martedì 12 novembre 2019

L'OLOCAUSTO COME MONITO O COME PRETESTO?

Chi continua a prendere a pretesto l'Olocausto come spauracchio contro l'evidente rimonta della Destra estrema in Europa lo fa in malafede, e la storia stessa, quella che non c'è sui libri di storia, lo dimostra. Premesso che è giusto condannare qualsiasi forma di discriminazione, non solo razziale, va ricordato che anche l'atteggiamento degli Ebrei nel mondo non fu esente da motivi di risentimento diffuso. Ma la storia è importante anche per poter imparare dai propri errori e porvi rimedio. La questione palestinese è solo uno di questi, tuttavia attende ancora una soluzione.... 
Risultati immagini per i Sionisti fecero sterminare gli Ebrei   Gli Ebrei stessi si autodefiniscono così.... 

Ma veniamo al nocciolo della questione. La Germania nazionalsocialista considerava pregiudizialmente gli ebrei come un elemento estraneo alla nazione. Durante la sfortunata Repubblica di Weimar (1919-33), quando la popolazione tedesca subì la più grande crisi economica e sociale della sua storia (a causa soprattutto degli enormi debiti di guerra imposti dalle potenze vincitrici del primo conflitto mondiale), molti ebrei, nonostante rappresentassero meno dell’1% della popolazione, raggiunsero nel settore economico-finanziario posizioni di alto livello e di considerevole benessere tali da essere additati, a causa della loro presunta cupidigia, come responsabili della stato di crisi in cui versava la Germania. La popolazione tedesca percepiva tale stato di cose come un'inaccettabile ingerenza e condannava gli Ebrei come gente parassita e senza scrupoli.
A ciò si aggiungeva l’atavico antiebraismo cristiano, il nazionalismo esasperato e il mito della purezza ariana, devianze che Hitler sfruttò a proprio vantaggio. L'ossessione di Hitler per la purezza ariana, in realtà, nascondeva un odio profondo verso i Giudei, la stirpe del re David da cui discendeva Gesù Cristo.    
L’origine ebraica di Karl Marx, il teorico del comunismo, e di parte della dirigenza socialista tedesca, contribuì a rafforzare tale convincimento su cui basò la sua azione Adolf Hitler che fin da subito adottò nei confronti degli ebrei una politica di restrizione dei diritti civili per spingerli a lasciare la Germania (judenfrei), anche attraverso il sostegno all’emigrazione. Quest’ultimo aspetto rispecchiava l’ideale della patria ebraica preconizzata da Theodor Herzl, fondatore del movimento sionista il quale, per quanto possa sembrare paradossale, concordava con i nazisti sul fatto che ebrei e tedeschi erano nazionalità distinte e tali dovevano restare. Come risultato, il Governo di Hitler sostenne con vigore il Sionismo e l’emigrazione ebraica in Palestina dal 1933 fino al 1940-41.
L’incoraggiamento all’emigrazione degli ebrei trovò però forti resistenze da parte della comunità internazionale e sfociò nel fallimento della conferenza di Evian del 1938, convocata da Roosevelt, dove i trentadue stati partecipanti avrebbero dovuto ognuno farsi carico di un numero di ebrei provenienti da Germania e Austria proporzionale alle loro dimensioni (ci ricorda qualcosa?). L’unica nazione che si propose di accogliere i rifugiati fu la Repubblica Dominicana che ne accettò circa 700, tutte le altre, con motivazioni più o meno plausibili, rifiutarono ogni forma di accoglienza. L’Italia fascista, invece, pur non avendo partecipato alla conferenza, da anni attuava una politica di ospitalità nei confronti degli ebrei. Infatti, paradossalmente, tra gli ebrei italiani c’erano anche dei sostenitori del regime fascista, che negli anni precedenti non aveva mai sposato le idee razziste ed antisemite che circolavano nella Germania nazista; come nel caso del podestà ebreo e fascista di Ferrara, il quale si vide costretto a rassegnare le dimissioni e a restituire la tessera del Pnf.

Dopo che nel 1935 Hitler ebbe varato le leggi contro la razza ebraica, espellendo studenti e professori ebrei da scuole ed università, non pochi ebrei tedeschi si trasferirono in Italia per iscriversi nelle nostre facoltà universitarie che li accolsero senza problemi. E lo stesso Duce, in diversi discorsi pubblici, aveva garantito personalmente la sicurezza degli ebrei romani. Ma poi Mussolini, in seguito alle ricadute negative della campagna in Etiopia sul piano internazionale, sancì lo sciagurato accordo Roma-Berlino. Si convertì all’antisemitismo, praticamente copiando le famigerate leggi di Norimberga e riproponendole in Italia nel 1938. Furono una serie di contingenze geopolitiche a portare Mussolini, che fu un innegabile statista, a prendere la decisione di attuare le leggi razziali per compiacere il forte alleato teutonico. L'interesse dell'Italia e degli Italiani per Mussolini venivano prima di tutto. Quindi, la sua fu una decisione di convenienza politica a fargli prendere la decisione difficile di sacrificare qualcosa in cambio di qualcos'altro. 


In Italia, la nomina a senatrice a vita di Liliana Segre reduce da Auschwitz, è stata importante come monito per il futuro. Ma riflettiamo bene sul fatto che, se in Italia ci fosse davvero una mentalità estremista, probabilmente questa nomina non sarebbe mai avvenuta. E continuare a tenere sotto ricatto i popoli tirando sempre fuori la storia degli errori passati, non fa altro che riaccenderla. Rievocare continuamente un passato violento da monito può trasformarsi in una miccia pericolosa. 

Cinzia Palmacci

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