L'ultraliberismo e lo stato minimo non sono teorie economiche che si applicano da sé, senza l'intervento di alcun essere umano, lo sapevate? Lo sapevate che ci sono degli individui interessati ad applicare l'ultraliberismo hayekkiano per il proprio tornaconto? Bene, ma quali sono questi individui interessati? I neoliberisti, risponderete. Naturalmente, ma chi sono in realtà questi neoliberisti che hanno intenzione di applicare le loro teorie al globo terracqueo? Qual'è la loro cultura? Quali sono le loro tradizioni? Cos'è che stanno difendendo?
Estraiamo dal blog orizzonte48:
Il Cile è il laboratorio politico, economico ed istituzionale della controrivoluzione liberista.
“I risultati sono stati esattamente l'opposto di quelli della Rivoluzione Francese. Oggi abbiamo meno libertà effettiva di agire, nonostante ci sia più libertà economica. Le diseguaglianze economiche sono aumentate, la fraternità e socialità sono debilitate, e l'infelicità e il malessere sono cresciuti senza precedenti. (…) Senza dubbio, nell'attuale dibattito europeo sulla deregolamentazione, la flessibilizzazione del lavoro, lo stato sociale e temi analoghi, poche volte si menziona il caso del Cile. La ragione è comprensibile”. (La Democracia Neoliberal en Chile)
E ancora:
Voglio ricordare Orlando Letelier, che descrive nel 1976 i risultati economici dei Chicago Boys, prima di essere ammazzato a Washington dalla DINA, la polizia segreta di Pinochet, per avere il contesto delle interviste: nel 1977 Hayek va in Cile la prima volta, incontra Pinochet, e loda i progressi nell'economia.
Nel Cile di Pinochet - migliaia di morti e di scomparsi, decine di migliaia di torturati e di prigionieri politici, circa 1 milione di espatriati-, Hayek parla del “calcolo delle vite”, e della fame come controllo demografico,quando era già ben noto che questo passa attraverso il benessere e il welfare: istruzione e sanità prima di tutto. Ne parla in un paese che ha il 20% di bambini denutriti!
Nel 1982, con la moneta agganciata al dollaro, con la crescita basata solo sulle esportazioni e con il prezzo del rame in picchiata, la popolazione denutrita raggiunge 1/3 del totale, quella sotto la soglia di povertà oltre il 50%, e la disoccupazione il 25%.
L'ideologo della "globalizzazione" liberista mette “l'individuo” al centro di tutto, parlando di “libertà”, attraverso la mimesi e l'utilizzo del bis-linguaggio, insomma il Test di Orwell deve essere a portata di mano, ma è perfino troppo “onore”... in fondo è la libertà del “proprietario”: più è ricco, più è “libero”.
Ci sono diversi passaggi ridicoli, nonostante il "gentile" eloquio.
Hayek parla della “transizione” necessaria dalla “dittatura liberale” per arrivare alla “democrazia limitata” (l'intervistatrice parla di democrazia totalitaria! Nel Cile di Pinochet!).
E infatti i suoi epigoni, quelli della durezza del vivere (per noi, mica per loro!) ci hanno trascinato dalla democrazia “totalitaria” dello Stato Sociale e del benessere alla democrazia limitata di €/UE per raggiungere gli stessi traguardi economici di Pinochet (per mantenerli a lungo sarà necessario lo stesso tipo di repressione?).
In Cile nessuno è stato punito per i crimini commessi, Pinochet, già amico della Thatcher, non fu estradato in Spagna nel 2000, dal governo laburista inglese, per motivi di salute (o in nome della "riconciliazione"? che non c'è stata), o forse perché la dittatura "liberale" è stata un successo. Un successo mondiale.”
Allora
Von Hayek
“Sei un credente? Intendo nel senso religioso
Von Hayek: 'Sono nato cattolico. Sono stato battezzato. Mi sono sposato in Chiesa, e probabilmente mi seppelliranno come Cattolico. Ma non sono mai stato capace di essere un praticante Cattolico, un fedele cattolico. Nonostante ciò sono stato a Roma tre settimane fa insieme ad altri 12 vincitori dei Premi Nobel per consigliare il Papa sulle materie politiche. Ho scoperto che il Papa è un uomo di straordinaria intelligenza, ed un abile conversatore. Egli mi ha realmente impressionato.”
fonte: Extracts from an Interview Friedrich von Hayek "El Mercurio" (p. D8-D9), 12 April 1981, Santiago de Chile
Per inciso, il Papa che incontrò Hayek era Giovanni Paolo II, questo qui sotto che saluta la folla insieme al generale Pinochet
Abbiamo già visto a chi si rifacesse Hayek, non ve lo ricordate? Rivediamo:
“Prima di Jean Bodin, pensatori gesuiti come Luis Molina, Juan de Lugo e Leonard de Leys (Lessius) avevano sviluppato questi concetti per spiegare l'inflazione risultante dall'afflusso dei metalli preziosi dall'America Latina, e in un tentativo di bilanciare le affermazioni conflittuali della pratica commerciale accettabile e del bene pubblico. F. A. von Hayek (1968), che trovò ispirazione negli scritti di Hume, prese questo materiale neoscolastico seriamente, e ciò lo indusse alla convinzione che Max Weber aveva torto, e che furono i Gesuiti, e non i Calvinisti, a gettare le basi del Capitalismo (vedere Grice-Hutchinson 1952; 1993).”
“Uno dei principali contributi del Professor Murray N. Rothbard è stato quello di mostrare che la preistoria della Scuola Austriaca di Economia doveva essere ricercata nel lavoro degli scolastici spagnoli di quello che è noto come il “Siglo de Oro Español” (Il Secolo d'Oro Spagnolo), che ebbe inizio dalla metà del 16° secolo e continuò nel 17°. Rothbard prima sviluppò questa tesi nel 1973 e, più recentemente, nel Capitolo 4 della sua monumentale History of Economic Thought from the Austrian Perspective, intitolato “The Late Spanish Scholastics”.
Comunque, Rothbard non fu il solo importante economista austriaco a mostrare le origini spagnole della Scuola Austriaca di Economia. Anche lo stesso Friedrich Hayek aveva lo stesso punto di vista, specialmente dopo l'incontro con Bruno Leoni, il grande accademico italiano, autore del libro Freedom and the Law. Leoni incontrò Hayek negli anni cinquanta e fu capace di convincerlo che le radici intellettuali del liberalismo economico classico avevano origini cattoliche e continentali e avrebbero dovuto essere ricercate nell'Europa Mediterranea, non in Scozia.”
fonte: Juan de Mariana and the Spanish Scholastics, di Jesús Huerta de Soto, professore di politica economica alla Universidad Complutense de Madrid, in Spagna.
Il cattolico Hayek riconosceva che furono i gesuiti a gettare le basi del capitalismo ultraliberista da lui tanto amato, giusto no?
Vi abbiamo già detto anche dell'intima connessione tra la dittatura franchista, la protesta per la destituzione di Allende, l'ideologia del free market gesuitico e la chiesa cattolica, rivediamo:
Dopo la visita di Hayek nel 1949, Millet i Bell pubblicò un influente articolo difendendo l'individualismo come 'un'attitudine di modesta umiltà precedente all'impersonale e anonimo carattere del processo economico-sociale'. Secondo il sociologo Pinilla de las Heras, questa asserzione equivale alla 'identificazione della mano invisibile di Adam Smith con gli imperscrutabili misteri e i piani segreti della Divina Provvidenza'. Questi ed altri intellettuali spagnoli come Gonzalo Fernàndez de la Mora e Rafael Calvo Serer, aiutarono a fondere il corporativismo cattolico e l'economia individualista dopo il rovesciamento della seconda repubblica e durante la dittatura del generale Francisco Franco. Negli anni '50 del novecento Joan Sardà sarebbe diventato l'architetto del falangismo 'liberalizzante' di Francisco Franco, incluso il piano di stabilità del 1957, e Beltràn il maggiore e animato divulgatore della Scuola Austriaca e un'attrazione permanente nella culla neoliberale, il meeting annuale della Mont Pelerin Society.
Le loro idee circolarono ampiamente tra i giovani studenti di legge ed economia nelle scuole e università cattoliche in Cile, a partire almeno dagli anni '50 del novecento. Da questi ambienti intellettuali e politici, specialmente quelli simpatetici con Franco e i franchisti spagnoli e vicini al partito nazionalista di Onofre e Alessandri, emersero i giovani conservatori che avrebbero giocato un ruolo centrale negli eventi degli anni '70 ed oltre. Essi rinnovarono il conservatorismo al tempo della crisi. Usando la teologia cattolica del diritto di ribellione, insieme con l'asserzione del legame tra la legittimità dello stato e la libertà dei partner economici, costoro avrebbero contestato la legittimità giuridica e politica di Allende. Questa posizione permise anche loro di bypassare le leggi costituzionali, e di minare la posizione costituzionalista all'interno delle forze armate, rafforzata subito dopo l'assassinio del Generale Schneider. Secondo loro il legalismo sposato da Novoa Monreal e dagli altri consiglieri legali ed economici dell'amministrazione Allende, che si appellavano alla Costituzione Cilena e alla legge internazionale al fine di giustificare il nazionalismo, il controllo dei prezzi e l'interventismo statale nell'industria e nei trasporti – che è la costruzione dell'Area di Proprietà Sociale dell'economia – violava la libertà degli individui e delle loro associazioni. Ed era, perciò, ai loro occhi, una legge oppressiva che non doveva legare il popolo cileno.”
Adesso, per chiudere il cerchio vi diciamo che la dittatura pinochettiana-hayekkiana ultraliberista non era nient'altro che una dittatura cattolica, ci avevate forse pensato leggendo le righe sopra??
Andiamo avanti e leggiamo questo articolo The Pope and Pinochet di Bill Vann,scritto nel 1999:
I resoconti sul fatto che Giovanni Paolo II fece un appello al governo britannico per il rilascio di Augusto Pinochet “per ragioni umanitarie” provocarono indignazione tra i gruppi in difesa dei diritti umani e tra i parenti delle vittime del regime assassino di Pinochet.
Il portavoce del Vaticano Joaquin Navarro Valls confermò che il Papa era interceduto a favore dell'ex dittatore cileno. Egli rifiutò di confermare i resoconti della stampa sul fatto che l'intervento del Vaticano avvenne sotto forma di una lettera indirizzata dal Papa, Karol Wojtyla, alla Camera dei Lord, la quale stava prendendo in considerazione se estradare Pinochet in Spagna, dove egli avrebbe affrontato le accuse di uccisioni di massa e tortura, o di farlo ritornate in Cile.
“La Santa Sede supporta la riconciliazione nazionale ovunque, incluso in Cile”, disse il portavoce Vaticano.
In Cile un'organizzazione in rappresentanza dei parenti degli “scomparsi” pubblicò una lettera aperta al Papa, dichiarando:”La Chiesa Cattolica non può insegnare che uccidere, far scomparire e torturare migliaia di oppositori siano crimini che possono essere lasciati impuniti.”
In Argentina, le Madri di Plaza de Mayo, la più importante organizzazione di parenti delle decine di migliaia di vittime della dittatura militare del paese degli anni '70 e dei primi anni '80 del novecento, andò oltre, accusando Giovanni Paolo II di “difendere gli assassini”.
“Noi ci rivolgiamo a lei come comuni cittadini, perché ci appare aberrante che dal trono papale in Vaticano, senza conoscere ed aver sofferto in persona i bastoni elettrici, le mutilazioni, gli stupri, lei decida, in nome di Gesù Cristo, di chiedere clemenza per gli assassini”, afferma la lettera che il gruppo diede al Nunzio Papale a Buenos Aires.
“Gesù venne crocifisso e la sua carne fu lacerata dai Giuda che, come fa lei oggi, difendevano gli assassini”, essa continuava.
Sembra che gli sforzi del Papa in favore di Pinochet risalgano indietro al novembre precedente, poco dopo che i rappresentanti del governo cileno guidato dai democristiani si incontrarono con il segretario di stato Vaticano, il Cardinale Angelo Sodano. Nel rilasciare l'appello del Vaticano, Sodano ripeteva le argomentazioni fatte dai difensori di Pinochet, incluso le forze armate militari e in generale l'ala destra in America Latina. Egli la presentava come una questione di sovranità nazionale, sostenendo implicitamente che le torture e le uccisioni di massa degli oppositori politici fossero funzioni legittime dello stato. Allo stesso tempo egli espresse preoccupazione per il “pari trattamento per i piccoli stati”, suggerendo che, in qualche modo, attraverso l'intenzione di agire contro Pinochet, uno strumento della politica imperialista Usa in America Latina, l'indipendenza nazionale del Cile ne avrebbe sofferto.
Per molte persone all'interno dei paesi dell'America Latina a maggioranza cattolica le preoccupazioni “umanitarie” del Papa per un uomo che aveva diretto lo sterminio e la tortura di decine di migliaia di lavoratori, studenti e intellettuali arrivò come uno shock brutale e straziante. Per chi ha familiarità con il ruolo del Vaticano durante i decenni di dittatura in America Latina, comunque, la difesa di Pinochet da parte del Papa non era né una sorpresa né un mistero.
Lord Lamont, l'ex cancelliere dello scacchiere sotto il primo ministro Margaret Tatcher, espresse la sua certezza sul fatto che l'intervento del Vaticano era stato fatto direttamente dal Papa stesso, come colui che riconosce “il contributo del Generale a tutela della libertà durante la Guerra Fredda.” Lamond aggiunse:”Il Papa dovrebbe capire le ragioni per la salvezza di un paese da una dittatura comunista.”
Il Vaticano fu un partner a pieno titolo nei crimini sanguinosi portati avanti contro i lavoratori in Cile e in tutta l'America Latina sotto le dittature sostenute dagli Stati Uniti nel periodo che va dagli anni '60 agli anni '80 del novecento. (nota di nwo-truthresearch: ma lo sappiamo che erano tutti uomini del Vaticano anche quelli che manovravano la Cia statunitense.)
Mentre migliaia di studenti latino-americani cattolici vennero spinti, almeno in parte, durante questo periodo, dagli insegnamenti del Concilio Vaticano II, a contestare la disuguaglianza sociale che prevaleva in tutto il continente, la gerarchia ecclesiastica portava avanti la sua storica funzione che consisteva nel difendere la proprietà privata, lo stato e le forze militari delle oligarchie regnanti, insieme con i fondamentali interessi dell'imperialismo statunitense.
Alcuni critici latinoamericani della difesa di Pinochet da parte del Papa hanno paragonato questa situazione a quella del Processo di Norimberga dei criminali nazisti alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Il Vaticano, essi dicevano, non chiese la liberazione di Goebbels, Goering e altri che furono messi sotto processo. Questo argomento, comunque, ignora il fatto che, mentre il Vaticano non poteva levare la sua voce per coloro che furono processati a Norimberga, esso usò le sue considerevoli risorse per assicurare che molti più assassini di massa fascisti sfuggissero dall'azione penale.
Le cosiddette “rat-line” create dal Vaticano trasportarono in America Latina molti di coloro che fuggivano dalle rovine del Terzo Reich, usando passaporti falsi vaticani e sotto la protezione della Croce Rossa Internazionale. Assassini di massa come Adolf Eichmann, Klaus Barbie e Ante Pavelic arrivarono nel porto di Buenos Aires travestiti da preti. Centinaia di altri ufficiali nazisti delle SS vennero fatti uscire dall'Europa nello stesso modo. Alcuni, come Barbie, si fecero strada per arrivare a diventare esperti consiglieri delle dittature latinoamericane in materia di repressione e tortura perfezionata dai nazisti.
Nonostante le recenti dichiarazioni del Vaticano di rammarico per l'Olocausto, esso non ha mai fatto i conti riguardo ai suoi sforzi in favore degli individui che diressero il genocidio. Molti documenti relativi a questa vergognosa alleanza rimangono rinchiusi nei sotterranei della Città del Vaticano.
[nota di nwo-truthresearch: si veda a tal proposito il nostro post Il Segreto più Infame del Vaticano, a anche qui e qui.]
Durante il periodo delle lotte sociali rivoluzionarie che scossero l'America Latina a partire dagli anni '60 del novecento, le gerarchie dalla Chiesa erano più che pronte ad offrire la loro assistenza a forze simili. In Brasil Nunca Mais, un libro pubblicato dall'Arcidiocesi Cattolica di Sao Paulo che esaminava il record orribile di repressione, uccisioni e torture durante i 21 anni di dittatura militare in quel paese, venne fatta la seguente ammissione: “La gerarchia ecclesiastica giocò un ruolo fondamentale nella creazione di un clima ideologico favorevole all'intervento militare, impegnandosi nella campagna anticomunista sostenuta dalle élite conservatrici: contro la riforma agraria, contro i moti di sciopero.”
Fu la Chiesa Cattolica che fornì il cemento per il movimento della middle class brasiliana che culminò in marce di massa nelle principali città del paese, al grido di “Famiglia, Dio e Libertà”, ponendo le basi per la conquista militare del potere. Il Brasile fornì il prototipo per i colpi di stato appoggiati dalla [Cattolica] Cia in un paese dopo l'altro, e il ruolo essenziale della gerarchia cattolica venne riprodotto in Cile, Uruguay, Argentina e altrove.
In un articolo pubblicato lo scorso anno in occasione del venticinquesimo anniversario del colpo di stato militare che rovesciò il presidente eletto cileno Salvador Allende, i leader democristiani di quel paese, ed in seguito l'opposizione parlamentare di destra, hanno rigettato le accuse che fossero essi i responsabili dell'appello ai militari per rovesciare il governo. No, fu la Chiesa che ebbe il ruolo di primo piano, essi dissero.
Dopo il colpo di stato, la Chiesa e la giunta cilena cementarono legami molto stretti. Infatti, il personaggio che adesso ha un ruolo di primo piano nella campagna per la liberazione dell'ex dittatore, il Cardinal Sodano, il Segretario di Stato Vaticano, fu il rappresentante del Papa a Santiago dal 1978 al 1988. Egli fu uno dei principali organizzatori della visita del Papa in Cile nel 1988, durante la quale egli diede la comunione al dittatore e tenne un'udienza personale con lui nel palazzo La Moneda, il luogo del bombardamento aereo e dell'omicidio avvenuto appena 15 anni prima.
Da un articolo dal titolo Desaparecidos: la Chiesa sapeva e taceva, tratto dal sito Agoravox, leggiamo
“Pubblicata su Il Fatto Quotidiano e già rilanciata in rete da molti blog, oggi la sua circostanziata denuncia [di Horacio Verbitsky] lascia letteralmente senza fiato perché rende pubblico senza perifrasi un documento rinvenuto nell’archivio della Conferenza episcopale argentina, protocollato con il n. 10949, che dimostra il sostanziale accordo tra il dittatore argentino Jorge Videla, capo della giunta golpista, e la gerarchia cattolica durante il pontificato di quel Giovanni Paolo II -‘beato subito’ - già noto per il cordiale incontro con il dittatore AugustoPinochet, su cui in seguito sono state raccontate clamorose bugie da parte dell'Osservatore Romano che parlò di una specie di 'trappola mediatica' perpetrata dal dittatore ai danni del Papa.
L'intenzione del quotidiano cattolico era di sminuire le responsabilità papali nel sostegno pubblico dato alla dittatura cilena, ma - come dimostra chiaramente questo video - si trattava di un falso tanto plateale quanto maldestro.”
Da un articolo del Telegraph dal titolo Vatican said Pinochet killings were 'propaganda', US cable shows, leggiamo:
“Secondo documenti diplomatici statunitensi declassificati risalenti agli anni '70, il Vaticano respinse le notizie sui massacri del dittatore cileno Augusto Pinochet come 'propaganda comunista'.
Agence France-Presse in Rome
4:27PM BST 08 Apr 2013
Un telegramma del 18 ottobre 1973, mandato a Washington dall'ambasciata degli Stati Uniti presso la Santa Sede, trasmise una conversazione con l'allora vice segretario di Stato Vaticano Giovanni Benelli. Il Signor Benelli esprimeva “la sua grande preoccupazione insieme al Papa riguardo alla riuscita campagna internazionale della sinistra nel far fraintendere completamente la realtà della situazione cilena,” si legge nel telegramma all'allora Segretario di Stato Usa Henry Kissinger, pubblicato da WikiLeaks.
Il papa di allora era Paolo VI.
Esso affermava che “Benelli ha etichettato la copertura esagerata degli eventi forse come il successo più grande della propaganda comunista”, aggiungendo che il monsignore italiano diceva che questo mostrava “come i comunisti possano influenzare il mondo libero in futuro.”
Proseguiva dicendo che “Come è purtroppo naturale in seguito ad un colpo di stato, osservava Benelli, vi è certamente stato spargimento di sangue durante le procedure di rastrellamento in Cile”.
Ma Benelli continuava dicendo che i vescovi cileni gli avevano assicurato “che le storie attinenti alle brutali rappresaglie, riportate nei media internazionali, erano infondate.”
Le conversazioni ebbero luogo cinque settimane dopo che il generale dell'esercito Pinochet prese il potere in un colpo di stato che rovesciò il governo socialista di Salvador Allende, nel momento in cui migliaia di simpatizzanti di sinistra erano imprigionati e uccisi.
I telegrammi hanno anche mostrato che il Vaticano in seguito si rese conto della piena portata degli abusi in corso, ma si rifiutò di criticare apertamente il regime di Pinochet e continuò con le normali relazioni diplomatiche.”
Dal sito web fisicamente leggiamo:
“A vent'anni dal golpe la legittimazione più calorosa arrivò al dittatore Augusto Pinochet dalle stanze del Vaticano. 18 febbraio 1993: la privatissima ricorrenza delle sue nozze d'oro viene allietata da due lettere autografe in spagnolo che esprimono amicizia e stima e portano in calce le firme di papa Wojtyla e del segretario di Stato Angelo Sodano. «Al generale Augusto Pinochet Ugarte e alla sua distinta sposa, Signora Lucia Hiriarde Pinochet, in occasione delle loro nozze d'oro matrimoniali e come pegno di abbondanti grazie divine», scrive senza imbarazzo il Sommo Pontefice, «con grande piacere impartisco, così come ai loro figli e nipoti, una benedizione apostolica speciale. Giovanni Paolo II.» Ancor più caloroso e prodigo di apprezzamenti è il messaggio di Sodano, che era stato nunzio apostolico in Cile dal '77 all'88, e che nell'87 aveva perorato e organizzato la visita del papa a Santiago, trascurando le accese proteste dei circoli cattolici impegnati nella difesa dei diritti umani.
Il cardinale scrive di aver ricevuto dal pontefice «il compito di far pervenire a Sua Eccellenza e alla sua distinta sposa l'autografo pontificio qui accluso, come espressione di particolare benevolenza». Aggiunge: «Sua Santità conserva il commosso ricordo del suo incontro con i membri della sua famiglia in occasione della sua straordinaria visita pastorale in Cile». E conclude, riaffermando al signor Generale, «l'espressione della mia più alta e distinta considerazione». “
“Il quale Pinochet teneva il Cile sotto il suo tallone di ferro, ma era anche un cattolico conclamato. Nel 1986, preso di mira da una sparatoria, attribuì alla Madonna lo scampato pericolo: e la prova era il profilo della Vergine disegnato dalle pallottole sulla sua Mercedes corazzata. I vescovi cileni non la pensavano tutti come lui, anzi. Ne aveva un bel numero contro. Ma per fortuna c'era il nunzio a bilanciare le cose. Sul suo tavolo s'accumulavano i lamenti della giunta militare contro vescovi e preti "politicizzati". E nel 1987, alla vigilia della venuta di papa Giovanni Paolo II in Cile, Francisco Javier Cuadra, ministro segretario generale del governo, tirò soddisfatto il suo consuntivo:«Devo dire che siamo stati ascoltati».
Cuadra era membro dell'Opus Dei. E ai buoni uffici di Sodano e dell'Opus si deve l'affacciarsi congiunto del papa e di Pinochet, il 2 aprile 1987, dal balcone presidenziale della Moneda, con il portavoce vaticano Joaquín Navarro Valls, altro opusdeista, anche lui a far capolino lassù. Giovanni Paolo II premiò Sodano richiamandolo a Roma, promuovendolo suo ministro degli Esteri e infine, nel 1990, segretario di Stato e cardinale. Ma dal Vaticano, Sodano continuò a tener fermo il suo alto patronato sul Cile”
Pinochet era figlio di un funzionario di dogana, e pertanto proveniva da una famiglia borghese piuttosto agiata. Pinochet frequentò la scuola primaria e secondaria al cattolico Seminario San Rafael di Valparaíso, e all'Istituto "Rafael Ariztía" di Quillota (tenuto dai Fratelli maristi); in seguito frequentò la Scuola dei Fratelli francesi di Valparaíso, e la Scuola militare Bernardo O'Higgins, nella quale entrò nel 1933 a 17 anni. Dopo quattro anni di studio, si diplomò in quest'ultima con il grado di alférez di fanteria. A quanto pare fu la madre a spingerlo verso la carriera militare e l'educazione cattolica.
“Su madre era muy religiosa y para ella la educación católica de sus hijos no era negociable.”
“Sua madre era molto religiosa e l'educazione cattolica dei suoi figli non era negoziabile.”
Quindi, cari amici, il neoliberalismo pinochettiano non è altro che un arnese dell'imperialismo cattolico, al fine di soggiogare tutte le nazioni del globo che impediscono l'infinita libertà di agire alla multinazionale più ricca del mondo, laVaticano & Gesuiti s.p.a; ce lo ha detto anche Carlo Lottieri, uno dei fondatori dell'istituto ultraliberista Bruno Leoni, cosa intende per libertà:
“La libertà, insomma, va apprezzata in sé e produce pure buoni frutti.In tal senso va aggiunto che la chiesa per secoli ha saputo trarre beneficio da un ordine sociale che le garantiva ampia facoltà d'azione, lasciandola agire quale luogo di educazione delle giovani generazioni: basti pensare ai gesuiti e a molti altri ordini religiosi.”
Ve lo ricordate chi fu colui che da noi produsse i suoi buoni frutti facendo un colpo di stato al fine di portare avanti l'agenda hayekkiana europea in Italia?
Se il progetto gesuitico-hayekkiano euroschiavista dovesse fallire, aspettatevi molto probabilmente l'arrivo al potere delle orde nazionaliste catto-fasciste dell'estrema destra “noeuro” che, approfittando della voluta, studiata e incentivata inerzia della pseudosinistra “democratica” controllata dal Vaticano, e al grido di “No all'Islam e sì alla riscoperta delle nostre tradizioni cattoliche”, impianteranno in Italia un regime razzista, ultranazionalista, pinochettiano, cioè gesuitico-hayekkiano, che non sarà per nulla dissimile dalla precedente schiavitù eurogesuitica, anzi, rischiamo di cadere sempre più in basso se le persone più consapevoli e istruite di questo paese non agiranno per fare in modo di impedire una simile involuzione e preservare la nostra Costituzione.
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