venerdì 11 ottobre 2019

LE "NOZZE NERE" DI ROTHSCHILD E ROCKFELLER PER SPARTIRSI USA E EUROPA

ROTHSCHILD E ROCKFELLER INSIEME PER SPARTIRSI L'EUROPA E GLI STATI UNITI. L'AUSTERITY CHE L'UNIONE EUROPEA FA GRAVARE SUI POPOLI EUROPEI NASCE DA QUESTA UNIONE DIABOLICA. DOPO AVER SPREMUTO FINO ALL'OSSO L'EUROPA, ROTHSCHILD PENSA CHE IL VECCHIO CONTINENTE ATTRAVERSERA' UN PERIODO NERO NEI PROSSIMI 10 O 20 ANNI (GRAZIE A LUI)..... 

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Per capire di più sul loro potere guardate questo video


Ora si capisce perchè nemmeno un membro della famiglia Rockefeller non è al Bilderberg, di cui è fondatrice. Aveva di meglio da fare. Da Repubblica: «Rockefeller e Rothschild. Due delle più grandi dinastie industriali al mondo, la prima in America, la seconda in Europa, hanno deciso di unire almeno in parte le loro forze per formare una ‘partnership strategica’».



I giornali italiani trattano la notizia come un fatto di colore. Il Financial Times, in un’intervista in ginocchio a Lord Jacob Rothschild («filantropo, mecenate») almeno fa capire molto di più. La RIT Capital Partners – la holding finanziaria del vecchio Rothschild di Londra, un «trust d’investimento» da 1,9 miliardi di sterline – prende una quota del 37% della Rockefeller Financial Services, la holding d’investimento della storica dinastia americana del petrolio e delle banche: «I due gruppi collaboreranno in acquisizioni e fondi d’investimento terzi».



Il perchè, si degna di spiegarlo Jacob Rothschild al (suo) giornale: «Gli Stati Uniti sono in vantaggio. Avere una forte presenza in USA è di estrema importanza».



Sono in vantaggio (has an edge) sulla vecchia Europa, naturalmente: Gli USA, continua Jacob Rothschild, «hanno avuto la grandissima fortuna di quelle grandi risorse in scisti bituminosi e gas, e possono diventare la nuova Arabia Saudita dei prossimi 50 anni». Perchè il vecchio pensa che l’Europa non possa dare più molto all’alta finanza: «Sappiamo tutti che l’Europa attraverserà un periodo nero per i prossimi cinque-dieci anni». E diciamo pure venti o trenta.



Da qui l’essenziale necessità di avere «una forte testa di ponte» in USA, qualcosa che i suoi antenati non erano riusciti ad ottenere nel 19° secolo. È per questo che il suo RT Capital Partners (che il Rothschild controlla benché ne possieda una quota di minoranza, del 18%) già da tempo aveva una esposizione minima sull’euro, e da un anno ha preso posizione allo scoperto (short) sulla travagliata moneta comune, in pratica puntando a lucrare dal suo crollo.


Anche Londra, sede delle storiche speculazioni, è sostanzialmente abbandonata: «Siamo diventati un gruppo meno britannico, meno provinciale», dice il Rothschild; mentre tanti, anche nella finanza, sono in difficoltà in un Occidente che deve smaltire un enorme indebitamento e una catena d’insolvenze, la finanziaria di lord Rothschild s’è lanciata in una strategia d’espansione globale. Per esempio, ha appena annunciato la creazione di un «private equity fund» insieme con il Creat Group, uno dei più grossi conglomerati finanziari cinesi, che investe in aziende cinesi leader di mercato.

Dunque un classico della storica strategia Rothschild: più le crisi sono gravi, più chi è fornito di capitali farà buoni affari accaparrandosi beni produttivi nell’economia reale per un boccone di pane.

E la RIT ha «capitali propri per 1,7 miliardi di sterline e poco debito», sicchè è nella posizione migliore per profittare della più grande depressione mondiale. Per rafforzare la base di capitale ormai necessaria nel colossale mercato globale, apprendiamo, Jacob Rothschild sta unendo di nuovo i rami sparsi della famiglia: ha appena stabilito una joint-venture «per cooperare in investimenti futuri» con «la banca franco-svizzera Edmond de Rothschild» (sedi a Parigi e a Ginevra), una privatissima (non quotata) banca di gestione di attivi guidata dal barone Benjamin de Rothschild, figlio del fondatore Edmond e parente dell’inglese Jacob. Ed ha anche ripreso i più cordiali accordi con il cugino Sir Evelyn de Rothschild, proprietario dell’Economist (la bibbia del liberismo per tutti i seguaci della dogmatica Adam Smith) ma soprattutto capo della NM Rothschild, la storica finanziaria fondata dal capostipite Nathan Meyer Rotschild, che accumulò la sua colossale fortuna nel 1815, quando comprò a man bassa titoli del debito pubblico britannico, avendo avuto in anticipo dai Rothschild, insediati in Francia e Germania, la notizia della disfatta di Napoleone a Waterloo.
Sir Jacob e sir Evelyn litigarono nel 1980; ora sono tornati in buoni rapporti di alleanza, in vista dei sicuri profitti da super-crisi.

Quel che il Financial Times chiama delicatamente il non riuscito tentativo dei Rothschild di stabilire una «solida testa di ponte in USA nel 19° secolo» va riferito alla Guerra Civile americana, quando i Rothschild di Londra finanziavano il Nord, e i Rothschild di Parigi finanziavano il Sud. A corto di fondi, Lincoln scoprì che la finanza internazionale (Nathan Rothschild era adesso capo della Banca d’Inghilterra) era pronta a prestargli denaro a tassi dal 24% al 36%: si sa, il «rischio-Paese» era alto, lo spread del debito pubblico nordista doveva salire. Come noto, Lincoln fece stampare 450 milioni dollari di Stato, su cui la nazione non pagava interessi ai banchieri.

Da Londra Lord Goschen (di famiglia d’affaristi «d’origine tedesca», direttore della Banca d’Inghilterra: insomma un ventriloquo dei Rothschild) fulminò dal Times: «Se questa malefica politica finanziaria, che ha origine nel Nord America, durerà fino a diventare istituzionale, allora uno Stato si fornirà della propria moneta senza costo. Pagherà il suo debito e vivrà senza debito... Un simile Stato deve essere distrutto, o distruggerà ogni monarchia nel mondo». Lincoln dal canto suo ebbe a dichiarare: «Ho due grandi nemici, la armata del Sud di fronte a me, e i banchieri alle mie spalle. Dei due, i nemici più grandi sono i banchieri». Poi fu ucciso da quella caratteristica figura del folklore americano, che ha nome «the Solitary Assassin».

Resta il fatto che il nome Rothschild ebbe cattiva stampa in USA, e ciò ostacolò lo stabilimento della testa di ponte. Anche perchè i Rockefeller, in grande ascesa con i loro oligopoli (ferrovie, petrolio, banche) badavano a tener lontano dal loro cortile di casa un così pericoloso competitore. Il che non impedì che i due gruppi collaborassero in Paesi terzi per eliminare i concorrenti di entrambi, per esempio nell’Azerbaijan petrolifero prima di Lenin.

Sicchè in qualche modo i Rothschild, come l’astro che tutti ci illumina, tornano al punto di partenza avendo completato la loro rivoluzione orbitale: uniscono la famiglia e da «europei» diventano globali facendosi «americani» perchè l’America «has an edge», un vantaggio in più rispetto alla vecchia Europa.

Il Bilderberg, che hanno fondato negli anni della guerra fredda, perde importanza (3): dopotutto, è un consesso «atlantico», e la fusione Rothschild-Rockefeller ha già un piede in Cina. Non c’è più niente da guadagnare, dal vecchio continente. Del resto, lo lasciano nelle mani di persone fidate; non sono i più intellettualmente acuti – come Mario Monti, o Draghi, o gli eurocrati – ma devono solo gestire il declino storico del guscio ormai vuoto, badando che non nasca qualche «dittatura populista».

«The End is nigh», la fine è vicina: così il sito ZeroHedge interpreta la storica fusione (Is The End Nigh: Rockefellers And Rothschilds Merge). Certo è che, loro, sono pronti ad affrontare il nuovo mondo, l’inimmaginabile mondo che resterà dalle macerie dell’Occidente, del suo capitalismo terminale suicida, e perfino della finanza speculativa con la sua forza selvaggia, indomabile. Un mondo diverso da tutto quel che abbiamo conosciuto.

S’è provato a descriverlo Raoul Pal, un creatore di edge funds, in poche tavole. (Former Hedge Funder Presents A Terrifying Vision Of THE END GAME)

• L’Occidente entra nella seconda recessione nel corso della attuale Depressione; e nessuna delle economie del G20 ha il motore della crescita acceso, tutte sono in stallo contemporaneamente.

• I dieci Stati con il più grosso debito pubblico hanno debiti sommati pari al 300% del prodotto interno lordo mondiale.

• La storia ci insegna che quando occorre una bancarotta sovrana, altre seguono in effetto-domino.

• In Europa, i governi hanno ben poco fiato rimasto per ‘salvare’ la prima loro banca che fallirà; dunque il primo grande fallimento bancario trascinerà il fallimento del sistema bancario europeo, e infine degli Stati europei. ‘Non ci sono freni per bloccare il processo’.

• E la bancarotta degli Stati non è in sé il peggio. Il vero problema è che i 70 trilioni di dollari del debito dei primi dieci Paesi (G-10) servono come collaterale per 700 trilioni di derivati... Pari al 1200% del PIL mondiale.

• E come credere che Giappone e Cina non saranno i prossimi? E gli USA sopravviveranno senza danno?

• È il Grande Reset.

• Il collasso bancario globale significa che non ci sarà credito commerciale, né finanziamento per i trasporti navali, né per gli agricoltori, niente leasing, non più mercati dei titoli, niente.

• I mercati stanno comprendendo che nè il Quantitive Easing, nè i prestiti all’1% alle banche, nè lo EFSF, sono in grado di frenare il collasso. Quando Spagna e Italia dovranno nazionalizzare le banche, mettendo i debiti delle banche a carico del debito pubblico sovrano, saranno chiuse fuori dai mercati. Non avranno più compratori dei loro BTP o Bonos.

• Tutto il denaro possibile si rifugerà in titoli pubblici di USA, Germania e inizialmente di Gran Bretagna e di Giappone, a interessi dell’1%. Tutte le operazioni ‘short’ saranno vietate, come i CDS e i derivati.

• ‘Non resteranno più che il dollaro e l’oro’.

• Ancora sei mesi per proteggersi. Pensate ai rischi della controparte che non pagherà, ai rischi di custodia, e ai rischi di cassaforte e affidamento dei beni: ‘Ricordatevi che niente e nessuno è fidato. Indossate l’elmetto e acquattatevi fino a quando il nuovo mondo emergerà’.

Se sopravviverete, vedrete che i Rothschild e i Rockefeller saranno già lì ad attendervi. Più ricchi di prima.

1) Fatto molto istruttivo per chi soffre oggi la restrizione del credito che aggrava la recessione, anche dopo l’omicidio di Lincoln le banche creditrici imposero una politica di «risanamento del bilancio» pubblico che consistette in una durissima deflazione: il circolante, che in USA nel 1866 ammontava a 50,46 dollari per ogni cittadino americano, nel 1876 non era che di 14,60 dollari pro capite. E nel 1887, era ridotto a 6,6 7 dollari a testa. Risultato, un ventennio di recessione e rigore, miseria, disoccupazione, fallimenti e insolvenze a catena.

2) In Azerbaijan, i fratelli Nobel, svedesi, avevano inaugurato l’era petrolifera nel 1873: l’Azerbaijan era il Paese più ricco del mondo e la sua capitale Baku, la più prospera. Nel 1883, entrarono in scena le compagnie petrolifere dei Rothschild, subito seguite dalla Standard Oil di Rockefeller. Si fecero una dura concorrenza, finché Rockefeller disse basta: «La competizione è un peccato!», sancì questo gran sacerdote del libero mercato. Si doveva fare un cartello, altrimenti i prezzi del greggio sarebbero scesi troppo limando i profitti. I Nobel non ci stavano. La situazione fu risolta solo nel 1920 dal compagno Trotzky, notoriamente finanziato da Wall Street (Schiff, Warburg, Morgan); la sua Armata Rossa occupò l’Azerbaijan con immani eccidi dei «capitalisti» locali, e regalò al fortunato Paese il socialismo realizzato (come oggi i neocon espandono la democrazia nei Paesi islamici). I fratelli Nobel persero tutto, e a stento salvarono la vita; le perdite dei Rothschild e dei Rockefeller furono più che compensate dai loro profitti, lucrati altrove, per il rincaro del greggio. Dunque, quando nel 1999 diedero al loro protetto Khodorkovsky i 250 milioni di dollari con cui comprò la Yukos, ossia l’intero conglomerato petrolifero sovietico, i Rothschild in qualche modo si riprendevano quel tesoro a cui avevano aspirato dal tardo ‘800.

3) Le figure di secondo piano del Bilderberg di quest’anno dicono molto. Il giornalista Jim Tucker, che ha qualche entratura all’interno, ha però riferito che i presenti sono preoccupati da Ron Paul. Un membro non identificato del Bilderberg ha espresso l’augurio seguente: «Mettere Ron Paul e tutti i suoi sostenitori su un aereo con un pilota suicida islamico e tirarli giù tutti». Sono frasi da neocon, può averle dette Richard Perle. Ma le personalità di primo piano non si sarebbero mai abbandonate ad un simile sfogo di odio. Avrebbero agito. (Bilderberg Members Discuss Killing Ron Paul).

LA CONFERMA DI "DER SPIEGEL" DELLE "NOZZE NERE" DI R & R


Il 30.05.2012 la testata giornalistica tedesca Der Spiegel scriveva: “Alleanza della nobiltà finanziaria: Rockefeller e Rothschild si uniscono.” La notizia giungeva dal Financial Times e annunciava che la società “RIT Capital Partners” di Jacob Rothschild acquisiva una quota del “Financial Services” di Rockefeller. La RIT Capital Partners diventava così socio del Gruppo Rockefeller con il 37% di capitale.



Una mossa strategica. Per mezzo di questo patto transatlantico i Rothschild, antichi banchieri d’Europa, affermavano la loro presenza a New York. Inghilterra e USA rafforzavano l’abbraccio di vecchia data.



Del resto l’ultranovantenne David Rockefeller e l’ultrasettantenne Jacob Rothschild coltivano da decenni una stretta amicizia. Tra predoni della finanza ci si capisce bene. È ovvio che quest’alleanza ufficializzata da autorevoli testate giornalistiche e sbandierata ai quattro venti non possa che essere un ulteriore monito nefasto per l’intero globo.


Tutto programmato



È un avvenimento ben programmato che segue i passi precedenti, sin dalla realizzazione del FED (Federal Reserve System), i cui esecutori furono in prima linea proprio i sudditi di Rothschild e Rockefeller: Nelson W. Aldrich, senatore repubblicano, presidente dell’ U.S. Senate Finance Committee, membro della National Monetary Commission (comitato speciale che si occupava di riformare il sistema bancario degli Stati Uniti) e suocero del magnate John D. Rockefeller; e Paul Warburg, celebre banchiere socio della Kuhn Loeb & Co. e rappresentante della famiglia di banchieri Rothschild.



Amschel Mayer Rothschild, il capostipite della dinastia.

Nel novembre del 1910 questi signori si riunirono, insieme a uomini fidati del celebre banchiere J. P. Morgan e al segretario delle Finanze di Stato Abraham P. Andrew, in un club esclusivo della Jekyll Island, isola della Georgia, proprio per pianificare in tutta segretezza la fondazione del FED.

Il FED sarebbe dovuto essere una sorta di banca centrale degli Stati Uniti. Normalmente la funzione di una banca centrale è quella di tenere riserve di denaro a disposizione delle altre banche attive in un Paese per meglio gestirne la riserva monetaria. Le banche centrali del XVIII secolo erano proprietà degli Stati, i quali avevano il potere di amministrare il denaro per le spese pubbliche, di erogare crediti e di pagare armamenti.

Secondo questo modello era stata fondata nel 1790 la First National Bank of the United States, su iniziativa del Ministro delle finanze Alexander Hamilton. Ma il futuro presidente degli Stati Uniti Thomas Jefferson temeva la mano lunga dei banchieri e ostacolò la nuova istituzione. Il contratto della banca centrale statunitense terminò nel 1811, durante la presidenza di James Madison, e non fu più prorogato. La cosa però non finiva lì.

I banchieri non intendevano di certo abbandonare i loro sogni di potere, e nel 1816 fu fondata la Second Bank of the United States. Ancora una volta una voce autorevole si levò contro l’istituzione: il presidente Andrew Jackson ne bloccò l’attività nel 1832. Quattro anni dopo, pure la Second Bank fece la fine della banca centrale precedente. Per molti anni quest’ultimo tentativo non fu ripetuto. Non se ne parlò più. Fino alla fine del XIX secolo, quando l’economia americana si trovò a dover superare una crisi finanziaria dalle dimensioni enormi. Fu Jacob Schiff, banchiere della Kuhn Loeb & Co. e suddito della famiglia Rothschild, che nel 1907 tenne un discorso alla Camera di Commercio di New York in cui consigliava la fondazione di una banca centrale.


Il Club di Jekyll Island, luogo in cui si riunirono i rappresentanti delle famiglie Rothschild, Rockefeller e Morgan nel fatidico 22 novembre 1910.

Il Congresso reagì istituendo la National Monetary Commission, una commissione che aveva il compito di analizzare la situazione del sistema monetario americano e risolverne i problemi. Ma gli Invisibili questa volta avevano fatto bene i loro conti e tra i membri della commissione c’era lui, il senatore Aldrich, suocero di John D. Rockefeller. Era l’occasione tanto attesa e altrettanto preparata. Il passo seguente fu segnato il 22 novembre 1910 dalla riunione segreta di Jekyll Island.

Rothschild, Rockefeller e FED: raggiro in grande stile

Qui i manipolatori del Pianeta decisero di non usare mai più il termine “banca centrale” per proporre il loro progetto al Congresso, ma quello di Sistema di Riserva Federale, FED. Presentata così, la banca centrale assumeva un aspetto innocuo, sembrava addirittura un’ottima soluzione. Secondo la proposta degli uomini di Rothschild e Rockefeller, il FED sarebbe stato ufficialmente sotto il controllo del Congresso degli Stati Uniti, vale a dire del governo americano, così come le prime banche centrali europee erano sotto il controllo delle rispettive nazioni.

In realtà il consiglio direttivo era formato da dodici banchieri federali i cui nomi rimanevano sconosciuti al pubblico. Perché mai tanta segretezza? Inutile dirlo, perché si trattava sempre e solo di loro: i potenti banchieri inglesi e newyorkesi che si tenevano a braccetto.

Vediamo dunque che l’insana alleanza delle due “R” sussiste già da molto tempo. Non è cosa nuova. La novità è invece che quest’alleanza oggi sia stata resa pubblica senza nessun pudore. Le nozze nere di Rothschild e Rockefeller, celebrate da due vegliardi con gli occhi iniettati di sangue, ci sbattono in faccia una volta di più l’amara verità: gli Stati hanno ben poco da dire. Da decenni, ormai, sono questi signori i veri padroni del mondo.


John D. Rockefeller senior a sinistra e John D. Rockefeller junior a destra. Foto storica.

Altri nomi noti li accompagnano e li assecondano nel loro gioco folle allo scopo di assicurarsi per sempre un posto in prima fila: Morgan, Warburg, Harriman, Schiff, Vanderbilt, Carnegie. Poche famiglie che dispongono di una ricchezza inimmaginabile. Ma questo non gli basta. L’obiettivo finale è quello di governare il pianeta.


Rendiamoci conto che questa non è una delle cosiddette “teorie del complotto”, questi sono fatti concreti e verificabili. Basti pensare che non solo il FED, bensì anche il Fondo Monetario Internazionale, la World Trade Organization, la World Healt Organization e la Banca Mondiale sono le loro creature. Ed è quasi superfluo dire che controllando queste strutture internazionali, si controlla il mondo.


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