mercoledì 9 ottobre 2019

Renzi, Grillo e Draghi: piano massonico per far fuori Salvini

ORMAI LA BATTAGLIA SI GIOCA TRA PATRIOTI POPULISTI E MASSONI GLOBALISTI....


Quella di Matteo Salvini è una mossa disperata, ma l’unica possibile: il leader della Lega ha capito che sarebbe stato stritolato entro fine anno. «E’ stato isolato dai 5 Stelle, che hanno votato in modo nazista Ursula von der Leyen, candidata del potere Ue, ed è spaventato dall’inchiesta sul Russiagate: un imprenditore italiano in Russia lo ha tradito, raccontando che gli incontri a Mosca erano stati più d’uno». Ancora una volta Gianfranco Carpeoro, massone, già a capo del “rito scozzese” italiano e con salde relazioni tra i piani alti della massoneria progressista europea, offre clamorose rivelazioni sulla crisi italiana. La scorsa estate aveva svelato la manovra francese, condotta con la collaborazione di Napolitano e Berlusconi per sbarrare l’accesso a Marcello Foa alla presidenza della Rai: denuncia che di fatto ha “smontato” il complotto, aiutando Foa. Ora, in web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”, Carpeoro afferma: «L’unica possibilità per Salvini è che riesca a mobilitare gli italiani, riempiendo le piazze per reclamare le elezioni. E’ una corsa contro il tempo: se non ce la fa, è finito. Ha contro Berlusconi, che rappresenta poteri forti. E ha contro Grillo, che salì sul Britannia e deve riconoscenza a quell’establishment». Salvini ha contro anche Renzi, a cui quegli stessi ambienti (supermassonici e reazionari, in contatto con Berlusconi e Grillo) hanno fatto una promessa: «Gli daranno una chance per tornare in campo, se riuscirà a evitare le elezioni». E Zingaretti? «E’ un altro agnello sacrificale, come Salvini».



Carpeoro non ha particolare simpatia per il leader della Lega: «Non ha visione politica e vive solo di emergenze, così come Di Maio e lo stesso Renzi, il cui consenso esplose solo con gli 80 euro». Una qualità di Salvini? «L’intuito: ha compreso che la trappola attorno a lui era scattata: politica, mediatica, giudiziaria. E ha agito con una tempestività che ha spiazzato tutti: contavano di “friggerlo” lentamente, per farlo cadere entro la fine dell’anno». Perché il super-potere non si fida di Salvini? «Forse perché il suo consenso è stato così rapido, e perché l’uomo è capace di colpi di testa come quello che ha appena fatto. E forse, anche, perché non ha ancora trovato un “burattinaio” che lo gestisca». L’eminenza grigia leghista Giancarlo Giorgetti? «Ha grande esperienza, ma è leale con Salvini». Secondo Carpeoro, la partita è apertissima. Tenendo conto che Mattarella è notoriamente contrario alle elezioni anticipate, l’espediente decisivo per evitarle è quello architettato da Di Maio: «Il taglio dei parlamentari richiederebbe un iter di almeno 8 mesi, quindi comporterebbe la costituzione di un governo “istituzionale”». Attenzione: «Il candidato naturale è Giuseppe Conte, che ha anche dimostrato di avere gli attributi». Se invece lo spread dovesse precipitare, potrebbe emergere un governo più “tecnico”, fatalmente affidato a Mario Draghi: «A quel punto il governo durerebbe ben più di 8 mesi, dopodiché Draghi finirebbe al Quirinale: prima premier e poi presidente, come l’altro banchiere centrale Carlo Azeglio Ciampi».

Il tema di fondo? Infliggere all’Italia il massimo rigore previsto dalla cupola massonica reazionaria che ha in mano l’Ue. Minaccia formidabile: l’incubo dell’esercizio provvisorio e l’Iva al 25%. C’è puzza di finti “salvatori della patria” in arrivo: lo stesso Renzi (reduce dal Bilderberg) potrebbe appoggiare un governo Conte-bis insieme a Grillo, mentre per aggregare nell’operazione anche Berlusconi servirebbe Draghi. E se invece Salvini riuscisse a farsi appoggiare dal Cavaliere nella corsa verso le elezioni? «Sarebbe uguale, perché Berlusconi in cambio rinsalderebbe l’alleanza con la Lega allo scopo di “sterilizzare” Salvini, come chiede il potere oligarchico Ue». Unica via d’uscita: «Se vuole salvarsi, il leader della Lega deve battere tutti sul tempo – come ha iniziato a fare – ottenendo le elezioni. E può farcela solo se gli italiani riempiranno le piazze, ammesso che siano d’accordo con lui». Che l’euro-potere sia stato comunque colto in contropiede, secondo Carpeoro, lo conferma il silenzio della Germania, della Francia e delle autorità Ue. «A proposito: se il piano anti-Salvini vince, alla Commissione Europea perl’Italia andrà un personaggio il cui nome sorprenderà tutti», annuncia Carpeoro, senza però fornire dettagli: allude a Urbano Cairo, patron de “La7” e del “Corriere della Sera”?


«In questi giorni i telefoni sono caldissimi, perché la mossa di Salvini – accerchiato – ha preso tutti alla sprovvista», aggiunge Carpeoro. L’avvocato, dirigente milanese del Movimento Roosevelt e autore di saggi e romanzi di successo, fa nomi e cognomi degli uomini-chiave che starebbero allestendo la trappola per Salvini. In pole position c’è il politologo statunitense Michael Ledeen, vicino a Di Maio e a Renzi. Massone, esponente di Ur-Lodges reazionarie e membro del potente Jewish Institute, Ledeen è affiliato al B’nai B’rith, esclusiva massoneria israeliana contingua al Mossad. Da Parigi, collabora attivamente all’operazione-Salvini un altro supermassone oligarchico come Jacques Attali, mentore di Macron. «Ma non sentirete dichiarazioni, dall’Eliseo – aggiunge Carpeoro – perché i francesi non hanno ancora capito chi la vincerà, quest’ultima sfida italiana». Sempre secondo Carpeoro, Salvini non può fidarsi nemmeno di Steve Bannon, già ideologo di Trump e del sovranismo europeo anti-Ue. Massone, Bannon è stato formato dai gesuiti alla Georgetown University. E’ stato il primo, nei giorni scorsi, ad annunciare l’imminente divorzio gialloverde: «Non perché stesse davvero con Salvini, ma solo perché sapeva quello che Salvini stava per fare». Bannon? «E’ in relazione con potenti massonerie reazionarie di segno diverso». Carpeoro non ha dubbi: è in arrivo l’ennesimo governo imposto dall’estero. «Solo gli elettori italiani, se lo vorranno, potranno salvare il leader della Lega». Il potere Ue lo vuole morto. E i suoi terminali nostrani – da Renzi a Grillo – sono pronti a “cucinarlo”.

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