giovedì 2 maggio 2019

E’ IL CAPITALISMO CHE HA CREATO IL COMUNISMO



Retroscena di quella “favola convenuta” 

che siamo portati a credere sia la vera storia

scritta nei libri.

Curiosando in rete ho trovato un documento che giudico interessante per la vivezza di un racconto che narra di fatti vissuti in prima persona da un punto di vista molto “partecipato”.
La fonte da cui ho tratto questo documento è la seguente:
Quaderni del Veltro – Aprile 1974
Digitalizzato 2009 http://nazbol.splinder.it
Link correlato:
Il protagonista della storia in questione è:

RakovskijChristjan Georgievič Rakovskij
Rakovskij ‹rakòfsk’i›, Christian Georgevič. – Rivoluzionario e diplomatico sovietico (n. Kotel, Dobrugia, 1873 – m. 1941). Militante socialista fin dall’adolescenza, partecipò al movimento insurrezionale degli anni 1905-07 in Romania. Internazionalista durante la prima guerra mondiale, partecipò alla conferenza di Zimmerwald. Recatosi in Russia all’indomani della Rivoluzione d’ottobre, durante la guerra civile fu presidente del Consiglio dei commissarî del popolo in Ucraina. Ambasciatore in Francia (1925-27), appoggiò l’opposizione di sinistra ispirata da Trockij; espulso dal partito (1927), vi fu riammesso nel 1934, dopo aver ritrattato le proprie posizioni. Arrestato durante la grande epurazione della metà degli anni Trenta, fu processato nel 1938 e condannato a venti anni di reclusione; non si conosce il luogo di morte.


Trotskij
Trotskij
Ffelix Warburg
Jacob Schiff
Max Warburg
Alexander Kerensky


Qui di seguito il documento scaricato:

Christian Georgjevic’ Rakovskij (1873-?) nacque da una famiglia di grandi borghesi ebrei stanziati in Bulgaria.
Il suo consanguineo e intimo amico Lev Davidovic’ Braunstein (Trosckij) lo definisce “una delle figure più internazionali nei moti europei” (1).
Infatti Rakovskij, dopo aver fatto propaganda marxista in Romania ed aver rappresentato i socialisti bulgari al congresso dell’Internazionale di Zurigo, partecipò alla vita del partito socialista francese, entrò in contatto con l’ebrea Rosa Luxemburg, prese parte alla rivoluzione ebraico-bolscevica in Bessarabia, divenne uno dei capi della federazione dei soviet, uno dei fondatori dell’Internazionale comunista, presidente del soviet ucraino dei commissari del popolo, diplomatico dell’URSS in Inghilterra e in Francia.
Nella lotta fra Trockij e Stalin, Rakovskij fu naturalmente al fianco del suo consanguineo, col quale organizzò la cosiddetta “opposizione di sinistra”, che fu in realtà l’opposizione sionista al potere di Stalin. Il ruolo di Rakovskij in seno alla setta trockista è stato messo in rilievo dagli ebrei Deutscher e Schapiro (2), mentre un suo scritto antistalinista è stato pubblicato qualche anno fa dalla casa editrice Samonà e Savelli (3).
Nel 1938, allorché Stalin finalmente sgominò la banda talmudico-trockista, Rakovskij sedette sul banco degli imputati, la sua attività spionistica, i suoi contatti con la plutocrazia cosmopolita vennero alla luce.
Le pagine che pubblichiamo sono alcuni stralci dell’interrogatorio di Rakovskij, avvenuto il 26 febbraio 1938. O, almeno, così assicura Mauricio Carlavilla, il quale avrebbe tradotto (4) il manoscritto rinvenuto da un volontario spagnolo sul cadavere del dottor Josif Landovskijs medico al servizio della NKDV, in un’izba del fronte di Leningrado.
Il carattere romanzesco del ritrovamento del rapporto Kusmin -così si chiamava il giudice che portò a termine l’istruttoria contro Rakovskij- potrebbe far pensare a un falso e render propensi a reputare i verbali dell’interrogatorio dell’esponente trockista uno scritto apocrifo analogo ai Protocolli dei Savi Anziani di Sion.
Ma, come di quest’ultimo documento è, incontestabile la veridicità (cioè la rispondenza fra il suo contenuto e quanto è avvenuto e sta avvenendo nella storia contemporanea), così anche dei verbali del processo Rakovskij è innegabile il carattere veridico.
Che cosa risulta da questi verbali? Risulta che il marxismo è un’invenzione ebraica e che nella sua diffusione e affermazione politica il sionismo ha giocato un ruolo preponderante; risulta che la Rivoluzione d’Ottobre fu finanziata dalle banche ebraico-americane allo scopo di distruggere l’Impero degli Zar e di instaurare in suo luogo una Unione di Repubbliche Socialiste Sovietiche dominata dagli ebrei; risulta che il potere di Stalin fu l’ostacolo che impedì all’ebraismo di condurre a termine questo piano, dovendosi considerare il fenomeno stalinista come una forma di nazionalsocialismo caratterizzato da una concezione mistica del potere e da una rivalutazione, marxisticamente eretica, delle idee di fronte al fattore materiale.
I verbali del processo Rakovskij testimoniano dunque come lo stalinismo, riallacciandosi alle migliori tradizioni dello zarismo russo, abbia resistito agli assalti cosmopoliti e borghesi che l’ebraismo internazionale, per il tramite del trockismo, sferrava contro l’URSS. Inoltre, dalla lettura di quei verbali si vede come i trockisti avessero compreso che la più solida barriera contro la conquista ebraico-americana dell’Europa avrebbe potuto esser costituita da un asse Mosca-Berlino. Il fallimento di questa alleanza, che pareva profilarsi nel “patto di non aggressione”, fu causato da un sabotaggio cosciente dei nemici dei due regimi nazionalsocialisti o avvenne a causa della scarsa lungimiranza di Hitler e Stalin? Una cosa è certa. I consanguinei di Trockij e di Roosevelt (sui quali tuttavia non siamo disposti a far ricadere l’intera responsabilità di certi rivolgimenti, essendo la trama delle forze occulte talmente più sottile e vasta, da essersi potuta servire, forse, dell’ebraismo come di uno strumento) sono usciti vittoriosi dal secondo conflitto mondiale.
La pubblicazione di queste pagine, se rivestirà un altro significato oltre a quello della testimonianza, servirà a fornire un’altra dimostrazione del fatto che la storia possiede una “terza dimensione” e che molte cause apparenti spesso sono, in realtà, gli effetti di un’azione sotterranea.
Una messa a punto va fatta infine per quanto concerne il ruolo che, secondo il documento, la massoneria svolgerebbe nel disegno sovversivo internazionale. Effettivamente, nel quadro del processo controiniziatico che vide organizzazioni regolarle tradizionali, o i loro residui, cadere in preda di influenze di segno opposto, anche molte logge massoniche subirono un’inversione di polarità e tradussero in termini individualistici,laici e democratici aspetti del diritto iniziatico, quali, ad esempio, i concetti di libertà, parità, fraternità. La degenerazione subita dalla maggior parte dell’organizzazione massonica non toglie tuttavia che, se esistono attualmente logge non deviate dall’opera della controinformazione, esse possano “rivendicare un’origine tradizionale autentica e una trasmissione iniziatica regolare” (5).
C.M.
(1) Lev Trockij, La mia vita, Milano 1961; p,196.
(2) Ian Deutscher, Il profeta disarmato, Milano 1956; pp. 262-263
Lawrence E. Schapiro, Storia del partito comunista sovietico, Schwarz, Milano; p.470.
(3) Christian G. Rakovskij, I pericoli professionali del potere, Roma 1967.
(4) José Landowskiy, Sinfonia en rojo mayor, Mexico 1955.
(5) René Guénon, Aperçus sur l’initiation, Paris 1946; p.103.

STRALCI DALL’INTERROGATORIO DI RAKOVSKIJ

Rakovskij – [A Hitler] è stato necessario il socialismo per vincere il socialismo: il suo socialismo antisocialista che è il nazionalsocialismo. A Stalin occorre un comunismo per vincere il comunismo: quel comunismo anticomunista che è il nazionalcomunismo. Il parallelo è evidente. Nonostante l’antisocialismo hitleriano e nonostante l’anticomunismo staliniano, tutti e due, nonostante loro, contro la loro stessa volontà, obiettivamente, in modo trascendentale, fanno del socialismo e del comunismo…
Tutti possiamo provare che le masse adunate di una città o di una nazione mostrano sempre una specie di superstizioso timore davanti alle Banche e ai banchieri. Hanno ucciso re, generali, vescovi, poliziotti; sacerdoti ed altri rappresentanti dell’odiato privilegio; hanno saccheggiato e incendiato chiese, palazzi e perfino scuole; però, essendo rivoluzioni economico-sociali, rispettarono la vita dei banchieri lasciando intatti i superbi edifici delle banche. Per quanto io abbia saputo fino a che son stato prigioniero, ciò si sta ripetendo tuttora.
Kusmin – E dove?
Rakovskij – In Ispagna… Non so se avrà osservato la strana somiglianza tra la finanza internazionale e l’internazionale proletaria. Si direbbero una la controfigura dell’altra… Il Comintern, assecondato dal riformismo, provoca l’anarchia nella produzione, l’inflazione, la miseria e la disperazione nelle masse; la finanza, soprattutto la finanza internazionale, assecondata coscientemente o no dalla finanza privata, crea le stesse condizioni, moltiplicate però. Potremmo già intuire il motivo per cui Marx celò le contraddizioni della finanza, che non potevano sfuggire alla sua vista acuta; infatti trovò un’alleata nella finanza, la cui azione, essendo oggettivamente rivoluzionaria, avrebbe dato risultati straordinari…
La natura internazionalista del denaro è conosciuta; da questa realtà risulta che l’entità che lo possiede sia cosmopolita. La finanza al vertice, fine a se stessa, nega e misconosce ogni nazionalismo. Non conosce lo Stato, pertanto è essa stessa anarchia, e lo sarebbe in assoluto se, negatrice di ogni Stato nazionale, non fosse per necessità essa stessa Stato. Lo Stato puro è potere puro.
Il Denaro è Stato. Il Denaro è il centro di gravitazione universale… Sapere come la finanza internazionale giunse ad essere padrona del denaro, questo magico talismano che ha sostituito ciò che Dio e Nazione rappresentavano, per i popoli, è qualcosa che supera l’interesse scientifico, la stessa arte della strategia rivoluzionaria, poiché è arte e rivoluzione assieme. Velati gli occhi dello storico e della massa col clamore e il trionfo della Rivoluzione Francese, ubriacato il popolo con l’aver ottenuto l’abbattimento del re, del privilegio, di ogni potere, non si avvertì che un pugno di uomini occulti e cauti si erano impadroniti
dell’autentico potere della regalità, un potere magico, quasi divino, che la regalità, senza saperlo, possedeva. Le masse non si resero conto che gli altri avevano preso per sé questo potere che le avrebbe ridotte a una schiavitù più pesante di quella dello stesso re, poiché lui, coi suoi pregiudizi religiosi e morali e con la sua stupidità, fu incapace di usare un simile potere. Fu così che si impadronirono di un potere maggiore del re uomini la cui qualità morale e intellettuale e il cui carattere cosmopolita permetteva loro di esercitarlo. Naturalmente non erano cristiani di nascita, ma cosmopoliti…
Come mai e perché si eleva l’ignorato Trockij, guadagnandogli di colpo un’autorità superiore a quella dei più vecchi e prestigiosi rivoluzionari? Semplicemente perché si è sposato, Con lui è venuta in Russia sua moglie. Lei sa chi è costei? E’ la figlia di Givotovskij, socio dei banchieri Warburg, soci a loro volta e parenti di Jacob Schiff, il gruppo finanziario che finanziò il Giappone e, attraverso Trockij, finanziò la rivoluzione del 1905 Questo è il motivo per cui Trockij passò di colpo alla testa dell’anzianità rivoluzionaria.
Kusmin – Lei osa dire che Kerenskij fu un complice di Lenin?
Rakovskij – Di Lenin no, ma di Trockij sì, o meglio, di “quelli”.
Kusmin – Assurdo!
Rakovskij – Lei non riesce a comprendere… Proprio lei? E’ strano. Se lei, la spia che lei è, riuscisse a diventare il capo di una fortezza nemica, non aprirebbe la porta agli attaccanti, cioè a coloro con cui lei realmente collabora?… Mi creda, il comunismo deve di più a Kerenskij, rimasto senza statue e mausolei, che non a Lenin.
Kusmin – Mi sta dunque dicendo che Kerenskij fu un vinto cosciente e volontario?
Rakovskij – Sì, mi risulta. Sappia che vi fu il mio intervento personale in tutto ciò, Ma le dirò di più. Lei sa chi finanziò la Rivoluzione d’Ottobre? Furono “loro”, attraverso gli stessi banchieri che finanziarono il Giapponee la rivoluzione del 1905. Jacob Schiff e i fratelli Warburg, ovvero la grande costellazione bancaria, una delle cinque della Federal Reserve, la Banca Kuhn, Loeb & co; intervennero anche altri banchieri americani ed europei, come Guggenheim, Hanauer, Breìtung, Aschberg, della “Nya Banken”, quella di Stoccolma… Io mi trovavo “casualmente” lì, a Stoccolma, e intervenni nel trasferimento dei fondi. Fino all’arrivo dì Trockij fui io l’unico ad intervenire da parte rivoluzionaria. Infine giunse anche Trockij; devo far notare che gli alleati lo espulsero dalla Francia perché sovversivo e gli stessi alleati lo liberarono perché fosse disfattista nell’alleata Russia. Altra “casualità”. Chi organizzò tutto ciò? Gli stessi che riuscirono a far passare Lenin attraverso la Germania. Se “quelli” della Gran Bretagna riescono a tirar fuori Trockij, il sovversivo, da un campo canadese e far sì che arrivi in Russia attraverso i controlli alleati che gli danno via libera, altri di “loro”, uno dei quali è Rathenau, danno via libera a Lenin attraverso la nemica Germania. Se lei studiasse la storia della rivoluzione e della guerra civile senza pregiudizi e con lo spirito inquisitore che lei impiega in cose meno importanti, troverebbe una serie di “casualità” sconvolgenti.
Kusmin – Bene. Accettiamo come ipotesi che non sia tutto un caso. Che cosa deduce lei da tutto ciò?
Rakovskij – Mi lasci terminare questa piccola storia, poi dedurremo insieme. Fin dal suo arrivo a Pietrogrado, Trockij viene accolto senza alcuna riserva da Lenin… Lenin seppe subito che Trockij aveva il denaro e potenti aiuti internazionali: il vagone sigillato ne fu la dimostrazione. Poi, l’unità intorno all’insignificante partito bolscevico di tutta l’ala sinistra rivoluzionaria, socialisti rivoluzionari e anarchici, è opera di Trockij e non della ferrea intransigenza di Lenin. Non per niente l’antico Bund di proletari ebrei, da cui nacquero tutti i rami rivoluzionari moscoviti ai quali esso diede il novanta per cento dei suoi capi, era il vero partito del “senzapartito” Trockij. Parlo naturalmente non del Bund ufficiale e pubblico, ma del Bund segreto, inserito in tutti i partiti socialisti, i cui capi stanno sotto la sua disciplina.
Kusmin – Anche Kerenskij?
Rakovskij – Anche Kerenskij, e anche altri capi, ma non socialisti, capi di frange politiche borghesi.
Kusmin – Come può essere?
Rakovskij – Dimentica il documento della massoneria sulla prima fase democratico-borghese della rivoluzione?
Kusmin – Obbediva al Bund?
Rakovskij – Come gradino immediato, senz’altro, ma in realtà obbediva a “loro”.
Kusmin – Nonostante la marea marxista che si alzava minacciando i suoi privilegi?
Rakovskij – Nonostante tutto questo. Naturalmente non vedeva tale pericolo. Tenga conto che ogni massone ha visto e ha creduto di vedere più del reale con la sua fantasia, perché immaginava quel che più gli conveniva. La presenza in aumento dei massoni nei governi e presidenze di Stato delle nazioni borghesi è per loro una prova del potere politico della loro associazione. Tenga conto che in quell’epoca tutti i governanti delle nazioni alleate erano massoni, con rare eccezioni. Questo è un argomento primario per loro. Essi avevano una fede assoluta nel fatto che la Rivoluzione si arrestasse alla repubblica borghese, tipo quella francese.
Kusmin – Per quanto mi hanno detto nella Russia del 1917, dovevano essere molto ingenui per credere ciò.
Rakovskij – Lo erano e lo sono. I massoni non hanno imparato quella prima lezione che fu la gran rivoluzione, nella quale essi svolsero un enorme ruolo rivoluzionario e che divorò la maggioranza massonica, a cominciare dal suo Gran Maestro, l’Orléans, o meglio, col massone Luigi XVI, per continuare con girondini, giacobini ecc.; e, se qualcuno sopravvisse, lo dovette al Brumaio.
Kusmin – Vuol dire che i massoni sono destinati a morire per mano della rivoluzione che è stata scatenata da loro?
Rakovskij – Esatto: lei ha formulato una verità rinchiusa in un gran segreto. Io sono massone. L’avrebbe mai detto? No? Ebbene, dirò a lei questo gran segreto che si promette di svelare al massone nell’immediato grado superiore. Non lo scopre però né il 23 né il 33; né il 93 né il più alto di qualsiasi rito. Naturalmente io non lo conosco in quanto massone, ma perché sono uno di “loro”. Il segreto autentico della massoneria è il suicidio della massoneria stessa quale organizzazione e il suicidio di ogni massone importante. Se avrà occasione di assistere in futuro a qualche rivoluzione, non si perda il gesto di paura e l’espressione di stupore del massone che si convince di dover morire per mano dei rivoluzionari… Mi lasci però continuare la mia piccola storia. La rivoluzione ha trionfato, il potere è preso. Si presentò il primo problema; la pace e il primo dissenso dentro il partito, dissenso che divise la coalizione ai potere. Non ripeterò quanto è già noto circa la lotta scatenatasi a Mosca tra i fautori e i detrattori della pace di Brest. Quella pace fu un errore:
Lenin inconsciamente tradì la rivoluzione internazionale.. Si sarebbe dovuto unire con le armi lo Stato sovietico alla rivoluzione tedesca. Ben diversa sarebbe oggi la carta geografica europea. Ma Lenin, ebbro del potere, assecondato da Stalin che aveva già provato l’ebbrezza del comando, seguiti ambedue dall’ala nazionale russa del Partito, si imposero con la forza e da allora nacque il socialismo in un solo paese, ovvero il nazionalcomunismo, il cui apogeo sarebbe stato raggiunto con Stalin… Trockij organizzò coi suoi accoliti l’attentato della Kaplan contro Lenin. Per suo ordine Blumkin uccise l’ambasciatore Mirbach. Il colpo di Stato della Spiridonova e dei suoi socialisti fu preparato d’accordo con Trockij. Il suo uomo insospettato per tutto questo fu quel Rosenblum, un ebreo lituano, che usava il nome di 0’Reilly, conosciuto come la miglior spia dell’Intelligence britannica.
In realtà era uno di “loro”. La ragione per cui fu scelto questo famoso Rosenblum conosciuto solo come spìa inglese, è che, in caso di fallimento, la responsabilità dei complotti sarebbe caduta non su Trockìj e nemmeno su di noi, ma sull’Inghilterra… Durante la guerra civile si garantisce per Troskij la successione a Lenin. La cosa era fuor di dubbio. Poteva già morire glorificato il vecchio rivoluzionario. Se salvo la vita dai proiettili della Kaplan, non uscì vìvo dalla dissimulata eutanasia, a cui fu sottoposto…
Kusmìn – Trockij abbreviò dunque la sua vita? Bel colpo per il vostro processo!
Rakovskìj – Trockìj? Può darsi che sia intervenuto. Che lo sapesse è certo. Comunque “loro” dispongono, di molti canali per giungere dove vogliono… Tutti sanno che, se Trockij non è successo a Lenin, non fu per errore umano nel piano, che per la sua realizzazione era più che sufficiente la somma dei poteri nelle mani di Trockij durante la malattia di Lenin. Eravamo addirittura in possesso della sentenza di morte di Stalin.
La lettera contro il suo capo, che la Krupskaya strappò al suo sposo, sarebbe stata sufficiente a un Trockij dittatore per liquidare Stalin. Ma Trockij cadde infermo per una sofferenza casuale e al momento decisivo, quando Lenin muore, lui rimane inattivo… Dovevamo improvvisare una soluzione e quella adottata fu di unirci a Stalin: essere più stalinisti di lui, esagerare, ovvero sabotare. La nostra lotta sotterranea e permanente e il suo continuo fallimento contro uno Stalin che ogni giorno di più si rivela un genio poliziesco senza precedenti. In più Stalin, forse per atavico nazionalismo che egli non poté estirpare dal suo incipiente marxismo, suscita l’entusiasmo della Russia e dà origine a quel nazionalcomunismo che si oppone allo internazionalismo comunista. Stalin pone l’Internazionale al servizio dell’URSS. Se vogliamo trovare un parallelo storico, dobbiamo indicare il bonapartismo.

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