giovedì 10 gennaio 2019

Il Sionismo si è infiltrato in tante Chiese e le controlla

ALLORA E' DECISO. LE CHIESE EVANGELICHE ACCOGLIERANNO I MIGRANTI, MA LEGGETE UN PO' QUI COSA C'E' DIETRO TANTA MAGNANIMITA' E SAMARITANESIMO....



Questo fotomontaggio credo che spieghi molto bene le conseguenze del sionismo – e quando si parla di sionismo si parla automaticamente di massoneria ebraica – in seno a quelle Chiese che lo hanno abbracciato. Queste Chiese infatti sono schiave degli Ebrei, non sono più libere, perché è entrato in mezzo ad esse lo spirito dell’anticristo, e dove c’è lo spirito dell’anticristo non c’è libertà. Sono Chiese imbavagliate e incatenate che non possono predicare l’Evangelo e neppure la dottrina degli apostoli. Sono Chiese giudaizzate e giudaizzanti che si vergognano dell’Evangelo e della dottrina degli apostoli. Sono Chiese alleate con quegli Ebrei che negano che Gesù è il Cristo e che in Israele odiano e disprezzano e perseguitano quegli Ebrei che hanno creduto che Gesù di Nazareth è il Messia (o Cristo), per cui si sono alleate con i nemici della Chiesa di Dio. Qui in Italia stiamo assistendo da anni a questa infiltrazione sionista in tante Chiese Evangeliche, anche Pentecostali. E in questi ultimi tempi l’infiltrazione ha avuto un’accelerazione. Vi esorto dunque a levare la vostra voce contro il «sionismo cristiano» (leggi il capitolo 7 del mio libro La Massoneria Smascherata che si intitola «Massoneria, Giudaismo e Sionismo Cristiano» (vedi sotto) e ad uscire e separarvi da queste Chiese: sono nemiche della verità che è in Cristo Gesù.
Giacinto Butindaro
Nota: La scritta a destra dice: «Chiesa di Cristo (Church of Christ). Sermone della Domenica (Sunday Sermon). Come il Cristianesimo è infiltrato e controllato dal Sionismo (How Christianity has been infiltrated and controlled by Zionism).  

  7. Capitolo 7 - Massoneria, Giudaismo e Sionismo Cristiano  

Il Giudaismo ha indubbiamente esercitato una fondamentale influenza sulla Massoneria. Esistono perciò delle importanti affinità o stretti rapporti tra la Massoneria e il Giudaismo, che peraltro in ambito ebraico vengono da taluni riconosciute apertamente, e io dico, non potrebbe essere altrimenti. Ecco alcune testimonianze in tal senso.
Il rabbino Elia Benamozegh su La vérité israélite ha affermato: «Lo spirito della Massoneria è lo spirito del giudaismo nelle sue credenze più fondamentali; sono le sue idee, è il suo linguaggio, è quasi la sua organizzazione [...]. La speranza che sostiene e fortifica la Massoneria è la stessa che illumina e irrobustisce Israele nella sua via dolorosa mostrandogli nell'avvenire il trionfo certo. L'avvento dei tempi messianici, che altro non è se non la constatazione solenne e la proclamazione definitiva degli eterni principî di fratellanza e di amore, l'associazione di tutti i cuori e di tutti gli sforzi nell'interesse di ciascuno e di tutti, e il coronamento di questa meravigliosa casa di preghiera di tutti i popoli, di cui Gerusalemme sarà il centro e il simbolo trionfante» (cfr. E. Benamozegh in La vérité israélite [La verità israelita], 1865, pag. 74; cit. in L. de Poncins, La Franc-Maçonnerie d'après ses documents secrets[La Massoneria secondo i suoi documenti segreti], Beauchesne et Fils éditeurs, 1941, pag. 265), e nel suo scritto pubblicato postumo Israele e umanità, affermò che 'la teologia massonica corrisponde abbastanza bene a quella della Qabbalah' e che 'uno studio approfondito dei monumenti rabbinici dei primi secoli dell’era cristiana fornisce numerose prove che l’hagaddah era la forma popolare di una scienza segreta, che offriva, con i metodi d’iniziazione, impressionanti analogie con l’istituzione massonica'.
Il rabbino Isaac Mayer Wise (1819-1900), ha detto; «La Massoneria è un'istituzione ebraica la cui storia, i Gradi, gli incarichi e le parole d'ordine sono ebraiche dal principio alla fine» (cfr. I. Wise in The Israelite of America («L'Israelita d'America»), del 3 agosto 1866; cit. in J. Ousset, Pour qu'Il règne («Affinché Egli regni»), 1949, pag. 250).
The Jewish Tribune: «La Massoneria è basata sul giudaismo. Eliminate dal rituale massonico gli insegnamenti dell'ebraismo e cosa ne resta»? (cfr. The Jewish Tribune («La tribuna ebraica»), New York, del 28 ottobre 1927).
Il filosofo e teologo ebreo Gershom Scholem ha affermato: ‘I legami fra ebraismo e massoneria sono strettissimi, anzi inscindibili' (La Cabala, Edizioni ‘Mediterranee 1992).
Questi stretti legami li ha attestati anche Giuliano di Bernardo, ex Gran Maestro del GOI, dicendo: 'D'altra parte c'è sempre stato un rapporto forte tra ebraismo e massoneria: .... Vi è sempre stato interesse da parte degli ebrei per la massoneria .... esiste quindi un interesse dottrinale di Israele e dell'ebraismo per la massoneria' (Ferruccio Pinotti, Fratelli d'Italia, pag. 399-400).


Come hanno preso i grillini la firma di Grillo sull’appello per scienza e vaccini

AVETE BISOGNO DI ALTRE PROVE SULLA VERA NATURA MASSONICO-ELITARIA DEL MOVIMENTO 5 STELLE? DOPO LA BORDATA AI GILET GIALLI DI DI MAIO, LA TROVATA SUI VACCINI DI GRILLO IN VISTA DELLE EUROPEE DI MAGGIO





Vi ricordate Beppe Grillo? Quel comico diventato leader politico che ci spiegava che l’AIDS era una bufala, che i vaccini ci facevano ammalare e che erano inutili e che gli OGM erano pericolose macchine mortali? Proprio lui, Beppe Grillo, quello che sponsorizzava il Metodo Di Bella, che chiamava Veronesi “cancronesi” e che dava della vecchia puttana a Rita Levi Montalcini. Ebbene, Beppe Grillo ha fondato un partito di gente che lanciava accuse infamanti contro Ilaria Capua, che ha idee alquanto bizzarre sui vaccini, che chiama la sperimentazione animale “vivisezione” e che sostiene la teoria del complotto su Xylella.

Cos’è il Patto trasversale per la Scienza firmato da Grillo

Ebbene, quel Beppe Grillo ha annunciato oggi di aver firmato il Patto trasversale per la scienza lanciato dal professore del San Raffaele Roberto Burioni e dal Dottor Guido Silvestri (quello che diceva che «è una sciocchezza dire che il M5S è contro i vaccini»). L’appello è riuscito nell’impossibile: mettere d’accordo Renzi e Grillo. Non sappiamo se Grillo ha letto il testo del Patto che impegna tutte le forze politiche a sostenere la scienza. Ma di fatto il Garante del MoVimento 5 Stelle si è appena impegnato – non si sa se in seguito ad una consultazione interna – a combattere «forme di pseudoscienza e/o di pseudomedicina che mettono a repentaglio la salute pubblica come il negazionismo dell’AIDS, l’anti-vaccinismo, le terapie non basate sulle prove scientifiche». Esattamente il contrario di quello che Grillo ha fatto negli ultimi vent’anni.




Siamo tutti molto contenti che alla fine anche il fondatore del MoVimento 5 Stelle abbia riconosciuto la necessità di “fermare l’operato di quegli pseudoscienziati che con affermazioni non-dimostrate ed allarmiste creano paure ingiustificate tra la popolazione nei confronti di presidi terapeutici validati dall’evidenza scientifica e medica” impegnando il suo partito (che è al governo) ad assicurare alla Scienza adeguati finanziamenti pubblici (probabilmente l’impegno vale a partire dall’anno prossimo) in particolare con “un immediato raddoppio dei fondi ministeriali per la ricerca biomedica di base”.

Gli attacchi al Patto per la Scienza

Non stupisce però che il pubblico di Grillo, spettatori ed elettori, non abbia gradito moltissimo questa sua strepitosa giravolta. Quasi come un voltagabbana qualsiasi Grillo infatti ha buttato a mare anni e anni di lavoro per la conquista di una fetta di elettorato piuttosto interessante: quelli che odiano la scienza. Ad esempio SìAmo, il partito fondato dal medico radiato Dario Miedico, non ha perso tempo per far notare che “ora anche la politica si adegua al dogma imperante” quello che ci vuole inculcare il concetto che “la scienza è scienza e non si discute”. Ma in realtà il Patto trasversale non dice questo, dice che «il progresso della Scienza è un valore universale dell’umanità, che non può essere negato o distorto per fini politici oelettorali». Ad esempio fondando un partito per raccogliere i voti dei “freevax”.


La firma del patto – sottoscritto anche dalla senatrice M5S Elena Fattori e dal consulente per la vaccination policy del M5S Dottor Guido Silvestri – non è piaciuto nemmeno al presidente della LAV Gianluca Felicetti che sostiene che l’impegno a raddoppiare i fondi ministeriali per la ricerca biomedica di base si traduca in un “raddoppio della vivisezione”. Forse sarebbe il momento che anche anche la LAV iniziasse a parlare di “sperimentazione animale”.


E magari a spiegare come mai visto che sostiene che la sperimentazione animale è inutile perché quello che “funziona” su un animale non “funziona” sull’uomo sostiene una campagna per abbassare il prezzo dei farmaci veterinari argomentando che in molti casi il farmaco ad uso veterinario e quello ad uso umano hanno prezzi troppo diversi tra loro nonostante il principio attivo sia lo stesso.
Grillo accusato di tradimento dai suoi elettori

Ma ad essere più arrabbiati sono elettori e simpatizzanti del MoVimento 5 Stelle che hanno visto l’uscita di Grillo come un “tradimento” nei loro confronti. C’è chi si indigna perché dopo “anni e anni in giro per l’Italia a spiegare quanto fosse corrotto il sistema” e a denunciare le infiltrazioni delle lobby delle multinazionali farmaceutiche il Garante ha firmato il patto del silenzio. Quasi che Burioni e Silvestri avessero messo il bavaglio a Grillo.


Per evitare problemi nella condivisione su Facebook Grillo evita accuratamente di nominare il virologo del San Raffaele e indica solo il nome dell’altro proponente del “Patto”, il dottor Silvestri. Ma i suoi seguaci sono più scaltri e hanno capito subito dove sta il trucco. Tant’è che successivamente Grillo ha editato il post sul Blog ha dovuto aggiungere un piccolo edit, un post scriptum dove precisa «Ho ricevuto il presente appello dal Professor Guido Silvestri. Non conosco il Professor Roberto Burioni».


Dopo il “tradimento”, minaccia un’elettrice indignata, il M5S non avrà più il suo voto. Tutta colpa dei poteri forti che vogliono impedire la rivoluzione delle coscienze: quella di non vaccinare i nostri figli. Altri dietrologi trovano nell’annuncio di Grillo la motivazione del “silenzio del ministro della salute di Big Pharma”. Silenzio non si sa su cosa, probabilmente sulle analisi di Corvelva sui vaccini.

Elogio dei 300mila adolescenti russi che adoperano il loro tempo libero così

Elogio dei 300mila adolescenti russi che adoperano il loro tempo libero così
Fonte: Maurizio Blondet
Nella  Russia di Putin, esiste da due anni l’organizzazione militare giovanile  YunArmiya. Aperta ai ragazzini dai 10 anni di età, li addestra alle armi.  Non possiamo definirla una “premilitare”, perché (contrariamente a quella fascista, “obbligatoria” e perciò pressappochista) questa è su base volontaria. Nata due anni fa con 2 mila aspiranti, adesso conta 300 mila volontari: quelli più attratti da tale esperienza sono, tipicamente, sedicenni.  E’ la pupilla dell’occhio del generale Shoigu, il ministro della Difesa di origine asiatica e buddhista (ma lo abbiamo visto farsi il segno della croce prima di una sfilata della vittoria),  che ha voluto creare reparti della  YunArmiya   in tutte  le 85 regioni della Russia,  sostenuto fortemente da Vladimir Putin.

Il generale Shoigu con lo stendardo della Unarmija

“Stiamo ampliando il programma nell’ambito delle scuole – ha fatto sapere il ministero della Difesa russo – “credo infatti che tra i membri del movimento ci sono ottimi leader.  La vostra guida è l’esercito russo, e insieme a voi si terranno attività interessanti, utili e costruttive a beneficio della Russia”.  Ovviamente l’iniziativa è una risposta alle continue minacce belliche che l’Occidente vibra contro la Russia – che ha nella memoria storica l’invasione, la resistenza popolare, Stalingrado.
Una volta ventilata ed evacuata l’indignazione politicamente corretta per questa ennesima dimostrazione del “putinismo  nazionalista e aggressivo”,  vi inviterei a considerare quali “attività interessanti, utili e costruttive”  per il tempo libero  propone agli adolescenti la nostra civiltà:  l’avviamento al porno su smartphone e  l’introduzione alla “masturbazione consapevole”  l’intruppamento a decine di migliaia  al concerto del cantante pop o rap, la  discoteca come unico  luogo per incontrare  l’altro sesso, e svezzarsi alla canna per poi passare alla coca o all’ero o altra dipendenza suicida. Se ritenete pericoloso l’insegnare ai sedicenni  russi volontari a smontare e rimontare al buio un kalashnikov, non dimenticate però che da noi giovani muoiono a decine agglutinandosi di notte, fin dagli 11 anni, per il bisogno estremo di ascoltare, vedere e  toccare “Sfera Ebbasta”. Che muoiono in auto di ritorno dalle discoteche alle  quattro del mattino, sfatti e rifatti di droga, stanchezza e ripugnanti esperienze nei cessi. Che l’educazione alla violenza fratricida è affidata liberamente alle tifoserie calcistiche e ai caporioni delle curve sud, e a noi  sembra “normale” ed effetto collaterale sopportabile, non  qualcosa da reprimere in modo totale ed assoluto.  Se non volete che i vostri figli si preparino alla guerra, dovete  però ricordare che poco tempo fa, e già l’avete dimenticato, Desiré,  a 16 anni, s’è messa in mano di bestiali nemici non già in qualche incivile frontiera, ma a Roma  nel popoloso quartiere San Lorenzo, a cui chiedeva la droga,  che era ancora vergine (come è risultato dall’autopsia) e l’hanno violentata fino alla morte.  E succederà ancora, eccome se succederà.
Ci siete? Piano piano, senza fretta, cominciate a porvi la domanda se  lo  Stato chiamato Federazione Russa non dimostri più rispetto per i suoi bambini e adolescenti, per la loro dignità e salute morale e fisica, del nostro.  Cominciate a domandarvi se uno stato come il nostro, o altro occidentale, nel lasciare gli adolescenti  “liberi” di organizzarsi il tempo libero secondo l’iniziativa privata loro – e i privati interessi degli spacciatori e discotecari, nonché  dei nigeriani violentatori  – non manifesti,  in realtà, che dei suoi figli e  del loro futuro non gli frega nulla, non se ne sente in nessun modo responsabile: che si rovinino, che si fottano, mica riguarda le istituzioni. C’è qui un fatale circolo vizioso: lo Stato irresponsabile verso la gioventù, rende a sua volta la gioventù irresponsabile del bene comune, nichilista.
A questo punto avete diritto all’inevitabile citazione del mio pedagogo consigliato, Ortega y Gasset, che  già quasi un secolo fa metteva in guardia contro "l’orribile situazione intima in cui viene ormai a trovarsi la gioventù europea": “Nel sentirsi puramente libera, esente da impegni, si sente vuota. Una vita senza impegni è più negativa della morte. Perché vivere equivale a fare qualcosa di preciso – a compiere un incarico”.
La nostra gioventù vive più pericolosamente…

ma anche lei magari si diverte.
Questa è la  condizione dei nostri adolescenti da discoteca e da curva Sud, delle sedicenni che incappano nei nemici bestiali stupratori per una dose: il vuoto di senso, la mancanza di uno scopo collettivo per cui vale la pena vivere ed imparare. Un vuoto che si manifesta come noia, una noia divorante da far tacere con ogni mezzo, la droga, l’alcol, le “emozioni intense” e stupide,  le prove iniziatiche fino al brivido della morte – perché appunto “una vita senza impegni è più negativa della morte”.
Ma – salvo eccezioni –  da soli, i nostri adolescenti, non sanno darselo, un impegno. Non è qualcosa a cui li prepari nulla nelle scuole e nella famiglia, nell’educazione permissiva e nell’invito pressante all’edonismo immediato, irresponsabile. Questa  non è cosa da lasciare alle private risorse mentali, di fortuna e di carattere di ciascuno. Piaccia o no, è qualcosa che spetta allo Stato.  Riguarda infatti la dote del “comando”, ed eccovi  la citazione:
Comandare vuol dire assegnare un compito alle persone, metterle sulla via del loro destino, sul loro cardine: impedire la loro dissipazione, che suol diventare carenza, vita vana, desolazione”.
Giudicate voi se questo non descriva la massima parte dei nostri giovani da stadio o discoteca,  i milioni che “né studiano né lavorano”,  quelli che si drogano e mantengono gli spacciatori coi soldi che non guadagnano. Il governo russo ha almeno capito il problema e si assume la responsabilità: di  mettere sul cardine le vite dei suoi figli.
La proposta dell’addestramento militare ai pre-adolescenti intercetta una profonda, elementare forza potentissima a quell’età: “il desiderio di convivere con gli altri ragazzi della sua età”, ricorda Ortega. E’ quella fase in cui “la personalità del  ragazzo si scioglie completamente nel gruppo dei coetanei”.  Il pre-pubere non ha ancora una “personalità” propria; essa la forma “dall’esterno verso l’interno”, nell’imitazione del gruppo e dei suoi valori. “Per questo l’adolescenza è l’epoca delle amicizie. L’uomo dalla individualità non ancora formata vive  sommerso nello sciame dei ragazzi che gira inseparabile dove lo spinge l’esistenza”.   E’ così che si formano  spontaneamente le bande giovanili, dove da noi si  tollerano i bullismi e le soggezioni  crudeli e umilianti  dei capetti sui deboli o i diversi o i  compagni poveri; è il germe dell’orda primitiva preistorica, visibile nelle fratrie militari dell’antica Grecia, nei “compagni” di Romolo che rapiscono le Sabine, dei compagni di Shiva che rubano il bestiame; è  la società segreta spartiate, l’organizzazione di coetanei dove avvengono le prove iniziatiche, dove i bambini diventano guerrieri.
Ma guardate che è anche la forza che porta le torme di undicenni a  sentire “Sfera Ebbasta” o ad aggglutinarsi a migliaia in qualunque piazza idiota: e non ha senso chiedere all’undicenne se “gli piace Sfera Ebbasta”.  La sua risposta è “piace a tutte le mie amiche”.  O ai sedicenni che si drogano, inutile metterli in guardia: “Lo fanno tutti”, “Sennò mi escludono” – Essere esclusi dall’orda di coetanei è vissuta come una privazione intollerabile per  una personalità incipiente, votata al conformismo di banda, gregaria per natura.
In Russia, lo stato dà a questa forza elementare, allo “sciame dei  ragazzi”, a tale “materia” fluente,  una “forma” e  uno scopo spirituale,  che la trasformi dall’orda anarchica (e potenzialmente criminale o viziosa) in servizio alla Patria, e in scuola di cittadinanza responsabile – responsabile verso la comunità storica  e culturale.  E’ un progetto deliberato. “Fin dal 2000 il governo Putin ha  posto la nozione di ‘sicurezza spirituale’ come elemento essenziale della sicurezza nazionale”, così esordisce un documentario sul Natale in Russia:  la fede e la cultura ortodossa come spina dorsale, il collegamento vivente all’Armata Rossa e  al suo immane sacrificio,  la preparazione al compito della difesa – l’uso organizzato e disciplinato della forza e della violenza.
Tutto ciò noi abbiamo spregiato. “La  difesa dell patria è sacro dovere del cittadino”, recita l’art. 52 della Costituzione (supposta) più bella del mondo. Noi  abbiamo superato questo legame, siamo “liberi”, non imponiamo né a noi né ai nostri figli  alcun “dovere”. Men che meno “sacro”.  La generazione Erasmus,  quella del gender che sceglierà quando vorrà, quella del buonismo, dell’accoglienza, del sentimentalismo, della raccolta differenziata e della masturbazione consapevole.
Ovviamente c’è il trucco. Quando hanno smesso di insegnarvi ad usare le armi, a rispondere ad un comando di fuoco, non fate più paura ai governanti – che vi hanno  tolto i diritti. La democrazia vera non è un dono, è la conquista di popoli armati che facevano paura ai governanti.
Come ripeto per l’ennesima volta, nel cantone di Appenzel  ancora  la scheda elettorale – la prova del diritto a votare – è nella spada, che il capo famiglia porta nella piazza del suffragio. Difendo il luogo, quindi ho diritto di partecipare a governarlo.
La democrazia parlamentare, come l’intera civiltà, è lo sforzo di ridurre la violenza ad “ultima ratio”. Ma  è essenziale che questa “ratio” resti nelle mani del popolo, non di mercenari e stranieri, che gli oligarchi assoldano contro il loro popolo disarmato, impreparato, imbelle.
Il che spiega, in fondo, perché da noi nessun governo aprirà un corso volontario ai suoi ragazzi per imparare a smontare un Kalashnikov e a mirare al tiro a segno: perché  non vuole che gli facciate paura. Ha paura infatti che possiate usarle, le armi e l’uso organizzato e disciplinato della violenza, contro di loro, gli oligarchi. Strano che Putin e Shoigu non abbiano questa  paura. Non sarà la loro, la vera democrazia?
Orribile.
Da noi si muore – ma per una causa superiore. Il Milan.

(A grande richiesta: il generale Shoigu che si fa’ il segno della croce)

5 Paesi che hanno abbandonato il dollaro USA

5 Paesi che hanno abbandonato il dollaro USA
Fonte: Aurora sito
L’anno 2018 è stato pieno di eventi che dividevano il mondo in due campi: uno dei Paesi che ancora supportano l’uso della valuta statunitense come strumento finanziario universale e l’altro formato da chi decide di abbandonarlo. RussiaToday pubblicava l’elenco di Paesi del “fronte anti-dollaro” spiegando perché decidevano di cercare un’alternativa alla valuta statunitense.
Cina
L’attuale guerra commerciale USA-Cina e le sanzioni imposte ai principali partner commerciali di Pechino hanno spinto la Cina a prendere provvedimenti per ridurre la dipendenza dal dollaro. Sebbene Pechino sia ancora il principale creditore degli statunitensi, la People’s Bank of China riduceva i titoli del Tesoro USA al minimo da maggio 2017. Oggi Pechino cerca d’internazionalizzare la propria valuta, lo yuan. Nel 2018 il governo cinese adottò diverse misure per rafforzare la propria valuta: accumulando riserve auree, lanciando contratti futures sul petrolio denominati in yuan e utilizzando la propria valuta nel commercio coi partner.
India
L’India, essendo la sesta economia più grande del mondo, è anche uno dei maggiori importatori di beni sul pianeta. “Non sorprende che la maggior parte dei conflitti geopolitici globali e sanzioni imposte ai partner commerciali influenzino direttamente questo Paese asiatico”, sottolineano gli autori dell’articolo. Di fronte alle sanzioni imposte da Washington contro Mosca, Nuova Delhi decideva di pagare in rubli i sistemi antiaerei russi S-400. Il Paese ha anche usato la rupia per comprare petrolio iraniano dopo che Washington ripristinava le sanzioni precedentemente imposte a Teheran. Nel dicembre 2018, India ed Emirati Arabi Uniti siglavano un accordo bilaterale di cambio delle valute per incrementare commercio e investimenti nelle proprie valute. Il cambio è un contratto internazionale siglato da una borsa valori e afferma che le due parti si impegnano a scambiare uno strumento finanziario con un altro entro termini e condizioni prestabiliti.
Turchia
Nel 2018, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan annunciava i piani per porre fine al monopolio del dollaro USA perseguendo una politica volta ad escluderlo dal commercio coi partner. Secondo il presidente, Ankara si prepara ad effettuare transazioni commerciali con Cina, Russia e Ucraina utilizzando le valute nazionali. Inoltre, è possibile che la Turchia sostituirà il dollaro negli scambi coll’Iran. Questa decisione fu motivata da ragioni sia politiche che economiche. Le relazioni tra Ankara e Washington si deteriorarono dopo il fallito tentativo di colpo di Stato del luglio 2016. In quell’anno, diversi media riferirono che Erdogan sospettava che gli Stati Uniti fossero coinvolti nel tentato golpe. Il leader turco accusò Washington di ospitare il religioso esiliato Fethullah Gulen, che, secondo le autorità turche, orchestrò il tentato colpo di Stato. Inoltre, l’economia turca subiva la crisi valutaria dopo che Washington introdusse sanzioni per rispondere all’arresto del pastore Andrew Brunson in Turchia, accusato di avere legami col movimento Fethullah Gulen e di sostenere il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), considerato terroristico da Ankara. Nell’ottobre 2018, Brunson fu rilasciato e gli Stati Uniti tolsero due ministri turchi dalla lista delle sanzioni. Erdogan ripetutamente criticò Washington per aver iniziato la guerra commerciale globale, sanzionato la Turchia e cercato d’isolare l’Iran. La decisione del membro della NATO di acquistare i sistemi di difesa antiaerea russi S-400 gettava olio sul fuoco.
Iran
Il ritorno trionfale dell’Iran sul panorama commerciale globale non è durato a lungo, secondo RT. Poco dopo la vittoria alle elezioni presidenziali, Donald Trump decise di ritirare gli Stati Uniti dall’accordo nucleare firmato coll’Iran nel 2015. Da allora, Teheran è ancora una volta severamente sanzionato da Washington, che minacciava di punire qualsiasi Paese che violi tali misure. Le sanzioni costrinsero Teheran a cercare alternative al dollaro USA per pagare le esportazioni di petrolio. Di conseguenza, l’Iran concluse un accordo coll’India secondo cui Nuova Delhi può importare petrolio iraniano utilizzando un meccanismo di pagamento basato sulla rupia. Inoltre, Iran e Iraq pianificano l’uso del dinaro iracheno nelle operazioni bilaterali per ridurre la dipendenza dal dollaro se nel settore bancario iraniano ci saranno problemi causati dalle sanzioni statunitensi.
Russia
Il Presidente Vladimir Putin osservava che gli Stati Uniti “fanno un colossale errore strategico, minando la fiducia nel dollaro come valuta di riserva universale”. Il Ministro delle Finanze russo Anton Siluanov, aveva detto che il Paese deve ridurre le riserve in titoli di Stato USA a favore di attività più sicure come rublo, euro e metalli preziosi. La Russia ha già adottato una serie di misure per “dedollarizzare” l’economia per via delle sanzioni che gli Stati Uniti continuano ad introdurre dal 2014. In particolare, Mosca sviluppava il sistema di pagamento nazionale alternativo a SWIFT, Visa e MasterCard. Mosca poteva abbandonare parzialmente il dollaro nelle esportazioni, firmando accordi di scambio con diversi Paesi, tra cui Cina, India e Iran, secondo gli autori dell’articolo. Inoltre, la Russia propose di utilizzare l’euro anziché il dollaro negli scambi coll’UE.
Traduzione di Alessandro Lattanzio

Antonio Socci da incubo: tutte le profezie che dicono "Roma brucerà"

LE ONG STANNO COLPEVOLMENTE "ISTRUENDO" GLI IMMIGRATI A FINGERE DI ESSERE CRISTIANI, MA LA REALTA' E' CHE L'ITALIA E' GIA' PREDA DI BANDE CHE ASPETTANO SOLO IL MOMENTO GIUSTO PER L'AVVERAMENTO DELLA PROFEZIA SULLA DEVASTAZIONE FINALE DI ROMA. E L'IMPRESSIONE CHE IL GOVERNO GIALLO-VERDE SI STIA PRENDENDO GIOCO DEGLI ITALIANI SI FA SEMPRE PIU' FONDATA....

L’ennesima minaccia contro Roma, da parte dell’Isis, è nella rivendicazione della strage di Parigi. L’ultima di una serie. Sono minacce che sembrano prospettare quasi un colpo di mano su Roma, con stragi e distruzioni, più devastanti che a Parigi.
Si trova curiosamente uno scenario simile a quello minacciato dall’Isis, in diverse «rivelazioni profetiche» di mistici e apparizioni mariane. E si tratta di «profezie» scritte e pubblicate assai prima della nascita dell’Isis.

La prima è di Anna Caterina Emmerich, una mistica tedesca che è stata beatificata nel 2004 da Giovanni Paolo II. Attorno al 1820 ebbe le sue visioni sulla Chiesa futura. Ci sono alcuni riferimenti cronologici in queste visioni profetiche che le collocano proprio nel nostro tempo.
Del resto lei stessa aveva affermato: «Mi è stato anche detto che Satana verrà liberato per un certo periodo cinquanta o sessanta anni prima dell’anno di Cristo 2000». La Emmerich il 13 maggio 1820 scrive: «Ho avuto una visione delle più mirabili su due chiese e due Papi e su un’infinità di cose antiche e nuove».
Difficile non pensare ad oggi. La Emmerich dichiarava che la più grande era una «strana chiesa», non voluta dal Cielo: «Una contraffazione della chiesa. La vidi accrescersi e vidi eretici di tutte le condizioni venire a Roma». Ma al contempo la Emmerich vede una chiesa più piccola e perseguitata che è la vera Chiesa cattolica.
In questo contesto ecco il flash che qui ci interessa e che sembra riferirsi a Roma: «Vidi guerre e sangue versato. Vidi un popolo feroce, ignorante intervenire con violenza, ma questo non durò a lungo» e infine «vidi di nuovo la Santa Vergine porsi sopra la chiesa e stendere su di essa il suo mantello».
Il riferimento a «un popolo feroce e ignorante» che irrompe «con violenza» potrebbe far pensare effettivamente all’Isis.
Il secondo caso coinvolge uno dei più grani teologi del Novecento, padre Hans Urs Von Balthasar per cui Giovanni Paolo II manifestava «stima e venerazione» considerandolo «un grande uomo di Chiesa», tanto da nominarlo cardinale nel maggio 1988. 
Il mese prima di questa nomina, Von Balthasar pubblicò un libro intitolato «Erika» che raccoglieva gli scritti di suor Erika Holzach, una religiosa che era stata segretaria del professor Feiner, teologo e perito del Vaticano II.

Suor Erika era morta l’anno precedente, nel 1987, e faceva parte della comunità di consacrati fondata dallo stesso Balthasar il quale rese noto che, negli ultimi anni della sua vita, la religiosa visse delle esperienze mistiche, anche relative a fatti della Chiesa che «possono essere solo accennati».
Von Balthasar ovviamente spiega che le «rivelazioni private» sono «da interpretare adeguatamente». In ogni caso, fra quelle riportate nel libro da lui curato, c’è una cupa profezia, riferita all’Europa, che recita: «Ci sarà una breve persecuzione ai cristiani da parte dell’Islam». Ma la Madonna «attraverso la sua intercessione, abbrevierà la catastrofe».
Tuttavia gli avvertimenti più drammatici relativi a Roma sono contenuti nei messaggi delle cosiddette «apparizioni di Anguera», in Brasile, nello Stato di Bahia, a un contadino che si chiama Pedro Régis. Tali apparizioni si verificherebbero da anni e vengono studiate dalla Chiesa che non ha ancora espresso nessun giudizio.
Si caratterizzano per il gran numero di messaggi contenenti avvertimenti profetici e secondo i sostenitori della «Madonna di Anguera» si possono ormai elencare decine di profezie effettivamente realizzatesi nei luoghi indicati da Colei che appare a Pedro Regis. Molti di questi messaggi riguardano la Chiesa Cattolica e sono dello stesso tenore delle visioni della Emmerich.
Quello del 12 marzo 2005 potrebbe preconizzare l’irrompere di colui che (solo oggi, non nel 2005) conosciamo come il Califfo al-Baghdadi: «Cari figli, l’ira di un uomo dall’apparenza di profeta, ma non un profeta, lascerà una sedia vuota. Gli uomini fedeli verseranno lacrime, ma Dio non li abbandonerà».

Altri messaggi precisano: «Gli uomini seguaci del falso profeta marceranno con grande furia in direzione del tempio santo. Lì ci sarà grande distruzione. La Chiesa piangerà e si lamenterà. In questo giorno sarà visibile una eclissi lunare» (23-3-2008).
C’è chi è andato a calcolare le prossime eclissi lunari e ha scoperto che ce ne sarà una proprio lo stesso giorno in cui è stato dato il messaggio, un 23 marzo, ma del 2016. Sarebbe il mercoledì della Settimana santa, nell’anno del Giubileo. Non è detto però che l’eclissi sia proprio quella.

Nel messaggio del 18 marzo si legge perfino che «i nemici arriveranno dalla Via Appia» e «agiranno con grande furia. La morte sarà nella casa di Dio». E poi: «Il re lascerà la sua casa in fretta, ma dovrà passare attraverso il sangue che scorre nel suo palazzo» (26-3-2005). «Il palazzo sarà sorpreso dall’invasione furiosa e sanguinosa degli uomini dalla grande barba» (31-5-2005).
Nel 2005 non c’era ancora l’Isis e qui si parla degli «uomini dalla grande barba». Ed ancora: «Gli uomini del terrore raggiungeranno il Vaticano. La piazza sarà piena di cadaveri. L’umanità vedrà l’azione malefica degli uomini dalla grande barba. Il Colosseo crollerà» (24-7-2005). «Un uomo perverso comanderà una grande invasione. Nei cuori degli uomini ci saranno furia e desiderio di morte. La città dei sette colli sarà distrutta» (22-10-2005).
«Il terrore si diffonderà nel mondo causando morte e distruzione. La vendetta arriverà al trono di Pietro» (10-11-2005). Ed ancora: «Il trono di Pietro cadrà. La morte arriverà agli ecclesiastici, che soffriranno dolori fisici» (31-12-2005). Altri due messaggi: «Il Palazzo sarà circondato dai nemici, che agiranno con grande furore» (12-12-2006); «la città dei sette colli berrà il calice amaro del dolore. Sarà bagnata dal sangue e il terrore si diffonderà ovunque» (21-12-2006). Ovviamente sono «messaggi» da prendere con le molle o anche con scetticismo. Speriamo che non si verifichino mai.
Tuttavia la più importante profezia legittimata dalla Chiesa, il famoso Terzo Segreto di Fatima, presenta uno scenario molto simile: c’è «un vescovo vestito di bianco», poi c’è «il Santo Padre» che «mezzo tremulo con passo vacillante» attraversa «una grande città mezza in rovina», con tanti morti sulle strade e poi il grande martirio del vecchio papa e di vescovi, clero e fedeli.
Il Terzo Segreto si conclude con il «Trionfo del Cuore Immacolato di Maria» e Benedetto XVI, a Fatima, nel 2010, in vista del centenario di Fatima, nel 2017, disse: «Possano questi sette anni che ci separano dal centenario delle Apparizioni affrettare il preannunciato trionfo del Cuore Immacolato di Maria a gloria della Santissima Trinità?».

di Antonio Socci

Che migrazioni sono queste?

“I figli di questo mondo sono più scaltri dei figli della luce” (Luca 16:1-8).


QUESTA FRASE DEL VANGELO DI LUCA SI RIFERISCE AI "BUONISTI" DEI GIORNI NOSTRI CHE SI RIEMPIONO LA BOCCA DI FRATELLANZA E ACCOGLIENZA, MA POI LASCIANO CHE GLI ITALIANI CONTINUINO A VIVERE PER STRADA O A SPERARE NEI SUSSIDI STATALI, PERCHE' IL GIOCO AL RIBASSO CON I "NUOVI SCHIAVI" LASCIA A CASA TANTI POVERI NOSTRANI....  

Che migrazioni sono queste?
Fonte: Accademia nuova Italia
di Francesco Lamendola - 09/01/2019
La questione migranti è all’ordine del giorno; lo è da venticinque anni, ma da altrettanti ci viene presentata come un fenomeno emergenziale. Inoltre, ci viene presentata come il l’effetto di un fenomeno spontaneo, naturale, addirittura tipico di certe epoche storiche, evidentemente come la nostra, sia come qualcosa che, pur essendo imponente, talmente imponente che è irrealistico, per non dire folle, pensare di fermarlo, è nondimeno pacifico, utile, quasi amichevole, e infatti immette forze fresche nella nostra stanca società e ci consente perfino, parola di Tito Boeri, di pagare le pensioni ai nostri pensionati, cosa che senza i cosiddetti flussi migratori, a suo parere, lo Stato italiano non sarebbe in grado di fare. È tutto, quindi, come dire?, molto strano: un fenomeno che ci viene presentato come naturale, ma anche come legato alle condizioni di povertà e desertificazione del continente africano e di quello asiatico, anche se sappiamo che la povertà non è il caso della Cina, da cui pure provengono molti immigrati, e la desertificazione non lo è del Marocco, l’altro grande bacino di partenza. La guerra, allora? Ma non ci sono guerre nel Bangla Desh, e neppure nella Costa d’Avorio, che si sappia. Inoltre, un fenomeno che ci viene presentato come grandioso e umanamente inarrestabile, ma di cui non c’è motivo di aver paura (è quasi un ossimoro), anzi, che bisogna considerare come un’opportunità, e quasi, quasi come una benedizione. Un’opportunità di che cosa, per fare che cosa, e soprattutto per chi?Queste domande non trovano spiegazioni chiarissime; il ritornello che viene somministrato agli italiani dai loro stessi media (ma sono veramente loro? forse no, visto quel che dicono e considerato chi li finanzia) è che gli immigrati ringiovaniscono la società, che portano forze fresche, che contribuiscono a pagare stipendi e pensioni. Inoltre, viene detto e ripetuto che il loro arrivo serve ad allargare gli orizzonti, ad arricchire la nostra cultura, a introdurre il nostro Paese nelle meraviglie della società multietnica e multiculturale, cominciando dalle squadre sportive e dai complessi musicali e arrivando fino al livello della vita quotidiana delle persone comuni. Ai cattolici, infine, in modo particolare, viene detto dal clero e dal papa in persona che accogliere gli stranieri consente loro l’esercizio della carità cristiana: come dire che, se non ci fossero, bisognerebbe inventarseli (strano, perché i poveri ce li abbiamo in casa  nostra, eccome, sono almeno cinque milioni e hanno il solo torto di avere la pelle chiara e di non reclamare diritti, di non pretendere assistenza e di vivere con dignità e pudore la loro condizione di difficoltà). Bisogna poi aggiungere che l’idea di multiculturalità che hanno i nostri cari progressisti e migrazionisti, a cominciare proprio dal clero bergogliano, è l’auto-mortificazione della propria identità per un senso di rispetto verso quella altrui: per esempio, il nascondimento dei propri simboli religiosi, l’astenersi perfino dal celebrare la Messa di Natale e dall’impartire ai fedeli la benedizione (lo ha fatto anche il papa in persona…), a ragione del fatto che ciò potrebbe apparire irriguardoso verso gli islamici e tutti gli altri non cristiani; e, in qualche caso, l’espellere dalle chiese i cattolici non persuasi della bontà di tutto questo, bollandoli come razzisti indegni di varcare le porte per incontrare il Signore.
La parola stessa che viene adoperata dai media, migranti, è un po’ sospetta: in passato li si chiamava semplicemente emigranti, quando partivano, e immigrati, quando arrivavano. Lo sappiamo bene, perché i nostri nonni appartenevano a queste due categorie: emigravano dall’Italia, per guadagnare qualcosa da mandare alle famiglie; e quando entravano in Svizzera, o in Belgio, o negli Stati Uniti, divenivano immigrati in quelle nazioni. Era tutto piuttosto semplice, sia giuridicamente, sia geograficamente: anche perché erano chiari i due aspetti principali del fenomeno: perché emigravano e qual era il loro status giuridico. Emigravano a causa della mancanza di lavoro, quindi cercavano un lavoro che consentisse loro di guadagnare; e lo facevano con tutti i documenti in regola, altrimenti, venivano rimandati indietro o, se già accolti, venivano espulsi. Ma questa marea umana che si riversa dai confini dell’Europa e dalle coste del Mediterraneo, da che cosa è spinta? Si tratta di persone che chiedono di entrare nel nostro Paese in due maniere: regolare e irregolare. Le prime fanno apposita domanda, hanno i documenti in ordine, si sa chi sono e a cosa mirano, ad esempio a ricongiungersi a dei parenti già presenti sul nostro territorio; si sa dove abitano, perciò pagano le tasse, pagano l’affitto (in linea di massima) e rispettano le leggi, perché non chiedono, né ricevono, un trattamento privilegiato. La seconda maniera è quella dei clandestini che si presentano davanti alle coste (non solo dell’Italia, ma, come si sa, anche della Libia: nel senso che appena partiti, già chiedono, e spesso ricevono, “soccorso”, o piuttosto il trasporto agevolato fino ai nostri porti): il che significa che non sono, tecnicamente, dei naufraghi, anche se sfruttano le leggi internazionali per essere trattati, giuridicamente, come tali. Altri arrivano via terra, dal confine nordorientale e persino dall’Austria, che pure di migranti non ne ha, per la semplice ragione che non li vuole; ma a lei nessuno rimprovera di essere brutta e cattiva, di fare una politica disumana e vomitevole, eccetera, come accade all’Italia da quando si è formato un nivee che ha deciso di arginare il fenomeno. Una volta giunti in Italia, i clandestini chiedono tutti, infallibilmente, di vedersi riconosciuto lo status di rifugiati: nessuno si presenta come migrante economico, perché ciò non darebbe loro il diritto all’accoglienza; anche se poi, dopo aver fatto perdere un paio d’anni alla giustizia per accertare la verità delle loro motivazioni, salta fuori che oltre il 90% non fuggono da un bel nulla, che non sono perseguitati da nessuno, che non sono minacciati da niente (anzi sono benestanti, visto che sborsano migliaia di dollari per far e il “viaggio della speranza”, come recita la formula d’obbligo dei mass-media politicamente corretti, cioè di tutti i mass-medianostrani). Naturalmente ci sono anche altre maniere per ottenere il permesso di rimanere, per esempio finti matrimoni; ed è ormai chiaro a tutti che esiste un fittissimo sottobosco di amministratori pubblici e di associazioni di volontariati che favorisce in ogni modo l’accoglienza dei migranti clandestini che non ne avrebbero diritto, per le ragioni più varie, comunque ben diverse da quelle nobilmente dichiarate di tipo umanitario; si va dalla domanda di manodopera servile, a due ore il giorno nelle campagne del Sud, alla possibilità di lucrare sui finanziamento pubblici erogati dallo Stato o dagli enti locali per l’assistenza ai “rifugiati”.
Il vantaggio di arrivare in Italia come clandestini è che si gode di ogni possibile diritto, dal vitto, l’alloggio e il telefonino, alla sanità pubblica, senza alcun dovere da osservare, neanche quello di rimanere nei centri di accoglienza e tanto meno quello di lavorare, in attesa di sapere l’esito della domanda di asilo. Insomma quelle persone possono muoversi liberamente, andare dove vogliono, come si è visto nel caso di coloro che, in teoria, erano potuti sbarcare dietro promessa di essere presi in carico dalla Chiesa cattolica, ma che poi sono partiti subito per ignota destinazione, perché chi doveva ospitarli ha detto che erano liberi di fare quel che volevano,  pare anzi che abbiano ricevuto l’assistenza necessaria ad andarsene: una vera beffa per lo Stato italiano. Possono anche contare sulla benevolenza della magistratura, perché, se sorpresi a spacciare droga o commettere altri reati, praticamente qualsiasi reato tranne l’omicidio e, forse, lo stupro, i clandestini vengono prontamente rimessi in libertà da qualche magistrato progressista e buonista; ammesso che le forze dell’ordine, sempre più demoralizzate da questo stato di cose, abbiano voglia di rischiare la vita per controllare i documenti di queste quasi settecentomila persone (cifra ufficiale, ma sicuramente sottostimata) che risiedono illegalmente in Italia. Per la stessa ragione, viaggiano gratis sui mezzi pubblici, certi che nessuno chiederà loro il biglietto e che, se anche glielo chiedessero, ciò non avrebbe alcuna conseguenza (un capotreno è stato condannato dal giudice di Belluno per aver fatto scendere un africano sprovvisto di biglietto), anche per la semplice ragione che, non avendo soldi né alcuna proprietà, non pagherebbero la multa. Va da sé che hanno comunque diritto all’assistenza sanitaria: anche i mafiosi nigeriani del cartello della droga, dopo aver ucciso, tagliato a pezzi e messo in valigia i resti della povera Pamela Mastropietro, se avessero lamentato qualche disturbo, qualche malore, se avessero fatto un incidente stradale, sarebbero stati accompagnati al pronto soccorso dall’ambulanza, a sirene spiegate, con diritto di precedenza su tutti gli altri: son cose che gli italiani sanno benissimo, basta frequentare un qualsiasi ospedale per vedere quel che vi succede. E siccome gli immigrati regolari pagano le tasse, si pagano anche l’assistenza sanitaria: da ciò la logica, ma stranissima conseguenza, che è meglio arrivare in Italia da clandestini che da regolari; e che, alla fine dei conti, è relativamente più conveniente non rispettare le leggi e commettere reati, piuttosto che rispettarle e vivere da persone oneste.
Le migrazioni, dunque. Ecco come le definiva l’insigne geografo Antonio Renato Toniolo (Pisa, 1881-Bologna, 1955), allievo di Olinto Marinelli e Luigi De Marchi, una vera autorità in materia (da: A. R. Toniolo, La moderna geografia, Milano, Principato, 1951, pp. 225-226):

Le migrazioni possono essere di massa e d’infiltrazione.
LE MIGRAZIONI DI MASSA sono quelle che sradicano più o meno rapidamente, ma definitivamente,  notevoli gruppi di popolazione dai loro territori di origine per fissarli altrove. Queste grandi migrazioni, pacifiche per lo più, danno spesso origine a nuovi popoli o nazioni, diffondono nel mondo lingue e civiltà, e sono ormai difficili, perché mentre accrescono le possibilità di sfruttamento dei territori del paese di arrivo (America meridionale), costituiscono un serio pericolo per l’unità del popolo che le riceve, e sono quindi più o meno apertamente ostacolate dagli Stati ormai costituiti (es. Stati Uniti d’America). (…)
2) LE MIGRAZIONI D’INFILTRAZIONE sono quelle che avvengono in piccolo numero, rispetto alla popolazione che le assorbe, e sono o militari, quale l’infiltrazione di elementi barbarici nell’Impero Romano (sec. III-V d. C.), o pacifiche, quale l’attuale emigrazione per motivi di lavoro. Esse non portano un cambiamento nel carattere della popolazione, anzi per lo più l’emigrazione viene assorbita dal popolo che la ospita.

Questo è lo schema storico delle migrazioni; non ce ne sono altri. O meglio, non ce n’erano fino a quelle attuali. Confrontando i due fenomeni, ci si accorge facilmente che le cosiddette migrazioni odierne sono una via di mezzo fra le migrazioni d’infiltrazione e quelle di massa. Per stabilire un precedente storico: somigliano in parte alle migrazioni d’infiltrazione nell’Impero Romano, fra il III e il V secolo, e in parte a quelle di massa, che vi si soprapposero fra il IV e il VI. Con le prime, un numero consistente, ma comunque limitato, di gruppi barbarici ottenne di stabilirsi al di qua del limes, col compito di difenderlo a loro volta, fornire truppe ausiliarie e ripopolare zone periferiche semi-abbandonate; non causarono una sensibile alterazione della composizione etnica dell’Impero, già molto variegata, e non vennero percepite dai romani come potenzialmente pericolose, anzi come un elemento di stabilità e di rafforzamento. Con le seconde, invece, si verificò un trasferimento di interi popoli e non più di singoli gruppi, i quali, nel corso di alcune generazioni, passarono dalla condizione giuridica di hospites e di foederati a quella di nazioni pressoché indipendenti, molte delle quali sopravvissero alla fine dell’Impero d’Occidente, cui avevano comunque contribuito. Si direbbe, pertanto, che vi sia una regia la quale sta facendo in modo che il fenomeno attuale, ancora nella fase di migrazione d’infiltrazione, non susciti particolare allarme, anzi venga percepito come positivo, e provochi semmai aspre critiche verso quanti vorrebbero opporsi. Ma poiché vi sono tutte le condizioni perché si trasformi in migrazione di massa, che diverrà incontenibile e che del resto, le forze politiche e finanziarie favorevoli non hanno alcuna intenzione di limitare (quando mai esse parlano di un tetto massimoall’accoglienza?), dobbiamo aspettarci che assumano questa ulteriore evoluzione, trasformando l‘Europa in un continente post-europeo, la cui civiltà è destinata a sparire, insieme alla sua popolazione originaria. Fanno riflettere queste parole del Toniolo: Le migrazioni di massa costituiscono un serio pericolo per l’unità del popolo che le riceve, talché proprio per questo sono più o meno apertamente ostacolate dagli Stati ormai costituiti. E se venivano ostacolate dagli Stati Uniti della prima metà del 1900, che erano, sì, uno Stato ormai costituito, ma pur sempre uno Stato assai giovane, con immense superfici quasi spopolate e immense ricchezze naturali ancora da valorizzare adeguatamente, a maggior ragione dovrebbe suonare un campanello d’allarme nella mente dei governanti europei, visto che i loro Stati sono tutt’altro che giovani, sono in pieno declino demografico, non hanno vasti spazi a disposizione, né ricchezze naturali ancora da valorizzare, semmai sono essi bisognosi di acquisire spazi e materie prime per i bisogni delle loro economie. Invece i governanti politici (e religiosi!) dell’Europa sono impegnatissimi a spiegare ai loro popoli che questo flusso illimitato di migranti è utile, benefico, necessario, indispensabile. È strano, vero?


PREGHIERE E DEVOZIONI DI OGGI


DEVOZIONI DEL GIORNO



 Mese di Gennaio dedicato a GESU' BAMBINO

  SANTO ROSARIO  da recitare on-line 


  VANGELI 




LITURGIA DEL GIORNO
- Rito Romano -
  




 PRIMA LETTURA 

1Gv 4,19-5,4
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

Carissimi, noi amiamo Dio perché egli ci ha amati per primo. Se uno dice: «Io amo Dio» e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello.
Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato.
In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi.
Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede.


  SALMO  

Sal 71
Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra.

O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto.

Li riscatti dalla violenza e dal sopruso,
sia prezioso ai suoi occhi il loro sangue.
Si preghi sempre per lui,
sia benedetto ogni giorno.

Il suo nome duri in eterno,
davanti al sole germogli il suo nome.
In lui siano benedette tutte le stirpi della terra
e tutte le genti lo dicano beato.


 VANGELO 

Lc 4,14-22
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca.

mercoledì 9 gennaio 2019

BUONANOTTE BIMBI

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LA RUSSIA CHIUDE LE ACQUE SIRIANE PER ESERCITAZIONI MILITARI. UN SEGNALE PER USA E ISRAELE


Un’area di acque internazionali al largo della costa della Siria nel Mar Mediterraneo è stata chiusa per imminenti esercitazioni militari di lancio di missili russi, mediante un NOTAM (Avviso agli aviatori) diffuso mercoledì ha rivelato una fonte militare russa.
Le esercitazioni, che si terranno il 9-10 gennaio, il 16-17, il 23-24 e il 30-31, vedranno l’area chiusa sia alle navi che agli aerei civili tra le 10:00 e le 18:00, ora di Mosca.
La Russia ha ripetutamente svolto esercitazioni militari nel Mar Mediterraneo al largo della costa siriana nel 2018, con le più grandi esercitazioni del genere tenutesi in settembre, quando 26 navi e 34 velivoli si sono allenati nell’area tra le minacce della coalizione guidata dagli Stati Uniti per lanciare attacchi aerei contro la Siria, sotto il pretesto dell’uso di armi chimiche nella provincia di Idlib, sottoposta al controllo dei ribelli e terroristi appoggiati dall’estero.
Si ritiene che attualmente quasi una dozzina di gruppi militanti operino a Idlib, compreso il cosiddetto Fronte nazionale per la liberazione della Siria e Jabhat al-Nusra *, che fa parte del franchise di al-Qaeda.
A novembre, la Russia ha schierato la fregata dell’ammiraglio Makarov munita di missili Kalibr nel Mediterraneo. La Russia ha usato ripetutamente Kalibrs contro Daesh (ISIS) *, al-Nusra e altri gruppi terroristici in Siria. I missili a lunga gittata furono usati per la prima volta nell’ottobre 2015, quando le cannoniere nel Mar Caspio lanciarono Kalibrs a più di 1.500 km di distanza in Siria.
Quest’estate la Russia ha potenziato lo schieramento nel Mar Mediterraneo, dispiegando nella zona le unità navali , ammiraglio Grigorovich, le fregate ammiraglio Essen e Pytlivy , insieme alla nave da sbarco Nikolai Filchenkov e alla corvetta missilistica Vishny Volochek.
Il Mediterraneo orientale è stato la fonte di notevoli attriti tra le potenze regionali e mondiali negli ultimi mesi.
Durante il fine settimana, un aereo spia americano è stato avvistato sulla Siria occidentale vicino alla base russa di Hmeimim. Il mese scorso, un Poseidon statunitense P-8A è stato individuato mentre volava al largo delle coste della Siria sulle acque che erano state chiuse per le esercitazioni navali russe.
Si ritiene che la chiusura dello spazio aereo e marittimo sulla Siria sia un segnale preciso che la Russia ha voluto inviare agli Stati Uniti ed a Israele per far comprendere che la Russia non andrà a tollerare altre intromissioni di aerei da guerra della coalizione USA o israeliani nei cieli della Siria, a seguito dell’ultimo incidente per cui l’incursione di aerei israeliani aveva causato l’abbattimento di un aereo russo con 15 aviatori a bordo. Da quel momento il presidente Putin ha dato ordine di installare i sistemi missilistici antiaerei S-300 e i sistemi di disturbo elettronico per sbarrare l’ingresso agli aerei di Israele e alle loro frequenti incursioni sullo spazio aereo siriano, fino ad allora tollerate dai russi.
Traduzione: Luciano Lago