Il Gruppo dei Trenta (o G-30) si descrive come “un organismo internazionale, privato, senza scopo di lucro, composto da importanti rappresentanti del settore pubblico e privato e del mondo accademico“, che “si propone di approfondire la comprensione delle questioni economiche e finanziarie internazionali, di esplorare le ripercussioni internazionali delle decisioni prese nei settori pubblici e privati e di esaminare le scelte disponibili per gli operatori del mercato e per i responsabili politici “.
Ne fanno parte trenta importanti figure del mondo finanziario globale, provenienti dalle banche centrali, dal mondo accademico, dalle istituzioni internazionali e dalle principali istituzioni finanziarie private. Tengono regolarmente riunioni, conducono ricerche e producono report altamente influenti attraverso vari “gruppi di lavoro“, fornendo un forum per importanti decisori politici e “attori” del mercato privato dove incontrarsi e tenere discussioni, aiutando a plasmare il consenso e fornendo consigli ai responsabili politici riguardo la finanza e la governance.
Questa istituzione, anche se non se ne parla molto, è enormemente influente. Ed ecco perché.
La storia del Gruppo dei Trenta risale allaFondazione Rockefeller, che fornì il finanziamento iniziale dell’organizzazione. Nella sua relazione annuale del 1978, la Fondazione Rockefeller – che rappresenta gli interessi dell’accentrato potere aziendale e finanziario – ricordava che tale Fondazione venne create nel 1913 come risposta all’“assalto populista sulla massiccia concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi.” (Relazione annuale 1978, Rockefeller Foundation).
Questa relazione del 1978 rivelava che un ex direttore operativo del FMI, Johannes Witteveen, “ha accettato di assumere la presidenza di un Gruppo Consultivo per gli Affari Economici e Monetari Internazionali, composto da banchieri, funzionari, economisti e uomini d’affari provenienti da tutto il mondo sviluppato e in via di sviluppo . “L’obiettivo di questo gruppo era , afferma il rapporto, ” aiutare ad analizzare, attraverso l’indagine scientifica e le consultazioni internazionali, alcuni dei fastidiosi problemi economici e monetari che il mondo si trova oggi ad affrontare, e rendere i loro risultati ampiamente conosciuti “.
La Fondazione Rockefeller espresse un vivo interesse nello strutturare le questioni economiche e monetarie globali, rilevando che: “Il sistema economico internazionale non funziona bene – come evidenziato da una lenta crescita economica, dalla persistente disoccupazione ed elevata inflazione in molti paesi, dalla crescita dello scetticismo riguardo la capacità dei tassi di cambio fluttuanti di correggere gli squilibri dei pagamenti, dalla crescente paura del protezionismo e dai relativamente pochi progressi fatti nel soddisfare le esigenze dei paesi in via di sviluppo e del quarto di popolazione mondiale che è molto povera “.
Pertanto, la Fondazione pose le basi per quello che sarebbe venuto dopo, continuando “a concentrarsi sulla politica economica internazionale e nel pianificare di riunire un gruppo di esperti che esploreranno il funzionamento del sistema economico internazionale. Cominciando con il tema dei problemi monetari internazionali, il gruppo intende chiarire le questioni, identificare le scelte politiche dei governi e valutare le conseguenze di politiche alternative e accordi istituzionali “.
Ciò che è emerso è stato il Gruppo dei Trenta, originariamente chiamato il “Gruppo Consultivo per gli Affari Economici e Monetari Internazionali“, che doveva funzionare come un think tank, lobby / gruppo industriale e, in ultima analisi, un istituto di costruzione del consenso per le élite globali – ovvero per garantirsi di rimanere tali .
La relazione annuale del 1979 della Fondazione Rockefeller osservava che il Gruppo dei Trenta “ha iniziato un ambizioso programma di ricerca, un gruppo di studio dedicato all’analisi e riunioni plenarie al fine di cercare modi per migliorare il funzionamento del sistema monetario internazionale“. (Relazione annuale, 1979, Rockefeller Foundation)
Più di tre decenni dopo, il Gruppo dei Trenta rimane ancora un’organizzazione molto influente in materia di governance finanziaria globale. Tra i membri del G-30 ci sono stati importanti personaggi, come Josef Ackermann, Pedro Aspe, Alan Greenspan, Andrew Crockett, e la neo-consacrata presidente della Federal Reserve, Janet Yellen.
L’Associazione dei Professionisti Finanziari scrisse nel 2005 che “nel corso degli ultimi tre decenni, una cosa che è rimasta costante nella baraonda del mutevole paesaggio dell’ economia internazionale, è stata l’influenza del Gruppo dei Trenta“, descritto come ” una sorta di potente think- thank economico globale“.
Gerd Hausler, un funzionario del Fondo Monetario Internazionale ed ex governatore della Bundesbanktedesca, dichiarò : “Ciò che rende il G30 unico è che ci sono persone molto esperte lì … e recluta membri delle banche centrali e delle imprese private per farli star seduti insieme e rimuginare idee. ”
Geoffrey L. Bell, che fondò l’organizzazione su invito – e con i soldi – della Fondazione Rockefeller, commentò che , “L’idea dei ’30 ‘è stata quella di avere un buon gruppo rappresentativo di persone da tutto il mondo … ma non così tante da non poter riuscire ad avere una buona discussione. ”
Nel marzo del 2009, il Financial Times ha pubblicato un elenco delle “50 persone che potrebbero essere le più influenti nel plasmare discussioni a livello mondiale” su come “affrontare i tanti problemi” della crisi finanziaria ed economica globale , e “tracciare un percorso che, attraverso di loro, conduca ad un nuovo ordine mondiale“.
L’articolo osservava che “le reti e le istituzioni avranno importanza tanto quanto gli individui“, ed in particolare il riferimento al Gruppo dei Trenta come “un interessante collegamento tra questi giocatori“, con 11 dei 50 individui selezionati sulla lista che erano Membri del G-30. Quattro anni dopo che l’elenco è stato pubblicato, il numero di coloro che erano anche membri del G-30 è aumentato a 14.
Uno di questi è Jean-Claude Trichet, ex presidente della Banca Centrale Europea e attuale Presidente delGruppo dei Trenta. Assumendo il ruolo di presidente nel 2011, Trichet dichiarò : “Questo è un momento di sfide eccezionali per il sistema economico e finanziario globale, e il G30 continuerà a dare un contributo significativo al dibattito politico e a migliorare la comprensione dei percorsi critici per la stabilità e la crescita economica“.
Oltre ad essere presidente del G-30, Trichet è anche Governatore Onorario della Banque de France (la Banca Centrale Francese), che ha diretto dal 1993 fino al 2003, quando divenne presidente della Banca Centrale Europea (BCE), una posizione che ha mantenuto fino al 2011. Precedentemente Trichet è stato ancheDirettore del Tesoro francese e ex presidente del Club di Parigi, dal 1985 al 1993. Mentre era presidente della BCE, è stato anche un membro nel consiglio della Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) e presidente del Global Meeting di Economia dei governatori delle banche centrali presso la BRI, dal 2002 al 2011.
Oggi, Trichet mantiene una serie di altre posizioni altamente influenti. Oltre ad essere presidente del G-30, siede anche nel consiglio del Peterson Institute Peter G. for International Economics , in quello della EADS, ed è presidente dell’influente think tank europeo BRUEGEL. Trichet è anche, soprattutto, un membro del Gruppo dei Garanti nella lobby mondiale del settore bancario noto come l‘Institute of International Finance (IIF). Inoltre è il presidente europeo della Commissione Trilaterale ed è membro del comitato direttivo delle riunioni del Bilderberg.
Jacob A. Frenkel, il Presidente del Comitato dei Garanti del Gruppo dei Trenta, è anche membro del Comitato Esecutivo di JPMorgan Chase, e presidente di JPMorgan Chase International, mentre siede anche come membro nel Consiglio Internazionale della banca. Frenkel è stato Vice Presidente dell’ American International Group (AIG), dal 2004 al 2009, durante il quale ha ricevuto il mega-piano di salvataggio da parte del governo federale. E’ stato anche, dal 2000 al 2004, presidente di Merrill Lynch International.
Prima, Frenkel è stato il Governatore della Banca di Israele, dal 1991 al 2000, e consigliere economico e direttore della ricerca presso il Fondo Monetario Internazionale (FMI), nel periodo 1987-1991; David Rockefeller, Professore di Economia Internazionale presso l’Università di Chicago (1973-1987) , ex editore delJournal of Political Economy, e in precedenza, membro del Comitato consultivo internazionale per il Council on Foreign Relations.
Attualmente, Frenkel è membro del National Bureau of Economic Research (NBER), nonché membro dellaCommissione Trilaterale e del Consiglio Consultivo Internazionale della China Development Bank. Anche lui siede nel consiglio del Peter G. Peterson Institute for International Economics, ed è membro del Gruppo consultivo economico della Federal Reserve Bank di New York, così come nel Consiglio consultivo per gli investimenti del Primo Ministro della Turchia. Frenkel è anche nel consiglio della Loews Corporation.
PARTE 2 – Nella prima parte di questa serie, ho esaminato le origini e la storia recente del Gruppo dei Trenta come un’istituzione molto influente nel campo della governance finanziaria globale, riunendo i migliori banchieri centrali, finanzieri, politici e accademici del mondo economico e monetario.
Più di tre decenni dopo da quando è stato fondato nel 1978, il Gruppo dei Trenta ha mantenuto la sua reputazione di istituzione di primo piano nel mondo finanziario, continuando a produrre influenti report e fautrice di politiche che sono in gran parte accettate e attuate in tutto il mondo.
Il G30 si descrive come “un organismo internazionale, privato, senza scopo di lucro, composto da importanti rappresentanti del settore pubblico e privato e del mondo accademico“, che “si propone di approfondire la comprensione delle questioni economiche e finanziarie internazionali, di esplorare le ripercussioni internazionali delle decisioni prese nei settori pubblici e privati e di esaminare le scelte disponibili per gli operatori del mercato e per i responsabili politici ”.
Nella sua dissertazione sulla governance finanziaria globale, Eleni Tsingou, Assistant Professor presso il Dipartimento di Economia e Politica della Copenhagen Business School, si è concentrata sul ruolo del Gruppo dei Trenta nel plasmare il sistema finanziario globale, notando che il G-30 “ha avuto un impatto importante sulle pratiche di regolamentazione e di vigilanza finanziaria sia a livello nazionale che globale … in un modo che era coerente con gli interessi del settore privato “.
Tsingou ha osservato che “il G-30 ha contribuito alla nascita di un mix di autorità pubblica e privata nella finanza globale e ha notevolmente rafforzato il ruolo degli interessi privati nelle funzioni di regolamentazione e vigilanza“.
Dalla fine del 1990, il G30 aveva svolto un ruolo centrale nella governance del sistema finanziario globale – con un ruolo molto diretto nella gestione della compensazione e liquidazione [clearance and settlement] dei titoli e dei derivati non quotati in borsa (OTC) – in ultima analisi, indirizzare il dibattito e le conseguenti politiche di regolamentazione (o la mancanza). Il Gruppo dei Trenta si era venuto cosi a trovare “in una posizione privilegiata al centro dell’arena politica finanziaria“.
Il Gruppo continuò ad avere una significativa influenza sul tipo di regolamentazione bancaria stabilita attraverso il processo di Basilea II del Comitato di Basilea per la Vigilanza Bancaria, gestito dalla Banca dei Regolamenti Internazionali. Più specificamente, il G-30 era un forte promotore dell’ “autoregolamentazione” e dell’ “auto-controllo” dei mercati finanziari, o, in altre parole, della concessione alla banche dell’autorità di “regolare” se stesse, cosa che, ovviamente, ha portato disastrose conseguenze.
Il Report del G-30: Finanza a Lungo Termine e Crescita Economica
Nel 2012, il G30 pubblicò un rapporto redatto dal Gruppo di Lavoro sulla Finanza a Lungo Termine, composto quasi da due terzi dei membri del G30 e nel quale sancirono le loro preoccupazioni riguardo “l’erogazione efficiente di un livello di finanziamenti di lungo termine, sufficiente a sostenere una prevista crescita economica sostenibile nelle economie avanzate ed emergenti“. Il rapporto mira a stimare “le future esigenze di finanziamento” e di “individuare quelle barriere“che andrebbero introdotte per sostenere “la crescita di lungo termine ” per l’economia .
Il rapporto osservava direttamente che questo non era un “esercizio astratto“, ma qualcosa di “operativo“, completo di “raccomandazioni pratiche per gli attori globali e nazionali e i responsabili politici che avrebbero … contribuito a creare un sistema di finanziamenti a lungo termine“. In altre parole, per il Gruppo dei Trenta, essi non producono semplici “raccomandazioni“, ma piuttosto “istruzioni“, che si aspettano vengano poi seguite. È significativo che molti di coloro che hanno prodotto il report e che sono membri del G30 detengono convenientemente una posizione ufficiale in modo da essere in grado di attuare diligentemente tale istruzioni.
Il rapporto sottolineava inoltre alcuni “candidati ideali” per gestire questi finanziamenti di lungo termine, come i fondi pensione, i fondi sovrani, le compagnie di assicurazione, donazioni e fondazioni. Entro la fine del 2010, queste istituzioni hanno avuto circa 57.000 miliardi di dollari in assets, un numero che il G30 ha predetto che sarebbe poi aumentato a 3.000 miliardi di dollari all’anno fino al 2020.
Notando che le principali economie mondiali avrebbero continuano a subire misure di austerità – o programmi di “consolidamento fiscale” – sul “medio termine“, la capacità dei governi di effettuare investimenti sarebbe stata molto contenuta. Così, “il settore privato dovrà essere mobilitato per colmare la lacuna“. In altre parole, i cosiddetti “partenariati pubblico-privati” diventano la strada da percorrere, al fine di garantire che le imprese e le banche traggono profitti enormi, sovvenzionate dai governi.
La relazione del G30 affermava inoltre che “i mercati aperti contribuiscono a sostenere una crescita economica sostenibile“, e raccomandava poi che le economie emergenti seguano le grandi nazioni industrializzate lungo lo stesso percorso che ha contribuito a creare la crisi finanziaria globale, suggerendo di “muoversi gradualmente verso la liberalizzazione dei conti capitali“, per permettere al denaro di fluire dentro (e fuori) dai paesi con più facilità e meno regolamentazione (se presente).
Ciò che rende il G30, e le sue raccomandazioni, così importante, non è solo il fatto che esse sono prese sul serio dai politici e dai partecipanti del mercato, ma che gli individui stessi che producono queste raccomandazioni sono in posizioni di potere tali da attuare o sostenere direttamente le loro stesse raccomandazioni . Questi sono alcuni di questi uomini:
Mark Carney è un membro del Gruppo dei Trenta, ma è anche Governatore della Banca d’Inghilterra (una posizione che ha assunto nel 2013), prima del quale era il Governatore della Banca del Canada ,dal 2008 al 2013. Dal 2011, Carney è Presidente del Financial Stability Board (FSB), gestito dalla Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI). E’ stato presidente del Comitato sul sistema finanziario globale presso la BRI, dal 2010 al 2012, il primo vicepresidente del Comitato europeo per il rischio sistemico, membro del consiglio di amministrazione per la BIS, membro del Consiglio di fondazione del World Economic Forum, e partecipante agli incontri del Bilderberg. In precedenza Carney è stato Vice Ministro delle Finanze in Canada, dal 2004 al 2008, e vice governatore della Banca del Canada (2003-2004), ed aveva lavorato per Goldman Sachs come dirigente per diversi anni.
Anche Jaime Caruana è membro del Gruppo dei Trenta, mentre è Direttore generale della Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) ,dal 2009 ad oggi. Membro del Financial Stability Board (FSB), dal 2009 ad oggi, Caruana è anche un membro del Gruppo dei Garanti dei Principi per il gruppo della lobby bancaria internazionale, l’Institute of International Finance (IIF). In precedenza, Caurana ha agito come consulente finanziario per il direttore generale del Fondo monetario internazionale e Governatore della Banca di Spagna, dal 2000 al 2006, dove ha contribuito a creare la bolla immobiliare spagnola che ha portato alla attuale crisi iberica. Ha inoltre fatto parte del Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea, 2000-2006, ed è stato membro del Financial Stability Forum (FSF), 2003-2009, oltre ad essere stato presidente del Comitato di Basilea per la Vigilanza Bancaria, nel periodo 2003-2006.
Mario Draghi è membro del Gruppo dei Trenta , ed è l’attuale presidente della Banca Centrale Europea, carica che ricopre dal 2011, oltre ad essere nel consiglio di amministrazione della BRI, fin dal 2006, e Presidente delGruppo dei Governatori e capi della vigilanza (GHOS ) presso la BRI ,dal 2013 ad oggi . Draghi è stato in precedenza il Governatore della Banca d’ Italia, dal 2006 al 2011, dove ha contribuito a porre in essere le condizioni che hanno portato alla attuale crisi economica e finanziaria in Italia. E’ stato presidente delFinancial Stability Board,dal 2009 al 2011 , Presidente del Forum per la stabilità finanziaria (2006-2009) e un ex membro del Consiglio dei Governatori della Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BIRS) e l’ Asia Development Bank (ADB ). Inoltre Draghi ha ricoperto anche la carica di Honorary Trustee presso laBrookings Institution ,dal 2003 al 2013 , di direttore generale del Tesoro italiano( 1991-2001 ), Presidente della Commissione italiana per le privatizzazioni (1993-2001), direttore esecutivo della Banca Mondiale dal 1984 al 1990 , e ha ricoperto il ruolo di Vice Presidente e Amministratore Delegato di Goldman Sachs International dal 2002 al 2005.
Una organizzazione europea non-profit che documenta – e si oppone – all’influenza delle multinazionali sulle politiche della UE , il Corporate Europe Observatory, aveva presentato una denuncia alla stessa Unione Europea per l’appartenenza di Mario Draghi al Gruppo dei Trenta, affermando che tale appartenenza rappresentava un chiaro conflitto di interesse, dato che Draghi aveva, attraverso il G-30, un rapporto istituzionale con alcuni rappresentanti delle grandi banche , molte delle quali hanno poi ricevuto un sostegno finanziario da parte della BCE . Nei primi mesi del 2013, la E.U. ha dichiarato che l’appartenenza di Draghi nel G30 non mina la sua ” indipendenza” come capo della Banca Centrale Europea , dato che il G30 “dovrebbe essere qualificato come un forum di discussione , piuttosto che un gruppo di interesse o lobby che cerca di promuovere interessi privati ”.
Paul Krugman, sul New York Times, ha difeso Draghi, scrivendo nel suo pezzo che lui stesso era un membro del Gruppo dei Trenta. Scrive Krugman sul suo blog: “E ‘ un luogo di incontro , lo apprezzo perché ho avuto la possibilità di ascoltare quello che persone come Trichet e Draghi hanno da dire quando si trovano in un ambiente informale ”.
Questi non sono, naturalmente, gli unici grandi funzionari che sono membri del Gruppo dei Trenta all’interno del mondo bancario centrale, ma solamente alcuni dei diversi membri. La prossima parte di questa serie esaminerà alcuni degli altri membri del Gruppo dei Trenta ed i contributi che hanno dato in passato per creare l’attuale crisi economica e finanziaria globale e i ruoli attuali che giocano come membri del G30.
PARTE 3 – Il Gruppo dei Trenta, un autorevole think tank che riunisce decine dei più influenti politici, banchieri centrali, finanzieri e accademici di tutto il mondo, è stato il tema su cui mi sono concentrato negli ultimi due articolidi questa serie per Occupy.com. Studiando questo gruppo, ho compilato i curriculum vitae degli attuali e più importanti membri del G30, per un totale di 34 persone. Il primo articolo ha esaminato le origini del G30, mentre nel secondo sono stati illustrati alcuni dei progetti in corso e le relazioni provenienti dal gruppo. Questa terza parte analizzerà alcuni membri specifici del G30 e il loro ruolo nel giustificare e attuare le misure di austerità.
Banchieri centrali, mercati e austerità
Per gli attuali membri del Gruppo dei Trenta che sono o sono stati recentemente banchieri centrali, il loro ruolo nella crisi finanziaria ed economica degli ultimi anni è ben noto e, soprattutto, è noto il loro ruolo nel salvataggio delle banche, fornendo a queste sussidi a lungo termine e meccanismi di sostegno per i mercati finanziari, costringendo poi i governi ad attuare politiche di austerità e “riforme strutturali“, in particolare nell’Unione Europea. Sia con l’ex presidente della Banca Centrale Europea(BCE), Jean-Claude Trichet che con l’ attuale presidente della BCE, Mario Draghi, entrambi membri del G30, le misure di austerità sono diventate la politica favorita dal G30.
In una intervista con il Wall Street Journal nel gennaio 2010 , Jean-Claude Trichet spiegò di essere stato “personalmente coinvolto in numerose crisi finanziarie dall’inizio degli anni 1980“, in America Latina, Africa, Medio Oriente e Unione Sovietica, essendo stato in precedenza il presidente del Club di Parigi – un gruppo “informale” che gestisce la crisi del debito e i problemi di ristrutturazione per conto dei principali paesi creditori. In questa veste, Trichet “ha avuto a che fare con circa 55 paesi che erano in bancarotta“.
Nel luglio del 2010, Trichet scrisse sul Financial Times che ” è ora il momento di ripristinare la sostenibilità fiscale“, sottolineando che il “risanamento è un dovere“, che è un modo diverso di dire austerità. In ciascuno dei salvataggi dei governi dei paesi europei- nei quali la BCE ha agito come una delle tre istituzioni centrali responsabili per la negoziazione e le modalità dell’ accordo, affianco alla Commissione Europea e al Fondo Monetario Internazionale (che formano la cosiddetta Troika), le misure di austerità sono sempre state un ingrediente obbligatorio, che hanno poi condotto quei paesi in crisi economiche, sociali e politiche sempre più profonde (ad esempio Spagna e Grecia).
Il discorso non è cambiato quando alla presidenza della BCE è arrivato il successore di Trichet, Mario Draghi, anch’egli membro del G30, che ha continuato a invocare le misure di austerità, le riforme strutturali (in particolare lo smantellamento delle protezioni per il lavoro) e continuando a fornire ampio supporto al sistema bancario, anche in misura maggiore del suo predecessore. In un’intervista del febbraio 2012 con il Wall Street Journal, Draghi affermò che “il modello sociale europeo è superato“, sottolineando che i paesi della zona euro avrebbero dovuto “rendere i mercati del lavoro più flessibili“. Intendeva, ovviamente, lo smantellamento delle protezioni e dei benefici dei lavoratori per rendere i mercati più “flessibili” alle esigenze degli interessi corporativi e finanziari, che avrebbero potuto cosi sfruttare più facilmente ed economicamente i lavoratori.
Sempre nel 2012, ma questa volta intervistato dal Der Spiegel, Draghi osservò che i governi europei dovranno “trasferire parte della loro sovranità a livello europeo“, raccomandandosi poi che alla Commissione europea venga data l’autorità sovranazionale di avere voce diretta nel bilancio delle nazioni della UE , aggiungendo che “molti governi devono ancora rendersi conto che hanno perso la loro sovranità nazionale da molto tempo“. Ha poi spiegato, incredibilmente, che, poiché i governi lasciano che i loro debiti si accumulino, devono ora contare sulla “buona volontà del mercati finanziari “.
Un altro importante membro del Gruppo dei Trenta, che è stata una potente figura tra oligarchi mondiali dell’ austerità, è Jaime Caruana, il Direttore generale della Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI), che funge da banca per le Banche Centrali di tutto il mondo. Caruana è stato in precedenza governatore della Banca di Spagna, nel periodo 2000-2006, durante il quale la Spagna è rimasta colpita dallo scoppio della sua enorme bolla immobiliare che ha portato direttamente il paese alla crisi del debito nel mezzo di una recessione globale. Nel 2006, un team di ispettori presso la Banca di Spagna, ha inviato una lettera al governo spagnolo criticando l’allora Governatore Caruana per il suo “atteggiamento passivo” verso l’enorme bolla che stava aiutando a facilitare.
Come capo della BRI, Caruana tenne un discorso nel giugno del 2011 di fronte ai banchieri centrali riuniti per l’assemblea generale annuale a Basilea, in Svizzera, in cui diede la sua piena approvazione al programma di austerità in tutta Europa, sottolineando che “la necessità del risanamento [austerità] è ancora più urgente” rispetto all’anno precedente. Aggiunse poi: “Non esiste una via d’uscita facile, nessuna scorciatoia, nessuna soluzione indolore . Ovvero, non esiste alternativa alla rigorosa attuazione di questi pacchetti di misure, tra cui il rigoroso consolidamento fiscale e le riforme strutturali“.
Alla riunione generale annuale del 2013 della BRI, Caruana ha nuovamente avvertito che i tentativi dei governi “di risanamento delle loro finanze devono essere più ambiziosi“, allertando che se i mercati finanziari considerano il debito di un governo insostenibile, “gli investitori obbligazionari possono punire i governi in modo duro e veloce “. Se i governi continuano a ritardare l’austerità, ha detto, i mercati dovranno usare la “disciplina di mercato” per costringere i governi ad agire, e “allora si che il dolore sarà davvero grande “. In ulteriore raccomandazione per le “riforme strutturali “del mercato del lavoro e dei servizi, Caruana ha osservato che “le riforme sono fondamentali per raggiungere e preservare la fiducia“. Intendendo, ovviamente,la fiducia dei mercati.
L’ “accademico” dell’ austerità: Kenneth Rogoff
Kenneth Rogoff è un autorevole economista accademico e membro del Gruppo dei Trenta. Rogoff attualmente è professore alla Harvard University e membro del Council on Foreign Relations. Fa inoltre parte dell’Economic Advisory Panel alla Federal Reserve Bank di New York e, precedentemente, Rogoff è stato anche capo economista del FMI e consigliere del comitato esecutivo della Banca Centrale di Svezia. In realtà, però, Rogoff è attualmente più conosciuto per la pubblicazione nel 2010, insieme a Carmen Reinhart, di uno studio nel quale venivano fornite le ragioni del perchè l’ austerità sarebbe dovutA divenire la politica privilegiata delle nazioni di tutto il mondo.
Lo studio, intitolato “La crescita ai tempi del debito” [“Growth in a Time of Debt”], è stato pubblicato sullaAmerican Economic Review nel 2010, riscuotendo enorme successo all’interno dei circoli di alto livello. Una delle principali conclusioni a cui giungeva il documento era che quando il rapporto debito-PIL di un paese raggiunge il 90%, ” tali paesi raggiungono un punto critico dopo il quale inizieranno a sperimentare gravi rallentamenti della crescita“. Il documento è stato citato dal Congresso degli Stati Uniti cosi come da Olli Rehn, il commissario europeo per gli Affari economici e monetari e uno dei più vigorosi difensori europei dell’ austerità, che ha preteso l’implementazione delle misure d’austerità in diversi paesi dell’UE in cambio dei fondi di salvataggio.
Una ricerca su Google Scholar dei termini “Growth in a Time of Debt” e “Rogoff” restituisce circa 828 risultati. Nel 2013, Forbes ha indicato che “Growth in a Time of Debt è forse la più citata ma meno letta pubblicazione economica degli ultimi anni“. Il documento è stato anche citato da decine di media di tutto il mondo, più volte, soprattutto dagli influenti giocatori della stampa finanziaria.
Nel 2012, Gideon Rachman, scrisse sul Financial Times che Rogoff “aveva ricevuto molte richieste dai leader mondiali per consigliarli su come contrastare la crisi finanziaria“, sottolineando che, mentre l’economista aveva frequentato gli incontri del World Economic Forum per un decennio, era diventato “più richiesto che mai” dopo aver “scritto la storia definitiva delle crisi finanziarie nel corso dei secoli” insieme a Carmen Reinhart. Rogoff è stato consultato anche da Barack Obama, “ed è noto che ha trascorso molte ore con George Osborne, cancelliere della Gran Bretagna“, scrisse sempre Rachman, sottolineando che Rogoff aveva consigliato al governo di “fare sul serio nel tagliare i loro deficit, influenzando fortemente la decisione del governo britannico di fare del controllo delle spese la sua priorità “.
Nel mese di aprile del 2013 i ricercatori dell’ Università del Massachusetts ,ad Amherst , pubblicarono un documento nel quale accusavano Rogoff e Reinhart di “analisi statistica sciatta“, documentando alcuni errori fondamentali che minavano le conclusioni della loro pubblicazione del 2010. La relazione proveniente da Amherst esplose attraverso i media globali, costringendo subito Rogoff e Reinhart sulla difensiva. Il New Yorker osservò che “l’attacco da Amherst ha fatto danni enormi alla credibilità di Reinhart e di Rogoff, e alle basi intellettuali delle politiche di austerità a cui sono associati“.
Come scrisse in seguito sul New York Times Paul Krugman, membro anche lui del G30, il documento originale del 2010 di Reinhart e Rogoff “potrebbe aver avuto la più immediata influenza sul dibattito pubblico rispetto a qualsiasi altro precedente documento nella storia dell’economia“. Dopo la pubblicazione giunta da Amherst, aggiunse Krugman, “la rivelazione che la presunta soglia del 90 per cento era un artefatto di errori di programmazione, omissioni di dati e particolari tecniche statistiche ha improvvisamente fatto apparire stupide un notevole numero di persone di spicco.” Krugman, che si era fermamente opposto alle politiche di austerità molto prima della pubblicazione del documento di Rogoff, suggerì poi che “il concetto di austerità è una narrativa a cui molte persone potenti vogliono credere, portandole così a sfruttarla come giustificazione sempre valida“.
Infatti, a molte di queste “persone potenti” capita di essere membri del Gruppo dei Trenta, dove, con la notevole eccezione di Krugman, sono in gran parte a favore delle misure di austerità. Krugman stesso tende a rappresentare i limiti del dissenso accettabile all’interno del G30, criticando le politiche e i responsabili politici pur accettando i concetti fondamentali del sistema finanziario ed economico globale. Ha commentato di essere stato un membro del G30 dal 1988, definendo tale organizzazione come un “luogo dove parlare“, dove aveva avuto "la possibilità di ascoltare quello che gente come Trichet e Draghi avevano da dire in un ambiente informale,” aggiungendo che "mentre ho sentito alcune cose intelligenti da persone con un ruolo nelle decisioni reali, ho anche sentito un sacco di cose molto stupide dette da presunti saggi".
https://risveglionazionale.wordpress.com/2014/06/05/il-progetto-del-potere-globale-il-gruppo-dei-trenta/
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https://verainformazionerealtime.blogspot.com/2018/11/collaboratori-e-sostenitori-attuali-del_30.html
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