, intervistato professionisti, casalinghe, pensionati, ragazzi non ancora maggiorenni, coppie, pensionati. Di qualsiasi classe sociale e preparazione culturale».
Leggendo il vostro libro, le donne sembrano essere il bersaglio preferito di guru assortiti. Perché?
«Donne e minori ricorrono spesso perché sono le vittime più fragili e soggiogabili. Non è un caso che abbiamo radiografato tanti contesti in cui alla manipolazione mentale si accompagna la violenza fisica. È il caso del Forteto, dove a essere abusati erano dei minori; è il caso della comunità di Mauro Cioni, un ex prete che sosteneva che la parola di Dio arrivasse solo tramite rapporti orali. È il caso di maghi e santoni che facevano credere che solo per mezzo dell’unione sessuale potesse avvenire la purificazione»