giovedì 27 settembre 2018

La benedizione del Santissimo Sacramento che ha fermato lo tsunami.

La benedizione del Santissimo Sacramento che ha fermato lo tsunami. Grazie alla fede di un parroco e del suo popolo.
Lo tsunami del 2010, che ha colpito la costa del Cile dopo un terremoto causato dal movimento delle placche continentali e oceaniche, è un tipo di evento che è stato ripetuto per secoli in vari luoghi del pianeta.
Qualche decennio fa, nella piccola isola di Tumaco (Colombia), quello che è successo a uno tsunami ha insegnato ai suoi abitanti che Dio, presente nel Santissimo Sacramento, agisce quando i suoi sacerdoti e fedeli lo invocano con amore e fede .
L’evento si verificò il 31 gennaio 1906. Alle dieci del mattino, gli abitanti di questa piccola isola del Pacifico sentirono un forte terremoto, che durò circa 10 minuti. Poi tutto il popolo corse in chiesa per chiedere al parroco, padre Gerardo Larrondo, e padre Julián di organizzare immediatamente una processione con il Santissimo Sacramento.
Nel frattempo, il mare continuava a ritirarsi, con la minaccia di un’ondata immensa. Gerardo, spaventato, consumò tutti le ostie consacrate della pisside e conservò solo l’Ostia grande. 



Poi, rivolgendosi alla gente, esclamò: “Venite, figli miei, andiamo tutti alla spiaggia, e che Dio abbia pietà di noi!”

Sentendosi sicuri della presenza di Gesù Eucaristia, tutti camminavano, con lacrime e acclamazioni a Dio. Quando padre Larrondo arrivò in spiaggia, andò audacemente sulla riva con il Santissimo nelle sue mani.
Nel momento in cui l’onda stava arrivando, sollevò l’ostia consacrata, con mano ferma e cuore pieno di fede, e davanti a tutti tracciava il segno della croce. È stato un momento di solennità.
L’ondata continuò ad avanzare, ma, prima che padre Larrondo e padre Julián potessero percepire quello che stava accadendo, la gente, commossa e stupita, gridò: “Miracolo! Miracolo! “.
Infatti, come se fosse stato fermato da una forza invisibile e superiore alla natura, l’onda potente che minacciava di spazzare via l’isola di Tumaco aveva iniziato la sua ritirata mentre il mare tornava al suo livello normale.
Gli abitanti di Tumaco, tra l’euforia e la gioia di essere salvati dalla morte grazie a Gesù Sacramentato , manifestarono la loro gratitudine. Il miracolo di Tumaco è conosciuto in tutto il mondo e anche padre Larrondo ricevette dal continente numerose lettere da persone che chiedevano le sue preghiere.

Invocate San Charbel per i malati di cancro. Medico italiano in fin di vita sogna il monaco e guarisce.

Due anni fa, un gruppo di media cristiani ha viaggiato dal Libano a Roma per condurre interviste e rapporti sui maroniti d’Italia e per preparare relazioni religiose sui santi d’Italia. 


Il gruppo ha fatto delle foto di San Charbel con scritte in italiano e, ogni volta che sono entrati nelle chiese, o nei luoghi religiosi distribuivano ai fedeli le immagini del Santo del Libano, quasi sconosciuto in Italia. 

In Vaticano, a Cascia, ad Assisi … le immagini di San Charbel riempivano le sedie dei fedeli: in pochi secondi i fedeli si affrettavano a fotografare il santo e a informarsi su di lui. È stato un evento meraviglioso e un segno di fede nella Chiesa e nel Libano.
Dopo giorni di riprese continue, il team ha deciso di prendersi una pausa dal lavoro e dirigersi verso un’area turistica fuori Roma, respirando l’aria di Roma e godendosi il sole nella primavera del 2013.
I libanesi sono saliti su un taxi e, a circa mezz’ora da Roma, hanno deciso di raggiungere uno dei magnifici laghi dove si radunano molte persone. Si sono diretti poi verso un ristorante per pranzo.
Nel  ristorante scelto hanno deciso di sedersi all’esterno per godersi i panorami meravigliosi, uno di loro aveva intenzione di vedere il ristorante interno per curiosare sul modi di cucinare italiano e mentre tornava dai suoi amici ebbe uno choc. 
Vide sul muro del ristorante una grande immagine di San Charbel, si fermò di fronte al quadro e disse in libanese ridendo: “Correte dentro!” 
I suoi amici, come lui, sono rimasti sorpresi nel vedere questa grande foto e hanno chiesto  cosa stesse facendo quella foto lì.
Il proprietario del ristorante, un medico italiano in pensione, ha raccontato tra lo stupore di tutti loro che 10 anni prima aveva il cancro e, sebbene fosse uno specialista in questo tipo di malattia, non poteva guarire se stesso e sapeva che i suoi giorni erano contati e ha cominciato a pregare Dio.
Il dottore ha raccontato che un giorno, mentre stava dormendo, un monaco che non  conosceva parlò in italiano di se stesso, Sharbel Makhlouf dal Libano, e gli disse: “La tua fede ti ha salvato”.
Il secondo giorno il dottore spinto dalla curiosità si recava all’ospedale e si sottopose a tutti gli esami medici possibili e si accorse che era sano e in salute libero da ogni metastasi e ogni malattia.
Una settimana dopo era in Libano con sua moglie e alcuni amici nella tomba di San Charbel a rendere grazie. 
Questo monaco libanese quasi sconosciuto in occidente è instancabile, guarisce persone dal Libano a Roma come visitatori di tutti i paesi.
Preghiera :
O grande taumaturgo San Charbel, che hai trascorso la vita in solitudine in un eremo umile e nascosto, rinunciando al mondo e ai suoi vani piaceri, e ora regni nella gloria dei Santi, nello splendore della Santissima Trinità, intercedi per noi.
Illuminaci mente e cuore, aumenta la nostra fede e fortifica la nostra volontà.
Accresci il nostro amore verso Dio e verso il prossimo.
Aiutaci a fare il bene e ad evitare il male.
Difendici dai nemici visibili e invisibili e soccorrici per tutta la nostra vita.
Tu che compi prodigi per chi ti invoca e ottieni la guarigione di innumerevoli mali e la soluzione di problemi senza umana speranza,
guardaci con pietà e, se è conforme al divino volere e al nostro maggior bene,
ottienici da Dio la grazia che imploriamo…,
ma soprattutto aiutaci ad imitare la tua vita santa e virtuosa.
Amen. Pater, Ave, Gloria

Miracolo ad Enna, una statua di San Filippo “suda” un liquido misterioso.

Miracolo ad Enna, una statua di San Filippo “suda” un liquido misterioso.
E’ accaduto ad Agira, in provincia di Enna, la Statua di san Filippo ha iniziato a “sudare”. 

Si è gridato subito al miracolo, il fedeli e i credenti, devotissimi del Santo, patrono della città, ricordano che, in passato, l’evento si era già verificato.

Il liquido che è fuoriuscito dalla statua, in quantità abbastanza considerevole, ha portato tanti fedeli e curiosi ad osservare la statua, che si trova nella Reale Abbazia, che raffigura il “Santo nero”.
In primo momento la notizia è stata nascosta, in quanto il vescovo di Nicosia, Monsignor Salvatore Muratore, aveva chiesto riserbo e prudenza, ma la notizia del prodigio si è diffusa velocemente.
San Filippo, santo proveniente dalla Siria, è, con San Calogero in Agrigento, uno dei diversi santi «neri» adorati sull’isola siciliana . Egli, santo esorcista, venne ad Agira nel V secolo dopo Cristo, per sconfiggere le forze del male e il paganesimo diffuso.
LA POSIZIONE DELLA CHIESA
Da sempre il Vaticano è sempre stato estremamente cauto su eventi paranormali di questo tipo, ben sapendo quanto possa essere suggestionabile l’animo di un fedele.
Il vescovo di Nicosia Salvatore Muratore, informato del fenomeno, ha chiesto la massima cautela nell’affrontare la questione con i suoi: perché il sudore del predicatore esorcista venga eventualmente riconosciuto come espressione di un messaggio divino, saranno necessari tempi lunghi e rigorosi accertamenti tecnici e teologici da parte di un’apposita commissione.
Basti pensare che neanche al famoso scioglimento del sangue di San Gennaro a Napoli, che si è ripetuto mercoledì scorso (e che il Cicap ha peraltro spiegato scientificamente), ha mai riconosciuto lo status di «miracolo», ma di “semplice” «prodigio»; consentendone la venerazione popolare, più a furor di popolo che per un’attenta diagnosi del rito della liquefazione.
Ma Dio manda segni anche con questi prodigi, il tempo e lo Spirito Santo ci faranno capire il suo significato.
fonte: Papaboys

mercoledì 26 settembre 2018

Terra dei Fuochi: c’era una volta la Campania Felix

Terra dei Fuochi – C’era una volta la Campania Felix, la stessa che Publio Annio Floro, tra i tanti che l’hanno decantata, aveva definito il luogo più bello del mondo, una terra che si ricopriva di fiori due volte all’anno e che non aveva rivali in quanto a fertilità del terreno.
inquinamento_terra dei fuochiMa, da trent’anni a questa parte, le cose sono cambiate. Le organizzazioni criminali hanno intuito l’enorme opportunità di lucrare sullo smaltimento illecito dei rifiuti e con la connivenza scellerata delle istituzioni, locali e nazionali, hanno trasformato il paesaggio, ammorbandolo al punto da rendere necessario coniare un nuovo termine per definire queste terra.
Terra dei Fuochi pare persino poco, perché non restituisce pienamente la catastrofe ecologica, l’ecocidio che si sta consumando in questi luoghi. Sono oltre sessanta i comuni, in quella fascia di territorio a cavallo tra le province di Napoli e Caserta, che si sono visti espropriati della fertilità delle loro terre, dopo che le diverse famiglie camorriste hanno interrato centinaia di tonnellate di rifiuti tossici provocando l’irrimediabile devastazione dell’ambiente.
Si tratta di una vera e proprio mattanza. Centinaia di migliaia di persone sono condannate a vivere in una terra dove i rifiuti tossici e nocivi sono ovunque: nel terreno, nell’aria, nell’acqua e negli alimenti che in quelle zone si coltivano.
E’ tutta la catena alimentare che è stata compromessa. Su centinaia di ettari di terreno, nonostante molti di essi siano stati posti sotto sequestro, si continua a coltivare e si irriga con acqua altamente inquinata.
Gli uomini del Corpo Forestale dello Stato, che hanno effettuato prelievi proprio sotto le coltivazioni di ortaggi che riforniscono i mercati di quelle zone, hanno scoperto che, a pochi metri di profondità, erano stati interrati grandi quantità di solventi chimici, materiale di scarto edile, lamiere di eternit. Si tratta di una moltitudine di rifiuti altamente tossici che avrebbero dovuto seguire un iter speciale per il loro smaltimento, ma che hanno trovato dentro queste buche il loro nascondiglio.
In quelle zone l’aria è calda, appiccicosa, maleodorante, tutto trasuda insalubrità e morte. Ecco perché l’appellativo di Terra dei Fuochi non rende minimamente la follia e la gravità della situazione. Il dramma è che l’aspetto più evidente e quello che più arreca immediato fastidio alla popolazione, ossia i mille focolari accesi per bruciare rifiuti, è anche quello meno grave e meno minaccioso.
Il vero problema non è tanto il rifiuto urbano, che certo è comunque un fattore altamente inquinante, ma il rifiuto industriale. Quest’ultimo è anche quantitativamente maggiore e arreca danni più temibili e duraturi. Fare l’elenco di quel che si può trovare a pochi metri di profondità è praticamente impossibile, tanto varia è la natura dei rifiuti che vengono interrati in queste zone.
Si tratta di rifiuti altamente tossici, solventi chimici, liquami velenosi, scorie industriali e radioattive, rifiuti ospedalieri, farmaceutici, fanghi termonucleari e altre numerose sostanze venefiche.
Il triste pellegrinaggio degli scarti industriali inizia con un’organizzazione criminale che si presenta come ditta specializzata nello smaltimento rifiuti e si offre di provvedere al loro trattamento per cifre molto competitive. Una volta ricevuto l’incarico, da ogni parte d’Europa, si procede al trasporto dei rifiuti e quindi al loro smaltimento con modalità illegali, senza dar peso alla compattazione, alla copertura giornaliera, o alle più elementari tra le norme vigenti in tema di smaltimento dei rifiuti. Semplicemente si scavano delle buche, anche a pochissimi chilometri dai centri abitati, e in quelle bare di terra si riversa una quantità di materiali tale da condannare a morte tutto e tutti per il raggio di diversi chilometri.
Le indagini della Magistratura hanno evidenziato come le ecomafie, da oltre vent’anni, hanno riversato tonnellate di rifiuti particolarmente pericolosi, molto spesso volutamente mescolati tra loro per rendere più complessa la ricerca e l’individuazione dei diversi materiali. Ma la conseguenza peggiore di questo inumano camuffamento è che le reazioni chimiche che si innescano da simili miscele rendono ancora più nocivo, instabile e spesso perennemente fumante la poltiglia che ne deriva.
Una trattazione a parte meriterebbe la qualità dell’acqua di quelle zone. Decine di Tribunali italiani se ne sono occupati e molti dei procedimenti penali sono già andati a sentenza. Non si contano più i pozzi artesiani, tra Napoli e Caserta, sequestrati dalla Magistratura per evitare che il liquame ivi contenuto venga utilizzato per l’irrigazione di campi.
Le falde acquifere di molte località sono seriamente compromesse e per alcune si teme l’irreversibilità del danno da inquinamento, tanto è stato intenso ed è perdurato l’ininterrotto afflusso di solventi e liquami filtrati nelle profondità dei terreni.
Attraverso l’inquinamento delle falde acquifere e della vegetazione, tanto delle coltivazioni umane quanto dei pascoli di cui si nutre il bestiame, si sono riscontrati frequenti e gravi casi di sostanze cancerogene nel sangue del bestiame, tanto che, per il tramite della catena alimentare, si è presto arrivati a riscontrare le medesime patologie anche tra gli abitanti.
Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha avuto modo di effettuare studi e rilievi, e quello che ha evidenziato è un’alta percentuale di morti per patologie riconducibili all’inquinamento ambientale e la nascita di diversi individui con malformazioni congenite, derivanti sempre dalla presenza di sostanze altamente chimiche in terra, aria e acqua.
Tuttavia sono dati che necessitano di ulteriori studi, conferme ed approfondimenti prima di convincere i più scettici che esiste un nesso tra l’elevata mortalità nella Terra dei Fuochi e l’inquinamento di quelle aree. Sono stati censiti non pochi bambini che dalla nascita non avevano la tiroide, che è certamente un campanello dall’allarme. Ma non sono solo i tumori a insinuarsi nelle vite dei residenti, c’è tutta una serie di gravi patologie non tumorali, che prima erano rare e che ora sono diventate comuni. Occorre guardarle bene tutte queste persone. Occorre che si valutino bene le loro patologie, che ci si interessi ai loro tumori e alle loro malformazioni congenite. Guardatele bene, perché quello è il futuro che attende tutti coloro che non avranno la fortuna di andare a vivere altrove e che tra una decina di anni seguiranno lo stesso calvario.
A negare lo stretto legame tra malattia e inquinamento ambientale è spesso la stessa Magistratura italiana. I Giudici non sempre ritengono provato il nesso di causalità da sempre denunciato dai numerosi coordinamenti di cittadini della zona che, allarmati dai rischi o già vittime dell’ecomafia, chiedono di essere risarciti o di essere meglio tutelati. A titolo di esempio si pensi alla recente sentenza del Tribunale di Nola che ha ritenuto di rigettare la richiesta di riconoscimento del danno biologico avanzata da un operatore del nucleo ecologico del Comune di Marigliano. L’uomo, trovandosi in servizio in piena emergenza rifiuti, ha respirato per diverse ore al giorno gas e fumi tossici che si innalzavano in colonne di fumo nero a seguito dell’incendio di cumuli di immondizia. Per il Tribunale di Nola non è dunque provato il nesso di causalità tra l’inquinamento ambientale e le centinaia di manifestazioni tumorali. In altre e più comprensibili parole: nella Terra dei Fuochi non si muore per inquinamento ambientale!
Qual è invece la posizione dello Stato italiano? Per lustri ha minimizzato la questione, arrivando a negare l’esistenza di un allarme di natura ambientale in quelle zone. Quando genocidio ed ecocidio erano troppo evidenti e non era più sufficiente voltarsi dall’altra parte e fare finta di nulla, ecco che la politica nazionale ha dato segnali di interessamento.
Eppure la connivenza tra Stato e Mafia è evidente. Basta considerare che molte discariche abusive, la cui illegalità è nota a tutti, vengono utilizzate periodicamente per riversare tonnellate di spazzatura, durante le diverse emergenze rifiuti che vedono protagonisti la città di Napoli e i comuni limitrofi. In altre parole, durante le emergenze rifiuti, i camion della nettezza urbana comunale vengono svuotati in discariche che non dovrebbero neanche esistere perché del tutto abusive.
Ma basta meno per individuare la responsabilità che lo Stato ha avuto nel genocidio ambientale che caratterizza la Terra dei Fuochi. Basta solo farsi alcune domande. Come può accadere che queste cose avvengano senza che nessuna autorità decida di intervenire? Che fine hanno fatto e come hanno operato coloro che per proprio istituto (in quanto tecnico o dirigente politico) erano tenuti a monitorare il territorio e a controllare la qualità degli alimenti, dell’acqua, dell’aria e della terra? Com’è possibile che da tutta Europa centinaia di camion abbiano trasportato milioni di tonnellate di rifiuti tutte lì in Campania e nessuno mai si sia preoccupato di verificare la rintracciabilità di quei materiali, andando anche a vedere con precisione dove e come venivano smaltiti?
E ora che succede? Ora la parola d’ordine è “bonifica”. Occorre ripulire, ripristinare, restituire la fertilità alla terra, mettere in sicurezza quei tanti appezzamenti di terreno in cui il livello di inquinamento è palesemente irreversibile. Sul versante delle bonifiche lo Stato e molto di più l’Ue elargiranno cifre miliardarie. Saranno davvero alcuni miliardi quelli che nei prossimi anni si spenderanno nell’intento di liberare il terreno dai mille veleni.
Ma i miliardi per l’emergenza rifiuti non sono una novità in Campania. Secondo l’On. Ermete Realacci, Presidente della Commissione ambiente della Camera, si è già speso moltissimo per fare pochissimo, il presidente riferisce di “un enorme sperpero di denaro pubblico, si parla di circa 4 miliardi di euro che sono stati spesi nell’emergenza rifiuti in Campania, anche se noi sappiamo che purtroppo un sistema adeguato di smaltimento rifiuti in Campania e un sistema di raccolte differenziate sono molto lontani dall’essere raggiunti”.
Un’altra cosa noi sappiamo: la mafia è una Holding e si dirige sempre dove ci sono soldi. Basta poco e finiamo per fare arricchire ulteriormente le persone che hanno creato questa ecocidio. Che non sia solo una fantasiosa e remota ipotesi, lo dimostrano alcune interessanti inchieste, condotte dai Magistrati antimafia della Procura di Napoli, dalle quali emerge che: “Molti protagonisti delle ecomafie, che fino a ieri si sono arricchiti seppellendo rifiuti tossici, oggi si candidano per acquisire gli appalti per le bonifiche, con nuove aziende appositamente costituite”. E simili timori potrebbero ottenere già da subito una conferma, come si legge su L’Espresso di questi giorni: “Le mani di Carminati sulla Terra dei Fuochi. La Camorra l’ha avvelenata, Mafia Capitale ha ottenuto la bonifica per ripulirla”. Non partiamo certo con il piede giusto…
La Terra dei Fuochi è qualcosa che non ha pari in tutta Europa. Dare una mano a coloro che vivono in quei comuni, anche semplicemente parlando del genocidio e dell’ecocidio che li coinvolge, è uno dei doveri che la società civile ha nei loro confronti. Diversamente, ignorando ogni cosa, li condanneremmo ad essere tutti interrati vivi, sepolti insieme a quei velenosi rifiuti che hanno già condizionato tanto le loro vite.
di Adelaide Conti

Mine antiuomo e violazione dei diritti dei bambini

Alla malvagità umana, si sa, non ci sono limiti, ma questi sono stati ampiamente superati da quando le mine antiuomo vengono rese sempre più “attraenti”, come giocattoli che attirano la naturale curiosità dei bambini che toccandole saltano in aria con mefistofelica soddisfazione dei soliti carnefici. Non solo. Le mine così come altri residui bellici inesplosi (Erw) uccidono, feriscono e rendono orfani questi bimbi. In molti Paesi colpiti da tale fenomeno, i bambini rappresentano un terzo di tutte le vittime.
mine-antiuomoSecondo la Campagna internazionale per la messa al bando delle mine antiuomo, circa 6mila persone sono state uccise o mutilate da queste stesse mine nel 2006, il numero più basso di incidenti registrati dall’entrata in vigore nel 1997 del Trattato per la messa al bando delle mine.
I bambini sono le principali vittime delle mine e degli ordigni bellici inesplosi, incluse le bombe a grappolo, spesso colorate, luccicanti e quindi attraenti ai loro occhi perchè considerate come possibili giocattoli. Per la loro piccola corporatura hanno più probabilità di morire in seguito alle esplosioni di mine rispetto agli adulti. Circa l’85% dei bambini vittime delle mine muoiono prima di raggiungere l’ospedale.
I bambini ed in particolare quelli rifugiati e sfollati sono quelli più in pericolo e i principali bersagli delle mine antiuomo perchè ignari dei pericoli derivanti dal giocare o attraversare zone pericolose. Le lesioni provocate dalle mine antiuomo includono la perdita degli arti, la vista o l’udito con la conseguente inabilità permanente.
Senza adeguate cure mediche, i bambini feriti dalle mine antiuomo sono spesso tolti dalle scuole. Hanno quindi limitate prospettive future in campo educativo e professionale e sono spesso considerati un onere per le loro stesse famiglie.
Tali mine antiuomo rovinano la vita di questi bambini quando gli stessi genitori o coloro che si prendono cura di loro vengono anch’essi feriti e uccisi. Nel caso in cui le loro madri siano uccise o mutilate hanno meno probabilità di ricevere un’alimentazione adeguata, di essere protetti da un eventuale sfruttamento ed abuso. Quando i padri sono le vittime delle mine antiuomo, i bambini sono spesso costretti ad abbandonare la scuola e ad iniziare a lavorare per integrare il reddito familiare.
Il costo di prevedere la cura a lungo termine per i bambini vittime delle mine antiuomo può rivelarsi proibitivo. Le cliniche di riabilitazione sono spesso troppo costose se non addirittura difficili da raggiungere. Le mine antiuomo non ancora identificate impediscono la costruzione di case, strade, scuole, strutture sanitarie ed altri servizi essenziali. Impediscono inoltre l’accesso ai terreni agricoli e l’irrigazione.
Le mine antiuomo e i residui bellici inesplosi violano manifestamente la maggior parte degli articoli della Convenzione sui Diritti dei Bambini: il diritto di un bambino alla vita, ad un ambiente sicuro in cui giocare, il diritto alla salute, all’acqua potabile, a condizioni sanitarie e ad un’educazione adeguata.
di Cinzia Palmacci

Le predizioni di Nikola Tesla sul futuro dell’umanità

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Smartphone, droni, internet, wi-fi: il geniale Tesla aveva già previsto tutto questo quasi un secolo fa.
Nikola Tesla, oltre ad essere un genio dei suoi tempi, è stato anche un grande visionario. In più di uno scritto ha mostrato di saper vedere oltre la sua epoca e ha previsto per il futuro eventi ed invenzioni che poi realmente hanno avuto riscontri del nostro presente, lasciandoci ancora una volta a bocca aperta.

Tesla aveva previsto lo smartphone

Partiamo con un oggetto che ormai diamo per scontato: lo smartphone. Possiamo asserire che questo tipo di device fa parte ormai della nostra quotidianità. Attraverso gli smartphone si possono controllare altri apparecchi, accedere ad internet, comunicare in tempo reale con altre persone, guardare un film o accedere ad altri servizi. Un secolo fa sarebbe sembrato fantascienza per la maggior parte delle persone ma Tesla, già nel 1926, immaginava un futuro molto simile a oggi. “L’uomo porterà il telefono in tasca, potrà comunicare istantaneamente con gli altri, vedere e sentire le cerimonie delle apertura dei Presidenti guardare le finali di baseball e dal vivo, come se fossero lì”.
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Tesla descrisse, in poche parole, un telefono cellulare capace di mostrare video in diretta streaming. Ai tempi il telefono fisso era già stato inventato da Alexander Bell nel 1876 ed in seguito era sorta la società di telecomunicazioni AT & T, che poi divenne un vero e proprio colosso del settore. Fu invece nel 1973 che venne introdotto il primo telefono cellulare ad opera di Martin Cooper, della Motorola. I primi servizi di telefonia mobile apparirono soltanto nel 1983. Il primo smartphone a tutti gli effetti, IBM Simon, venne rilasciato nel 1994 ma la vera rivoluzione in questo campo avvenne col rilascio di Apple nel 2007.

Internet

Non solo, nel corso di un’intervista rilasciata nel 1926 al reporter statunitense John B. Kennedy del Time, anticipò non soltanto l’avvento degli smartphone ma anche di Internet e delle tecnologie ad esso legate come Skype. “Quando la telefonia senza fili sarà perfettamente applicata, l’intera Terra si trasformerà in un enorme cervello e tutte le cose saranno parte di un intero reale e pulsante. Saremo in grado di comunicare l’uno con l’altro in modo istantaneo, indipendentemente dalla distanza. Attraverso la tele-visione e la tele-fonia riusciremo a vederci e sentirci esattamente come se ci trovassimo faccia a faccia, anche se lontani migliaia di chilometri; e gli strumenti che ci permetteranno di fare ciò saranno incredibilmente semplici, in confronto al telefono che usiamo ora. Un uomo sarà capace di tenerli nel taschino del gilet”.
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Epurazione dell’umanità

In un articolo pubblicato nel 1935 sulla rivista americana Liberty, Tesla avrebbe espresso le sue opinioni riguardo il futuro sino al 2100 e le relative implicazioni nel corso di un’intervista concessa al giornalista George Sylvester Viereck. A detta dello scienziato in futuro la razza umana sarebbe stata “depurata” e che quanti non possedevano un adeguato livello di intelligenza o malviventi come criminali, pedofili, stupratori sarebbero stati eliminati. Questa previsione dovrebbe verificarsi entro il 2100 ed è spesso stata accostata alla filosofia di Adolf Hitler.

Tecnologia Wireless e droni

Riguardo la tecnologia, Tesla si è avvicinato molto alla realtà attuale, spingendosi anche oltre. “Il maggior beneficio deriva dallo sviluppo tecnico che conduce all’armonia e all’unificazione ed in questa linea rientra la trasmissione senza fili (wireless). Un sacco di energia sarà trasmessa senza fili. Tramite questo sistema la voce umana potrà essere riprodotta ovunque e le fabbriche forniranno energia off-shore dalle centrali idroelettriche. I velivoli gireranno intorno alla Terra senza fermarsi e l’energia del Sole sarà controllata per creare laghi e fiumi o grandi deserti”. Tesla aveva anche previsto i droni, dichiarando: “Gli aerei voleranno senza piloti, guidati da terra tramite onde radio”.
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L’estrema lungimiranza dell’inventore serbo croato ci dimostra ancora una volta come il suo spirito visionario abbia potuto ispirare imprenditori moderni come Elon Musk, fondatore dell’omonima casa automobilistica Tesla e Larry Page, cofondatore di Google.

Alieni vivi, UFO e tecnologie avanzate in una base militare segreta in Ohio

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Un ex ingegnere della base aerea di Wright-Patterson afferma che nel sito sono nascosti gli alieni dell’incidente di Roswell. Presenti anche alieni vivi, resti di UFO e tecnologie aliene avanzate.
Non solo Area 51: in Ohio esisterebbe una base militare segreta in cui sarebbero nascoste, oltre a creature aliene viventi, anche degli UFO e prodotti della tecnologia aliena. Ad affermare tale rivelazione è Raymond Szymanski, ex ingegnere dell’Air Force statunitense ormai in pensione che avrebbe lavorato nella base segreta per ben 39 anni. Secondo le dichiarazioni dell’uomo, in quest’area sarebbero nascosti i resti degli alieni che si schiantarono nel 1947 nei pressi di Roswell. Stando a questa testimonianza dunque esistono molte più basi segrete di quante si pensi che stanno lavorando alla presunta tecnologia aliena.
Alieni vivi
A detta di Szymanski gli alieni dell’incidente di Roswell, avvenuto il 2 luglio 1947, furono trasportati nella base aerea di Wright-Patterson (WPAFB) a Dayton, nello stato nell’Ohio, per un’ispezione. Da questa data in poi sono sempre rimasti in custodia alla base segreta. Se ciò è vero significa che l’UFO, insieme a tutta la sua tecnologia avanzata, è ancora in possesso del governo statunitense. L’incidente di Roswell quindi non fu il banale schianto di un pallone sonda meteorologico NOAA, come fu dichiarato all’epoca, ma molto di più.

La testimonianza di Raymond Szymanski

Un superiore di Szymanski gli avrebbe descritto inoltre i tunnel che ospitano gli alieni ancora in vita. In una nota scritta da quest’uomo, pubblicata da al tabloid britannico The Sun, si legge: “Sono stato assegnato all’ufficio di gestione del Laboratorio Avionics per lavorare con il mio mentore Al, ingegnere industriale e laureato in MBA. Durante la mia prima settimana, Al mi ha fornito un consiglio saggio assolutamente inaspettato e non richiesto”. A Szymanski infatti venne chiesto se fosse già al corrente dei “nostri alieni” presenti nella base.
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Tutti coloro che lavoravano alla base, a detta dell’ingegnere, conoscevano questo segreto e quando gli venne rivelato dal suo mentore non poté contenere lo stupore. “Sono rimasto stupito. Io, un giovane studente appena nella sua prima settimana di lavoro, è stato iniziato in un piccolo gruppo selezionato di 10.000 persone e il loro più incredibile segreto. Abbiamo gli alieni e le loro tecnologie nei tunnel sulla nostra base”. L’ex ingegnere afferma che nel WPAFB siano stati costruiti degli impianti moderni di clima controllati e delle camere criogeniche sotterranee in modo da preservare 8 cadaveri degli alieni rinvenuti nell’incidente, le armi, le tecnologie ed i detriti.

Il Blue Book Project

Continuando ad indagare sulla faccenda nel corso di questi anni, Szymanski ha provato a saperne di più. Scoprì così che la divisione di tecnologia aliena presente nella base ospitava il Project Blue Book. Si tratta di un progetto ufficiale dell’aviazione UFO degli anni compresi fra il 1952 e il 1969. Fu l’ultimo di una serie di studi condotti da parte dell’USAF (aeronautica militare statunitense) sugli avvistamenti di UFO. Scopo del Project Blue Book era capire se gli UFO costituissero una minaccia reale per gli USA e di raccogliere, analizzare e classificare tutti i dati raccolti in merito. Dopo 12.618 casi di avvistamento il progetto fu abbandonato.
Alieni vivi
Per i prossimi quattro decenni avevo avuto decine, se non centinaia di brevi conversazioni riguardanti il segreto che mi era stato rivelato durante la mia prima settimana alla base” ha raccontato al giornale Szymanski. L’uomo ha raccolto le sue esperienze in un libro ironicamente intitolato “Fifty Shades of Greys” (50 sfumature di grigi– grigi riferito agli alieni, nda). Nel volume sono contenute foto e documenti interessanti a sostegno del suo pensiero. Resta da capire ora se tali dichiarazioni abbiano un reale fondamento o se si tratti dell’ennesima leggenda metropolitana a tinte fantascientifiche.

Aiuti umanitari e cibo in cambio di favori sessuali: lo scandalo dell’Onu e delle Ong in Siria

Una consulente umanitaria ha denunciato alla Bbc un fenomeno molto diffuso in Siria (e non solo): l’assistenza umanitaria da parte di alcuni operatori in cambio di prestazioni sessuali
La consulente umanitaria Danielle Spencer ha raccontato alle telecamere della Bbc come alcune ong stiano ignorando volutamente gli abusi perpetrati da organizzazioni terze e funzionari locali ai quali si appoggiano per la distribuzione di aiuti in zone pericolose della Siria in cui lo staff internazionale non ha accesso.

La denuncia di Danielle Spencer

Gli aiuti umanitari e il cibo verrebbero erogati in cambio di prestazioni sessuali e la pratica è talmente diffusa che molte donne ormai evitano i centri di distribuzione per paura di essere ricattate. Lo scandalo coinvolge diverse ong e persino l’Onu e la denuncia parte da diversi operatori umanitari fra cui Danielle Spencer, cooperante in un ente di beneficenza che ha voluto raccontare la squallida realtà alla Bbc.
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Non consegnavano gli aiuti sino a quando le donne non si concedevano sessualmente”, ha raccontato la Spencer descrivendo il comportamento inqualificabile di alcuni suoi colleghi. “Una donna che si trova in un centro e attende di ricevere beni essenziali per poter vivere come cibo o sapone dovrebbe essere protetta. L’ultima cosa di cui ha bisogno è un uomo che la ricatti per avere sesso in cambio di quegli aiuti”, ha sottolineato la consulente.

Una prassi vergognosa diffusa già nel 2015

Non si tratta però di un fenomeno del tutto nuovo: casi simili erano stati denunciati già tre anni fa. Danielle Spencer ha avuto modo di sentire le testimonianze agghiaccianti di alcune donne siriane in un campo profughi in Giordania, nel 2015. Anche in quel caso gli aiuti venivano distribuiti in cambio di sesso. A qualche mese di distanza, l’International Rescue Committee aveva segnalato dei dati allarmanti: su 190 donne  a Quneitra e Daràa, circa il 40% era stata vittima di violenza sessuale mentre chiedeva assistenza. La denuncia fu presentata alle Agenzie Onu e alle organizzazioni caritatevoli internazionali durante un’assemblea indetta il 15 luglio 2015 ad Amman dall’ Unfpa, Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione.
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Il rapporto dell’Unfpa sulle violenze di genere in Siria

Nel 2017 l’Unfpa ha stilato un rapporto riguardo le violenze di genere in Siria, concludendo che in diverse province l’assistenza umanitaria è stata erogata in cambio di prestazioni sessuali. La relazione, intitolata “Voci dalla Siria 2018”, racconta di ragazze e donne sposate con funzionari per brevi periodi solo per poter avere del cibo in cambio di sesso. Secondo il rapporto, generalmente i funzionari addetti alla distribuzione chiedono il numero di telefono di ragazze e donne e elargiscono aiuti in cambio di altri favori o di visite a casa loro o più esplicitamente in cambio di una notte insieme. La relazione riporta anche che le donne senza un “protettore uomo” come ad esempio sfollate, divorziate o vedove sono particolarmente vulnerabili e soggette allo sfruttamento sessuale.
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Una soluzione ancora lontana

Per l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) tali informazioni non sarebbero sufficienti per prendere dei provvedimenti contro organizzazioni o persone accusate di sfruttamento sessuale verso le donne in Siria. È stata comunque avviata una nuova inchiesta in modo da poter raccogliere maggiori informazioni e prendere delle misure di segnalazione e prevenzione.

Il mistero dei 400 portali in pietra scoperti in Arabia Saudita

Grazie a Google Earth sono state individuate 400 strutture geometriche in pietra, simili a dei cancelli, in una zona desertica dell’Arabia. Il loro scopo? Per ora è ancora un mistero.
In Arabia Saudita, nella regione di Harrat Khaybar, sono stati scoperti 400 portali in pietra in prossimità di alcuni crateri vulcanici. Un vero e proprio mistero a cui gli archeologi dovranno trovare una spiegazione: si tratterebbe delle strutture artificiali più antiche della zona, ma in quanto al loro scopo effettivo ancora non si sa nulla.

Misteriose costruzioni a ridosso di un’area vulcanica

La scoperta è stata fatta grazie a Google Earth, strumento che al giorno d’oggi viene utilizzato sempre più spesso in ambito archeologico. Com’è noto, il software genera immagini della superficie terrestre servendosi di foto aeree e satellitari. David Kennedy, professore dell’University Western Australia, in questi anni è riuscito ad individuare quasi 2000 siti archeologici sinora sconosciuti nel solo territorio arabo. Fino ad adesso, però, non si era mai imbattuto in peculiari costruzioni a ridosso di un’area vulcanica.
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Portali antichi di 7000 anni

Le fotografie satellitari hanno rivelato la presenza di 400 strutture geometriche dai lati che vanno dai 13 sino ai 518 metri di lunghezza, edificate sulla lava in una zona dell’Arabia Saudita pressoché desertica. Secondo gli esperti questi portali potrebbero avere un’età di 7000 anni, ma a tutt’oggi “la loro funzione rimane sconosciuta”. Quel che è certo è che si tratta di costruzioni artificiali, edificate dall’uomo, “realizzate probabilmente in un periodo in cui quella zona era molto più florida ed ospitale di quanto non sia ora”, ha ipotizzato il professor Kennedy. Il paesaggio attuale è difatti costituito da campi di lava sterili e inospitali, con una presenza molto ridotta di vegetazione e acqua.
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Qual è la loro funzione?

Secondo la descrizione di Kennedy tutte le costruzioni presentano delle pareti basse, in pietra, ed alcune possiedono anche dei pali agli estremi. Tutte, però, formano delle forme rettangolari con degli orientamenti diversi ed apparentemente privi di una logica precisa, ciò fa escludere anche possibili collegamenti con le costellazioni del firmamento. Nei prossimi mesi saranno avviate delle ricerche sul posto per cercare di risolvere questo nuovo affascinante mistero.