Nome per nome, tutti i magnati della finanza e della tecnocrazia ai quali il papa ha dato udienza. Tra questi anche la McKinsey, la fabbrica di sistemi finanziari alla quale è legato, guarda caso, anche Vittorio Colao il manager della task force "calata" nel governo Conte.
Papa Francesco è implacabile contro i ricchi Epuloni che affamano i poveri Lazzaro, contro quella che chiama "economia che uccide".
Eppure gli uomini più ricchi del mondo e i superpotenti della finanza fanno ressa per essere ricevuti da lui. E lui non solo li accoglie a braccia spalancate, ma li ricopre di elogi.
A beneficiare degli apprezzamenti del papa è stata anche Christine Lagarde, ricevuta in Vaticano il 18 gennaio 2016, elogiata da Francesco come "una donna intelligente che sostiene che il denaro deve essere al servizio dell'umanità e non il contrario", davanti a un gruppo di allibiti socialisti cattolici francesi. Chissà se oggi, con la Lagarde a capo della BCE, il suo pensiero è mutato...
All'inizio del suo pontificato Jorge Mario Bergoglio aveva sorpreso tutti, predicando una Chiesa "povera e per i poveri" e nello stesso tempo chiamando a consulto in Vaticano le più famose e costose fabbriche al mondo di sistemi organizzativi e finanziari, dalla McKinsey alla Ernst & Young, dalla Promontory alla KPMG.
Ma ora la musica è cambiata. Non sono più le casse vaticane a pagare i conti di queste imprese, sono i grandi impresari ammessi a colloquio col papa a fargli offerta di laute donazioni.
Il 22 gennaio 2016 Tim Cook, amministratore delegato della Apple, non ha fatto mistero di aver messo nelle mani di Francesco un'elargizione (vedi foto), durante l'udienza avvenuta come le altre del genere non nel prosaico residence di Santa Marta ma nella solenne biblioteca papale del Palazzo Apostolico.
E il 28 gennaio Leonardo Di Caprio ha fatto lo stesso. Nel filmato dell'incontro lo si vede consegnare al papa una busta, con un assegno "per opere di carità vicine al suo cuore". Più che come attore di cinema, Di Caprio aveva ottenuto udienza in quanto titolare di una fondazione contro il riscaldamento globale.
Natura e tecnocrazia, è questa l'accoppiata vincente. Sette giorni prima dell'udienza con Tim Cook della Apple, papa Bergoglio ha ricevuto il numero uno di Google, Eric Schmidt, accompagnato dal capo di Google Ideas, Jared Cohen, anch'essi con una loro fondazione impegnata sui fronti della povertà, dell'energia e dell'ambiente, il cui imperativo è "Don't be evil", non essere malvagio.
Anche Kevin Systrom, fondatore e amministratore delegato di Instagram, il social network della fotografia con all'attivo 400 milioni di utenti nel mondo, è stato ricevuto in udienza dal Papa il cui motto è evidentemente "pecunia non olet".
Ma in questo ambito il colpo più grosso è stato lo spettacolo "son et lumière" proiettato la sera del giorno d'apertura del Giubileo della misericordia, sulla facciata e la cupola della basilica di San Pietro, spettacolo molto discusso, un inno alla natura senza il minimo cenno al Creatore, e anche molto costoso, ma interamente offerto al papa dalla Banca Mondiale, dalla fondazione Okeanos e dalla Vulcan Inc. del cofondatore di Microsoft Paul Allen.
E pochissimo c'è mancato che Francesco ricevesse in udienza lo stesso Bill Gates, che di Microsoft è il numero uno assoluto, oltre che l'uomo più ricco del mondo nella classifica di Forbes. A far cadere il proposito sono stati un paio di cardinali africani, che hanno ricordato al papa che la Bill & Melinda Gates Foundation è attivissima nel promuovere l'aborto nei paesi poveri. Poco male, perché il Papa aveva già incontrato Melinda Gates nel novembre 2014 (vedi foto) quando la moglie di Bill si augurava di fargli cambiare idea sulla contraccezione, forse a suon di assegni milionari "caritatevoli". In effetti, nella foto Melinda tiene in mano una busta. Forse proprio un sostanzioso assegno per fargli cambiare idea sulla loro opera "filantropica"?
Nessuna obiezione invece per il secondo della classifica di Forbes, il messicano Carlos Slim, magnate delle telecomunicazioni. Le spese per le trasmissioni e i centri stampa del viaggio di Francesco in Messico sono state interamente coperte da lui.
Cinzia Palmacci
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