lunedì 18 marzo 2019

UN IMPULSO EMP PUO’ BLOCCARE UN CONTINENTE…

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Si tratta di un tipo di minaccia di cui finora si è parlato poco, perché offuscato dalla più conosciuta bomba nucleare, che ha insegnato il funzionamento.  
“Impulso Elettromagnetico” non è un termine così familiare per molti di noi. Ma potrebbe diventarlo. Ogni computer che compriamo, ogni sistema che mettiamo a lavorare sotto ad un computer, ogni periferica che si basa su componenti elettronici – tutte le auto, TV e telefoni, per esempio – ci rendono più vulnerabili a pioggie di elettroni ad alta energia.
L’EMP (Impulso Elettromagnetico) è una potente e potenzialmente devastante forma di “fallout” magnetico (come “fallout” viene considerata più frequentemente la ricaduta di particelle radioattive ed elettromagnetiche nell’ area di un’esplosione nucleare, ad esempio). E’ di solito associato alle armi nucleari, tuttavia può essere innescato dalla maggior parte delle cariche esplosive. A differenza del “fallout” radio, questa pioggia non colpisce direttamente gli esseri viventi. Si limita a friggere catastroficamente ogni sistema elettronico ed elettrico moderno, inducendo ondate vaste e rapide di impulsi di corrente elettrica.
“L’EMP è un grande equalizzatore per le piccole nazioni che cercano di stagliarsi contro i giganti militari” dice Roscoe Bartlett, scienziato ed ingegnere che ha lavorato in passato a progetti per la NASA e per l’apparato militare americano. “Tutto quello che serve per generare un impulso EMP in grado di provocare danni,” sostiene Bartlett “è un battello marino, 100.000 dollari per comprare un missile Scud, ed un’arma nucleare grezza. Poi si lancia il dispositivo in aria e lo si fa detonare”.
Questo sistema potrebbe non paralizzare gli interi Stati Uniti, si appresta a chiarire, ma “potrebbe spegnere tutto il New England”. Bartlett ha posto la questione sulla sicurezza delle industrie che producono energia e le loro vulnerabilità agli EMP questa mattina presso l’ House Science governativo e gli invitati hanno assistito a cosa sarebbe necessario per spegnere completamente la “smart grid” (Rete Intelligente, vedi questo link: http://www.oe.energy.gov ) dell’ intera nazione.
Una griglia elettrica intelligente dovrebbe, tra le altre cose, consentire alle nostre lavastoviglie, condizionatori d’aria, asciugatrici o luci dell’ ufficio di sapere quando la domanda regionale di energia è più alta, forzando la richiesta per un’ ulteriore supplemento energetico – e costi più alti per kilowattora. La tecnologia già esiste per far sapere ai nostri elettrodomestici quanto è il costo attuale dell’ energia che consumiamo. Quindi, dato che siamo capaci di programmare i nostri elettrodomestici per funzionare solo quando i costi dell’ energia sono bassi, gli utilizzatori finali possono aiutare a ridurre i picchi e nella produzione elettrica e tagliare i costi dell’ energia.
Ma il cuore della tecnologia Smart Grid – che è controllata da computer, circuiti e sensori – è che potrebbe essere vulnerabile ad attacchi condotti con EMP, sostiene Bartlett. E non è il solo a pensarla così. “La vulnerabilità agli EMP delle società occidentali è un dato reale” sostiene Suedeen Kelly, membro della Federal Energy Regulation Commission.
“Questo è di sicuro una reale proccupazione e dobbiamo indirizzare il contesto delle smart grid verso quella direzione” aggiunge George Arnold, del National Institute of Standards and Tecnology. Dall’altro lato, sostiene, dice che soltanto alcuni impianti sono suscettibili al fenomeno, e ha informato gli sviluppatori della rete smart grid di eseguire dei test di controllo sui circuiti chiave del sistema. Questa protezione è necessaria sia per la protezione a eventuali impatti con un fulmine che avrebbero un effetto simile ad un EMP, sia per la previsione di forti ventate di radiazioni solari che potrebbero danneggiare gli elementi elettrici della griglia.
In base all’ altezza dell’esplosione, un’area molto vasta può risentire gli effetti di un’arma EMP. E, con l’allargamento delle possibilità tecnologiche verso molti dei cosidetti “Stati canaglia”, l’interno territorio statunitense potrebbe essere soggetto ad attacchi di impulsi elettromagnetici.
La detonazione a circa 250 Km sopra lo Omaha, ad esempio, nel cuore degli USA, potrebbe letteralmente far spegnere l’intero traffico elettrico da costa a costa, friggere i computer delle banche e far cadere l’intere rete elettrica nordamericana. E tutto ciò che fa affidamento su computer, come auto, elettrodomestici e via dicendo, non funzionerebbe più fino al momento della sostituzione dei circuiti danneggiati.
Al congresso di oggi, Bartlett ha ricordato un incontro con alcuni membri della Duma, un’istituzione governativa russa, avvenuto anni fa, dicendo che 
uno di essi aveva sostenuto che se davvero Mosca avesse voluto ferire gravemente gli USA avrebbe autorizzato il lancio di un solo missile balistico, da far esplodere sopra il territorio statunitense lasciando il Nord America al buio per oltre sei mesi.

La bomba elettromagnetica (EMP).
Una bomba elettromagnetica o bomba-E (E-bomb) è un’arma progettata per mettere fuori uso i componenti elettronici in un vasto raggio di azione mediante un impulso elettromagnetico o EMP (electro magnetic pulse).
Teoria
Questo intenso flusso di energia elettromagnetica può essere generato per effetto Compton o fotoelettrico. In entrambi i casi si può avere generazione di elettroni ad alta energia ed è ipotizzabile l’impiego di ordigni esplosivi in grado di sfruttare questi fenomeni fisici stimolando l’emissione di elettroni dei materiali di cui sono costituiti o dei mezzi circostanti. Gli intensi campi elettrici e magnetici risultanti possono accoppiarsi con gli apparati elettrici o elettronici circostanti creando extracorrenti o picchi di tensione in grado di danneggiare i circuiti. Normalmente questo tipo di effetti associati alle esplosioni è nascosto dagli effetti della deflagrazione nel caso di esplosioni convenzionali, ma è più evidenziabile in raggi di azione molto più vasti nel caso di detonazioni nucleari o di ordigni progettati specificamente per generare una onda d’urto elettromagnetica”.
Storia
L’impulso elettromagnetico o EMP (electro magnetic pulse) fu osservato estensivamente per la prima volta durante gli esperimenti nucleari della serie Fishbowl, comprendenti i test Starfish, Checkmate, Bluegill e Kingfish condotti all’inizio degli anni anni sessanta con esplosioni nell’alta atmosfera. Durante queste detonazioni si verificò la generazione di un forte impulso elettromagnetico che si propagò in tutte le direzioni come un’onda d’urto e con una intensità che inizialmente era stata sottostimata. Questa onda d’urto elettromagnetica fu in grado di indurre elevate correnti nei dispositivi elettrici e elettronici anche posti a notevoli distanze. I picchi di corrente in alcuni casi furono di entità tale da generare il calore sufficiente a portare a temperatura di fusione i circuiti o a interrompere i fusibili. Si dimostrò, quindi, la potenziale capacità di ottenere pesanti danni su vasti territori, pur senza causare direttamente perdite di vite umane, ma rendendo inefficienti i sistemi elettrici ed elettronici. I resoconti più completi si hanno sugli effetti sperimentati sulle isole Hawaii nel caso della esplosione Starfish Prime, un test nucleare che portò all’esplosione a 400 km di quota di una testata da 1,4 Mton il 9 luglio 1962. Gli effetti EMP furono evidenti anche a oltre 1300 km di distanza e le misurazioni portarono ad una prima comprensione del fenomeno.


Effetti indotti dell’esplosione nucleare Starfish del 9 luglio 1962 sulle isole Hawaii, distanti oltre 1300 km dal sito della detonazione.

Analisi
I componenti soggetti a questo tipo di danni sono: (elencando in ordine decrescente di vulnerabilità)
1. circuiti integrati (IC), processori (CPU), componenti a base silicio in genere.
2. transistor.
3. valvole termoioniche
4. induttanze e motori.
Di conseguenza la tecnologia a transistor è più vulnerabile, 
mentre le vecchie apparecchiature a valvole potrebbero sopravvivere a questi attacchi. Comunque studi successivi hanno meglio caratterizzato la suscettibilità all’EMP dei dispositivi a semiconduttori verificando diverse sensibilità. Come risultato si è verificato che i circuiti integrati con tecnologia bipolare sono più resistenti rispetto a quelli utilizzanti tecnologie FET e specialmente MOSFET.Per proteggere i circuiti elettronici più importanti si può fare ricorso a gabbie di Faraday. 
Sviluppi
L’Unione Sovietica aveva condotto ricerche significative mirate a sviluppare e produrre ordigni nucleari da utilizzare nell’alta atmosfera e venne di seguito imitata dagli Stati Uniti e dal Regno Unito. Al termine degli studi, solo i Sovietici produssero quantità significative di questo tipo di testate, la maggior parte delle quali fu comunque radiata in osservanza degli accordi sul controllo degli armamenti dell’epoca Reagan. Un indizio che l’impiego di bombe elettromagnetiche venisse attentamente considerato si può trarre da un episodio della guerra fredda. Nel settembre 1976 un pilota sovietico defezionò atterrando con un MiG-25 in Giappone. Gli esperti occidentali che esaminarono il velivolo rilevarono che l’elettronica di bordo era basata su valvole termoioniche ed i relativi apparati erano schermati da gabbie di Faraday. In altre parole : i progettisti sovietici erano ben coscienti del pericolo dell’impulso elettromagnetico ed avevano adattato i propri sistemi d’arma a siffatta eventualità. ( Fonte : Tony Devereux “La guerra elettronica” , Varese, Sugarco, 1991, pagine 311-312).
Le armi nucleari specializzate nella produzione di EMP appartengono alla terza generazione di armi nucleari.
Le armi elettromagnetiche sono ancora essenzialmente ad alto livello di classifica di segretezza, ma gli analisti militari e gli esperti generalmente ipotizzano che le bombe-E utilizzino sorgenti con generatori a compressione esplosiva del flusso. Secondo alcune fonti, la U.S. Navy ha utilizzato bombe elettromagnetiche sperimentali durante la guerra del golfo del 1991. Questo tipo di bombe era armato con dispositivi che convertivano l’energia degli esplosivi convenzionali in un impulso elettromagnetico. La CBS News ha riferito dell’utilizzo di una bomba-E sulla TV Irachena durante la guerra in Iraq del 2003, ma la notizia non è stata confermata da fonti ufficiali.
Le forze armate americane stanno esaminando anche i transient elecromagnetic device (TED) o 
“dispositivi elettromagnetici basati su transitori”. Consistono in dispositivi che emettono un impulso elettromagnetico generato durante il fenomeno elettrico definito transitorio. L’energia verrebbe liberata grazie a transitori della durata progettata dell’ordine di picosecondi. I TED utilizzerebbero ruttori a scintillazione a bagno d’olio o in gas inerti come quelli impiegati negli impianti elettrici ad alta tensione. Gli studi americani sono particolarmente mirati a valutare il potenziale delle bombe-E come arma anti-computer.


I quattro tipi principali di impiego degli ordigni nucleari:

1. atmosferico;
2. sotterraneo;
3. alta atmosfera;
4. subacqueo.

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