martedì 21 maggio 2019

Allarme dell’Ingv: il Radon sprigionato dall’Etna è pericoloso


di Annalisa Maugeri

Dw-Roma. L’Etna potrebbe essere la causa dell’insorgenza di tumori al polmone. L’Ingv (Istituto Nazionale di geofisica e vulcanologia) lancia l’allarme sulla pericolosità delle emissioni del gas radioattivo sprigionato dal vulcano Etna. Ogni volta che si apre una faglia, ad ogni scossone della terra, ad ogni nuova eruzione, si sprigiona nell’aria il pericoloso gas che arriva fino alle abitazioni.Ci si ammala lentamente con il gas radon. L’ultima grande scossa di terremoto (magnitudo 4,9), quella che ha devastato i territori diZafferana Etnea, Acireale, Aci Sant’Antonio, Aci Catena, Aci Bonaccorsi e Santa Venerina, risale al 26 dicembre del 2018, ma le scosse erano già iniziate da tempo, le emissioni di cenere e fumi non hanno mai smesso di susseguirsi: una serie di effetti collaterali ai quali gli abitanti alle pendici dell’Etna si sono pazientemente abituati. Ma che l’Etna fosse l’artefice di un avvelenamento continuo e subdolo, non ce lo si aspettava. Adesso è una possibilità ritenuta concreta.

Il radon è un gas radioattivo naturale molto pericoloso per la salute, fuoriesce dalle crepe del terreno o ce lo ritroviamo direttamente dentro le nostre abitazioni, poiché è presente anche in alcuni materiali da costruzione (laterizi, cemento, graniti, tufi).Quando si disperde nell’aria, si espande rapidamente ed è considerato il più pericoloso dei gas negli ambienti chiusi. È un gas subdolo, invisibile, incolore e inodore, impossibile accorgersi della sua presenza in mancanza di appositi apparecchi che lo individuano e ne rivelano la concentrazione nell’aria. Nel tempo,l’esposizione a concentrazioni elevate di radon aumenta il rischio di tumori polmonari, secondo gli studi compiuti negli ultimi decenni.

Il Radon è stato inserito dall’ Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) nell’elenco delle 75 sostanze ritenute cancerogene per l’uomo. I fumatori sono esposti al rischio di tumore al polmone con un’incidenza quindici volte superiore rispetto ai non fumatori. Inoltre, secondo gli esperti, essere esposti in modo prolungato a bassi livelli di gas radon è più pericoloso per la salute che essere esposti ad alte concentrazioni per tempi brevi.Dunque, le popolazioni alle pendici dell’Etna convivono da secoli, a loro insaputa, con un nemico tanto invisibile quanto pericoloso. 

Lo studio è stato eseguito dall’Ingv con l’ausilio di 12 sensori. Coinvolte le città e i paesini alle pendici dell’Etna: Zafferana Etnea, Giarre, Aci Catena, Aci Castello e Paternò. I sensori sono stati collocati su sette edifici dei comuni menzionati, rivelando una concentrazione media annuale che in alcuni punti esterni degli edifici è superiore a 1.000 Bq/m3 (Bequerel per metro cubo), mentre la Comunità Europea raccomanda che i valori nelle abitazioni non superino i 400 Bq/m3 per le vecchie costruzioni e 200 Bq/m3 per le abitazioni di nuova costruzione, oltre queste soglie sarebbe opportuno intervenire. Ma nel caso di un’esposizione al gas radon dovuta ai capricci di un territorio che fa i conti da sempre con “la montagna”, come viene riduttivamente e bonariamente chiamata dagli abitanti delle zone interessate, la soluzione diventa complicata e richiede degli approfondimenti specifici e una valutazione attenta per salvaguardare la salute degli abitanti.



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