giovedì 6 giugno 2019

L’islamizzazione dell’Europa passa dalla scuola



Come volevasi dimostrare. Esperimento fallito. Inserire corsi di arabo nella scuola pubblica francese, per occidentalizzare l’islam ha prodotto l’effetto esattamente contrario ovvero sta islamizzando l’Occidente. 

L’ultima riforma scolastica d’Oltralpe, che pretendeva di arginare così la radicalizzazione negli allievi “a rischio”, ingenuamente non ha tenuto conto di diversi fattori: 1) che i corsi della République sarebbero andati pressoché deserti, perché i figli delle famiglie musulmane l’arabo non lo imparano certo in classe bensì nella madrasa; 2) che, nella madrasa, la lingua viene loro insegnata su testi non censurati, tali pertanto da istigare, senza filtri, all’odio verso gli «infedeli»; 3) che qualsiasi tentativo fatto in classe, ad esempio dai professori di storia, di spiegare le origini dell’islam viene recisamente respinto dagli alunni islamici, che nella madrasa han ricevuto ben altra versione, inculcata loro come vera. Col risultato, già verificatosi, di vere e proprie aggressioni nei confronti dei docenti. Come è avvenuto a Bordeaux, in una quinta superiore. Nella madrasa ed in moschea circolano opuscoli, spesso scaricabili anche da Internet, con cui si squalificano totalmente le leggi di uno Stato, ritenendo ch’esse non possano “competere” con la legge di Allah, ritenuta l’unica autentica. 

In un suo libro, Principal de collège ou imam de la République, il prof. Bernard Ravet, 66 anni, ex-preside di tre istituti superiori in quella sorta di Bronx francese, che è Marsiglia, tra il 1999 ed il 2012, ha raccolto alcune delle “perle” udite con le sue orecchie a scuola, ov’era semplicissimo esser considerati «infedeli», era sufficiente credere nelle regole fissate dal Parlamento e non ritenere ad esse superiore la sharia islamica oppure partecipare alle elezioni. In una fatwa, pronunciata dal Gran Mufti dell’Arabia Saudita, finanziato dalla famiglia reale, si spiega come «Allah abbia spezzato il filo dell’amicizia e dell’amore tra i musulmani e gli infedeli», ponendo tra gli uni e gli altri «inimicizia ed odio eterno, finché non si creda ad Allah ed a lui solo». Ciò, in risposta ad un musulmano, che chiese come dovesse comportarsi nei confronti di un cristiano, che lo chiamava «fratello». 

A lanciare l’allarme è ora la professoressa Lina Murr Nehmé, storica e politologa franco-libanese, specialista del mondo arabo contemporaneo e docente all’Università di Beirut: lei ha precisato come «il problema in Francia sia che si giudicano i terroristi, ma non coloro che li hanno formati». Un problema non solo della Francia, a dir la verità, bensì di tutto l’Occidente in generale. Ma la Francia, già ferita dagli efferati attentati degli ultimi anni, dimostra, questo è vero, di non aver ancora capito la lezione. Così ecco la decisione della facoltà di Medicina dell’Università di Parigi Diderot di rinviare di due giorni gli esami, poiché la data fissata coincideva con la festa di Aïd-el-Fitr ovvero con la conclusione del Ramadan. In un Paese europeo a maggioranza cristiana tante ossequiose attenzioni verso le ricorrenze islamiche – e solo verso quelle – non sono solo fuori luogo, ma vengono anche male interpretate come segni di debolezza e di sostanziale apostasia. Così non stupisce che, ad esempio, in una scuola elementare di Winterthur, nella vicina Svizzera, ora gli alunni musulmani pretendano che i compagni di classe «infedeli» ovvero cristiani osservino il digiuno come loro durante il Ramadan, senza risparmiare pressioni psicologiche ed atti di stalking verso quanti non si adeguino. Ciò, nell’indifferenza più totale ovvero senza che nessuno senta la necessità di agire, di intervenire, nemmeno le organizzazioni di categoria degli insegnanti, del tutto zitte in merito, secondo quanto denunciato dall’agenzia on line austriaca Heute. 

Franziska Peterhans, segretario generale dell’Lch, associazione elvetica dei docenti, ritiene che, in realtà, nessuno al momento venga “mobbizzato” e che pertanto, qualora degli alunni intendano digiunare per motivi religiosi propri, tale scelta debba essere «rispettata, conformemente a quanto previsto dalla Costituzione federale». Dipende da cosa si intenda per mobbing, pare che le definizioni siano molto elastiche in Svizzera. E nel resto d’Europa. Intanto, l’islamizzazione del Continente continua. 

(Mauro Faverzani)



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