Dopo la famosa letterina da Bruxelles è ora di passare all'azione e scoprire le carte in tavola. L'Unione Europea non ha mai visto di buon grado questo governo ragione per la quale ogni manovra o manovrina economico-finanziaria o peggio, ogni riforma a favore del welfare, sarà sempre e comunque rifiutata senza appello dagli eurocrati. Quando Moscovici dice che terrà "la porta aperta all'Italia" mente spudoratamente. Moscovici è francese come Macron, e già questo non depone a suo favore in quanto a disponibilità verso l'Italia. L'andamento generale fa pensare che i tempi sono maturi per pensare ad un'uscita dall'euro, ma senza aver prima predisposto un piano per una moneta sovrana alternativa. Perché sfilarsi dalla moneta capestro europea non significa certo lasciare il contante per il denaro elettronico, come si sente dire da qualche politico, e affidarsi alla valuta elettronica potrebbe rivelarsi molto insidioso. Non dobbiamo cadere nella trappola di eliminare il contante a favore del denaro virtuale, perché questo potrebbe aprire la strada a foschi e malsicuri scenari. Per fare questo, occorre radunare i migliori esperti italiani e stranieri di economia per analizzare e ipotizzare scenari futuri senza l'euro al fine di contenere gli inevitabili contraccolpi. A tale proposito, appaiono incoraggianti le considerazioni del Nobel per l'economia Stiglitz per il quale uscire dall'euro per l'Italia presenta dei chiari vantaggi: "La zona euro avrebbe bisogno di una riforma radicale, ma visto che questa non ci sarà a causa dell'opposizione di Berlino, l'Italia farebbe bene a uscire dalla moneta unica, una mossa rischiosa ma che porterebbe vantaggi “chiari, lineari e considerevoli". Una lunga analisi quella di Joseph Stigliz secondo cui, partendo dalla considerazione che Matteo Salvini e Luigi Di Maio fanno bene a richiedere una forte riforma dell'Europa, elenca quelli che ritiene essere i vantaggi dell'abbandono dell'euro per il nostro Paese. Lo studioso americano afferma che la zona euro “ha fortemente bisogno” di essere riformata, ma Bruxelles invece di mettere in moto queste riforme “ha introdotto forti restrizioni su debiti e deficit”, che rappresentano “ulteriori ostacoli alla ripresa economica”. Quello che c'è da fare “è risaputo”, ma “il problema è la riluttanza della Germania” che impedisce ogni cambiamento, afferma Stiglitz.
La Grecia di Alexis Tsipras, che l'economista definisce “timida e inesperta”, avrebbe a suo dire dovuto rigettare i vari piani di salvataggio e uscire dalla moneta unica, ma non ha avuto il coraggio di farlo, e “il risultato è stata la stagnazione”, con il Pil del Paese che dal 2015 “è crollato del 25 percento dal suo livello pre-crisi”, e da allora “si è mosso appena”. Roma non deve fare lo stesso sbaglio. “In assenza di riforme significative, i benefici per l'Italia di lasciare l'euro sono chiari, lineari e considerevoli”, afferma chiaramente Stiglitz. “Un cambio più basso consentirebbe all'Italia di esportare di più. I consumatori sostituirebbero le merci importate con quelle italiane. I turisti troverebbero il Paese una destinazione ancora più attraente”, tutto ciò “stimolerà la domanda e aumenterà le entrate del governo”, e in questo modo “la crescita aumenterebbe e l'alto tasso di disoccupazione in Italia (che è all'11,2%, con il 33,1% di quella giovanile) diminuirebbe”, scrive Stiglitz.
Naturalmente il Nobel sa benissimo che ci sarebbero difficoltà non da poco da affrontare in seguito a una scelta del genere, spiegando che la vera sfida sarebbe “lasciare la zona euro minimizzando i costi economici e politici”. Per farlo “sarebbe essenziale una massiccia ristrutturazione del debito”, che sia fatta “con particolare attenzione alle conseguenze per le istituzioni finanziarie” della Penisola. In un mondo ideale, afferma ancora Stiglitz, “l'Italia non dovrebbe lasciare l'eurozona”, e l'Ue potrebbe metter in atto le riforme necessarie, ma “in assenza di un cambio di direzione da parte dell'Ue nel suo insieme, l'Italia deve ricordare che ha un'alternativa alla stagnazione economica e che ci sono modi per lasciare la zona euro in cui i benefici probabilmente supererebbero i costi”. Se il nuovo governo italiano, conclude lo studioso, “dovesse navigare con successo in tale uscita, l'Italia starebbe meglio. E così il resto l'Europa”.
Naturalmente, le ricadute positive sul consenso elettorale alle forze politiche che permetteranno questa mossa coraggiosa ma decisiva sarebbero notevoli, e questo esecutivo potrebbe continuare la sua azione di governo ancora a lungo e con il voto plebiscitario degli Italiani. Il popolo italiano è pronto alla mossa finale, del resto, i sacrifici più gravosi il Paese li ha affrontati proprio per restare nell'UE. L'Italia potrebbe aggiungere una tonalità gialloverde al suo tricolore e tenerla ancora a lungo....
CINZIA PALMACCI
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