lunedì 18 febbraio 2019

Giovani, alcol e salute psicologica

Quando mi è stato chiesto di scrivere un articolo sui giovani e l’alcol, mi è venuto subito alla mente il classico resoconto scientifico con tipologie di consumo, predisposizioni genetiche e psicologiche, dati statistici, patologie, danni psico fisici derivanti dal consumo, ecc… ecc…
Ma in seguito mi sono chiesto: “ma può realmente destare interesse, soprattutto nelle fasce più giovani della popolazione, leggere scritti che trattano di alcolismo, di patologie alcol-correlate, di danni epatici, dell’emarginazione sociale, delle percentuali di bevitori cronici e di tutta quella serie di dati e caratteristiche che sempre più spesso i mezzi di comunicazione di ogni tipo ripropongono dopo ogni ‘strage del sabato sera’ o dopo ogni “rissa all’uscita di pub o discoteche ”?
Le mie esperienze, sia in ambito personale che professionale, mi portano a credere che gran parte dei giovani percepisce le problematiche sopra descritte lontane dalla propria realtà e di conseguenza siano poco interessati ad articoli e resoconti di quel genere.
Del resto, pur essendo gran parte di loro consumatori di alcolici, non hanno spesso niente in comune con la tipica figura dell’alcolista, non presentano nessun tipo di patologia alcol-correlata e non sono emarginati sociali, ma al contrario godono generalmente di buona salute e conducono vite normali, frequentando amici, scuole, università e luoghi di lavoro.
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Relazione tra giovani e alcol:

Ma allora come analizzare ed affrontare in modo meno usuale e “accademico” la relazione tra giovani e alcol, che sempre più spesso allarma genitori, operatori sanitari e sociali, forze di polizia e mondo politico, ma al contrario non sembra minimamente toccare i diretti interessati? Da buon psicologo proverò ad entrare nell’argomento non attraverso l’ingresso principale ma utilizzando gli accessi di servizio, che in questo caso, come in molti altri, possono prendere il nome di emozioni e sentimenti.
Il mondo emotivo dei giovani è sempre stato considerato un mare in tempesta, un universo sconfinato di colori, sapori, odori e irrazionalità. I ragazzi hanno il fondamentale ed innato bisogno di esperire le proprie emozioni, di sentirle crescere dentro di se, di esprimerle e viverle fino in fondo.
E’ infatti attraverso l’esperienza emotiva che si sviluppano le competenze necessarie a riconoscere, accettare e utilizzare i propri vissuti emotivi come fondamentale strumento di conoscenza di se stessi e del mondo che li circonda. I vissuti emotivi risultano quindi fondamentali per riuscire ad affrontare serenamente il percorso di vita e per superare le difficoltà che vi si possono incontrare.
Emozioni spiacevoli e dolore:

Purtroppo però la nostra società, essenzialmente per l’organizzazione mercantile-consumistica sulla quale è organizzata, tende sempre più spesso a canalizzare e controllare i vissuti emotivi e affettivi e a soddisfare sempre più in fretta i bisogni ad essi collegati, impedendo così di fatto il training necessario allo sviluppo di quelle competenze, emotive e affettive, indispensabili alla costruzione di una sana e soddisfacente esistenza e di proficue relazioni.
La possibilità di avere tutto a portata di mano e immediatamente usufruibile, riduce drasticamente, inoltre, la capacità dei nostri ragazzi di tollerare una vasta serie di vissuti emotivi considerati spiacevoli, primi fra tutti dolore, tristezza, ansia e noia. Del resto, non a caso, i problemi psicologici più comuni fra i giovani sono proprio ricollegabili a disturbi di tipo ansioso e depressivo.
Di conseguenza, dove i nostri giovani possono reperire i vissuti emotivi indispensabili alla sopravvivenza, che spesso il nostro stesso organismo richiede a gran voce anche attraverso le varie sintomatologie psicologiche? Ed ancora, come riuscire atollerare tutta quella serie di emozioni ritenute spiacevoli, dalle quali la nostra società tenta in tutti i modi di tenerci lontano?
Secondo il mio punto di vista i media, i beni di consumo e le varie sostanze, prima fra tutte l’alcol, rappresentano da decenni il serbatoio emotivo principale di tutte le società occidentali. Televisione, giornali e cinematografia ci mettono quotidianamente in contatto con il dolore, la violenza, la gioia e la disperazione degli altri, ma, per la enorme quantità di messaggi, per le metodologie comunicative che adottano e per le loro caratteristiche intrinseche, portano velocemente ad una assuefazione emotiva e non sono capaci di trasmettere emozioni intense e durature, in quanto sempre mediate e non direttamente vissute dai soggetti.
L’alcol per alleviare il senso di vuoto:

Ai beni di consumo, che ad oggi mi sembra più appropriato definire merci, viene sempre più spesso affidato il compito di rendere felici. Allo stesso tempo però sembrano essere sempre meno frequentemente oggetto di un qualsiasi investimento emotivo, questo forse perché troppo spesso facilmente ottenute, perché “scadono” in fretta, risultando sempre più velocemente vecchie e obsolete e perché non hanno più niente di unico e strettamente personale, essendo comunemente costruite in milioni di copie identiche fra loro.
Anche le merci sembrerebbero perciò essere portatrici di una felicità fittizia e alquanto “volatile”. Attraverso le varie sostanze i ragazzi riescono ad accedere ad un mondo emotivo che spesso non sono capaci di esplorare o affrontare autonomamente. Le sostanze rappresentano spesso come una porta di accesso che si apre su di un mondo emotivo semi sconosciuto. Dove la felicità può sembrare più autentica, in quanto apparentemente più personale e scollegata dal mondo esterno e da ciò che si può o non si può acquistare, dove tristezza e ansia appaiono più tollerabili perché accompagnate da una tranquillità di fondo, dove imbarazzo, vergogna e insicurezza spariscono concedendo la possibilità di relazionarsi e di aprirsi agli altri con tranquillità.
Le varie sostanze sembrano quindi essere capaci di dare ai giovani “scosse emotive” molte intense e, molto probabilmente, anche più solide e durature rispetto a quelle che possono ricevere dalla visione di un “reality” in tv o dall’acquisto del nuovo modello di smart phone. In questa ottica le sostanze sembrerebbero in qualche modo facilitare il contatto con il proprio mondo interno e rendere più accessibili e tollerabili i propri vissuti emotivi e affettivi.
Questa visione del fenomeno potrebbe quindi far supporre l’esistenza di un uso di sostanze a fini autoterapeutici (self-medication) (Kohut 1977), teso ad alleviare quel senso di vuoto e quello smarrimento comuni a molti giovani, o a contrastare la sintomatologia di veri e propri stati di disagio psicologico. In occidente è sicuramente l’alcol la sostanza che da secoli riveste il ruolo di serbatoio emotivo, questo per svariati motivi, fra i quali spiccano la profonda radicazione culturale, la sostanziale accettazione sociale, la facile reperibilità e il basso costo.
Effetti dell’alcol sulla salute:

Allo stesso tempo l’alcol è da considerarsi una fra le sostanze psicotrope più pericolose, molto più di quasi tutte le sostanze illegali. Il suo consumo porta infatti ad una rapida assuefazione e a dipendenza. Inoltre, i danni e i problemi che può provocare sono spesso non presi in giusta considerazione e notevolmente sottostimati, in quanto visibili solo a distanza di tempo (patologie e problemi fisici e psichici) o non apparentemente direttamente relazionabili al consumo della sostanza (incidenti, problemi relazionali, familiari, lavorativi e sociali).
Il fatto che fra i giovani del nostro paese si assista da svariati anni ad un sempre più marcato spostamento da uno stile di consumo alcolico di tipo “mediterraneo” (quantità moderate distribuite in tutto l’arco della giornata) verso uno stile di consumo di tipo “nordico” (binge drinking: assunzione di elevate quantità in un breve arco temporale), sembrerebbe evidenziare come l’alcol possa assolvere a determinati compiti e sia sempre più spesso assunto con fini specifici in momenti e luoghi particolari: “in discoteca bevo così sono più allegro, meno timido e impacciato nelle relazioni; allo stadio bevo così non ho più paura della polizia e degli ultras avversari; con gli amici bevo così non ci annoiamo; con la mia ragazza bevo così faccio meglio e più a lungo all’amore; ecc… ecc….”.
Relazione tra alcol e stati depressivi:

E’ quindi probabile che, prima che subentri la vera e propria dipendenza dalla sostanza, l’assunzione di alcol possa essere in qualche modo funzionale all’esistenza della persona, usata per stimolare particolari stati emotivi, solitamente piacevoli e socialmente accettati, e sedarne altri, magari più dolorosi e socialmente stigmatizzati. La relazione fra consumo di alcol e difficoltà emotive e stati depressivi è stata fra l’altro dimostrata da varie ricerche scientifiche (Kornreich et al. 2012; Caroti, Fonzi, Marconi e Bersani 2007; Poikolainen 2006; Huizink, Ferdinand, Van der Ende).
Una situazione del genere non è però solitamente sostenibile per lungo tempo. L’incapacità di accedere ed accettare il proprio mondo emotivo nella sua completezza, sommata alle conseguenze psicofisiche a medio e lungo termine collegate all’uso della sostanza, costituiscono spesso un cocktail micidiale per il benessere psico-fisico e sociale dei nostri giovani.
Vivere le emozioni, anche quelle brutte:

Seguendo questa ottica e tenendomi volutamente lontano da statistiche e patologie, e abbandonando, senza per questo escludere, i concetti di dipendenza e malattia attraverso i quali solitamente vengono affrontati i problemi di uso di sostanze, è forse possibile cogliere con maggiore chiarezza ed intensità tutta quella serie di “mancanze” che spingono i nostri giovani ad un uso pericoloso di bevande alcoliche e droghe.
Questo tipo di visione decentrata può forse anche aiutare ad affrontare il problema in una maniera, se non alternativa, almeno integrativa, rispetto alle metodologie classiche incentrate principalmente sulla sostanza. Una completa e solida educazione emozionale e socio affettiva, che consenta ai giovani di sviluppare le competenze necessarie a vivere ed accettare tutti i propri vissuti emotivi, considerandoli funzionali alla crescita ed indispensabili al mantenimento di un costante benessere psicologico, potrebbe rappresentare un valido strumento attraverso il quale minare le fondamenta di molti problemi comportamentali, fra i quali il consumo di alcol e sostanze è solamente uno fra i più evidenti.
Una tale educazione dovrebbe basarsi sulla convinzione che ogni emozione merita di essere vissuta e dovrebbe mirare a recuperare il reale valore ed il significato vitale di ogni stato emotivo, sia esso spiacevole, come tristezza o noia, che piacevole, come la felicità.
Recuperare il proprio mondo emotivo:

Ma fino a quando la nostra società non riuscirà, almeno parzialmente, a distaccarsi da tutta quella serie di “disvalori mercantili” sui quali ha eretto il proprio illusorio benessere e basa il suo sviluppo, non credo possa riuscire nell’impresa di recuperare il mondo emotivo dei suoi giovani ne tanto meno di affrontare gran parte delle problematiche sociali che la affliggono.
Del resto mi chiedo anche quanto possa essere funzionale ad un tale tipo di società un individuo che non ha più bisogno di acquistare merci e servizi per essere felice o per scacciare ad ogni costo ansia, tristezza o paura.
Al momento sembra quindi che ancora una volta i singoli siano costretti a riprendere in mano la propria vita, tentando di recuperare il proprio mondo emotivo e le capacità di vivere le proprie emozioni fino in fondo, provando a trasmettere tali capacità ai propri figli e più in generale alle persone che hanno vicino.
Tutto ciò sembra proprio confermare che, ad oggi, ogni tipo di cambiamento sia sempre più spesso necessariamente costretto a provenire dal basso, dai singoli individui e dai loro comportamenti, anche se questo potrebbe paradossalmente aumentare quella deriva individualista che caratterizza la nostra società e contribuisce anch’essa al suo impoverimento emotivo.



Pierluigi Salvi
presidente Associazione Logos, esperto in problemi e patologie alcol e tabacco correlate


BIBLIOGRAFIA

Caroti E., Fonzi L., Marconi D. e Bersani G (2007). Cannabis e depressione. Rivista di psichiatria, 42, 1, 8-16.

Huizink A.C., Ferdinand R.F., van der Ende J. e Verhulst F.C. (2006). Symptoms of anxiety and depression in childhood and use of MDMA: prospective population based study. BMJ, 332, 825-827.

Kohut H.(1977). The restoration of the self. International Universities Press, New York.

Kornreich C., Brevers D., Canivet D. et al. (2012). Impaired processing of emotion in music, faces and voices supports a generalized emotional decoding deficit in alcoholism. Addiction Jun 2012.

Poikolainen K. (2006). Ecstasy and the antecedents of illicit drug use. BMJ, 332, 803-804.

Iran, finanza islamica una grande spinta al Paese

UNO DEI POCHI PAESI AL MONDO CHE NON HA ANCORA UNA BANCA ROTHSCHILD

La finanza islamica, detta Shariah compliance, è ancora poco conosciuta in Occidente; essa vieta il pagamento di interessi quale corrispettivo di un prestito, in pratica rifiuta il concetto dello sfruttamento dell’attività altrui a prescindere dall’andamento dell’investimento realizzato.
finanza-islamicaAttraverso i sukuk, un contratto simile alle obbligazioni in uso in Occidente, il soggetto che fornisce il denaro per un progetto (immobiliare, infrastrutturale o aziendale che sia) si assicura una fetta del profitto che ne deriva. In questo modo, la finanza islamica tende a concentrarsi sull’idea imprenditoriale e sulla possibilità che possa produrre ricchezza divenendo compartecipe dell’impresa, invece che badare solo a garantirsi la remunerazione a prescindere del capitale fornito; un’ottica che ribalta la prassi in uso in Occidente, che vede il denaro, e non il lavoro e l’impresa, al centro di tutto.
Per oltre trent’anni il sistema iraniano ha seguito la sostanza della finanza islamica, con un patrimonio di circa 450 Mld di dollari suddiviso fra 34 banche con attività per 518 Mld; un volume che lo pone al pari della Shariah compliance saudita e dinanzi a quella malese, e che rappresenta un terzo del totale delle attività del sistema bancario islamico, al momento stimato in 1.500 Mld di dollari.
Il primo passo sarà quello di adeguare i sukuk in fase di sviluppo da parte dell’Iran Securities and Exchange Organization, agli standard internazionali di finanza islamica, eliminando le lievi differenze rese necessarie dalla situazione di isolamento ed emergenza in cui l’imposizione delle sanzioni hanno tenuto il Paese.
Per conseguire l’obiettivo, l’Iran, oltre che adeguarsi ai criteri della finanza islamica internazionale, dovrà implementare un miglior sistema di controlli nelle sue banche, per troppo tempo costrette ad operare isolate dal resto del mondo. Tuttavia, secondo il concorde parere degli esperti, dalla Shariah compliance, una volta debitamente disciplinata, dovrebbe venire una valanga di sukuk a sostegno delle attività produttive che aspettano investimenti per decollare.
Secondo la Banca Centrale di Teheran, il settore finanziario iraniano ha circa 260 Mld di liquidità, pari al 65% del Pil. In condizioni normali ciò non è negativo di per sé; se però quella massa di denaro viene indirizzata su attività non produttive come la finanza, essa sottrae ricchezza all’economia reale, generando stagflazione.
La finanza islamica è lo strumento ideale per convogliare le risorse finanziarie ora impegnate nel mercato speculativo, nel finanziamento alla produzione di beni e servizi, facendo da enorme volano allo sviluppo dell’economia del Paese. A guardar bene, la Shariah compliance e i suoi principi sono il miglior antidoto alla deriva iperliberista che, puntando sulla massima redditività dei capitali a prescindere, e dunque sulla finanza, sta distruggendo le economie reali del mondo, facendo esplodere disoccupazione e diseguaglianze.

In 18 anni uccisi tremila bambini palestinesi

Secondo le ultime stime fatte dal Ministero dell’Informazione palestinese sarebbero oltre tremila i bambini palestinesi uccisi dai militari israeliani negli ultimi 18 anni; dal 2000, anno della seconda Intifada fino ai giorni nostri.
bambini-palestinesiNei territori occupati sono proprio i bambini a perire più di tutti la brutalità del conflitto centenario, da anni privati di una buona istruzione, del sogno di un futuro migliore e molte volte della stessa vita. Quasi a voler sfidare il tacito silenzio del potere, il Ministero ha pubblicato un dettagliato report.
Alle oltre tremila vittime vanno aggiunti oltre 13mila bambini feriti per mano delle autorità israeliane. Secondo l’agenzia Ma’an, sono almeno 80 i bambini uccisi nei territori occupati palestinesi negli ultimi due anni; il più piccolo di questi aveva solo 8 mesi. Dal report stilato dallautorità di Ramallah si evince che negli ultimi 18 anni, 12mila bambini palestinesi sono stati arrestati, torturati e spesso costretti ad ammettere colpe mai commesse.
Secondo Addamer, gruppo che lotta per i diritti dei detenuti, solo nell’ultimo anno 6.800 palestinesi, di cui 300 minori, sono stati arrestati da Israele. In contrasto con l’articolo 37 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, quasi tutti i bambini palestinesi arrestati subiscono violenze fisiche e psicologiche che vanno dalla privazione del sonno all’isolamento. Molti di loro sono inoltre soggetti a detenzione amministrativa senza accuse né processo.
Le accuse mosse verso i ragazzini sono per lo più di “disturbo della quiete pubblica”. Accuse che rasentano il ridicolo, ma che mostrano appieno il fatto che i bambini palestinesi sono, per gli israeliani, una minaccia alla stregua dei terroristi e come tali vengono trattati.

"Purple drank", il cocktail viola è la droga dei giovanissimi



Allarme scattato a Napoli. Le influenze della musica trap e il disagio dei ragazzi


Sciroppo per la tosse e una bibita, come la gazzosa. Semplice da preparare, costo basso, effetti immediati: alterazione dello stato psichico per provare euforia, o al contrario per rilassarsi.


È il purple drank, il cocktail violaceo che spopola tra i ragazzini e mette in guardia famiglie e medici.


I nuovi mix che portano a uno sballo light sono a base di codeina, un derivato dell'oppio utilizzato nei medicinali per la tosse. I ragazzi ne mescolano dosi ampie, sicuramente più del cucchiaio che serve a calmare la tosse, con bevande gassate. Il liquido che si crea ha un colore viola. I primi a battezzare il nuovo cocktail sono stati gli americani. Ma la moda è diffusa anche in centro Europa, per esempio in Svizzera: mentre in Italia lo sciroppo alla codeina si ottiene solo su ricetta, nel Paese elvetico non è necessaria prescrizione medica. Ma il medicinale per la tosse è un farmaco comune, per questo molti giovanissimi se lo ritrovano in casa senza bisogno di troppi sforzi.

Sciroppo e musica trap

Il purple drank è associato alla musica trap, che spesso cita nei testi l'uso di droghe leggere. In Italia il manifesto è la canzone Sciroppo di Sfera Ebbasta, il numero uno di questo genere che associa al rap le sonorità dell'elettronica. Il primo verso dice: "Sciroppo cade basso come l'MD", le pasticche più pesanti che alterano la psiche. E poi: "Droga, moda, rosa la mia soda", e ancora: "Sciroppo all'amarena, c'ho la gola secca, ehi". Riferimenti chiari per chi sa di cosa si sta parlando, forse incomprensibili per gli adulti. Tanto che Sfera Ebbasta ha cantato Sciroppo sul palco del concertone romano del primo maggio, in diretta con milioni di giovani collegati. Di recente, proprio per questi e altri riferimenti nei suoi brani, il trapper di Cinisello Balsamo è stato denunciato da due senatori di Forza Italia per istigazione all'uso di sostanze stupefacenti e la procura di Pescara ha deciso di aprire un'inchiesta. Il trapper per ora non ha commentato la notizia.
L'allarme dei medici


L'allarme è scattato negli scorsi giorni a Napoli. Confezioni di sciroppo trovate vuote fuori dalle discoteche e segnalazioni di genitori preoccupati. "Il pericolo" - spiega all'agenzia AdnKronos Vincenzo Santagada, presidente dell'Ordine dei farmacisti di Napoli - "è che per questi mix si usino medicinali di provenienza e composizione dubbia, magari anche associati ad altri farmaci, o all'alcol, con un effetto più potente di perdita dei riflessi o euforizzante. Si tratta di un fenomeno da non sottovalutare". E Federico Tonioni, psichiatra e psicoterapeuta responsabile dell'Area dipendenze del Policlinico Gemelli di Roma, avverte: "Il profilo cognitivo dei giovani che assumono droghe è cambiato: non è più teso alla ricerca del piacere, ma a manipolare i propri stati d'animo". Dietro il consumo di droghe leggere, secondo Tonioni, c'è una spiegazione che risiede nelle paure dei giovanissimi: "Gli adolescenti oggi temono le emozioni, che non si possono controllare. Gli stati emotivi alterati in modo programmato sono surrogati di ciò che fa loro più paura, come ad esempio l'innamoramento".


Padre picchia il figlio di 5 settimane perché piange troppo: neonato riporta lesioni permanenti


Il bambino è arrivato in ospedale in fin di vita. I medici sono riusciti a salvarlo ma ha riportato danni cerebrali giudicati permanenti.


Neonato massacrato dal padre


James Tipene, 32enne residente a Melbourne (città in cui è ora sotto processo per tentato omicidio), ha confessato di aver ridotto in fin di vita il figlio.


Lo ha massacrato di botte sino a fargli perdere i sensi, e i fatti risalgono a quando il bimbo aveva solo 5 settimane, nel giugno 2018. Oggi ha 7 mesi e un futuro di sofferenze davanti a sé.


La polizia australiana ha arrestato il genitore che si sarebbe giustificato portando sul tavolo degli inquirenti un movente shock: “Piangeva troppo, e quel comportamento non era abbastanza virile“.


La Magistrates Court di Melbourne è chiamata a giudicarlo nel processo che lo vede imputato di tentato omicidio. Secondo i medici che hanno preso in carico il neonato, le lesioni riportate nel pestaggio hanno compromesso il normale sviluppo del bambino.


Ha danni cerebrali permanenti, dopo essere arrivato in ospedale in preda alle convulsioni e con una gravissima lesione spinale. Uno dei fratelli della vittima avrebbe assistito all’aggressione.
La posizione della madre


Dopo aver brutalmente percosso il figlio, Tipene si sarebbe recato in camera da letto e avrebbe svegliato sua moglie per poi chiamare i soccorsi. Ai sanitari, la donna avrebbe dichiarato di non sapere nulla in ordine alle ferite su corpo del bambino.



Nessuno dei due avrebbe collaborato alla ricostruzione della dinamica dei fatti. La posizione della madre è al vaglio delle autorità inquirenti poiché ha supportato la tesi iniziale del marito, totalmente incompatibile con il quadro clinico del minore.



L’imputato, infatti, avrebbe detto ai paramedici di aver dato dei colpi sulla schiena del piccolo per fargli fare il ruttino e di essersi accorto che era svenuto. A inchiodare il 32enne un’intercettazione telefonica in cui si diceva consapevole della brutalità compiuta.



LITURGIA E PROPONIMENTO DEL GIORNO



LITURGIA DEL GIORNO
- Rito Romano -




  PRIMA LETTURA 

Gen 4,1-15.25
Dal libro della Gènesi

Adamo conobbe Eva sua moglie, che concepì e partorì Caino e disse: «Ho acquistato un uomo grazie al Signore». Poi partorì ancora Abele, suo fratello. Ora Abele era pastore di greggi, mentre Caino era lavoratore del suolo.
Trascorso del tempo, Caino presentò frutti del suolo come offerta al Signore, mentre Abele presentò a sua volta primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. Il Signore disse allora a Caino: «Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovresti forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, e tu lo dominerai».
Caino parlò al fratello Abele. Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise.
Allora il Signore disse a Caino: «Dov’è Abele, tuo fratello?». Egli rispose: «Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?». Riprese: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora sii maledetto, lontano dal suolo che ha aperto la bocca per ricevere il sangue di tuo fratello dalla tua mano. Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra».
Disse Caino al Signore: «Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono. Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e dovrò nascondermi lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi ucciderà». Ma il Signore gli disse: «Ebbene, chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!». Il Signore impose a Caino un segno, perché nessuno, incontrandolo, lo colpisse.
Adamo di nuovo conobbe sua moglie, che partorì un figlio e lo chiamò Set. «Perché – disse – Dio mi ha concesso un’altra discendenza al posto di Abele, poiché Caino l’ha ucciso».


  SALMO  

Sal 49
Offri a Dio come sacrificio la lode.

Parla il Signore, Dio degli dèi,
convoca la terra da oriente a occidente:
«Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici,
i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti.

Perché vai ripetendo i miei decreti
e hai sempre in bocca la mia alleanza,
tu che hai in odio la disciplina
e le mie parole ti getti alle spalle?

Ti siedi, parli contro il tuo fratello,
getti fango contro il figlio di tua madre.
Hai fatto questo e io dovrei tacere?
Forse credevi che io fossi come te!
Ti rimprovero: pongo davanti a te la mia accusa».


 VANGELO 

Mc 8,11-13
Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, vennero i farisei e si misero a discutere con Gesù, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova.
Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno».
Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva.
  

Oggi sarò sempre sorridente, e cercherò di spargere serenità.

sabato 16 febbraio 2019

Israele spia l’Iran da base militare Usa in Afghanistan

Iran – Non si ferma la guerra sotterranea che il regime sionista sta portando avanti contro la Repubblica Islamica dell’Iran. L’esercito israeliano sta utilizzano una base militare degli Stati Uniti in Afghanistan per monitorare e raccogliere informazioni sulle attività iraniane in tutto il Golfo Persico.
Israeli-IranSecondo un rapporto della Media Line, le forze speciali dell’esercito israeliano stanno operando con l’approvazione del governo di Kabul da un’installazione della US Air Force nella provincia occidentale di Herat, in Afghanistan, a circa 45 miglia dal confine iraniano.
Un esperto militare israeliano citato dall’agenzia di stampa russa Sputnik ha affermato che il regime israeliano sta cooperando militarmente con Paesi dell’Asia centrale come il Kazakistan, il Turkmenistan e l’Uzbekistan per contrastare l’espansionismo dell’Iran nella regione mediorientale.
Mentre è noto che la Israeli Occupation Forces (Iof) ha condotto diversi attacchi contro obiettivi iraniani in Siria, anche l’esercito sta lavorando segretamente in altre nazioni per impedire al governo iraniano di creare un corridoio di terra che si estende da Teheran a Beirut attraverso cui presumibilmente trasferire armi e creare avamposti operativi nell’area.
Uno dei motivi principali per la formazione all’estero è simulare le condizioni aspre che esistono nel sud del Libano, ad esempio, dove le truppe israeliane saranno probabilmente schierate in caso di una futura guerra con il movimento di Resistenza libanese Hezbollah.

Abusi sessuali, l’ex cardinale McCarrick dimesso dallo stato clericale

MCCARRICK

Ratificato da Papa Francesco il durissimo provvedimento. L’arcivescovo emerito di Washington per anni era stato tra le personalità più influenti della Chiesa degli Stati Uniti d’America

Bufera su Theodore McCarrick, l’89enne arcivescovo emerito di Washington, per anni tra i più influenti prelati della Chiesa degli Stati Uniti d’America. Dal 28 luglio 2018 già non era più cardinale, dopo la decisione di Papa Francesco di togliergli la porpora in seguito alle accuse di abusi su un minore e di una condotta sessualmente inappropriata con giovani seminaristi e sacerdoti maggiorenni.
Da oggi, neppure sette mesi dopo, McCarrick a sessant’anni della sua ordinazione sacerdotale viene privato anche dello status di sacerdote: a conclusione di un processo penale Francesco lo ha dimesso infatti dallo stato clericale con una sentenza inappellabile (La Stampa, 16 febbraio).


La procedura

Il 13 febbraio 2019 la Sessione Ordinaria (Feria IV) della Congregazione per la Dottrina della Fede ha emesso la pena, notificata a McCarrick il giorno 15 dello stesso mese. Il Papa ha riconosciuto la natura definitiva, a norma di legge, di questa decisione, la quale rende il caso res iudicata, cioè non soggetta ad ulteriore ricorso.
McCarrick perde automaticamente i diritti propri dello stato clericale e non è più tenuto ai relativi obblighi. Perde, inoltre, la dignità e i compiti ecclesiastici e rimane escluso dall’esercizio del sacro ministero, né può avere un compito direttivo in ambito pastorale. Non può insegnare nei seminari, e negli altri istituti dove sono presenti insegnamenti di discipline teologiche.

New York

L’ormai ex alto prelato americano, nato nella Grande Mela nel 1930, ordinato sacerdote dal cardinale Francis Spellman nel 1958, divenne vescovo ausiliare della diocesi di New York nel 1977. Nel 1981 fu trasferito a Metuchen, nel 1986 divenne arcivescovo di Newark e il 21 novembre 2000 fu scelto da Giovanni Paolo II alla guida della diocesi della capitale federale americana.
È diventato cardinale nel 2001 e ha lasciato la diocesi nel 2006, un anno dopo il conclave per l’elezione del successore di Papa Wojtyla, al quale ha partecipato come porporato elettore (La Stampa, 20 giugno 2018).

Le accuse

McCarrick era stato al centro del “dossier Viganò”, il report dell’ex nunzio a Washington che chiese le dimissioni del Papa per non essere intervenuto sulla doppia vita del porporato. Omissioni sulla sua condotta, tuttavia, sono state commesse soprattutto nei pontificati precedenti (La Repubblica, 17 febbraio).
In particolare contro McCarrick pendono due tipologie di accuse: abusi sessuali su un minore, avvenute circa 45 anni fa quando era prete a New York (emerse nel 2018 e per le quali si è sempre dichiarato innocente); abusi sessuali su tre seminaristi (due dei quali risarciti dalla Chiesa) negli anni successivi, sia quando svolgeva l’incarico di sacerdote nella diocesi New York, che nella diocesi di Metuchen.

Il beato Carlo d’Austria e la moglie Zita condividono il segreto di una vita felice

CHARLES AND ZITA
IL SEGRETO DI UN MATRIMONIO FELICE E DURATURO? METTERLO SEMPRE NELLE MANI DI DIO, PROPRIO COME QUESTA REGALE COPPIA. DIO RICOMPENSA SEMPRE CHI LO CERCA CON INTENZIONI PURE

Il loro matrimonio è più bello di qualsiasi favola

La storia d’amore tra il beato Carlo d’Austria e sua moglie, la Serva di Dio Zita, è più bella di qualsiasi favola. In tutto il loro rapporto si sono rivolti all’autore stesso dell’amore, Dio.
Carlo e Zita si sono conosciuti durante l’infanzia, ma hanno iniziato a trascorrere più tempo insieme solo quando Zita aveva 19 anni e Carlo 24.
Un giorno Carlo sentì che Zita era fidanzata con qualcun altro. Cominciò a informarsi, e quando scoprì che la notizia era falsa progettò subito di chiedere la sua mano, prima che potesse farsi avanti qualche altro uomo.
Entrambi condividevano l’amore nei confronti della fede cattolica, e quindi non fu una sorpresa che Carlo si proponesse a Zita all’interno della basilica della Natività della Vergine Maria (noto anche come Santuario di Mariazell), in Austria. Amavano tutti e due la Madonna e decisero di porre il loro matrimonio sotto la sua protezione.
Carlo e Zita avevano incisa nelle fedi nuziali una preghiera in latino: “Sub tuum praesidium confugimus, sancta Dei Genitrix” (“Ricorriamo alla tua protezione, Santa Madre di Dio”). È l’inizio di un’antica preghiera alla Vergine Maria che esprime il desiderio di rimanere sotto lo sguardo d’amore della Beata Madre.
Dopo la cerimonia nuziale tornarono al Santuario di Mariazell in atto di ringraziamento prima di partire per il viaggio di nozze.
Per quanto era loro possibile, sono rimasti sempre l’uno al fianco dell’altra e hanno continuato ad amarsi in modo profondo.
Le parole di Carlo sul letto di morte sono state infatti “Ti amerò per sempre”.
Zita si è vestita di nero in segno di lutto per il resto della sua vita, a indicare la perdita del suo vero amore. Se i loro corpi sono stati sepolti separatamente (Zita con la famiglia degli Asburgo, Carlo nel suo luogo d’esilio), i loro cuori sono stati riuniti e riposano insieme nella cappella mariana di Nostra Signora di Loreto nell’abbazia di Muri, in Svizzera.
Durante la vita Carlo e Zita hanno sperimentato molte prove, ma il grande amore reciproco, unico all’amore di Dio, ha permesso loro di vivere felici, benedetti dal Cielo.

Muore al PS dopo 6 ore di attesa, il nipote: “Attorno a lui solo indifferenza”



Morto all’ospedale San Paolo dopo 6 ore di attesa, indagate 4 persone per omicidio colposo – di Giuseppe Cozzolino

Svolta nelle indagini sulla morte di Eduardo Estatico, il settantaduenne deceduto all’ospedale San Paolo di Fuorigrotta dopo aver atteso sei ore per una visita.

La Procura della Repubblica di Napoli ha iscritto nel registro degli indagati quattro persone per il reato di omicidio colposo in cooperazione.

E’ questo il primo sviluppo sulla vicenda di Eduardo Estatico, il 72enne napoletano deceduto al pronto soccorso dell’ospedale San Paolo di Fuorigrotta lo scorso 9 febbraio.

Lo ha reso noto la famiglia nella tarda mattinata di oggi, a quasi una settimana dal decesso dell’uomo.

L’avvocato della famiglia di Estatico, Michele Tarasco, ha già fatto sapere che nominerà un proprio consulente medico legale, in vista dell’autopsia sul corpo dell’uomo che si terrà nei prossimi giorni.


Domani mattina alle 10.30, invece, il Pubblico Ministero procedente conferirà l’incarico al pool di consulenti individuati per l’esame autoptico, dal quale si spera di ottenere nuovi indizi sul decesso dell’uomo.

Stando alle ricostruzioni effettuate finora, l’uomo sarebbe rimasto in attesa di essere visitato all’interno del pronto soccorso del nosocomio napoletano per sei ore, lamentando forti dolori all’addome.

I familiari, dopo la tragedia, hanno quindi sporto denuncia per capire cosa sia accaduto in quelle ore e come si sia arrivati al decesso dell’uomo.

Secondo quanto raccontato dal nipote dell’uomo ai microfoni di Fanpage.it, “intorno a lui ho visto solo indifferenza, un uomo di quell’età e cardiopatico che si contorceva dal dolore, lasciato su una sedia in attesa”.

Il settantaduenne era già stato portato nello stesso ospedale quattro giorni fa, lamentando già forti dolori addominali.

I sanitari gli avrebbero diagnosticato quindi una banale influenza, per poi tornare al pronto soccorso sabato scorso, dove ha poi trovato suo malgrado la morte.

Fonte: fanpage.it – Titolo originale: Morto all’ospedale San Paolo dopo 6 ore di attesa, indagate 4 persone per omicidio colposo