martedì 12 marzo 2019

No Tav e Corte dei Conti contro la lobby della Tav

UN OTTIMO PEZZO DEL 2011 SUL NO TAV E LE SUE OTTIME RAGIONI

I No Tav resistono al primo tentativo di iniziare il cantiere per il tunnel cosiddetto geognostico e di servizio de La Maddalena. Mentre scrivo questo primo commento risulta che non ci sono feriti e che l’autostrada, quando le forze dell’ordine hanno deciso di riaprirla, è tornata rapidamente percorribile. Questi due elementi ridimensionano la quantità e pericolosità delle pietre lanciate verso l’autostrada, rispetto al comunicato della Questura.

Ma il problema che sta di nuovo irrompendo nell’informazione nazionale torna ad essere quello della Tav Torino-Lione, ovvero della secondo linea ferroviaria che le Ferrovie e il Governo vogliono costruire, dopo la pausa imposta dal movimento di massa nel 2005. Nel frattempo, per gli addetti ai lavori sono cambiati molti dettagli, ma nella sostanza, nell’economia e nel senso del progetto non è cambiato nulla. Si tratta sempre di una opera faraonica e gigantesca, che prevede per la prima volta in Italia la realizzazione di un secondo megatunnel ferroviario accanto a quello esistente e funzionante. Un’opera che costa più del Ponte sullo Stretto per necessità di traffico molto minori ma che è sostenuta da una lobby di interessi locali più rispettabile – o meno sput…ata – di quelle di Messina e Reggio…



Il motivo fondamentale per cui la Confindustria torinese, il Pd governante Torino e Provincia, il Pdl maggioritario nella giunta regionale Cota sostengono ancora a spada tratta la Tav Torino-Lione è molto semplice, anche se poco se ne è scritto al di fuori del circuito No Tav. Si tratta di una potenziale iniezione pluridecennale di denaro pubblico per i costruttori di opere del genere, e la maggior parte di questi soldi dovrebbe andare a finire a imprese locali. Più di tutte le altre, questa linea servirebbe solo a chi la costruisce. Non ci sono altri motivi veri,il traffico delle merci è in calo in generale e in particolare lo è alla frontiera alpina con la Francia. Da Torino a Lione nessuno ha bisogno di andare più veloce di come ci va ora, le priorità nel trasporto pubblico locale e nazionale sono ben altre e l’aria padana non è inquinata dai camion che attraversano il Frejus più di quanto lo sia dai furgoncini dei mercati rionali di un paio di cittadine.

In analogia col nucleare, anche a voler prescindere da tutte le questioni ambientali e paesaggistiche o ambientali e di sicurezza, non c’è nessuna economicità e nessun rischio d’impresa. Solo denaro pubblico a imprese private, che potrebbe esser utilizzato per molti altri più utili scopi. In particolare il tunnel per il quale si vogliono ora aprire i cantieri è l’unico pezzo per il quale c’è un finanziamento europeo, ma è un tunnel che servirebbe a qualcosa solo come galleria di sicurezza e di servizio tra decine di anni, quando venisse realizzato il mega tunnel cosiddetto di base. E’ lo stesso appalto che era già stato assegnato nel 2005 a Venaus al consorzio delle cooperative “rosse” Cmc. Mentre uscivano le notizie del nuovo tentativo di aprire i cantieri, usciva la nuova relazione della Corte dei Conti. Per rispettare i nuovi vincoli europei sul debito occorrerà un intervento “del 3% all’anno, pari, oggi, a circa 46 miliardi nel caso dell’Italia” dice la Corte dei Conti. Si tratta di “un aggiustamento di dimensioni paragonabili a quello realizzato nella prima parte degli anni Novanta per l’ingresso nella moneta unica”.

Quante scuole e quanti ospedali dovremmo chiudere per rispettare i capricci della lobby piemontese della Tav Torino-Lione?

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