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giovedì 1 ottobre 2020

EUTANASIA: l’associazione Dignitas offre suicidi assistiti al costo di 3.500 euro

SE E' VERO COME E' VERO CHE NEL XIV SECOLO GLI ZUAVI SVIZZERI DIFESERO LA FEDE E LA TRADIZIONE A COSTO DELLA VITA, LA SVIZZERA DI OGGI FAVOREVOLE ALL'EUTANASIA GLI SAREBBE IRRICONOSCIBILE.... 


Zurigo sta diventando sempre di più una meta per i malati terminali che vogliono praticare il suicidio assistito. Per un malato terminale il viaggio di sola andata a Zurigo si conclude alla Dignitas, un’associazione svizzera, che ha sede a Forch (Zurigo), fondata nel 1998 da Luwig Minelli, che si offre di accompagnare i pazienti verso «un’estrema uscita di emergenza».

La ricetta medica somministrata al malato è una pozione amara a base di pentobarbital sciolta in un bicchiere d’acqua e addolcita con qualche cucchiaino di zucchero. Ingerito il cocktail letale, il malato si addormenta, dopo due o tre minuti cade in un coma profondo, poi si ferma la respirazione e il paziente muore. La condizione posta è che l’aspirante suicida porti il bicchiere alla bocca da sé, davanti a testimoni, altrimenti l’associazione può essere perseguita penalmente.

Suicidarsi con Dignitas, però, costa caro, in media 3.500 euro (costo che può variare in base al reddito) oltre al contributo d’ingresso di circa 72 euro e una quota annuale di 36 euro. «Il nostro scopo – racconta Ludwig Minelli – è quello di prevenire il suicidio. Ma se per il paziente affetto da una malattia terminale o da un’invalidità dolorosa e insopportabile, la morte rappresenta l’unica soluzione, noi lo aiutiamo con il suicidio assistito». Il servizio non è rivolto solo ai cittadini elvetici, ma anche a quelli di paesi in cui queste tecniche non sono permesse.

Ogni settimana, sono circa 30 gli italiani che si rivolgono alle associazioni svizzere per informazioni sul suicidio assistito, 15 sarebbero già morti nei lettini svizzeri e altri 3 sono ora in lista d’attesa. Sono soprattutto malati di tumore, Parkinson e Sla. Le persone che hanno deciso di morire con Dignitas sono già 125. L’associazione consta di 1800 iscritti, che versano annualmente una quota per le spese di 17 euro circa. I presupposti per ottenere il nulla osta verso la morte sono: essere socio di Dignitas, avere la capacità di intendere e di volere, essere afflitto da una malattia terminale o da una menomazione che comporti dei dolori insopportabili. Se si supera la selezione, si sceglie la data e, senza familiare accanto (in Italia l’accompagnatore rischia da 6 a 12 anni di detenzione), si raggiunge la “clinica della morte”.

In Usa ed Ecuador vince la vita



(Mauro Faverzani) Buone notizie sul fronte della vita. A dispetto del nome, Lenin Moreno, e del partito, Alianza Pais, dichiaratamente di sinistra, il presidente dell’Ecuador ha posto il proprio veto all’intero progetto di legge relativo al Cos-Codice Organico per la Salute, benché già approvato a maggioranza dall’Assemblea nazionale con soli 8 voti contrari. In questo modo Moreno ha bloccato nel suo Paese la pericolosa avanzata di aborto, maternità surrogata e ideologia gender nelle scuole, dando retta alla popolazione, mobilitatasi nei giorni scorsi dinanzi alla sede del governo, a Palazzo Carondelet, residenza del Presidente, nonché sui social, per chiedere che col proprio intervento scongiurasse l’entrata in vigore della normativa. Non si può ancora gridare allo scampato pericolo, poiché il rischio ora è che, con qualche minimo correttivo, il testo possa essere a breve ripresentato. Lo stesso ministro della Salute, Juan Carlos Zevallos, ha dichiarato in tal senso: «Non v’è stato né rigore scientifico, né rigore clinico nel redigere la legge. Il veto totale al Codice Organico della Salute risponde ad un imperativo sociale. Dobbiamo intraprendere un nuovo processo più inclusivo, più tecnico, più basato sull’evidenza scientifica», parole che suonano quanto mai sibilline. Intanto, comunque, un importante, benché temporaneo argine è stato messo al tentativo posto in essere dalle forze progressiste. La segreteria del Presidente ha chiarito come il veto sia stato motivato da ragioni tecniche e non religiose, comunque sia ciò è bastato per far esultare i gruppi pro-life ecuadoregni. Gioia ha espresso anche l’arcivescovo metropolita di Quito, nonché primate dell’Ecuador, mons. Alfredo José Espinoza Mateus, che ha definito senza mezzi termini il testo bloccato un «codice di morte: la vita ha trionfato».

Ed ha trionfato anche negli Stati Uniti dopo l’annuncio dato dal presidente Donald Trump relativo all’«Ordine esecutivo Born Alive», con cui ha garantito le necessarie tutele legali ai bambini sopravvissuti all’aborto, con ricovero in ospedale e cure adeguate. Furibondi i Democratici, che al Senato avevano promesso di bloccare il disegno di legge in materia, d’accordo anche la loro candidata alla vicepresidenza, Kamala Harris. Secondo loro, le normative vigenti assicurerebbero già adeguata protezione ai neonati, ma non è così, come evidenziato dal senatore Ben Sasse, repubblicano del Nebraska, co-promotore del progetto legislativo relativo alla protezione dei bimbi sopravvissuti all’aborto, progetto purtroppo bocciato in Senato lo scorso 23 febbraio. Ma il presidente Trump ha provvidenzialmente fatto piazza pulita degli oppositori con l’annuncio di questo nuovo ordine esecutivo, annuncio dato nel corso dell’annuale «Colazione nazionale di Preghiera Cattolica», quest’anno, a causa della pandemia, svoltasi non in presenza, bensì trasmessa in diretta ad oltre 10 mila partecipanti registrati: «Noi crediamo nella verità eterna per la quale ogni bambino, nato e non nato, viene creato come santa immagine di Dio – ha detto Trump – Io difenderò sempre il sacro diritto alla vita».

Il provvedimento presidenziale, secondo l’Istituto Guttmacher, riguarderebbe almeno 12 mila sopravvissuti sui circa 926 mila aborti praticati ogni anno. Intanto, restando in tema, i Cavalieri di Colombo hanno organizzato dal 4 al 12 ottobre una «Novena per la Vita» nell’ambito delle manifestazioni previste negli Stati Uniti in occasione del «Mese per il Rispetto della vita», promosso ogni anno ad ottobre dalla Conferenza episcopale americana ed avente come tema per il 2020 «Vivere il Vangelo della Vita». Ogni giornata della novena prevede la recita del S. Rosario, una meditazione ed un’orazione conclusiva a Maria, tratta dall’enciclica «Evangelium Vitae» di Giovanni Paolo II. Nel «Mese per il Rispetto della vita», la Conferenza episcopale americana stanzia risorse economiche per aiutare le parrocchie, i sacerdoti, le famiglie e le scuole a promuovere incontri di preghiera e di sensibilizzazione sul tema, restando purtroppo l’aborto la principale causa di morte negli Stati Uniti, avendo provocato molte più vittime di quelle causate dalla stessa pandemia da Covid-19.

La speranza è che queste buone notizie rappresentino il volano per promuovere ed incoraggiare anche altrove nel mondo una presenza creativa del popolo per la vita a tutti i livelli, popolari, ecclesiali ed istituzionali.

sabato 26 settembre 2020

BENVENUTI IN MATRIX

LA DISUMANIZZAZIONE MESSA IN ATTO CON IL COVID 19 ATTRAVERSO PROTOCOLLI SANITARI QUALI IL DISTANZIAMENTO SOCIALE SI STANNO RIVELANDO FUNZIONALI AL PASSAGGIO VERSO L'ERA TRANSUMANISTA. UN'ERA IN CUI LA COMPASSIONE, L'ALTRUISMO, L'AMORE,  LE FORME ARTISTICHE QUALI MUSICA, LETTERATURA, LA CULTURA IN GENERE, VERRANNO TRASCESI DALLA FREDDA LOGICA DELLE MACCHINE   


Dalle visioni distopiche di Aldous Huxley alle ricerche scientifiche, l'utero artificiale è realtà. Le prossime generazioni nasceranno per ectogenesi?



Nel 1486 il noto umanista e filosofo Giovanni Pico della Mirandola scrisse la sua celebre orazione, Discorso sulla dignità dell’uomo (Oratio de hominis dignitate), per dimostrare e celebrare la potenza dell’intelletto che mette l’essere umano al centro dell’Universo, distinguendolo così dalle altre creature.
L’uomo per Pico è il medium tra la condizione di bestia e quella di Dio: può innalzarsi al cielo o rendersi animale. Avvalendosi delle sue capacità intellettive, l’uomo può diventare artefice del proprio destino. Su ciò si basa il concetto di “dignità umana” ovvero la qualità suprema che solo l’uomo ha ricevuto da Dio: egli può coltivarla e farla crescere facendo buon uso del libero arbitrio che gli è stato assegnato, oppure degradarsi tradendo la sua stessa natura.

A distanza di cinque secoli, l’insegnamento di Pico e degli altri filosofi dell’Umanesimo sono convogliati in un sistema che porta lo stesso nome ma che ha poco in comune con il Rinascimento. L’Umanesimo promosso infatti da pensatori mondialisti come i fratelli Aldous e Julian Sorel Huxley (cofondatore e primo direttore dell’UNESCO), ha abbracciato la filosofia positiva di Comte e il neodarwinismo, dando vita a un’ideologia ibrida che unisce eugenetica, neo-malthusianesimo, socialismo e una spiccata attenzione per le scienze e il controllo sociale, arrivando a prevedere un ulteriore passo avanti nell’evoluzione umana: il Transumanesimo. Si tratta, in estrema sintesi, di un progetto dai connotati demiurgici, che, come spiega il professor Antonio Marazzi, docente di antropologia culturale all’Università di Padova, «si è affermato come una sorta di new age dai contorni ambigui, quasi una setta, che predica l’avvento di un futuro utopico in cui l’uomo potrà finalmente essere libero dalle sue catene biologiche».

Un futuro che vedrà l’alba di un uomo nuovo.

Le tappe del Transumanesimo

È stato lo stesso Julian a dichiarare in New Bottles for New Wine: Essays la sua “professione di fede” in questo nuovo “credo” scientifico:
«La specie umana può, se lo desidera, trascendere sé stessa – non solo sporadicamente, un individuo qui in un modo, un individuo là in un altro modo, ma nella sua totalità, come umanità […] “Credo nel transumanesimo”: una volta che vi siano sufficienti persone che possono seriamente affermarlo, la specie umana sarà sulla soglia di un nuovo tipo di esistenza, diverso dal nostro quanto il nostro lo è da quello dell’uomo di Pechino e realizzando così, consapevolmente, il proprio destino».

La «nuova visione del destino umano» promossa da Julian Huxley si è però “convertita” in uno scenario che neppure romanzieri quali Isaac Asimov e Philip Dick avrebbero potuto immaginare, tra scenari di ibridazione e di interfaccia virtuale. L’uomo è stato infatti scalzato dal suo ruolo di libero plasmatore del proprio destino dalle stesse macchine che con tanta dedizione sta ora costruendo. Nessuna battaglia fantascientifica all’orizzonte: semplicemente l’uomo si è fatto “plagiare” dalla pigrizia e ammaliare dalla possibilità di abbattere la natura per abbracciare tutto ciò che è artificiale. L’atteggiamento demiurgico, persino prometeico, di abbattere la natura, riscrivere i confini di ciò che è “umano” per modificare, migliorare e aumentare le proprie capacità è un atteggiamento tipicamente moderno all’insegna dell’idea visionaria di “evoluzione”.
Per questo motivo il Transumanesimo è l’ideologia di riferimento del mondialismo che attraverso tappe forzate sta traghettando l’umanità verso una vera e propria rivoluzione antropologica: creazione di spermatozoi in vitro, apprendimento tramite alimentazione del cervello (HRL Laboratories), rianimazione di soggetti clinicamente morti (società biotech Bioquark, progetto Reanima), creazione di robot umanoidi (University of Science and Technology of China), microchip dermali NFC, realtà virtuale, ecc. La pulsione dell’uomo moderno è infatti quella di migliorare le proprie potenzialità, per giungere infine a sostituirsi alla compiuta evoluzione naturale, per proseguire il proprio corso secondo autonome finalità.
Ogni aspetto della vita dell’uomo sembra che stia per essere “riscritta” in chiave tecnologica: alle maglie di questa “evoluzione” indotta non scappa nemmeno la riproduzione, passando dalla maternità surrogata all’ectogenesi (utero artificiale).

Dalla maternità surrogata all’ectogenesi

La maternità surrogata o gestazione per altri (gpa), a cui ho dedicato il saggio Utero in affitto (rEvoluzione Edizioni) rientra in questo discorso: è infatti uno dei molteplici aspetti dell’incombente presenza dell’artificiale nella nostra vita. Come spiega ancora l’antropologo Antonio Marazzi, essa «rappresenta un intervento radicale di manipolazione del normale periodo di gestazione. L’espressione generale “utero in affitto” chiarisce bene di cosa si tratta […] Non vi è da stupirsi che tale tecnica abbia sollevato forti discussioni: a molti è sembrata una violazione di un ambito che in tutte le culture è oggetto di una particolare sensibilità, bisognoso di protezione più che di manipolazione e ancora avvolto in un alone di mistero».

L’attuale orizzonte post-umano verso cui ci sta traghettando la modernità impone di oltrepassare le possibilità naturali, intese come un evidente “limite” per giungere fino all’estremo: il punto di approdo è una società in cui gli uomini conviveranno con i robot (e verranno persino scalzati da questi sul posto di lavoro!), come sempre più articoli ci ricordano. Spermatozoi in provetta e uteri artificiali sono sgusciati dalle distopie per divenire reali. Semplicemente l’uomo della strada non ne è consapevole perché i Media mainstream hanno appena iniziato a occuparsene. Siamo cittadini di una zona grigia in cui realtà e finzione si fondono, in cui i deliri prometeici stanno riscrivendo la nostra società.

Così George B. Dyson, figlio del celebre fisico Freeman Dyson e docente alla Western Washington University, sposa la causa dell’artificiale contro ogni timore che la tecnologia dei computer renda l’uomo “antiquato” o le macchine possano in futuro scontrarsi con esso. Nel suo L’evoluzione delle macchine da Darwin all’intelligenza globale, Dyson asserisce che la vita, avendo avuto origine «a partire dalle sostanze materiali e dalle forze esistenti al mondo […] potrebbe svilupparsi di nuovo dalle sostanze materiali e dalle forze che muovono le macchine». Come nota ancora Marazzi, in questo passo Dyson rispolvera lo scrittore inglese Samuel Butler, autore del racconto satirico Erewhon, testo culto dei fanta-transumanisti a cui si ispirò lo stesso Aldous Huxley per il suo capolavoro distopico Mondo Nuovo, che nel 1872 si domandava: «Perché allora noi non potremmo fare parte del sistema riproduttivo delle macchine?».


Il monito di Bill Joy, il papà di Java


Se però Dyson immagina che la teoria darwiniana si adatti anche alle macchine, arrivando quindi a sostenere la silenziosa evoluzione delle macchine, nell’aprile del 2000 su Wired, una delle riviste di punta della nuova era digitale, il papà di Java, Bill Joy, pubblicava una specie di risposta alle ricerche di Dyson.
Nell’articolo “Perché il futuro non ha bisogno di noi”, l’epilogo (cupo) di Joy è esattamente opposto a quello immaginato da Dyson. Joy teme che la digitalizzazione delle discipline scientifiche come biologia e nanotecnologie possa produrre effetti sgradevoli e persino pericolosi. L’incipit del suo articolo è emblematico:
«Dal momento che sono stato coinvolto nella creazione di nuove tecnologie, la loro dimensione etica mi ha preoccupato, ma è stato solamente nell’autunno del 1998 che sono diventato ansiosamente consapevole di quanto grandi siano i pericoli che ci si propongono nel XXI secolo».

Le macchine prenderanno il sopravvento e la specie umana rischia di scomparire nella competizione tra materia organica e inorganica. Scrive Joy:

«…Ciascuna di queste [nuove] tecnologie offre una promessa non detta […] Insieme potrebbero in maniera significativa aumentare la nostra soglia di vita e migliorare la qualità della nostra vita. Tuttavia, con ciascuna di queste tecnologie una sequenza di piccoli, individualmente sensibili passi in avanti portano a un accumulo di enorme potere e in concomitanza quindi a un grande pericolo. […] Credo non sia affatto un’esagerazione l’affermare che siamo sulla soglia per l’ulteriore perfezionamento del male, un male le quali possibilità si aprono ben al di là delle armi di distruzione di massa lasciate alle nazioni-stato, verso un sorprendente e terribile conferimento di potere di individualità estreme».

Questo potere si sta oggi concentrando anche sulla riproduzione sessuale. Il ricorso all’artificiale che riguarda la maternità surrogata può essere intesa come l’anticamera per l’ectogenesi. La scelta di ricorrere alla maternità per procura avviene inoltre anche per futili motivi: a ricorrere all’utero in affitto non sono solo coppie sterili ma anche le classiche donne “manager” che non vogliono dover portare in grembo per nove mesi il bambino e privarsi così dei ritmi frenetici del proprio lavoro. Insomma, per non rischiare la propria carriera o per non “rovinare” il proprio corpo nel caso di attrici o modelle, molte donne si rivolgono alle madri surroganti affinché queste le sostituiscano nel lato più gravoso della gravidanza (e del parto ovviamente, che ormai è divenuto un tabù nella società occidentale). Ciò è evidentemente classista e ferocemente egoista, eppure Hollywood, le serie tv e i Media ci hanno abituato negli ultimi vent’anni ad accettare come “normale” anche le derive della gestazione per altri. L’egoismo non viene solo “compreso” ma anche giustificato, persino promosso, ribaltando di fatto la realtà e inculcando nell’immaginario collettivo una nuova morale. Inoltre si è instillato nella mente delle donne che la gravidanza sia una malattia e che vada ospedalizzata, giustificando così, come vedremo, le ricerche nel campo dell’utero artificiale.


Il Mondo Nuovo di Aldous Huxley

In Mondo Nuovo, Aldous Huxley immaginava infatti che le “nuove” generazioni sarebbero state generate con sofisticate tecniche scientifiche e nate in uteri artificiali all’interno di apposite fabbriche. Il romanziere inglese nel lontano 1932 preconizzava un traguardo tecnologico che solo settant’anni dopo sarebbe stato sfiorato. La potenza del saggio distopico huxleyano è di aver anticipato con sconcertante precisione temi quali lo sviluppo delle tecnologie della riproduzione (prima ancora della scoperta del dna da parte di Watson e Crick), l’eugenetica e il controllo mentale (dall’ipnosi al metodo farmacologico) usati per forgiare e manipolare un nuovo modello di uomo.
Il mondo globale descritto da Huxley è solo in apparenza un modello perfetto: per ottenere la pace e l’apparente soddisfazione di tutti i bisogni primari, sono stati soppressi quegli elementi che contraddistinguono l’essere umano nel profondo, la famiglia, l’amore, la filosofia, il libero arbitrio, l’arte, la letteratura.
La società globale che è stata instaurata dopo una guerra devastante, è basata sui principi della riproduzione in serie elaborati da Henry Ford nelle sue industrie. Gli uomini − divisi in caste − sono omologati e addirittura creati in serie come se fossero oggetti, “merce”: la riproduzione umana avviene ormai soltanto per via extrauterina. Gli embrioni vengono prodotti e fatti sviluppare in apposite fabbriche secondo quote prestabilite e pianificate dai coordinatori mondiali in modo da contenere il numero di abitanti. Si è passati così dall’uomo mercificato all’uomo merce, fabbricato grazie alle tecniche biotecnologiche.
Come nella Repubblica di Platone, non esistono più vincoli familiari di alcun tipo («ognuno appartiene a tutti») e i bambini vengono sottratti alle rispettive madri per essere allevati dall’intera comunità. Nel Mondo Nuovo i bambini, ormai generati in provetta, vengono educati dallo Stato, essendo ormai venuta a mancare l’idea di famiglia.
Il condizionamento psicofisico avviene fin dal concepimento attraverso l’eugenetica e nei primi anni di vita attraverso l’ipnagogia, una forma di condizionamento psichico che utilizza l’ipnosi per controllare e indirizzare le menti dei bambini. L’educazione è stata così sostituita dal “condizionamento”.
Per impedire nascite naturali, e quindi non controllate, vengono usate apposite pratiche di contraccezione, insegnate ai giovani nelle scuole. Per impedire il “bisogno” di crearsi una famiglia, gli individui vengono educati fin dall’infanzia ad avere rapporti sessuali liberi scevri da sentimento affettivo: la monogamia è infatti vietata e il sesso è svincolato dall’amore. Le attività dilettevoli più elementari sono incessanti e la promiscuità sessuale, in particolare, è vista quasi come un dovere sociale a tutte le età: dai “giochi sessuali” dei preadolescenti al continuo scambio di partner fra adulti (un rapporto affettivo stabile, infatti, dopo l’abolizione della famiglia, sarebbe visto addirittura come un elemento socialmente pericoloso per il sistema).

Le ricerche sull’utero artificiale

Dall’incubo huxleyano alla realtà, però, il passo è breve. Se a volte i libri profetizzano eventi destinati ad accadere in futuro, dall’altro sembra che certi eventi siano sgusciati dalle pagine di un romanzo per la loro assurdità. Negli ultimi anni il cinema ci ha lentamente abituato a “vedere” un mondo in cui la popolazione si riproduce per via extrauterina: dal film The Island a Matrix. Queste pellicole non hanno però evitato di denunciare le derive del Transumanesimo, mostrando le diseguaglianze di una società divisa tra cloni e cittadini o semplicemente suddivisa in caste, o ancora dove gli esseri umani sono sfruttati come “cibo” energetico per le macchine.
Nel 2002, a settant’anni esatti dalla pubblicazione di Mondo Nuovo, un gruppo di ricercatori al Centro di Medicina Riproduttiva della Cornell University, sotto la direzione della dottoressa Hung-ching Liu, ha realizzato il primo utero umano artificiale, riuscendo così a far crescere un embrione al suo interno per sette giorni. L’equipe ha costruito l’utero artificiale «servendosi prima di una specie di stampo fatto con tessuti al collagene, al cui interno sono state applicate delle cellule prelevate dall’endometrio di una donna, che hanno sostituito a poco a poco i tessuti artificiali, ricostruendo un ambiente simile a quello dell’utero naturale (l’endometrio è la mucosa che ne riveste le pareti interne). L’organo artificiale è stato poi “arricchito” con ormoni e sostanze nutrienti, e infine vi è stata inserita una blastula, cioè un embrione nelle primissime fasi di sviluppo, prelevata tra quelli soprannumerari di interventi di fecondazione artificiale. La blastula ha aderito alle pareti dell’utero artificiale e si è impiantata, proseguendo nello sviluppo fino a che i ricercatori non hanno interrotto il test».

In Giappone il dottor Yoshinori Kuwabara della Juntendo University lavora invece da anni alla realizzazione di un utero artificiale per ottenere l’incubazione fetale extrauterina. Un modo per allevare feti senza neppure più il supporto dell’utero femminile: nel suo embrio-incubatore, riesce a preservare lo sviluppo di un cucciolo di capra per tre settimane. Si dice che questa tecnologia potrebbe essere disponibile per gli umani nell’imminente futuro…

giovedì 24 settembre 2020

Una legge iniqua non può mai essere bene applicata


Lo abbiamo visto verificarsi tante volte. Fatta una legge piena zeppa di paletti, questi paletti prima o poi saltano tutti. Qualche esempio. Legge 898 del 1970 sul divorzio: inizialmente si poteva divorziare solo dopo tre anni dalla separazione. La nuova disciplina abbassa il termine ad un anno e addirittura a sei mesi se la separazione è stata consensuale. Legge 194 del 1978: stabilisce che l’aborto «non è mezzo per il controllo delle nascite». Questo “divieto” (le virgolette sono d’obbligo dato che è un divieto privo di sanzione) è rimasto sulla carta ed è stato ampiamente eluso dalla prassi. Oggi l’aborto, per lo più, viene interpretato come mero strumento contraccettivo. La 194 prevedeva inoltre solo l’aborto chirurgico, ma passa qualche decennio ed ecco spuntare diversi preparati abortivi chimici: RU486, pillola del giorno dopo, pillola dei cinque giorni dopo. Legittimato poi l’aborto con la RU, ma solo tramite ricovero ordinario di tre giorni e non oltre la settima settimana, le recenti nuove linee guida fanno saltare anche questi vincoli: ora il ricovero è in day hospital e l’assunzione di mifepristone può avvenire fino alla nona settimana.

Legge 40 del 2004 sulla fecondazione artificiale: divieto di fecondazione eterologa, divieto per le coppie fertili di accedere alla pratica della fecondazione extracorporea, limite massimo di tre embrioni per ogni impianto, divieto di diagnosi pre-impianto. Anche in questo caso e soprattutto per opera della magistratura, tutti questi paletti sono stati divelti. Legge sulle Unioni civili (76/2016): equiparazione piena tra matrimonio ed unioni civili, eccezion fatta per il dovere di fedeltà e per la filiazione. Ma su questo ultimo punto i magistrati sono stati creativi e hanno trovato il modo, tramite la stepchild adoption e il riconoscimento di filiazioni avvenute all’estero, di evadere il divieto.

Legge sull’eutanasia 219/2017: divieto di praticare l’eutanasia tramite l’aiuto al suicidio. Ecco arrivare la Corte costituzionale e dare semaforo verde al suicidio assistito. Per quale motivo questi divieti sono saltati? Le motivazioni di ordine sociale, politico, culturale sono sicuramente più di una. Qui vogliamo mettere sotto la lente di ingrandimento una motivazione di carattere giusfilosofico. Questi divieti sono stati superati perché in contrasto con la ratio delle norme che li prevedevano. La ratio di una norma è lo scopo principale per cui è stata varata, quindi rappresenta la sua essenza, la sua natura, la sua intima struttura, la sua anima, il suo spirito giuridico. Il fine di un ente, qualsiasi esso sia, chiede di essere soddisfatto: ogni ente, compresa una legge, esige di perfezionarsi, di essere sempre “più se stesso”, di attualizzare le sue potenzialità intrinseche, di concretare la propria identità. Ecco perché ogni limite al fine, alla natura di qualsiasi cosa entra in rotta di collisione con la cosa stessa, perché la natura di un ente mal sopporta costrizioni alla sua natura stessa. Mettete un leone dietro una gabbia: impazzirà, perché il leone è fatto per cacciare libero nella savana. Provate ad ingabbiare una legge malvagia fatta per uccidere. Prima o poi le sbarre di quella gabbia verranno da essa divelte e la legge malvagia fuggirà.

La biografia giuridica di molte leggi inique, come accennato sopra, conforta la validità di questa tesi. Ad esempio la ratio della legge sul divorzio è quella di rompere il vincolo coniugale. Quindi lasciare un tempo di ripensamento di tre anni è, in accordo a questo fine, esagerato. La ratio della 194 è permettere di abortire, considerare l’aborto un diritto. Se è un diritto non deve conoscere limiti, quindi via libera anche all’aborto per limitare il numero di nascite. Se è un diritto deve essere esercitato in tutte le sue modalità, compreso l’aborto chimico e nelle forme meno vincolanti possibili. Ecco spiegato il ricovero in day hospital e l’estensione del limite temporale per l’assunzione della RU486. La natura della legge sulla fecondazione artificiale è quella di produrre bambini sani per soddisfare il desiderio di genitorialità delle coppie. In tal senso sarebbe stato contraddittorio vietare pratiche che permettono più agevolmente di soddisfare questo desiderio, come la fecondazione eterologa, la diagnosi pre-impianto, l’accesso a coppie fertili. Per lo stesso motivo prima o poi anche la pratica della maternità surrogata diventerà lecita nel nostro Paese.

Il fine proprio della legge sulle Unioni civili è avere il matrimonio civile omosessuale. Ma se parliamo di matrimonio anche per le coppie omosessuali, va da sé che i coniugi omosessuali e quelli eterosessuali hanno pari diritti. Dunque anche alle coppie gay deve essere riconosciuto il “diritto” di diventare genitori. Vietare l’omogenitorialità sarebbe contraddittorio con la natura intima della legge.

Infine scopo primario della legge 219 è legittimare l’eutanasia. In tal senso appare irrazionale vietare alcune pratiche eutanasiche: perché dovrebbe essere legittimo morire per mano altrui e non per mano propria con l’aiuto di terzi? Spiegato quindi, limitatamente al piano dell’analisi del diritto, perché una legge malvagia tende per sua natura a farsi sempre più malvagia, liberandosi di tutti quei ceppi che le impediscono di diventare sempre più se stessa.

venerdì 11 settembre 2020

Per l’Oms l’aborto è «essenziale». Anche in tempo di Covid

LA VOCAZIONE EUGENETICA DELL'OMS E' USCITA ALLO SCOPERTO CON LE SUE POLITICHE PRO ABORTISTE SEMPRE PIU' ESPLICITE....

Una guida dell’Oms afferma che contraccezione e aborto devono essere garantiti «indipendentemente dallo status di Covid-19». Una sua funzionaria, Antonella Lavelanet, definisce «essenziale» l’aborto, da consentire anche in minori condizioni di sicurezza. Il piano da 2 miliardi dell’Onu prevede fondi per proseguire la soppressione dei nascituri. È questo l’aiuto ai più deboli di cui parla Guterres?


In tempo di epidemia l’agenda mondialista non si ferma, anzi rilancia. Purtroppo. Per l’Organizzazione mondiale della Sanità, agenzia speciale dell’Onu, non c’è infatti Coronavirus che tenga: l’aborto è irrinunciabile.

È in sostanza quanto si può leggere, tra le altre cose, nella guida dell’Oms intitolata «Clinical management of severe acute respiratory infection (SARI) when COVID-19 disease is suspected», recante la data del 13 marzo. Il punto 12 del documento, dopo aver rassicurato sul fatto che allo stato attuale non esistono prove di particolari complicazioni in gravidanza legate alla diffusione dell’epidemia, si chiude con una noticina inquietante. Questa: «Le scelte e i diritti delle donne in materia di salute sessuale e riproduttiva dovrebbero essere rispettati indipendentemente dallo status di Covid-19, includendo l’accesso alla contraccezione e all’aborto sicuro nella misura massima consentita dalla legge».

Questa affermazione della guida era passata in sordina, ma il 27 marzo è stata rilanciata dalla dottoressa Antonella Lavelanet, una funzionaria dell’Oms impiegata nel «Maternal and perinatal health and preventing unsafe abortion team», che ha parlato in una conferenza online seguita da circa 5.000 persone e ospitata dalla rivista pro aborto Sexual Reproductive Health Matters.

Lavelanet ha reso edotti gli internauti della suddetta noticina e ha inoltre fatto presente che l’Oms sta incontrando diverse organizzazioni professionali per dire che «l’aborto e gli altri servizi [di salute riproduttiva] sono essenziali». Un’istruzione, questa, che è diretta primariamente a quei governi che «stanno cercando di togliere priorità a questi servizi». Non sappiamo se in Francia abbiano ricevuto direttamente il messaggio da rappresentanti dell’Oms, ma quel che è certo è che appena pochi giorni dopo le parole in videoconferenza della Lavelanet il ministro della Salute, Olivier Véran, in risposta alle sollecitazioni della pasionaria socialista Laurence Rossignol, ha definito «un dato inquietante» la notizia che in questi giorni il ricorso all’aborto in terra francese sia in calo.

Ma l’abisso non finisce qui. Secondo la dottoressa Lavelanet, laddove i sistemi sanitari manchino nel garantire l’aborto in tempo di epidemia, le donne dovrebbero poter abortire i loro bambini a casa. «Alla luce […] delle restrizioni all’accesso alle strutture sanitarie, noi diciamo che le donne possono gestire i loro aborti sicuri [sic!] usando mifepristone e misoprostolo fino a 12 settimane».

Lavelanet parla di aborti «sicuri», ma la sicurezza (che certo mai vale per il bambino) non è una sua preoccupazione. Intanto, le evidenze mostrano che l’aborto chimico presenta maggiori complicazioni per le madri rispetto a quello chirurgico, figuriamoci poi in una situazione in cui la donna si troverà a prendere da sola - a medico assente - entrambe le pillole previste dalla procedura ammazza-bambini. Inoltre, la rappresentante dell’Oms è disposta a rinunciare a una serie di altre cautele e medicine, antibiotici inclusi, pur di proseguire gli aborti. «Dove non sono disponibili forniture di antibiotici, l’aborto non dovrebbe essere negato», dice la funzionaria, aggiungendo che «si può considerare una serie di farmaci antidolorifici».

Nel caso di limitate «risorse umane», Lavelanet si spinge a chiedere che una quota di operatori sanitari vengano impiegati nel garantire la «cura» e i «servizi» abortivi. Quindi, lungi dal considerarlo un male assoluto (qual è), l’aborto viene posto sullo stesso piano - se non superiore - di importanza sociale/morale del dare, preservare e salvare la vita. Una diavoleria in piena regola.

L’Oms si conferma in pratica un organo marcatamente politico, che è disposto a mettere da parte la scientificità delle sue posizioni per propagare l’ideologia di turno. «La pro aborto Organizzazione mondiale della Sanità si è preparata per anni per sfruttare una pandemia», ha affermato John Smeaton, leader della Spuc. L’organizzazione pro vita scrive che l’Oms, già nel 2017, aveva catalogato come «essenziali» i farmaci per l’aborto chimico. In una guida del 2012, l’Oms collegava l’aborto ai «diritti umani» e alle «procedure mediche». Sempre nel 2012, insieme ad altre agenzie dell’Onu e alla famigerata International Planned Parenthood Federation, l’Oms pubblicava un documento intitolato «Integrare la salute sessuale e riproduttiva nella gestione delle emergenze sanitarie e del rischio di catastrofi», in previsione di crisi simili a quella che stiamo vivendo. Del resto, ricorda ancora la Spuc, la storia anti-vita e anti-famiglia dell’Oms risale ai tempi del suo primo direttore generale, il dottor Brock Chisholm (sostenitore del controllo delle nascite), che nel 1948 scriveva: «I bambini devono essere liberati da… “pregiudizi” religiosi e culturali imposti su di loro da genitori e autorità religiose».

Gli sforzi abortisti dell’Oms sono sostenuti dal quartier generale dell’Onu. Il 25 marzo è rimbalzata sui media la notizia del piano da 2 miliardi di dollari annunciato dal segretario generale Antonio Guterres per aiutare i Paesi in via di sviluppo nella lotta contro il Coronavirus. Guterres ha chiesto ai governi, anche con belle parole, di sostenere l’idea del Palazzo di Vetro. Peccato che questo piano, come spiega C-Fam, preveda i soliti «diritti sessuali e riproduttivi» (cioè contraccezione, aborto e pure temi Lgbt) come un’area prioritaria della politica sanitaria e di sicurezza alimentare: 140 milioni sono destinati all’Unfpa, il Fondo per la Popolazione e grande braccio abortista delle Nazioni Unite. E questo sarebbe l’aiuto ai deboli voluto dalla regia mondiale?

Evidentemente, se per alcuni questo tempo sta significando un ritorno a Dio, altri stanno invece rivivendo il mistero del cuore del faraone.

giovedì 27 agosto 2020

Nuove “infiltrazioni” nel tempio


UN CASO CHE SIA UN GESUITA AD ESPRIMERSI A FAVORE DELLA DEPENALIZZAZIONE DELL'ABORTO?....

(Mauro Faverzani) 
Uno spirito diabolico continua a serpeggiare senza tregua, ogni giorno, nella Chiesa.

Il sacerdote gesuita Mario Serrano Marte si è espresso ancora una volta a favore della depenalizzazione dell’aborto nella Repubblica Dominicana. Lo scorso 21 agosto ha pubblicato uno sconcertante post sulla sua bacheca di Facebook, in cui dichiara: «Di nuovo nella Repubblica Dominicana si pone il tema della depenalizzazione dell’aborto in tre casi circoscritti [stupro, malformazioni congenite del feto, vita della madre a rischio – NdA]. È una proposta basata su principi etici di giustizia e libertà. La appoggiamo». La proposta in questione è quella presentata nell’ambito della riforma del Codice penale in discussione alla Camera dei Deputati, ma già nel resto del mondo rivelatasi il grimaldello, che di fatto ha introdotto l’aborto tout-court ovunque.

Pur non essendo nuovo a queste tristi sortite, nessun provvedimento concreto è stato finora assunto nei confronti di don Serrano Marte dalla Compagnia di Gesù, che anzi lo mantiene anche nell’incarico di delegato socio-pastorale della Cpal, la Conferenza dei Provinciali Gesuiti dell’America Latina e dei Caraibi. Un paio di anni fa la Provincia delle Antille si dissociò dalle sue affermazioni, ma nulla più.

Del resto, ormai ciascuno dice la sua nella Chiesa, senza pudore e senza temere provvedimenti, che in effetti non verranno: così ecco l’arcivescovo di Amburgo, mons. Stefan Hesse, lo scorso 19 agosto chiedere di aprire un dibattito sull’ordinazione sacerdotale delle donne, infischiandosene di quanto previsto in merito dal Magistero pontificio, stabilito e codificato in via definitiva già nel 1994 da Giovanni Paolo II nella Lettera apostolica Ordinatio Sacerdotalis, che al punto 4 recita : «Al fine di togliere ogni dubbio su di una questione di grande importanza, che attiene alla stessa divina costituzione della Chiesa, in virtù del mio ministero di confermare i fratelli, dichiaro che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa».

Parole chiarissime. Eppure, anche in questo caso, nessun provvedimento è stato assunto nei confronti della posizione ribelle espressa in merito dall’arcivescovo Hesse, che, nella cornice del progetto di riforma del «cammino sinodale», intrapreso in Germania, è membro anzi proprio del forum su «Donne nei ministeri e negli uffici della Chiesa», dopo essersi distinto in passato per i suoi interventi sul cambiamento climatico e sull’immigrazionismo.

Illuminante da questo punto di vista notare come proprio aborto, ecologismo spinto ed immigrazionismo figurino in cima alle priorità descritte da George Soros in una recente intervista rilasciata al quotidiano El País, intervista in cui individua i «nemici» dei «valori fondamentali dell’Ue» proprio in coloro che contrastino una cultura di morte, l’ideologia gender, la perdita di sovranità nazionale da parte dei singoli Stati, nonché le frontiere aperte, anzi spalancate all’“invasione silenziosa”. Tutti gli altri, soprattutto se ministri di Dio, non stanno dunque lavorando per la Chiesa di Cristo, ma per i progetti di Soros. E non è un caso che la sua Fondazione, Open Society, abbia annunciato un sostegno di 220 milioni di dollari ai movimenti delle comunità nere, nel momento in cui il Black lives matter ha ufficializzato la propria strategia politica contraria alla vita, contraria alla famiglia e favorevole alla diffusione del pensiero neo-marxista, sulla linea tracciata dalle sue fondatrici, Patrisse Khan-Cullors, Alicia Garza e Opal Tometi.

Ignorando volutamente qualsivoglia galateo diplomatico (ciò che, del resto, non figura nei suoi scopi), Soros ha deciso di interferire direttamente con le vicende interne all’Europa, riservando tra l’altro al nostro Paese, in tal senso, uno status di “osservato speciale”: «La mia più grande preoccupazione è l’Italia – ha dichiarato –. Un leader antieuropeo molto popolare, Matteo Salvini, era riuscito a guadagnare consenso al punto da sopravvalutare il proprio successo e da spaccare il governo. Questo fu un errore fatale. Ora la sua popolarità è in declino. Ma è stato, in effetti, sostituito da Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, partito ancor più estremista». Di contro «l’attuale coalizione di governo è assolutamente fragile». Da qui, il suo timore di una possibile svolta italiana a Destra, ciò che lui troverebbe assolutamente intollerabile.

Soros ha quindi catalogato come «nemici» dell’Ue anche il primo ministro ungherese Viktor Orbán e l’ex-premier polacco Jaroslaw Kaczynski, senza nascondere la propria avversione oltre Oceano per Trump. Vale a dire tutti coloro che abbiano giocato o giochino un ruolo di primo piano nella promozione di politiche pro-life, pro-family ed antimondialiste, in una parola tutti coloro che vadano contro quel “nuovo ordine mondiale”, vagheggiato da Soros. E non solo.

mercoledì 26 agosto 2020

Vaccino Covid-19: immorale se usa i feti abortiti



Due aziende stanno studiando un vaccino contro il coronavirus a partire da linee cellulari ricavate da feti abortiti. È lecito? No, perché significa collaborare all'aborto. Nel 2005 la Pontifica Accademia per la Vita pubblicò un documento da cui si evince che se anche il numero di vite salvate dall'antidoto fosse maggiore di quelle stroncate dagli aborti (che la produzione potrebbe facilitare), il fatto che esistano cure alternative lo renderebbe moralmente illecito.

La luce in fondo al tunnel della attuale pandemia si chiama soprattutto vaccino. Quale giudizio morale dare sull’uso dei vaccini? Il fine perseguito con l’uso dei vaccini ha natura terapeutica, quindi è moralmente lecito. Ma perché un’azione sia buona occorre anche verificare la presenza anche di altre condizioni. In questo caso specifico torna pertinente un principio ben delineato da Tommaso d’Aquino, il principio di proporzione: «un atto che parte da una buona intenzione può diventare illecito, se è sproporzionato al fine» (Summa Theologiae, II-II, q. 64, a. 7 c.). Ad esempio, facciamo il caso di un vaccino efficace nel 10% dei casi, ma nel rimanente 90% è inefficace e inoltre gli effetti indesiderati sui vaccinati sono pesantissimi. Il fine terapeutico è quindi astrattamente buono (rendere immuni le persone dal virus), ma concretamente diventa malvagio perché esiste una sproporzione tra effetti positivi e effetti negativi, a vantaggio di questi ultimi. Insomma il gioco non vale la candela: il vaccino da terapeutico diventerebbe dannoso.

Ora poniamoci la seguente domanda: sarebbe lecito produrre e usare, al fine di debellare la presente pandemia, vaccini ricavati da aborti volontari? La domanda non è oziosa perché, tra le moltissime aziende farmaceutiche che si stanno spendendo per trovare un vaccino, ve ne sono due, la Moderna e la Johnson & Johnson, che stanno studiando un vaccino a partire da linee cellulari ricavate da feti abortiti.

Pur trattandosi di pochi aborti e avvenuti molti anni fa, il problema morale comunque si pone. Infatti il puntcum dolens sarebbe il seguente: producendo, commercializzando e usando questi vaccini si potrebbe collaborare all’aborto, sia dando l’impressione alla collettività di avvallare tale pratica perché si beneficia di un effetto proveniente da essa (è il problema dello scandalo) sia soprattutto perché si potrebbe incentivare le pratiche abortive. Nel 2005 la Pontifica Accademia per la Vita pubblicò un documento proprio su questa precisa tematica, documento dal titolo “Riflessioni morali circa i vaccini preparati a partire da cellule provenienti da feti umani abortiti”. Nei casi di collaborazione materiale al male (si tratta della ipotesi in cui il collaborante non condivide il fine malvagio dell’autore principale dell’atto) per comprendere se l’atto collaborativo (produzione, commercializzazione ed uso del vaccino) sia lecito occorre applicare il principio del duplice effetto (Pde), principio che viene chiamato in causa quando un atto produce un effetto positivo (o più di un effetto positivo) e un effetto negativo (o più di un effetto negativo). Il Pde consta di alcune condizioni che occorre soddisfare affinchè l’azione, che produce questi effetti contrastanti, sia moralmente lecita.

Applichiamo il Pde all’atto collaborativo di chi produrrà il vaccino contro il Covid-19, di chi lo commercializzerà e di chi ne farà uso. La prima condizione esige che la natura dell’atto sia buona. Si produce il vaccino e lo si utilizza per prevenire l’infezione da Coronavirus e anche per ricavare dei guadagni. L’atto in sé è buono. La seconda condizione prevede che l’effetto negativo non sia voluto direttamente, ma meramente tollerato. Non si produrrà il vaccino, né lo venderà e utilizzerà perché si vuole contribuire ad estendere il fenomeno abortivo, altrimenti scadremmo nella ipotesi di collaborazione formale al male sempre vietata. La terza condizione chiede che l’effetto negativo non sia causa dell’effetto positivo: l’immunità dal Covid-19 non sarà prodotta dagli aborti agevolati, bensì dal vaccino.

Un’altra condizione è la seguente: il criterio di proporzione. Gli effetti positivi devono essere di pari importanza degli effetti negativi o di maggior importanza tenendo altresì in conto la probabilità che si verifichino sia gli effetti negativi che quelli positivi.

Ora, su questo punto che vede soppesare i pro e i contra, si potrebbe, superficialmente, argomentare che il vaccino contro il Covid-19 salverà qualche centinaia di migliaia di vite all’anno, mentre l’aborto – stando alle (sotto)stime dell’OMS - provoca tra i 40 e i 50 milioni di aborti all’anno. Dunque, si potrebbe concludere, il gioco non varrebbe la candela. Ma questo calcolo sarebbe errato. Infatti su un piatto della bilancia dovremmo sicuramente mettere il numero poc’anzi indicato di vite salvate dal vaccino, ma sull’altro piatto della bilancia devono essere posti gli effetti negativi realmente provocati dalla collaborazione e attribuibili solo ad essa. A tal proposito occorre precisare che non si possono addebitare alla produzione, commercializzazione e acquisto la totalità degli aborti compiuti nel mondo e il diffuso favore verso la pratica dell’aborto presente nella società. Anche senza queste condotte la stragrande maggioranza degli aborti si compirebbe (pur contando quegli aborti procurati esclusivamente per produrre i vaccini) e sarebbe comunque presente nella collettività un certo orientamento pro-choice.

Detto ciò, l’efficacia della collaborazione all’aborto e alla diffusione di un pensiero abortista sarebbe perlomeno bilanciata dal numero di vite salvate con il vaccino? Per rispondere occorrerebbe comprendere quanti aborti e quanto favore sociale verso questa pratica avrebbe concretamente facilitato la produzione del vaccino, calcolo assai difficile da compiere. Intuitivamente potremmo azzardarci ad affermare che questo tipo di collaborazione ha una efficacia abbastanza debole, perché remota, nel favorire il fenomeno abortivo, ossia appare improbabile che, da sola, contribuisca a provocare centinaia di migliaia di aborti e a fomentare fortemente una mentalità abortista. Comunque, al fine di stemperare quest’ultimo effetto, si esigerebbe che chi produce, commercializza ed usa il vaccino si dichiari espressamente contro l’aborto. In definitiva ci pare di affermare che il numero di vite salvate tramite un vaccino anti-coronavirus sarebbe maggiore di quelle stroncate da quegli aborti che la produzione-commercializzazione-uso potrebbe indirettamente facilitare.

Infine una quinta condizione: lo stato di necessità. Ecco il vero inciampo. Dal punto di vista dei ricercatori i vaccini provenienti da feti abortiti non sono assolutamente l’unica soluzione per debellare la pandemia (né tantomeno per ricavarne un guadagno) e quindi costoro sono moralmente obbligati a battere altre strade (i privati cittadini, qualora invece fosse disponibile sul mercato solo un vaccino ricavato da feti abortiti, verserebbero nello stato di necessità, posto che rientrassero nella categoria a rischio di morte se infettati). Infatti esistono attualmente molte altre piste di ricerca che non utilizzano linee cellulari provenienti da feti abortiti. Non soddisfacendo il criterio di necessità, questa forma di collaborazione materiale risulta dunque essere immorale.

Anche AstraZeneca usa feti abortiti nei vaccini a quanto pare. A questo punto è lecito chiedersi: esistono case farmaceutiche che non lo fanno?....
Nel vaccino di AstraZeneca ci sono feti di bambini abortiti. I leader cristiani lo stanno gridando a gran voce. Come può l'opposizione definirsi cattolica ed essere allo stesso tempo a favore di questi vaccini? Un vero cattolico non accetterà mai di iniettarsi bambini morti.



domenica 9 agosto 2020

In USA il Satanic Temple afferma che l'uccisione di bambini abortiti è una cerimonia religiosa "protetta"

L'ASSOCIAZIONE PRO ABORTISTA "NON UNA DI MENO" CHE ESULTA PER L'ABORTO FARMACOLOGICO IN DAY HOSPITAL INSIEME AL MINISTRO SPERANZA CHE CONSIDERA LA LEGGE 194 "UNA LEGGE DI CIVILTA'", SONO LO SPECCHIO DEI TEMPI DI OGGI IN CUI IL PRINCIPE DEL MONDO RIVENDICA CON ORGOGLIO CHE UCCIDENDO UN BAMBINO NEL GREMBO MATERNO SI RENDE UN CULTO A LUI. VIVIAMO IN UNA SOCIETA' DEMONIACA COMPLETAMENTE SOGGIOGATA DA SATANA....

Satanic temple abortion

Mercoledì il Satanic Temple ha ammesso con orgoglio che, nel loro sistema di credenze, uccidere un bambino non ancora nato in un aborto è un rituale religioso simile alla comunione o al battesimo per i cristiani. "Il Satanic Temple è orgoglioso di annunciare il suo rituale di aborto religioso, una cerimonia radicata nelle nostre convinzioni profondamente radicate", ha detto il gruppo in un annuncio video su YouTube. “Te stesso è il tuo padrone. Ave Satana! " L'inquietante annuncio fa parte del nuovo piano del culto per ribaltare le leggi a favore della vita utilizzando un argomento di libertà religiosa. "Molti stati hanno leggi che interferiscono con la capacità dei nostri membri di praticare le proprie credenze religiose", ha detto la portavoce di Satanic Temple Jane Essex. “Nessun cristiano accetterebbe un periodo di attesa obbligatorio prima di poter prendere parte alla comunione. Nessun cristiano tollererebbe una legge che insista che la consulenza statale sia necessaria prima che qualcuno possa essere battezzato. I nostri membri hanno giustamente diritto alla libertà religiosa per poter praticare anche i nostri rituali". Secondo il blog Friendly Atheist, mercoledì i satanisti hanno descritto in dettaglio il loro rituale di aborto chirurgico. Hanno detto che coinvolge due principi della loro religione che coinvolgono l'autonomia corporea e l'adesione alle "migliori pratiche scientifiche".

Questo è il modo in cui il Tempio Satanico ha descritto il suo "rituale" per la macellazione dei bambini non ancora nati negli aborti chirurgici: prima di ricevere qualsiasi anestetico o sedazione, guarda il tuo riflesso per ricordare la tua personalità e la tua responsabilità verso te stesso. Concentrati sul tuo intento. Fai respiri profondi e mettiti a tuo agio. Quando sei pronto, pronuncia ad alta voce il Terzo e il Quinto principio. Ora puoi sottoporti all'intervento. Dopo che l'intervento è terminato e l'eventuale anestetico è svanito, torna alla tua riflessione e recita la tua affermazione personale. Senti i dubbi che si dissolvono e la tua fiducia cresce mentre hai appena preso una decisione che afferma la tua autonomia e il libero arbitrio. Il rituale dell'aborto religioso è ora completo. I satanisti hanno affermato di credere nell' "aborto su richiesta" nel primo trimestre, ovvero senza regolamenti, restrizioni o consenso informato. Si oppongono alle leggi che richiedono strutture per l'aborto per mostrare alle madri gli ultrasuoni dei loro bambini non ancora nati o per far loro ascoltare il battito cardiaco del loro bambino non ancora nato. Si oppongono a periodi di attesa che assicurano alle madri il tempo di considerare le informazioni sul consenso informato prima di procedere con l'aborto. E vogliono essere esentati dalle leggi che richiedono alle strutture per l'aborto di seppellire o cremare i resti dei bambini abortiti. Il piano del culto è sfidare le leggi pro-vita basate sul Religious Freedom Restoration Act (RFRA), che garantisce che il governo non interferisca inutilmente con la libertà religiosa delle persone.
Secondo il Friendly Atheist, "Dicendo che gli aborti nel primo trimestre sono un rituale religioso per i loro membri, qualsiasi stato che abbia le proprie leggi RFRA - e la maggior parte degli stati anti-aborto le ha - dovrebbe teoricamente mostrare perché le loro ... restrizioni dovrebbero annullare la libertà religiosa dei satanisti". Finora, tutte le azioni legali del Tempio Satanico contro le leggi pro-vita hanno fallito. A giugno, una corte d'appello federale ha respinto il loro ultimo tentativo di contestare la legge sul consenso informato del Missouri. Nel 2019, la Corte Suprema del Missouri ha respinto un'altra delle cause del Satanic Temple. Ma ogni volta che perdono, ci riprovano con un nuovo approccio. Il Satanic Temple è fortemente coinvolto nell'attivismo contro l'aborto negli Stati Uniti. Breitbart una volta ha descritto il suo lavoro come una "crociata pro-aborto per venire in aiuto del più grande fornitore di aborti d'America", Planned Parenthood. Alcuni dei suoi membri tentano di intimidire pacifici volontari pro-vita sul marciapiede attraverso raccapriccianti proteste. Nel 2016, i sostenitori della vita al di fuori di Detroit, Michigan Planned Parenthood, hanno affrontato una scena inquietante quando un gruppo dal Satanic Temple è arrivato per contro-protestare indossando maschere da bambino e portando fruste. Hanno tenuto una protesta simile il Venerdì Santo nel 2017. Anni fa, l'ex satanista Zachary King disse all'Istituto Lepanto che il culto esegue rituali satanici all'interno delle strutture per l'aborto. King ha detto che partecipare agli aborti è particolarmente importante per i satanisti perché è considerato il modo migliore per fare un'offerta a Satana. Ha spiegato: “Nel satanismo, uccidere qualcosa o la morte di qualcosa è il modo più efficace per ottenere un incantesimo. Per quanto riguarda il tentativo di ottenere l'approvazione di Satana, di darti qualcosa che vuoi, uccidere qualcosa è il modo migliore per averla. Uccidere qualcosa è l'ultima offerta a Satana, e se puoi uccidere un nascituro, questo è il suo obiettivo finale".


sabato 8 agosto 2020

Aborto farmacologico, ancora nessuno parla dei rischi

L'ABORTO E' SEMPRE STATO UN ARGOMENTO MOLTO DELICATO SUL QUALE SI FA FATICA AD ESPRIMERE UN GIUDIZIO. LE CIRCOSTANZE CHE POSSONO PORTARE UNA DONNA AD UNA SIMILE DECISIONE SONO VARIE E SEMPRE DOLOROSE, TUTTAVIA STABILIRE PER LEGGE "CHE SI E' LIBERE DI ABORTIRE" E' ABERRANTE. SOLO LA DONNA, TRAMITE L'AIUTO DI ESPERTI E VOLONTARI DEI CENTRI DI AIUTO ALLA VITA,  PUO' VALUTARE L'OPPORTUNITA' DI RINUNCIARE O MENO A DONARE UNA VITA AL MONDO. MA LE STATUIZIONI DI LEGGE NON POSSONO STABILIRE ANCHE COSA E' GIUSTO E COSA E' SBAGLIATO MORALMENTE. LE NUOVE LINEE GUIDA CON METODO FARMACOLOGICO NEL RISPETTO DELLA LEGGE 194 RISCHIANO DI "GIUSTIFICARE" UN INDISCRIMINATO RICORSO ALL'ABORTO ANCHE QUANDO NON E' IN GIOCO LA SALUTE PSICOFISICA DELLA DONNA. LE DONNE CHE ESULTANO PER QUESTA "VITTORIA" NON HANNO BEN CHIARE LE TRAGICHE CONSEGUENZE....

Dal 1978, anno della legalizzazione dell’aborto in Italia, più di sei milioni di vite di bambini nel grembo materno sono state soppresse. Questo è il dramma principale dell’aborto: una condanna a morte prima di nascere.

Tuttavia l’aborto danneggia più persone: non solo il bambino ma anche la madre, il padre, i fratelli, i nonni. I danni fisici e psicologici che l’aborto provoca alla madre sono purtroppo gravi e reali, ma nessuno la mette in guardia sul pericolo che corre. L’aborto danneggia la psiche delle donne.

A livello psicologico l’aborto può causare la sindrome post abortiva, la quale si manifesta sotto forma di ansia, tristezza, depressione, autolesionismo, pensieri ossessivi o suicidari, anche dopo decenni.


Coronavirus: dramma nel dramma

Epidemia di coronavirus: tutto chiude, a tutti è raccomandato di restare a casa, ma gli aborti proseguono, come se fossero “essenziali” e “urgenti”. Anzi, per non far uscire di casa le donne, si promuove l’invio delle pillole abortive a casa. Un’idea a favore della donna? No, perché l’aborto farmacologico «moltiplica per dieci volte il rischio di morte per aborto e nel 2014 due giovani donne sono morte anche in Italia», spiegavamo presentando anche i gravi rischi alla salute della donna della procedura chirurgica.

«L'esperimento TelAbortion, approvato dalla Food and Drug Administration (FDA), invia farmaci aborto alle donne in 13 stati», leggiamo su Life News. Ciò significa che molte volte potrebbero non vedere neanche un medico prima di abortire. Si devono far bastare la “telemedicina”, per poi abortire da sole.

E questo sarebbe “l’aborto sicuro”, come lo chiamano? Una donna sola, senza che qualcuno le offra alternative, abbandonata a possibili conseguenze negative dell’assunzione di quelle pillole. Ben 24 donne sono morte dopo l’assunzione del mifepristone e 4000 sono andate incontro a gravi infezioni, emorragie (anche con conseguente necessità di trasfusione), forti dolori addominali, gravidanze extrauterine o bisogno di ricovero.

«Inoltre, le vendite online di farmaci abortivi sono collegate agli aborti forzati. Una donna di New York è indagata dopo aver venduto farmaci abortivi a un uomo accusato di aver tentato di costringere la sua ragazza ad assumerli».

E abbiamo ancora il coraggio di chiamare “aborto sicuro” una pratica che - dati i rischi che comporta e le condizioni in cui viene effettuata -, seppur legale, è estremamente simile all’aborto clandestino? Basta chiamare l’aborto “assistenza sanitaria”: c’è un bambino che muore e una donna che rimane esposta a seri rischi per la sua salute fisica e psichica. Smettiamola di mentire alle donne, dicendo che l’aborto le tutela.

L'associazione pro aborto "Non una di meno" esulta per le nuove linee guida sulla somministrazione della pillola abortiva RU486 (che contiene Zyclon B, il gas usato dai nazisti). "Non una di meno"? Diremmo meglio "Non una vita di meno"!



#moltopiudi194 #sosaborto #obiezionerespinta ABBIAMO VINTO! aggiornate le linee guida per la somministrazione della #RU486: L'#Aborto farmacologico si farà in tutte le regioni in day hospital e fino alla nona settimana. #AbortoLegal2020 https://rainews.it/dl/rainews/articoli/Aborto-farmacologico-nuove-linee-guida-Speranza-In-day-hospital-aefc2fe5-4a53-45a3-a70f-300149b316a2.html…
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