martedì 4 giugno 2019

VERSO GLI STATI UNITI D'EUROPA? II E ULTIMA PARTE

L'Atto Unico 

Il 12 febbraio 1986 venne firmato l'Atto Unico Europeo e ratificato da tutti i dodici Paesi della Comunità Europea nell'estate 1987, allo scopo di “far progredire concretamente l'Unione Europea” (art. 1 ). Si calcolava che i contenuti dell'Atto - vera e propria Costituzione europea - sarebbero stati recepiti in 300 diverse leggi CEE. L'Atto, nella sez. II, art. 13, stabiliva: “Il mercato interno comporta uno spazio senza frontiere interne, nel quale è assicurata la libera circolazione delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali...” Fatto questo che automaticamente comporta la possibilità per le multinazionali di operare senza restrizioni mediante trasferimenti di capitali ovunque sia conveniente. In tal modo esse potranno imporre i nuovi standard di produzione europea; ne consegue che le piccole attività imprenditoriali indipendenti (o, peggio, aziende agricole di modesta dimensione) non disponendo dei capitali necessari per riconvertire la produzione ai nuovi standard di mercato, non saranno in grado di resistere e verranno condotte a scegliere fra chiusura o svendita a prezzi stracciati ai cartelli delle corporatìons, proprio come storicamente già accaduto ai piccoli proprietari fondiari di fronte ai voraci latifondisti. Ma dietro l'avanzata delle multinazionali dei mercanti operano le banche, la cui attività è coordinata da una Banca Unica Europea il cui ruolo consiste nel sostituirsi alle attuali Banche Centrali nazionali. I Capi di Stato della CEE avevano dato incarico, nel giugno 1988, al sinarca Jacques Delors e ad una quarantina di banchieri appartenente alla Banca per i Regolamenti Internazionali di Basilea e alle Banche Centrali nazionali, di costituire quella Banca Unica il cui fine fosse “l'abolizione dei controlli sui cambi e la liberalizzazione dei movimenti di capitali [...] (a tal punto) per il 1992 [...] ai Paesi dello SME (Sistema Monetario Europeo, N.d.A.) sarà quasi impossibile perseguire politiche monetarie indipendenti o anche impor re livelli diversi di riserva alle proprie banche”. E interessante rendersi ben conto che queste misure venivano messe a punto nel giugno 1985, in esecuzione di un piano della Trilaterale di dieci anni prima, nel corso di un incontro fra Jacques Delors e membri della multinazionale Philips, del Gruppo Bilderberg e della Round Table britannica. Ne uscì un documento di 35 cartelle pubblicato dalla CEE nello stesso 1985 col titolo Completing the Internal Market, che servì da i ruolino di marcia verso l'«Europa 1992». Esso si apriva con questa affermazione: “L'unificazione del mercato per 320 milioni di persone presuppone che gli Stati Membri convengano nell'abolire barriere di ogni tipo, nell'armonizzare le regole, nel rendere più simili le strutture legislative e fiscali, nel rafforzare la cooperazione monetaria e le necessarie misure di sostegno per incoraggiare le imprese europee a lavorare congiuntamente. Per ottenere questo occorre rimuovere le “barriere tecniche”, cioè dar via libera alle multinazionali dei tecnocrati che in breve sapranno imporre il loro monopolio in ogni settore, realizzando così la (facile) “profezia” del professor Howard V. Perlmutter, consigliere di oltre 100 multinazionali, quando nel 1971, in occasione del 1° Simposio dello World Economie Forum a Davos in Svizzera, annunziava programmaticamente, in compagnia dell'economista John Kenneth Galbraith: “Da qui al 1991 il mondo sarà dominato da circa 300 multinazionali che regoleranno su scala mondiale il mercato dei prodotti di consumo [...]. Queste 300 dovranno controllare tutto quel che riguarda la ricerca, lo sfruttamento, la produzione e la ripartizione nel mondo, delle materie prime e degli elementi chiave del nostro tempo [...]”. Fu in quel giorno che nacque la parola d'ordine delle fusioni fra banche, industrie, compagnie e aziende per settori di attività. Man mano che ci si avvicinava al 1991, il numero delle multinazionali globali sembrava cambiare: secondo la Repubblica - Affari e Finanza, del 23 novembre 1988, infatti, l'opinione dei banchieri britannici era che non più di 150/200 grandi Corporations avrebbero dovuto condizionare l'economia mondiale, a loro volta legate a non più di qualche decina di superbanche. A buon diritto, quindi, il sinarca Jacques Delors poteva invocare una sollecita “distruzione creativa”, ovvero il solve gnostico che deve sempre precedere il coagula inteso quale fase ricostruttiva secondo i nuovi piani: così, ad esempio, la Banca Unica Europea avocherà a sé il compito di riportare ordine in campo monetario ed esercitare quel diritto di battere moneta fino allora riservato agli Stati, decidendo nel contempo, in campo finanziario, a chi assegnare i crediti, come e quando. Del resto il presidente della First National City Bank, Walter B. Wriston, direttore del CFR dal 1981 al 1987, fin dal 24 febbraio 1971, nel corso di un incontro a Parigi con altri banchieri, ammoniva: “I nostri amici europei giudicano a volte la situazione sulla base di un contesto storico non più valido [...]. L'Europa deve trasformarsi in una Compagnia multinazionale europea per discutere, finalmente in modo utile, con la Compagnia multinazionale americana […]”. Gli Stati Uniti di Europa, in realtà, si rivelano sempre più essere gli Stati Uniti - ovvero il mondo anglosassone - in Europa. Rimane da accennare a qualche meccanismo attraverso il quale verranno trasferite al governo sovrannazionale europeo le competenze degli Stati nazionali. Basti osservare che prima dell'Atto Unico un paese poteva respingere una legge non gradita, o dannosa alle propria economia, elaborata a livello europeo, mentre ora il diritto di veto, pur esistente, è virtualmente sterile e sostituito dal concetto di “maggioranza qualificata” raggiunta con un sistema di punteggio fissato in base al “peso” dei vari paesi. In un discorso tenuto nel 1987 l'eurocrate trilateralista Willy De Clercq vantava che l'Atto Unico avrebbe dovuto rendere possibile prendere i due terzi delle decisioni della Comunità con una semplice maggioranza qualificata, contro il 90% delle decisioni che precedentemente richiedevano l'unanime consenso. A ciò si aggiunga che a tutt'oggi il Parlamento europeo ha funzione solo consultiva, mentre le leggi vengono approvate da un Consiglio dei Ministri pressoché onnipotente. Così i disegni di Monnet e degli eurocrati prendono corpo: l'Atto Unico e il Trattato di Maastricht tendono a dare un carattere di irreversibilità all'unione politica ed economica, attraverso una sottrazione continua di potere ai singoli Stati spesso mascherata dietro i soliti termini di grande effetto e altisonanti arcinoti, come “cooperazione”, “unione”, “convergenza”, “armonizzazione”, in modo che ben presto sarà impossibile ai singoli Stati membri opporsi alle politiche decise a Bruxelles. È l'Europa dei tecnocrati e dell'Alta Finanza che, sotto la guida dall'Alta Loggia, si fa espressione geopolitica continentale del piano mondialista con la restrizione delle libertà economiche e politiche delle sue gloriose nazioni, seguita dalla perdita delle singole identità culturali millenarie, dissolte in un crogiolo multinazionale e multirazziale e con essa lo svuotamento dell'altissimo patrimonio spirituale maturato in due millenni di civiltà cristiana. L'ex consigliere di Mitterrand Jacques Attali, membro dell'alta massoneria ebraica del B'nai B'rith, in vista del referendum che avrebbe portato la Francia verso l'accettazione del Trattato di Maastricht, si compiaceva del fatto che “l'Europa moderna provi, dopo la guerra, a distruggere il concetto stesso di Nazione”, osservando che “all'Ovest le nazioni tendono a dissolversi dall'alto, nella costruzione europea [...]. Tale è la nuova utopia, il nuovo progetto di civilizzazione: una democrazia senza frontiere dove le istituzioni non richiedano né Stati forti, né frontiere che limitino”. Nello stesso tempo Jacques Delors, noto come lo “zar” di Bruxelles, membro dei “Futuribles International”, una fraternità di circa 2000 tecnocrati e sinarchi del mondo intero, che siedono anche alla Trilaterale, al Bilderberg e in simili club mondialisti, parlando nel 1992 del Trattato di Maastricht toglieva il marchio di qualità democratico agli oppositori del Trattato, apostrofandoli coi termini che nei regimi totalitari si riservano agli avversari politici: “In democrazia non v'è posto per gli avversari di questo Trattato. A costoro io consiglio di abbandonare la politica”. La tappa dell'Unione Europea è tappa massonica? Quasi scontata la risposta: nel settembre 1988 fu l'allora Gran Maestro della massoneria italiana Armando Corona che si fece carico di rispondere: “[...] (la Massoneria) si pone oggi in prima fila nel processo di unione europea. Lo fa con la consapevolezza di chi ha posto mano per primo alla liberazione dei popoli, alla redenzione delle minoranze, all'avvento della Società delle Nazioni e dell ONU e ora punta all'unità europea […] (per) contribuire all'affermazione della libertà universale”. Contenuto già annunciato nel significativo - dato il livello al quale era proposto - titolo del tema affidato nel corso della trentaduesima Conferenza europea dei Sovrani Gran Commendatori della massoneria di Rito Scozzese, tenuta nel maggio 1986 in Roma, ai partecipanti, tutti iniziati del 33° grado: “Cosa può fare il Rito per facilitare la costruzione dell'unità europea”. Problema sempre vivo per la massoneria europea, fin dalla sua fondazione e puntualmente ripreso, aggiornato e riproposto, come quando nel 1975 il Grande Oriente di Francia pianificava la futura organizzazione del mondo profano secondo una “federazione europea, con parlamento, governo e lingua ausiliaria” e una “federazione mondiale... con un governo mondiale, un parlamento mondiale, moneta mondiale. 

Risultati immagini per “Europa: molte lingue, una voce”

“Europa: molte lingue, una voce” è il commento del poster del Consiglio d'Europa dove una Torre di Babele è il soggetto dominante, coronata da 11 pentalfa (stella a 5 punte) rovesciati: una Torre dei nostri giorni, come lo provano la gru meccanica, la ruspa che si sta avviando verso la Torre e l'aereo a reazione che entra in scena sulla sinistra, mentre un sereno quadretto di fraternità e di solidale lavoro e vita comune domina il primo piano. Il significato della composizione è apertamente iniziatico: il simbolo della Torre è infatti un emblema massonico classico, che richiama il tentativo prometeico dell'uomo mortale di scalare il cielo, sfidando il Demiurgo, il Dio cattivo dei cristiani che, incatenando l'uomo alla Terra, ha così voluto condannarlo alla fragilità del dolore e della morte. Ma l'attività che armoniosamente si sviluppa alla base della Torre, già in fase di avanzata costruzione - e che certamente per sorgere ha richiesto un lungo periodo di preparazione e uno schieramento unico di mezzi - è di buon auspicio per la “Grande Opera”: da tutto l'insieme sembra scaturire un messaggio di successo, teso a sottintendere che il biblico tentativo aveva fallito per l'insufficienza spirituale degli uomini, privi allora di quello slancio decisivo che oggi invece ne infiamma i cuori e li affratella nella comune intrapresa. Questa volta - sembra quasi voler significare l'iniziato compositore - non ci sarà spazio per la confusione delle lingue, e la casa di tutti, la casa europea nella fattispecie, ma in realtà la casa dell'umanità, sorgerà alla luce di quelle splendenti stelle che dall'alto ne illuminano e consacrano i lavori. Tuttavia i pentalfa, che con la punta volta verso il basso dominano la scena, non lasciano dubbio alcuno sull'origine di quella luce, e la loro disposizione a cerchio - che si ripete nell'emblema classico del Consiglio d'Europa questa volta con le punte diritte (v. in basso a destra) - richiama il serpente esoterico Ouroboros della dottrina dei cicli e della caduta originale, del Dio dell'iniziazione e dell'Era veniente, l'Èra dell'Acquario. Secondo taluni autori alla Torre di Babele gli iniziati attribuirebbero anche un'azione magica di “protezione”, funzione assunta nel corso dei secoli dalle varie Torri di Babele, costruite a sfidare il cielo e sparse un po' ovunque sul pianeta, generalmente vicino ad un corso d'acqua come l'originale: citiamo solo la Statua della Libertà e le Twin Towers di New York, il Genio della Bastiglia e la Torre Eiffel di Parigi, la sede di Basilea della Banca per i Regolamenti internazionali, e, per l'antichità, il Colosso di Rodi e il Faro di Alessandria, dove in esse non può sfuggire neppure la comune figurazione del Demiurgo lucifero, apportatore di luce agli uomini. Una delle particolarità più notevoli della Torre di Babele è quella di essere simbolo, rappresentazione e manifestazione visibile e tangibile della Montagna Primordiale Polare, che il “pellegrino” si ripropone di salire durante l'iniziazione in cerca della luce. Una montagna che molti elementi fanno pensare a forma tronca, simile a un vulcano (e a quella che troneggia sul dollaro americano) della quale la Revue Internationale des Sociétés Secrètes di mons. Jouin, osservava: “[...] La montagna, del resto, nel simbolismo della Massoneria ebbe il suo “geroglifico” nella piramide colorata in senso opposto, vale a dire nella sua parte inferiore, sfumando verso l'alto per mostrare che le emanazioni grevi e terrestri si purificano elevandosi verso l'alto”. Poco dopo il suo passaggio Genscher è diventato un alto esponente del partito liberal-democratico della Germania Ovest. Caso singolare: né per Genscher, né per Bahr, Mosca e Berlino Est se ne sono adontate, come drammaticamente invece per altri casi simili, anzi, una volta che entrambi hanno avuto un ruolo politico di governo, all'Est sono stati accolti a braccia aperte! In attesa che l'ONU diventi sede del Governo mondiale, con il suo esercito, la sua polizia segreta, i suoi parlamenti, l'Alta Loggia, ovvero l'AUTORITÀ, spinge il POTERE ad accelerare la realizzazione dei grandi insiemi economici da sostituire agli Stati-Nazione, come il NAFTA nordamericano (Canada, Stati Uniti, Messico) creato in funzione anche di obbligare l'Europa ad unirsi per reggerne la concorrenza sul piano politico e commerciale, e come la Pan-Asia, un insieme est-asiatico fulcrato sulla Cina, in grado di contenere la crescita, e quindi la supremazia nell'area, del Giappone. Tutto ciò - lo si tenga presente - non comporta automaticamente l'esistenza di un'organizzazione che, a livello di POTERE, sia interamente coerente, disciplinata, gerarchizzata, monolitica nei suoi strumenti operativi (CFR, Circoli Bilderberg, Trilaterale, Club, eccetera, con i loro patrocinatori Rothschild e Rockefeller), salvo che in riferimento agli obiettivi ultimi da raggiungere come, appunto, la distruzione dello Stato-Nazione. Così, ad esempio, il de Villemarest riferisce che nel 1949 nel settore bancario la banca Morgan giocava la carta anglo-europea, ma, nel 1955, essa passava sotto controllo americano. La banca Worms si separava allora dalla Lazard e si intendeva con i Rothschild... Poi agli inizi degli anni 1970 Rockefeller e Rothschild tenteranno di porre fine alle loro rivalità, ma quando Rothschild si accorse che Rockefeller lo stava sorpassando chiamò a raccolta per contrastare l'operato di David e dei suoi fratelli..


Il Parlamento europeo 

L'Europa federale organizzata su base democratica presenta la classica suddivisione dei poteri: 
• il legislativo, attraverso l'ultimo organismo in ordine di tempo della Comunità Europea, il Parlamento, con sede a Strasburgo. 
• l'esecutivo, affidato al Consiglio d'Europa istituito nel 1949 con sede a Bruxelles 
• il giudiziario, esercitato dalla Corte di Giustizia che risiede a Lussemburgo. Ad essi si affiancano organismi specializzati come la Commissione CEE di Bruxelles, la Corte dei Conti, eccetera. A maggioranza socialista, il Parlamento Europeo ha oltre 2.900 funzionari e perfino una Commissione contro il fascismo e il razzismo. E' l'organismo - eletto a suffragio diretto - al quale sono delegate le decisioni della costituenda Europa federale, sempre meno assunte nelle assemblee parlamentari dei singoli Stati. La sua prima seduta venne tenuta dal 17 al 20 luglio 1979. L'israelita Marcel Shapira, membro del Supremo Consiglio rumeno dei 33, nel 1985 dichiarava: "Non nascondo che c'è un gran numero di massoni al Parlamento Europeo..."  Albert Lantoine (1869-1949) - appartenente alla élite intellettuale della massoneria francese degli anni Trenta, assieme a personaggi del calibro di Oswald Wirth, Marcel Cauwel, Antoine Cohen - e famoso per avere pubblicato, nel 1937, una sua Lettera al Sovrano Pontefice, nella quale si offriva alla Chiesa la possibilità di collaborare con la massoneria in ambito temporale “per difendere la civiltà contro la barbarie montante”, ebbe occasione di illustrare in modo parimenti efficace questo complotto contro le nazioni. In Hiram au Jardin des Oliviers (Hiram nell'Orto degli Ulivi) il grande iniziato scriveva: “Il nostro segreto consiste nel costruire insensibilmente una Repubblica universale e democratica di cui sarà Regina la Ragione e Consiglio Supremo l'assemblea dei Saggi”. Nel numero di settembre del 1991 la rivista del Grande Oriente di Francia Humanisme offriva lumi sulla filosofia che avrebbe animato questa repubblica: “La filosofìa della Repubblica in fondo non è altro che un umanesimo, la fede nella possibilità di uno sviluppo pieno di ogni potenzialità umana sotto il solo controllo della ragione. Essa esprime un immenso atto di fiducia nel potere dell'uomo di salvare se stesso al di là di ogni appello al soprannaturale” [...]; con una precisazione, tuttavia: “La repubblica non può ammettere nella comunione spirituale dei repubblicani coloro che non hanno fatto atto di obbedienza (alla massoneria, N.d.A.)”. Nessuna illusione perciò: nel “mondo uno” di domani, prefigurato nella Repubblica Universale massonica, non vi sarà posto né per il cittadino che volesse conservare sentimenti di fedeltà per la propria nazione e la propria terra, né, a fortiori, per il cattolico che intendesse obbedire a Dio piuttosto che agli uomini.

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