venerdì 28 dicembre 2018

Mons. Bux: Si INDAGHI sulla RINUNCIA di Ratzinger!



Sebirblu, 20 dicembre 2018


Riporto alcuni passi, a mio avviso importanti (mentre consiglio i lettori di leggere l'esauriente testo intero QUI), di un'intervista che monsignor Nicola Bux ‒ teologo consultore della Congregazione per le cause dei santi (dopo esserlo stato in quella della dottrina della fede, del culto divino e dell'ufficio delle celebrazioni pontificie) ‒ ha concesso al vaticanista Aldo Maria Valli.


Ho ritenuto di doverla abbreviare affinché tutti coloro che non sono inclini ad interessarsi di vicende ecclesiali e forse attirati soltanto dai vergognosi scandali che purtroppo continuano ad infangare la gerarchia romana, possano rendersi conto che, seppur terribile, non è questo il problema centrale e più grave che la Chiesa vive oggi.


Essa infatti è in piena caduta libera, in quanto «coloro che vogliono "migliorare" la dottrina, falsificandola, non sono per nulla disciplinati, mentre altri, che restano chiaramente fedeli alla Parola di Cristo, sono accusati di essere "rigidi" e "farisei".»









La morsa intorno all'argentino "Vescovo di Roma" si fa sempre più stretta e in molti, soprattutto nel clero, si stanno accorgendo delle sue eresie e dei suoi modi a dir poco dittatoriali lontani dal vero insegnamento cristico. (Ved. QUI don Elia e QUI don Minutella).


Questo è il motivo per cui l'ex braccio destro per la dottrina della fede di Benedetto XVI, mons. Bux, ha esposto ad "alta voce" ciò che sta accadendo ora tra le mura leonine.


Bisogna dire, inoltre, che tale intervista è rimasta negletta per via del Sinodo dei Giovani organizzato a Roma, che ha distolto l'attenzione dalle critiche sempre più decise di prelati, vescovi e cardinali dissenzienti dal magistero eretico ed apostata (e a volte addirittura blasfemo) di Bergoglio.


Mons. Bux ha anche sottolineato la tendenza del "papa" a rimanere in silenzio di fronte alle accuse sempre più aspre, citando l'avvertimento di San Pio X nella sua enciclica "Pascendi Dominici Gregis": «Non confessare mai la propria eresia» è «il comportamento tipico dei modernisti, che possono così nascondersi in seno alla Chiesa».



Mons. Nicola Bux e il dott. Aldo Maria Valli

Ecco dunque le parti più salienti dell'incontro fra il dottor Valli e monsignor Bux:


Dr. Valli: Don Nicola, eresia e scisma, parole che sembravano sparite dal vocabolario dei cattolici, stanno tornando al centro di numerose analisi e osservazioni sulla situazione attuale della Chiesa... [...]


Mons. Bux: «Il fatto che il pontefice stesso, mediante il suo magistero, sia incorso in affermazioni eretiche è ormai al centro di un vasto dibattito, che di giorno in giorno si fa sempre più appassionato.» [...]


Dr. Valli: ...È realistico immaginare che dal papa possa arrivare una risposta e che si possa giungere ad una sua professione di fede per dissipare dubbi e ombre?


Mons. Bux: «L'unità autentica della Chiesa si fa nella verità. La Chiesa è stata posta dal Fondatore – Colui che ha detto: "Io sono la Verità"... Senza la verità non sussiste l'unità, e la carità sarebbe una finzione.


L'idea che la Chiesa sia una federazione di comunità ecclesiali, un po' come quelle protestanti, renderebbe difficile al papa fare una professione di fede cattolica. [...]


Non pochi vescovi e parroci pertanto si trovano in grande imbarazzo, a causa di una situazione pastorale instabile e confusa. Stando così le cose, mi sembra realistico pensare ad un "tavolo" all'interno della Chiesa, per capire che cosa sia cattolico e cosa non lo sia.» [...]


Dr. Valli: "E se il confronto non ci sarà?"


Mons. Bux: «Temo che si approfondirà l'apostasia e si allargherà lo scisma di fatto.Proprio il confronto razionale e caritatevole dentro la Chiesa renderebbe necessaria la professione di fede del papa, con abiura, di conseguenza, degli eventuali errori ed opinioni erronee dichiarate sino a quel momento per riaffermare la fede cattolica quale termine di paragone, regola di ogni cattolico.» [...]





Dr. Valli: "Molti si chiedono: se il papa si sente libero di cambiare un articolo del Catechismo secondo le mutate esigenze del popolo di Dio o la diversa sensibilità dell'uomo d'oggi, potrà farlo anche in altri punti, ancora più rilevanti?"


Mons. Bux: «È un interrogativo davvero inquietante e, del pari, una preoccupazione legittima quella di tenere indenne il "depositum fidei" dalle sensibilità contingenti della società di oggi o di domani.» [...]


Dr. Valli: "Ma perché secondo lei sarebbe auspicabile una professione di fede? E se Bergoglio, come tutto lascia pensare, non la farà, che cosa potrebbe succedere?"


Mons. Bux: «L'allontanamento e la deviazione dalla fede si chiama eresia, parola che viene dal greco "airesis" e vuol significare scelta e assolutizzazione di una verità, minimizzando o negando le altre che sono nel novero della dottrina cattolica (ricordo a questo proposito che il card. Von Balthasar scrisse un saggio intitolato "La verità è sinfonica").


Ovviamente, però, la deviazione deve essere manifesta e pubblica. E in caso di eresia palese, secondo san Roberto Bellarmino, il papa può essere giudicato. [...]


Il pontefice è chiamato dal Signore a diffondere la fede cattolica, ma per farlo deve dimostrarsi capace di difenderla... altrimenti la Chiesa cessa di essere colonna e fondamento della verità. Perciò, chi non difende la vera fede decade da ogni incaricoecclesiastico, patriarcale, eparchiale, eccetera.»






Dr. Valli: "Scusi don Nicola, sta dicendo che in caso di eresia, proprio come un cristiano eretico cessa di essere membro della Chiesa, anche il pontefice cessa di essere papa e capo del corpo ecclesiale, e perde ogni giurisdizione?


Mons. Bux: «Sì, l'eresia intacca la fede e la condizione di membro della Chiesa, che sono la radice e il fondamento della giurisdizione. Questo è il pensiero dei padri della Chiesa, in specie di Cipriano, che ebbe a che fare con Novaziano, antipapa durante il pontificato di papa Cornelio (cfr. Lib. 4, ep. 2). Ogni fedele, compreso il pontefice, con l'eresia si separa dall'unità della Chiesa...


Di fronte a questa eventualità, così grave per la fede, alcuni cardinali, o anche il clero romano o il sinodo di Roma, potrebbero ammonire il papa con la correzione fraterna, potrebbero "resistergli in faccia" come fece Paolo con Pietro ad Antiochia; potrebbero confutarlo e, se necessario, interpellarlo al fine di spingerlo a ravvedersi.


In caso di pertinacia del papa nell'errore, bisogna prendere le distanze da lui, in conformità con ciò che dice l'Apostolo (cfr. Tito 3,10-11). Inoltre la sua eresia e la sua contumacia andrebbero dichiarate pubblicamente, perché egli non provochi danno agli altri e tutti possano premunirsi. Nel momento in cui l'eresia fosse notoria e resa pubblica, il papa perderebbe ipso facto il pontificato...


Se il papa non si comporta da papa e capo della Chiesa, né la Chiesa è in lui né lui è nella Chiesa. Disobbedendo alla legge di Cristo, oppure ordinando ciò che è contrario al diritto naturale o divino, ciò che è stato sancito universalmente dai concili o dalla Sede apostolica, il papa si separa da Cristo, che è il capo principale della Chiesa e in rapporto al quale si costituisce l'unità ecclesiale...


Non nascondo, però, che quanto indicato, sebbene sia limpido e liscio nella teoria, nella pratica incontra molte difficoltà; inconvenienti anche di carattere canonistico.»





Dr. Valli: "Ammettiamo, comunque, che si possa arrivare a un tal punto. Quali le conseguenze per la fede e per la Chiesa?"


Mons. Bux: «Chi vuol essere papa non può rinnegare la verità cattolica, anzi, deve aderirvi in toto se vuole rivendicare l'autorità magisteriale.


Vale infatti ciò che Ratzinger scriveva anni fa, sottolineando che il pontefice non può "imporre una propria opinione", ma deve "richiamare proprio il fatto che la Chiesa non può fare ciò che vuole e che anch'egli, anzi proprio lui, non ha facoltà di farlo", perché "in materia di fede e di sacramenti, come circa i problemi fondamentali della morale", la Chiesa può solo "acconsentire alla volontà di Cristo". [...]


In breve, se il papa non custodisce la dottrina, non può esigere la disciplina; se poi perdesse la fede cattolica, decadrebbe dal soglio petrino.


"Il potere delle chiavi di Pietro non si estende fino al punto che il Sommo Pontefice possa dichiarare 'non peccato' quello che è peccato, oppure 'peccato' quello che non è peccato. Ciò sarebbe, infatti, chiamare male il bene, e bene il male, la qualcosa è, sempre è stata e sarà lontanissima da colui che è il Capo della Chiesa, colonna e fondamento della verità" (cfr. Roberto Bellarmino, De Romano Pontifice, lib. IV cap. VI, p. 214, e anche Lumen gentium, n. 25).


Di conseguenza il papa che, quale persona privata, si identificasse con l'eresia, non sarebbe più Sommo Pontefice o Vicario di Cristo sulla terra.» (Cfr. QUI e QUI; ndr).






Dr. Valli: "Lei stesso, però, ha detto che ci sono difficoltà pratiche non di poco conto…


Mons. Bux: «Per un papa, in effetti, vige una sorta di immunità da giurisdizione. Per cui, sebbene in teoria si affermi che i cardinali possono accertare la sua eresia, certamente nella pratica la cosa diventerebbe difficile, a causa del fondamentale principio "Prima sedes a nemine iudicatur", ripreso dal can. 1404 c.i.c. Nessuna chiesa, in quanto figlia, può giudicare la madre, cioè la Sede apostolica.


Ancor meno alcuna pecora del gregge può ergersi a giudicare il proprio pastore. Se guardiamo come è stato applicato questo principio nella storia della Chiesa, e del papato in particolare, notiamo che anche in caso di accusa di eresia, o addirittura vera e propria apostasia del papa, tutto si è concluso con un nulla di fatto. [...]


Dr. Valli: "Insomma, tante difficoltà pratiche..."


Mons. Bux: «Un ulteriore problema è, poi, nell'individuazione degli esatti contorni di un'eresia. Guardi, a differenza del passato, la teologia non è più affidabile, ma è diventata una sorta di arena nella quale converge tutto ed il suo contrario. Per cui, affermata una verità, vi sarà sempre qualcuno disposto a difendere l'esatto contrario.


Come vede, esistono diverse complicazioni pratiche, teologiche e giuridiche sulla questione del giudizio riguardante il papa eretico.


Forse, e lo dico proprio da un punto di vista pratico, sarebbe più agevole esaminare e studiare più accuratamente la questione relativa alla validità giuridica della rinuncia di papa Benedetto XVI, se cioè essa sia piena o parziale ‒ "a metà", come qualcuno ha detto ‒ (ossia Mons. Georg Gänswein, ved. QUI; ndr) o dubbia, giacché il concetto di una sorta di papato collegiale mi sembra decisamente contro il dettato evangelico.






La fulminante risposta del Cielo per il destino della Chiesa di Roma e del papato, proprio lo stesso giorno delle dimissioni di Benedetto XVI, avvenute l'11 febbraio 2013.

Gesù non disse, infatti, "tibi dabo claves..." (regni cælorum = Ti darò le chiavi del regno dei cieli ‒ Mt 16, 15-19; ndr). rivolgendosi a Pietro e ad Andrea, ma lo disse solo a Pietro!


Ecco perché dico che, forse, uno studio approfondito sulla rinuncia potrebbe essere più utile e proficuo, nonché aiutare a superare problemi che oggi ci sembrano insormontabili.


È stato scritto: "Giungerà anche un tempo delle prove più difficili per la Chiesa. Cardinali si opporranno a cardinali e vescovi a vescovi. Satana si metterà in mezzo a loro. Anche a Roma ci saranno grandi cambiamenti" (Saverio Gaeta, Fatima, tutta la verità, 2017, p. 129).


E questo grande cambiamento, con papa Bergoglio, lo possiamo vedere in maniera palpabile, stante la chiara intenzione di segnare una linea di discontinuità o rottura con i precedenti pontificati. Questa discontinuità – una rivoluzione – genera eresie, scismi e controversie di varia natura.» [...]


Dr. Valli: "Anche la liturgia ha risentito di tutto ciò, e lei lo ha scritto più volte nei suoi libri..."


Mons. Bux: «Esatto. Si celebra come se Dio non fosse presente... una animazione mondana.

Ma qui ci confortano le parole che sant'Atanasio di Alessandria rivolgeva ai cristiani che soffrivano sotto gli ariani (i quali non credevano nella divinità del Cristo, come spesso ribadito da don Minutella sul neo-arianesimo d'oggi; ved. QUI e il video che segue; ndr).


(Ecco, dunque, ciò che diceva Sant'Atanasio in piena eresia ariana):

"Voi rimanete al di fuori dei luoghi di culto, ma la fede abita in voi. Vediamo: che cosa è più importante, il luogo o la fede? La vera fede, ovviamente. Chi ha perso e chi ha vinto in questa lotta, chi mantiene la sede o chi osserva la fede? (Cfr. QUI e QUI e QUI; ndr). È vero, gli edifici sono buoni, quando vi è predicata la fede apostolica; essi sono santi, se tutto vi si svolge in modo santo...


Voi siete quelli che sono felici, voi che rimanete dentro la Chiesa per la vostra fede,che la mantenete salda nei fondamenti come sono giunti fino a voi dalla tradizione apostolica, e se qualche esecrabile gelosamente cerca di scuoterla in varie occasioni, non ha successo.


Loro sono quelli che si sono staccati da essa nella crisi attuale. Nessuno, mai, prevarrà contro la vostra fede, amati fratelli, e noi crediamo che Dio ci farà restituire un giorno le nostre chiese.


Quanto più i violenti cercano di occupare i luoghi di culto, tanto più essi si separano dalla Chiesa. Essi sostengono che la rappresentano, ma in realtà sono quelli che a loro volta sono espulsi da essa e vanno fuori strada" (Coll. Selecta SS. Eccl. Patrum. Caillu e Guillou, vol. 32, pp 411-412).


Dr. Valli: "In conclusione, possiamo dire che l'eresia non consiste solo nel diffondere dottrine false, ma anche nel tacere la verità sulla dottrina e sulla morale?"


Mons. Bux: «Certamente sì. Se a qualcuno desse fastidio il termine dottrina, usi il termine insegnamento, perché entrambi sono la traduzione del greco 'didachè'. Dove manca la dottrina, vi sono problemi morali, come stiamo vedendo!


Quando il papa e i vescovi fanno questo, utilizzano il loro ufficio per distruggerlo.Dice sant'Agostino: pascono se stessi, cercano i propri interessi, non già gli interessi di Gesù Cristo, proclamano la sua parola ma per diffondere le loro idee.


Il nome di Gesù Cristo, diceva il cardinale Biffi, è diventato una scusa per parlare d'altro: migrazioni, ecologia, eccetera. Così non siamo più unanimi nel parlare (1 Cor 1,10) e la Chiesa è divisa.»


Gli ultimi tempi e la nuova era

Alla luce dei recenti attentati di matrice islamica sul territorio europeo, e soprattutto di quello avvenuto nella capitale iraniana, Teheran, la strategia del terrore e della destabilizzazione mondiale sta raccogliendo i suoi frutti. 
L'Iran ha accusato apertamente l'Arabia Saudita di essere responsabile dell'attentato e di armare i terroristi dell'ISIS aprendo a possibili sviluppi inquietanti e pericolosi. La maggior parte dei morti che il califfato ha causato in questi anni sono di religione islamica. La lotta intestina tra Sunniti e Sciiti in medioriente per adesso ha un solo vincitore: Israele. La nazione ebraica vive un periodo di moderata tranquillità e sembra essere stata stranamente dimenticata dai terroristi dello Stato Islamico. 
La Siria e l'Iraq sono ormai due nazioni distrutte, e solo la Russia e i Curdi sembrano combattere seriamente contro l'ISIS, mentre la Turchia, gli USA e gli altri stati sunniti della regione hanno come principale obiettivo quello di detronizzare il leader siriano Assad, servendosi anche dei terroristi islamici dell'ISIS.

Trump 

Donald Trump ha scelto di recarsi in Arabia Saudita per il suo primo viaggio all'estero in qualità di presidente USA. Qui ha concluso un accordo commerciale vendendo allo Stato Saudita armi per 110 miliardi di dollari. La dinastia di Riad, alla quale anche l'Italia ha venduto armi, è impegnata in una guerra contro lo Yemen. Subito dopo Trump si è recato in Israele incontrando il primo ministro Netanyahu, ed infine ha fatto visita a Papa Francesco in Vaticano. 
Trump ha incontrato nel giro di una settimana gli esponenti principali delle tre religioni monoteiste e abramitiche. Ma di cosa avranno parlato? Forse ha rassicurato Israele e il Vaticano che l'Arabia Saudita farà da garante affinché l'ISIS non attacchi i loro Stati? Forse ha discusso circa gli avvenimenti che avverranno nel prossimo futuro? 
Trump dopo questi incontri ha deciso di rompere l'accordo di Parigi sul clima sottoscritto dal suo predecessore Barack Obama. Ma Trump è un folle incosciente oppure conosce la verità sull'origine del riscaldamento globale? E se i cambiamenti climatici fossero causati da dinamiche cosmiche e cicliche invece che dalle emissioni di CO²? Oppure è deciso ad incrementare con ogni mezzo la produzione industriale in previsione di un probabile conflitto mondiale? Come dimostra la tensione crescente con la Corea del Nord e l'isolamento del Qatar e dell'Iran la politica estera di Trump è notevolmente aggressiva.  

Albert Pike

Albert Pike, è stato un avvocato, politico, scrittore e militare statunitense, ma è stato anche un massone di 33° grado appartenente al rito scozzese. Grazie al commodoro della Marina Canadese William Carr conosciamo la corrispondenza epistolare tra Mazzini e Pike. In una lettera Pike scrive:

"La Prima Guerra Mondiale deve essere provocata per permettere agli Illuminati di sovvertire il potere dello Zar in Russia e rendere quel paese una fortezza per il comunismo ateo. Le divergenze causate dagli "agenti" degli Illuminati tra gli Imperi Britannico e Germanico, sarebbero state usate per fomentare questa guerra. Alla fine della Guerra si sarebbe costruito il Comunismo e lo si sarebbe usato per distruggere gli altri governi e per indebolire le religioni.

La Seconda Guerra Mondiale deve essere fomentata avvantaggiandosi delle differenze tra i fascisti e i sionisti politici. Bisogna fare questa guerra, perché il Nazismo venga distrutto e il Sionismo politico diventi abbastanza forte per istituire uno stato sovrano in Palestina. Nella Seconda Guerra Mondiale il Comunismo Internazionale deve diventare abbastanza forte per bilanciare la Cristianità, che sarebbe cosi contenuta e tenuta sotto controllo, fino al tempo in cui ci sarebbe servita per il cataclisma sociale definitivo

La Terza Guerra Mondiale deve essere fomentata avvantaggiandosi delle differenze, causate dagli agenti degli Illuminati, tra i sionisti politici e i leader del mondo islamico. La guerra deve essere condotta in modo tale che l'Islam (il Mondo Arabico Musulmano) e i sionisti politici (lo Stato di Israele) si distruggano reciprocamente. Nel mentre, le altre nazioni, divise ancora una volta su questa questione, saranno costrette a combattere fino ad esaurirsi completamente, fisicamente, moralmente, spiritualmente ed economicamente. Daremo libero sfogo ai nichilisti e agli ateisti, e provocheremo un cataclisma sociale formidabile che, in tutto il suo orrore, mostrerà chiaramente alle nazioni, quale effetto abbiano l'ateismo assoluto, l'origine della ferocia e i disordini (le rivoluzioni) altamente sanguinari .

Ovunque, quindi, i cittadini obbligati a difendersi dalla minoranza mondiale di rivoluzionari, stermineranno quei distruttori della civiltà e la moltitudine sarà disillusa dalla Cristianità, i cui spiriti deistici da quel momento saranno senza bussola né direzione. Saranno ansiosi di un ideale, ma senza sapere a chi rendere questa adorazione, riceveranno cosi la vera luce attraverso la manifestazione universale della pura dottrina di Lucifero, portato finalmente alla vista di tutti. Questa manifestazione deriverà dal movimento reazionario generale, che seguirà la distruzione della Cristianità ed ateismo, entrambi conquistati e sterminati allo stesso tempo". (lettera scritta nel 1871)  


Gog e Magog

E la parola dell'Eterno mi fu rivolta in questi termini: «Figlio d'uomo, volgi la tua faccia verso Gog del paese di Magog... e profetizza contro di lui... verrai dal luogo dove stai, dall'estremità del settentrione... e salirai contro il mio popolo d'Israele...» (Ezec. 38:1 e 15-16).

Verrai contro il paese sottratto alla spada, contro la nazione raccolta in mezzo a molti popoli, sui monti d'Israele, che sono stati per tanto tempo deserti; ma, fatta uscire dai popoli, essa abiterà tutta quanta al sicuro. (Ezec. 38:8).


I capitoli 38 e 39 del profeta Ezechiele parlano di Gog del paese di Magog.
Tutti i commentatori biblici dicono che «Gog del paese di Magog» è la Russia che, improvvisamente, nel futuro, attaccherà Israele.
Il crollo dell'Unione Sovietica ha permesso alla Russia di riemergere. Nel futuro questo paese risorgerà con una nuova forza politico-nazionalista, imperiale e antisemita. Pietro il Grande così definì la Russia: «Un paese in cui ciò che non può accadere, accade».
Da secoli l'antisemitismo fa parte della psicologia di questo paese. Dagli Zar al comunismo e sino ad oggi, la parola ebreo viene usata come un termine dispregiativo.

Perché Magog, la Russia, attaccherà Israele?
A questa domanda risponde la Scrittura che dice: "Verrai per far bottino e predare, per stendere la tua mano contro queste rovine ora ripopolate, contro questo popolo raccolto fra le nazioni..." (Ezec. 38:12).
Invadere un paese per "far bottino e predare" non è un atto di giustizia, ma nasconde un pensiero malvagio che la stessa profezia di Ezechiele conferma: "Così parla il Signore l'Eterno: In quel giorno, dei pensieri ti sorgeranno in cuore e concepirai un malvagio disegno" (Ezec. 38:10).

Ezechiele quindi profetizza una futura invasione di massa su Israele da parte delle forze armate di sei nazioni. Cinque delle sei nazioni sono identificate nei versetti 5 e 6 del capitolo 38 con i loro nomi antichi usati all’epoca di Ezechiele.

La prima nazione, la Persia, è quello che oggi è diventato lo stato moderno dell’Iran. Attualmente è governato da un regime fondamentalista islamico che sta investendo parecchio nella potenza militare, incluso lo sviluppo di armi nucleari. Questo governo ha dichiarato apertamente la sua volontà di annichilimento dello Stato ebraico di Israele. 

La seconda nazione, l’Etiopia, non rappresenta lo stesso territorio della moderna Etiopia. In realtà, essa occupava l’area una volta conosciuta come Nubia e che oggi viene chiamata col nome di Sudan. Anche questo stato è dominato da un governo fondamentalista islamico, il quale usa metodi brutali (compresa la crocifissione dei cristiani) per instaurare uno stato puramente islamico.

La terza nazione è la Libia che si trova ad occidente dell’Egitto e anch’essa è una nazione islamica decisamente anti occidentale e anti israeliana, tanto che l’intelligence occidentale è stata di recente informata che la Libia ha assunto scienziati provenienti dall’ex Unione Sovietica per la loro campagna di rafforzamento militare.

Il popolo della quarta nazione – Gomer – era conosciuto all’epoca anche come i cimmeri. Essi vivevano a nord dei monti caucasici a sud della moderna Russia. Ai tempi di Ezechiele dimoravano in quella che è attualmente la zona che si trova al centro della Turchia.

Il popolo della quinta nazione, Togarma, furono identificati da Giuseppe Flavio come i Frigi (Antichità: I. 6, 1 [126]), i quali risiedevano nella Cappadocia, ossia l’attuale zona est della Turchia.
Considerato che la quarta e la quinta nazione si trovano nell’attuale Turchia occorre sottolineare come l’attuale governo secolarizzato della Turchia è minacciato dai fondamentalisti islamici. E a questo proposito sono molti i leader a temere che la Turchia possa diventare un altro Iran, ciò a maggior ragione vista la svolta autoritaria del premier Erdogan. Se ciò dovesse accadere tutte le nazioni citate in Ezechiele 38:5-6 sarebbe caratterizzate da un odio militante islamico contro Israele.

L’identità del leader dell’invasione 

Le cinque nazioni citate saranno guidate da una sesta nel futuro attacco contro Israele. Dio ha dato tre marchi d’identificazione per questo leader.

Il nome del leader 

Il leader sarà Gog della terra di Magog (Ezechiele 38:2). Jerome, un importante leader di chiesa del 345-420 d.C.) dichiarò che Magog si trovava nel nord dei monti del Caucaso, vicino al Mar Caspio. Giuseppe Flavio (Antichità I. 6, 1 [123]) così come altri scrittori greci associavano il nome Magog a quello degli Sciti. Secondo l’International Standard Bible Encyclopedia, il maggior gruppo di Sciti viveva vicino al Mar Nero, dal Caucaso lungo il Danubio. Pertanto la terra di Magog si trovava vicino al Mar Nero e al Caspio a nord delle Montagne del Caucaso, ossia nel territorio che si trova a sud dell’attuale Russia.

La posizione politica del leader 

Il leader viene identificato come il principe sovrano di Mesec e Tubal (Ezechiele 38:2; 39:1). Gli scrittori classici greci chiamavano il popolo di Mesec col nome di Moschoi, mentre gli Assiri si riferivano a loro col nome di Muski. Questo gruppo si era stabilito in Armenia, dove si incrociano i confini tra Russia, Iran e Turchia.
Il popolo di Tubal viveva invece al centro del’attuale Turchia, subito ad ovest di Togarma.

La posizione geografica del leader 

Gog è situata all’estremità settentrionale (38:15; 39:2). Poiché Ezechiele era un profeta ebreo sicuramente parlava tenendo conto del punto di vista del suo territorio. Perciò, quando nel versetto 38:15 parla dell’attacco delle sei nazioni guidate da Gog proveniente dal nord significa che la sua provenienza doveva essere per forza a nord di Israele. E’ la Russia la nazione situata all’estremità settentrionale direttamente a nord di Israele.

Il tempo dell’invasione 

In Ezechiele 38:8-16, Dio dichiara che l’invasione di Israele accadrà alla fine dei giorni. Ciò accadrà dopo che il popolo di Israele avrà fatto ritorno nella sua terra e si sentirà così sicuro da non aver bisogno di difendersi (vv. 8, 11-12, 14.) Il ritorno allo stato di Israele è avvenuto nel 1948, ma mai da allora questo popolo ha potuto sentirsi tanto sicuro da non aver più difese.

Poiché le Scritture attestano che non vi saranno periodi di guerra durante il regno del Messia (Salmi 72:7; Isaia 9:6-7, Michea 4:3-4), ciò significa che questa invasione non avverrà durante il Millennio. Ci sarà dunque un tempo prima della Seconda Venuta di Cristo e il Suo Regno Millenario nel quale Israele si sentirà così sicura da rinunciare ad ogni difesa? Questo è ciò che appare dalle Scritture.
Secondo Daniele 9:27 all’inizio dei sette anni di Tribolazione, l’Anticristo stabilirà un patto d’acciaio con Israele. Il legame tra Israele e l’Anticristo sarà così forte che farà espandere il suo potere e il suo impero nel Medio Oriente. Il risultato è che attraverso questo patto l’Anticristo garantirà la sicurezza di Israele e questa garanzia farà sentire Israele così al sicuro da permettersi di rinunciare alla propria difesa e agli enormi costi che essa comporta.

Comunque questa sensazione di sicurezza non durerà a lungo. Nel mezzo della Tribolazione, l’Anticristo comincerà a portare desolazione in Israele (Daniele 9:27; Matteo 24:15-21); pertanto possiamo concludere che la nazione si sentirà sicura solo nella prima metà dei sette anni della Tribolazione e proprio in questo periodo (probabilmente un poco prima della metà dei setti anni) avverrà l’invasione da parte della Russia e dei suoi alleati islamici. 
Attitudini e azioni dell’invasore

Gli invasori penseranno che poiché Israele ha abbandonato la sua difesa militare quello sarà il momento opportuno per colpirla e saccheggiare le sue risorse (Ezechiele 38:10-13). Di conseguenza lancerà un attacco con un esercito talmente enorme che sembrerà come una nuvola che copre la terra (38:9, 15-16).

La reazione di Dio

All’inizio Dio spingerà gli invasori verso Israele per il suo scopo di sovranità (38:4, 16; 39:2). Ma quando essi attaccheranno allora Dio interverrà contro di loro con furia, gelosia e ira (38:18-19). Egli interverrà attivamente per distruggere le forze dell’invasione attraverso terremoti, frane, atti di panico autodistruttivi, pestilenze, nubifragi, grandine, fuoco e zolfo (38:19-22).

La distruzione delle armate degli invasori sarà così estesa che le montagne, i campi di Israele e la valle accanto al Mar Morto saranno coperte di cadaveri. Dio manderà uccelli e altri animali a mangiare i loro corpi. Occorreranno sette mesi prima gli Ebrei riusciranno a seppellire i corpi dei morti rimasti e a distruggere tutte le loro armi (39:3-5, 9-20). Se l’invasione avverrà poco prima della metà della Tribolazione, la distruzione delle armi si realizzerà al principio del Millennio.
Lo scopo di Dio sarà di glorificare Se Stesso davanti ad Israele e a tutte le nazioni, Essi saranno così impressionati dalla Sua esistenza e dal Suo potere tanto da trasformare la propria vita (38:16, 23; 39:7, 13, 21-22). Molti ebrei e gentili saranno salvati proprio durante la Tribolazione (Apocalisse 7). Non vi sono dubbi che l’adempimento delle profezie di Ezechiele saranno uno strumento per mezzo del quale Dio porterà molte persone di quel tempo a Sé.

Quindi Dio interverrà, come ai tempi dell'Antico Testamento, per salvare miracolosamente Israele. I versi del capitolo 38:18-23 di Ezechiele, lo dimostrano chiaramente: "Verrò in giudizio contro di lui, con la peste e con il sangue; farò piovere torrenti di pioggia e grandine, fuoco e zolfo, su di lui, sulle sue schiere e sui popoli numerosi che saranno con lui".

Anche nell'Apocalisse di Giovanni (20, 7) si citano Gog e Magog come avversari di Israele. Il libro delle rivelazioni sembra essere un completamento delle profezie dei vari profeti di Israele, tra cui Ezechiele e Daniele.

Secondo il Corano invece (18, 93-98; 21, 96-97), il popolo barbaro di Yādgiūǵ e Māgiū, rinserrato da Alessandro Magno (Dhū 'l-Qarnain, v.) dietro una colossale muraglia di ferro, verso la fine dei tempi proromperà dalle sue barriere a devastare la terra degli infedeli. I geografi arabi collocano il territorio di quel popolo nella parte nord-est dell'Asia. Si tratta forse della Cina?

Fatima

"Io chiederò la Consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato... Se vi atterrete alle mie richieste, la Russia si convertirà e il mondo avrà pace". 

Questo messaggio dato dalla Madonna ai tre pastorelli fa parte dei tre segreti di Fatima. Questa profezia sembra essersi verificata allorché la Russia ha abbandonato l'ideologia comunista allentando le sue redini sui paesi dell'Europa dell'est e dopo la caduta del muro di Berlino. Ancora una volta la Russia è protagonista di una profezia, nella quale si evidenzia la sua pericolosità per la pace mondiale.
Da sottolineare che il terzo segreto di Fatima annuncia una tribolazione e persecuzione che la Chiesa e il Papa subiranno in futuro. Forse un ulteriore avviso di quanto già scritto nella lettera di Pike a Mazzini, riguardante il nichilismo dominante e la fine della cristianità.

Conclusioni

La Russia, alleata strategicamente con la Cina, l'Iran, la Siria e altre nazioni sembra aver creato una coalizione internazionale descritta nelle profezie. Dall'altra parte gli Usa, da sempre schierati con Israele, godono dell'appoggio di Stati strategicamente ben posizionati nella regione mediorientale come l'Arabia Saudita, la Giordania e la Turchia. Anche se quest'ultima nel corso della storia è sempre stata imprevedibile.
I segnali di questi tempi sembrano adempiere e dare compimento alle profezie del passato. Basta una scintilla a scatenare una guerra dagli esiti imprevedibili e catastrofici.
Stiamo entrando nell'era dell'acquario, abbandonando quella dei pesci. Forse questo passaggio simboleggia la fine della cristianità, il cui simbolo anticamente era il pesce, a favore del portatore d'acqua, l'acquario. Un antica divinità sumera importante era chiamata EA, il nome significa "la cui casa è l'acqua". Questa divinità era conosciuta anche come ENKI, "signore della terra".  Nei vangeli è più volte ripetuto che il signore di questo mondo è satana o lucifero. Infatti è Satana a tentare Gesù nel deserto offrendogli l'autorità su tutti i regni della Terra. Avrebbe mai potuto offrire qualcosa di cui non fosse stato padrone? Forse la nuova divinità da adorare sarà questa antica divinità sumera? ENKI è anche colui che, secondo i sumeri, ha contribuito insieme ad altre divinità alla creazione della razza umana.
La teoria del ritorno del pianeta X, chiamato anche Nibiru, descritto nelle profezie e studiato da archeoastronomi e ricercatori segnerà anche il ritorno di questa antica divinità? Forse è l'avvicinamento di questo astro a causare i cambiamenti climatici ed eventi naturali sempre più estremi sul nostro pianeta? 

5G, le ultime manovre anti-Cina di Donald Trump



Sul 5G il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha deciso per una strategia che ruota intorno alle politiche per lo spettro: assegnazione, condivisione, efficienza d’uso delle frequenze per i nuovi servizi mobili sono le parole d’ordine di un’America che vuole essere la superpotenza mondiale numero uno grazie anche all’innovazione tecnologica. Trump ha chiesto al segretario al Commercio Wilbur Ross di sviluppare una “National spectrum strategy” che dia sostegno al roll-out commerciale delle reti mobili di nuova generazione ma anche alla sicurezza delle missioni federali. La Casa Bianca respinge invece l’ipotesi di una rete pubblica 5G esaminata a gennaio.

LA STRATEGIA DI TRUMP SULLE FREQUENZE 5G

Da inizio anno Trump ha intensificato le manovre per portare gli Stati Uniti in testa alla gara del 5G in cui la Cina sta rapidamente guadagnando la pole position. Non a caso da marzo la Casa Bianca ha dato il via a una battaglia commerciale che, dietro ai dazi sulle importazioni, cela l’obiettivo di rallentare la corsa di Pechino.
La “National spectrum strategy” americana dovrà fornire le linee guida per migliorare la gestione dello spettro e valutare le priorità di ricerca e sviluppo che creare nuove tecnologie e aumentare la competitività degli Stati Uniti, si legge nel memorandum of understanding della Casa Bianca. Trump afferma che l’accesso allo spettro è cruciale per fare degli Stati Uniti una superpotenza tecnologica ed economica e proteggere la sicurezza nazionale.
Il 5G permette di connettere a Internet zone ancora non servite, creare posti di lavoro qualificati e sostenere il successo delle missioni delle agenzie governative, si legge nel memorandum. “La sicurezza nazionale dell’America dipende dall’eccellenza tecnologica e il governo degli Stati Uniti deve continuare ad avere accesso alle risorse di spettro necessarie per servire gli interessi nazionali, dalla protezione della sicurezza interna alla gestione dello spazio aereo nazionale, dalle previsioni degli eventi climatici catastroficii fino all’esplorazione delle nuove frontiere dello spazio”.
E’ imperativo che l’America sia la prima nelle tecnologie mobili di quinta generazione, capaci di stimolare l’innovazione in tutti i settori dell’economia e del sistema pubblico, si legge ancora. Le agenzie federali devono contare su un accesso flessibile e prevedibile alle frequenze per proteggere le missioni attuali e future.

IL MEMORANDUM NEL DETTAGLIO

Le agenzie esecutive del governo americano dovranno riferire entro 180 giorni al segretario del Commercio, tramite la National telecommunications and information administration (Ntia), quali sono le loro esigenze in fatto di frequenze. Trump vuole anche un rapporto dettagliato sulle tecnologie emergenti e l’impatto previsto sulla domanda di spettro da parte delle agenzie federali. Sempre entro 180 giorni dovranno arrivare alla Casa Bianca raccomandazioni sulle priorità di ricerca e sviluppo per far progredire accesso e efficienza dello spettro.
Entro 270 giorni – in pratica a luglio prossimo – le agenzie federali sotto il coordinamento del dipartimento del Commercio e della Ntia dovranno presentare a Trump una National spectrum strategy di lungo termine che includa raccomandazioni legislative, regolatorie e di indirizzo politico e permetta di arrivare a questi obiettivi: aumento dell’accesso allo spettro per tutti gli utenti, anche in condivisione tra detentori federali e non federali di frequenze; creazione di modelli flessibili e innovativi di gestione e condivisione dello spettro; miglioramento della competitività globale delle industrie terrestri e spaziali degli Stati Uniti e rafforzamento delle missioni delle agenzie federali.
Viene istituita una Spectrum strategy task force che include rappresentanti del National security council e del National space council e che si consulterà con la Federal communications commission (Fcc). L’agenzia sulle comunicazioni sta preparando l’asta per le frequenze del 5G (dovrebbe tenersi a metà novembre) e sta studiando come liberare ulteriore spettro per i nuovi servizi mobili.

NO ALLA RETE PUBBLICA

La strategia nazionale sullo spettro chiesta da Trump mira anche a garantire che ci siano frequenze a sufficienza per gestire la crescente domanda di traffico dati da parte di imprese e consumatori e dare alle aziende telecom tempi e modi certi per pianificare i loro investimenti e le loro strategie commerciali. Il governo predispone gli strumenti necessari per il business degli operatori privati, ai quali rimane il compito di installare le reti e lanciare i servizi.
Si tratta di un approccio opposto a quello ipotizzato a inizio anno dal National security council, che aveva invitato Trump a valutare la creazione di una rete 5G di proprietà pubblica. L’idea (osteggiata fin da subito dalle telco) nasceva dall’obiettivo di scongiurare il rischio di cyberspionaggio cinese sulle comunicazioni degli enti governativi americani, secondo quanto riportato da Reuters. Washington avrebbe dovuto esaminare non solo l’acquisto di parte della rete mobile nazionale esistente ma anche la realizzazione ex novo di una rete ultra-veloce di cui poi “affittare” l’accesso alle telco mobili.
Nei mesi seguenti l’amministrazione Trump ha varato una serie di decisioni che hanno ridimensionato fortemente il ruolo dei fornitori cinesi di attrezzature di telecomunicazione Zte e Huawei, esclusi dall’accesso alle gare e ai contratti per il settore pubblico.

PERCHE’ IL 5G CONTA TANTO

Un’implementazione rapida e capillare delle reti 5G permetterà agli Stati Uniti di centrare tre obettivi strategici: la transizione verso la quarta rivoluzione industriale; la promozione di un sistema economico più innovativo e competitivo con posti di lavoro qualificati; la riduzione del digital divide grazie alla possibilità di connettere famiglie e aree produttive lontane dalle grandi città. Lo ha scritto in uno studio Atkearney, sottolineando che il paese che arriverà per primo alla copertura 5G di larga scala conquisterà il primato tecnologico ed economico globale.
Il 5G è lo standard mobile che rende possibili le comunicazioni massicce tra macchine (Machine to Machine o M2M) e la Internet of Things, collegando in modo affidabile ogni sorta di oggetto, dai cellulari ai sensori agli elettrodomestici fino ai dispositivi medici o alle strade su cui viaggiano le automobili connesse e autonome. Il 5G dà supporto a applicazioni come intelligenza artificiale, robotica, manifattura additiva, realtà aumentata e virtuale.
Il 5G permette di offrire più servizi per chi è connesso a Internet, con vantaggio sia per le aziende che li sviluppano e li vendono sia per i consumatori che ne usufruiscono. E’ una tecnologia con enorme potenziale per l’industria delle Ict anche in ambito B2B: ci guadagnano i produttori di chip, di dispositivi hardware e di software. Il 5G è lo standard eletto per servizi come cloud, analytics, streaming, data sharing, supply chain evolute.

I DAZI NON AIUTANO

La commissaria Democratica della Fcc Jessica Rosenworcel ha attaccato il piano di Trump sulle frequenze perché prevede passaggi e scadenze troppo lunghi, col rischio di rallentare il percorso degli Stati Uniti verso la leadership nel 5G: “Le altre nazioni corrono avanti e noi ci sediamo in sala d’attesa; nel frattempo abbiamo anche messo i dazi alle reti 5G”, ha dichiarato la Rosenworcel.
Le aziende telecom riunite nell’associazione Ctia hanno per ora apprezzato la strategia nazionale sullo spettro di Trump affermando che, “con il giusto approccio sullo spettro mobile licenziato, gli operatori mobili degli Stati Uniti investiranno centinaia di miliardi di dollari e creeranno milioni di posti di lavoro”.
Tuttavia sui dazi i gruppi delle infrastrutture Ict hanno più volte indicato che la guerra commerciale con la Cina non aiuterà affatto le mire degli Stati Uniti. Aziende come Intel, Cisco, Dell, Hewlett Packard Enterprise e Juniper Networks ritengono che se i dazi verranno estesi a tutti i prodotti importati dalla Cina (come Trump minaccia di fare dal 2019) saranno colpite anche le componenti per le reti 5G: le telco vedrebbero aumentare i loro costi e sarebbero indotte a frenare sugli investimenti. Tutto il contrario di quello che deve fare l’America con la strategia 5G.

Ecco qual è il vero motivo dietro la guerra commerciale di Trump


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INDOVINATE UN PO' QUALE SOCIETA' TECNOLOGICA SI E' FATTA PROMOTRICE DELLA FAMIGERATA RETE 5G? ESATTO! LA LUCENT TECHNOLOGIES, LA STESSA DEL MICROCHIP RFID (MARCHIO DELLA BESTIA) CHE RISIEDE NEL PALAZZO 666 A NEW YORK DI PROPRIETA' DI JARED KUSHNER, IL GENERO DI TRUMP. UN CASO? IL CASO NON ESISTE.... 

Troppo spesso la svolta dell’amministrazione Trump in materia di commercio estero viene frettolosamente interpretata come mero protezionismo. In realtà ciò che porta spesso a quest’errore è il cercare di valutare scelte politiche contemporanee affidandosi a categorie del passato.

Si tratta davvero di semplice protezionismo?

Molti osservatori sono così spesso tratti in inganno anche perché, ingenuamente, ritengono l’attuale Presidente americano un “incompetente”. Questi giudizi affibbiati per antipatie politiche non tengono in realtà conto della carriera precedente alla politica di Donald Trump. Il passato da imprenditore multisettoriale del tycoon ha permesso all’inquilino della Casa Bianca di avere una profonda conoscenza delle dinamiche economiche americane e del contesto internazionale.


Questo ha permesso a Donald Trump di arrivare a Washington con idee molto chiare circa le mosse da intraprendere per gli Stati Uniti, con l’obiettivo di mantenerne il ruolo da protagonista nel futuro. Così quella che è superficialmente interpretata come una semplice politica protezionistica, ha in realtà delle motivazioni profonde e più che giustificate, almeno agli occhi della società americana. Se infatti i dazi all’Unione europea rappresentano una forma di tutela americana contro il surplus commerciale tedesco, anche la guerra commerciale con la Cina sembrerebbe nascondere qualcosa di più.
La più grande guerra commerciale della storia economica

Lo scorso venerdì è arrivato l’annuncio che per molti osservatori segna l’inizio ufficiale della guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti. Sono entrate infatti in azione le nuove tariffe americane per un totale di 34 miliardi di dollari su una vasta gamma di prodotti esportati dalla Cina. Una mossa replicata a specchio da Pechino che ha annunciato così l’inizio della “più grande guerra commerciale nella storia economica”. Sono proprio le dimensioni di questa contrapposizione a dover far drizzare le antenne degli osservatori per chiedersi se ci sia qualcosa di più oltre a un nostalgico desiderio di nazionalismo.

La risposta è il 5G. Secondo un articolo della CNBC sarebbe la nuova tecnologia che regolerà la futura generazione di connessioni nel mondo ad aver scatenato l’escalation tra Pechino e Washington. I rispettivi governi si sono infatti accorti che la prossima rivoluzione digitale avrà bisogno di benzina affidabile e il petrolio del nuovo corso è proprio la nuova generazione di connessione.

Il 5G è il petrolio del futuro

Per comprendere meglio questo concetto occorre immaginarsi il futuro aspetto delle città, il luogo ove si svolgono la maggior parte delle relazioni umane. Nelle smart cities del futuro, per esempio, la maggior parte delle automobili sarà del modello driverless, ovvero senza guidatore, e per muoversi correttamente avranno bisogno di un server potentissimo in grado di elaborare i miliardi di dati inviati. Ovviamente per fa funzionare questa tecnologia è necessario avere la migliore connessione possibile. Ecco che il 5G diventa fondamentale se si pensa alla costruzione dell’economia del futuro.

Era già stato scritto su gli Occhi della Guerra come questa competizione tra Cina e Stati Uniti verso il futuro digitale fosse in atto già da tempo e che Pechino fosse in netto vantaggio. La CNBC avrebbe confermato questa supremazia. Il primato cinese starebbe nella stretta programmazione statale rispetto agli investimenti delle poche grandi aziende che detengono il monopolio del mercato cinese delle nuove tecnologie. Un modello di controllo statale impossibile da attuare nella patria della libera iniziativa americana, ove semmai l’obiettivo degli imprenditori è di liberarsi dalle catene dell’apparato pubblico. Questa mancanza di comunità di intenti avrebbe però creato uno svantaggio nei confronti della Cina, il cui salto in termini di qualità dei prodotti, come il Huawei nella telefonia, è sotto gli occhi di tutti.
Europa fanalino di coda del progresso


I dazi di Trump, applicati a molti prodotti tecnologici cinesi, sono un tentativo degli Stati Uniti per riequilibrare il tavolo e provare a recuperare il gap con Pechino. La mossa dell’amministrazione americana non ha una motivazione protezionistica, bensì è il modo per dare agli Stati Uniti la possibilità di essere ancora una volta leader mondiale di un cambiamento storico. In questo scenario occorre sottolineare come l’Europa non compaia pressoché mai. In molte analisi di osservatori economici il Vecchio Continente è il fanalino di coda di questa corsa verso il futuro, complice le strette regole di bilancio europeo che impediscono di competere con gli investimenti fatti dagli Stati Uniti e dalla Cina.



Qualcosa di straordinario sta per essere rivelato al mondo?

Qual'è la sfida più grande se non fornire una rudimentale spiegazione sull'architettura cospirativa che circonda la segretezza degli UFO? Le informazioni declassificate dai funzionari di alto livello su fenomeni aerei non meglio identificati potrebbero portare alla divulgazione di una tecnologia assolutamente rivoluzionaria. 
In che modo queste tecnologie possono essere applicate dalla nostra civiltà, sia essa in periodi di guerra che di pace? Come reagirebbe il grande pubblico a questa elevata conoscenza? 
Che effetto avrebbe la divulgazione di quei segreti relativi agli attuali sistemi di credenze umane? Sembra che qualcosa di straordinario stia per essere rivelato al mondo intero. Si tratta del tanto atteso Disclosure? 
Ex alti funzionari e scienziati con una profonda esperienza di segretezza, che finora sono sempre rimasti nell'ombra, hanno deciso di uscire finalmente allo scoperto. Durante una conferenza stampa al National Press Club di Washington, DC, sette ex ufficiali dell'Air Force, una volta di stanza nelle varie basi nucleari del paese, hanno riferiti che non solo gli UFO hanno ripetutamente visitato le basi dell'Aeronautica, addirittura, alcuni di questi oggetti sarebbero riusciti a disabilitare i comandi elettronici dei missili nucleari.
Il gioco dell'oca 
"Voglio che il governo riconosca che questo fenomeno esiste", ha affermato Robert Salas, ex ufficiale dell'Aeronautica statunitense. 
"Voglio che l'Air Force, il governo si faccia avanti e dica una volta per tutte che questo è un fenomeno reale". 
Salas ha anche aggiunto che è una "falsità" affermare che gli UFO non rappresentano una vera minaccia per la sicurezza nazionale. 
L'ex ufficiale ha inoltre affermato di parlare per esperienza diretta e questo grazie alla sua brillante carriera militare . 
Leslie Kean, giornalista investigativa e autrice del nuovo libro "UFO: Generals, Pilots and Government Officials Go on the Record", ha affermato che migliaia sono le pagine di documentazione che supportano i resoconti degli ufficiali. 
La giornalista ha trascorso gli ultimi 10 anni a dare una risposta al fenomeno UFO e a sfogliare migliaia di pagine di materiale governativo declassificato solo per confondere ulteriormente le idee della gente comune. 
Quindi, dobbiamo attendere il prossimo millennio per conoscere la segretezza che si cela dietro queste enigmatiche intrusioni aeree? Non sarà troppo tardi per venire a capo della tanto invocata verità?

Chi è Jared Kushner l’uomo di Trump che “regalerà” la pace a Israele e Palestina




di Gianpaolo Santoro



Nell’ultimo anno è stato l’ombra di Donald Trump, il suo Ghostwriter per i discorsi più importanti e significativi, il suo primo consigliere per le questioni più delicate e spinose. Per un anno ha smorzato le irruenze di “the Donald” che voleva alzare ancora di più il tono dello scontro con l’establishment e la turbofinanza, ma nel contempo l’ha spinto ed incoraggiato ad interpretare sempre di più il sentimento di quell’America appannata nell’identità, sbiadita nelle radici, mortificata, insoddisfatta, impaurita, gonfia di rancore e di rabbia che cercava un riscatto


Jared Kushner è l’uomo sui cui poggia il cerchio magico di Donald Trump, l’uomo- chiave del “Transition Team, (la squadra chiamata a gestire con lo staff di Obama i due mesi che mancano all’-I-nauguration Day del 20 gennaio) al punto che il presidente degli Stati Uniti vuole condividere con lui anche i segreti dell’intelligence e vuole che partecipi alle riunioni top secret sulla sicurezza.

Pacato, misurato Jared è l’uomo forte del team: lo ha dimostrato chiaramente nel braccio di ferro con Chris Christie (governatore del New Jersey) col quale c’erano vecchi rancori familiari (da procuratore generale mandò dieci anni fa in carcere Charles Kushner il padre di Jared per evasione fiscale e tentativo di indurre a falsa testimonianza) facendolo estromettere dallo “staff di transizione” e praticamente tagliandolo fuori da qualsiasi altro incarico futuro.

Jared Kushner e Ivanka Trump

La verita è che il nuovo presidente degli Stati Uniti stravede per lui, un vincolo forte, fortissimo, anche perché Khusner, è il marito di Ivanka Trump (hanno 3 bambini), la figlia prediletta del Presidente, che si è convertita all’ebraismo per potersi sposare con lui. Jared è ebreo degli ortodossi riformati; Ivanka si è “convertita” agli ebrei ortodossi, prendendo dei corsi di ebraismo da un rabbino riformato. Secondo i rotocalchi glamour e di gossip la coppia ha un regime di vita ed un comportamento scrupolosamente ebraico: il venerdì sera spengono gli smartphone (il sabato non si devono accendere fuochi né per estensione apparecchi elettrici) e “si godono i figli”, mangiano i cibi freddi e kosher che cucina Ivanka, “lei che mai aveva cucinato in vita sua”.

Nato a Livingston, New Jersey nel 1981, due sorelle e un fratello, Kushner faccia da bravo ragazzo (naturalmente laureato ad Harvard e poi un master alla New York University dove ha preso un dottorato, due attestati accompagnati da ingenti donazioni paterne alle università di alcuni milioni di dollari) è cresciuto in una famiglia ricca, un impero immobiliare costruito da suo padre Charles, conosciuta figura di “filantropo” (donatore ad organizzazioni ebraiche) ed ancora prima da suo nonno Joseph, un sopravvissuto all’Olocausto di origine polacca, che aveva creato una fortuna divenendo proprietario di 4 mila appartamenti nel Garden State.


Nella stessa Fifth Avenue ad un soffio dalla celebre Trump Tower c’è il 666 Fifth Avenue il grattacielo che i Kusnher hanno voluto a tutti i costi (e nel 2007 l’hanno comprato sborsando la cifra più alta spesa fino ad allora per un palazzo da uffici in affitto, 1,8 miliardi di dollari)

Dieci anni fa Jared ha comprato il patinato settimanale su carta rosa New York Observer (dove scrive Candace Bushnell la column che ha ispirato Sex&TheCity) uno dei pochissimi giornali degli Stai Uniti schierati ovviamente con Trump. E quando il Tycoon è stato criticato per le sue posizioni razziste, Jared ha scritto un editoriale sull’ Observer ricordando la sua famiglia fuggita dall’Olocausto e definendo false le accuse a Trump di razzismo e anti-semitismo.

Trump stravede per il genero. E non lo nasconde. Qualche giorno fa al New York Times ha rivelato un sogno. Il suo sogno in politica estera. “Vorrei rendere possibile la pace tra Israele e i palestinesi”. Ma non solo, insieme al sogno ha individuato il grande protagonista. “Jared Kushner potrebbe essere lui l’uomo della pace”.

Il genero di Trump, Jared Kushner, è l'anticristo profetico?

UN INTERESSANTE ARTICOLO SULL'IDENTITA' DELL'ANTICRISTO. ANCHE ALTRE FONTI SEMBRANO CONCORDARE. VEDI: 


fonte: fortune.com

Jared Kushner, il genero di Donald Trump (uomo di Ivanka Trump) ha tutte le caratteristiche dell'anticristo profetico. Non solo è un ebreo ortodosso, ma ha anche acquistato la proprietà come un miliardario immobiliare sulla 666 Fifth Avenue a New York. In quell'edificio il sesto piano era stato affittato dalla società Lucent Technologies. Questa azienda non è direttamente correlata a Kushner, ma è notevole che Lucent Technologies possa essere collegata alla tecnologia dei chip RIFD. Per la vera profezia dei fan tra di noi, quella tecnologia ovviamente ricorda immediatamente il marchio della bestia del libro biblico di Revelation 13: 6.
Ora non voglio dare l'impressione che si tratti di un sito Web cristiano o di promozione della religione. Sto solo cercando di mostrare al lettore che sta iniziando a sembrare sempre più simile a una sceneggiatura e che questo a sua volta dà forti indicazioni che siamo in una realtà pre-programmata (simulazione).
Questa teoria della simulazione non è supportata solo da prove scientifiche, ma può quindi essere sempre più presa dalle profezie religiose e dalla loro realizzazione. Tutto ciò si basa sul principio di base che importa solo le forme con l'osservazione, come mostrato nell'esperimento di doppie fenditure. Scopriremo sempre più che l'anima è l'osservatore in un gioco multiplayer pre-programmato, le cui profezie espongono la sceneggiatura (la programmazione di base)?
Che cosa, allora, fa la summenzionata sezione della Bibbia profetica Revelation 13: 6? Bene, puoi leggere da solo:
E fa sì che tutto, il piccolo e il grande, il ricco e il povero, il libero e gli schiavi, abbiano un marchio sulla loro mano destra o sulla loro fronte, e che nessuno possa comprare o vendere, ma chiunque sia il marchio, il nome della bestia o il numero del suo nome. Ecco la saggezza: chi comprende ha calcolato il numero della bestia, perché è un numero di un uomo e il suo numero è di seicentosessantasei.
Ma c'è di più. Trump sembra essere collegato alle profezie del libro biblico di Daniele sull' Antico Testamento. I segnali dell'ultimo anno 2 puntano in quella direzione. Ad esempio, la rivolta attorno a Stormy Daniëls sembra un nome che si riferisce alla tempesta dalla visione di Daniele. L'osservazione di Trump sulla sua prima opportunità fotografica alla stampa "la calma prima della tempesta" si riferisce anche alla profezia di Daniele. leggere questo articolo per una spiegazione dettagliata. E che quel profeta sia conosciuto per le sue "profezie del tempo della fine"; quelli in cui c'è, tra le altre cose, l'arrivo dell'anticristo.
Sono soprattutto i casi in cui Jared Kushner si impegna (o può essere collegato) in modo da poterlo identificare come l'anticristo profetico. Ora non credo in nessuno dei due anticristo ma considero questi personaggi (dal punto di vista della teoria della simulazione) come avatar che svolgono un compito nella simulazione luciferiana. 
La caratteristica più importante dell'anticristo menzionata nelle profezie è forse che concluderà un trattato di pace nei confronti di Israele. Almeno, questo è ciò che molti nel mondo cristiano traggono da un testo tratto da una profezia del libro biblico di Daniele (Daniel 9: 17 per la precisione). Più notevole è che questo trattato di pace è forse la missione principale di Jared Kushner. Quindi afferma che c'è un importante trattato di pace tra Israele e Palestina in preparazione (vedi questo colloquio).
Ultimo ma non meno importante, il cosiddetto anticristo profetico dovrebbe essere un principe; almeno questo è ciò che sostengono molti ricercatori della Bibbia (vedi per esempio qui). Ora Jared Kushner non è davvero un principe (anche se nessun programma di riproduzione della linea di sangue degli avatar faraonici nascosti probabilmente non verrà mai alla luce), ma è sempre più chiamato il principe ereditario di Trump (vedi voorbeeld).
Quindi possiamo dire che dovremmo tenere d'occhio quest'uomo e che potremmo avere un altro segno che tutte le religioni e tutte le profezie fanno probabilmente parte di una grande sceneggiatura. Si può considerare questa una teoria di cospirazione contorta. Ma solo il tempo lo dirà. Se quel trattato di pace dovesse arrivare presto, ripensate a quella strana teoria del complotto.

Per i (veri) sopravvissuti all’Olocausto, oltre il danno la beffa

LA GERMANIA STA PARTECIPANDO ALLA COSTRUZIONE DEL TERZO TEMPIO D'ISRAELE CON UN PICCOLO "ARTIFICIO"?


In Israele c’è un problemino. Dalla fine della Seconda Guerra mondiale la Germania ha versato per i sopravvissuti ebrei dell’Olocausto circa 100 miliardi di dollari. Una cifra esorbitante. Ora però questi sopravvissuti, che assommano ancora nel 2018 a un numero di circa 200mila persone, contestano allo Stato d’Israele di aver visto poco o nulla di quel fiume di soldi destinati loro dai tedeschi per oltre 70 anni. In quali tasche sono dunque finiti e continuano a finire tale montagna di quattrini? E perché la Germania sborsa ancora fondi se poi non giungono a coloro cui, in teoria, sarebbero destinati? Misteri della fede.