giovedì 9 maggio 2019

Né con i Rom né contro i Rom ma a favore dei doveri del cittadino

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ARTICOLO 3 DELLA COSTITUZIONE: PERFINO I ROM AGITANO SOTTO IL NASO LA CARTA FONDAMENTALE DEGLI ITALIANI PER RIVENDICARE I LORO DIRITTI, MA SENZA CONSIDERARNE I CONSEGUENTI DOVERI.... 




Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale (1) e sono eguali davanti alla legge (2), senza distinzione di sesso [29, 31, 37 1, 48 1, 51; c.c. 143, 230bis], di razza, di lingua [6], di religione [8, 19, 20], di opinioni politiche [21, 49], di condizioni personali e sociali (3).

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico [24 3, 34, 36, 40] e sociale [30 2, 31, 32, 37], che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana [37, 38] e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori [35] all'organizzazione politica [48, 49], economica [39, 45-47] e sociale [31, 34] del Paese (4).

L'articolo 3 primo comma della Costituzione recita che siamo tutti uguali con pari dignità sociale davanti alla legge e senza distinzioni di ogni genere. Tuttavia, il comma secondo che nessuno si è mai preoccupato di esaminare in dettaglio quando si parla di Rom e immigrati, ribadisce il concetto fondamentale per cui i cittadini e i lavoratori debbono partecipare "all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese". Parla di lavoratori, cioè di persone che dignitosamente onorano il loro essere cittadini italiani con il proprio lavoro contribuendo in modo onesto alla prosperità del Paese natìo o che li ospita. Dunque parla di doveri. Invece capita spesso di sentire rivendicare i propri diritti anche con una certa veemenza, senza considerare che dai diritti scaturiscono naturalmente dei doveri. Nel caso specifico dei Rom e degli immigrati, a molti di loro (la maggioranza), è stato riconosciuto il diritto a percepire il reddito di cittadinanza e ad avere una casa popolare. In molti si sono chiesti legittimamente come possono usufruire di un ausilio statale persone che non sono rimaste disoccupate per eventi indipendenti dalla loro volontà, ma solo perché non hanno mai lavorato e cercato un lavoro fattivamente. Rubare rame e rivenderlo, o rivendere oggetti rubati non è lavoro: è furto. Comprensibile anche l'atteggiamento di cautela dei datori di lavoro italiani a mettersi un Rom sul libro paga. Come biasimarli con tutto quello che si sente in giro? Allora la questione è molto più complessa di quanto si pensi. Non si può impedire a qualcuno di rivendicare un diritto quando esiste una legislazione che glielo garantisce. Bisogna agire a monte del problema: nessuna legge può essere emanata a tutela di etnie che per tradizioni e cultura sono completamente incompatibili con la nostra. Se non ci si stabilisce in un Paese straniero per lavorare e comportarsi da cittadini onesti, non si può essere degni di ospitalità. Questo potrebbe essere il terzo comma dell'articolo 3. E questo non vale solo per l'Italia. In tutti i paesi nei quali sono presenti i Rom, la gente protesta perché non si sente tranquilla nemmeno in casa propria. Dunque, il problema è a livello europeo, non solo italiano. I campi nomadi sono diventati enormi discariche a cielo aperto, dove i roghi tossici vengono appiccati un giorno si e l'altro pure facendo alzare i livelli di diossine e veleni nell'aria, e provocando disturbi di salute sempre più frequenti nella popolazione. Il fatto è che loro sviluppano resilienza a tutto questo, mentre la popolazione autoctona abituata a rispettare le comuni regole igieniche, ne paga le conseguenze. Ma a Roma hanno trovato una soluzione: è stata sommersa la città di spazzatura varia e topi per solidarietà con i campi nomadi. Trovata geniale non c'è che dire. Per solidarietà questo ed altro! C'è da aggiungere, che chi si scandalizza delle proteste a Casal Bruciato, è perché non considera il disagio delle persone che si trovano costrette ogni giorno a fare i conti con un vicinato "problematico". Ma a chi vive ai Parioli o in quartieri iper protetti cosa può interessare? Essere meno egoisti e più empatici con le varie situazioni di difficoltà che non ci toccano direttamente potrebbe migliorare tante cose in Italia e nel mondo. 


CINZIA PALMACCI

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