Ossia dal “Trattamento Sanitario Obbligatorio” alla “Tirannia Sanitaria Obbligatoria”
Prima Parte
Mons. Benson, “Il Padrone Del Mondo” (1907).
Una Descrizione Profetica Di Ciò Che Sta Avvenendo Sotto I Nostri Occhi (Autunno 2019/2020)
La Tirannia Terapeutica Democraticamente Obbligatoria
I recenti avvenimenti preternaturalmente inquietanti, che hanno accompagnato, durante tutta questa prima metà del 2020, la cosiddetta “pandemia” del Covid/19, ci debbono far riflettere sulle origini, lo svolgersi ed il fine (cfr. S. Ignazio da Loyola, Esercizi spirituali, n. 333, “Regole sul discernimento degli spiriti”) di tale vero e proprio “pandemonio”, in cui sotto il pretesto della salute fisica dell’uomo (che oramai ha rimpiazzato la salvezza eterna come Fine ultimo, la quale — assieme al Cielo, l’Inferno, la Morte e il Giudizio — è stata abrogata dal mondo moderno e rimpiazzata da un surrogato immanentistico/temporale di benessere corporale), abbiamo assistito ad un vero e proprio “Colpo di Stato mondiale”, che ha instaurato nell’universo orbe una “Tirannia assolutistica e totalitaria” sotto apparenza terapeutico/eugenetica, che in realtà attacca scientificamente 1°) la natura stessa dell’uomo: a) limitandone la libertà, che è una nota essenziale dell’uomo, senza la quale egli cesserebbe di essere uomo, ossia “animale razionale e libero” (Aristotele, Politica, VI, II, 1—2; S. Tommaso d’Aquino, De ver., q. 22, a. 6; q. 24, a. 3, ad 2); b) isolandolo e rendendolo, così, un “animale a/sociale” ossia uno “zoon a/politikòn” (Aristotele, Politica, 1253; S. Tommaso d’Aquino, De regimine principum, c. 1); 2°) l’essenza della religione: cercando di impedire il Culto pubblico e l’amministrazione dei Sacramenti (con il placet del Gran Sinedrio installatosi in Vaticano a partire da Nostra aetate); instaurando così un “Nuovo Dis/Ordine Mondiale” (a/individuale e a/sociale, in/civile e a/religioso) in cui — tramite la somministrazione di vaccini obbligatori, di App/Immuni, di microchip — si arriverà a dominare totalmente (anche “da remoto” o in “smart working” come dicono i giovani) non solo la vita pubblica dell’umanità, ma anche quella privata (fisica, mentale, intellettuale e morale) del singolo uomo. Già il Sessantotto aveva rivoluzionato l’interiorità mentale soprattutto dei giovani, tramite le droghe, la musica rock e lo sfrenamento freudiano delle passioni (“in interiore homine habitat falsitas …”). Tuttavia queste erano realtà ancora esterne all’uomo, dalle quali la nostra intelligenza e libera volontà, fortificate dalla grazia soprannaturale, ci avrebbero potuto salvare e preservare. Oggi, invece, si cerca di installare (sotto il pretesto della nostra buona salute fisica: il “fine ultimo” dell’uomo postmoderno, il cui motto è “far finta di essere sani”) nel nostro corpo, nel nostro sangue, nel nostro Dna e nel nostro cervello alcuni “trasmettitori” ossia dei “diavoletti cibernetici”, “tecnologicamente avanzati ed aggiornati” (secondo “lo spirito del Concilio Vaticano II”), che ci obbligheranno a fare ciò che “i Padroni di questo mondo” (Gv., XII, 21; XIV, 30; XVI, 11) vorranno farci fare. Attenzione! non è cosa da poco. Infatti, i teologi insegnano (cfr. S. Tommaso d’Aquino, II Sent., d. 21, q. 1, a. 2, ad 4um; Somma Teologica, I, q. 114; I—II, q— 79, a. 1) che il diavolo può, nelle tentazioni, influire direttamente solo sulla fantasia, l’immaginazione e sui sensi esterni, ma non può penetrare direttamente nella volontà umana, la quale resta sempre libera. Oggi il Mondialismo, vero figlio del demonio o addirittura “legione” (Mc., V, 9) di “sette diavoli peggiori di un solo diavolo” (Lc., XI, 26; Mt., XII, 45), vorrebbe entrare prepotentemente nella nostra volontà, dopo averci convinto di chiederglielo “liberamente” per la nostra salute corporale, la quale ne manda più all’Inferno lei da sola di tutte le malattie di questo mondo. Il piano è diabolico e ben prestabilito, oramai lo vediamo realizzarsi sotto i nostri occhi già dalla fine del 2019 e soprattutto con l’inizio del 2020; sino a qualche mese fa, se ce lo avessero descritto non ci avremmo creduto, oggi Colao ce lo annunzia apertamente senza nascondere più la sua “coda serpentina” (S. Ignazio da Loyola, Esercizi Spirituali”, n. 334, “Regole sul discernimento degli spiriti”), il “neo—Bildberg/essoterico”, tramite il suo vassallo/Conte, si riunisce pubblicamente a Villa Pamphjli; purtroppo umanamente parlando la lotta è impari, le forze del male hanno vinto questa battaglia (iniziatasi con Occam e l’Umanesimo) e solo l’Onnipotenza della Giustizia di Dio assieme alla Sua infinita Misericordia ci potranno salvare a farci vincere la guerra.
Dall’Idealismo filosofico al “Covidismo” sanitario
Padre Gabriele Roschini scriveva: «L’età moderna, iniziatasi con Guglielmo Occam e l’umanesimo, è una marcia verso la conquista dell’io, che il Medio Evo aveva mortificato in omaggio a Dio. Per riconquistare quest’io, mortificato da Dio, l’uomo si mise a percorrere freneticamente le vie dell’emancipazione. Venne Lutero col Protestantesimo, e si ebbe l’emancipazione dell’io dall’autorità religiosa. Venne Cartesio e col suo famoso metodo filosofico segnò l’emancipazione dell’io dalla filosofia tradizionale, ossia dalla filosofia perenne che è l’unica vera; emancipazione filosofica poi agli ultimi termini da Kant, da Hegel, ecc… Venne Rousseau e con i suoi principi sociali rivoluzionari segnò l’emancipazione dell’io dall’autorità civile. Questa continua, progressiva emancipazione dell’io ha poi culminato nella divinizzazione dell’io medesimo e nella conseguente umanizzazione, o meglio, distruzione di Dio. Si è avuta così l’uccisione nicciana di Dio in omaggio all’io. Tolto di mezzo Dio, si son tolti di mezzo la luce, l’amore e la letizia; e si è avuto tutto l’opposto, vale a dire: tenebre, odio, tristezza. Si è avuto, così, l’uomo finito, ossia un cadavere ambulante [“Codiv/erico”, nda], cui quadra a pennello l’epitaffio che aveva preparato il Papini per se stesso, prima che fosse risollevato dalla fede di Cristo: “L’ascensione metafisica di me stesso è fallita. Sono una cosa e non un uomo. Toccatemi! Sono freddo come una pietra, freddo come un sepolcro. Qui è sotterrato un uomo che non poté diventare Dio”. La conquista si è mutata in disfatta»..
Due stendardi apparentemente contrari
Occorre prendere atto della lotta che si sta svolgendo tra le due fazioni del Mondialismo giudaico/massonico: 1°) l’ala radicale, esoterica e lobbistico/”loggistica”, trans/nazionale e trans/religiosa: Soros, Rothschild, Rockefeller, Gates (“Deep/State”) e Bergoglio con la “mafia di San Gallo” (“Deep/Church”), che sosterrebbe la Cina economicamente ultraliberista e politicamente comunista; contro 2°) l’ala più moderata, pubblica, essoterica, politica, nazionale, parlamentare, democratica e modernisticamente moderata: Trump, forse anche Putin (“Public/State”) e Ratzinger (“Public/Church”), che sosterrebbe la nazione nord/americana alleata in funzione anticinese della Russia. Come si vede manca una vera forza integralmente antirivoluzionaria, antigiudaico/massonica, che sarebbe dovuta essere la gerarchia ecclesiastica, la quale purtroppo è stata sparpagliata e sparigliata con il Concilio Vaticano II (come riconosce attualmente anche l’arcivescovo Carlo Maria Viganò) e ridotta a una contrapposizione apparente più che sostanziale di modernisti radicali (Bergogliani) contro modernisti dal passo/lento (Ratzingeriani: Burke, Schneider, TFP, Lepanto …). Insomma ci troviamo come “un vaso di argilla in mezzo a vasi di acciaio”, ossia a dover scegliere tra Scilla e Cariddi, tra sionisti e cabalisti, tra massoni e comunisti … Questa è la democrazia moderna di Rousseau in cui si è “liberi” di scegliere se essere schiacciati dal martello o dall’incudine …
Per questi motivi inizio ora una serie di quattro articoli in cui riporto — riguardo a quel che stiamo vivendo (come in un lungo incubo da cui ancora non ci siamo svegliati) — ciò che alcuni Autori del passato avevano scritto già oltre 70/110 anni fa (Benson nel 1907; Najatin nel 1920; Huxley nel 1931 e Orwell nel 1948), anticipando quasi in maniera profetica le mosse del “Nuovo Disordine Mondiale” (che oggi è arrivato all’inizio dell’apice della sua potenza in tutto il mondo) e con cui oggi dobbiamo fare i conti.
“Historia magistra vitae”. “Mala praevisa minus feriunt”. Se affrontiamo questi temi non è per mettere paura al prossimo, ma per poterli affrontare (“sustinere”) al meglio, non esserne distrutti e poterli sormontare (“aggredi”) con l’aiuto di Dio, che trionferà anche di questo (pen/)ultimo assalto contro Cristo e la sua Chiesa, che non può non farci pensare al Regno dell’Anticristo finale, di cui hanno parlato San Paolo, San Giovanni e numerosi Padri e Dottori della Chiesa sino ai recenti teologi ed esegeti neoscolastici.
Il pastorello Davide abbatté il gigante Golia “in funda, in lapide et in nomine Domini”; infatti “la fede senza [le armi e] le opere è morta” (Giacomo, II, 16); così pure S. Giovanna d’Arco, padre Marco d’Aviano e tanti altri vinsero il nemico del loro tempo. Il miracolo si ripeterà anche oggi, non per i nostri meriti, ma per l’aiuto dell’Onnipotenza divina (“in nomine Domini”) con la quale bisogna, però, cooperare (“in funda et in lapide”). Attenzione! Le recenti immagini delle devastazioni compiute dagli afroamericani, che oramai sono stati sbarcati da Soros e fratelli in Europa, si ripeteranno anche in Italia. Tuttavia sino a qualche decennio fa eravamo ancora un popolo, se non di “guerrieri” (come sta ancora scritto al Palazzo dell’Esposizione dell’Eur) almeno di “cacciatori”, ossia muniti di fucili da caccia per ogni casa; oggi non siamo più capaci neppure di andare a caccia; siamo stati “fluidificati”, “trans/gender—izzati”, purtroppo questa è la conclusione logica e inevitabile dell’Idealismo filosofico, che negando teoreticamente il principio di non—contraddizione coincide praticamente con l’omosessualismo o la “coincidentia oppositorum” (cfr. San Tommaso d’Aquino, Somma Teologica, II—II, q. 154, a. 12). In America si è salvato chi ha potuto difendersi con le armi (“vim vi repellere licet”) per la legge naturale che autorizza la legittima difesa; forse dovremmo pensare di reimparare l’arte venatoria … “Chi pecora si fa, il lupo se la mangia”!
Inizio il primo dei quattro articoli, con monsignor Hugh Benson e il suo libro sull’Anticristo, che è il primo in ordine cronologico, essendo stato pubblicato nel 1907. Esso è anche il libro più completo, poiché agli altri manca la luce teologica e la forza della Rivelazione soprannaturale, le quali ci fanno capire il perché ultimo e finale di certi accadimenti. Gli altri autori che tratterò prossimamente (Evgenij Zamjatin, Noi; Aldous Huxley, Il mondo nuovo; George Orwell, 1984), pur geniali, hanno il limite di non poter leggere la storia alla luce dell’eternità e della teologia non avendo avuto la fede e non avendo conosciuto la divina Rivelazione.
Benson: Il Regno Dell’Anticristo Finale
Monsignor Robert Hugh Benson, nel lontano 1907, scrisse un romanzo storico/teologico intitolato “Il padrone del mondo”, in cui riprese e sviluppò il tema appena accennato da San Pio X nella sua prima Enciclica (E supremi apostolatus cathedra del 1904), nella quale papa Sarto osservava, profeticamente, che i mali che circondavano il mondo e la Chiesa erano talmente gravi da far pensare che l’Anticristo fosse già presente.
Gli Orrori Del Mondialismo
Benson prevedeva che attorno agli anni Venti—Trenta la Massoneria avrebbe acquistato un potere sempre più vasto in Europa come nelle Americhe e nell’Oriente così da poter unificare tutto il mondo attorno all’anno 1989 (anno in cui è “crollato” effettivamente il muro di Berlino, è iniziato il compimento dell’empia UE progettata da Kalergi ed è avanzato il Mondialismo a guida monoliticamente statunitense dopo la fine dell’Urss) e appianare la venuta all’Anticristo finale.
I mali che avrebbero portato a tale sciagura furono elencati da Benson con precisione e lucidità: 1°) Critica storica e unicamente filologica della Bibbia non più considerata un Testo sacro, divinamente ispirato e fornito dunque d’inerranza; 2°) Sentimentalismo religioso e Liberalismo, che sotto apparenza di “pensiero indipendente” rendono invece gli uomini realmente schiavi della mentalità comune e delle passioni; 3°) la nascita del Modernismo (R. H. Benson, Il padrone del mondo, Milano, Jaca Book, III ed., 2008, p. 7). Mali che — nel campo religioso — purtroppo hanno trionfato durante il Concilio Vaticano II (1962—1965), nel post—concilio (1965—2013) e che toccano l’apice nell’ultra/concilio con Bergoglio (2013/2020); mentre — nel campo politico — sono iniziati con il centro/sinistra, il Sessantotto, gli anni di piombo (pilotati dalla GB), la distruzione economica dell’Italia grazie ai pirati del Britannia che dal lido di Ostia (2 giugno 1992) oggi sono sbarcati all’arrembaggio sulla terra ferma e si trovano a Roma in Villa Pamphjli.
Inoltre, secondo Benson, nel mondo degli anni Trenta sarebbero rimasti solo tre tipi di religione: il Cattolicesimo, l’Umanitarismo filantropico (non a caso Soros si definisce un “filantropo”, come pure Bill Gates) liberal—massonico e le “Religioni” o filosofie esoteriche estremorientali. Le ultime due forme, in verità, sono realmente accomunate, in oriente e in occidente, dalla tendenza verso il Panteismo antropocentrico (fatto proprio dal modernismo detto cristiano) e si trovano in totale opposizione col Cattolicesimo tradizionale, che è teocentrico e crede in un Dio personale e trascendente il mondo (p. 10).
Il Cattolicesimo, odiato e combattuto dall’immanentismo trionfante, secondo l’Autore, sarebbe decaduto (pro tempore) sempre più; il mondo non lo avrebbe voluto più ascoltare, capire ed accettare e lo avrebbe abbandonato, inebriato dal delirio di onnipotenza datogli dal panteismo antropolatrico e dal “culto dell’Uomo” (p. 11).
Antropocentrismo Modernistico
Purtroppo con il Concilio Vaticano II abbiamo dovuto assistere al trionfo (pro tempore) dell’Antropocentrismo panteistico e alla disfatta (pro tempore) del Cattolicesimo tradizionale, come ha documentato padre Cornelio Fabro nel suo ottimo libro La svolta antropologica di Karl Rahner (Milano, Rusconi, 1974).
In effetti la religiosità vincente, a partire dagli anni Venti (con Teilhard de Chardin: il padre dei neo/modernisti e della Nouvelle Théologie, che ha avuto in Karl Rahner il suo rappresentante più radicale e in Joseph Ratzinger quello più moderato), sino al 1989 e sino a tutt’oggi è una sorta di Umanitarismo filantropico: privo del vero Soprannaturale, «subisce l’influenza della Massoneria: l’uomo è Dio» (p. 11). La Psicoanalisi ha preso il posto del puro e semplice Materialismo marxista e cerca di rimpiazzare la spiritualità del Cattolicesimo con un surrogato psicanalitico immanentistico (p. 12). L’Autore esclamava: «Siamo quasi perduti e ci stiamo dirigendo verso una catastrofe alla quale dobbiamo essere preparati […] finché non tornerà il Signore» (p. 12).
A pagina 13 Benson prevedeva già nel 1907 il “Parlamento europeo”, il quale segnava la fine del sano Patriottismo e tramite la democrazia—sociale fondava l’anti—chiesa di Cristo (v. a partire dal 2000 la legislazione anticristiana dell’UE a favore del gender, dei matrimoni omosessuali, la rovina delle nazioni europee e specialmente della nostra cara Italia, distrutta dall’Euro e dalla Comunità Europea, il Mes, il Recovery Found; le Messe proibite o interrotte dai neo/miliziani dell’Isis—CC, la comunione data nelle mani obbligatoriamente con il Covid/19, le quali sono soltanto la logica conclusione dell’ideologia modernistica che ha presieduto alla “riforma liturgica” della Messa montiniana del 1968, detta, non a caso, Novus Ordo Missae). Egli ci metteva in guardia anche contro l’apparente perfezione dello sviluppo tecnico (v. le micro—chip, le App—Immuni, il vaccino contro il Covid/19, i Tso), il quale, se disordinato e distolto dal Fine ultimo, nasconde molte trappole che insidieranno la Fede dei Cristiani (p. 16).
L’Anticristo finale di Benson (fondandosi su ciò he hanno detto la Scrittura e la Tradizione riguardo a questa persona) si presenta sotto le apparenze di Solidarismo, di Pacifismo agguerrito contro la Religione cristiana “portatrice di spada e non di pace”, di Umanitarismo naturalista, che abolisce la pena di morte (vedi papa Francesco che nel 2018 ha ritoccato il Catechismo della Chiesa Cattolica del 1992, ove si ammetteva anche se solo de jure la liceità della pena capitale) e istituisce il “Ministero dell’eutanasia” (largamente praticata e non più penalmente perseguibile, da qualche anno, in quasi tutto il mondo), essendo la morte non più l’inizio della vita eterna, ma il ritorno dell’individuo nel “Tutto” (p. 36), il quale rimpiazza la Spiritualità con la Psicologia. Il tutto nel quadro del Mondialismo più radicale: «L’unità impersonale, l’annullamento dell’individuo, della famiglia, della Nazione nel mondo» (p. 25). L’uomo è tutto, è “Dio”; non esiste un Dio trascendente, ma Egli è immanente al mondo e solo la cooperazione solidale di tutti gli uomini può evolvere continuamente in meglio (p. 26).
Anche questo delirio panteistico (secondo cui, per la coincidentia oppositorum, la creatura sarebbe al tempo stesso il Creatore) si è realizzato dottrinalmente già a partire dal Concilio Vaticano II (1962—1965), sotto Giovanni XXIIII (1958—1963), Paolo VI (1963—1978) e soprattutto con Giovanni Paolo II (1979—2005) e con Francesco (il Pachapapa) e l’adorazione dell’idolo del Pachamama in Vaticano (autunno 2019) ha trovato la sua piena realizzazione pratica, iniziatasi ad “Assisi 1986”.
Il Pancristismo Modernista
Cerchiamo di vedere le principali tappe dottrinali di questo mostro panteistico, che a partire dal 1962 ci ha condotto all’attuale pandemonio (2020).
1°) Concilio Vaticano II: Costituzione Gaudium et spes n. 22 “In Cristo la natura umana è stata assunta, senza venire annientata, per ciò stesso essa è stata anche innalzata ad una dignità sublime. Con l’Incarnazione il Figlio di Dio si è unito in un certo modo ad ogni uomo”. Al n. 24 G. S. recita: “L’uomo in terra è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stessa (propter se ipsam)”. Attenzione “propter se ipsam”, ossia non “per Se stesso”, cioè ordinandola a Dio come Fine ultimo, ma “per se stessa” vale a dire che il Fine dell’uomo è l’uomo stesso, l’antropocentrismo diventa “antropolatria” o meglio idolatria.
2°) Giovanni XXIII nel Discorso di apertura del Concilio (11 ottobre 1962) ha detto: “feriscono talora l’orecchio suggestioni di persone […] che nei tempi moderni non vedono che prevaricazione e rovina; vanno dicendo che la nostra età, in confronto con quelle passate, è andata peggiorando. […]. A Noi sembra di dover dissentire da cotesti profeti di sventura, che annunziano sempre eventi infausti […]. Sempre la Chiesa si è opposta agli errori, spesso li ha condannati con la massima severità. Or tuttavia, la sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia piuttosto che della severità. […]. Non già che manchino dottrine fallaci […], ma oramai sembra che gli uomini di oggi siano propensi a condannarle da se stessi” (Enchiridion Vaticanum, Documenti. Il Concilio Vaticano II, EDB, Bologna, IX ed., 1971, p. [39] e p. [47]).
3°) Paolo VI nel Discorso di apertura del 2° periodo del Concilio (29 settembre 1963) ha detto: “Il Concilio cercherà di lanciare un ponte verso il mondo contemporaneo. […]. Lo sappia il mondo: la Chiesa guarda ad esso con profonda comprensione, con sincera ammirazione e con schietto proposito non di conquistarlo, ma di valorizzarlo; non di condannarlo, ma di confortarlo” (Enchiridion Vaticanum, Documenti. Il Concilio Vaticano II, EDB, Bologna, IX ed., 1971, p. [109]).
4°) Ancora Paolo VI nell’Omelia della nona sessione del Concilio (7 dicembre 1965) ha detto: “La religione di Dio che si è fatto uomo s’è incontrata con la religione (perché tale è) dell’uomo che si fa Dio. Che cosa è avvenuto? Uno scontro, una lotta, un anatema? Poteva essere, ma non è avvenuto. […]. Una simpatia immensa lo ha tutto pervaso. […]. Dategli merito in questo almeno, voi, umanisti moderni, rinunciatari alla Trascendenza delle cose supreme, e riconoscerete il nostro nuovo umanesimo: anche noi, noi più di tutti siamo i cultori dell’uomo! […]. Una corrente di affetto e di ammirazione si è riversata dal Concilio sul mondo umano moderno. […]. Invece di deprimenti diagnosi, incoraggianti rimedi; invece di funesti presagi, messaggi di fiducia sono partiti dal Concilio verso il mondo contemporaneo: i suoi valori sono stati non solo rispettati, ma onorati, i suoi sforzi sostenuti, le sue aspirazioni purificate e benedette” (Enchiridion Vaticanum, Documenti. Il Concilio Vaticano II, EDB, Bologna, IX ed., 1971, p. [282—283]).
4°) Sempre Paolo VI ha detto che la Chiesa contemporanea va cercando “alcuni punti di convergenza tra il pensiero della Chiesa e la mentalità caratteristica del nostro tempo” (Osservatore Romano, 25 luglio 1974).
5°) Giovanni Paolo II afferma nella sua prima Enciclica (del 1979) Redemptor hominis, n. 9: «Dio in Lui [Cristo] si avvicina ad ogni uomo dandogli il tre volte Santo Spirito di Verità» ed ancora Redemptor hominis, n. 11: «La dignità che ogni uomo ha raggiunto in Cristo: è questa la dignità dell’adozione divina». Sempre in Redemptor hominis, n. 13: «non si tratta dell’uomo astratto, ma reale concreto storico, si tratta di ciascun uomo, perché […] con ognuno Cristo si è unito per sempre […]. l’uomo – senza eccezione alcuna – è stato redento da Cristo, perché, con l’uomo – ciascun uomo senza eccezione alcuna – Cristo è in qualche modo unito, anche quando l’uomo non è di ciò consapevole […] mistero [della redenzione] del quale diventa partecipe ciascuno dei quattro miliardi di uomini viventi sul nostro pianeta, dal momento in cui viene concepito sotto il cuore della madre».
6°) Nella sua seconda Enciclica (del 1980) Dives in misericordia, n. 1 Giovanni Paolo II afferma: «Mentre le varie correnti del pensiero umano nel passato e nel presente sono state e continuano ad essere propense a dividere e persino a contrapporre il teocentrismo con l’antropocentrismo, la Chiesa [conciliare, ndr] […] cerca di congiungerli […] in maniera organica e profonda. E questo è uno dei punti fondamentali, e forse il più importante, del magistero dell’ultimo Concilio».
7°) Nella sua terza Enciclica Dominum et vivificantem, n. 50 (del 1986) Giovanni Paolo II scrive: «Et Verbum caro factum est. Il Verbo si è unito ad ogni carne [creatura], specialmente all’uomo, questa è la portata cosmica della redenzione. Dio è immanente al mondo e lo vivifica dal di dentro. […] l’Incarnazione del Figlio di Dio significa l’assunzione all’unità con Dio, non solo della natura umana ma in essa, in un certo senso, di tutto ciò che è carne: di … tutto il mondo visibile e materiale […]. il Generato prima di ogni creatura, incarnandosi … si unisce, in qualche modo con l’intera realtà dell’uomo […] ed in essa con ogni carne, con tutta la creazione».
7°) Karol Wojtyla nel 1976 da cardinale, predicando un ritiro spirituale a Paolo VI e ai suoi collaboratori, pubblicato in italiano sotto il titolo Segno di contraddizione. Meditazioni, (Milano, Vita e Pensiero, 1977), inizia la meditazione “Cristo svela pienamente l’uomo all’uomo” (cap. XII, pp. 114—122) con Gaudium et spes n°. 22 e asserisce: «il testo conciliare, applicando a sua volta la categoria del mistero all’uomo, spiega il carattere antropologico o perfino antropocentrico della Rivelazione offerta agli uomini in Cristo. Questa Rivelazione è concentrata sull’uomo […]. Il Figlio di Dio, attraverso la sua Incarnazione, si è unito ad ogni uomo, è diventato — come Uomo — uno di noi. […]. Ecco i punti centrali ai quali si potrebbe ridurre l’insegnamento conciliare sull’uomo e sul suo mistero» (pp. 115—116).
Questa è la dottrina panteistica (di cui spesso ci si vuol dimenticare per contrapporre falsamente Giovanni Paolo II/Benedetto XVI a Francesco, che in realtà sono sostanzialmente la stessa realtà la quale diverge soltanto quanto agli accidenti più o meno veloci; proprio come divergono solo accidentalmente Netanyahu/Trump/Kushner da Soros/Rothschild/Rockefeller), poi è venuta la pratica idolatrica con le giornate ecumeniste di Assisi (1986/2016) e l’intronizzazione del Pachamama da parte del Pachapapa (altra coincidentia oppositorum: mama = papa) nella basilica di San Pietro (2020), che è nota ed è ancora ben presente a tutti e sulla quale non è necessario dilungarsi.
La Persecuzione Fisica
Questa contro—chiesa naturalista e pacifista (il cui manifesto teoretico/dottrinale è stato illustrato dalle citazioni antropocentriche di Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II), secondo Benson, avrebbe scatenato ben presto una cruenta persecuzione contro il Cristianesimo, che aveva già perso molti consensi a favore dell’Umanitarismo. Benson ci descriveva allora il “Corpo mistico nell’agonia”, proprio come Gesù Cristo circa 2000 anni prima, e l’Uomo che gridava alla Chiesa crocifissa: “Ha salvato gli altri, non può salvare se stessa?” (p. 48).
Neppure dal Cielo scendeva, in quei momenti tragici, una parola a rincuorare i fedeli perseguitati e martirizzati. La Massoneria e il Democraticismo, più che il Comunismo oramai sorpassato dal Liberismo, sarebbero stati la forza occulta che avrebbe manovrato la “religione” dell’Uomo e la persecuzione della Chiesa di Dio (p. 51).
Lo stato dell’umanità nel “Nuovo Ordine Mondiale” venne descritto da Benson come una “copia molto simile ai gironi superiori dell’Inferno dantesco” (p. 123). Frattanto Roma (p. 211) sarebbe stata distrutta da un bombardamento comandato dall’Anticristo, il Papa e quasi tutti i Cardinali sarebbero morti e il nuovo Papa si sarebbe rifugiato a Nazareth, ove avrebbe continuato con soli 12 Cardinali la sua missione di governare la Chiesa con Vescovi, Sacerdoti e Fedeli sparsi in tutto il mondo e pronti al martirio, che avrebbero potuto pregare e celebrare i Sacramenti solo in privato, sotto pena di morte (si ponga mente alla proibizione delle Messe con la partecipazione pubblica dei fedeli nell’inverno del 2020 da parte delle varie Conferenze Episcopali del mondo intero).
A pagina 170 Benson ci descrive il “nuovo Culto” (si veda il Novus Ordo Missae del 1968) imposto dalla Massoneria e dall’Anticristo alla nuova Umanità, che ama i piaceri, le ricchezze e gli onori, al contrario del Cristianesimo che insegna ad amare la croce, la povertà e l’umiltà. Tale “nuovo culto” è una parodia o un surrogato della Messa cattolica, è il “culto dell’Uomo”, che ha bisogno di un certo cerimoniale per professare la “Religione dell’Avvenire”, lo “spirito del mondo”, spogliato da ogni idea del Soprannaturale e della Grazia santificante. Come non pensare al Novus Ordo Missae del 1968, il “nuovo culto montiniano” della “religione antropocentrica” del Vaticano II? Inoltre le recenti prescrizioni liturgiche a causa del Covid/19 vanno sempre di più verso questo “nuovo culto dell’uomo e del mondo” e già si annuncia una “riforma della riforma liturgica” in cui si vorrebbe eliminare addirittura la stessa forma della consacrazione dal “Nuovissimo Messale” riformato da papa Bergoglio.
È impressionante vedere come 113 anni prima di ciò che stiamo vivendo sia a livello politico che religioso, Benson avesse già intuito quasi tutto e quasi nei minimi dettagli: il Nuovo Ordine Mondiale e il Novus Ordo Missae.
Uno dei personaggi del romanzo di Benson (la signora Mabel) si accorse che la nuova “Fede” pacifista e umanitarista non era migliore dell’intransigenza cristiana, anzi forse era carica di maggior odio e crudeltà di quelli manifestati da alcuni Cristiani nel corso dei secoli (p. 220). Come credere che «quella belva selvaggia, col sangue dei Cristiani martirizzati che usciva dalle sue unghie assetate di violenza, fosse l’Umanità novella? Cioè quello che lei chiamava il suo “Dio”?» (p. 231).
Benson distingue bene il Cristianesimo dai Cristiani, che non tutti e non sempre hanno vissuto secondo lo spirito di Cristo ed hanno offerto all’Umanitarismo la scusa per sostituire il Cristianesimo identificato con i cattivi e falsi Cristiani (clero e laicato).
L’Anticristo E Il Katékon Nella Divina Rivelazione
Tutto quel che abbiamo letto in Benson ci potrebbe sembrare un bel romanzo campato per aria. Invece, se ci rifacciamo alla divina Rivelazione letta alla luce della teologia perenne, San Tommaso d’Aquino nel Commento alla II Epistola ai Tessalonicesi II, 3—4 (capitolo 2, lezione 1, n. 34—35) insegna: «Ci sarà l’Apostasia dall’Impero romano, al quale tutto il mondo era sottomesso […]. L’Impero romano è stato istituito affinché sotto il suo dominio la Fede venisse predicata in tutto il mondo. […]. L’Impero romano non è venuto meno, ma si è trasformato da temporale in spirituale. Perciò bisogna dire che l’Apostasia dall’Impero romano si deve intendere non solo da quello temporale, ma anche e soprattutto da quello spirituale, cioè dalla Fede cattolica della Chiesa romana».
Per di più, sempre nel Commento alla II epistola ai Tessalonicesi (lezione II, capitolo II, vv. 3—7, n. 32—45, Torino, Marietti, 1953, pp. 197—200), l’Angelico asserisce: «Quando l’iniquità sarà resa e portata in pubblico, allora si manifesterà l’Anticristo. Infatti, molti ora peccano in privato, mentre altre volte arriva in pubblico. Ora, Dio sopporta i peccatori sino a quando sono occulti, mentre quando peccano pubblicamente, allora non li sopporta più, come risulta per i Sodomiti (Gen., XIX, 24)». Ancora una volta, per l’Aquinate, è la rivolta sociale e pubblica delle Nazioni contro Cristo e la sua Chiesa a togliere di mezzo “l’ostacolo”, che trattiene l’Anticristo finale.
Inoltre l’Aquinate nell’Opuscolo 68 De Antichristo (edizione di Parma, 1864; ritenuta apocrifa da molti studiosi) dice pure che “l’ostacolo” o “to katékon / qui detineat” alla manifestazione dell’Anticristo finale è la sottomissione della Società civile alla Chiesa romana e, quindi, “colui che lo trattiene”, ossia “il katékon” è il Papato. Perciò fino a che la Società civile rimarrà fedele e sottomessa all’Impero spirituale Romano (la Chiesa cattolica), trasformazione dell’antico Impero temporale romano, l’Anticristo non potrà comparire. In breve per S. Tommaso l’Impero romano non è ancora finito, ma si è cambiato da temporale in spirituale. Fino a che il Papato sarà riconosciuto, rispettato anche pubblicamente e socialmente, “l’ostacolo” o “il katékon” sussisterà, la Società civile rimarrà fedele all’Impero spirituale romano e alla Fede cattolica. Ma se questo custode, il Papato e la Chiesa romana, viene ad essere disconosciuto, messo da parte, rigettato dalla Società civile, con lui sparirà anche “l’ostacolo” o “colui che trattiene l’Anticristo”, il quale allora sarà libero di comparire. Insomma S. Tommaso, fondandosi su S. Paolo nella II Lettera ai Tessalonicesi, dice che “l’ostacolo” al Regno dell’Anticristo è la sottomissione della Società civile alla Chiesa romana e che “colui che trattiene / qui detineat” ancora l’Anticristo, fino a che sarà tolto di mezzo da Gesù “col soffio della sua bocca”, è il Papato riconosciuto socialmente e pubblicamente come tale, cioè come Vicario e Rappresentante visibile — su questa terra — di Cristo, che è asceso al Cielo ed è invisibile agli uomini.
Infine Monsignor Francesco Spadafora, seguendo S. Tommaso d’Aquino, insegna che “to katékon”, ossia “l’ostacolo” o “colui che trattiene / qui detineat” l’Anticristo è “Roma antica con il suo potere, che teneva a rispetto l’odio frenetico della Sinagoga contro il Cristianesimo apostolico”, tuttavia, “Il Paganesimo dell’Impero romano, e particolarmente il culto idolatrico da tributare all’Imperatore come se fosse stato una divinità (Apoc., XIII, 11—18; XIV, 9 ss.; XVI, 2), trovava nel Cristianesimo un’opposizione irriducibile” (Dizionario biblico, Roma, Studium, III ed., 1963, p. 33 e 36, voce “Anticristo” e “Apocalisse”, ristampa, Proceno di Viterbo, Effedieffe, 2019).
L’Anticristo Secondo Gli Esegeti e I Teologi Recenti
S. Giovanni è il primo a dargli nel Nuovo Testamento l’appellativo di Anticristo: “Figliuoli miei, avete sentito che l’Anticristo deve venire” (I Ep., XXII, 18). Nell’Apocalisse, poi, ci svela il nome dell’Anticristo mediante un numero misterioso: “Chi ha intelligenza calcoli il nome poiché è numero d’uomo ed il suo numero è 666” (Ap., XIII, 17). Il significato di tale cifra resta per noi oscuro e soltanto quando l’Anticristo sarà comparso diverrà chiaro; per ora diciamo, con S. Roberto Bellarmino, che “è verissima la sentenza — a tale riguardo — di coloro che confessano la loro ignoranza”. Quindi ci basti il nome generico di Anticristo o Bestia che S. Giovanni usa nell’Apocalisse (XIII, 1 e segg.), dove al cap. XIII ci descrive la Bestia: “Vidi una bestia che saliva dal mare, che aveva sette teste e dieci corna, e sopra le sue corna dieci diademi, e sopra le sue teste nomi di bestemmia (…) le fu data una bocca per dire cose grandi e bestemmie; e le fu dato potere di agire per quarantadue mesi. Aprì dunque la bocca in bestemmie contro Dio (…) e le fu concesso di fare guerra ai santi e di vincerli. E le fu dato potere sopra ogni tribù e popolo e lingua e nazione. E la adorarono tutti quelli che abitano la terra, i nomi dei quali non sono iscritti nel libro della vita”. I commentatori, unanimi, vedono nella Bestia l’Anticristo. Molti di essi, inoltre, vedono nell’altra bestia allegorica, che subito dopo la prima l’evangelista di Patmos dice di aver vista salire dal mare, un precursore dell’Anticristo e un suo primo ministro. “Poi vidi un’altra bestia (…) ed esercitava tutta la potestà della prima bestia, e taceva sì che la terra e tutti quelli che in essa abitano, adorassero la prima bestia (…) e faceva anche essa grandi segni e prodigi, e faceva uccidere quelli che non adoravano la prima bestia”. La Chiesa ha sempre vietato intorno alla manifestazione dell’Anticristo tutti quei calcoli matematici temerari che pretendono fissarne con certezza l’anno, il mese e il giorno. Il 14 gennaio 1516 il V Concilio Lateranense decretava: “Ordiniamo di non presumere di fissare un tempo determinato per i mali futuri, sia per la venuta dell’Anticristo, sia per il Giudizio finale”. Se la Chiesa impedisce tali calcoli matematici “certi”, non impedisce tuttavia le prudenti congetture, come ce ne testimoniano le moltissime fatte dai Padri e dai Dottori. Però, per quanto essi dicano che la venuta dell’Anticristo è prossima, vicina, imminente, non parlano mai né di anni, né di mesi, né di giorni con assoluta certezza, e tale avvento lo deducono non da calcoli numerici ed umani, ma dai segni certi che ci dà la S. Scrittura, il più importante dei quali è la grande apostasia. S. Paolo, infatti, nella II Epistola ai Tessalonicesi dice che la fine del mondo dovrà essere preceduta dall’Anticristo e che l’Anticristo sarà preceduto a sua volta dall’apostasia generale. Si tratterà della defezione di un gran numero di cristiani provocata dall’indifferentismo o dall’eresia o dalla persecuzione o da tutte queste cause ed altre unite insieme. S. Pio X, per esempio, nella sua Enciclica E supremi apostolatus cathedra (1904) scrive: «Chi tutto questo considera bene [la generale perdita della fede – nda.] ha ragione di temere che siffatta perversità di menti sia quasi un saggio e forse il cominciamento dei mali che agli estremi tempi son riservati, e che già sia nel mondo il figlio della perdizione (…) In quella vece ciò che appunto, secondo il dire medesimo dell’Apostolo, è il carattere proprio dell’Anticristo, “l’uomo si è posto in luogo di Dio (…) ha fatto dell’universo quasi un tempio a se medesimo per esservi adorato”». È chiaro che S. Pio X parla del segno precursore dell’apostasia profetata da S. Paolo. Se consideriamo poi lo stato attuale delle cose, il culto dell’uomo penetrato non solo negli stati ma anche nel tempio di Dio, il panteismo professato esplicitamente dai nuovi teologi e dai Pastori, la separazione tra Stato e Chiesa in Italia, voluta da Giovanni Paolo II col nuovo Concordato e definita “ideale”, non dobbiamo forse concludere che siamo davanti alla grande apostasia, che non c’è più l’ostacolo alla manifestazione dell’Anticristo, perché le nazioni hanno divorziato dalla Chiesa romana, e che “colui che lo trattiene” non esercita l’azione di trattenimento dell’Anticristo, che dovrebbe compiere, anzi oggi con Francesco I sembra favorirla. Circa l’universalità dell’apostasia S. Roberto Bellarmino afferma che sarà proprio l’Anticristo a doverla completare, per cui se questa non ha ancora toccato il vertice, farà in tempo a toccarlo. S. Paolo ci dice inoltre che dopo la defezione e l’apostasia l’uomo del peccato apparirà “in omni seductione iniquitatis”; esso aumenterà quindi l’apostasia e la renderà universale. Ma, viene da domandarci, che cosa manca ormai più se non l’avvento stesso dell’Anticristo e la persecuzione fisica? La situazione odierna è spiegabile solo alla luce di quanto la S. Scrittura (Apocalisse compresa) ci rivela riguardo alla grande apostasia e all’interpretazione che ne danno i Padri, i Dottori e il Magistero. Dio ha voluto rivelarci tutto ciò affinché fossimo pronti e non ci facessimo irretire anche noi dalla nuova religione dell’uomo, figlia di Teilhard de Chardin, per il quale la Materia in perpetua evoluzione produce lo Spirito, lo Spirito diviene Dio ed il punto finale (il punto omega) di tale evoluzione è il Cristo Cosmico, del quale parla Giovanni Paolo II nella sua Enciclica Dominum et vivificantem. Padre Arrighini (I ed., 1944, II ed., Il Basilisco, Genova, 1988) nel 1944, concludeva: “il segno precursore dell’Anticristo è ormai evidente e c’è quindi da dubitare — come sentimmo da S. Pio X — che esso sia già nel mondo; ma allora perché non si manifesta ancora? perché vi è un ostacolo che lo impedisce. E qual è questo ostacolo? È la sottomissione alla Chiesa e al suo capo, il Papa” (op. cit., p. 115). Ora essendo venuto a mancare la forza di “colui che lo trattiene” ecco che l’ostacolo non c’è quasi più. Non ci resta quindi che aspettare gli avvenimenti. Expectans expectavi (…).
Congetture Probabili
P. Arrighini, a p. 118, introduce il paragrafo “Congetture probabili”: “Orbene, dopo tutto ciò, diventano lecite e probabili anche le più trepidanti congetture e non c’è bisogno di essere profeta o figlio di profeti per pronosticare l’epoca dell’avvento, o piuttosto, della manifestazione del regno del figlio di perdizione. Già il segno precursore dell’apostasia, abbiamo visto, dietro le stesse affermazioni degli ultimi nostri Sommi Pontefici, che da tempo è apparso e va sempre più aggravandosi; riguardo poi anche all’ostacolo e a chi lo trattiene, non vanno forse anch’essi da tempo rallentandosi? Non sembrano quasi lì per venir meno? “È vero, la Chiesa è indefettibile ed esisterà fino alla consumazione dei secoli; lo stesso tempo che l’edificio dovrà poi durare il fondamento ossia la pietra, la roccia, su cui sorge; ma non dimentichiamo che la Chiesa ed il suo Capo possono vivere in tanti modi: la Chiesa può essere trionfante nelle basiliche od oppressa nelle catacombe; il Papa può regnare in Vaticano od essere esule, prigioniero, relegato non so dove (…) Ora entrambi questi pericoli non sembrano forse ai nostri giorni, in seguito appunto all’accresciuta apostasia ed ai profondi sconvolgimenti religiosi e sociali che sovvertono il mondo, tornati a minacciare più che mai la Chiesa ed il suo Capo? “Il razionalismo, il modernismo ed il deismo del secolo scorso già avevano assaltata e scossa la Chiesa nei suoi dogmi; l’indifferentismo religioso ed il liberalismo che seguirono fecero trascurare o disprezzare anche le sue leggi e la sua morale; ma il comunismo, il bolscevismo che già stanno dilagando come una marea di sangue e di fango in tutto il mondo civile e cristiano, non finiranno forse col travolgere e soffocare ogni cosa? Potrà ancora la Chiesa, come l’arca noetica, galleggiare su questo nuovo diluvio non già di acqua, ma di sangue e di fango? E se pur trovasse una cima di monte così alta od una catacomba così bassa dove nascondersi, cosa ancora potrà fare contro la travolgente marea fangosa e l’Anticristo che la segue? “E il suo custode, il suo nocchiero, che già adesso con mano tremante si sforza di trattenerla, fino a quando potrà ancora resistere? A che si è ormai da tempo ridotto il suo potere spirituale pur sì necessario contro quello tanto temporale che lo minaccia? Dove i principi, i re cattolici che lo difendono? Dove i popoli pronti ai suoi ordini, ai suoi moniti? Le sue stesse Encicliche non si vedono sequestrate, i suoi Nunzi respinti, le maglie così abilmente tese della sua diplomazia lacerate, i suoi stessi ministri perseguitati? (…) Inerme, spodestato d’ogni potere temporale, senza più sovrani e principi cattolici su cui appoggiarsi, abbandonato o disprezzato da molti, poco ascoltato da tutti, non c’è da stupire che, malgrado i suoi sforzi sovrumani per trattenere ancora l’ostacolo che si oppone al regno dell’Anticristo, già sia un giorno non lontano a cedere; e allora ceduto chi rattiene e travolto l’ostacolo, l’Anticristo, che è già in marcia, che forse da tempo è, già al mondo, che probabilmente è uno di quelli stessi che già lo mettono a soqquadro, potrà fare la sua completa apparizione e consumare la sua opera satanica di apostasia e di distruzione. È questo il fondato timore che già abbiamo sentito espresso da Pio X e, prima e dopo di lui, anche da altre anime non meno illuminate e pie” (Arrighini). Ora, il segno della grande apostasia è certo ed oggettivo (lo stesso Paolo VI disse che il fumo di Satana era penetrato nella Chiesa, e parlò di “auto—demolizione della Chiesa”). Quindi è lecito fare congetture prudenti e stare ad aspettare.
La Natura Dell’Anticristo
1) certamente vero uomo
“L’Anticristo è un vero uomo e stimo che tale assioma sia di fede” (F. Suarez, De Antich., sectio I, n. 4). S. Paolo lo definisce “Homo peccati, filius perditionis” (II Tess., II, 3—7). Errano quindi coloro che dicono che l’Anticristo è un’allegoria, una setta, un’eresia o l’insieme di tutti i cattivi. L’Anticristo però non è neppure un diavolo incarnato: “l’Anticristo non sarà una persona diabolica incarnata” (F. Suarez, ibid.). Ciò non toglie che l’Anticristo si assoggetterà talmente al diavolo da diventarne uno strumento, sebbene sempre cosciente; S. Giovanni Crisostomo, a questo proposito, scrive: “Chi è l’Anticristo’? Forse un demonio? No, ma un uomo che si è dato completamente al demonio” (Homilia III in IIam Tess.).
2) probabilmente ebreo
Gesù dice ai giudei: “Io son venuto in nome del Padre mio e non mi ricevete; se un altro verrà di propria autorità voi lo riceverete”. (Gv., V, 43). Ora i Padri commentano che Nostro Signore qui allude all’Anticristo, e poiché il Messia dovrà essere di origine giudaica ne concludono che anche l’Anticristo sarà giudeo.
3) la sua famiglia
La tradizione cristiana è concorde e costante nel ritenere che l’Anticristo, sebbene destinato a diventare l’uomo più potente della terra ed il monarca di tutto il mondo, lungi dal discendere da stirpe regale, nascerà invece da gente bassa e spregevole sotto ogni aspetto. “Daniele simboleggia l’Anticristo in un piccolo corno crescente” (VII, 13): questo significa una potenza piccola e quasi trascurabile nei suoi inizi. Suarez commenta: “È certo che l’Anticristo non perverrà al suo regno per diritto ereditario; sorto da bassa e plebea gente, poco alla volta, con l’astuzia e con la violenza, giungerà a regnare su tutto il mondo” (De Antichristo, Sectio V, n. 2). I Padri ritengono anche che l’Anticristo proverrà da un’unione illegittima e peccaminosa, “ex fornicatione parietur” (S. Giovanni Damasceno, De fide ortodoxa, IV, 27), dovendo essere il contrario di Cristo che è nato dall’Immacolata. S. Paolo infatti, lo chiama l’uomo del peccato; anzi molti autori (S. Brigida, S. Ildegarda, Suarez, S. Roberto Bellarmino) lo fanno nascere da una relazione demoniaca; pur ammesso ciò, l’Anticristo sarebbe sempre vero figlio o discendente dell’uomo, sebbene, in un certo senso — ossia per il concorso straordinario che nella concezione prenderebbe il demonio — lo si potrebbe pur dire figlio del diavolo.
Il Regno Dell’Anticristo
1) la sua estensione
Il suo regno sarà universale, Daniele ci dice che il piccolo corno abbatterà tutti gli altri che governeranno il mondo, per cui resterà solo a regnare su di esso. L’Apocalisse aggiunge che “fu dato potere alla bestia sopra ogni tribù e popolo e lingua e nazione” (XIII, 7) e S. Gerolamo che l’Anticristo “in toto orbe regnabit” (Comm. in Dan. 2). Ma gli autori più recenti come Cornelio a Lapide, Suarez fanno opportunamente osservare che non è necessario intendere che regnerà proprio su tutte e singole le regioni, poiché alcune remote e selvagge potranno sottrarsi al suo dominio.
2) la sua capitale
Vi sono a riguardo tre opinioni. La prima ritiene che sarà Babilonia di Caldea (S. Gerolamo); ma è la meno probabile. La seconda ritiene che sarà Gerusalemme (S. Ireneo). La terza ritiene che sarà Roma (Cornelio a Lapide, S. Roberto Bellarmino, Suarez): “È qui che per meglio opporsi al vero Cristo, l’Anticristo stabilirebbe la sede del suo impero. Si assiderebbe a Roma ridiventata pagana” (A. Lémann, L’Anticristo, Proceno di Viterbo, Effedieffe, ristampa, 2016 ).
3) La sua durata
Daniele (VII, 25) afferma che “saran poste tutte le cose nelle sue mani, per un tempo, due tempi e per la metà di un tempo”. L’Apocalisse ci dà la chiave per interpretare il testo di Daniele “le fu data la potestà di agire per mesi quarantadue” (Apocalisse, XIII, 5) cioè tre anni e mezzo: un tempo in Daniele significa quindi un anno, più due, più mezzo, in tutto tre anni e mezzo. Alcuni lo interpretano allegoricamente come uno spazio di tempo breve, altri in senso stretto e matematico.
La Persecuzione Dell’Anticristo
L’Apocalisse ci dice che lo pseudo—profeta o il primo ministro dell’Anticristo “farà sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e servi, abbiano impresso un marchio sulla mano destra o sulla fronte, e che nessuno possa comperare o vendere senza mostrare quel marchio, ossia il nome della bestia (cioè dell’Anticristo) o il numero (666) del suo nome” (XIII, 15). Il dispotismo tirannico con cui l’Anticristo governerà il mondo gli preparerà la via al suo scopo principale, quello cioè di soffocare ogni religione ed ogni culto di Dio per giungere ad un’apostasia generale. Il libro dei Maccabei ci offre in Antioco Epifane la figura delle azioni dell’Anticristo; Antioco infatti dopo aver reso schiavo il popolo eletto, lo privò, col seguente editto, anche della sua religione: “Si proibisce di continuare nel tempio gli olocausti, i sacrifici e le oblazioni; di santificare il sabato, di praticare la circoncisione (…) Siano profanati i luoghi santi e con ogni sorta di immondezze e di abominazioni anche l’anima dei bambini, affinché, dimentichi della legge di Dio, ne violino tutti i precetti. E tutti quelli che non obbediscono siano condannati a morte” (I Maccabei, I, 46—52). Per quanto sembrino mostruosi questi ordini, tuttavia lo storico sacro ci fa sapere che non piccola parte del popolo ebbe la debolezza di sottomettervisi, poiché già fiaccato dalla tirannia e dalla schiavitù. La Scrittura ci dice ancora dell’Anticristo: “Egli parlerà male dell’Altissimo” (Daniele, VII, 27) ed ancora: “La Bestia aprì la bocca in bestemmie contro Dio e le fu dato il potere di far guerra ai santi e di vincerli [ossia martirizzarli, nda]” (Apocalisse, XIII, 6—7). I Padri e i Dottori commentano che la persecuzione dell’Anticristo sarà assieme temporale o fisica e spirituale o insidiosa ed ipocrita (cfr. F. Suarez, De Antichristo, VI, 1—2). Essi dicono anche che sarà universale, poiché non si limiterà a perseguitare la Chiesa Cattolica, ma tutte le religioni e tutti i culti, essendo intento dell’Anticristo di abolirli tutti per sostituirvi l’unico culto di se stesso. Quindi, se al principio, per farsi accettare dai giudei come Messia, si era mostrato con la maschera della dolcezza e della bontà, diventato padrone assoluto, getterà la maschera e “parlerà male contro l’Altissimo”, dando così a tutti l’esempio dell’apostasia.
La Grande Apostasia Anticristica
1) l’adorazione della bestia
Lo scopo finale di tutte le ambizioni, lotte, tirannie, persecuzioni dell’Anticristo sarà di allontanare l’intero mondo da Dio per convergerlo tutto a sé. In ciò si mostrerà degno figlio di Lucifero anzi lo sorpasserà, poiché mentre Lucifero aspirava a sedere presso l’altissimo sulla sommità delle nubi (cfr. Isaia, XIV, 14), l’Anticristo pretenderà di andare oltre lo stesso Dio per farsi adorare e servire lui solo. Si direbbe il delirio di una mente inferma, se purtroppo la storia non ci ricordasse tentativi del genere, la storia del pensiero filosofico, per esempio. Infatti esso è la continuazione di due principi contrapposti: da una parte Dio personale e trascendente che crea il mondo per far partecipare l’uomo alla sua Beatitudine, e dall’altra Lucifero che vuol cogliere il suo fine senza l’aiuto di Dio, colle sue sole forze: tale rivolta si è rinnovata nel paradiso terrestre, quando il serpente disse ad Eva “Eritis sicut dii”, e si rinnova nell’uomo che vuol diventare Dio con le sue forze naturali (panteismo). La filosofia realista e perenne di Aristotele e S. Tommaso è la continuazione della prima linea, professando l’adeguazione dell’intelletto all’oggetto e la dipendenza della creatura dal Creatore. La Gnosi segue la seconda, professando che è il soggetto a porre e creare l’oggetto e che l’uomo deve creare un mondo nuovo — che non canti più, come l’attuale, la dipendenza della creatura dal Creatore — in cui l’uomo stesso è Dio. Ebbene tale filosofia falsa o Gnosi, penetrata all’interno della Chiesa con i nuovi teologi, il cui rappresentante principale è Teilhard de Chardin, è stata l’anima del Vaticano II; essa viene da Lucifero e porta all’Anticristo. Perciò non dobbiamo stupirci se Giovanni Paolo II scrive che “Dio è immanente al mondo e lo vivifica dal didentro”. Tutto era scritto e ci era stato predetto dalla S. Scrittura. Se pensiamo a tutto ciò non possono non rimbombare con terrore nella nostra mente le parole di Paolo VI all’ONU: “Noi più di chiunque altro abbiamo il culto dell’uomo”. La religione del Concilio Vaticano II è la religione dell’uomo e prepara la via alla manifestazione e al regno dell’Anticristo che opera nella storia fino a poter trionfare quando l’ostacolo e il guardiano siano tolti di mezzo. Il Tempio universale è in via di allestimento (Assisi 1986/2016) e la Repubblica universale anche (grazie alla caduta del Muro di Berlino, al Nuovo Ordine Mondiale, alla globalizzazione e allo strapotere degli Usa/Cina ed Israele). Non dobbiamo far altro che aspettare la maturazione degli eventi. Già Antioco Epifane arrivò a far incidere sotto le sue statue e sulle sue monete la parola Dio e a pretendere di essere adorato come tale da tutti i suoi sudditi. E ciò che è più straordinario è che tutte le nazioni si accordarono ad obbedirgli” (I Maccabei, II, 44). Ora se tale insensato riuscì a tanto, non c’è dubbio che meglio ancora vi riuscirà l’Anticristo: S. Paolo, infatti, ci rivela che “Esso s’innalzerà sopra tutto quello che dicesi Dio o si adora, talmente che si assiderà nel tempio di Dio facendosi credere tale” (II Tess., II, 4). P. Arrighini commenta: “quale poi sia il tempio dove la grande bestia si farà adorare (…) sarà sotto la cupola michelangiolesca di s. Pietro se — come è più probabile — avrà per capitale Roma ritornata pagana” (op. cit., p. 232). E tutti coloro che non vorranno adorarlo li farà uccidere. “Così col sopprimere questi pochi rimasti fedeli al vero Dio, non rimarranno che i rinnegati, e l’apostasia già iniziatasi prima della venuta dell’Anticristo, da lui poi estesa ed intensificata con la sua tirannia, finirà col diventare davvero generale ed universale” (op. cit., p. 233). La Bibbia ci dice che il profeta Ezechiele venne trasportato in spirito dal soffio di Dio nel tempio di Gerusalemme: “Figlio dell’uomo alza i tuoi occhi e guarda — disse il Signore al suo profeta. Ed il profeta guardò nel santuario, la parte più santa del tempio, e vi vide un idolo, l’idolo della Gelosia. Questo era Baal, la più infame di tutte le divinità fenicie, chiamata così da Dio stesso, ferito al cuore. E davanti a Baal chi stava dunque prostrato? il sacerdozio! (…) sì, una parte del sacerdozio, alcuni sacerdoti divenuti apostati! Il profeta rimase stupefatto. Ma già il soffio di Dio lo trascina in un’altra parte del tempio: “Figliuolo dell’uomo, apri la muraglia”. Ed attraverso la breccia il profeta scopre una stanza segreta; e sui muri all’intorno pitture di rettili e di animali dinanzi cui settanta uomini con turiboli in mano li adoravano. Le settanta persone erano settanta seniori, cioè la classe dirigente presso il popolo ebraico. E la classe dirigente era divenuta apostata. Il profeta tremava, ma il soffio di Dio ancora lo trasportò in un’altra parte del tempio: “Figliuolo dell’uomo, vòlgiti da questa parte e vedrai”. Ed il profeta vide alcune donne assise per terra che piangevano; ma quello che esse piangevano era il dio della voluttà che si diceva morto. Erano le vergini ad avere apostatato. Ma il soffio di Dio trasportò per la quarta volta il profeta all’ingresso del tempio: “Figlio dell’uomo hai visto; ma se ti volgerai anche altro vedrai!” E il profeta guardando vide altri 25 uomini vicini al vestibolo che voltavano la schiena al tempio del Signore ed adoravano il sole. Ora questi venticinque uomini appartenevano al popolo e così anch’esso voltava la schiena al tempio del Signore (Ezechiele, VIII, 3 e segg.).
2) apostasia universale
Popolo, vergini, nobili, sacerdozio: l’apostasia era dunque dappertutto nella società giudaica; ma al tempo dell’Anticristo, sarà in tutto il mondo.
3) castigo universale
Per comprendere il castigo universale che dovrà seguire all’apostasia universale ritorniamo alla visione di Ezechiele. Iddio gli rivelò il suo sdegno in questi termini: «Figlio dell’uomo, tu lo hai visto, è forse piccola cosa per la casa di Giuda fare queste abominazioni al suo Dio? Eppure le ha commesse e mi ha irritato. Anch’io agirò quindi con furore; l’occhio mio non li risparmierà, non avrò pietà, e per quanto gridino ad alta voce non li ascolterò (…) poi comandò: “Fate accostare quelli che debbono punire il popolo infedele e ciascuno abbia in mano la sua arma di distruzione”. Ed ecco venire dal lato della porta superiore sei uomini, ognuno dei quali aveva la sua spada distruggitrice (…) e Dio disse loro: “Passate per la città e colpite; il vostro occhio non risparmi nessuno e siate senza pietà; uccidete, sterminate vecchi, giovani, donne e bambini; distruggete ogni casa ed empite di morti i cortili. Uscite!” e quelli uscirono ed andarono a fare la vendetta di Dio» (Ezechiele, IX, 1 e segg.).
La Disfatta Dell’Anticristo
Per quanto con la tirannia e la persecuzione l’Anticristo sia riuscito a dominare il mondo, non regnerà a lungo avendo i “giorni” contati (1.290); in essi inoltre non cesserà di venir combattuto efficacemente da avversari ancora più potenti di lui (“non abbiate paura, Io ho vinto il mondo”), vale a dire la Chiesa con i suoi sacramenti, i Dottori con la loro dottrina, i due profeti Enoch ed Elia ed infine Nostro Signore stesso che lo distruggerà col soffio della sua bocca.
1) persistenza della Chiesa
L’Anticristo non riuscirà — malgrado l’apostasia generale — a distruggere la Chiesa, poiché Dio ha decretato che durerà usque ad consummationem saeculi (Mt., XVIII, 20). Quindi ancora oltre lo stesso Anticristo. Ma essa sarà oltremodo oppressa e indebolita (in stato di privazione); la maggioranza dei suoi figli e dei suoi stessi ministri l’avranno abbandonata, ma tutto ciò non vorrà dire che la Chiesa sia completamente distrutta e morta: rimarrà sempre intatta nella sua gerarchia. S. Agostino nella Città di Dio (XX, 8) scrive: “Mai come negli ultimi tempi la Chiesa sarà desolata dalle persecuzioni e dall’apostasia (…) ma bisogna ritenere pure per certo che non solamente i fedeli i quali usciranno vittoriosi dalla prova di quel tempo, ma anche molti infedeli aiutati dalla grazia di Dio, avranno allora più fermezza per credere a ciò che non credevano e più forza per vincere il demonio scatenato e l’Anticristo”. Essi tale forza soprannaturale la attingeranno dai Sacramenti che continueranno sempre ad essere amministrati nella Chiesa da un piccolo numero di preti che non avranno apostatato. “Non mancherà loro neppure il S. Sacrificio della Messa. Molti lo negano rifacendosi alla profezia di Daniele ‘per mille duecentonovanta giorni cesserà il Sacrificio perenne’ (XII, 1). Dal fatto che questi giorni coincidano con quelli pur già numerati del regno dell’Anticristo si è troppo facilmente creduto che durante questo periodo non si celebrerà più la Messa (…) Conveniamo quindi che anche durante i “1 .290” giorni del regno dell’Anticristo la Chiesa non cesserà mai di celebrare i divini misteri e di amministrare i Sacramenti, sebbene non pubblicamente ma in maniera sì occulta che gli empi ed i persecutori non se ne accorgeranno neppure e riterranno cessata ogni sua attività” (Arrighini, p. 245—246).
2) intrepidezza dei dottori
Ma la Chiesa combatterà anche direttamente l’Anticristo con la voce dei suoi apostoli e la dottrina dei suoi dottori. Anche il ministero della parola non verrà mai meno nella Chiesa.
3) Enoch ed Elia
L’Apocalisse ci parla di due testimoni (XI, 3). Enoch: è uno dei più antichi patriarchi, fu padre di Matusalemme che visse 969 anni, ma Enoch lo sorpassa perché il sacro autore, che termina la biografia di ogni patriarca dicendo “et mortuus est”, quando arriva ad Enoch dice “Camminò con Dio su questa terra e poi disparve perché Dio lo riprese” (Genesi, V, 24); e l’Ecclesiastico aggiunge che “fu trasportato da Dio in locu eminenti, da dove tornerà a predicare ai gentili la penitenza”. Elia invece fu rapito da un carro di fuoco (IV Libro dei Re, II, 11 e Ecclesiastico, XLVIII, 9). È prossimo alla fede che dovranno tornare su questa terra a completare la loro missione. “Elia dovrà tornare a riordinare tutte le cose” (Mt. 17,11) ed Enoch “tornerà a predicare alle genti la penitenza” (Eccl., XLIV, 16). S. Roberto Bellarmino dice che “negare il ritorno di Enoch ed Elia è prossimo all’eresia” (De rom. Pont. III, 6). Ma quando avverrà tale ritorno? È opinione comune che ritorneranno al tempo dell’Anticristo e che sono loro i due testimoni dell’Apocalisse cui toccherà combattere apertamente il Figlio del peccato; lo affermano Tertulliano, S. Gerolamo, S. Gregorio Magno, Rabano, Cornelio a Lapide e S. Tommaso (Somma Teologica, III, q. 49, a. 5, ad 2um). Enoch verrà per ammonire e condurre a penitenza i cristiani prevaricatori (gentili), mentre Elia verrà per convincere i giudei che il vero Messia è Cristo e non l’Anticristo. Dice infatti l’Apocalisse dei due testimoni: “E io darò ai miei due testimoni la missione di profetare per 1260 giorni vestiti di cilici (…) E quando avranno compiuto la loro missione, la bestia che sale dall’abisso muoverà loro guerra e li supererà e li ucciderà. Ed i loro cadaveri giaceranno sulla piazza della grande città che spiritualmente si chiama Sodoma ed Egitto, dove anche il Signor loro fu crocefisso (Gerusalemme). Trascorsi però tre giorni e mezzo, uno spirito di vita, procedente da Dio entrò in loro e si drizzarono di nuovo in piedi, sicché grande spavento pervase quanti li videro. Ed in quel mentre si fece un gran terremoto e la decima parte della città cadde e settemila restarono uccisi; i superstiti, spaventati, finirono col dar gloria al Dio del cielo” (Ap., XI, 2—14).
4) trionfo di Gesù Cristo
Gesù lo ucciderà “con un soffio della sua bocca” (II Tess., II, 8). A sì clamorosa disfatta dell’Anticristo, a quei pochi seguaci dell’Anticristo che sfuggiranno al castigo, siano essi cristiani rinnegati o giudei e infedeli, s’apriranno finalmente gli occhi per riconoscere il vero Messia ed a Lui solo daranno onore e gloria. In tal modo Gesù Cristo riprenderà il suo incontrastato impero sul mondo intero e si adempiranno alla lettera quelle profezie secondo cui prima della fine del mondo si convertiranno tutti al Vangelo e gli stessi giudei riconosceranno il vero Messia!
“Questo libro deve tornare ancora più utile a noi, giacché oltre a rivelarci fin d’ora il sovrano più dispotico e malvagio che governerà la terra, c’insegna il segreto per sottrarci al suo dominio o per ritardarlo il più possibile. Infatti, se è vero che ogni opera d’arte o d’ingegno deve avere il leit—motiv, si può ben dire che quello di questo libro è lo stesso che risuona nell’Epistole di San Paolo ai Tessalonicesi, che cioè l’Anticristo non potrà comparire fino a quando non siasi tolto l’ostacolo e chi lo trattiene (katékon). Ora, come pur abbiamo già spiegato, l’ostacolo è qui la Chiesa, e chi lo trattiene, il sommo suo Pontefice; è quindi tutto nostro interesse, se non si vuol affrettare la venuta dell’Anticristo e dei molti disastri che la precedono e seguono, concorrere il più possibile al consolidamento, all’espansione, alla potenza dell’una e dell’altro. Purtroppo dobbiamo invece convenire che da molto tempo, si fa tutto il contrario. Alla Chiesa che già dominava quasi incontrastata su tutto il mondo civile, incominciarono gli scismi e le eresie a sottrarle intere nazioni sicché di fronte a oltre cinque miliardi di abitanti che ormai popolano il globo, non le son rimasti che pochi veri cattolici, ferventi e praticanti; il resto non lo sono che di nome. Ridotta così ai minimi termini, la Chiesa si è veduta, poco alla volta, spogliare anche di ogni suo potere temporale, pur tanto necessario per intervenire nelle faccende politiche dei popoli, per salvaguardarne i diritti, per dirimerne le contese, per imporre l’osservanza dei trattati, per promuovere e mantenere l’ordine, la concordia, la civiltà cristiana tra i popoli, che valesse a proteggerli da false e perniciose ideologie, da regimi pagani o bolscevichi, da egemonie sionistiche o comuniste; e ben ce ne accorgiamo adesso che ci troviamo in mezzo a tutti questi guai; ma ancor più se ne dovranno accorgere i popoli sotto il regno dispotico e diabolico dell’Anticristo. Se quindi vogliamo almeno il più possibile ritardarlo e anche già distruggere quanto da tempo va preparandolo, procuriamo di sostituirvi il più possibile il regno di Cristo, ossia della sua Chiesa, col cominciare a darle in noi sudditi fedeli e ferventi, col favorirne l’espansione nel mondo ancora idolatra e selvaggio per mezzo delle missioni, e nel mondo eretico o scismatico, che è ormai diventato ancora più vasto e pericoloso, mediante concordati, convenzioni diplomatiche e se possibile, anche unioni confessionali o religiose. Se, com’è inevitabile, da una parte e dall’altra si dovesse rinunziare a qualche cosa, i vantaggi immensi che da tali unioni deriveranno, primo tra cui quello di opporsi come una barriera insormontabile all’invadente regno dell’Anticristo, saranno tali da ben far accettare ogni rinunzia e sacrificio. Ed il sacrificio maggiore che pur dovranno accettare di buon grado le chiese dissidenti, sarà di sottomettersi all’autorità dell’unico Vicario di Cristo in terra, poiché è anche l’unico che per la somma ed infallibile potestà conferitagli da nostro Signore nella persona di Pietro, possa efficacemente opporsi a quel Vicario del diavolo ch’è appunto l’Anticristo. Per questo abbiamo sentito più volte l’Apostolo San Paolo raccomandare che chi ora lo rattiene, lo rattenga finché sia levato di mezzo. E bisogna convenire che i Pontefici romani non hanno mai cessato, per mezzo appunto della Chiesa, di rattenere il grande nemico che minaccia il genere umano. Per limitarci agli ultimi nostri Papi, quanto non fecero e faticarono a questo preciso intento! Leone XIII, nel suo lungo e glorioso pontificato, oltre ad aver incrementato in ogni modo la pietà cristiana, stipulò innumerevoli concordati anche con parecchie nazioni eretiche e scismatiche quasi per tutte coalizzarle, come si esprimeva lui, in una sola crociata contro il regno dell’Anticristo. “Il governo della Chiesa — così egli — ci appare sempre più formidabile per il sopravvenire di tempi malvagi ed il timore di un avvenire più terribile ancora per la Chiesa e l’intera società (…) Abbiamo perciò creduto che l’opera più opportuna e conforme alla Nostra dignità si era di mostrare ai popoli ed ai principi questo unico porto di salute ch’è la Chiesa cattolica e di aiutarli ad entrarvi. Noi abbiamo consacrato la Nostra vita a tale scopo, persuasi di far così gli interessi più vitali per la religione e la società”. Né altrimenti poteva pensare a fare il suo successore Pio X, il quale già dichiarava “di vedere un cominciamento dei mali che agli estremi tempi son riserbati, sì da temere che già sia nel mondo il figlio di perdizione di cui parla l’Apostolo” (Enciclica E supremi, 1904). In seguito a ciò, egli fece suo programma di tutto restaurare in Cristo e ad esso, come sappiamo, consacrò l’intera sua laboriosa e santa vita dovendo però, con sommo rammarico, al termine della medesima, sempre più convincersi “che il figlio della perdizione già fosse al mondo”: “È ormai già la follia dell’Anticristo che si presenta invece di Dio medesimo alle adorazioni del mondo: le verità sante non solamente impugnate, ma rigettate con disprezzo; la legge divina calpestata, la morale cristiana sconosciuta o vilipesa. E, come conseguenza inevitabile, in mezzo ai progressi materiali che nessuno può contestare, la lotta dell’uomo contro l’uomo ogni dì più implacabile” (ivi). Questa lotta non tardò a trasformarsi in un conflitto internazionale e allora sentiamo Benedetto XV, il ‘Papa della Grande Guerra’, ripetere i lamenti del suo predecessore: “Da quando si è lasciato di osservare, nell’ordinamento statale, le norme e le pratiche della cristiana saggezza, le quali garantivano esse sole la stabilità e la quiete delle istituzioni, gli Stati hanno necessariamente cominciato a vacillare nelle loro basi, e ne è seguito nelle idee e nei costumi tale un cambiamento, che se Iddio presto non provvede, sembra già imminente lo sfacelo dell’umano consorzio…” (Enciclica Ad Beatissimi, 1914). Il sapiente Pontefice seguita ad indicare i mezzi per evitare un simile disastro, ed egli stesso quanto non lavorò con la più fine diplomazia, con la sua tenacia tutta genovese alla loro attuazione! A lui forse si deve se nella precedente guerra l’Anticristo non riuscì ancora a stabilire il suo regno: “Chi or lo trattiene, lo trattenga”. Pio XI però non doveva tardare a di nuovo vederne e additarne la minaccia nel rinascente paganesimo e nel dilagante comunismo, da lui definiti come “le due grandi vie che conducono i popoli alla perdizione”, e durante il laborioso pontificato, nulla tralasciò per opporsi a tali malanni e, a costo di offrire in olocausto la sua stessa vita, riuscì ancora a salvare quella dell’umanità minacciata. Anch’egli poteva dir morendo di avere ben obbedito all’ordine dell’Apostolo: “Chi or lo trattiene, lo trattenga”. Questo compito diventava tanto più arduo per il suo successore Pio XII il quale, nell’orrenda guerra che dall’inizio del suo pontificato sconvolge la Chiesa ed il mondo, ha più di tutti motivo a temere che non solo sia già nato l’Anticristo, ma che stia per iniziare il suo regno. La storia dirà gli sforzi sovrumani che anche questo Papa va facendo per trattenerlo. Intanto nostro dovere ed anche interesse si è di coadiuvarlo con le nostre preghiere. La nostra devozione, la nostra filiale obbedienza ai suoi moniti, alle sue direttive. Mai come adesso la causa del Papato si rivela la causa di tutta l’umanità. Possiamo star sicuri che fino a tanto che il vicario di Cristo regnerà a Roma, non vi regnerà il vicario di satana; finché la Chiesa impera nel mondo non potrà stabilirvisi l’impero dispotico e idolatra dell’Anticristo. Facciamo quindi noi pure ogni sforzo, perché l’ostacolo non sia rimosso, perché chi lo trattiene lo trattenga, e anche in questa nostra calamitosa epoca, in cui più che in ogni altra c’è da temere l’avvento dell’Anticristo e del suo regno ne saremo salvi, e la storia di entrambi, tracciata in questo libro, non diverrà ancora storia contemporanea” (Arrighini, op. cit., pp. 264—271).
Il lavoro di Hugh Benson è un libro da leggere e meditare… soprattutto oggi e i fatti odierni vanno interpretati alla luce del libro di Benson. Dopo Benson passeremo a studiare Orwell (1984) nel prossimo articolo, che assieme a Huxley (Il mondo nuovo) e Zamjatin (Noi) ci hanno descritto con decenni di anticipo quanto ci tocca vedere e patire oggi e il bello deve ancora arrivare …
d. Curzio Nitoglia
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