sabato 29 dicembre 2018

Nel cielo di Barru (Indonesia) accade qualcosa di veramente INCREDIBILE (Video)



Un fenomeno veramente strano è accaduto proprio ieri 28 dicembre nel cielo di Barru, South Sulawesi in Indonesia. “Sky Barru Indonesia” è questo il titolo di molti video apparsi ieri sulla piattaforma Youtube. Un fenomeno che lascia davvero a bocca aperta.

I commenti delle persone che si trovano sotto il video parlano di profezie, dischi volanti…
Voi cosa ne pensate?

Russia: non esiteremo a puntare armi nucleari sulle basi statunitensi

Se Washington installasse sistemi missilistici vicino al confine russo, Mosca dovrà equilibrare le forze e di conseguenza vi punterà l’arsenale nucleare. Se Washington piazza missili in Europa dopo il ritiro dal Trattato sulle Forze Nucleari a Raggio Intermedio (INF), la Russia sarà costretta a puntare contro i sistemi missilistici statunitensi. La necessità di prendere la misura veniva confermata dal portavoce presidenziale Dmitrij Peskov parlando al Primo canale russo. Secondo il politico, il problema è che l’uscita degli USA dal Trattato INF potrebbe portare “all’installazione di missili a medio e corto raggio nei Paesi europei, come nella Guerra Fredda”. Il portavoce del Cremlino spiegava che l’installazione di missili in Europa, “puntati o potenzialmente puntati contro la Federazione Russa, porteranno la Russia a creare parità puntando contro tali sistemi missilistici il proprio arsenale missilistico”. Osservava che in questo caso si ripeterà la situazione vissuta dal Paese in passato, riferendosi alla Guerra Fredda. Così Peskov rispose alla richiesta di commentare le parole del Presidente Vladimir Putin sulla minaccia di una guerra nucleare. “Quindi ci sarà uno sviluppo ciclico e ripetizione della situazione che purtroppo dovemmo vivere in passato”, concludeva.
Le osservazioni di Peskov avvenivano dopo la conferenza stampa annuale di Putin del 20 dicembre in cui il presidente della Russia commentava la decisione degli Stati Uniti di abbandonare il Trattato INF. In particolare, il leader russo osservava che con tale intenzione, Washington è inutile che si preoccupi dei progressi dell’industria militare russa.
Traduzione di Alessandro Lattanzio

La Russia ha sterminato 23000 terroristi nel 2018

Il Capo di Stato Maggiore russo Valerij Gerasimov commentava i risultati delle operazioni antiterrorismo in Siria nel 2018 e il nuovo campo radar ai confini russi.
Più di 23000 terroristi eliminati
Nel 2018, le forze governative siriane, che hanno acquisito una significativa esperienza militare sotto la direzione di consiglieri militari russi, hanno preso il controllo delle aree di de-escalation di Ghuta, Homs e Sud, secondo il Capo di Stato Maggiore russo. “Durante le operazioni furono eliminati più di 23000 terroristi. 387 villaggi occupati dagli islamisti sono stati liberati”, aveva detto Gerasimov. Inoltre, più di 230000 persone sono state ritirate dalle aree di de-escalation attraverso corridoi umanitari, senza vittime tra i civili e i gruppi moderati dell’opposizione siriana. Più di 40000 combattenti di gruppi armati moderati d’opposizione si sono uniti all’Esercito arabo siriano, aggiungeva Gerasimov. Il militare ricordava che la fase attiva dell’operazione di liquidazione dello SIIL in Siria si concluse nel dicembre del 2017 e che oggi i terroristi rimangono solo nella regione ad est del fiume Eufrate, un territorio per lo più controllato dagli Stati Uniti.
Potente campo radar
Tra gli equipaggiamenti dell’esercito russo, Gerasimov riferiva che la Russia completava la copertura radar totale dei confini. Il campo radar garantirà il rilevamento di missili balistici provenienti da tutte le direzioni seguendo qualsiasi tipo di traiettoria, aveva detto in un briefing cogli attaché militari dei Paesi stranieri. Il generale menzionava anche la crescente presenza militare della NATO ai confini russi, in particolare l’installazione di sistemi di difesa missilistica, commentando che in tali condizioni il Paese prende tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza dello Stato. Nonostante ciò, la NATO continua ad muoversi aggressivamente verso il confine russo, sostenendo che lo fa per autodifesa; ma piuttosto, possiamo vedere che l’alleanza atlantica fa di tutto per isolare e circondare il gigante euroasiatico. Tali tentativi hanno sempre fallito.
Traduzione di Alessandro Lattanzio

Trump si districa dalla trappola in Siria abbandonando i curdi

Non sono solo molti negli Stati Uniti ad aver etichettato l’ordine del presidente Trump di ritirare le forze nordamericane (2.200 soldati) dalla Siria come tradimento, ma anche tra gli alleati degli Stati Uniti. Sostengono che Trump abbandoni i curdi siriani lasciando Israele nell'”isolamento strategico”. Le critiche provengono anche per la dichiarazione dell’amministrazione statunitense (la prima del genere) che annunciava di non aver intenzione di rimuovere Bashar al-Assad dal potere. Può darsi che i curdi in Siria (circa due milioni) affrontino le conseguenze più drammatiche della decisione del presidente, perché crearono di fatto lo Stato autonomo del Rojava nella Siria nord-orientale col sostegno degli statunitensi. Ora l’esistenza stessa di Rojava è minacciata. Ankara aveva già dichiarato di non rinunciare al piano per “un’offensiva contro i terroristi” nella Siria orientale, ma semplicemente di sospenderlo (fin quando gli statunitensi non se ne saranno andati). Ufficialmente, ciò era motivato dal fatto che la Turchia intende subentrare agli Stati Uniti e finire i resti dello “Stato Islamico” (SIIL), cosa su cui Trump ed Erdogan avrebbero presumibilmente raggiunto un accordo esplicito. Il capo della Casa Bianca aveva già twittato così. Il ministro degli Esteri della Turchia, Mevlüt Çavu?oglu, lo confermava il 21 dicembre. Se lasciato in pace, l’esercito del governo siriano potrebbe gestire i resti dello SIIL senza i turchi, ma Ankara non ne è interessata, deve eliminare il Rojava dalla mappa. Secondo Çavu?oglu, il vuoto che lasciato dopo che le truppe statunitensi si saranno ritirate “può essere riempito da organizzazioni terroristiche”, così la Turchia era pronta ad occupare quei territori (che, come promemoria, sono siriani).
Di fronte al dilemma se preferire come alleato lo Stato mitico del Rojava o la Turchia, il capo della Casa Bianca non esitava a scegliere la seconda. Anche se le truppe nordamericane lasceranno la Siria tra 60 e 100 giorni, i consulenti del dipartimento di Stato che contribuiscono a ricostruire le infrastrutture nella Siria nord-orientale vengono ritirati in pochi giorni. Brett McGurk, il consigliere capo e inviato speciale presidenziale in Siria , un uomo che i curdi vedevano praticamente come architetto del loro Stato, ne è apertamente irato. McGurk, che vede come nuova versione di Lawrence d’Arabia, accusava la Casa Bianca di “abbandonare gli alleati degli Stati Uniti nella regione”. Tuttavia, egli stesso aveva molte delle responsabilità per il caos. Non fu altri che McGurk il principale autore della nuova costituzione irachena che gettò il Paese nell’abisso della guerra civile. E corteggiò i curdi siriani per conto degli Stati Uniti, promettendogli un loro stato, mai materializzatosi. Il comando delle forze democratiche siriane curde aveva già rilasciato una dichiarazione che condannava la decisione degli Stati Uniti e proclamava la determinazione a continuare la lotta. I capi curdi sono meno preoccupati della dipartita degli statunitensi che del patto che gli USA hanno raggiunto coi turchi alle loro spalle. La loro dichiarazione richiamava le intenzioni della Turchia d’intraprendere azioni aggressive contro il Rojava, oltre a “piani e giochi sporchi” di Ankara. I curdi seppero contemporaneamente l’annuncio del ritiro delle truppe USA e la vendita del sistema di difesa missilistica Patriot alla Turchia, dando via libera ai piani per l'”occupazione turca” del loro territorio. Tuttavia, per qualche motivo, chiedono protezione all’ONU, anche se il Rojava è nei confini dello Stato siriano e quindi tale tipo di discorso va tenuto con Damasco.
Cosa attende il Rojava? L’unica cosa che può salvarlo sarebbe il riconoscimento della sovranità di Damasco entro i propri confini. Se le truppe del governo siriano entrano nel Rojava, i turchi non rischiano di danneggiare i rapporti con la Russia lanciando l’offensiva. Né hanno bisogno della Siria nord-orientale, ma solo di garanzie che non ci saranno ulteriori mosse per creare un semi-Stato curdo e quindi alcuna minaccia alla stabilità della Turchia. Damasco e Mosca sono pronti a prometterlo. I rappresentanti russi hanno sempre espresso disponibilità a lavorare con Damasco per salvaguardare i diritti nazionali dei curdi siriani in modo reciprocamente accettabile. Se i curdi fossero stati disposti a muoversi in questa direzione prima, i loro negoziati col governo siriano avrebbero potuto essere condotti in un’atmosfera più favorevole. Ma meglio tardi che mai. Se i capi del Rojava non trovano modo di raggiungere un compromesso con Damasco, potrebbero affrontare una vera calamità.
Traduzione di Alessandro Lattanzio

I curdi siriani si sbarazzano degli statunitensi

Le forze governative siriane sono entrate nella città di Manbij, sul confine turco. Il comando siriano annunciava a Damasco che l’operazione derivava dall’impegno di “imporre la sovranità a ogni centimetro dei territori siriani e in risposta all’appello dei locali della città di Manbij”. L’annuncio ribadiva il duplice obiettivo di Damasco di “distruggere il terrorismo ed espellere gli invasori e gli occupanti dal suolo siriano”. Le truppe governative issavano la bandiera araba siriana a Manbij. Con una mossa molto significativa, il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov prontamente salutava gli sviluppi. “Senza dubbio, questo è un passo positivo verso la stabilizzazione della situazione”, dichiarava il portavoce, aggiungendo che l’espansione della zona controllata delle truppe del governo siriano “è una tendenza positiva”. È ovvio che Mosca mediava tra la leadership curda siriana e Damasco. Ci furono indicazioni che le delegazioni curde siriane avevano visitato Mosca così come la base militare russa di Humaymim in Siria. Un capo curdo di Manbij aveva detto a Reuters: “Vogliamo che la Russia svolga un ruolo importante per raggiungere la stabilità”. In effetti, Mosca non ha bisogno di suggerimenti da nessuno su questo. La portavoce del Ministero degli Esteri russo Marija Zakharova dichiarava, “La questione di fondamentale importanza è chi assumerà il controllo delle regioni che gli statunitensi lasceranno. Dovrebbe essere il governo siriano… Crediamo che il governo siriano sia attrezzato per mantenere la stabilità attraverso il dialogo e l’interazione con tutte le forze patriottiche nazionali. Questo dialogo nell’interesse di tutti i siriani può aiutare a completare la cacciata dei terroristi e precluderne la ricomparsa in Siria. È importante non interferire cogli sforzi della società siriana sulla pista politica”. Il fatto è che, mentre la Russia accoglie con favore la decisione di Trump di ritirare le truppe nordamericane dalla Siria e ritiene che sia “importante in quanto può promuovere una soluzione globale della situazione” Mosca rimane estremamente diffidente nei confronti di ciò che comporta. Finora, a una settimana dall’annuncio di Trump, Washington non aveva contattato Mosca per spiegare la decisione. Il Ministro degli Esteri Sergej Lavrov indicava questo mentre parlava ai media a Mosca: “Per quanto sappia… Washington vuole che i suoi partner della coalizione si assumano le responsabilità. Anche i militari francesi, inglesi e tedeschi vi sono schierati illegalmente. Naturalmente, ci sono anche le forze aeree della coalizione su cui vogliono imporre un ulteriore onere. Speriamo di ricevere spiegazioni specifiche… partendo dal presupposto che l’obiettivo finale di tutte le operazioni antiterrorismo in Siria è ripristinare sovranità ed integrità territoriale della Siria”.
L’ignoto noto sarà il termine di ogni accordo faustiano tra Washington e Ankara sul futuro dei territori siriani sotto il controllo nordamericano. Una delegazione militare statunitense è prevista ad Ankara. Mosca e Damasco (e curdi siriani) non escluderebbero la possibilità che i comandanti del Pentagono lavorai coi “neo-ottomani” incoraggiando segretamente il revanscismo turco. Nel frattempo ci sono notizie che le forze turche si avvicinavano al fronte di Manbij in “piena prontezza… ad avviare le operazioni militari per liberare la città”, secondo Reuters. Basti dire che Damasco e Mosca anticipavano Ankara nella corsa per Manbij. In altre parole, creava il fatto compiuto sul terreno che Ankara deve accettare od usare la forza militare per cambiarlo. Quest’ultimo corso è gravido di enormi rischi, oltre a scuotere fortemente l’intesa politica turco-russa sulla Siria. È improbabile che la Turchia si spinga oltre. Tuttavia, a mio avviso, il presidente turco Recep Erdogan difficilmente riuscirà ad evitare il Cremlino. Una delegazione turca di alto livello composta dal ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu, dal ministro della Difesa Hulusi Akar, dal capo dei servizi segreti turco Hakan Fidan e dal portavoce presidenziale Ibrahim Kalin doveva recarsi a Mosca. Senza dubbio, Mosca spera di coinvolgere Ankara in modo costruttivo. È interessante notare che, tra gli sviluppi drammatici riguardanti Manbij, il rappresentante speciale del presidente russo per il Medio Oriente e i Paesi africani, il Viceministro degli Esteri Mikhail Bogdanov, rivelava che gli Stati garanti del processo di Astana (Russia, Turchia e Iran) avranno un summit in Russia la prossima settimana, a seconda del programma dei tre presidenti.
Curiosamente, non vi era stata alcuna reazione da Washington agli sviluppi su Manbij. Le truppe nordamericane la pattugliavano col fronte tra Manbij e le città adiacenti occupate dai combattenti sostenuti dalla Turchia. Avendo ricevuto l’ordine da Washington di ritirarsi dalla Siria, i comandanti statunitensi locali nel nord-est della Siria saranno in imbarazzo. Ciononostante, sarà dura per i comandanti del Pentagono ingoiare i curdi siriani riconciliarsi all’improvviso con Damasco. Ciò foraggerà i detrattori di Trump negli Stati Uniti. In effetti, il cecchinaggio è già iniziato a Washington. D’altro canto, i curdi siriani, che fino a poco tempo prima erano i principali alleati degli Stati Uniti in Siria, dichiaravano apertamente di aver invitato le forze governative ad entrare a Manbij: “A causa delle minacce d’invasione dello Stato turco alla Siria settentrionale e di scacciarne il popolo come ad al-Bab, Jarablus e Ifrin, noi Unità di protezione del popolo, in seguito al ritiro delle nostre forze da Manbij, annunciamo che ci concentreremo sulla lotta allo SIIL su tutti i fronti a est dell’Eufrate”. La dichiarazione aggiunse che le forze del governo siriano sono “obbligate a proteggere il Paese, nazione e le frontiere” ed anche a proteggere Manbij dalle minacce turche. Lasciando la porta spalancata affinché le forze governative siriane finalmente riprendano il controllo del territorio lasciato libero dagli Stati Uniti. Assad offriva l’integrazione dei combattenti curdi nell’Esercito arabo siriano in reggimenti distinti. Le prospettive sono che l’offerta di Assad sarà presto accettata dai curdi. C’è sempre stata una tacita convivenza tra i combattenti curdi siriani e le forze governative che operano nelle regioni settentrionali al confine con la Turchia. Si ricorderà che Assad discretamente aiutò i combattenti curdi a febbraio quando l’esercito turco attaccò la regione di Ifrin nel nord-ovest a febbraio.
Chiaramente, non ha senso dire che i curdi sono stati “mollati”, come sostengono i critici di Trump negli Stati Uniti. La pura verità è che gli Stati Uniti illusero i curdi che la creazione di un altro Kurdistan nel territorio siriano, come in Iraq, potesse avere una possibilità. Ma, fondamentalmente, i curdi si riconcilieranno con Damasco. Anche l’accordo tra curdi e russi è apprezzabile, storicamente. Mosca ha costantemente ritenuto che i curdi debbano essere rappresentati ai negoziati in ogni processo di pace intra-siriano. La rapidità con cui i curdi iniziavano a riparare i legami con Damasco sottolinea solo che non si fidavano mai degli statunitensi mantenendo aperte le opzioni.
Traduzione di Alessandro Lattanzio

Maduro Prepara Le Difese Venezuelane Contro L'aggressione Colombiana Sostenuta Dall'imperialismo USA


I membri della milizia bolivariana prendono parte a una parata militare per commemorare il 16° anniversario del ritorno del defunto presidente Hugo Chavez al potere dopo un fallito colpo di stato, nella National Heroes Avenue a Caracas il 13 aprile 2018.


CARACAS, Venezuela - Il capo dello stato venezuelano, Nicolás Maduro, ha dichiarato durante la il saluto presidenziale di fine anno alle forze armate Venezuelane, al quale, ha ordinato di intensificare la sorveglianza ai posti di frontiera con la Colombia.

"Ho dato ordini espliciti ... raddoppiare lo sforzo operativo con tutti i livelli di forza che abbiamo, per proteggere il confine con la Colombia, per combattere la violenza e il crimine che provengono da lì e per garantire tranquillità e pace", ha detto Maduro.

Inoltre, ha affermato che il paese colombiano non è in grado di difendere i propri confini e ha ringraziato le forze venezuelane incaricate di proteggere i limiti del paese per gli sforzi compiuti quotidianamente.

"Un riconoscimento della Guardia Nazionale Bolivariana in questo enorme confine con la Colombia di oltre 2.200 chilometri, ogni giorno di fronte a gruppi irregolari, gruppi paramilitari, criminalità, traffico di droga e tutti i mali che vengono dalla Colombia a causa di un'oligarchia che ha portato al  fallimento lo stato in Colombia e non è in grado di proteggere i suoi confini ", ha commentato.

Durante il discorso annuale, Maduro ha denunciato che le "forze imperialiste" stanno lavorando con le nazioni di confine del Venezuela con lo scopo di destabilizzare il paese e rovesciare il presidente.

Di fronte a tali minacce, il leader venezuelano ha chiesto al popolo e alle Forze armate di restare in allerta prima dell'inizio del nuovo periodo di governo (2019-2025) il 10 gennaio.

Maduro ha detto all'inizio di questo mese i suoi avversari, guidati da Washington, hanno cercato di assassinarlo e imporre una dittatura nel paese. Il presidente venezuelano ha indicato le sanzioni da parte degli Stati Uniti come fonte della recessione quinquennale dell'economia locale.

Aveva anche affermato che la milizia bolivariana ha già 1,6 milioni di membri e che la sua missione principale è "difendere" il territorio nazionale da quella che è stata descritta come possibile aggressione esterna contro il paese, in particolare dal Brasile, dalla Colombia o dagli Stati Uniti.


PREGHIERE DEL GIORNO



DEVOZIONI DEL GIORNO


 Mese di Dicembre dedicato all' IMMACOLATA e SANTO NATALE

  SANTO ROSARIO  da recitare on-line 


  VANGELI 




LITURGIA DEL GIORNO
- Rito Romano -

  




 PRIMA LETTURA 

1Gv 2,3-11
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

Figlioli miei, da questo sappiamo di avere conosciuto Gesù: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità. Chi invece osserva la sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui. Chi dice di rimanere in lui, deve anch’egli comportarsi come lui si è comportato.
Carissimi, non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento antico, che avete ricevuto da principio. Il comandamento antico è la Parola che avete udito. Eppure vi scrivo un comandamento nuovo, e ciò è vero in lui e in voi, perché le tenebre stanno diradandosi e già appare la luce vera.
Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello, rimane nella luce e non vi è in lui occasione di inciampo. Ma chi odia suo fratello, è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi.


 SALMO 

Sal 95
Gloria nei cieli e gioia sulla terra.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Il Signore ha fatto i cieli;
maestà e onore sono davanti a lui,
forza e splendore nel suo santuario.


 VANGELO 

Lc 2,22-35
Dal Vangelo secondo Luca

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».